C'è un uomo in Italia di nome Giuseppe Signori, Beppe per gli amici, che da quando ha iniziato a giocare al calcio è diventato, per come ha curato la sua figura personale e professionale, un totem per i tifosi. La sua vita privata non ha mai avuto alti e bassi, è sempre stata lineare, ed il suo comportamento, sia negli allenamenti che in campo, era esemplare tanto che ci sono ancora oggi allenatori che lo additano quale esempio ai ragazzini. Ma ha un difetto Beppe, un difetto che in tanti hanno, scommette su tutto, da sempre, un vizio rimastogli da quando era ragazzino. Era piccolo Giuseppe, in confronto ai compagni di squadra, e superava questo complesso riuscendo a fare cose che altri non riuscivano a fare, e su queste scommetteva. Certo è che se non si può contestare l'affermazione che lo scommettere sia un "vizio" non si può neppure contestare l'affermazione che sia un vizio ormai di uso comune in ogni parte del mondo. Basta buttare un occhio sui vari montepremi del Superenalotto per comprendere quanto le persone si giochino quotidianamente.
Quindi Giuseppe Signori altro non ha fatto, ed ancora farà, ciò che in tanti altri hanno fatto ed ancora faranno. Ha scommesso. Ma se c'è chi lo fa e non se lo può permettere, chi si rovina col vizio del gioco, c'è anche chi, come lui, può accollarsi un'uscita elevata per cercare di averne un guadagno elevato. E con questo non voglio dire sia una prassi da emulare, certo che no, ma che sia una prassi da accettare sì. Perché altro non è che un cercare il guadagno, e non è affatto facile come lo si vuol far sembrare, tramite il rischio. Lo scommettere sulle partite di calcio, italiano o estero, può essere paragonato allo scommettere in borsa, tanti lo fanno. C'è chi entra in internet dopo il lavoro ed inizia a movimentare i suoi mille euro acquistando oggi e rivendendo fra una settimana, c'è chi si affida ad una persona specializzata nel settore, ed abbiamo visto anche ultimamente quanto ci abbiano rimesso i Vip di Roma. Ruggero Rizzitelli, giusto per fare il nome di un altro ex calciatore, si dice che abbia perso 5 milioni di euro grazie a queste persone specializzate.
Ma anche un "Buono" bancario può essere considerato una scommessa. Gli esperti seri investono i soldi loro affidati diversificandoli fra le varie "Azioni" in commercio senza promettere o cercare né i mari né i monti, però ugualmente le azioni possono subire "ribassi" in qualsiasi momento e per i motivi più svariati. Gli esperti inaffidabili, al contrario, fanno acquistare "Buoni" che al momento promettono percentuali di molto superiori alla media ma che nel giro di una notte potrebbero rivelarsi carta straccia. Gli esempi sono tanti, a partire dai Bond Parlamalat e Cirio per arrivare a quelli argentini. Quindi l'investire denaro scommettendo sulle partite di Calcio, o su uno qualsiasi degli altri sport, da quando in Italia le scommesse sono legalizzate è una prassi, per chi ha "liquidi" e se lo può permettere, oserei dire consolidata che in tanti fanno. Di certo c'è il rischio di vedersi sfumare il capitale iniziale per una svista arbitrale, per una "papera del portiere", ma ogni investimento che porti guadagni elevati è a rischio. Un esempio di quanto sia un uso ormai comune viene da fatto che tempo fa si parlò di banche e multinazionali che avevano investito moltissimi capitali per portare nelle proprie casse i più di cento milioni di euro del Jackpot del Superenalotto.
In ogni caso c'è un problema di fondo che la gente comune non conosce. In ogni partita disputata vi sono quote che chi tiene in mano il gioco, sia la Sisal che la Betwin che le altre multinazionali delle scommesse, chiama "quote fisse" che di fisso non hanno nulla in quanto ad ogni puntata superiore alla regola prestabilita si adeguano e calano. Ed inoltre in ogni agenzia che accetti scommesse c'è un limite massimo imposto oltre il quale non si può puntare. Quindi chi ha intenzione di investire un capitale superiore al limite consentito su una determinata "quota" senza farla abbassare di valore deve rivolgersi a degli specialisti. Dato che di specialisti autorizzati nel settore ancora non ne esistono, a chi rivolgersi per diversificare le puntate fra le varie agenzie di raccolta gioco senza abbassare la quota? E torniamo a Beppe Signori. Il denaro non gli manca, questo è sicuro, commercialisti ne conosce perché ha avviato diverse attività in varie città d'Italia. Chi meglio di un commercialista che già è nel settore può garantirlo?
Si dice che Giuseppe Signori fosse il "capo" dell'organizzazione criminale bolognese, ma non esiste neppure una intercettazione con la sua voce registrata, si dice che tutti lo tiravano in ballo chiamandolo coi più svariati nomi senza mai pronunciare il suo, ma non c'è un solo indizio che confermi un collegamento criminoso fra lui e loro, e conoscere gente ambigua è facile, si dice che è stato allo studio del suo commercialista assieme a chi cercava di comprare le partite, ma in effetti c'è solo una foto che lo ritrae mentre esce da solo dallo stabile del suddetto professionista. Insomma, ci sono solo dei si dice e niente altro di serio. Ma coi "si dice" la procura di Cremona è riuscita ad ottenere la visibilità che altrimenti non avrebbe ottenuto.
L'inchiesta si deve fare nei modi e nei tempi giusti e se qualcuno ha sbagliato che paghi, sia pure il capo dello Stato, ma non si devono tirare in ballo le persone solo per il nome altisonante se in mano si hanno solo dei "si dice". Al momento Beppe Signori è ancora abbastanza tutelato dalla stampa, i giornalisti che lo conoscono bene faticano a crederlo diverso da come l'hanno conosciuto, ma se si insistesse col chiamarlo in causa senza aver nulla in mano come lo considererebbe la gente comune? E' il solito cronico problema... la pubblicità è l'anima non solo del commercio ma di tutto ciò che si vuol mettere in piazza.
Beppe Signori è Beppe Signori. Lo si lasci in pace se nulla si ha in mano e lo si tiri in ballo solo quando si potrà dimostrare che ha sbagliato. In caso contrario si potrebbe parlare di malafede.
Quindi Giuseppe Signori altro non ha fatto, ed ancora farà, ciò che in tanti altri hanno fatto ed ancora faranno. Ha scommesso. Ma se c'è chi lo fa e non se lo può permettere, chi si rovina col vizio del gioco, c'è anche chi, come lui, può accollarsi un'uscita elevata per cercare di averne un guadagno elevato. E con questo non voglio dire sia una prassi da emulare, certo che no, ma che sia una prassi da accettare sì. Perché altro non è che un cercare il guadagno, e non è affatto facile come lo si vuol far sembrare, tramite il rischio. Lo scommettere sulle partite di calcio, italiano o estero, può essere paragonato allo scommettere in borsa, tanti lo fanno. C'è chi entra in internet dopo il lavoro ed inizia a movimentare i suoi mille euro acquistando oggi e rivendendo fra una settimana, c'è chi si affida ad una persona specializzata nel settore, ed abbiamo visto anche ultimamente quanto ci abbiano rimesso i Vip di Roma. Ruggero Rizzitelli, giusto per fare il nome di un altro ex calciatore, si dice che abbia perso 5 milioni di euro grazie a queste persone specializzate.
Ma anche un "Buono" bancario può essere considerato una scommessa. Gli esperti seri investono i soldi loro affidati diversificandoli fra le varie "Azioni" in commercio senza promettere o cercare né i mari né i monti, però ugualmente le azioni possono subire "ribassi" in qualsiasi momento e per i motivi più svariati. Gli esperti inaffidabili, al contrario, fanno acquistare "Buoni" che al momento promettono percentuali di molto superiori alla media ma che nel giro di una notte potrebbero rivelarsi carta straccia. Gli esempi sono tanti, a partire dai Bond Parlamalat e Cirio per arrivare a quelli argentini. Quindi l'investire denaro scommettendo sulle partite di Calcio, o su uno qualsiasi degli altri sport, da quando in Italia le scommesse sono legalizzate è una prassi, per chi ha "liquidi" e se lo può permettere, oserei dire consolidata che in tanti fanno. Di certo c'è il rischio di vedersi sfumare il capitale iniziale per una svista arbitrale, per una "papera del portiere", ma ogni investimento che porti guadagni elevati è a rischio. Un esempio di quanto sia un uso ormai comune viene da fatto che tempo fa si parlò di banche e multinazionali che avevano investito moltissimi capitali per portare nelle proprie casse i più di cento milioni di euro del Jackpot del Superenalotto.
In ogni caso c'è un problema di fondo che la gente comune non conosce. In ogni partita disputata vi sono quote che chi tiene in mano il gioco, sia la Sisal che la Betwin che le altre multinazionali delle scommesse, chiama "quote fisse" che di fisso non hanno nulla in quanto ad ogni puntata superiore alla regola prestabilita si adeguano e calano. Ed inoltre in ogni agenzia che accetti scommesse c'è un limite massimo imposto oltre il quale non si può puntare. Quindi chi ha intenzione di investire un capitale superiore al limite consentito su una determinata "quota" senza farla abbassare di valore deve rivolgersi a degli specialisti. Dato che di specialisti autorizzati nel settore ancora non ne esistono, a chi rivolgersi per diversificare le puntate fra le varie agenzie di raccolta gioco senza abbassare la quota? E torniamo a Beppe Signori. Il denaro non gli manca, questo è sicuro, commercialisti ne conosce perché ha avviato diverse attività in varie città d'Italia. Chi meglio di un commercialista che già è nel settore può garantirlo?
Si dice che Giuseppe Signori fosse il "capo" dell'organizzazione criminale bolognese, ma non esiste neppure una intercettazione con la sua voce registrata, si dice che tutti lo tiravano in ballo chiamandolo coi più svariati nomi senza mai pronunciare il suo, ma non c'è un solo indizio che confermi un collegamento criminoso fra lui e loro, e conoscere gente ambigua è facile, si dice che è stato allo studio del suo commercialista assieme a chi cercava di comprare le partite, ma in effetti c'è solo una foto che lo ritrae mentre esce da solo dallo stabile del suddetto professionista. Insomma, ci sono solo dei si dice e niente altro di serio. Ma coi "si dice" la procura di Cremona è riuscita ad ottenere la visibilità che altrimenti non avrebbe ottenuto.
L'inchiesta si deve fare nei modi e nei tempi giusti e se qualcuno ha sbagliato che paghi, sia pure il capo dello Stato, ma non si devono tirare in ballo le persone solo per il nome altisonante se in mano si hanno solo dei "si dice". Al momento Beppe Signori è ancora abbastanza tutelato dalla stampa, i giornalisti che lo conoscono bene faticano a crederlo diverso da come l'hanno conosciuto, ma se si insistesse col chiamarlo in causa senza aver nulla in mano come lo considererebbe la gente comune? E' il solito cronico problema... la pubblicità è l'anima non solo del commercio ma di tutto ciò che si vuol mettere in piazza.
Beppe Signori è Beppe Signori. Lo si lasci in pace se nulla si ha in mano e lo si tiri in ballo solo quando si potrà dimostrare che ha sbagliato. In caso contrario si potrebbe parlare di malafede.
2 commenti:
Ti meriti una standing ovation!!! Quoto tutto, comprese le virgole... Bravissimo!
Fantastico.....mi hai lasciato senza parole.Beppe non mollare siamo tutti al tuo fianco.
Sarah
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