mercoledì 18 marzo 2015

Istruzioni d'uso: per non subire la malagiustizia meglio leggere il vademecum dell'indagato...


Un tempo si diceva: meglio un colpevole assolto che un innocente in galera. Un tempo si diceva in dubbio pro reo. Ma i giovani d'oggi, compresi i tanti giudici che nell'ultimo ventennio hanno vissuto troppi processi indiziari, forse quelle frasi neppure le hanno mai sentite. Un tempo si diceva anche che l'America rispetto a noi era avanti di vent'anni. Ad esempio si può parlare degli anni in cui gli elettrodomestici e la tecnologia in Italia latitavano mentre negli States erano la norma. Un tempo, perché oggi le distanze tecnologiche si sono in pratica azzerate. Il problema è che uscendo dalla tecnologia e addentrandosi in altri ambiti, oggi si può dire che l'America è ancora troppo avanti e che la maggioranza del popolo italiano non ha l'esperienza degli americani... visto che ancora crede che la giustizia sia sempre bella linda e brava. In America hanno scoperto che non può essere così, che anche la giustizia (come altre istituzioni) è comandata dall'essere umano... e gli esseri umani non sono tutti uguali. I politici sono esseri umani, e sappiamo che fra loro c'è chi si fa corrompere. I manager delle multinazionali e delle grandi banche mondiali sono esseri umani, e sappiamo che fra loro c'è chi se ne frega degli altri esseri umani e corrompendo i politici depreda l'economia degli Stati umiliando la povera gente per ingrassare i conti bancari delle aziende che amministrano. Inoltre, chi di noi non lo sa?, il potere dà alla testa e anche per questo c'è chi si crede più forte, migliore e invincibile. Eppure, ancora oggi il luogo comune vuole che chi lavora per la giustizia sia sempre onesto e affidabile. E anche quando un magistrato sbaglia, e ogni volta che un innocente viene scarcerato c'è almeno un magistrato che ha sbagliato, nessuno dà in pasto al grande pubblico il suo nome. E quando il magistrato che ha sbagliato viene promosso di grado, nessuno si azzarda a dire: "ma come... non è quel tale che ha speso milioni in indagini e perizie per creare un castello di sabbia pur di mandare in carcere un innocente?". Tutti i media e tutti gli avvocati tacciono e si adeguano al perbenismo. Per loro, tutti i magistrati sono professionali e seri oltre ogni dubbio o errore commesso. Di conseguenza, la critica giudiziaria scarseggia e niente cambia. Eppure il silenzio è il peggiore dei rimedi e chi finge di fidarsi della professionalità altrui non fa altro che acuire il malessere di un sistema giustizia che sta collassando.

L'esperienza americana insegna che non si fa peccato se a volte si è diffidenti di fronte ad alcuni magistrati e si criticano quando paiono raccontare favole. Un tempo anche gli avvocati americani erano come i nostri e riempivano i loro siti internet di attestati professionali mostrando di aver studiato tanto e di essere esperti del settore. Oltre a questo, in pubblico anche loro dicevano di avere piena fiducia nel sistema investigativo e nella giustizia del loro paese. Esattamente come fanno oggi i nostri avvocati. Per questo gli americani come gli italiani non avvertivano l'esigenza di inserire sulle loro pagine elettroniche le avvertenze sugli eventuali pericoli cui sarebbero andati incontro gli indagati. Nel tempo però qualcosa in America è cambiato e oggi non è raro trovare sui siti dei migliori studi legali americani un vademecum riservato a chi potrebbe venir coinvolto in indagini di polizia. Oggi non è così raro che chi necessita di un buon avvocato finisca per leggere:

Se per caso veniste accusati di omicidio, siate consapevoli che i poliziotti non sono vostri amici e non sono di fronte a voi per aiutarvi. Infatti per la polizia mentire non è un reato e le promesse fatte dalla polizia per legge non sono applicabili. Per cui non negoziate con la polizia senza un avvocato. Nella maggior parte dei casi, la polizia tenterà di garantirsi la vostra collaborazione prima di farvi parlare con un avvocato. Sanno bene che una persona accusata di omicidio è vulnerabile come non mai al momento in cui viene arrestata. Prima di compromettere la vostra posizione, cercate di ottenere un parere legale competente da un avvocato di buon senso. Non parlate. Siate gentili e cortesi, ma rifiutate di discutere le indagini con loro. Dite chiaramente e ripetutamente che non volete discutere di niente, che desiderate rimanere in silenzio e che volete un avvocato presente. Non fatevi ingannare o costringere. Qualsiasi cosa diciate sul caso, sia voi che la maggior parte dei membri della vostra famiglia, potrà essere usato contro di voi in tribunale. Molti imputati innocenti per sfogarsi finiscono col parlare del caso con familiari, amici, colleghi di lavoro, compagni di cella, agenti di polizia e pubblici ministeri. Se ancora non avete fatto questo errore non fatelo. Non acconsentire a nulla senza il consiglio del vostro avvocato, incluso il permesso per prelevare campioni di DNA. Non resistete a un eventuale arresto. Se un agente di polizia sta cercando di arrestarvi, siate gentili e collaborativi. Informate subito i poliziotti del fatto che non opporrete resistenza. Le uniche informazioni che dovete fornire senza consultare un avvocato, sono il vostro nome, il cognome e l'indirizzo. Se la polizia vuole le impronte digitali dopo l'arresto, cooperare pienamente. Informate gli ufficiali che desiderate effettuare una chiamata telefonica così da ottenere un avvocato il più rapidamente possibile. Se si viene chiamati in giudizio alla domanda: come si dichiara - la risposta deve essere: "Non parlo se non in presenza del mio avvocato". Non cercate di parlare con il giudice del vostro caso. Non dite nulla circa il vostro caso a chiunque nel carcere. Non c'è nessuno in carcere di cui vi possiate fidare. Infine, incontrate il vostro avvocato il più presto possibile e siate completamente onesti con la vostra versione dei fatti. Parlate nei minimi dettagli del crimine, se lo avete commesso anche dei testimoni che potrebbero danneggiarvi, dei vostri precedenti penali e dei testimoni che potrebbero aiutarvi nel caso non abbiate commesso alcun crimine.

La domanda quindi è: perché gli avvocati americani si son sentiti in obbligo di inserire queste importanti raccomandazioni a beneficio degli eventuali futuri clienti? La risposta è facile. L'esperienza che hanno accumulato dopo centinaia e centinaia di processi li ha obbligati a inserire quelle avvertenze. Infatti, in America la malagiustizia di anno in anno emerge dall'oscurità e dall'omertà. In America dal 1974, anno della reintroduzione della pena di morte, al 2013, ben 144 persone condannate alla pena capitale sono state rilasciate dopo una lunga prigionia. In media si parla di oltre 10 anni trascorsi a maledire il carcere ingiusto, ma c'è chi in galera vi ha passato anche più di trent'anni. Solo diciotto casi (circa il 12,5% del totale), dicono le statistiche, si sono risolti grazie all'impiego del test del Dna che ha scagionato altrettanti detenuti destinati all'iniezione letale. Gli altri 126 (circa 87,5% del totale), denuncia l'organizzazione umanitaria "Innocence Project", sono sfuggiti al boia dopo aver combattuto ferocemente contro un sistema giudiziario inquinato che non intendeva sentire ragioni. Si parla di imputati non difesi adeguatamente dai propri avvocati, sottoposti al giudizio di giurie totalmente bianche (nel caso di imputati neri), incastrati da prove e testimonianze false raccolte da dipartimenti di polizia ansiosi di chiudere dossier complicati con l’incriminazione e condanna di imputati di comodo.

E se alcuni errori si son fatti in perfetta buonafede, in troppi casi proprio le persone che avevano la responsabilità di garantire la verità e la giustizia (funzionari di polizia e pubblici ministeri) hanno perso di vista il giusto obiettivo e si sono concentrati esclusivamente sulle proprie convinzioni e a causa di queste hanno fatto di tutto pur di mandare in carcere il loro colpevole preferito. Ad esempio, nei casi di errori giudiziari scoperti grazie a nuovi test del DNA, si sono trovate moltissime prove di negligenza, di frode o di cattiva condotta dei pubblici ministeri o dei dipartimenti di polizia. E questo significa che, anche se l'assoluta maggioranza dei funzionari di polizia e dei pubblici ministeri è onesta e affidabile, la giustizia ha comunque delle pecche e se messa in mano a esseri umani negligenti, o che usano la cattiva condotta e la corruzione per condannare, gli errori giudiziari continueranno a verificarsi anche se solo un poliziotto o un magistrato su cento si comporta in maniera disonesta. In America si è scoperto che la cattiva condotta di alcuni poliziotti si ritrova in tutti i livelli della fase di indagine. Le forme più comuni di cattiva condotta da parte delle forze dell'ordine includono:

1) Suggerire le persone da riconoscere durante le procedure di identificazione.
2) Costringere gli arrestati a rilasciare false confessioni.
3) Mentire intenzionalmente durante gli interrogatori a indagati e testimoni per far credere di avere prove e testimonianze sicure.
4) Fornire incentivi a informatori inaffidabili per creare riscontri testimoniali alla loro tesi.

Diverse sono le forme comuni di cattiva condotta dei procuratori disonesti. Questi:

1) Occultano e non danno alla difesa le prove a discarico.
2) Distruggono le suddette prove.
3) Consentono testimonianze che sanno non essere veritiere.
4) "Pressano" i testimoni della difesa così da non farli testimoniare a processo.
5) Si affidano a esperti forensi fraudolenti.
6) "Argomentano" in maniera falsa e fuorviante per sovrastimare il valore probatorio delle testimonianze inaffidabili.

Insomma, l'America negli ultimi quarant'anni non sempre ha mostrato uno spettacolo giudiziario degno di tal nome. Le associazioni nate a causa degli errori che hanno portato in carcere persone innocenti stanno a dimostrarlo. In Italia gli errori giudiziari sono in aumento. Chi se ne occupa da una decina di anni è l'associazione "articolo 643", che ha contribuito a tante scarcerazioni, anche a quella di Domenico Morrone. Ma c'è una cosa che in Italia infastidisce e che nessuno, neanche l'associazione, fa: denunciare con nome e cognome i magistrati che hanno sbagliato e cercare di far loro cambiar lavoro... almeno al secondo sbaglio provato. La magistratura in Italia è ancora intoccabile, lo dimostra questo esilarante servizio de Le Iene in cui Luigi Pelazza tenta di chiedere spiegazioni al procuratore che ha spedito in carcere Maria Antonia Columbo per alcune "provocazioni ridicole" scritte sulla sua pagina facebook. Ho detto che tenta di chiedere spiegazioni, non che ci riesce perché alla fine viene cacciato dal tribunale in cui il magistrato ha ancora il suo ufficio. Da notare che neppure nel servizio de Le Iene nessuno fa, a beneficio dei telespettatori, il nome del procuratore... ed è tutto dire.

In Italia non è neppure raro trovare sulle poltrone dei "piani alti" il procuratore che ha sbagliato. In America, invece, quelli che sbagliano e vengono sgamati se ne vanno e il loro nome sui siti di oltreoceano si trovano scritti a chiare lettere. Periti, anatomopatologi, biologi, poliziotti e procuratori che hanno contribuito in varie maniere a spedire in carcere un innocente hanno il giusto spazio e la giusta critica sulle pagine elettroniche americane. Perché un sequestro statale, qual è il mandare in carcere un innocente per propria convinzione e per mancanza di professionalità e logica, deve essere considerato uno dei reati più gravi, dato che, oltre a condannare un innocente, oltre a lasciare libero un assassino, oltre a rovinare la vita di un'intera famiglia spesso porta anche al suicidio del condannato. La morte istantanea si fa preferire a quella che si palesa dietro le sbarre a ogni risveglio mattutino.

Ma in America, oltre a denunciare la disonestà di poliziotti magistrati e periti, da tanto ci si chiede anche se alcuni dei metodi che portano alle condanne "facili" siano giusti. Non per niente gli scienziati americani dopo trent'anni di massiccia ricerca sulle scienze sociali hanno scoperto che le testimonianze oculari spesso sono inaffidabili. Le ricerche hanno dimostrato che l'identificazione del testimone oculare molte volte è sbagliata perché la mente umana non è un registratore. Noi non registriamo gli eventi esattamente come li vediamo e non li ricordiamo come un nastro che riavvolgendosi ci mostra le immagini in precedenza registrate. La memoria di un testimone è pari a un qualsiasi altro reperto trovato sulla scena del crimine e deve essere conservata con cura e trattata con metodo. Se un testimone viene forzato o influenzato, la sua memoria risulterà un reperto inquinato senza più alcun valore probatorio (chissà com'è che mi vengono in mente tanti testimoni italiani che a forza di interrogatori dopo mesi e mesi hanno cambiato la loro prima versione!).

Detto questo c'è da chiedersi a cosa servano gli aggiornamenti annuali cui dovrebbero sottoporsi tutti i professionisti che operano per la giustizia. A cosa serva internet se non si usa per livellare le differenze e per capire come migliorarsi. A cosa servano la bocca e la tastiera di un computer se non si usano per criticare: perché solo la critica può migliorare il sistema. A cosa servano i tanti "leccatori" che dopo essersi alzati dagli zerbini delle procure esaltano le gesta investigative e affossano gli indagati che si dichiarano innocenti e devono ancora subire un processo...

homepage volandocontrovento

17 commenti:

TommyS. ha detto...

Bravo Massimo

Chissà come mai, pur non leggendo alcun riferimento ad un caso giudiziario italiano, mi sovvengono troppi paragoni perfettamente calzanti.

Vito Vignera da Catania ha detto...

Splendido caro Massimo,un articolo coi fiocchi, e il tutto senza far riferimento ad alcun processo o a nomi dei testimoni che hanno reso false dichiarazioni,anche se come dici tu di nomi in mente ne ho tanti,e alcuni sono gli stessi che hai pensato.Ad un tizio che noi ben conosciamo era stato detto che: Tra padre e figlia le accuse valgono poco o nulla,e infatti si ritrova in galera insieme alla madre da oltre quattro anni.Un abbraccio carissimo amico.

Gilberto ha detto...

La fotografia impietosa di una realtà che i media nazionali occultano e fingono di non conoscere, ritratto sconsolante di un sistema dove la democrazia è soltanto uno slogan e una finzione.

Anonimo ha detto...

Ottimo articolo, hai dato voce a molti miei dubbi e a qualche convinzione. Purtroppo è fin troppo facile ravvisarne delle esemplificazioni in diversi casi giudiziari recenti e in corso.
Sarahkey

Bruno ha detto...

Complimenti Massimo, ottimo articolo, speriamo venga letto da tanti e sopratutto negli ambienti giusti. La magistratura, per fortuna non tutta, deve riflettere bene su quanto sta accadendo e questo avviene nei giorni nostri, e non nel periodo dell'inquisizione.

Luca Cheli ha detto...

Ma prima ancora deve essere l'opinione pubblica a rendersi conto che queste cose sono realtà e pure discretamente diffusa.
Il grosso problema è che contro una simile "epifania" militano da una parte la fiducia nella magistratura e nelle forze dell'ordine (che è anche giusto che ci sia, ma non cieca) e dall'altra il bisogno intrinseco di avere una simile fiducia per poter vivere tranquilli.
Se la gente pensasse che certe cose non succedono sempre agli altri e ai cattivi, magari avrebbe altre reazioni.

Kris ha detto...

Ottimo articolo che condivido totalmente.

Kris

Anonimo ha detto...

Lo SCOOP a QG è che tutta la famiglia Bossetti, privatamente si è fatta fare l'esame del dna all'Università di Torino e
ha ragione la Procura: il padre dei gemelli è GUERINONI

l'avvovcato Salvagni è stato zitto, nessuno in studio ha aperto bocca sulla notizia.

E.

magica ha detto...

esimio.. E
salvagni ha detto che tutto sara' chiarito nel dibattimento .

Bruno ha detto...

Per anonimo delle 21,00
Stare zitti non vuole dire assecondare quanto un altro afferma.

Claudio giusti ha detto...

Lei non è informato, e si vede
http://www.chicagotribune.com/news/watchdog/chi-020103trial1-story.html#page=1

Unknown ha detto...

Caro signor Giusti, non può postare un articolo di 16 anni fa che parla solo di Pm e dirmi che non sono informato. In 16 anni ne sono successe di cose...

Massimo Prati

claudio gisuti ha detto...

Mi faccia sapere, con suo comodo, le cose che sono successe in questi 16 anni.

http://www.chicagotribune.com/chi-020103trial-gallery-storygallery.html

http://www.abajournal.com/news/article/epidemic_of_brady_violations_decried_in_kozinski_opinion

http://www.prosecutorintegrity.org/wp-content/uploads/EpidemicofProsecutorMisconduct.pdf

Preventable Error: A Report on Prosecutorial Misconduct in California 1997–2009
http://veritasinitiative.scu.edu/downloads/ProsecutorialMisconduct_Exec_Sum.pdf

Out of Order
When Prosecutors Cross the Line
http://www.propublica.org/series/out-of-order

Unknown ha detto...

Io non le devo far sapere nulla dottor Giusti, né di fretta né con comodo.

Mi spiega questa sterile polemica che non serve a niente e a nessuno? Quale motivo ha per attaccarmi se neppure ci conosciamo? Forse perché su certi casi giudiziari ho esternato articoli che riportavano pensieri contrari ai suoi?

Pensarla diversamente da Lei mi è concesso, spero, e comunque a me non è mai venuta la voglia di intervenire sotto i suoi articoli per dirle cosa deve pensare o scrivere o che sbaglia o che non si è informato.

Al contrario di Lei che è già più volte intervenuto sotto i miei e ha criticato esponendo democraticamente una opinione diversa senza mai essere bannato. I commenti che ha scritto sono ancora al loro posto e mai ho pensato di eliminarli.

A proposito di questo articolo: Quello che dovevo dire l'ho scritto basandomi sull'esperienza degli avvocati della Innocent Project. Se non la soddisfa o le risulta diverso da quanto sa (ma in effetti credo che l'unica sua critica riguardi i procuratori che neppure in America perdono il lavoro), chiami uno dei tanti avvocati della innocent project e chieda chiarimenti a lui...

Con questo ritengo chiusa una questione che neppure doveva aprirsi.

Massimo Prati

Chiara ha detto...

http://www.ilgazzettino.it/ESTERI/usa_debra_jean_milke_accusata_omicidio_figlio/notizie/1259322.shtml

Una vita distrutta da due assassini che le hanno ucciso il figlio di 4 anni e da un poliziotto bugiardo e diabolico che l'ha accusata di aver assassinato il piccolo Christopher.
Per colpa di quell'agente Debra Jean Milke entrò nel braccio della morte nel 1990, quando aveva 25 anni. Ne uscì quando ne aveva 48. E solamente lunedì scorso, a oltre 25 anni di distanza dall'omicidio, il giudice Rosa Mroz del tribunale di Phoenix, in Arizona, ha dichiarato che il caso era chiuso per sempre. Debra è scoppiata in un pianto liberatorio e ha abbracciato i genitori singhiozzando: non riusciva a credere che la fine dell'incubo fosse davvero arrivata. «Adesso, solo adesso sto bene, anche se mi sento stravolta e turbata» ha detto mentre lasciava l'aula.

Christopher fu ucciso nel dicembre 1989 da due uomini che lo portarono nel deserto del'Arizona e gli spararono alla nuca. I due furono condannati e non lanciarono mai accuse contro Debra, rifiutandosi sempre di testimoniare contro di lei. Ciò nonostante un detective della polizia di Phoenix, Armando Saldate, la accusò raccontando che Debra aveva confessato l'omicidio, pur non avendo alcuna registrazione né verbali della confessione, né testimoni contro di lei. L'accusa delle autorità si basarono solo sulle dichiarazioni di quel poliziotto: la tesi era che la donna non voleva più il bambino, né voleva che Christopher vivesse con il padre, dal quale lei era separata.

Debra ha sempre negato l'assassinio e si è sempre dichiarata innocente. Solo nel 2013, però, la corte d'appello federale ha ribaltato i termini della vicenda rigettando la sentenza e la condanna a morte, rivelando che l'accusa sapeva benissimo che il detective Saldate si era macchiato in passato di atti di "cattiva condotta", ma non lo aveva mai detto. Saldate, oltre a non avere prove registrate né testimoni della confessione di Debra, aveva anche distrutto i suoi appunti. E in precedenza, in altre occasioni, aveva più volte mentito sotto giuramento e violato i diritti degli indagati durante gli interrogatori: tutte circostanze che i pubblici ministeri non avevano rivelato alla corte e agli avvocati difensori di Debra.

Ora, finalmente, il caso è stato chiuso per sempre. «Qui c'è una donna che ha sofferto per anni - ha detto Michael Kimerer, avvocato di Debra - che è stata accusata perfidamente e condannata mentre invece era innocente. E tutto in base alle dichiarazioni di un agente che aveva mentito. Vederla oggi libera e completamente scagionata da ogni accusa è qualcosa di incredibile».

cautela ha detto...

In declaring Milke free the state Court of Appeals took no position on whether Milke is guilty or innocent.
"Because of the state's severe, egregious prosecutorial misconduct in failing to disclose impeachment evidence prior to and during trial and for years thereafter, double jeopardy bars retrial of Milke under our Arizona Constitution and Arizona Supreme Court precedent," wrote Appeals Court Judge Patricia Norris, writing for the court.
So Milke walks free and we are left to forever wonder, was an innocent woman condemned to die because police and prosecutors cut corners?
Or does a guilty woman walk free?
http://www.azcentral.com/story/laurieroberts/2014/12/11/milke-murder-charges-dismissed/20270053/

magica ha detto...

la legge italiana prevede che è desiderabile un colpevole a spasso piuttosto di un innocente in carcere ,
invece i nostri detentori della legge si accaniscono nonostante ci siano molte probabilita' che un soggetto sia innocente . stravolgono i fatti aloro giudizio .. infatti quante ipotesi stiamo sempre leggendo :ipotesi a piacere o a intuito pressapochista . lo abbiamo appurato negli anni .