lunedì 30 giugno 2014

Yara Gambirasio. Dopo aver saputo dai media che c'è un'enorme somiglianza fra Guerinoni e Bossetti, noi stiamo con Ester Arzuffi e scommettiamo sulla sua verità

Articolo di Massimo Prati e Gilberto Migliorini

Somiglianti? Clicca sulla foto per ingrandire.
Questo articolo è nato dopo aver notato la perseveranza con cui Ester Arzuffi difende il suo onore e quello del marito, dopo aver letto servizi giornalistici in cui si parla di raffronti e somiglianze sicure. Ora, prima di entrare in argomento c'è da dire che né io né Gilberto siamo esperti di fisiognomica, ma anche che dopo aver fatto un raffronto fra le foto di Massimo Bossetti e quella che ci hanno detto essere di Giuseppe Guerinoni, a entrambi son venute le medesime perplessità. In poche parole, abbiamo notato differenze sostanziali che a parer nostro bastano a smentire sia la somiglianza fra i due, sia, come logica conseguenza, l'analisi del Dna. In fondo basta guardare i volti senza una predisposizione colpevolista per notare la diversa altezza della fronte, la diversa stempiatura laterale, la diversa impostazione del mento (prominente in Guerinoni, neutro in Bossetti), della bocca (più bassa in Bossetti), delle orecchie (Guerinoni le aveva molto aperte), del volto (uno squadrato, l'altro allungato), degli zigomi, degli occhi (in asse quelli del Bossetti, inclinati in Guerinoni), delle guance (morbide in Bossetti, legnose in Guerinoni). Insomma, pur non avendo l’indole dei giocatori d’azzardo, dopo aver notato queste differenze noi si è pronti a scommettere due soldi che gli inquirenti bergamaschi hanno preso un granchio colossale e che Massimo Bossetti è davvero figlio di Giovanni Bossetti.

E questa giocata non ci pare neppure un azzardo e ci vien voglia di farla, anche perché siamo in presenza di una storia troppo strana, una storia che sembra scaturire da un libro giallo un po’ fantasioso e un po' suggestivo, forse troppo fantasioso e suggestivo, un thrilling abbozzato con rapidi tratti di pennello, ma senza dare abbastanza respiro e credibilità al cromatismo. All'improvviso, dopo anni di vuoto, ecco spuntare l'assassino ed ecco apparire, come mai è capitato in queste indagini, la solita sicurezza delle procure e dei giornalisti. La scienza ci dà ragione, dicono, ma anche Hercule Poirot storcerebbe il naso di fronte a tanta sicumera, perché l'omicidio è un'abitudine, come la violenza sessuale e la pedofilia (Bossetti è forse mai stato catalogato quale pedofilo stupratore o assassino?), ci direbbe l'omino con la testa a forma d'uovo e i baffi militari, e le indagini vanno fatte con ordine, usando metodo e celluline grigie.

L'uomo è altalenante, si sa, e quando tutto pare andar male entra in crisi e si deprime. Perciò è quasi fisiologico che una vincita alla lotteria finisca col farlo passare dalla depressione al trionfalismo. Facile quindi pensare che anche il più scaltro detective possa farsi prendere la mano da un’inventiva scapigliata e stravagante che finalmente gli dà un riscontro trionfale. Facile che anche l'investigatore più scafato si lasci abbagliare dalla luce che, apparsa improvvisa e imprevista dopo quasi quattro anni, necessita comunque, per evitare errori e trovar conferme assolute, di una valutazione ordinata basata su un buon metodo. Un arresto mediatico voluto dall'analisi del dna, non dalle indagini, può aiutare a propagandare una scienza e una procura per qualche settimana, può far volare alto chi si espone al pubblico giubileo citando la scienza della sicurezza assoluta. Ma, se si rivelassero sbagliati sia il calcolo che la modalità, la caduta nell'abisso farebbe molto male... sia alla scienza che alla procura.

Ma questa tragedia non accadrà mai, giusto? Perché tutti dicono che a paragonar le foto si notano molte somiglianze fra Massimo Bossetti e Giuseppe Guerinoni. Oddio, ci vuole una buona dose di fantasia e pregiudizio per trovare le molte somiglianze. Però, lasciando perdere i volti, siamo in presenza di un'indagine pazzesca, in cui il Dna è diventato un faro, come detto dal procuratore. Quindi il nostro dire che non ci sono somiglianze pare davvero un azzardo. O forse non lo è, se si suppone che gli investigatori si siano innamorati dall’avveniristica idea della biologia molecolare (una nouvelle cuisine applicata alla genetica). Se fosse davvero così, sfoderando intenti epistemologici un po’ troppo futuristici, avrebbero dato fondo a una vena criminologica che ricalca il feuilleton, condita di tradimenti e intrighi (allettante per un’opinione pubblica assetata di retroscena torbidi e oscuri) scoperti grazie a vecchi francobolli che celano rapporti inconfessabili. Però il romanzo sembra essere più che altro un’esercitazione virtuale. Per quanto si siano scomodati i morti dal loro sonno eterno, con ulteriori prelievi istologici, la trama si sfibra quando entra nel dettaglio di indizi che sembrano più che altro appartenere al gusto fiabesco degli orchi e delle streghe, con gli immancabili talismani (le polverine che il muratore porta sempre con sé), il mitico cavallo bianco che non manca mai (furgone di colore indefinito) e l’incantesimo del magnetismo a distanza (le celle telefoniche che collocano e rendono sospetto il suo passare nei pressi della palestra).

Insomma, si rigira l'ordine dei fattori per cui anche esercitare una professione, nella fattispecie quella del muratore, andare ad acquistare materiale edile, farsi una lampada o una passeggiata, diventa un indizio di colpevolezza. Si dirà che il Dna dà il permesso di rigirar le cose e che non c'è trucco e non c'è inganno, visto che Massimo Bossetti non è figlio del suo padre naturale e questa previsione i biologi la fecero in epoche non sospette. Ma sua madre è perentoria: io con quel signore (Guerinoni) non ho mai avuto relazioni sessuali: E noi le crediamo. Perché non dovremmo crederle? Perché pensare che menta sapendo che non ha avuto problemi a consegnare il suo Dna? Perfino la scienza a volte deve riconoscere che le sue perentorie conclusioni con collimano con certe preferenze. Insomma, non vediamo validi motivi per non credere a Ester Arzuffi e invece ne vediamo per dubitare di come si sia usata la scienza. Sarà per quella micragnosa macchia di non si sa bene cosa (sudore? sangue? sperma?) che per quanto rimasta alle intemperie per mesi sembra ancora racchiudere un’intera filiera generazionale, ma che forse non consentirà di replicarne l’esame. Sarà per quell’incerto confine tra la genetica e l’albero genealogico che sembra indicare perentorie parentele che lasciano i protagonisti attoniti e stupefatti.

A tutti noi piacerebbe sapere se il confronto con il Dna del signor Giovanni Bossetti (il padre legale) c’è davvero stato, come tutti i media hanno sbandierato parlando di conferme inequivocabili e inconfutabili. Guardando le foto avremmo qualche dubbio. Forse si tratta di un esame ancora da fare (come postuma prova del nove?). Ma se è vero che il Gip Vincenza Maccora il 19 giugno, giorno successivo a quello della grancassa mediatica, scrive sull'ordinanza di custodia cautelare: “Nel proseguo delle indagini potranno essere utilmente effettuati accertamenti volti a confrontare il DNA di Giovanni Bossetti e di Bossetti Massimo per stabilire il rapporto di filiazione tra gli stessi...”, allora siamo certi del fatto che il confronto non c’è stato, almeno in quei 18 e 19 giugno. E non pare strano che ci si affidi a un Dna replicato - e non si sa quanto deteriorato - e non si effettui la prova che, nel caso confermasse la paternità legale, scagionerebbe il sospettato in stato di detenzione, sollevando però una ondata di altri inquietanti interrogativi?

Quando ci diranno che veramente Massimo Bossetti è figlio di suo padre? Quale padre? Aspettiamo che ce lo dica la scienza, ovviamente. Non si sa bene quale però, quella che usa le percentuali al 99,9999 o quella che più modestamente guarda in faccia Guerinoni e Bossetti e si chiede se non c’è magari stato qualche errore: uno scambio di provetta è sempre possibile, come un semplice qui pro quo (ma noi non abbiamo la stoffa del detective e lasciamo la risposta a chi è senz’altro più competente). Però siamo persuasi (a fiuto e a vista) che Massimo non sia figlio di Guerinoni, quindi che sia davvero figlio del padre legale. Nel caso fosse così, tutto ciò che è accaduto e sta accadendo sarebbe un enorme mistero. Un mistero il come si è arrivati a un figlio che non è il figlio e a un nuovo padre che non è il padre. Per questo forse occorrerà l’intercessione dello Spirito Santo.

Si sa che la storia della scienza è disseminata di défaillance e insuccessi, e soprattutto questi ultimi hanno contribuito a determinarne il progresso. L’eventuale cantonata di certo costituirà una pietra miliare sia in campo criminologico che in quello della scienza forense - se non proprio (ma non si può mai dire) in quello della genetica. Ciò che però contraddistingue tutta la vicenda, è la sicumera con la quale è stato affrontato un caso giudiziario. Con queste premesse viviamo tutti in pericolo di essere sbattuti in carcere sulla base di semplici teoremi costruiti attraverso indizi inesistenti. È sorprendente la facilità con la quale un cittadino qualsiasi possa essere ammanettato e portato in galera sulla base di un esame di laboratorio avulso da qualsiasi altro elemento (un reale quadro probatorio) e in forza di un sistema indiziario costruito sul niente. 

Si dovrebbe pensare, e non solo noi dovremmo farlo, che un esame di laboratorio è solo un esame di laboratorio se slegato da un contesto ben più ricco e articolato. Usarlo come verifica significa incorrere in quello che Popper definì l’errore madornale della scienza. Purtroppo, molti scienziati hanno ancora un’idea della scienza come procedura di verifica e non come procedimento di falsificazione. Il discorso su una conoscenza certa non può prescindere dal criterio di falsificazione e dalla critica all’induzione. L’errore concettuale, nel caso specifico, è dovuto proprio all’utilizzo della prova del Dna come verifica (indipendentemente da eventuali mancanze). In un quadro indiziario preciso e circostanziato essa avrebbe invece dovuto essere usata come tentativo (fallito) di falsificare l’impianto (confermando cioè, proprio per l'impossibilità di falsificarlo, il sistema indiziario a carico dell'indagato). Ma se non c’è altro contro di lui, se non un esame di laboratorio, allora è difficile, anzi impossibile, falsificare alcunché - tutt’al più si possono cercare verifiche a posteriori (che non possono però essere create ad hoc grazie ai suoi spostamenti in luoghi che vive e frequenta da sempre).

Vero è che in base alle leggi di Mendel e dei suoi fagiolini, pur essendo figlio e padre, Bossetti e Guerinoni potrebbero anche non somigliarsi affatto (e infatti non si somigliano, né punto e né poco), ma prima di condurlo in carcere, per dire, sarebbe bastato, all’investigatore, confrontare un album di famiglia per vedere coi propri occhi se Massimo e Giovanni Bossetti fossero somiglianti. Se sì, come spiegarlo? E' evidente che in nessun caso poteva essere spiegato se non postulando una parentela genetica. Procedura troppo semplice e troppo poco scientifica? Meglio il Dna al 99,9999 con la benedizione della scienza ufficiale che smuove una pletora di personaggi importanti a gongolare per l’indagine avveniristica che farà scuola (e che scuola!)? Ma c’è il sospetto, non la certezza per carità, che i biologi e i genetisti non abbiano ancora letto Popper e che poco conoscano dell’epistemologia contemporanea. Certo è che con tali premesse può farsi strada nell’opinione pubblica l’idea (sbagliata) di associare la genetica con l’arte culinaria che sa mescolare gli ingredienti con sapiente alchimia. Alla fine quello che risulterà falsificato sarà tutta un’indagine, imponente per mezzi profusi e davvero avara di risultati. Nel caso si può ben dire che la montagna non ha partorito neppure un topolino, ma solo uno sperpero imponente di denaro pubblico e un'altra famiglia distrutta che penerà del tempo per ritrovare equilibrio e serenità.

Quello che invece spicca come lezione per tutti noi, è la dignità e lo spessore morale della famiglia Gambirasio, che a differenza di una pletora di commentatori forcaioli ha mantenuto un atteggiamento di equilibrio e perfino di solidale empatia con il dolore della famiglia Bossetti. Dignità senza pari, la loro, se consideriamo la massa di giornalisti che per molti giorni (salvo qualche timida eccezione) ci hanno fatto credere il falso (ad esempio che sia stata effettuato il test del Dna su Giovanni Bossetti asserendo anche che la prova dimostrava che non era il vero padre). E questo è davvero la conferma che l’informazione nel nostro paese è solo una velina e un copia e incolla. La disinformazione mantiene un’intera società nell’ingannoI commentatori si dimostrano incapaci di reazioni argomentative che non siano quelle emozionali, o pseudo razionali, di chi si beve tutto ciò che gli viene propinato senza mai porsi in atteggiamento di riflessione critica. Sono quelli che (noblesse oblige) si scandalizzano perché un giornale dedica spazio ai cold case - senza avvedersi che è proprio lì che si forma il consenso disinformato del cittadino, dove si prepara la sua forma mentis, quella di accogliere tutto senza mai verificare niente, humus favorevole a farci diventare italioti.

Per cui le alternative sono due: o si crede a Ester Arzuffi e si dà per falsato il Dna elaborato dai biologi, o la foto messa in rete da Panorama non è di Guerinoni ma di un altro ragazzone degli anni '70. Come terza ipotesi, perché in democrazia non si può scartar nessuna possibilità, io e Gilberto siamo accecati e non sappiamo confrontare i volti: quindi è come dicono tutti (biologi, opinionisti, giornalisti, lettori e telespettatori) e non c'è errore di calcolo perché il Dna non sbaglia e si è lavorato in maniera perfetta, sia in procura che in laboratorio che sui media. In questo caso si deve dire che in Italia i periti della procura sono tutti bravi e professionali.

Il che è meglio per tutti e anche per noi, perché stando così le cose, in un paese come il nostro in cui si scommette su tutto, non ci sarà difficile trovare un buon allibratore, anche un biologo di Pavia o Roma ci va bene, che ci quoti a 99,99 contro 1 (visto che esiste una sicurezza al 99,9999) la certa parentela fra Giovanni e Massimo Bossetti. Insomma, è chiaro che io e Gilberto, pensando che i due Bossetti siano davvero padre e figlio, siamo destinati a perdita sicura e a regalare qualche soldo a quel biologo che accetterà la nostra scommessa. Visto come in tanti si sono oralmente esposti, chissà se ne troveremo uno disposto a correre il rischio concreto, ma solo per lo 0,00002%, di perdere qualche migliaia di euro prima che un'anima pia si decida a far fare un giusto raffronto fra i Dna di Giovanni e Massimo Bossetti... così da farci finalmente sapere in tutta certezza di chi sia figlio l'uomo ora in carcere. 



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405 commenti:

«Meno recenti   ‹Vecchi   401 – 405 di 405
Anonimo ha detto...

Si sta discutendo, fra i mass media dell'eventuale partecipazione di un complice, che abbia affiancato Bossetti nell'omicidio di Yara.
Perchè gli inquirenti l'hanno supposta solo ora?
Il giovane Tirone, non raccontò di aver vista Yara, non lontana da casa sua, in compagnia di due uomini, non lontani da una macchina rossa, con i quali parlava e sorrideva?
P.

Anonimo ha detto...

tranquilla annika i tuoi interventi non sfasano un bel niente e almeno da parte mia sono sempre ben accetti perchè provengono da una fonte esperta e competente che non deve rincorrere le chiacchiere da salotto di opinionisti da quattro soldi che non si sa per quale merito siano assunti a tale compito!

ps: a questo proposito ma da quando la casalegno è diventata opinionista esperta di cronaca nera?
L

Anonimo ha detto...

e vogliamo parlare del " segreto" di quell'immagine che appare nel filmato trasmesso da rete 4 al momento del ritrovamento della piccola Yara? è bossetti o non lo è? ma nel caso lo fosse cosa dimostrerebbe? ..mah! non sanno cosa inventarsi per fare audience !

L

Stefania ha detto...

Anika, mi spiace ma la stai prendendo "sul personale". Mimosa non ha detto i tuoi interventi sono una seccatura, ha spiagato che fa fatica a seguire il ragionamento a causa della tempistica. Non hai la possibilità di usare un server serio perchè vivi attualmente in un Paese con restrizioni (sic ...)? Ce ne faremo una ragione ma è un dato di fatto che quando si leggono messaggi postati in realtà molto prima della reale fruibilità dello scritto, il fatto che giustamente anche Massimo Prati dorma e si faccia qualche pacchettino di fatti propri per cui non puo' essere 24 ore al giorno davanti al pc, la strana condizione per la quale attualmente pur parlando dello stesso crimine ci ritrovi a scrivere a commento di articoli differenti, rende il confronto piu' complicato. Non è colpa di nessuno e non è il caso tu risponda in modo piccato. Anche Mimosa, anche io e chiunque scrive a commento di questo blog ha i fatti suoi da fare e magari manco te li racconta a prescindere siano "piu' importanti o meno" o "piu' urgenti o meno" dei tuoi.

Stefania

Vanna ha detto...

Pino buon pomeriggio!

Solo poco fa ho terminato di leggere tutti i post pubblicati nel presente articolo e scopro che il 16 dopo le ore 23 scrivi: " Aveva forse ragione Vanna, quando suggeriva la possibilità che dietro un virtuale muro si nascondesse ben altro?"

E ti ringrazio carissimo!

Non c'è nulla di chiaro in questo caso, tutto appare "raffazzonato", per incapacità?
Forse un poco.
Per mescolare le carte?
Sì e tanto.
Per nascondere?
Sì:la verità.

Ti chiederai come possa esserne così sicura, ma è proprio lo svolgimento dei fatti così come ci vengono presentati che me lo fa pensare.

Infatti mi sembra tutto volutamente pieno di nodi legati apposta che è difficile sciogliere
perché gli intrecci sono stati studiati bene.

Ma in questo straordinario Volando
si sta provando a districare almeno già partendo dai dubbi.
E non è poco!

Un caro saluto.
Vanna

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