venerdì 15 aprile 2011

Livia ed Alessia. La Svizzera si mobilita in massa per cercare i loro corpi, dopo questo atto dovuto speriamo facciano anche indagini per trovarle vive

Una segnalazione del 6 Aprile ha smosso qualcosa all'interno degli ambienti investigativi elvetici. L'ha smosso al punto tale da portarli ad organizzare un'enorme battuta alla ricerca dei corpi di Livia ed Alessia. Tutto è partito il sei di Aprile quando un uomo si è presentato alla Polizia cantonale dichiarando che, dopo aver visto la replica di un programma televisivo francese che parlava della scomparsa delle bimbe, prima nessuna informazione sul rapimento gli era arrivata e ciò dimostra quanto serva continuare a parlare degli scomparsi, si era ricordato di aver notato una persona che trascinava una grossa valigia con le ruote, e questo era avvenuto proprio la domenica in cui il padre delle gemelline aveva sequestrato le figlie in un orario pomeridiano a ridosso delle 16.00. Non ha riconosciuto il Matthias dalle foto segnaletiche ma ha dichiarato che l'auto di quella persona, lasciata su una strada sterrata in localita Boiron, tra Morges e Saint-Prex, era una station wagon compatibile con quella dello Schepp. La scena gli è risultata strana ed insolita perché il signore con la valigia dalla spiaggetta del lago stava andando verso una zona boschiva e poco frequentata.

Dalla sua testimonianza è nata la mobilitazione voluta dalla procura del cantone vodese, una mobilitazione che in Svizzera non ha precedenti e che non s'è fermata al solo bosco ma ha allargato il raggio d'azione coprendo tutto il comprensorio ed anche parte del lago di Ginevra. Data l'ampiezza dell'area le persone impegnate sono quasi duecento fra volontari della protezione civile, poliziotti, sommozzatori e unità cinofili. Queste ultime hanno tredici cani a disposizione, una decina provenienti anche dall'estero. E mentre il lago viene visionato tramite un sonar in grado di localizzare pacchi voluminosi sul fondo, altri agenti passano di casa in casa per chiedere agli abitanti se ricordano di aver visto qualcosa di strano, un uomo scavare o quant'altro. Però la testimonianza portata il sei di Aprile è stata solo la scintilla che ha innescato le ricerche.

Gli investigatori svizzeri sono partiti grazie ad una serie di motivi. Avevano già da Febbraio la traccia che segnalava il padre di Livia ed Alessia a Morges, una cella telefonica ne aveva agganciato in quella domenica il cellulare, a questa hanno aggiunto la testimonianza che indirizzava in quel luogo e le parole di Irina, che ha sempre detto che nell'ipotesi peggiore, la morte delle figlie ed il successivo occultamento, il marito le avrebbe sepolte in una zona con vista sul lago, e le parole dello stesso Matthias Schepp che nell'ultima lettera affermava che le bambine riposavano in pace, ed a ridosso del bosco si trova il piccolo cimitero di Boiron, anch'esso setacciato e controllato dalla protezione civile elvetica, un luogo ideale dove seppellire le bimbe (sempre ragionando con la mente malata ed enigmatica del loro padre).

A questo punto occorre fare un plauso, anche se i settantatré giorni passati senza grossi movimenti non sono pochi, al procuratore Gilliéron che ha deciso di fare quanto in terra elvetica nessuno aveva mai fatto. Ed un passo del genere non credo sia stato facile perché il non riconoscimento da parte del testimone non da alcuna certezza del luogo, anche se diverse deduzioni logiche, come abbiamo visto, possono indirizzare in quella zona. Ma questa volta si è agito nella maniera migliore perché è giustissimo non tralasciare nulla, come fanno a chilometri di distanza, in località Confignon, i volontari di Swissmissing. Però, pur lodandoli, a me pare di aver inteso nei  movimenti degli inquirenti una sorta di certezza di fondo. Una certezza già varie volte sussurrata dal portavoce della polizia cantonale Jean Christophe Sauretel che in più occasioni ha ipotizzato una quasi sicura morte delle piccole.

Quindi ora si cercano i corpi e per trovarli si fa ciò che mai s'era fatto in Svizzera. Se oggi, venerdì 15 Aprile, li dovessero rinvenire il caso verrebbe chiuso ed Irina avrebbe una tomba su cui piangere le figlie ed il modo di metabolizzare tutta la tragedia, chiaramente nel lungo periodo, che mai avrebbe pensato di vivere. Ma se non venissero trovate? Se non ci fossero i loro corpi in quella zona, forse l'ultima da perlustrare in quanto tempo per passare in altre lo Schepp non ne avrebbe avuto in quel pomeriggio? Cosa farà in questo caso la Polizia cantonale? Il procuratore Gilliéron troverà il coraggio per fare altre cose mai fatte in Svizzera? Manderà qualche agente in casa Schepp o vorrà ancora preservarne la privacy?

Non sono domande da sottovalutare perché le probabilità che hanno di trovare Livia ed Alessia non sono affatto alte. Occorre che in procura si pensi prima alle future mosse perché sarebbero da mettere in atto con rapidità, anche se a due mesi e mezzo dal rapimento parlare di rapidità risulta essere un paradosso. Per cui ora il dado è tratto ed in mancanza di corpi morti non ci si può fermare e si deve continuare con maggiore foga per cercare di stabilire almeno quale sia la verità. Il Matthias era pazzo e nessuno lo aveva capito? Ha ucciso le bimbe che amava più di sé stesso e le ha sepolte? Può essere una verità ma i corpi sono da trovare. Il Matthias aveva in sé il gene della pazzia ma non gli è esploso che nell'ultimo giorno trascorso a Cerignola quando ormai i tasselli che aveva elaborato in anticipo e lasciato sparsi fra tre nazioni s'erano sistemati come lui voleva si sistemassero? Può essere un'altra verità ma le bimbe sono da ritrovare. E come fare senza la basilare prima pietra? Senza un controllo investigativo sull'unica famiglia che avrebbe potuto fornirgli un aiuto? La sua famiglia di origine?

Ora in Svizzera si fanno le cose in grande, va molto bene e tutti siamo grati a Pascal Gilliéron, però a questo punto non ci si può fermare come pare abbiano fatto in Francia, avranno altre cose a cui pensare i gendarmi  ed i procuratori francesi, occorre andare avanti e sfatare un altro tabù, quello che non permette di bussare e fare domande a chi abita in casa Schepp. La popolazione elvetica si è mostrata essere formata da persone di cuore, persone emotive e generose, e credo che a questo punto il procuratore dovrà rispondere a loro del proprio operato. E se non seguirà tutte le piste possibili come farà a chiudere le indagini?



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2 commenti:

Sira Fonzi ha detto...

Molte cose si spiegherebbero se si trovassero li i corpi, le scarpe infangate, le valigie mancanti, oltre l'aggancio alla cella telefonica, ma perchè a quell'ora del pomeriggio, dove poteva essere visto da chiunque.
Le ha affogate nel lago, messe in valigia e portate verso l'interno, visto che questa era la direzione indicata dal testimonie,per poi seppellirle?
Alle 16 del pomeriggio?
Aggrappiamoci a questa speranza, per escludere che sia stato ompiuto il peggio.
A Irina va il mio pensiero, che starà passando ore terribili con il terrore che squilli il telefono, o che qualcuno suoni alla sua porta, per darle una notizia che sconvolgerebbe per sempre la sua vita.
Un bacio mamma Irina!!

Anonimo ha detto...

Con la speranza che anche oggi le indagini per quanto scrupolose si concludano con alcun ritrovamento di cadaveri, mi sovviene che anche un'altra testimonianza ritenuta valida dagli investigatori svizzeri conduceva alla presenza dello Schepp e delle sue bambine in un parco di Ginevra il 30 gennaio tra le 16.00 e le 17.00. Ci si chiede allora - seppur apprezzando l'intervento massiccio delle forze investigative svizzere - quale delle due testimonianze è vera? Auguro alla famiglia di origine dello Schepp di non continuare questa farsa macabra e assurda, ma di rivelare finalmente il segreto di questo gioco perverso, per il bene di una mamma e delle sue bambine.