mercoledì 29 gennaio 2014

Tutti i crimini sono crimini. L'assurdo sterminio dei praticanti del Falun Dafa uccisi in Cina per soddisfare il mercato degli organi umani...

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simbolo Falun Dafa
In questi giorni si è parlato molto degli stermini nei campi di concentramento nazisti. Però, come sempre, se n'è parlato per luoghi comuni, additando i soliti noti che ce l'hanno solo coi soliti ebrei. Certo, gli ebrei vennero perseguitati e uccisi, ma non furono gli unici, come dimostra il video postato nel mio articolo precedente. In verità, oltre ai sei milioni di ebrei nei lager furono sterminati altri nove milioni di esseri umani, di tutte le nazionalità ed etnie: fra questi anche un milione di tedeschi che già dal 1933 erano contrari alla politica del nuovo cancelliere Adolf Hitler. Ma per essere onesti e dare una notizia completa, occorre aggiungere altri dati, perché non è che una volta finita la guerra gli alleati si comportarono meglio e tennero in vita i prigionieri arrestati in Germania (fra loro donne e bambini), anzi! Un milione di tedeschi morirono di fame e angherie nei lager predisposti da americani, russi e francesi (link notizia). Se poi vogliamo fare delle stime facciamole, iniziando col dire che la seconda guerra mondiale è costata la vita ad almeno 60 milioni di persone (da wikipedia che contando i morti delle nazioni coinvolte, civili e militari, presi da dati governativi, parla di 60 - 80 milioni). Molti di questi dati sono ancora ufficiosi, essendo le carte che riguardano il conflitto secretate dai vari governi.

Comunque, da qualsiasi angolazione si guardi, nessun essere sano di questo mondo può dire che ci siano crimini migliori o più umani di altri. I crimini non hanno schieramenti, non hanno colore e non hanno bandiera. Tutti i crimini sono crimini e chi li commette è un criminale, chiunque esso sia e da qualsiasi parte stia. E se in tempo di guerra il popolo li deve per forza subire, si sa che la guerra porta fame distruzione e morte (nonostante questo le guerre non cessano di esistere), inaccettabili e forse peggiori sono i crimini commessi verso i propri fratelli, quelli commessi per eliminare chi non è d'accordo con le idee politiche altrui: ad esempio i circa 60 milioni di prigionieri morti nell'ultimo secolo nei vari gulag sovietici (link notizia) e i cento milioni di dissidenti uccisi in comproprietà da Pol Pot, Stalin, Mao Tze Tung e tanti altri che entrano di diritto a far parte di chi ha generato l'Olocausto rosso (link Wikipedia)... e non è un avvenimento antico, visto che ancora oggi ci sono strutture che servono a rinchiudere chi non vede di buon occhio il regime o chi al regime serve per propri tornaconti economici. L'amarezza viene da chi dovrebbe vigilare di continuo e denunciare ogni abuso. Dall'informazione mondiale che, purtroppo in maggioranza, continua a fare come lo struzzo: a parlare del passato, quando fa notizia e audience, e a mettere la testa sotto la sabbia quando deve puntare il dito sul presente e far capire che solo il confronto civile può salvare l'uomo dalla distruzione globale, che la democrazia tollera la diversità di pensiero se non sfocia in violenza.

Parlando di intolleranza del pensiero altrui viene subito in mente la Cina. E tanto per restare sulla informazione resa pubblica solo da una minoranza, parlando di Cina viene subito alla mente ciò di cui la stampa parla davvero poco: i campi di concentramento. Quelli che i capi della Repubblica Popolare preferiscono chiamare campi di lavoro, Laogai, e dire che per legge presto verranno chiusi (sono anni che lo dicono e li chiudono, ma poi ci si accorge che per dieci chiusi un una città dieci ne aprono in un'altra). In Cina, tanto per restare ai crimini e ai criminali, i capi della Repubblica Popolare dal 20 luglio del 1999 preferiscono, oltre a non avere dissidenti fra i piedi (vedi articolo sul capodanno cinese e Zhan Lin), anche arrestare e inviare nei Laogai chi aderisce al movimento spirituale del Falun Dafa: un movimento religioso non violento, basato sulla tolleranza e sulla ricerca della verità che fonde in sé Confucianesimo, Buddhismo e Taoismo e che solo in Cina nel '99 contava circa cento milioni di praticanti (otto volte gli ebrei). Forse perché il simbolo del movimento, presente in in ogni nazione della Terra, contiene 5 svastiche? O forse perché chi lo pratica non beve, non fuma ed ha cuore, fegato, reni e cornee sane? Perché parlo di organi? Perché in tutti gli Stati del mondo il tempo di attesa per trovare un organo da trapiantare compatibile è altissimo, mentre in Cina in una decina di giorni ciò che serve arriva in uno dei 169 ospedali autorizzati e si esegue il trapianto.

Come è possibile che in Cina ci siano tanti organi umani a disposizione ce l'ha spiegato nel 2006 (o meglio: fu costretto ad ammetterlo) un funzionario del Ministero cinese della salute. Huang Jefu disse che gli organi da trapiantare provenivano dai condannati a morte. Che erano espiantati subito dopo l'esecuzione e portati da speciali ambulanze negli ospedali che ne avevano fatto richiesta. Che fosse così non era difficile da capire, visto che per cultura i cinesi non si fanno espiantare gli organi e le donazioni popolari sono irrilevanti. Come non era difficile da capire che i primi a subire gli espianti fossero i praticanti del Falun Dafa, visto che solo a loro vengono fatte analisi preventive dopo l'arresto (così da sapere chi condannare a morte quando necessitano organi compatibili?). Queste atrocità si son fatte notare anche dal Parlamento europeo, a forza di spinte, che il 12 dicembre 2013 ha condannato l'espianto forzato, in particolar modo dai prigionieri di religione Falun Dafa. Anche in America si è fatto qualcosa di simile (qui il link). Ma basta? No! Assolutamente no. Condannare l'espianto forzato non significa far uscire dai Laogai i milioni di cinesi ingiustamente reclusi! Prima di tutto si dovrebbero condannare gli abusi di regime e cercare di far diventare democratico un colosso a due teste, una comunista e una capitalista, che agisce da Stato non democratico reprimendo ogni voce a lui contraria e chi, seppure in nome di una religione, si coalizza e cresce oltremisura. Un colosso a due teste che salta a piedi uniti sui suoi cittadini e li uccide in base alle sue esigenze criminali.

Hitler in tempo di guerra fece deportare e uccidere nei campi di concentramento milioni di persone. Troppe di queste ebbero una parte inerme in esperimenti medici e scientifici (cavie umane) di cui si giovaro multinazionali farmaceutiche e chimiche vicine al regime, a cui pagavano milionate di marchi, e molto conosciute anche oggi. Alcune sono: la BASF (industria chimica chiusa nel '90 che produceva nastri magnetici), la Bayer (ora divisa in diversi settori ma famosa per l'industria farmaceutica produttrice dell'Aspirina), la Agfa (anche questa divisa in settori ma nota soprattutto per le pellicole fotografiche). Si può dire che i governanti cinesi si comportino allo stesso modo deportando nei Laogai chi non è delinquente e uccidendolo senza un vero motivo o solo per ricavarne un profitto. E c'è da rimanere basiti nel vedere l'immobilismo delle potenze mondiali. Infatti occorre chiedersi come sia possibile che gli europei e gli americani abbiano impiegato anni per decidere di condannare una pratica criminale in atto dal '99 e conosciuta perché denunciata in più occasioni. Perché quanto accade ancora oggi in Cina fu portato a conoscenza del parlamento europeo in una conferenza stampa tenuta da un ex parlamentare e da un avvocato canadesi nel novembre del 2006. Nel gennaio dell'anno successivo pubblicarono un rapporto dettagliato in cui elencarono, provandoli, gli arresti di massa, le repressioni, le uccisioni, le salme da cui si erano espiantati gli organi e i cadaveri cremati successivamente per eliminare ogni prova dei crimini. Nel rapporto confermarono che dal 1999 il governo cinese aveva fatto uccidere innumerevoli praticanti del Falun Dafa per poi mettere in vendita i loro organi anche sul mercato nero.

E che quanto scrissero sia vero lo dimostra lo stesso governo cinese che ultimamente, dopo le minime pressioni estere, ha emanato disposizioni che impongono una donazione firmata da parte del detenuto in attesa dell'esecuzione. Ma le organizzazioni umanitarie (Human Right, Amnesty International, Laogai Researh Foundation, ecc...) non ci stanno a questa presa per i fondelli e puntano il dito sul fatto che chi vive in costrizione è facile sia obbligato a firmare anche quanto non vorrebbe firmare. Insomma, come al solito nulla cambierà perché si pensa che l'economia mondiale abbia assoluto bisogno della Cina. Forse per questo l'informazione tace e le proteste non prendono piede. Ciò dimostra che la libertà di pensiero, tanto acclamata in occidente, vige solo sulla carta. Dimostra che chi governa gli Stati del mondo lavora senza piani di riserva. Possibile non si sia capito che in mancanza di ordinazioni una buona parte dei capitali cinesi andrebbero a scemare? Se è il denaro ciò che più conta per far sì che in Cina si riformi realmente ciò che appare inumano, si colpiscano le tasche del governo cinese iniziando ad azzerare gli ordinativi mondiali così da ridurre la crescita di un colosso che ha dimostrato in più occasioni di fregarsene della dignità umana dei suoi cittadini. In caso contrario si può parlare di una enorme associazione a delinquere, come minimo di favoreggiamento, visto che ogni governo del mondo sa che ci sono campi di sterminio in attività e non interviene...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Carissimo Massimo
La realtà è ancora più inquietante e terribile. Le esecuzioni sono solo messe in scena. L'espianto di molti organi richiede che avvenga a cuore battente, altrimenti gli organi sarebbero inutilizzabili... dunque è proprio l'espianto l'esecuzione con la quale il corpo viene tenuto in vita quanto basta per predare gli organi. La stessa cosa avviene anche in molti paesi occidentali dove con la ritualità della 'donazione' si effettua una predazione a cuore battente con la giustificazione della 'morte cerebrale', criterio messo fortemente in discussione da molti medici. Sono vari i casi di individui dati per morti cerebrali che poi sono tornati a vivere.
Gilberto