sabato 24 dicembre 2016

2017 - Dove stiamo andando?

Di Gilberto Migliorini

Quando l’anno volge al termine, e si è a un giro di boa, si è in tema di consuntivi, ci si chiede quale sarà il nostro futuro, la sorte che ci attende, l’esito delle nostre azioni. Mentre la scienza moderna fa progressi sempre più eclatanti in una progressiva accelerazione con invenzioni fantasmagoriche e teorie sempre più sofisticate e stupefacenti… si registra un senso di stanchezza e sembra perfino che nonostante il progresso si avverta incombente il disagio della civiltà, come se si avvicinasse l’apocalisse. Non sappiamo come e se avverrà la catastrofe, ma si percepisce incombente una oscura minaccia, la sensazione che alla fine tutto possa periclitare. Una guerra termonucleare? Il collasso del pianeta per effetto degli inquinanti? Lo scioglimento delle calotte polari e l’innalzamento degli oceani?

Il pascoliano atomo opaco del male, la nostra casa, il nostro pianeta sembra sempre più appeso ad un filo, quello di un progresso fuori controllo e di un apprendista stregone che gioca con i metodi quantitativi illudendosi di poter controllare la scatola magica, introducendo correttivi nel sistema mondo, variandone sistematicamente le regole. Sarà davvero il progresso verso l’utopia... oppure si tratta della più grande illusione?

Sembrerebbe che il controllo di tutto sia appannaggio della razionalità scientifica. Mano a mano procede il progresso la realtà sembra invece quella di un attore sociale sempre più preda dei suoi istinti distruttivi dove l’inconscio è il vero protagonista. Forse è proprio l’es freudiano quello che domina la scena di una umanità dominata dai suoi istinti mascherati da sistemi di calcolo raffinati e precisi, da metodologie che le consentirebbero un controllo sempre più efficiente della natura.

La scienza si nutre di interessi economici, l’immagine dell’episteme, della libertà conoscitiva e del progresso della conoscenza sembra più che altro uno slogan per giustificare un sistema produttivo indipendente dai bisogni, una macchina cieca e autoreferenziale. Forse qualcuno se ne è già accorto, molte innovazioni tecnologiche che dovrebbero facilitarci la vita ce la stanno complicando. I sistemi di mediazione (bancari, economici, finanziari…), come le ‘agevolazioni’, le app, i sistemi operativi, gli aggiornamenti, le ‘invenzioni’ stanno diventando sempre più complicati e anti intuitivi. Per ogni défaillance c’è il correttivo adatto che comporta qualche nuovo squilibrio da correggere con un nuovo programma e una nuova applicazione a supporto. Siamo immersi in numeri, password, codici identificativi, semiofori. Una struttura che ricorda il racconto kafkiano ‘Nella colonia penale’ dove un incredibile e raffinato strumento di tortura con un erpice e degli aghi incide sul corpo del condannato l’ordine che non ha rispettato con lettere adornate di decorazioni e ghirigori. La macchina funziona egregiamente per rendersi autonoma. Siamo all’interno di un sistema ‘esperto’, un meccanismo che si muove con logica ‘imponderabile’ e perfettamente autosufficiente.

Si sa che un atto può essere formalmente ineccepibile e sostanzialmente decettivo e ingannevole. I formalismi sono fatti per quello, per dare consistenza di realtà a qualcosa che forse non esiste. Molta burocrazia con tutti i suoi trasformismi serve a quello, a dare volume e consistenza a quella realtà virtuale dalla logica ineccepibile, a creare tutti gli illusionismi del sistema mediatico nel quale siamo immersi. Occorre disporre di una mente libera e aperta per non cadere preda del Truman Show dove l’utente telespettatore fa da protagonista inconsapevole. Ma ormai anche il mondo vero, là fuori, è sempre più parte dell’illusione. Lo schiavo liberato fa parte dello spettacolo? Rappresenta l’ennesimo escamotage con il quale persuaderci che possiamo sottrarci all’inganno?

Platone nel suo mito raccontava degli schiavi incatenati in una spelonca senza la possibilità neppure di girare la testa, pietrificati in una postura che li costringeva a guardare le ombre sulla parete di fronte a loro. La metafora poteva andar bene quando non si era ancora concretizzata la società mediatica col supporto telematico e la connessione in tempo reale. Tempi oscuri e solitari, nella Grecia antica, senza neppure un rapporto virtuale via etere. Gli schiavi moderni non hanno più ai piedi quei ceppi rudimentali con vecchie catene arrugginite a guardare proiezioni sul muro: era la vecchia pornografia in bianco e nero e senza il collegamento internet, solo tecnologie obsolete. Oggi c’è la tivù del grande schermo, a colori, con tutti gli effetti speciali e soprattutto la connessione con la quale si può scegliere la rotta di navigazione. 

Si sta seduti comodamente in poltrona e di ceppi o altri sistemi di costrizione neppure l’ombra, si è liberi di andare dove si vuole e di cambiare canale, si sceglie la caverna che più ci aggrada, da un gioco a quiz a un programma culinario, fino alla classica telenovela; per gli assatanati c’è il gusto del pruriginoso e del proibito, talvolta qualche performance da acrobati del sex. Ma sembra che le statistiche non siano di interesse giudiziario, l’italiano medio, dicono, sia interessato più che altro al solito programma nazional popolare, la trasgressione libidinosa riguarda sempre e solo qualche imputato di turno che naviga in siti perigliosi. Quando c’è un individuo sospetto, ravanando nelle memorie del suo computer, salta fuori incidentalmente una navigazione emblematica, derubricata come elemento significante di personalità borderline

Nessuno ci tiene legati allo schermo della tv, si può uscire di casa con lo smartphone e vivaddio liberi come l’aria siamo sempre collegati, reperibili, connessi e raggiungibili dal segnale. Non siamo confinati in un mondo ipogeo, formiamo una comunità interattiva scambiandoci e-mail, collegamenti, foto, filmati e quant’altro. I nostri ‘movimenti’ sono tutti documentati, registrati, catalogati e archiviati a futura memoria. Non si tratta di un mondo claustrale di anime segregate, la connessione ci apre uno spazio sconfinato dove non si rischia mai di perdere l’orientamento: un occhio ci sorveglia sempre, tutelando la nostra sicurezza di cavernauti che navigano in ‘mare aperto’. 

Con lo strumento telematico si può fare praticamente tutto, compresa una sveltina e un accoppiamento virtuale, guardare la partita o giocare a Go. L’aggeggio elettronico consente di cucinare una ricetta sfiziosa o navigare sul suolo marziano con il Rover, fare una bella ferrata virtuale sulle Dolomiti seguendo il percorso su Google Maps. L’ultimo modello di telefono intelligente si vocifera che avrà la funzione onirica che genera sogni quando dormiamo collegandoci con gli auricolari che instillano suoni e immagini subliminali direttamente nell’encefalo. Lì il proibito è concesso per via dell’inconscio freudiano che fa sempre capolino nell’interpretazione del contenuto mnestico. La psicologia del profondo consente trasgressioni che sullo schermo, anche se virtuali, per qualcuno sarebbero segno di depravazione penalmente rilevante. Se c’è di mezzo lo psicoterapeuta anche le fantasie edipiche più sfrenate sono concesse nell’analisi del transfert. 

Con la funzione reverse potremo perfino metterci in contatto coi defunti e parlare con i nostri antenati. L’unico limite del sistema telematico è che non si può più spegnere tutto l’ambaradan. Non siamo come gli schiavi con testa e collo bloccati, gli occhi fissati allo schermo, ma se per caso salta il collegamento è come trovarsi in mezzo al deserto, si rischia la morte per inedia e deprivazione sensoriale, la caverna riappare in tutta la sua claustrale nudità. Per una audience che legge solo le riviste patinate, in sala d’aspetto quando va dal dentista o dal coiffeur, la tv è un bello strumento informativo che tra uno spot e un carosello fornisce tutta l’informazione di cui si ha bisogno per vivere da cavernauti aggiornati e a la page.

Siamo sempre connessi in streaming con un flusso di dati on demand. In sala operatoria quando veniamo espiantati o trapiantati, possiamo seguire l’intervento in diretta con la telecamera puntata sul dettaglio anatomico. Perfino nel trapasso a miglior vita siamo in grado di seguire l’evento in diretta, sul monitor, con tutte le nostre residue funzioni vitali in bella vista... immortalati nell’ultimo respiro… È una bella consolazione per chi rimane e può rivedere alla moviola il nostro commiato. Nei momenti di intimità e di erotismo, c’è il rallenty o il focus per dare corpo alle fantasie, informare dettagliatamente con tanto di sonoro, primi piani e slow motion, e senza tralasciare se occorre la microcamera direttamente lì... Il topos dipende dai gusti personali. L’elemento trasgressivo, quello vero, non è la pornografia on-line ma quel fai da te con foto ricordo, immortalati nel battesimo, nella cresima, nel matrimonio e nell’estrema unzione…

Siamo sempre e regolarmente informati di quello che accade di giorno e di notte e in tutte le stagioni, anche in vacanza, sempre sintonizzati, tracciati e localizzati, quando filmiamo una mandria di elefanti nel Botswana o facciamo un’esperienza mistica in un monastero tibetano, quando navighiamo in solitario circumnavigando il quartiere inquadrati dalle telecamere di sorveglianza e quando siamo in comitiva sul Sentiero di Compostela come pellegrini e testimonial osservati da un occhio satellitare. 

On line possiamo scegliere da catalogo la moglie e il marito ideale, pronunciare il sì barrando sulla casella o inviando l’assenso per e-mail. In un sito per incontri si può simulare la vita coniugale e la separazione senza che interferisca la suocera e senza nemmeno bisogno di avvocato, la realtà virtuale è con foto e agiografia personale. Per comperare un figlio basta scegliere l’utero in affitto dopo aver vagliato attentamente se sia meglio una pluripara di vasta esperienza nel settore locazioni o un’esordiente alle prime doglie, una extracomunitaria navigata o una sotto casa di provata astinenza fino al travaglio. Anzi si può perfino fare un figlio in tre: Papà, mamma e donatrice di Dna. La fecondazione in provetta ha tutte le garanzie eugenetiche, salvo rifiutare la merce alla consegna o buttare via tutto nel caso il prodotto non esca a puntino. Per la morte cerebrale la scienza è perentoria e supportata da giudizio autorevole, se il paziente respira ancora, ma il motore batte in testa e l’è fuso, si può espiantare proprio come si fa con la carne da macello, tenendo il filetto e buttando le frattaglie

Siamo solo agli inizi di un programma di rottamazione e impianti sempre più creativi. Il trapianto della testa per il momento coinvolge maiali e babbuini in attesa che anche gli umani possano godere delle agevolazioni e dei benefit dell’industria di sostituzione. Per il progetto Ogm sul versante uomo in provetta il paradiso è ancora in fase sperimentale, ma c’è ottimismo presso agli addetti ai lavori, l’industria biotech che ci introduce nello splendido mondo nuovo da deregulation eugenetica, con i figli scelti direttamente da catalogo.

Platone forse era un tantino ottimista, non poteva prevedere le nuove funzioni hardware della società tecnologica e un software così sofisticato da produrre le nuove ibridazioni di cavernauti alternativi e sostitutivi. Anche lo schiavo emancipato deve fare i conti con la nuova realtà, guardando finalmente il sole, quello ‘vero’, direttamente sullo schermo del tablet. Il famoso Mito deve essere rivisitato. 

Un po’ come l’intermezzo pubblicitario, fa tutto parte dello spettacolo. L’uscita dalla caverna per il momento è solo la ricreazione programmata che vediamo sul display dello smartphone? La tecnologia in 3D è ancora in fase sperimentale? C’è però il sospetto che la caverna sia già attrezzata... e senza bisogno di occhiali speciali. Forse ci navighiamo dentro, del tutto inconsapevoli che quella virtuale è già una realtà…

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

A.
3 h ·
BIMBI ISLAMICI SCATENATI: SGOZZANO INFEDELI AL PARCO GIOCHI – VIDEO CHOC | VoxNews
voxnews.info

paola castini ha detto...

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