venerdì 14 agosto 2015

Quando chi informa tace, quando chi è colpevole viene nascosto dal velo mediatico e chi è innocente viene infangato per non dire che si è indagato male...


Ricordate il bimbo di Padova portato via a forza dalla scuola che frequentava? Ricordate il filmato mandato in onda da Chi l'ha Visto? Chi di voi sa come si è sviluppata e sta finendo la vicenda? Se dopo l'esplosione della bomba mediatica non avete avuto più notizie, vi informo che c'era molta carne al fuoco e che tutto, però, si è risolto nella classica bolla di sapone... giudiziaria. Infatti dopo il blitz degli assistenti sociali coadiuvati dalle forze dell'ordine, in cui il bimbo venne portato via a forza e affidato a una casa famiglia e da questa al padre, dopo averlo costretto a frequentare una scuola di Padova e non quella in cui da anni era inserito, la cassazione nel marzo 2013 ravvisò delle incongruenze e annullò la sentenza che permise il blitz. Così il bimbo tornò alla madre. Ma per poco, dato che a maggio un'altra corte ribaltò nuovamente l'ultima sentenza e per il ragazzino si decise la residenza definitiva nella casa paterna. Dopo questa decisione ci furono, nell'ordine: A) Una multa di 100.000 euro all'azienda Rai e non a chi ha deciso di pubblicare il filmato (a livello economico cambia perché scaricare genericamente sull'azienda una multa significa pagarla coi soldi degli abbonamenti). B) L'archiviazione delle denunce della madre contro assistenti sociali e forze dell'ordine (che a parere del giudice avevano messo in atto il blitz senza violare i criteri di adeguatezza e riservatezza). C) Assoluzione della madre e dei nonni accusati dal padre di maltrattamenti e pressioni psicologiche.

In pratica, dopo l'ambaradan litigioso fra genitori, che in primis ha subito il figlio (il tutto iniziò quando il bimbo aveva 5-6 anni ed oggi è un ragazzo quindicenne), vien da chiedere al padre e alla madre il motivo per cui dopo la separazione abbiano scatenato l'inferno. Inferno che gonfiato troppo a lungo, come un palloncino, è poi scoppiato e svanito nel nulla... ma che di certo ha destabilizzato la mente del figlio (e quella di tutti familiari coinvolti), e in seconda battuta è costato moltissimi euro anche agli italiani. Perché assistenti sociali, forze dell'ordine, procuratori, giudici e tribunali dei minori costano moltissimo e vengono pagati dalla collettività. Oggi di questo fatto, che emotivamente toccò molto l'opinione pubblica, nessun media nazionale parla più. Ormai il video è stantio e nessuno l'ha ripreso neppure qualche mese fa quando un altro bimbo subì un rapimento di stato in una scuola di Latina (link). Di quell'evento non esiste filmato... oppure esiste ma si è pensato bene di non mandarlo in onda, di risparmiare aumenti di canone agli italiani e ubbidire a chi minaccia la giusta informazione usando la magistratura perché non vuole che certi crimini legalizzati si pubblicizzino.

E il popolo si adegua al silenzio voluto dal potere ed entra nell'onda che mostra solo la visione parziale degli eventi: quando non si vuole strumentalizzare la pubblica opinione per portarla ad essere la propria complice inconscia, i giudici sentenziano condanne esemplari che impauriscono e zittiscono chi informa.

Ma i bimbi subiscono gli adulti ogni giorno in ogni parte del mondo, e non è possibile che la pubblica opinione si scaldi solo quando appare un filmato che scandalizza. Come non è possibile e giusto che i media usino una notizia e un video solo per una settimana e solo per tener alta la tensione emotiva degli italiani e poter cavalcare l'onda e guadagnare. Come non è giusto che troppi giornalisti si adeguino alle linee editoriali che portano a non guardare in faccia a nessuno perché l'obiettivo di mercato di troppi media gossippari, che da anni inondano il mercato di falsità e stupidi scoop, vuole che il compito venga portato a termine anche a costo di rovinare la vita di persone oneste e sane.

Le istituzioni minorili non funzionano o funzionano male o a singhiozzo? Perché la stampa nazionale non ne parla se non c'è la notizia eclatante che aiuta l'emotività della pubblica opinione, che aiuta le vendite? Perché non si reca nei luoghi giusti per verificare? Perché tutto per decenni rimane una questione di nicchia di cui parlano i soliti noti? Forse perché chi comanda certi apparati dello stato, col silenzio imposto ai media vuole che la maggioranza del popolo creda che tutto va bene? Pare che sia davvero così, dato che nessuno punta il dito quando, quasi quotidianamente, i tribunali dei minori, barando, affidano a case famiglia, che lo stato paga profumatamente, quei figli che potrebbero restare tranquillamente coi genitori o, al massimo, andare a vivere coi nonni. Eppure si sa che chi bara in certi tribunali esiste, perché ci sono stati giudici che schifati hanno rinunciato alla carriera dopo aver denunciato gli abusi di altri giudici - link di conferma. Eppure si sa che periodicamente escono sentenze che annullano altre sentenze inique.

Si alza l'indice solo quando si deve premere il pulsante che fa esplodere la "bomba". Poi, passato il fumo, si chiude il sipario e sono pochi quelli che ci tengono informati su quanto accade in quelle comunità a sé stanti a cui i figli altrui vengono assegnati. Comunità che troppo spesso non subiscono quei veri controlli in grado di stabilirne l'idoneità e la trasparenza. Una, che ora pare essere risanata, è quella comandata fino a pochi anni fa dal "guru" Rodolfo Fiesoli. L'uomo che alle istituzioni chiedeva e otteneva perché benvisto dai prelati e dal partito che ancora governa il comune fiorentino e lo stato italiano. In questo caso tutto risulta assurdo, perché non è capibile il motivo per cui nessun membro dei palazzi del potere non abbia mai fatto caso al fatto che Fiesoli si portava appresso una condanna anche per reati sessuali su minori - crimine commesso nella comunità che lui stesso aveva creato. E non è capibile il motivo per cui, quando il guru toscano reiterò il reato e dopo un processo lunghissimo, che vide testimoniare tantissimi giovani passati "sotto le sue cure", venne condannato in primo grado a 17 anni, non si siano creati speciali televisivi "ad hoc" e non ci sia stato chi, scandalizzato, in pubblico si sia chiesto perché le istituzioni fiorentine affidarono una moltitudine ragazzini, nei decenni successivi alla sua prima condanna, a un guru pregiudicato. Certo, una paginetta quasi tutti i media l'hanno dedicata al processo, le quattro paroline si saranno anche dette fra un bikini e il bagno al mare di un Vip, ma nessuno è entrato nel particolare e si è chiesto se grazie al Fiesoli alcune "alte persone" si sono arricchite.

Per chi non avesse capito di cosa scrivo perché privato della notizia dal suo "canale informativo preferito", spiego che sto parlando della comunità "Il Forteto", aperta da Rodolfo Fiesoli nel 1976. Comunità che non ebbe neppure il tempo di assestarsi che già nel 1978 vide il suo guru accusato di abusi, arrestato e alla fine condannato in via definitiva nel 1985 (link di conferma). C'è da dire che erano anni strani quelli a cavallo fra il settanta e l'ottanta. Anni in cui il famoso mostro di Firenze si aggirava nella periferia della città per uccidere le coppiette (anche se quasi mai allo stesso modo come farebbe un unico e autentico serial killer), prima di nascondersi "chissà dove". Erano anni in cui a nessuno importava dei ragazzi affidati agli orchi travestiti da padri-padroni. Però Rodolfo Fiesoli in quel tempo si sentiva un Cristo, credeva di fare miracoli ed era sempre un passo avanti agli altri.

Pensate che venne scarcerato sette mesi dopo l'arresto, il primo giugno del 1979, e autorizzato a tornare alla comunità in attesa del processo. Pensate che il giudice del tribunale dei minori di Firenze, Gianpaolo Meucci, gli affidò un bimbo down di tre anni quando, in pratica, uscito dal carcere si trovava ancora sulla strada che portava al Forteto. Pensate che lo stesso giudice si adoperò per favorire il Forteto anche dopo la condanna definitiva del Fiesoli, quella del 1985, perché riteneva quella condanna ingiusta e sbagliata. Il giudice Meucci è morto nel 1986, ma questo non significa che da vivo non abbia creato una anomalia giudiziaria. Un giudice che non accetta le sentenze di cassazione e continua a inviare i minori in una comunità comandata da un "pregiudicato" con la mente sessualmente deviata, stona in maniera perversa se si pensa al luogo comune mediatico che politici e magistrati da sempre usano per addomesticarci. Mi riferisco alla litania che recita: "Tutte le sentenze vanno accettate". Se il giudice minorile Meucci e chi l'ha sostituito dopo la sua morte non avessero fatto come le tre scimmiette, a 25 anni dalla prima condanna di Fiesoli non si sarebbe scoperto che nulla al Forteto era cambiato, che tutto era peggiorato, che il guru e i suoi adepti grazie a giudici e assistenti sociali avevano rovinato tantissimi ragazzi.

Dov'erano i media (solo le Iene si interessarono alle denunce dei ragazzi e denunciarono la situazione andando anche al Forteto e da Fiesoli), quei media a cui non importa chi si debba affossare e mungono solo le notizie che appaiono succose e appetitose? In quei casi creano lo scandalo e ci sguazzano anche senza andare in loco, anche senza intervistare nessuno. Bastano le parole di chi indaga per aver ragione di informare in malo modo senza controllare i motivi per cui si siano aperte situazioni giudiziarie. Come accaduto, ad esempio, quando due ragazze denunciarono cinque persone per maltrattamenti e abusi sessuali. Cinque persone che operavano nella casa famiglia "Monello Mare". Nonostante le due ragazze fossero state allontanate dal dottor Fabio Tofi il 7 maggio del 2014, che comunicava la decisione al Tribunale dei Minorenni, al Tutore e all'assistente sociale, motivandola col fatto che una ragazza frequentava uomini non di conoscenza degli operatori e che gli stessi operatori erano stati minacciati di ritorsioni - minacce quindi già segnalate alle autorità deputate alla vigilanza della ragazza nel 2014 (link di conferma), nonostante tutti gli altri ragazzi ospitati al Monello Mare difendessero a spada tratta chi vi lavorava, chi prese in carico le indagini non fece accertamenti per capire se le denunce fossero state decise a tavolino, se le due avessero mentito quando dissero di non aver avuto alcun rapporto dopo essere state separate e mandate in due case famiglia diverse (link).

Bastavano questi controlli per attenuare le posizioni di chi lavorava nella casa famiglia e forse lasciar cadere le accuse, bastava entrare su facebook per scoprire che le due ragazze erano rimaste in contatto e nonostante i divieti di legge si erano incontrate pochi mesi prima. Ma, ora si sa, i controlli furono evitati da chi coordinava le indagini. Infatti negli atti han scritto che le due non avevano alcun rapporto. Così dopo gli arresti nessun media rinunciò alla lapidazione e tutti i quotidiani maggiori gettarono pietre e fango su chi gestiva la struttura usando caratteri cubitali quasi che si fosse scoperchiata la pentola marcia degli abusi minorili.

Ad oggi sono passati tre mesi dal blitz della polizia che arrestò Fabio Tofi e chiuse la casa famiglia. Tre mesi in cui nessun media nazionale ha spiegato alla pubblica opinione come si stia evolvendo la questione. Dopo aver rovinato Tofi e chi gli vive accanto, oltre ai collaboratori rimasti però più in ombra, si è taciuto anche quando il suo avvocato ha spiegato a un giornale locale che le due ragazze accusatrici erano rimaste in contatto via facebook e avevano detto le stesse identiche cose dopo essersi incontrate vis a vis. Dopo l'esplosione della bomba dai media nazionali solo silenzio e omertà. In questo modo hanno in pratica incentivato la pubblica opinione ad accomunare il dottor Tofi al guru Fiesoli.

Ecco come si comporta l'informazione quando scopre che parlando e scrivendo in verità rischia di nuocere a chi le passa il lavoro, a chi indaga e porta avanti indagini che dopo i primi accertamenti non avrebbero motivo di esistere. Pensare che poco ci vorrebbe a dire che Fabio Tofi non è come Rodolfo Fiesoli... e tanti suoi ragazzi stanno lì a dimostrarlo e sono pronti a dirlo ai giudici!

 homepage volandocontrovento

2 commenti:

Luca Cheli ha detto...

Ottimo esempio, Massimo, e se ciò succede in casi che dopo la prima, strumentale, fiammata cadono nel dimenticatoio, possiamo benimmaginarci cosa succeda in quei casi in cui le fiammate, altrettanto strumentali, si susseguono per anni.

Remo ha detto...

Il "bimbo di Padova" oggi ha 15anni, quindi può decidere lui legalmente se stare col padre o con la madre, sarebbe interessante sapere dove poi ha deciso di stare.