Negli ultimi anni è aumentato il numero delle persone uccise in maniera violenta, sia donne che uomini, da chi avevano creduto, o ancora credevano, di amare. Mariti ed ex mariti, mogli ed ex mogli, conviventi ed ex conviventi, fidanzati ed ex fidanzati, amanti ed ex amanti. La lista degli assassini è lunga pagine e pagine e non risparmia nessuno. Mentre decenni fa le vittime di queste stragi erano dei ceti più disagiati, sulle dita di una mano quelle benestanti, nell'epoca moderna la follia non risparmia nessuno e non da tregua. Gli uomini sono i primi carnefici delle loro donne, centoventi omicidi violenti ogni anno, e di sé stessi. Non sono più così rari, infatti, gli omicidi/suicidi. Ma qual'è la causa scatenante? Qual'è il percorso che intraprende chi finisce per smettere di ragionare e decide che l'unica soluzione è la morte di chi gli vive accanto?
Gli psicologi non sono concordi ma diversi affermano che gli uomini entrano nel tunnel della pazzia a causa della propria famiglia. Un padre che c'è e non c'è, una madre che offre troppa protezione, un cordone ombelicale che non si taglia dopo il matrimonio, queste sono alcuni dei motivi, ritenuti plausibili, che non consentono una giusta crescita ed anzi confondono le menti maschili; menti che portano uomini rimasti immaturi ad aggrapparsi alla donna che amano quasi fosse una seconda madre. Per cui la famiglia è alla base di tutto. Chi analizza l'essere umano è quindi scettico ed afferma che il periodo storico non consente e non consentirà un miglioramento della situazione. Da decenni, dichiarano, assistiamo passivamente alla disgregazione dei nuclei familiari con separazioni e divorzi in aumento che peggiorano le situazioni, non aiutano i figli a crescere ed altro non fanno se non incrementare la loro confusione mentale. Non si può pensare che un padre che vede il suo bimbo uno o due giorni la settimana riesca a dare quanto un padre che vive col piccolo la quotidianità.
E' altre sì logico che se chi gli vive a contatto non avrà un giusto comportamento paterno arrecherà al figlio solo danni. Danni non visibili ad occhio nudo ma psicologicamente presenti. Così come è logico che in una situazione del genere, nove volte su dieci accade, la madre cerchi di sopperire alla mancanza di un padre attivo cercando, anziché di spronare l'uomo a contribuire alla maturazione della prole, di farne le veci. Ma è impensabile che una madre, sia col padre assente o sia divorziata, possa svolgere contemporaneamente la funzione femminile e maschile. Per cui gli psicologi ci fanno capire che l'incremento degli omicidi all'interno della coppia seguirà parallelamente l'incremento dei divorzi. Quindi aspettiamoci un ulteriore aumento di violenza domestica e di morti.
Ma quanto affermano alcuni psicologi, per primo il Professor Risé, a parer mio è solo una parte del problema. Non lo si può ridurre ai minimi termini e considerare solo la famiglia di origine del maschio la causa di tutti i mali. La coppia, lo dice la parola, è formata da due individui, individui che possono essere complementari, pur nei loro alti e bassi, oppure incompatibili. Sta in loro crescere e sviluppare una famiglia o decidere di non stare insieme, ancor prima del matrimonio, se quanto pensavano potessero creare capiscono essere irrealizzabile. Se uno non è in grado di capirlo l'altro deve capirlo al posto suo. Purtroppo troppe volte sono le donne a non voler comprendere che l'uomo scelto non può essere per la vita e può creare problemi. Al primo schiaffo, al primo episodio violento, anziché insistere nel credere che l'amore risolverà ogni cosa occorre dare un taglio netto alla relazione. Non dico che si azzererebbero gli omicidi, assolutamente no, ma un calo in percentuale lo si avrebbe. Motivo per cui non basta che la famiglia segua il maschio ma è necessario che si comporti in maniera corretta anche con la femmina.
E' chiaro che il discorso andrebbe ampliato anche alle istituzioni, ma sarebbe troppo lungo e complesso aprire una finestra in tal senso per cui al momento ragioniamo su quanto possono fare i genitori. Se nel periodo adolescenziale tutti loro avessero quel coraggio che serve per parlare ai figli di determinati argomenti, se avessero instaurato negli anni quel rapporto indispensabile chiamato fiducia, tante storie d'amore in fase iniziale non continuerebbero e tante tragedie verrebbero evitate. La parola aiuta la parola, parlare ai figli aiuta i figli a parlare coi genitori dei loro problemi, di quanto del rapporto col partner non va. Perché in fondo la parola famiglia ha una sua valenza, sia nominale che educativa, solo quando un padre ed una madre iniziano a parlare coi propri figli e capiscono quanto sia bello rapportarsi a chi un domani sarà un prolungamento della loro vita. In caso contrario usarla per definire un nucleo di persone che pur vivendo assieme si ignorano, o addirittura non si sopportano, è un abuso del termine. E dare la colpa alla famiglia, in questo caso, è paradossale.
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3 commenti:
Ciao Massimo, se parliamo di disturbi psicologici e/o psichiatrici si è visto in molti studi che se al fattore ereditario si somma un tipo di ambiente familiare non equilibrato emotivamente, è più probabile che questi si manifestino.
A mio avviso nella famiglia è indispensabile la figura maschile e femminile per una crescita equilibrata ma non è indispensabile la costante presenza. Come dici tu il dialogo ha un ruolo fondamentale e quello deve essere costante. Ma la qualità del tempo che si passa con i propri figli però è più importante della quantità.
Ci sono famiglie che rimangono unite per il bene dei figli, pur non stimandosi o amandosi più, sacrificando il loro futuro in nome della sana crescita dei propri figli, ma i figli anche se piccoli percepiscono il malessere, lo "toccano" giorno dopo giorno.
Ci sono genitori separati che utilizzano il tempo a disposizione con i propri figli in modo costruttivo, e che essendo soddisfatti della propria vita, delle proprie scelte, riescono ad amare in totale altruismo e serenità.
Un caro saluto
Sira
E' molto difficile essere genitore e capire quale è il modo migliore per far crescere correttamente un figlio. Io ho una femmina e so che il padre non le dedica molta attenzione anche se non siamo separati. Con me ha un rapporto diverso molto aperto; spero di aiutarla a diventare una donna equilibrata. Gli uomini purtroppo spesso sono stati cresciuti nel modo sbagliato e non riescono a crearsi un nucleo familiare sereno: non hanno pazienza, comprensione ed eccedono in egoismo come degli eterni Peter Pan ed io penso che la colpa maggiore la abbia la madre associata naturalmente a quella del padre che purtroppo molto spesso viene da una situazione analoga!!!!
penso che alla luce delle trasformazioni della società vedi famiglie gay o quant'altro non sia così semplice parlare di mamma e di babbo, di maschile e di femminile. Penso che una persona debba essere completa: maschile e femminile. penso che i ragazzi vengano su bene, autonomi e capaci di confrontarsi , senza fughe ( intendendo anche la violenza come una fuga)debbano essere amati veramente e quindi lasciati andare e non trattenuti. La mia esperienza mi insegna che la mamma è la più grande disgrazia dopo la bomba atomica, in quanto avendoli avuti in grembo, non li vuole staccare e quindi fa dei gran malestri. Leggete a questo proposito il bel saggio di Simona Argentieri: l'ambiguità, parla dei giovani di oggi, che rimangono in uno stadio di indifferenzazione, prima ancora dell'identità sessuale soffrono perchè non hanno potuto risolvere il problema dell'identità del sè. Sono fusi con una figura. Le due figure genitoriali servivano a togliere il riferimento unico, ma per far questo occorre essere una coppia e amare in primis l'altro.. e donargli continuamente il figlio. In questo modo il figlio passa dall'uno all'altro e nello stesso tempo è solo, non fuso. Il 99% delle coppie non è così, si litiga per il possesso dei figli, non c'è amore vero... tragedia..
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