mercoledì 29 giugno 2011

Baby prostitute a Cosenza. Credevate che l'Italia ne fosse immune?


Cosa spinge una madre ed un padre a vendere la verginità della propria figlia dodicenne al miglior offerente? Cosa spinge una madre ed un padre a mandare ogni giorno la propria figlia dodicenne con adulti che la schiavizzano, la sodomizzano, la riducono in breve come loro, malata psicologicamente e priva di quell'amor proprio che dovrebbe nascere e svilupparsi forte in quella età non ancora adolescenziale? Può essere che possa capitare a causa dell'indigenza in cui una famiglia si viene a trovare? Può essere a causa del degrado in cui quella famiglia è abituata a vivere? Se la tristissima storia che ultimamente è stata scoperta a Cosenza, ma che in fotocopia si ritrova tale e quale in altri contesti italiani simili, la si guarda da lontano, ascoltandola solo per come ci viene presentata, sì, può essere. Ma se provassimo ad elaborarla osservandone le fattezze da vicino, da molto vicino, cosa potremmo scoprire? Potremmo scoprire che è improprio dire che la causa di queste violenze, psicologiche ancor prima che sessuali, nasce dal degrado materiale in cui le famiglie di queste bimbe vivevano e vivono.

Potremmo scoprire che il degrado è una causa secondaria e che non c'entra nulla perché nel degrado di solito vige la solidarietà fra nuclei famigliari, parentali o meno, che si aggregano nel bene e nel male per superare le difficoltà ed elaborare in maniera migliore le sofferenze. E sono queste le amicizie che più durano nel tempo e fanno in modo che ci sia un controllo capillare di ciò che avviene di strano, ancor prima che all'interno dei nuclei stessi, all'esterno della cerchia amicale in maniera da anticipare e prevenire l'eventuale pericolo che potrebbe inserirsi e destabilizzare l'ambiente consolidato. Per cui è difficile credere che il giro di prostituzione scoperto a Cosenza derivi solo dall'indigenza di alcune famiglie e dalla ricchezza di altre. Per me è chiaro che il problema è più complesso e va ricercato, prima ancora che in quella di chi vendeva le figlie dodicenni, nella mente di chi comprava.

Cosa spinge un uomo rispettato, commercialista, avvocato, imprenditore, in ogni caso padre di famiglia che mai venderebbe sua figlia ad altri uguali a lui, a cercare nella piccole ragazzine, figlie di altri, la propria soddisfazione sessuale dimostrando una completa mancanza di rispetto verso il prossimo, paragonato ad una fettina di bovino acquistabile in macelleria, come se anziché vivere in una società paritaria di dignità lui si ponesse al di fuori e vedesse nel luogo in cui vive una sorta di supermercato dove tutto è acquistabile? Da qui occorre partire, da questi esseri che non hanno imparato la parola "morale" e pensano di vivere al di sopra di tutto e di tutti in quanto abituati non a regalarsi agli altri, per migliorarli e migliorarsi, ma ad acquistarli quasi che la mente umana, plagiata troppo spesso dal denaro, la si possa acquistare e modellare nella forma voluta o desiderata.

Ed è partendo da questo punto che la notizia cambia forma. Non più una attività di prostituzione, "agevolata dal degrado in cui le bimbe e le ragazzine vivevano", ma una attività di prostituzione "agevolata da uomini del potere economico", appellati come appartenenti alla "buona società", che per soddisfare i loro vizi, i loro bisogni altamente malati, hanno messo sul piatto il miele giusto per attirare altri uomini alla ricerca non del bene familiare ma del bene consumistico momentaneo ed immediato. Gli esseri acquistabili con un tozzo di pane, che chiamare genitori è eccessivo, che per un cellulare in più e per un piatto di riso in meno costringono la figlia ad azioni che psicologicamente le modificheranno la mente, facendole credere che in fondo vendersi non è sbagliato, non sono uomini e neppure bestie, non sono nulla e non servono a nulla. E meno ancora sono le madri che avrebbero il compito di curare la prole e proteggerla anche contro gli attacchi familiari.

Ed allora c'è da chiedersi per quale motivo questa società moderna continui a non educare i suoi figli ed insista nell'insegnamento fatto di lustrini e paillettes come se tutto da noi fosse bello che più bello non si può. Le baby prostitute di Cosenza (termine usato da tutti i media ed anche da mamma Rai), e mi spiace chiamarle così perché non è affatto il termine giusto in quanto non sono state loro a scegliere di prostituirsi, potrebbero insegnare tanto a chi è preposto alla vigilanza del territorio, a chi toglie i figli ai genitori senza averne un vero motivo, a chi dovrebbe aiutare le famiglie... e non solo economicamente. Dovrebbe insegnare tanto a quella parte di società che viene definita "sana" e vive, per lavoro o per amicizia, accanto a quegli "uomini bene" sessualmente malati e psicologicamente instabili, quella parte di società, e mi riferisco anche alla famiglia, che li conosce per come in realtà sono ed invece di aprire loro gli occhi, di aiutarli o di indicarli a chi potrebbe fare qualcosa per fermarli, si gira dalla parte opposta e lascia che lo scempio si compia senza muovere un dito.

La storia delle ragazzine di Cosenza, già si sa, non avrà un finale col botto. Fra pochi giorni tutti torneranno a casa e le denunce dei carabinieri non si tramuteranno in anni di galera. Le bimbe più giovani verranno inviate in centri assistenziali e pagheranno per la vita le sofferenze che il tempo non rimarginerà. E tutto a poco a poco ricomincerà di nuovo a causa di menti malate che non saranno curate e di genitori a cui nessuno ha mai insegnato a fare i genitori. Pochi saranno gli italiani venuti a conoscenza di quanto accaduto e, grazie ai mezzi di informazione scadenti, la maggioranza di loro crederà che tutto sia avvenuto a causa del degrado in cui certe famiglie sono costrette a vivere. In questo modo, ancora una volta, si potrà far credere che l'Italia è immune da situazioni che abitualmente avvengono solo nei paesi del terzo mondo.


1 commento:

nico ha detto...

Che infinita tristezza Massimo. Bimbe che passano attraverso l'orrore che ha le mani e il corpo degli ''amici'' di mamma e papa', forse del nonno dell'amica, di tanti altri che le torturano sotto gli occhi dei genitori consenzienti. Ogni carezza e ogni gesto venuto da quei mostri ha forse tolto loro per sempre la capacita' di amare, di avere figli, di guardare un uomo senza disgusto e paura. Mamma e papa' non sono il tuo rifugio, sono gli spietati mezzani che ti impediscono la fuga.
Non so come andra' a finire questa storia, temo anch'io Massimo che non diventera' mai dibattito da prima pagina né occasione per punizioni esemplari. Sono tragedie della miseria, verissimo, della miseria e dell'ignoranza così profondamente radicate in certi individui da non avere lasciato spazio alcuno per l'amore, neanche quello istintivo e protettivo per la propria creatura. E sono tragedie della bassezza morale di privilegiati padri di famiglia che mandano i figli al college inglese e moglie a Forte dei Marmi e intanto gia' sognano a quando potranno avere tra le mani la giovanissima ricompensa che li scarichera' delle tensioni e delle frustrazioni accumulate fin lì. Ma che gente e'? Professionisti che usano e gettano bambine piccolissime, e sono sicura purtroppo senza nessun rimpianto e rimorso. Non é nelle loro corde, si sono fatti fabbrichetta e suv e tutti gli altri, quelli che ancora arrancano per mettere insieme il pranzo con la cena, beh quelli sono carne da macello, subumani senza alcun diritto. Anche qui, l'ignoranza profonda ha lasciato il posto solo per i beni materiali e per deliri di onnipotenza da parte di ominicchi che hanno bisogno di schiacciare per sentirsi piu' grandi. E che se la racconteranno tra di loro al bar del golf.
Vorrei che ci fosse la possibilita' di vedere la faccia di questa brava gente su tutti i quotidiani, vorrei che non avessero spazio di fuga come non ne hanno lasciato alle loro piccole vittime.