Troppe ne ho lette di brutte storie. Di tante ho anche scritto ed ho spiegato come siano potute accadere e come sono andate a finire. In ognuna, mi spiace dirlo ma è vero, erano presenti le caratteristiche del giallo di Yara; come in quelle da me narrate anche a Brembate nessuno ha realmente visto l'attimo in cui la ragazza è sparita e tutto si inquadra in una cornice di ipoteticità che svaria ed allarga gli scenari impedendo agli inquirenti di inserirsi sulla pista giusta.
Con questo voglio dire che se non ci saranno errori da parte del rapitore (o dei rapitori), tutto l'enorme sforzo profuso dai volontari nella ricerca di un corpo, e di certo tutti preferiremmo trovassero un indizio che porti al ritrovamento della ragazzina viva, sarà inutile e porterà a seguire vicoli ciechi. Ad oggi cos'hanno in mano le forze dell'ordine? Alcune testimonianze prive di attendibilità ed altre che sembrano concordare ma non concordano.
Ed allora occhi puntati su chi pare aver mentito. Enrico Tironi già pochi giorni dopo la scomparsa aveva dichiarato ai microfoni di "Chi l'ha visto" di averla incontrata in via Rampinelli, ma che ci fosse qualcosa di stonato lo si capì da subito in quanto troppo titubante. Parlò, sì, ma perché spinto a farlo dall'insistenza dell'inviato di Rai 3; la sua storia non convinse inizialmente gli inquirenti che però la rivalutarono successivamente grazie a nuove testimonianze che parevano confermarla. Ad oggi sappiamo che il suo cellulare non era in quella via come non vi era, molto probabilmente, il cellulare di Yara.
Ed allora occorre chiedersi il motivo che lo ha spinto a dire cose non vere e non giustificarlo supponendo che l'abbia vista un'ora prima. Se è libero con ogni probabilità non ha nulla a che vedere col rapimento, conoscendo i poliziotti e il loro modo di agire ritengo che in questi 40 giorni sia stato intercettato 24 ore su 24 senza che nulla di rilevante sia emerso, ciononostante non sono spiegabili le sue parole ed il suo mentire lo rende sospettabile.
Un altro punto che lo scagiona, però, è quello che la Polizia reputa un elemento indiscutibile. Il fatto, per loro assodato grazie al fiuto dei cani, che Yara sia entrata nello sgabuzzino del cantiere adiacente la palestra. E non è un indizio da poco! Se c'è entrata quella sera è forse l'ultimo posto in cui è stata prima del vero rapimento, se c'è andata altre volte, fosse anche uno o due giorni prima, lo ha fatto volontariamente e per un motivo che ci deve essere spiegato altrimenti si diventa vittime delle congetture.
Ha accompagnato un'amica che credeva di aver trovato il suo primo amore? Era lei a crederlo ed è andata con le sue gambe? Era solo curiosa di vedere come stava crescendo il nuovo centro commerciale? A tredici anni non è facile la vita, anzi. Si crede di non essere come si vorrebbe e non si sa ancora come si vorrebbe essere; per questo si cercano conferme che aiutino la donna che si ha dentro ad uscire dal guscio. Ma i genitori ed i fratelli, se presenti nella sua vita (come si dice siano stati) devono aver notato un cambiamento, qualcosa di diverso.
Se non è andata giorni prima, ma solo ed esclusivamente quella stessa sera, e non è caduta in un buco incidentalmente, allora bisogna chiedersi il perché ed eventualmente con chi è andata. Era in compagnia di un amico, di un conoscente di cui si fidava? Di chi? E' andata per parlare con qualcuno che doveva partire e non avrebbe rivisto per tanto tempo e solo successivamente è tornata verso casa? Questo qualcuno tace per non essere coinvolto? Le persone notate nella via dei Gambirasio c'entrano o erano solo passanti occasionali? Il messaggio che le invia il padre alle 19.10, nel quale le chiede se deve cominciare a preoccuparsi e che da l'idea non fosse il primo e unico ritardo serale di Yara, ha un significato, nel senso che c'era un motivo per scriverlo in quella maniera, o sono le prime parole venutegli alla mente?
Queste solo alcune delle domande che si pongono gli inquirenti, domande che immobilizzano l'inchiesta giudiziaria perché, per vari motivi, senza reali e chiare risposte. Ma esistono problematiche diverse che bloccano altre inchieste. Mi riferisco al "perbenismo" con cui da tutta la stampa viene trattata la vicenda; sembra che gli errori commessi con il caso di Sarah Scazzi non permettano ipotesi diverse da quelle ufficiali. Ma se ci si è ridotti ad andare da trecento "sensitivi" per avere qualche spiraglio vuol dire che la frutta è già stata servita. Che fra poco si alzeranno da tavola ed usciranno dal locale, da Brembate. Ed è in questi casi che i giornalisti devono entrare in azione e scavare dove il buonismo locale non ha scavato.
Per amor di cronaca i trecento sensitivi hanno detto che è viva. Quindi dita incrociate e speriamo sia in un'altra nazione, a mio modo di vedere il probabile continente potrebbe essere l'Africa, e che prossimamente, anche fossero anni va bene, possa dare sue notizie e tornare a casa.
Per contro, e mi spiace davvero scriverlo ma io non sono un buonista, la statistica dice che se e è stata caricata nel bagagliaio di un'auto può aver fatto molto più di cento chilometri, come la quasi totalità delle bambine e ragazzine tedesche adescate ed uccise negli ultimi anni, e difficilmente si verrà a sapere in breve tempo dove si trova il corpo. Se così fosse l'unica possibilità di avere risposte chiare è nelle mani dell'assassino (o assassini), e solo un suo errore ci farà scoprire la verità.
Ma fino a quando questo non accadrà teniamo tutti le dita incrociate e continuiamo a sperare. Data la storia anomala ci è consentito.
5 commenti:
Una cosa che quasi tutti i rapimenti di bimbi e ragazzini hanno in comune é il loro essere soli in quel momento. Di rientro da scuola, dall'oratorio, dal centro estivo, soli a casa perché i genitori lavorano. Cose normali, in un mondo normale. Non puoi tenerli legati a doppia andata e segregati, non puoi impedire loro di rientrare da scuola con amici a 13 anni... In un mondo normale. Io mi rifiuto di spaventare i miei figli dicendo loro che tutto rappresenta un rischio, così sì agli scouts e ai campi con il wwf, agli amici e ad atletica. Ma io sorveglio in continuazione, loro neanche lo sanno ma é come se avessero un localizzatore addosso. Quando mia figlia esce con le amiche (abitiamo di fronte a un grande parco) io l'ho anche seguita. Di lontano, ma le guardavo. E' una fatica, forse dovrei lasciare perdere. Ma voglio che loro vivano fra gli altri, che si sentano sicuri e non abbiano paura. E non voglio averla neanche io. E' un'eta' difficile, ho lasciato un lavoro bello per seguire lei e il bimbo, ho potuto farlo ed é un privilegio. Cosa ne pensi?
Scusami Nico ma devo portare mio figlio a calcio, anch'io ho due pargoli che hanno bisogno del mio tempo. Dato che non posso liquidarti con quattro righe, perché l'argomento non lo merita, ti rispondo questa sera. Ciao, Massimo.
Ciao Nico, scusa il ritardo ma sono giornate impegnative.
A tredici anni, lo sai meglio di me, non si è né donne né bambine. Questo è un guaio terribile ed un monte difficile da scalare.
Io nell'adolescenza sono stato a contatto con tutti i pericoli, dalla droga alla pedofilia, dall'alcool alla violenza. Se li ho evitati è grazie a mia madre, una donna forte che mi ha infuso la sua sicurezza e mi ha lasciato sbagliare da bambino per capire da grande.
A mia sorella, di sette anni più giovane, è andata peggio. E' rimasta incinta che ancora non aveva 14 anni ed a quindici ha rischiato di morire a causa delle botte che il padre di sua figlia appena nata, che fra l'altro teneva in braccio, le stava dando. Fortuna che abitavano in un appartamento ricavato nella casa dei miei, io già da un paio d'anni non vivevo più lì, e che mia madre, come ho già scritto, è una donna forte mentalmente. Quando ha sentito le urla ha afferrato un coltello da cucina e si è precipitata, sfondando la porta della camera da letto che lui aveva chiuso a chiave, e l'ha aggredito.
Fondamentalmente era un codardo perché se n'è scappato. Il primo "amore" di mia sorella, osteggiato dai miei genitori e forse per questo voluto fortissimamente da lei, le ha lasciato una figlia ed una ferita enorme.
Quando mia nipote ha avuto 13 anni si è innamorata, proprio come capitato a sua madre, di un ragazzo di 20.
Lei, che memore dei suoi trascorsi faceva come fai tu, controllava discretamente, ha fatto e disfatto finché le ha impedito di vederlo. Da quel momento l'attrito è stato continuo e la complicità che le faceva sembrare sorelle è sparita. La tensione era talmente forte che per non farle cadere dall'orlo della crisi di nervi, in cui erano entrambe, la ragazzina è andata a vivere coi miei genitori, i suoi nonni.
Con questo voglio dirti che se è vero che per una adolescente non è facile vivere la sua età è altrettanto vero che è ancora più difficile essere la buona madre di una adolescente. Per il padre il discorso è leggermente differente perché usualmente con le figlie non riesce ad avere polso. Però non è detto che da te sia così.
Se le darai sempre contro ti odierà, se le darai troppa corda se ne approfitterà. Per cui in qualsiasi modo ti porrai nei suoi confronti sbaglierai.
Ma il metodo per ovviare a tutto questo è stato inventato e si chiama fiducia. La fiducia è un ingrediente che solitamente, se i figli hanno vissuto fino all'adolescenza in un ambiente familiare e di amicizie sano, fa miracoli perché aiuta a crescere. Chiaramente non ti dirà tutto, per le confidenze una buona amica è meglio della madre, ma se tu le spiegherai che gli errori nella vita si fanno e che se ne dovesse fare non la abbandonerai, difficilmente farà sbagli enormi.
Per quanto riguarda i rapimenti non ti fissare e vivi serena. E' molto più facile morire a causa di malattie ed incidenti stradali o domestici che essere sequestrati. Cerca di capire che è la televisione a fare terrorismo mediatico, che tua figlia ha molte più probabilità di vincere un milione di euro al gratta e vinci che di incontrare un sequestratore.
Se vuoi continuare a soffrire seguila ancora. Se vuoi vivere serena dalle fiducia e prenditi una camomilla. In tutti i casi, se vuoi che cresca, non impedirle di sbagliare e non essere mai pedante nel chiederle cosa ha fatto e con chi era. Certo gli umori sono da controllare; ma a volte, quando un figlio ha il muso e non se ne capisce il motivo, basta andargli accanto e fargli capire che lo si vuole abbracciare, che lo si ama, per farlo parlare di quanto gli è capitato.
Ps. Se proprio non ce la fai a non controllarle il diario mi raccomando, prima di aprirlo guarda bene che non ci siano fogli o pupazzetti di carta che sporgono dalle pagine perché sarebbero da riposizionare una volta visionato. I ragazzini sono ingenui, è vero, ma non sono stupidi.
Ciao, Massimo
Vedi che lo sapevo che non era un blog fra i tanti?.. Prima di tutto grande ammirazione nei confronti di tua madre, che c'é stata per te e c'é stata nel momento piu' duro della vita di sua figlia. Tenendo l'unico, ma proprio l'unico atteggiamento che aiuta, con forza e coraggio, a salvare una donna dalle botte di un codardo. Grande donna vostra madre. Io ho la fortuna di avere una figlia con un carattere molto saldo, forse retaggio di una scuola durissima. A sette giorni si é sentita male, arresti cardiaci, coma, poi intervento al cuore e mesi di rianimazione. E' una piccola filosofa, il suo motto ''non é un dramma''. Pericolosissima da piccola, saliva sugli alberi ingoiava di tutto si rompeva qualche ossa, sperimentava. Un tornado, e un tornado é rimasta, ma con interessi per fortuna sani (per ora): amici, libri, l'equitazione, il wwf, gli scouts, la costruzione di una casa sull'albero. Roba così.Si é iscritta al classico e io le ho chiesto se aveva idea di quanto ci fosse da studiare (non é esattamente una secchiona...) mi ha risposto ''mamma il latino e il greco sono bellissimi, e ci vuole coraggio. Dai che andra' bene. E poi se mi bocciano non é mica un dramma, andro' ad allevare i cavalli'' E sai? Ha ragione lei. Qualche mese fa il ragazzino piu' ambito della scuola ha tentato un approccio un po' troppo ose' con lei, che si é rivoltata come una vipera e gli ha detto ''se mi ritocchi le prendi, non mi piaci piu' adesso''. Non molto femminile ma efficace, anche questo episodio mi fa pensare che abbia in sé quel po' di sicurezza che la aiutera' andando avanti. Piano piano sto rivedendo le mie priorita', cerco di non assillarla, e visto che a lei e ai suoi amici piace molto ritrovarsi qui a casa o in giardino per un film, una pizzata, forse vuole dire che si sente a suo agio. E io sono ben felice di fare la tassista e di fregarmene del casino. Restando una mamma e non un'amica. Si sbaglia sempre, é vero, ma si prova. Mi rileggo e penso che forse fra le due alternative se continuare a soffrire controllandola a mo' di 007 (che se poi mi vede....) e prendere un bidone di camomilla e lasciare andare un po'.... Beh credo che lei meriti tutta la mia fiducia. Vedi Massimo, tu hai ragione quando dici che passando attraverso gli errori e i pericoli si cresce, ci si forma. Ma da quello che scrivi, tu e tua sorella soli non lo siete mai stati veramente, c'era una donna forte e discreta, che ha lasciato che sbagliaste, ma che é diventata leonessa quando ha dovuto difendere davvero le sue creature. A volte mi sembra che ci siano bimbi così soli, ma così soli. Non perché stanno due ore in casa senza la mamma (che palle sempre la mamma tra i piedi...) ma perché non c'é nessuno che possa ascoltarli, che si accorga dei loro bisogni veri, che dia importanza alla loro piccola grande storia, che - come tua madre - sia alle spalle ma pronta a saltare davanti quando il pericolo é grande. Loro sì vittime del mondo di alcuni adulti, a cominciare da chi vive con loro. Per finire con alcune madri che vogliono le figlie bellissime e appese al braccio di vecchi danarosi e pericolosi. Ciao, e ok per il diario, anche io conoscevo il trucchetto eh?..
Da come ne hai parlato credo che tua figlia diventerà una grande donna, e di questo dovrà ringraziare a una grande madre. Ciao, Massimo
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