martedì 17 febbraio 2015

Massimo Bossetti - Grazia Longo e le indiscrezioni prive di logica - visto anche che nell'estate del 2010 Yara era dai nonni in Puglia e non nei parcheggi della palestra...


Chi ci crede è perduto, vien da pensare dopo aver saputo da Grazia Longo che a sette mesi dal sequestro del furgone di Bossetti si è trovata una corrispondenza con i leggings di Yara Gambirasio. Una roba quasi incredibile perché il tessuto dei sedili di quel furgone non è unico nel suo genere. Essendo infatti di produzione industriale, lo si trova identico non solo in migliaia di altri furgoni simili al suo, ma anche in centinaia di migliaia di auto che montano sedili ordinati alla stessa azienda. E non è detto che lo stesso tipo di tessuto non sia stato acquistato da tante altre aziende del settore "componenti per auto", come non è detto che non sia un normale tessuto, acquistabile ovunque e da chiunque, usato anche per rivestire i sedili o i pianali delle sedie di casa. Questo volendo credere che si sia trovata una concordanza precisa e indiscutibile, non una misera compatibilità, e volendo credere che il risultato, venuto alla luce da indiscrezioni (uscite dagli uffici del Ris o dalla procura?), ottenuto durante un "supplemento di indagine" (non s'era trovato nulla e si è chiesto di fare altre analisi e comparazioni) non sia il frutto di suggestioni colpevoliste di chi non sa più dove sbattere la testa. Perché la logica ci dice che solo chi lavora per l'accusa può credere ci siano indizi univoci e concordanti contro Massimo Bossetti.

E a questo proposito, pare quasi che Grazia Longo abbia un feeling esclusivo con chi accusa. Lei infatti scrive che i fili del sedile trovati sui leggings di Yara, uniti al dna nucleare presente sugli stessi pantaloni, sono paragonabili a ciò che in tribunale si chiama prova regina. Quindi prove capaci di scrivere la parola fine sui dubbi e sulle perplessità dei giudici e di chiunque abbia finora ragionato col beneficio del dubbio. Ottimista la ragazza che scrive per La Stampa. Ottimista ma per nulla garantista, visto che riporta e spande ai quattro venti il verbo altrui senza sapere se in perizia si parla di certezze o compatibilità. Ottimista, per nulla garantista, ma adulatrice nei riguardi di chi indaga, visto che spreca inchiostro e lodi, inserendo anche i nomi perché la pubblicità è l'anima del commercio, nei confronti della procuratrice Letizia Ruggeri, del colonnello Gianpietro Lago e del generale Pasquale Angelosanto. Persone infallibili con sottoposti altrettanto infallibili, ci garantisce Grazia Longo, che dal momento dell'arresto di Massimo Bossetti hanno lavorato sodo e con tenacia senza trascurare mai nulla (e il dna mitocondriale che non corrisponde al dna nucleare di ignoto uno conta nulla?). Persone che hanno trovato una prova scientifica facendo una comparazione minuziosa, precisa e rigorosa. Roba che se avessi potuto, già a metà articolo avrei garantito loro una promozione istantanea al grado superiore. Roba meritata, perché non è facile indagare e analizzare senza trovar nulla per sei mesi e improvvisamente, senza perdersi d'animo, trovarsi un testimone che ricorda, dopo quattro anni, di aver visto Massimo Bossetti in auto con Yara. Come non è neppure sperabile che dopo aver analizzato e rianalizzato tutto con minuzioso scrupolo, in un supplemento di indagini si riesca a trovare con sicura certezza un riscontro che provi la salita di Yara sul furgone di Bossetti proprio la sera dell'omicidio. Mamma che cu.., che fortuna, verrebbe da dire.

Ma a pensarci bene non è fortuna. Anzi, ciò che Grazia Longo (e chi l'ha mediaticamente seguita con copia incolla più o meno simili) vuole farci credere importante, è il nulla assoluto che in un tribunale serio con giudici seri vale zero. Oddio, è vero che il nulla degli zeri a volte è molto remunerativo per alcuni, specialmente per chi opera per l'informazione - visto che sono tanti a far soldi a molti zeri parlando del nulla sugli schermi televisivi - visto che è facile convincere le casalinghe distratte con pensieri, parole, opere e omissioni... soprattutto con le omissioni. Perché è chiaro che Grazia Longo nel suo articolo ha cercato di sviarci e per la voglia di usare toni colpevolisti ha omesso di parlare della parte logica della faccenda. Vuoi che non conosca la logica? La conoscerà, immaginiamo, anche se parlando dei fili rinvenuti sui leggings paragonati al tessuto del sedile ha scritto: gli esami di laboratorio dei Ris, sostenuti anche dalle analisi dell’anatomopatologa forense Cristina Cattaneo, attesterebbero che si tratta dello stesso materiale. Questo significa, tenuto conto che non si sono fatte comparazioni coi sedili di altri furgoni e auto (prima di tutte con quelle in uso alla famiglia Gambirasio) che anche il sedile dell'Iveco Daily del mio vicino di casa è probabilmente dello stesso materiale. Significa che forse Yara si è seduta su un sedile rivestito con un anonimo tessuto per sedili. Oppure vuol farci intendere, ma questo la Longo non lo sa e non lo dice, che si son trovate caratteristiche particolari nei sedili del furgone di Bossetti? Caratteristiche che non danno scampo all'imputato e impediscono di pensare che Yara si sia seduta su un'altra auto, magari su una di quelle in uso alla sua famiglia? Che ne so, forse che Massimo Bossetti ha modificato i suoi sedili facendoli rivestire in alcantara o in un introvabile tessuto scozzese con scacchi cuciti con fili d'oro?

Se non si son fatte altre comparazioni e quanto trovato sui leggings è solo un tessuto dello stesso materiale, come scritto dalla Longo tra le righe di un articolo colpevolista, quindi al massimo "compatibile" con quello presente sui sedili del furgone di Bossetti, si deve ammettere che la procura non ha affatto una seconda prova regina. Come si deve ammettere, avendo il coraggio di abbandonare il pregiudizio e usare il buonsenso, che il dna di ignotouno non è più una prova regina, visto il mitocondriale presente nella stessa traccia e ascrivibile ad altri. Meglio sarebbe se la giornalista e i suoi colleghi lasciassero stare i nobili dei piani alti e si basassero sui nobili dei piani bassi. Insomma, certe volte, se proprio non si riesce a tacere, è meglio parlare di baroni e baronesse piuttosto che di re e regine. Anche perché si scade nel ridicolo e si fa fatica a far credere che si stia facendo vero giornalismo se si afferma, come affermato da Grazia Longo, che la conferma della ricostruzione accusatoria e della colpevolezza di Bossetti viene dalla "presenza del camioncino bianco cassonato vicino alla palestra di Brembate frequentata da Yara ... del resto già suffragata dalle telecamere e dalla testimonianza di un passante"

Mi permetta la Longo, che ho notato se ne sta allineata alla procura senza neppure pensare di vagliare ipotesi contrarie o garantiste, di dissentire e di spiegarle le mie ragioni. Primo: che il furgone passato da Brembate sia di Bossetti lo dice solo l'accusa. E lo dice anche se nei filmati non si vede né la targa né chi lo guida. Certo, si è detto che la procura ha chiamato un esperto della Iveco e che lui ha garantito che il furgone è quello di Bossetti. Ma come ha fatto a garantirlo non si sa e non possiamo neppure chiederglielo, visto che non ci hanno detto chi sia il bravo esperto di furgoni cassonati. Inoltre, fra parentesi, non sappiamo neppure quanti furgoni simili a quello filmato siano stati venduti a Bergamo e dintorni, né sappiamo quanti ne girino per la bergamasca sulle sei di sera di un novembre qualsiasi. Non sappiamo nulla, se non che Yara non doveva andare in palestra quel giorno, se non che aveva deciso di portare il registratore al posto di sua sorella solo alle 17.15 e non prima, se non che, quindi, nessuno che la conoscesse (ipotizzando come fa la procura che Bossetti l'avesse conosciuta) poteva girare attorno alla palestra alle 18.00 in attesa che uscisse: perché Yara non doveva proprio esserci quel giorno a quell'ora in quel posto. Oltre a questo, sappiamo quanto vuol farci sapere la procura. Un nulla sistemato a modo in cui si insinuano Grazia Longo e altri suoi colleghi. Lei è certa che l'esperto, che neppure si sa se esista dato che è sconosciuto anche ai media, a processo confermerà le indiscrezioni sul riconoscimento del furgone. E io mi auguro sia così, perché se non lo fosse si dimostrerebbe una giornalista poco professionale che pubblica cazzate non verificate. Come Maria Grazia Liguori, di Repubblica, che in fase di indagini preliminari sparò a zero su Federico Focherini dimostrando a tutti, vista la successiva assoluzione dell'imputato bistrattato e da lei trattato come un bieco assassino, di scrivere le cazzate portate dall'accusa al solo scopo di vendere qualche copia in più e forse per uno spicchio di pubblicità.

In poche parole, non v'è certezza che le telecamere abbiano inquadrato il furgone di Bossetti. Come non v'è neppure certezza che si possa credere alla memoria di una donna presentatasi dopo quattro anni per dire che nell'estate 2010 le parve di aver visto Bossetti (riconosciuto dopo il suo arresto grazie alle foto pubblicate sui media) fermo in un parcheggio della palestra, in auto, assieme a una ragazza che forse poteva essere Yara. Su questo punto ci sarebbe da chiedersi troppe cose, ad esempio come sia possibile che Yara non abbia mai parlato a nessuna amica di quel signore con cui era in confidenza, come sia possibile che nessun altro abbia parlato di quell'auto e di quel signore biondo, come è possibile che non esistesse un rapporto di confidenza in casa propria, con la madre, con la sorella o anche con suo fratello, a cui parlò di un uomo grassoccio col pizzo che le incuteva paura. Ma queste sono domande che non servono, perché dopo essersi chiesti se i giornalisti hanno una memoria storica degli avvenimenti che loro stessi raccontano, dopo essersi chiesti se la procura ha una memoria storica degli eventi accaduti prima dell'omicidio di Yara (e se ha indagato deve averla), la domanda pregnante e pressante è questa: 

Visto che Yara all'inizio dell'estate 2010 è andata - come tutti gli anni - dai nonni materni a Tricase Porto, in Puglia, che i suoi genitori sono scesi solo per le ferie di agosto, prima la madre poi il padre, che sono saliti nuovamente a Brembate solo a fine estate... chi ha visto la signora quell'estate in quel parcheggio? (link di conferma)

Dai su, fate i bravi e rispondete. Chi ha visto la signora? Non di certo Yara, che non era a Brembate in quell'estate, forse un padre che litigava con la figlia? Dovete sapere che spesso capita che padre e figli adolescenti litighino. Perché l'adolescenza è il periodo peggiore da affrontare e se un padre non è preparato a tutto, anche a spiegare la sessualità, rischia di restare fuori dalla mente e dalle confidenze di suo figlio. E un buon padre vuole che il figlio chieda aiuto a lui se ne ha bisogno. Non che vada a cercarlo su internet da solo. I figli vanno seguiti perché devono imparare tante cose. A rispettare gli altri, ad esempio, se gli altri meritano rispetto. A non giudicare l'uomo dalle apparenze e da ciò che ci racconta la massa. Perché spesso la massa ama far chiacchiere ed è meglio ascoltare due campane per capire quale sia la più intonata e melodiosa. L'hanno imparato questo i giornalisti moderni o nessuno di loro ha avuto un buon padre, un buon maestro, capace di insegnare la regola basilare in cui si fonde una vera società democratica?

C'era una volta il giornalismo. Era una cosa seria, una cosa da idealizzare fatta con cura da chi voleva che le informazioni non arrivassero distorte. Erano idealisti i ragazzi che sognavano di diventare giornalisti. Erano idealisti quei giornalisti che nascosti dal fumo della sigaretta lavoravano giorno e notte e non si piegavano al potere o all'audience padre del dio denaro. Erano uomini veri che passavano mesi interi a lavorare nell'ombra pur di fornire una notizia sicura, pur di denunciare le storture... anche di chi deteneva e usava a suo piacimento il potere conferitogli dal popolo. Da allora tante cose sono cambiate. L'aria e l'acqua sono diverse, dense di smog e veleni. La società e i rapporti interpersonali sono diversi, densi di smog e veleni. La politica e i partiti sono diversi, densi di smog e veleni. La magistratura e i poteri dello stato sono diversi, densi di smog e veleni. L'informazione è diversa, perché negli ultimi anni si è modificata e invece di criticare e denunciare si è uniformata al potere. Una volta c'erano i giornali del mattino col loro odore inconfondibile che sapeva di verità. Oggi ci sono giornali colorati che politicamente ci raccontano la stessa storia in maniera diversa, ma che sulla cronaca nera si sono uniformati all'audience. Una volta c'erano settimanali che non avevano paura di affondare i denti nei retroscena più scabrosi della politica, della "razza padrona" e della magistratura. Una volta non c'era resa e non c'era patteggiamento.

Sapevate che "l'Espresso" fu aperto grazie a un finanziamento di Adriano Olivetti? Sapevate che per quanto scrivevano e scoperchiavano i ragazzi terribili del '55 ci fu chi ordinò di non acquistare più macchine da scrivere dalla Olivetti? Sapevate che il modo di scrivere dei ragazzi terribili non cambiò, nonostante le pressioni, e fu Adriano Olivetti nel '57 a cedere al potere costituito fino a regalare il settimanale pur di continuare a vendere le sue macchine da scrivere? Non furono i giornalisti ad arrendersi, fu l'editore che gettò la spugna lasciando che Scalfari & Co. continuassero a fare il loro lavoro.

Quei ragazzi a un certo punto sparirono. Cambiarono anche loro e così il modo di fare giornalismo. E oggi c'è altra gente che crede di fare informazione... crede.


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35 commenti:

Etrusco ha detto...

Interessante l'articolo quando parla di colori politici e cronaca nera. E anche per il resto, nella parte dedicata all'esperto Iveco.
E' proprio a proposito dell'argomento Iveco che vorrei dare il mio contributo, pur non essendo un esperto Iveco.
Nella ditta con la quale collaboravo, c'erano dei furgoni Iveco Daily: alcuni erano come quello di Bossetti, della stessa serie, altri erano invece più vecchi, della serie precedente e li conosco abbastanza bene. Quando ho visto con attenzione i video di QG, ho notato subito che la forma dei fanali era quella del modello precedente, ma a causa dell'immagine sgranata qualche dubbio ce l'avevo. Dubbio che è svanito quando ho notato la posizione delle frecce e delle prese d'aria scure sul cofano, caratteristiche della serie precedente.
Non capisco come un esperto Iveco possa affermare che quello è il furgone di Bossetti, basandosi sulla forma del serbatoio che è in ombra, quando sono visibili elementi in luce che differiscono da un modello all'altro.
Invito tutti a verificare personalmente le differenze tra le due serie e vedere a quale delle due appartiene il furgone del video, è un gioco da ragazzini.
Non a caso Salvagni ha detto che sull'argomento furgoni "ci sarà da ridere".
Probabile che l'esperto Iveco si sia accorto del serbatoio uguale e che solo questo elemento sia stato divulgato dai giornalisti.




sorianablu ha detto...

Non sarebbe la prima volta quando Grazia Longo si dimostra una giornalista poco professionale che pubblica cazzate non verificate. Basta ricordare suoi articoli su Stamina e interventi a Vita in diretta, dove una volta fingeva di aver fatto un'intervista ed era smascherata. Cazzate non verificate è solita a pubblicare La Stampa, e posso confermarlo sullo stesso esempio di stamina, quando le bugie scritte non erano mai smentite. Però sarebbe bastato fare una chiamata di verifica (5 min!)per non scriverle nemmeno. Di quale onesta professionale parliamo, è un concetto inesistente, manco sanno cosa sia. Giornalisti scrivono solo sulle indicazioni dell'editore, a loro non interessa la verità, e casi di cronaca nera non sono l' eccezione. Dopo la conferenza dei genitori su risultati della cura, giornalisti sono scappati via senza prendere documenti che genitori volevano consegnare loro(e che smentivano scritto da loro in precedenza sul caso!),e genitori dovevano rincorrerli fuori dall'aula (ci sono video su Youtube!) per consegnarli. Roba da matti insomma, .... erano appunto Grazia Longo e Paolo Russo di La Stampa. Come vedo da questo articolo non si smentiscono mai.

Vanna ha detto...

Massimo buongiorno!
Hai ragione da vendere, la "montatura Bossetti" è piena di ombre per non far vedere cosa c'è dietro.

Hanno costruito una struttura, per stare nel tema delle costruzioni, fornita di pannelli per le allodole.

Se questi avvocati hanno grinta, possono smontare la costruzione pezzo per pezzo.

Ieri pomeriggio al 1° canale tv, ho sentito la testimonianza di una signora che si rende disponibile a raccontare agli inquirenti ciò che lei sa su un tizio che aveva una storia con una ragazza di nome " Yara" di Brembate.

La signora già ha depositato i suoi ricordi agli avvocati di B. e sembra lo avesse fatto ai carabinieri che non ne tennero conto all'epoca.

Dallo studio si è chiesto il parere di Biavardi che ha urlato che non si può calunniare una bambina.

Non intendo polemizzare col Biavardi, ma se la ragazzina aveva una simpatia, una storia con un ragazzo più grande a tredici anni,non è calunnia, è realtà: a 13 anni non è raro che si desideri essere più grandi, che si possano avere curiosità, emozioni, sentimenti e desideri.

Mentre su Sarah si è frugato negli scritti e si è detto di tutto, su Yara nulla è trapelato perché era una "bambina" che però nel tardo pomeriggio di una giornata molto corta e buia, nella quale non doveva uscire, andava e tornava dalla palestra.

Le bambine si accompagnano, e non si avvisò il papà che passava in zona, di riprenderla lungo la via.

Il caso Yara anche ha le sue zone d'ombra che dovevano essere illuminate invece di oscurarle con le parole "discrezione e bambina".

Ho letto tempo fa che alcune vaste zone campestri del bresciano sono state oggetto di versamenti di prodotti fortemente inquinanti.
E i campi confinanti sono coltivati!
Anche questo è oscurato da ombre.

E' evidente che qualcosa non funziona, che si deve coprire il marcio che c'è nell'economia di quella zona, mettendo dentro un muratore che ha un furgoncino bianco come centinaia di altri.

un caro saluto.

Vanna

TommyS. ha detto...

Massimo

E' quasi inutile che ti esprima tutta la mia approvazione per l'articolo, visto che già ieri mi sembra fosse ben chiaro il mio sdegno per l'articolo della Longo e per la Procura di Bergamo che anziché svolgere il suo ruolo istituzionale ed attenersi alle regole e norme delle quali la repubblica italiana ha voluto dotarsi in campo giudiziario, persegue pervicacemente una strategia di demolizione mediatica dell'indagato con l'unico scopo di estorcere una confessione (che la solleverebbe enormemente dai rischi che si annidano in un processo) o di arrivare alla chiusura delle indagini ed alla richiesta di rinvio in una posizione di predominio assoluto.

La mia impressione è che non si tratti di quotidiani ed editori ma semplicemente di giornalisti singoli che per motivi oscuri si prestano a manovre sospette pur con il beneplacito dei propri direttori che forse assistono inerti a manovre esterne alle redazioni.

Lo stiamo verificando con la Longo come in un passato recente con altri giornalisti di altre testate che si sono prestati a manovre vergognose tanto da far intervenire il Garante.

Ma ne La Stampa, come in altri quotidiani e periodici, sai benissimo, vi sono anche altri giornalisti che osano prendere posizioni indipendenti e controcorrente (per fare nomi, penso alla Corbi o ad Abbate a Panorama) e conoscendo personalmente un ex vice-direttore di quel quotidiano, che apprezzo e stimo (non uno di quelli famosi ma uno che proviene dalla gavetta delle redazioni di cronaca), so che è effettivamente così.

Per cui bisognerebbe domandarsi se tutto questo faccia parte di una manovra a più ampio respiro che preveda anche la creazione di una rete diffusa di referenti "amici" presso tutti i media, da attivare a seconda delle convenienze del momento e degli interessi ora di una Procura ora di altri organi ufficiali e non solo dello Stato.

Massimo M ha detto...

Caro Massimo,
mi verrebbe da dire............se non ci fossi tu......
Sul caso Bossetti sono davvero avvilito perchè è troppo grosso lo sdegno che provo.
Credo che rispetto a tutti gli altri casi........in questo qui il ruolo mediatico non ha avuto davvero eguali. Sono molto preoccupato, molto preoccupato.
Ti ringrazio per l'articolo che mi ha tirato un pò su di morale.

TommyS. ha detto...

Collegandomi al commento precedente, mentre ancora oggi la Longo sfrutta l'onda lunga dell'articolo di ieri con uno nuovo dove si punta sulla richiesta della famiglia Gambirasio a Bossetti di parlare dicendo finalmente quello che sa (mi ricorda la famiglia Rea come anche Concetta Serrano ed i loro accorati inviti a confessare), le nuove "indiscrezioni" provenienti da "fonti vicine agli ambienti giudiziari" sono arrivate alle attente orecchie di un'altra solerte giornalista. Questa volta si tratta della signora Giuliana Ubbiali del Corriere.

Buona regola della strategia della disinformazione è difatti quella di non affidarsi solamente ad una voce ma di usare sapientemente, diffondendo le notizie con il contagocce (ed ogni volta sempre più dettagliate affinché ciascuna sia confermativa di quella precedente), più sorgenti. L'effetto complessivo sarà in effetti un attacco perfetto su più fronti nei confronti di chi è impossibilitato a difendersi (in totale spregio dei diritti costituzionali e di quelli sanciti dalla CEDU, quest'ultima firmata e riconosciuta dallo Stato Italiano).

Difatti, mentre Salvagni continua, quasi inascoltato, a manifestare la sua indignazione per quello che sta avvenendo a pochi giorni dalla pronuncia della Cassazione, sempre dalle stesse articolate fonti giornalistiche, sembra emergere che questa perizia del RIS verrà allegata unicamente al fascicolo del PM nel momento della chiusura delle indagini (da qui il ventilato esposto per violazione del segreto istruttorio) rendendo impossibile alla difesa di controbattere in alcun modo, ed allo stesso tempo che questi accertamenti tecnici sul tessuto dei sedili siano stati fatti non in presenza dei consulenti dell'indagato in quanto ripetibili (ma la condanna mediatica unanime di Bossetti è oramai cosa fatta dalla quale non si tornerà indietro).

Unknown ha detto...

Ho sentito spesso la donnetta citata nell'ottimo articolo esprimere in tv le sue requisitorie colpevoliste. Risulta particolarmente odiosa a causa del suo manifesto cinismo. Si percepisce chiaramente che farebbe qualunque cosa per accreditare presso i suoi incauti lettori le tesi delle varie procure. Il problema della nostra informazione è che manca un contrappeso garantista. Persino una persona ragionevole come Meluzzi troppo spesso preferisce chinare la testa, pur di non rischiare una collaborazione televisiva. La Longo fa parte di un immondo teatrino colpevolista di cui sono un po' complici. Molto apprezzabile, per tale motivo, l'opera disvelatrice di questo meritorio blog.
Claudio Romitit

Massimo M ha detto...

Comunque io posso passare sopra a tutto quando si discute di materiale che effettivamente non si conosce nella prova documentale (tipo DNA) e su cui facciamo ipotesi.
Ma santo Cielo, affermare che quel benedetto Furgone ripreso dalla banca in Via Rampinelli sia di Bossetti lo trovo uno sfregio alla realtà dei fatti. Delle altre riprese non discuto perchè non ho i filmati, ma il furgone che viene ripreso dalla Banca NON PUO' ESSERE MAI E POI MAI quello di Bossetti.
Il furgone in Video ha due fari anteriori che descrivono un flusso luminoso a losanga sporca, fascio che i fari del furgone di Bossetti, a NASTRO e rettangolari, non possono mai descrivere. Fra le altre cose, il furgone modello di Bossetti ha numerosi elementi che nel furgone del video non sono visibili.

Anonimo ha detto...

da LA STAMPA
18-02

Lo stesso materiale

E ora la verità scientifica si impone in maniera incontrovertibile. Le minuscole tracce di fibre sono state esaminate al microscopio dai Ris agli ordini del colonnello Lago e del generale Angelosanto e anche dalla anatomopatologa forense Cristina Cattaneo. Il risultato non lascia margini ad altre interpretazioni. Non sono materiali simili, è proprio lo stesso. Non si tratta di fibre che potrebbero derivare da un qualsiasi altro sedile di Iveco Daily. È proprio quello di Massimo Bossetti. Un macigno si abbatte sul quarantaquattrenne, sposato, padre di tre figli, che dal carcere continua a urlare la sua innocenza. «Io non c’entro niente. Non ho mai incontrato Yara in vita mia».

Anonimo ha detto...

Che si metta d'accordo con se stessa o con chi gli passa le informazioni. Ieri aveva scritto che si trattava dello stesso materiale, oggi scrive che sono fibre del sedile di Bossetti. Domani cosa dirà? Che il muratore le fibre le aveva firmate col dna sputando sopra il sedile? Che schifo! Mentre alla difesa viene negata la perizia la signora Longo macina gioco in favore della procura dimenticando la presunzione di innocenza.

Giò

Anonimo ha detto...

Vado direttamente al punto senza troppi preamboli: prima di pubblicare qualcosa su carta stampata o online, e metterci firma e faccia, e' sempre il caso di chiedere un secondo parere. Parliamo di fibre.

1. In forensica le fibre sono divise tra naturali e sintetiche, all'interno di queste 2 megacategorie esiste una lista talmente lunga di microcategorie da rendere il matching realmente complesso,
soprattutto se l'oggetto ricevente e' fatto esso stesso di fibre e se a comporre le fibre trasferite su stoffa c'e' un thread misto (eg. 20% cotone, 1% elastan, 8% nylon, ecc).

2. Il rinvenimento di fibre in forensica non equivale a trasferimento diretto delle stesse sull'oggetto ricevente. Esattamente come per il touch DNA, esistono anche per le fibre primary, secondary e
addirittura tertiary transfers.

3. Come gia' scritto da Massimo, le fibre componenti una determinata copertura di sedili per automobili non sono uniche ad un veicolo, ma presenti su migliaia di vetture della stessa casa produttrice.

4. Le case automobilistiche preferiscono in massa coperture rase a "very low shedability". Tra l'altro poi la capacita' di trasferimento diminuisce drasticamente con l'uso del sedile. Basterebbe fare lo sticky tape test al furgone di Bossetti per determinare la possibilita' di trasferimento del sedile del passeggero.

5. Gli indumenti in lycra hanno tra le minori capacita' in assoluto tra tutti i tessuti ad attrarre ed intrappolare fibre e persino microfibre.

6. Il trasferimento di fibre sintetiche e' meno frequente di quello di fibre naturali (lana, cotone, ecc). Le coperture dei sedili (a parte i sedili in pelle!) sono il parte o in toto sintetice.

7. Se anche mai microfobre sintetiche si fossero trasferite per frizione dal sedile di Bossetti ai leggings di Yara, mai nessuno avrebbe potuto reperirle in sede autoptica. Infatti:

A) qualunque zona dei legging presentasse fibre in ante e peri mortem, in fase di post mortem o e' stata "lavata" dalla pioggia o ha subito il contatto diretto sotto pressione di un cadavere con il terreno sottostante, zuppo di pioggia e neve a tratti, oltre che di liquidi
acidi di rilascio corporeo;

B) le fibre, quando presenti, si rilevano o sul luogo del delitto o in fase di autopsia, si catalogano, si documentano e si conservano in attesa di un match. Se realmente esistesse un match con il furgone di Bossetti, sarebbe saltato agli occhi il giorno stesso dell'esame di quei sedili, oltre 7 mesi fa.

C) last but by no means least, esistono studi comprovati sulla persistenza di fibre su tessuto. Ebbene, su corpo in movimento circa l'80% di fibre trasferite su tessuto viene disperso entro le prime 4h dal trasferimento e il rimanente 20% viene disperso nelle successive 18-24h. Su cadavere invece, se il transfer e' avvenuto a ridosso della morte, si contano da pochi giorni a max 2 settimane se esposto all'aperto.

A voi le conclusioni...!

Ciao. Annika

magica ha detto...

ieri sera a "la vita in diretta"
il girnalista dei "giallognolo".

abbiamo sentito la testimonianza di quellaa signora che affitta appartamenti .
la signora non sosteneva che la ragazzina avesse una tresca con il rumeno , aveva detto che era il rumeno che si era invaghito della ragazzina . sentendo questa signora il gilllagnolo poteva commentare su questa testimonianza ?.. invece ha alzato la voce come per intimorire la testimone . dopo tutte le ingiurie inflitte su bossetti INNOCENTE non se la sentirebbe di rettificare ,? un giallognolo che vira al verde marcio. che gentaglia .


Anonimo ha detto...

Sui pantaloncini la prova che Yara salì sul furgone di Bossetti
Svolta dopo le ultime analisi dei Ris di Parma: i fili trovati sugli indumenti sono gli stessi dei sedili

17/02/2015
GRAZIA LONGO
ROMA
Oramai anche gli ultimi dubbi starebbero per scomparire. Secondo ricostruzioni più che attendibili, infatti, Yara Gambirasio, il 26 novembre 2010, sarebbe salita sul furgone di Massimo Bossetti per andare incontro alla morte. Sui suoi leggings di tredicenne ingenua e dolce sono stati ritrovati fili del sedile del camioncino del suo presunto assassino.
Nelle aule dei tribunali le chiamano «prove regine», quelle cioè che scrivono la parola fine a dubbi e perplessità. E in questa orribile storia di depravazione sessuale sconfinata in omicidio non ce n’è una sola, bensì due.

Dopo il Dna del muratore di Mapello rinvenuto sugli slip e i leggings di Yara, ci sarebbe ora quest’altro importante, importantissimo elemento che, secondo la pubblica accusa, lo inchioda alle sue responsabilità. E ancora una volta si deve tutto alla tenacia della pm titolare dell’inchiesta, Letizia Ruggeri che non ha mai trascurato alcun elemento in un delitto difficile da risolvere come questo. Come già per il Dna, anche per i fili del tessuto dei sedili del furgone, preziosa è stata l’attività svolta dai carabinieri del Ris agli ordini del colonnello Giampietro Lago e del Racis, alla guida del generale Pasquale Angelosanto. Gli 007 di cellule, polveri e particelle infinitesimali ma fondamentali per ricostruire il puzzle di un delitto hanno lavorato sodo, per mesi, dal momento dell’arresto di Bossetti, lo scorso 16 giugno.
Il risultato non si è fatto attendere. La comparazione scientifica - minuziosa, precisa, rigorosa - ha dimostrato che quegli esili fili di stoffa rinvenuti sulla parte esterna dei leggings della ragazzina appartenevano proprio al tessuto delle poltroncine dell’Iveco Daily di Bossetti. Non ci sarebbero dunque esitazioni: gli esami di laboratorio dei Ris, sostenuti anche dalle analisi dell’anatomopatologa forense Cristina Cattaneo, attesterebbero che si tratta dello stesso materiale. La presenza del camioncino bianco cassonato vicino alla palestra di Brembate frequentata da Yara era del resto già suffragata dalle telecamere e dalla testimonianza di un passante....

Anonimo ha detto...

Yara Gambirasio, l’ultimo desiderio dei genitori: “Adesso Bossetti dica quello che sa”
Dopo la perizia sui tessuti dei sedili del furgone pronto l’atto di chiusura delle indagini. I legali del muratore di Mapello: ci difenderemo al processo
ANSA
Yara Gambirasio, la ragazza di 13 anni morta nel 2010



18/02/2015
GRAZIA LONGO
ROMA
Mai come in questo caso la parola «svolta» assume un significato tanto importante. Certo, a inchiodare Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio c’era già la prova del Dna. Ma la svolta arriva dalla presenza del tessuto dei sedili del suo furgone sui leggings della tredicenne.

Il cerchio si stringe
E così, mentre si avvicina la chiusura delle indagini, si stringe sempre di più il cerchio intorno al suo presunto assassino. La comparazione scientifica effettuata dai carabinieri del Ris di Parma tra quegli esili fili recuperati sulla parte esterna dei leggings e quelli del sedile dell’Iveco Daily non lascia ombra di dubbio. Yara è salita su quel camioncino - rapita? costretta sotto minaccia? - per il suo ultimo viaggio. Secondo gli investigatori è successo poco prima delle 19 del 26 novembre del 2010, quando l’immagine di un furgone bianco cassonato identico a quello del carpentiere di Mapello, scompare dalle telecamere che fino a quel momento lo avevano immortalato vicino alla palestra di Brembate dove Yara andava ad allenarsi.

Lo stesso materiale
E ora la verità scientifica si impone in maniera incontrovertibile. Le minuscole tracce di fibre sono state esaminate al microscopio dai Ris agli ordini del colonnello Lago e del generale Angelosanto e anche dalla anatomopatologa forense Cristina Cattaneo. Il risultato non lascia margini ad altre interpretazioni. Non sono materiali simili, è proprio lo stesso. Non si tratta di fibre che potrebbero derivare da un qualsiasi altro sedile di Iveco Daily. È proprio quello di Massimo Bossetti. Un macigno si abbatte sul quarantaquattrenne, sposato, padre di tre figli, che dal carcere continua a urlare la sua innocenza. «Io non c’entro niente. Non ho mai incontrato Yara in vita mia».

La difesa insiste
E anche il suo avvocato, Claudio Salvagni, ribadisce la sua onestà. E di fronte all’ultimo elemento, schiacciante, dell’impianto accusatorio insiste: «Tutto viene letto contro il mio assistito, ci difenderemo a processo. Dove insisteremo anche sulla prova del Dna che non tiene conto delle tracce di Dna mitocondriale diverse da quelle di Bossetti».

Le udienze
E mentre la Procura di Bergamo, guidata da Francesco Dettori, si accinge a scrivere la parola fine all’inchiesta, la difesa di Bossetti si prepara a due nuove mosse giudiziarie. Il nuovo appello da presentare al Riesame - dopo la seconda bocciatura del gip di Bergamo - e l’udienza in Cassazione fissata per il prossimo 25 febbraio.

I genitori di Yara, Maria e Fulvio Gambirasio, chiusi nel loro dolore, continuano a mantenere un atteggiamento riservato e discreto. Ma chi sta accanto a loro racconta che hanno un desiderio. Vorrebbero che Massimo Bossetti, raccontasse finalmente e una volta per tutte la verità.

Anonimo ha detto...

grazie annika, per me è sempre un piacere leggerti.

grazia longo deve ringraziare mammarai

giornalai che non fanno domande e non se le pongono.
dopotutto se nella classifica d'informazione. non debbono dire colpa della mafia, della pol(l)itica, è colpa loro che si pronano e non fanno piu domande, se ne hanno da fare.

luca

TommyS. ha detto...

Annika

Grazie per l'ennesimo tuo preziosissimo contributo.

Personalmente non credo che per la difesa sarà molto difficile indebolire se non annullare il valore probatorio di questa presunta seconda "prova regina". Peccato che lo potrà fare solamente in occasione dell'udienza preliminare e del successivo dibattimento in aula (scontata l'autorizzazione a procedere del GUP) in quanto la Procura si tiene ben stretta questa perizia e la renderà nota alla difesa solamente a chiusura delle indagini ed alla richiesta di rinvio a giudizio. A quel punto il danno prodotto da una perizia frutto sì su analisi di laboratorio forse serie e scrupolose ma fondata su basi empiriche che in un processo non potrebbero essere ammesse (ricordi il famoso french kiss?) sarà già abbondantemente fatto grazie al solerte contributo delle fidate Longo e Ubbiali.

Perché basta leggere l'articolo di oggi del Corriere

http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/15_febbraio_18/dalle-analisi-2000-iveco-schedati-yara-cosi-inquirenti-sono-arrivati-svolta-furgone-e70056fc-b740-11e4-bef5-103489912308.shtml

per rendersi conto della base scientifica e di alto valore forense della perizia

"Al Ris di Parma hanno simulato la scena. Un capitano donna [Notare la raffinatezza nella scelta di un carabiniere donna alla quale spero abbiano fatto indossare dei leggings similpelle ed un giubbino molto sexy. Ndr] dei carabinieri è salita sul furgone Iveco Daily di Massimo Giuseppe Bossetti e si è seduta sul sedile. Quando è scesa, sui vestiti aveva appiccicate fibre del tessuto sintetico di tipo industriale che lo riveste.

Non vorrei mai che in una futura perizia della corte dovessero sacrificare il capitano in questione lasciandola agonizzare nel campo di Chignolo ed andandola a riprendere dopo tre mesi. Lo troverei davvero eccessivo.

Massimo M ha detto...

Questa è la prima cosa che mi è venuta in mente:
http://barziservice.com/imagebank/photogallery/images/pq480t0-INTERNO%20DAILY-1.jpg

Ci sono tutti: grigio, giallo, blu e celeste.
Sono i sedili di un corriere

Vanna ha detto...

Annika, GRAZIE!

Vanna

Kris ha detto...

Grazie Massimo e Annika.
Una cosa mi sfugge però...le fibre rosse e di juta che fine hanno fatto?

Kris

TommyS. ha detto...

Con un tempismo da staffetta 4x100 stile libero, arriva la ciliegina finale offertaci dal tenente colonnello Giampietro Lago del RIS all'uscita dal vertice in Procura.

https://www.youtube.com/watch?v=Sy0oiAmgVIw

che si presta ai microfoni (anche a quello di Sturlese Tosi che cerca invano di avere conferma sul fatto che si parli di "compatibilità") dei giornalisti dietro chiaro mandato del PM Ruggeri che assiste sorniona alla scena da poco distante.

E questo alla faccia dei diritti della difesa che non potrà ancora prendere visione della perizia ma che difficilmente potrà provare la violazione del segreto istruttorio visto che l'intervista è stata rilasciata appositamente per dare una conferma ufficiale alle "indiscrezioni" (scherzo naturalmente, in quanto si tratta di vere e proprie soffiate) della stampa come se si volesse chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.

Non possiamo più stupirci di nulla a questo punto e quindi prepariamoci alla stoccata finale che saranno le confidenze del vicino di cella che forse nel sonno avrà sentito Bossetti ammettere il delitto con tanto di particolari.

Massimo M ha detto...

Io la cosa che non riesco a capire è questa:
ho fatto una ricerca piuttosto lunga. Ho trovato svariate foto di sedili di autobus (Iveco fra l'altro) in cui nei tessuti sintetici c'è, in svariatissimi casi, sempre il blu, celeste, grigio e giallo.
Voglio dire che non riesco a capire in base a quale presupposto quei resti di fibre sintetiche trovate sui leggings e sul giubbotto debbano appartenere ai sedili del furgone di Massimo Bossetti.
Eppure da quello che mi risulta, Yara prendeva ogni giorno l'autobus per andare a scuola a Bergamo. Questi dannati Inquirenti, al limite, devono sapere che dei 2000 Furgoni analizzati non ci facciamo nulla assolutamente. Sono microfili, sono fibre che permettono di individuare al limite una cromaticità MA NON IL DISEGNO dei tessuti dei sedili. Se nella mia macchina vi fosse un tessuto con disegnato un orsacchiotto giallo su sfondo grigio...........e su una macchina diversa vi fossero disegnate delle righe gialle e grigio................in entrambe i casi sedendosi sopra..........al limte rimarranno attaccati microfili gialli e grigi.............ma sono della mia macchina o dell'altra macchina? Come provarlo? IMPOSSIBILE al pari di uno stesso materiale sintetico utilizzato.
Quale Autobus prendeva Yara per andare a scuola a Bergamo? Che tipo di tessuto hanno questi autobus?
Sono presenti all'interno della palestra delle sedute di attesa rivestite in sintetico con cromaticità giallo, blu, celeste e grigio?
Io sono allibito. Come si fa a vendere come prova della svolta una scoperta che di per se non svolta assolutamente NULLA!
Ma soprattutto mi chiedo:
- dove starebbe il tessuto giallo nel rivestimento tessile dell'Iveco Daily modello precedente al 2000? Non esiste il giallo. Ho verificato la tappezzeria.
- ma non si era vociferato, secondo indiscrezioni, quando non si trovò nessuna traccia.......che il Bossetti avesse modificato la tappezzeria?

Anonimo ha detto...

Che questa giornalista in fatto di crimine ha dimostrato più volte di non capirci proprio niente ormai lo hanno capito in tanti. Le prove dal 16 agosto giorno dell'arresto di Bossetti, sono solo incongruenze. gli inquirenti si stanno affannando parecchio per costruire prove che girano attorno a un DNA che non si sa ancora come sia uscito fuori. Ai voglia a dire che è di Guerinoni, ma se quest'uomo è morto da tanti anni prima, come è dove hanno trovato le sue tracce? Da un francobollo posto dietro la saliva sua. Ma sta cartolina dove l'hanno pescata com'è che gli inquirenti se la trovano tra le mani. E' arrivata a loro dall'oltre tomba di Guerinoni? Perché si trovano tra le mani una cartolina di Guerinoni e non di qualcun altro visto che il test del DNA lo hanno fatto in molti e tutti vivi? Mistero, non si capisce. Dunque parlavo solo di incongruenze. Infatti le prove sono solo invenzioni adattate al DNA di ignoto1, non hanno niente a che vedere con le indagini della prima ora subito dopo la scomparsa di Yara. Allora era emerso che Yara era uscita dalla palestra e strada facendo per tornare a casa, un giovane di Brembate l'ha vista parlare con due persone. quindi questo giovane esiste, ricordo che addirittura quasi volevano coinvolgerlo nella scomparsa di Yara. Un altro dato emerso certo sono i cani molecolari che portano yara al cantiere di Mapello e infine quando ancora si parlava della scomparsa di Yara Fikri parlando con la fidanzata dice: L'hanno uccisa davanti al cancello. Ora Si tratta di ricostruire in base a questi dati certi tutta la dinamica dei fatti, che adesso non sto a esporla per ragioni di tempo. Per non ricordare che allora il probabile furgone era un furgone bianco tutto chiuso uguale a quello imbarcato da Fikri. Un discorso a parte meritano le telefonate tanto discusse nei salotti tlevisivi ma che è semplice capire il perché. Le indagini dall'arresto di Bossetti, mirano a cambiare direzione ecco allora la pista della pedofilia che non ha niente a che vedere con la morte di Yara. Gli inquirenti dopo 4 anni vogliono chiudere il caso e devono trovare qualcuno da incastrare. E' toccato a Bossetti ma poteva essere qualcun altro, bastava trovare un'altra cartolina con il francobollo apposto dietro e l'assassino sarebbe stato sicuramente un altro.

Anonimo ha detto...

Questo pomeriggio GG.Sulas ha dovuto ammettere che i sedili del furgone di Bossetti sono di serie ma l'inviato di canale 5 a Brembate ha dato un'altra notizia che ha dell'incredibile: fatti i dovuti incroci, analizzati i tabulati dei cellulari , al momento del rapimento soltanto il furgone di Bossetti si aggirava nei pressi dell palestra....non so come potranno provarlo ma è evidente che abbiano voluto mettere una pezza alla notizia di ieri riguardo alle fibre dei sedili del furgone
magda

ENRICO ha detto...

Annika,

le tue saltuarie e suggestive "immersioni" nelle acque di questo blog forniscono, come sempre, spunti di riflessione non da poco !

ciao
Enrico

( naturalmente con i saluti di... MARCELLOOOO !)

Luca Cheli ha detto...

Grande articolo Massimo!

Al di là del contenuto, sul quale oramai è diventato persino superfluo dire che condivido in toto, ammiro grandemente lo stile potentemente ma allo stesso tempo raffinatamente sarcastico che hai usato.

"è facile convincere le casalinghe distratte con pensieri, parole, opere e omissioni... soprattutto con le omissioni"

Bellissimo!
Certo anni luce avanti allo stile di chi scrive sotto dettatura, pronto ad essere servo, tanto nell'animo quanto nei fatti.

E condivido anche quanto scrive TommyS:

"Per cui bisognerebbe domandarsi se tutto questo faccia parte di una manovra a più ampio respiro che preveda anche la creazione di una rete diffusa di referenti "amici" presso tutti i media, da attivare a seconda delle convenienze del momento e degli interessi ora di una Procura ora di altri organi ufficiali e non solo dello Stato."

da parte mia senza bisogno di domande.

Ci starebbe proprio bene una bella fiction noir, dal titolo "Giornalismo Criminale".

Etrusco ha detto...

A CLV hanno mostrato il video con fermo immagine dove passa un furgone.

Qualcuno mi spieghi perchè, nonostante sul cassone appaia una striscia rossa esageratamente FLUORESCENTE...poi parlano dei sedili.

Sullo stesso filmato, qualche tempo fa, di quella striscia non era visibile il colore, sembrava l'ombra di una modanatura e non la striscia del furgone di Bossetti.

Etrusco ha detto...

Sul sito del Messaggero c'è un articolo che nel titolo sostiene tracce dei leggins di Yara sui sedili di Bossetti.
Ma all'interno si racconta il contrario, ossia tracce dei sedili sui leggins di Yara.

Massimo M ha detto...

Ad Etrusco
Nel video della banca il Furgone non può essere quello di Bossetti. Non corrispondono i fari anteriori che nel modello di Bossetti sono a nastro e non possono quindi descrivere un fascio luminoso a losanga arrotondata. Fra le altre cose il fascio luminoso e' enorme quasi ad arrivare al parabrezza: cosa impossibile per il modello di Bossetti. Nel furgone del video, poi, mancano i due tagli orizzontali (prese d'aria) proprio sotto il parabrezza che sono nel modello di bossetti........e manca un elemento in plastica nera presente tra la maniglia di lato e la fascia di plastica presente a tre quarti dello sportello. Quel furgone non può essere di Bossetti. Fra le altre cose Denti, prima ancora di far parte del pool della difesa, aveva mostrato uno studio su quel video dove aveva dimostrato il tipo di luce che il modello di Bossetti doveva produrre, completamente diverso da quello che si vede a video. I filmati, invece, del benzinaio, non sono mai stati, stranamente mostrati...............ma se il furgone ha le stesse caratteristiche di quello del video della banca allora e' una bufala............se invece fosse quello di Bossetti e quindi caratteristiche congrue..........allora quello della Banca non è lui e voglio vedere come dimostreranno la tesi di un furgone che si aggirava in loco.
Per quanto concerne i sedili.........CLV li ha fatti vedere. Effettivamente e' presente blu, celeste, grigio e giallo. In realtà il giallo non e' altro che il grigio scolorito sotto l'effetto del tempo e del sole perché quell'Iveco monta quel tessuto con quel disegno che e' blu, celeste e grigio, senza giallo.
Fra le altre cose nell'intervista l'esponente dei RIS.........dichiara il ritrovamento di "fibre corrispondenti"............."analoghe a quelle presenti nei sedili del furgone".............il che smentisce la Longo che invece nell'articolo assicura essere proprio dei sedili di Bossetti.
Insistono con la verifica di 2000 furgoni...........ma forse non si rendono conto che con gli stessi materiali sono foderati i sedili di migliaia di Autobus dove i disegni cambiano ma la colorazione rimane la stessa. E Yara per andare a scuola prendeva l'autobus.
Questa delle fibre e' una bufala che non aggiunge nulla in maniera assoluta.
Addirittura la Longo riporta che la percentuale della cromaticita' di quelle fibre e' corrispondente. Mi viene da ridere. Cioè alla Carabiniera che si è' seduta sul furgone di Bossetti gli sarebbero rimaste attaccate lo stesse percentuali di fibre grigie, blu, celesti e gialle ritrovate sugli abiti di Yara. Scendete da questa Pianta! Vi prego!

Anonimo ha detto...



@ MASSIMO M. ricordati che Grazia Longo non e` dei RIS ma fa supposte indiscrezioni delle perizie,che possono essere false, ma non se ne ricava come fai tu che e` una bufala . Citazione da CN " In criminalistica è ben noto il “Principio di Locard“, che dice questo: ogni ambiente lascia una traccia su chi vi entra e ogni persona che entra in un ambiente lascia traccia di sé. Esattamente quello che è avvenuto con Yara: l’assassino ha lasciato una sua traccia sugli indumenti della vittima, e Yara ha catturato su di sé una traccia dell’ambiente, cioè del furgone. Bossetti i sedili li aveva rivenduti o rottamati precedentemente e si è dovuti cercarli in lungo e in largo dagli sfasciacarrozze della zona per ritrovarli. Poi, avuta certezza che quelli rintracciati fossero quelli giusti, si è proceduto ad analisi comparative di tipo merceologico e chimico, per determinare se il sedile che aveva consegnato i filamenti a Yara fosse proprio quello del furgone di Bossetti." RIS e NON grazia longo, perizia scientifica e NON le chiacchiere dei giornalai longo, sciarelli, abbate ,etc.Le controipotesi di Denti non sono il Verbo.Vedremo chi vincera` la guerra delle perizie .Fran

Anonimo ha detto...

@Fran

Scusa ma come avrebbero fatto, se è vero che Bossetti i sedili li aveva cambiati, a ritrovare dopo anni proprio quelli?
Mica che gli sfasciacarrozze prendono le targhe o i nominativi di chi va lì ad effettuare operazioni.

E comunque nessuno mette in discussione il principio di Locard in se stesso. Se su Yara sono state ritrovate delle fibre di sedili ci si chiede come sia possibile attribuirli univocamente al furgone di Bossetti piuttosto che alle altre migliaia di veicoli che hanno in dotazione lo stesso standard di sedili (e dunque le stesse fibre), ivi compresi, come mostra l'articolo di Gilberto, i pulmini usati per portare i ragazzi a scuola.

Per un attribuzione univoca bisognerebbe che su quelle fibre abbiano trovato molteplici altre tracce (tipo macchie di bevande per fare un esempio) nella stessa concentrazione presente su quelle prese dal furgone di Bossetti, altrimenti si potrà parlare solo di compatibilità e la compatibilità vale sia per il furgone di Bossetti che per le altre migliaia di veicoli appunto.

Stefano

ENRICO ha detto...

vi riporto qui la mia proposta postata sotto l'ultimo articolo di Gilberto M. e Massimo P.

“Suggerirei al Ris di procedere al un "prelievo" a largo raggio delle fibre delle tappezzerie per sedili di automezzi vari circolanti nella regione di Brembate e dintorni ed effettuare il relativo test del DNA per scoprire quale sia la casa automobilistica d’origine e la targa del veicolo dal quale tale fibra inequivocabilmente proviene !

sarebbe un altro UNICUM non da poco da esibire assieme a quello precedente.”
:-)))

Gilberto ha detto...

Sì Enrico la tua battuta sintetizza meglio ancora... Una tale prova non solo è fattibile ma dimostrerebbe senza ombra di dubbio il metodo scientifico utilizzato, rendendo l'esperimento riproducibile e magari pubblicando i risultati su qualche prestigiosa rivista scientifica.

Etrusco ha detto...

MassimoM, concordo con quanto affermi a proposito del modello di furgone, ne discutevamo da tempo. Quel furgone è un Iveco Daily II serie, mentre quello di Bossetti è III serie.
Quello che non capisco (ma in realtà lo capisco benissimo) è perchè, nel video che viene mandato in onda ultimamente, sul cassone appare visibile, IN MODO EVIDENTE, una striscia rossa come quella di Bossetti, mentre su varie immagini, che da tempo circolano in rete, quella striscia NON E' ROSSA, ma sembra un'ombra scura della modanatura.
Sono mesi che cerco immagini su internet e guardo con attenzione il video in televisione per capire se quell'ombra scura sgranata è una striscia rossa. Non sono mai riuscito a vederci il rosso nelle modanature del cassone, adesso viene mandato in onda un furgone con una striscia rossa fluorescente?!

In sintesi abbiamo: un Iveco Daily chiaramente della serie precedente a quello di Bossetti, sul quale fa la sua apparizione una striscia DECISAMENTE rossa...e come se nulla fosse le attenzioni televisive sono rivolte ai sedili, mentre la striscia rossa viene solo minimamente citata tra un discorso e l'altro, mentre si vede chiaramente nel video che scorre di continuo a oltranza.


magica ha detto...

la sorella di bossetti dichiara che il furgone del fratello sia verdino pistacchio , l'ha detto alla tv giorni fa
inoltre suo fratello viaggiava sempre con il furgone . mentre la moglie usava l'auto di famiglia -
solitamente alla tv ci fanno vedere un furgone bianco . con la famosa riga rossa
ma questo furgone di che colore è in realta?
ok ..la yara sarebbe salita sul furgone? e perchè? gli piaceva bossetti? figurati!
i primi tempi parlavno di fili rossi .. adesso è cambiato il colore dei fili, sara' perchè il furgone di bossetti non ha i sedili rossi?

Anonimo ha detto...

Caro Massimo,
finalmente leggo parole, che rispecchiano i miei pensieri sul caso di Bossetti. Sono molto amareggiata per ciò che ha scritto la giornalista della Stampa.
E pensare, che io la Grazia Longo l'avevo conosciuta personalmente, nel 1995-96 scriveva articoli sul mio divorzio infernale che allora stava su tutti i giornali. E lei era la unica, che scriveva la nuda verità, senza temere le conoscenze in alto e posizione economica della controparte e dei suoi sostenitori. Chissà, la signora Longo allora non era ancora famosa; magari per la carriera è dovuta scendere a compromessi, ed ora scrive ciò che le viene ordinato dall'alto. Io ho amici giornalisti a La Stampa, e so come funziona il giornalismo da queste parti...non sono per niente liberi.