sabato 9 aprile 2011

Yara Gambirasio e Sarah Scazzi. Il Sulas il Bollino e le informazioni taroccate.

Il Pubblico Ministero Letizia Ruggeri smentisce per l'ennesima volta, e lo fa in maniera categorica senza se e senza ma, quel fenomeno giornalistico che in tanti ammirano per la sua professionalità, quel fenomeno che ricicla vecchie notizie già smentite e dopo averle spolverate per benino le incolla sulle pagine patinate di un settimanale dandole in pasto al pubblico, quel fenomeno battezzato Giangavino, Sulas di cognome, che garantisce a tutti essere vero ciò che vero non è e per questo, ed a pensarci bene è la parte più triste, crea nei suoi lettori quella sorta di convinzione che li porta a ragionare in maniera errata. Si potrebbe, volendo e per simpatia, anche scagionarlo da colpe gravi, in fondo al momento le sue parole ed i suoi scritti non hanno fatto danni nella bergamasca. Ma non lo si può fare perché chi riporta notizie false, nascondendole sotto la scritta "indiscrezioni" (che nessuno gli ha dato), non solo lede la dignità dei giornalisti veri, che verranno accatastati assieme a lui nel famoso fascio d'erba, ma anche la dignità di quelle persone che basandosi sulle sue parole si formeranno un'idea sbagliata di quanto accaduto.

E se è vero che a Bergamo c'è chi smentisce facendo fare agli autori degli scoop la figura che meritano, è anche vero che in altre procure nessuno si preoccupa di dare del bugiardo a chi riporta notizie prive di fondamento. Mi riferisco al caso della piccola Scazzi, caso in cui anche il Giangavino ha sguazzato, ed ancora si diverte a sguazzare con l'agilità di un girino che non sa se mai diventerà rana o rospo, riportando indiscrezioni ed impressioni personali che hanno convertito al pregiudizio la maggioranza dell'opinione pubblica. E se a Milano si è scontrato con la dottoressa Cattaneo che, al pari della Ruggeri, si è dimostrata e si dimostra essere scrupolosa e di una serietà assoluta, verificando forse anche l'inverificabile ed eliminando da subito i dubbi tramite smentite, è anche vero che a Taranto ha incrociato il dottor Strada, colui che in una sola giornata ha stabilito quanto accaduto ad un corpo rimasto immerso per quarantadue giorni sotto l'acqua stagnante di una cisterna, che anziché smentire ha adattato alle altrui parole le parti oscure della sua autopsia. E la diversità fra le varie professionalità si nota ad occhio nudo.

Per cui il Sulas sta perdendo la faccia, chissà se ancora si ostineranno a farlo parlare nel programma di Milo Infante, e sarebbe opportuno facesse un passo indietro. Passo che alcuni decenni fa gli avrebbe di certo fatto fare l'editore della testata giornalistica che dirige. Molti sono stati i direttori lasciati a piedi dopo la pubblicazione di un paio di notizie infondate. Ma il male oscuro che ultimamente ha colpito l'editoria non consente più drastiche decisioni, per cui lo scrivere in malafede equivale allo scrivere in verità se si raggiunge lo scopo prefissato, vendere più copie della settimana precedente. Ed a nessuno importa, o forse è meglio dire a pochi importa, se un articolo scritto in malignità lederà i diritti di una o più persone. E questo ci porta a Taranto. In quel di Puglia tutto è stato concesso ai giornalisti, dagli scritti ai video, ed ancora oggi non si sa se sono stati i procuratori a cavalcare la stampa o se è stata la stampa a cavalcare i procuratori.

A dire il vero c'è stato un tempo in cui s'è detto che era la Procura di Taranto a dare notizie sbagliate, vedi l'ammissione di Carlo Bollino che in diretta televisiva dichiarava che gli inquirenti avevano usato i giornalisti a discapito della verità, ma poi quel tempo s'è arrestato ed ora manette che blocchino le false informazioni non ne esistono più. Lo stesso giornale diretto dall'uomo dei sorrisini maliziosi ha continuato nei mesi a perseguire la linea di chi, fornendo indiscrezioni tendenziose, lo stava ancora usando. Ma dato che l'essere manipolati era bello al periodo, in quanto al pari dei pregiudizi aumentavano le copie vendute, non s'è ritenuto necessario lavorare in modo professionale e s'è continuato ad andare in video a raggirare gli ignari telespettatori fiduciosi di quei personaggi così bravi nel sorridere.

Ed ora, dato che anche a Taranto s'è deciso di chiudere i rubinetti della procura, il giornale del Bollino avanza, come fatto a Bergamo dal Giangavino, le sue ipotesi e congetture. E visto che non si può più parlare delle smorfie auto-accusanti e della voglia di apparire di chi hanno dipinto quale carnefice, ormai stantie e chiuse nel dimenticatoio, ci si è gettati a capofitto nei messaggini intercorsi, dopo la scomparsa di Sarah, fra Ivano Russo e la, per loro certa, assassina. 

"Scoperti gli sms tra Sabrina e Ivano", questo il titolo apparso nella Gazzetta del Mezzogiorno. Un titolo accompagnato da un articoletto in cui s'è fatto credere ai lettori, da loro allevati in batteria, che quelli del Ros di Lecce grazie ai messaggini cancellati, ma presto destinati a tornare visibili, daranno un importante contributo alle indagini. Con questo lasciando intendere che l'uomo conteso da Sabrina e Sarah abbia avuto un ruolo determinante nei momenti successivi all'omicidio. Omicidio, sempre a detta dell'ormai diventato giornaletto pugliese, causato dalla gelosia. Ed anche questa è una bufala che continuano a mungere tutti nonostante non sia supportata da nulla di concreto ed esista, al contrario, una testimone che dichiari di aver sentito, nelle settimane precedenti, più volte Sarah spingere la cugina affinché telefonasse e dichiarasse al Russo quanto provava per lui. E se avesse avuto una cotta per quel ragazzo ben difficilmente avrebbe cercato di convincere un'eventuale rivale a gettarsi fra le sue braccia.

E questo dimostra come tutto sia stato immerso nella confusione mediatica, confusione che non permette più di valutare in maniera corretta le prime testimonianze, le più vicine al fatto in questione e, pertanto, di certo più veritiere di quelle uscite a due o tre mesi di distanza. Resta da capire chi ha creato questa confusione. I giornalisti come Giangavino Sulas e Carlo Bollino o gli uomini della procura?

Ad essere onesti si deve ammettere che la risposta a questa domanda non è poi così difficile.


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Sarah Scazzi


3 commenti:

Mimosa ha detto...

Tutto il mio plauso al direttore Paolo Liguori! Lui sì che ha le idee chiare e non ha paura di esprimerle! Avreste dovuto sentirlo oggi a “Domenica sul 5”! Ha sintetizzato molte delle osservazioni che i benpensanti di questo blog hanno finora espresso … sembrava che avesse letto tutti gli articoli di Massimo Prati! fantastico!
Inoltre, meglio di così non poteva bacchettare una certa categoria di giornalisti e di opinionisti … zittendo anche una Ilaria Cavo sempre più convinta di essere la privilegiata detentrice della verità grazie alla intimità confidenziale con la Procura tarantina …
Liguori ha anche ribadito che il vero giornalista deve essere anche critico verso certi modi di condurre le indagini, sia ad Avetrana sia a Brembate, strappando il fragoroso applauso del pubblico.
Finché c’è uno come lui in una trasmissione, a mio umile parere, non assisteremo a gratuiti linciaggi … Mimosa

sally brown ha detto...

il fatto più vero è che le autorità di polizia navigano nel buio più totale, perchè la verità dovrebbero conoscerla i giornalisti?
ole/.)

Michele M. ha detto...

Secondo me PM e Giornalisti a A Taranto han fatto comunella per screditare i Sabrina e Cosima. I Pm nella speranza di un loro crollo psicologico e una altrettanto improbabile confessione; i giornalisti per sollevare l' indiganazione popolare portatrice di audience e copie vendute.