Sono passati cinquantuno giorni dall'arresto di Sabrina Misseri. Cinquantuno giorni di carcere che sono destinati inesorabilmente ad aumentare. In questo lungo periodo è accaduto quanto era prevedibile accadesse, il popolo si è schierato ed ha deciso che la ragazza di Avetrana è colpevole. Una statistica stilata su scala nazionale dice che 81% degli italiani è certo sia stata lei ad uccidere. Ma quale base logica li ha portati a questa conclusione? Ricordiamoci che è stata incarcerata a causa delle parole del padre, parole che non convincevono neppure il giudice che le ha accettate il quale, a chiare lettere, scriveva: "Sarebbe ora il Misseri dicesse tutta la verità."
Quindi lui stesso ammette che ne manca una parte, e probabilmente è quella fondamentale. Eppure, anche se l'accusatore non dice la verità, d'altronde non l'ha mai detta e non si capisce perché dovrebbe farlo ora, riesce a ribadire la colpevolezza di Sabrina lasciandola marcire in carcere. Nelle motivazioni in cui spiega i motivi per cui non le ridà la libertà ci sono tre passaggi da tenere in considerazione.
Il primo riguarda l'inquinamento delle prove. E' come dire che una volta tornata a casa, chiaramente agli arresti domiciliari e pertanto con l'obbligo di non uscire, potrebbe nascondere, bruciare, buttare nel water o mangiare, qualcosa di rilevante per le indagini. Ciò che il giudice non dice è cosa dovrebbe far sparire. La casa è stata perquisita più volte? Sì? C'è l'intenzione di tornare a fare altre perquisizioni? No? Ed allora non si spiegano le sue parole e, soprattutto, non si capiscono.
Il secondo riguarda la reiterazione del reato. E' come dire che Sabrina potrebbe uccidere ancora. Chi? Dove? Perché? Ha altre cugine che le danno noia e che potrebbero andarla a trovare? Ha altri motivi di gelosia che non conosciamo? Ma per carità di Dio, direbbe il mio ex parroco, non vediamo il diavolo solo perché non c'è luce in fondo alla stanza. Per cui anche questo passaggio rimane un mistero avvolto nel mistero.
Il Terzo motivo è ancora più assurdo e stupido. Il giudice Martino Rosati, perché si deve sapere il nome ed il cognome di chi ha scritto queste sciocchezze, si dichiara certo che la ragazza potrebbe fuggire e far perdere le proprie tracce. Assurdo perché scrivendo questo nelle motivazioni l'ha comparata ad un gangster con connivenze ed appoggi esteri in grado di farla spostare da un continente all'altro. Stupido perché la voce di Sabrina Misseri, le sue foto ed i video televisivi che la ritraggono, girano ovunque da quasi cinque mesi e non le consentirebbero di non essere riconosciuta in nessuna parte del globo. Oddio, il Rosati potrebbe aver pensato ad un rifugio di fortuna nell'Africa equatoriale, forse fra i Pigmei, ma non lo dice.
Questi i motivi per cui resta in carcere. Chiaramente non sono motivi validi ed il giudice sta portando avanti ragioni che non sono ragioni in maniera ambigua e criminale. Se un domani venisse provata l'innocenza della ragazza questo magistrato subirà le conseguenze dei suoi gesti o resterà impunito in Procura a combinare altri pasticci? C'è da chiederselo perche la Misseri, non serve neppure dirlo, grazie a lui ed a suo padre avrà la vita rovinata, anzi già ce l'ha, e quasi certamente dovrà cambiare città per non subire psicologicamente le maldicenze che, anche fosse assolta con formula piena, il pregiudizio ormai inserito nella mente degli italiani, 81% la ritiene colpevole ricordate?, porta in sé negli anni. Per quale motivo farle scontare preventivamente una pena senza averla prima giudicata? Non è giustizialismo questo?
Ma facciamo un piccolo passo indietro e ragioniamo sulle prove, e prove è un parolone grosso da usare, che gli inquirenti ritengono di avere in mano e che invece non hanno.
L'ora dell'arrivo e del delitto. Si è cercato in ogni modo di trovare una collocazione che non fosse quella stabilita, le 14.30. Si è cercato di far credere che Sarah avesse mangiato molto prima, nonostante le interviste rilasciate da sua madre e dalla badante rumena che erano concordi nel dare come punto di riferimento le 14.00/14.15, e si è portata solo confusione ed insicurezza. Confusione che hanno provato ad inserire anche nella mente dei ragazzi che l'hanno vista in strada verso le 14.25. Testimonianza comunque dagli stessi confermata.
La gelosia quale movente. Gli inquirenti hanno provato, da provetti acrobati, a fare un triplo salto mortale senza reti di protezione e sono finiti in ospedale. Asserendo che la gelosia morbosa di Sabrina Misseri l'aveva portata ad uccidere non hanno tenuto nel debito conto che chi diventa assassino per gelosia usualmente non ammazza la rivale in amore ma il compagno amato, se un compagno c'è. Chi se l'ha prende con la persona che si è inserita nel rapporto di coppia, sempre che un rapporto ci sia e nello specifico non c'era, e vuole la sua morte, agisce con premeditazione, premeditazione negata in Procura e che comunque non spiegherebbe, in questo particolare caso, il motivo per cui la Misseri abbia accettato di far arrivare sul luogo del delitto l'ex amica Mariangela. Le conveniva non rischiare di trovarsela fra i piedi proprio nel momento dell'assassinio e dirle che non se la sentiva di andare al mare.
L'ultima verità dell'orco. Nella testimonianza finale, per ora visto che vuol essere risentito senza il suo avvocato ma non glielo consentono, addossa tutta la responsabilità sulla figlia e nega lo stupro. Quest'ultimo particolare toglie la già fragile spiegazione alla mancanza degli abiti. Se non l'ha svestita per violentarla perché lo ha fatto? Eppoi, d'altronde, perché spogliarla completamente per violentarla? Non è più logico pensare che sia stata fatta spogliare in vita? In tutti i casi il povero corpo di Sarah era nudo. Avevo paura che le uscissero i vestiti di dosso e che con l'acqua salissero fino all'esterno, dice il Misseri. Ma che senso ha una giustificazione del genere? Da quale parte potevano uscire i vestiti?
No, non ci siamo ancora arrivati e non la sappiamo tutta. Ed in questo caso ha ragione Martino Rosati quando dice che sarebbe ora di dirla la verità. Ma forse è una verità ancora più brutta ed aberrante di quella raccontata fino adesso. Forse è una storia che non puo essere messa in piazza perché coinvolgerebbe troppe persone e rovinerebbe troppe famiglie. E non possiamo neppure chiamarla storia, la parola giusta è tragedia. L'Avetraneide, la vita di un padre che sa di essere amato da sua figlia e che è convinto che per lui lei farebbe di tutto, anche finire in carcere per coprire le vergogne di una vita, quelle che ancora tiene nascoste nelle segrete stanze della sua mente.
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