Come avrete potuto constatare in questi giorni c'è chi fa insinuazioni su Enrico Tironi, il ragazzo di Brembate che abita a poche centinaia di metri dalla casa che fu della piccola Gambirasio. Ricordo a tutti che lui è stato l'unico a testimoniare di aver visto la povera Yara in via Rampinelli, di averla incrociata mentre tornava a casa affiancata da due uomini. Personalmente mi aspettavo qualcosa già da tempo e mi meravigliavo non uscissero insinuazioni e parole al vento su di lui perché puntare il dito accusatore è da sempre l'hobby preferito di chi non ha nulla da dire o, in alternativa (ed è molto fine come strategia) di chi ha motivi mirati. Motivi mirati che in molti han trovato ieri sera tardi su Rai 3 quando è andato in onda un filmato in cui il ragazzo rispondeva alle domande di una giornalista.
Non mi aspettavo un'intervista così incalzante da parte dell'inviata di Chi l'ha Visto, intervista che ai più è parsa, nonostante la Sciarrelli si sia affrettata a dire che nessuno doveva pensare con pregiudizio (ma le sue parole non sono state ascoltate perché oggi in diversi telegiornali si è fatto riferimento al Tironi ed alla maglia), improntata su un tono accusatorio. Fra l'altro non tutti hanno fatto caso alla piccola pulce, inseritasi solo nelle orecchie dei più attenti, che probabilmente ha influenzato il tono investigativo dell'intervista. Mi spiego. La conduttrice ad un certo punto ha detto, in risposta alle numerose mail che chiedevano come facesse il Tironi a sapere di quale colore fosse la maglia di Yara dato che indossava un giubbino, che probabilmente lo aveva letto sui giornali o nella locandine affisse in quei giorni a Brembate. Federica Sciarrelli ha gettato un amo nella speranza che qualcuno in questi giorni abbocchi? Forse proprio il Tironi? Lei sa benissimo che i giornali del 27 Novembre non parlavano di maglie ma solo di fuseaux e giubbino, entrambi neri, che le locandine non sono state messe la mattina successiva al rapimento. Per quale motivo ha buttato in mare, anziché un salvagente, un amo pesante come un'ancora? Vuol vedere se abbocca e va a fondo?
E' chiaro che presto altri giornalisti di trasmissioni diverse in Grado, ed avete capito a chi mi riferisco (vedremo se mi sbaglio), si presenteranno a lui e porranno gli stessi quesiti. Se mai gli dovesse venire in mente di lasciarsi nuovamente intervistare, e se mai rispondesse, per abbreviare le spiegazioni e non per vera colpa, che del colore della maglia ne ha letto da qualche parte, sarebbe fregato per la vita, il pregiudizio non lo mollerebbe più e nessuno crederebbe ad altre sue parole. Quindi il modo di agire usato dal programma di Rai 3 sta a significare la loro convinzione di un coinvolgimento del Tironi con l'omicidio di Yara? Io credo proprio di no; credo che i redattori del programma, pur avendo sbagliato i tempi di inserimento (l'intervista è stata mandata in onda dopo un servizio sulle falsità del Restivo, l'uomo che ha ucciso Elisa Claps), pur non avendo pensato alle conseguenze mediatiche, anche spiacevoli, avessero un altro intento.
Perché anche loro hanno ben presente come sia inattaccabile l'alibi del giovane brembatese, anche loro sanno che sulle 19.15, forse prima, si trovava nuovamente a casa dell'amico. Per cui l'unico scopo dell'intervista era quello di far capire quanta paura e quanto disagio vi fosse nella mente del ragazzo. Ed il servizio, pur farcito di domande investigative, ha reso visibile, anzi tangibile, ogni volta che le inquadrature si avvicinavano al suo volto, sia l'una che l'altro. Ed il disagio, credetemi, non era quello del momento ma quello che si trascina da mesi. Il non essere stato creduto dagli inquirenti, forse a causa della sua timidezza, del suo modo di porsi sempre al lato dell'attenzione, lo ha ferito. E non crediate sia stato facile per lui parlare e focalizzarsi al centro dell'interesse mediatico. Non crediate non abbia chiesto aiuto a tutto il suo coraggio prima di farsi avanti. Perché ci vuol coraggio ad essere testimoni ed a dire ciò che s'è visto. Perché c'è sempre il rischio di trovarsi un domani nuovamente di fronte le stesse facce viste quella sera. Quelle facce che non sapresti riconoscere ma che ti possono riconoscere.
Quando decise di fidarsi del giornalista, e di raccontare per la prima volta quanto aveva visto, le domande incalzanti non lo facevano ragionare, si confondeva e rispondeva affermativamente a ciò che gli veniva detto. E' tipico di chi non avendo un carattere espansivo viene portato ad aprirsi in maniera troppo veloce. Ma non per questo il suo racconto era falso. La sua autenticità, seppure esclusa dalla procura, venne dimostrata dai testimoni che successivamente si presentarono, il signor Toracco e la signora Abeni, e che come lui parlarono di due persone sconosciute presenti in in via Rampinelli dopo le 18.35 del 26 Novembre. Poca importanza ha che il colore della maglia gli sia stato riferito da qualcuno della zona o della sua famiglia, chiaramente in quel giorno si parlava solo di Yara nelle abitazioni di Brembate, o che realmente lo abbia visto perché forse il giubbotto non era chiuso fino al collo. Ciò che importa è che il blù non è propriamente un blù perché molto chiaro di tonalità ed è quasi un azzurro spento. Guardate la foto in alto ed osservate i vestiti della ragazza; quella è esattamente la felpa che indossava Yara quando è stata rapita (per esserne certi cliccate sulla foto, che si ingrandirà, e leggete cosa c'è scritto sulla locandina). Notate bene il colore e ditemi se davvero credete che il contrasto creato dal giubbotto nero non l'avrebbe potuta far risaltare e rendere visibile.
Enrico Tironi è stato interrogato diverse volte. Probabilmente nessuno è stato in grado di rapportarsi a lui nel modo giusto ed invece di trattarlo da persona informata sui fatti ne ha sospettato, forse inconsciamente o forse consciamente. Non è facile stare seduto in una stanza per ore mentre si è incalzati dalle domande, di certo a volte anche allusive, e vedere che ad ogni piccola incongruenza gli sguardi cambiano, si modificano e da amichevoli diventano diffidenti. Anche un'occhiata sbagliata può far entrare in confusione chi fino a quel momento ha vissuto la propria esistenza nella tranquillità della propria famiglia, della propria cerchia di amicizie. E se ha ritrattato il motivo c'è. L'ha fatto per tornare ad essere sé stesso e far cessare quelle che viveva come ingiustizie. Di certo non c'è riuscito e mai ci riuscirà. Non ci riuscirà perché l'informazione, che dovrebbe aiutare i testimoni a parlare, a farsi avanti senza timori, lo ha dapprima esaltato e poi calpestato, additandolo a mitomane, lo ha rivalutato riesalatato e poi bistrattato nuovamente dipingendolo come solo lei, quando vuole, sa fare. C'è da stupirsi che abbia ritrattato mandando tutti al diavolo? No di certo, se lo ha fatto è perché s'è reso conto che stava meglio prima, quando non era al centro dell'attenzione e la vita era solo sua.
Ed è ora che l'informazione lo lasci in pace e gli consenta di riprendersela davvero la sua vita.
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Non mi aspettavo un'intervista così incalzante da parte dell'inviata di Chi l'ha Visto, intervista che ai più è parsa, nonostante la Sciarrelli si sia affrettata a dire che nessuno doveva pensare con pregiudizio (ma le sue parole non sono state ascoltate perché oggi in diversi telegiornali si è fatto riferimento al Tironi ed alla maglia), improntata su un tono accusatorio. Fra l'altro non tutti hanno fatto caso alla piccola pulce, inseritasi solo nelle orecchie dei più attenti, che probabilmente ha influenzato il tono investigativo dell'intervista. Mi spiego. La conduttrice ad un certo punto ha detto, in risposta alle numerose mail che chiedevano come facesse il Tironi a sapere di quale colore fosse la maglia di Yara dato che indossava un giubbino, che probabilmente lo aveva letto sui giornali o nella locandine affisse in quei giorni a Brembate. Federica Sciarrelli ha gettato un amo nella speranza che qualcuno in questi giorni abbocchi? Forse proprio il Tironi? Lei sa benissimo che i giornali del 27 Novembre non parlavano di maglie ma solo di fuseaux e giubbino, entrambi neri, che le locandine non sono state messe la mattina successiva al rapimento. Per quale motivo ha buttato in mare, anziché un salvagente, un amo pesante come un'ancora? Vuol vedere se abbocca e va a fondo?
E' chiaro che presto altri giornalisti di trasmissioni diverse in Grado, ed avete capito a chi mi riferisco (vedremo se mi sbaglio), si presenteranno a lui e porranno gli stessi quesiti. Se mai gli dovesse venire in mente di lasciarsi nuovamente intervistare, e se mai rispondesse, per abbreviare le spiegazioni e non per vera colpa, che del colore della maglia ne ha letto da qualche parte, sarebbe fregato per la vita, il pregiudizio non lo mollerebbe più e nessuno crederebbe ad altre sue parole. Quindi il modo di agire usato dal programma di Rai 3 sta a significare la loro convinzione di un coinvolgimento del Tironi con l'omicidio di Yara? Io credo proprio di no; credo che i redattori del programma, pur avendo sbagliato i tempi di inserimento (l'intervista è stata mandata in onda dopo un servizio sulle falsità del Restivo, l'uomo che ha ucciso Elisa Claps), pur non avendo pensato alle conseguenze mediatiche, anche spiacevoli, avessero un altro intento.
Perché anche loro hanno ben presente come sia inattaccabile l'alibi del giovane brembatese, anche loro sanno che sulle 19.15, forse prima, si trovava nuovamente a casa dell'amico. Per cui l'unico scopo dell'intervista era quello di far capire quanta paura e quanto disagio vi fosse nella mente del ragazzo. Ed il servizio, pur farcito di domande investigative, ha reso visibile, anzi tangibile, ogni volta che le inquadrature si avvicinavano al suo volto, sia l'una che l'altro. Ed il disagio, credetemi, non era quello del momento ma quello che si trascina da mesi. Il non essere stato creduto dagli inquirenti, forse a causa della sua timidezza, del suo modo di porsi sempre al lato dell'attenzione, lo ha ferito. E non crediate sia stato facile per lui parlare e focalizzarsi al centro dell'interesse mediatico. Non crediate non abbia chiesto aiuto a tutto il suo coraggio prima di farsi avanti. Perché ci vuol coraggio ad essere testimoni ed a dire ciò che s'è visto. Perché c'è sempre il rischio di trovarsi un domani nuovamente di fronte le stesse facce viste quella sera. Quelle facce che non sapresti riconoscere ma che ti possono riconoscere.
Quando decise di fidarsi del giornalista, e di raccontare per la prima volta quanto aveva visto, le domande incalzanti non lo facevano ragionare, si confondeva e rispondeva affermativamente a ciò che gli veniva detto. E' tipico di chi non avendo un carattere espansivo viene portato ad aprirsi in maniera troppo veloce. Ma non per questo il suo racconto era falso. La sua autenticità, seppure esclusa dalla procura, venne dimostrata dai testimoni che successivamente si presentarono, il signor Toracco e la signora Abeni, e che come lui parlarono di due persone sconosciute presenti in in via Rampinelli dopo le 18.35 del 26 Novembre. Poca importanza ha che il colore della maglia gli sia stato riferito da qualcuno della zona o della sua famiglia, chiaramente in quel giorno si parlava solo di Yara nelle abitazioni di Brembate, o che realmente lo abbia visto perché forse il giubbotto non era chiuso fino al collo. Ciò che importa è che il blù non è propriamente un blù perché molto chiaro di tonalità ed è quasi un azzurro spento. Guardate la foto in alto ed osservate i vestiti della ragazza; quella è esattamente la felpa che indossava Yara quando è stata rapita (per esserne certi cliccate sulla foto, che si ingrandirà, e leggete cosa c'è scritto sulla locandina). Notate bene il colore e ditemi se davvero credete che il contrasto creato dal giubbotto nero non l'avrebbe potuta far risaltare e rendere visibile.
Enrico Tironi è stato interrogato diverse volte. Probabilmente nessuno è stato in grado di rapportarsi a lui nel modo giusto ed invece di trattarlo da persona informata sui fatti ne ha sospettato, forse inconsciamente o forse consciamente. Non è facile stare seduto in una stanza per ore mentre si è incalzati dalle domande, di certo a volte anche allusive, e vedere che ad ogni piccola incongruenza gli sguardi cambiano, si modificano e da amichevoli diventano diffidenti. Anche un'occhiata sbagliata può far entrare in confusione chi fino a quel momento ha vissuto la propria esistenza nella tranquillità della propria famiglia, della propria cerchia di amicizie. E se ha ritrattato il motivo c'è. L'ha fatto per tornare ad essere sé stesso e far cessare quelle che viveva come ingiustizie. Di certo non c'è riuscito e mai ci riuscirà. Non ci riuscirà perché l'informazione, che dovrebbe aiutare i testimoni a parlare, a farsi avanti senza timori, lo ha dapprima esaltato e poi calpestato, additandolo a mitomane, lo ha rivalutato riesalatato e poi bistrattato nuovamente dipingendolo come solo lei, quando vuole, sa fare. C'è da stupirsi che abbia ritrattato mandando tutti al diavolo? No di certo, se lo ha fatto è perché s'è reso conto che stava meglio prima, quando non era al centro dell'attenzione e la vita era solo sua.
Ed è ora che l'informazione lo lasci in pace e gli consenta di riprendersela davvero la sua vita.
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19 commenti:
Ciao Massimo. L'atteggiamento di Enrico Tironi dall'inizio mi ha fatto pensare a un suo possibile coinvolgimento, pensiero poi allontanato dalle risultanze delle indagini sul suo alibi. Anche io mi sono stupita dell'insistenza da parte della giornalista di Chi l'ha visto, avrei capito fosse stata inviata da programmi d'altro grado... Tironi era sfinito, oltre che impaurito. Gli occhi persi nel vuoto, l'amarezza di sapere di essere sospettato. Credo che oltre che dall'informazione sia stato ''maltrattato'' un po' anche dagli inquirenti, insomma é stato centrifugato. Uno dei libri piu' brevi di Leonardo Sciascia, UNA STORIA SEMPLICE, parla di un testimone che si fa avanti con la polizia, e finisce addirittura agli arresti. Liberato dopo tempo, prende l'auto e quasi fugge da quel luogo. Vede una persona, un insospettabile, capisce che é lui il colpevole, sa di averlo visto. Quasi si ferma, sta per tornare alla polizia, poi pensa a quello che ha vissuto e si dice no, mai piu'. Ingrana la marcia e parte. Ecco, i testimoni come Enrico Tironi, giovane e forse anche un po' fragile, dopo il trattamento che gli é stato riservato diranno no, mi sono sbagliato, non ho visto niente. Basta che ritorni il silenzio. Basta che mi possa riprendere un po' della mia vita. Non é stato fatto un buon servizio a lui, e non é stato fatto un buon servizio alla giustizia.
Ciao,
sono proprio contento che finalmente si spezzi una lancia a favore di Enrico Tironi!
E' una cosa scandalosa l'accanimento mediatico verso
questo ragazzo...mi ha lasciato allibito (non che non ci siamo altre mille cose al giorno che mi lasciano allibito) quello che si può fare per creare una notizia e un po' di suspence quando di notizie non ce ne sono!
Questo atteggiamento nei confronti di un testimone non aiuta affatto altre persone a farsi avanti in questo caso ed anche in altri. Tironi ha avuto il coraggio che dovrebbe avere ogni cittadino e le autorità, i giornalisti ecc. non dovrebbero mettere le persone in condizione di non parlare per non essere additate!!!!!!!!!!!!!!!
Infatti!! Prima chiedono la collaborazione di tutti, che chi abbia anche il minimo particolare che ritiene senza importanza lo dica ecc. ecc. poi se qualcuno si fa coraggio e parla, viene sospettato per primo. Allora a questo punto meglio tacere e non fidarsi a collaborare.
scusate ma non ho capito la coerenza di quanto dice Massimo in questo articolo. Italiano a parte è poco comprensibile la sua idea. Si sconferma proprio allo stesso modo di Tironi. Caro Massimo sei a favore o no dell'intervista di chi l'ha visto? Le domande che pone la Sciarelli sono lecitissime.
Vorrei sapere che competenze hai per affermare che Tironi "si confondeva e rispondeva affermativamente a ciò che gli veniva detto. E' tipico di chi non avendo un carattere espansivo viene portato ad aprirsi in maniera troppo veloce". Sei uno psicologo o uno che come tanti si è fatto un'opinione, allo stesso modo di chi, notando contraddizioni ha ipotizzato un coinvolgimento?
Ciao anonimo.
Se ti dicessi che esattamente quando avevo l'età del Tironi, ormai trent'anni fa, io ed altri miei amici siamo stati interrogati diverse volte al chiuso di una stanza per riferire quanto avevamo visto durante una aggressione ci crederesti? Se ti dicessi che nonostante tutti avessimo visto le stesse cose credettero solo a me e ad altri due ci crederesti? Se ti dicessi che uno ritrattò perché per tre giorni non riuscì a dormire ci crederesti?
Credici perché è la verità.
Devi sapere una cosa molto importante su di me. Quando scrivo di un dato argomento lo faccio solo se lo conosco, se l'ho vissuto o se l'ho studiato. Altrimenti taccio.
Per quanto attiene l'italiano mandami la tua mail, così potrei conoscere anche chi mi critica (e non è un male mettere il proprio vero nome quando lo si fa), ti invierò i miei scritti così che tu li possa correggere prima della pubblicazione.
Se hai il coraggio delle tue parole non esiterai a farlo. Altrimenti, tu come altri, dovresti tagliarti le mani onde evitare che l'impulso compulsivo ti porti a lanciare ancora sassi a caso. Aspetto la tua mail.
Ciao, Massimo
Una cosa mi preme specificare. Chi l'ha visto è il programma televisivo che preferisco, vi lavorano i giornalisti che più stimo ed in questo articolo non lo attacco assolutamente e, leggendolo bene, lo si capisce.
L'attacco, se si vuol chiamare attacco anziché invito, è rivolto a coloro che eludendo la raccomandazione di Federica Sciarrelli hanno usato l'intervista per scopi contrari a quelli voluti dalla redazione del programma di Rai 3.
Spero di essere stato chiaro. Massimo Prati
Vorrei ribadire che l'articolo di Massimo Prati é assolutamente chiaro, oltre che ben scritto. Non ho nessuna necessita' di compiacerlo né voglia di farlo. Io trovo in questo blog un'analisi onesta ed equilibrata degli avvenimenti, e non sono la sola. Ci sono altre persone che qui si ritrovano e che hanno evidentemente una certa competenza in materia legale,e che ritengono Massimo Prati un interlocutore evidentemente all'altezza. La mia competenza - per studi, per lavoro - é la lingua italiana, e posso assicurare anonimo che dal punto di vista della sintassi siamo in regola. Risulta chiaro dall'articolo che il tono dell'intervista a Enrico Tironi ha stupito proprio perché fatta all'interno di un programma che evidentemente si stima, perché i tempi erano sbagliati, perché le domande erano legittime ma l'insistenza eccessiva. Tironi é poco piu' che un ragazzo, forse neanche una roccia di suo, lo sguardo perso e la passivita' nel rispondere sono un evidente segnale di disagio e paura. Non paura per chi puo' evidentemente avere visto quella sera, piuttosto paura di essere giudicato un mostro, paura di nuovi interminabili interrogatori, dei continui agguati giornalistici, di un eventuale errore giudiziario. Paura di non tornare ad avere una vita normale. Ce ne sarebbe per mandare in tilt molti. Vedo alcuni studenti che hanno con evidenza studiato perdersi per paura di non riuscire. Non sono i migliori, sono troppo emotivi, ma sono assolutamente normali. Se li incoraggio con garbo si rilassano, se li incalzo si bloccano. Ed é solo un'interrogazione.
nell'ultima intervista a rai3 il tironi dice "l'hanno ritrovata il giorno del mio compleanno"....ma lui non compie gli anni il 26 febbraio!!
Sta prendendo in giro o è proprio fuori di natura????
Diciamocela chiaramente: queste trasmissioni televisive non servono affatto, come si vorrebbe far credere, a cercare una qualche verità. Il loro scopo è puramente l'"audience", attirare telespettatori e, prima ancora, pubblicità pagante. La gran parte di chi scrive qua è giovane e forse non ricorda "Telefono Giallo" con Corrado Augias, (giornalista che sicuramente supera di molte lunghezze certi attuali conduttori, eppure non sfuggiva alla regola), che fu la prima di queste trasmissioni fatte per reggere la concorrenza dell'allora FINIVEST, poi Mediaset. Nel 1987/ 88, allora insegnavo a Schio, Augias, trattando i vari casi del mostro di Firenze (dove tra l'altro si dette una descrizione teorica dell'uomo come di un single ancora vivente con la madre, vedova, un "identikit" che in quel momento poteva pure adattarsi a me, detto di passaggio) invitò il mostro a telefonare in studio. Naturalmente il "mostro" si guardò bene dal farlo, ma si creò (Augias è abile in questo) un'atmosfera da suspence e da romanzo dell'orrore, stilisticamente ben condotta. Gli imitatori dell'oggi reggono assai pallidamente il confronto con Augias. Comunque, "Telefono giallo" mi convinse ad evitare trasmissioni che pretendono, in uno studio televisivo, di risolvere complessi casi di omicidio o di sparizione. Non è il luogo adatto, né è adatta la metodologia, e ragioni di educazione sociale e collettiva solleciterebbero piuttosto di proibire simili attrazioni morbose, condotte solo alla scopo di far cassetta: cassetta sulle tragedie reali, non su storie inventate! E inoltre inoculano nei telespettatori meno critici convinzioni pericolose e desideri sanguinari di vendetta .
Per anonimo 15.57.
Ed ecco cosa intendo quando parlo di insinuazioni, tu sei l'esempio pratico di chi non sa ed insinua. Ciao, Massimo
Secondo me chi l'ha visto non voleva insinuare nulla ma anzi sottolineare che Tironi che aveva parlato per primo e' stato accusato di essere un mitomane percio' ora davanti alle telecamere dice addirittura di non essere piu sicuro di niente.
Sinceramente l' avrei fatto anch'io,anzi forse dopo il trattamento che gli e' stato riservato qualcuno che sapeva qualcosa ha evitato di parlare chissa'.
La maglia azzurra aveva il cappuccio e le ragazze di solito lo mettono fuori dalla giacca percio' potrebbe averlo visto tranquillamente.
Non so Lei sig Max ma io sono stufa di notare che le notizie importanti (anche del caso Scazzi) escano sempre il venerdi'! L' autopsia di yara era attesa per il merc ma le prime indiscrezioni arrivano oggi cosi qualcuno ne potra' parlare per primo.
Mary
Anche Yara è stata sequestrata di venerdì.
D'altronde il venerdì è un giorno pieno di simboli. Gesù morì di venerdì, tanto per dirne uno, ma neppure gli antichi romani amavano quel giorno... però questa è un'altra storia.
Per la prossima volta, Mari*, il mio nome è Massimo, oppure Emax. Troppi sono i max al mondo. Ciao.
Ok scusi se l' ho chiamata cosi' prossima volta sottolineero' meglio la sua unicita'!
Comunque sono una delle Sue lettrici quotidiane e apprezzo molto la Sua voce fuori dal coro.
Buona serata.
Mary
lo so per certo che non è nato il 26.
Tutti abbiamo quel sottile pizzico di pazzia che ci rende unici, sicuramente anche tu sei unica Mari o no? Grazie dei complimenti. Ciao, Massimo.
Mi sono informato e mi risulta tu abbia ragione, Tironi non è nato il 26 Febbraio ma il 27. E questo cambia tutto? Ciao
li ha compiuti il 23!!
A me non cambia niente, e lui che ha detto "ritrovata proprio il giorno del mio compleanno" e mente....perché non lo so.
perché lui l ha festeggiato il 26 il suo compleanno! Adesso avete capito? Non è pazzo smettetela con queste stupidate!
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