sabato 29 gennaio 2011

Sarah Scazzi. Sabrina Misseri e il profilo dell'assassino

Il programma televisivo Matrix, andato in onda giovedì scorso, ha chiarito definitivamente che nonostante le tante circostanze favorevoli a Sabrina Misseri, nonostante le lettere del padre che la scagionano, la Procura e la famiglia Scazzi continuano fermamente a credere nella colpevolezza della ragazza. Qual'è il motivo? Per capirlo occorre ragionare con in mano gli elementi raccolti dagli inquirenti in questi mesi e col profilo che gli esperti hanno di certo creato per meglio identificare l'assassino di Sarah.

 Ci sono ruoli professionali in alcuni reparti della Polizia e dei Carabinieri che servono a chi indaga per avere un quadro migliore, o per meglio dire un profilo migliore, che aiuti a fare una cernita fra le persone coinvolte, o anche solo marginalmente coinvolte, in un omicidio. Per semplificare il discorso e renderlo fluido userò un termine americano conosciuto grazie ad una serie televisiva famosa che è approdata anche in Italia. Il termine è "Profiler".

Il Profiler è una sorta di psicologo criminale che grazie a statistiche elaborate in decenni di omicidi può riuscire a capire quale sia la molla che porta ad un assassinio. In parole povere può capire il motivo che ha spinto l'omicida ed anche i comportamenti e le frasi che questi terrà e dirà nei momenti successivi al crimine. Tutto questo non viene fatto psicanalizzando una determinata persona ma psicanalizzando tutto l'insieme, sia il luogo, sia la situazione sociale dove l'assassinio è avvenuto, sia il modus operandi.

Pertanto, per portare un esempio, ci sono delitti ascrivibili solo a uomini perché compiuti con un certo tipo di comportamento, comportamento che non terrebbero le donne. E' chiaro che una ragazza uccisa dopo uno stupro difficilmente farà pensare ad un'assassina di sesso femminile. Ma in mancanza di stupro le cose cambiano ed a volte si trasformano completamente.

Quindi prima di fare un profilo criminale occorre basarsi sulle statistiche; queste dicono che le donne non uccidono di frequente, su dieci omicidi solo uno è riconducibile a una mano femminile, e quando lo fanno hanno ragioni opposte agli assassini di sesso maschile. Generalizzando e semplificando l'uomo tende ad avere moventi di tipo utilitaristico, quali denaro o potere, la donna al contrario lo fa per motivi passionali ed emozionali e comunque sempre nell'ambito delle persone che le sono vicine, mariti, amanti, figli oppure parenti (solo il 9% uccide persone estranee). Altra particolarità è il luogo in cui avvengono gli omicidi. Difficilmente li scelgono all'aria aperta ed usualmente li commettono in casa e comunque al chiuso.

Ultima particolarità è il modo in cui uccidono e come lo fanno. Ci sono dei casi in cui a farle decidere è la disperazione, questi sono praticamente gli unici omicidi commessi con premeditazione. Quando negli anni sono costrette a subire ogni sorta di vessazione, ogni tipo di umiliazione, si impauriscono convincendosi, forse a ragione, di essere in pericolo di vita. E' da questa considerazione che l'istinto le porta ad agire. Inizialmente non sanno esattamente come uccideranno ed aspettano che si presenti il momento migliore.
Ci sono altri casi, invece, in cui sono spinte da un impulso psicologico sbagliato o da una visione complessiva distorta a causa di farmaci, alcool o droghe.
Per quanto riguarda le armi tendono a non usare mai la forza ma qualcosa di più funzionale e meno violento come, per fare solo un esempio, il veleno.

 Ed ora passiamo al comportamento tenuto da un assassino nei giorni successivi al delitto.

Chi uccide, come si diceva un tempo, torna sempre sul luogo del delitto. Non è una falsità o una leggenda e le statistiche lo dimostrano. Se chi commette il delitto fa parte della schiera di amicizie, o addirittura è un familiare, nella maggioranza dei casi sarà quella persona che più resta a contatto con gli inquirenti, quella che cercherà maggiormente di dare una mano. Il motivo è, se vogliamo e sempre semplificando il discorso, banale. Lo fa per tenere sotto controllo il corso delle indagini in modo da poter fiutare eventuali pericoli e, se possibile, influenzarle cercando di allontanare i sospetti dalla sua persona.

Ed arriviamo a Sabrina Misseri.

Perché dunque gli inquirenti hanno pensato quasi da subito che la figlia di Michele Misseri potesse essere implicata nella vicenda ed avere avuto un ruolo predominante?
Per prima cosa le parole insicure del padre, almeno per quanto hanno pensato i procuratori ascoltandole, che dichiarava sì di aver violentato la ragazzina ma sottolineava il fatto che questo stupro fosse avvenuto post mortem. Per seconda le parole del suo avvocato che in televisione, e certamente in più occasioni anche a chi indagava, prospettava nuove rivelazioni e cambi di tendenza proprio sul particolare agghiacciante della violenza. Un modo non insolito di agire e comune a tanti avvocati.

Poi c'era il particolare collimante col profilo, quello riguardante la presenza sempre assidua di Sabrina Misseri in ogni fase delle ricerche quando ancora non si sapeva che Sarah fosse morta. Lei accompagnava la zia, lei spesso parlava al posto suo, lei insinuava dubbi e sospetti. Questi particolari si univano ad altri, come il fatto che la ragazza uccisa fosse una familiare stretta, ed abbiamo visto che gli omicidi per mano femminili tendono a privilegiare la parentela, come il fatto che era ipotizzabile, trovando altri elementi probatori, una sorta di gelosia che l'avrebbe potuta portare a scompensi psicologici in momenti particolarmente emotivi, ed abbiamo visto che le assassine tendono a moventi di tipo emotivo. Prendendo quindi tutti questi particolari, e sommandoli alle ritrattazioni del padre, la ragazza somiglia molto al profilo dato dagli esperti di profiler. Sempre che ad uccidere sia stata una donna e sempre che gli inquirenti ricambino nuovamente la formula e tolgano la premeditazione.

In Procura non sono usciti dalla pista femminile e non ne vogliono uscire neanche dopo aver cambiato il corso delle indagini ed aver eliminato il delitto d'impeto passando a parlare proprio di premeditazione. In base a questa si andrebbero a modificare molti dei parametri inseriti in statistica e la Difesa riuscirebbe facilmente a sgretolare le certezze dell'Accusa. Occorre tener presente che la ragazza si interessava del ritrovamento quando ancora non si parlava di omicidio, anche se lo si poteva supporre, e che il primo ad inserirsi in un quadro omicidiario fu il Misseri quando fece ritrovare il telefonino. Quella fu la settimana cruciale che culminò con la confessione, il ritrovamento del corpo e l'arresto. Quella fu la settimana dedicata dalle telecamere allo zio.

Come se non bastasse le ultime lettere hanno riportato il tutto a quel punto di partenza e, se dovesse riammettere la violenza carnale ritrattata durante l'incidente probatorio del 19 Novembre, il quadro che si andrebbe a ridelineleare si adatterebbe perfettamente a lui, così come il profilo ideale dell'assassino.

Ed allora conviene azzerare e ripartire, altrimenti ci troveremo in futuro ad assistere ad un altro processo basato sui soli indizi. Ed in questo caso la verità sarebbe sempre e comunque di parte e non gioverebbe a nessuno.


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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Esimio Signor Massimo, leggo con molto interesse i suoi post relativi al caso Scazzi e condivido al 99% le sue considerazioni.
Però nel caso specifico, in cui Lei ipotizza negli inquirenti tanto acume e tanta professionalità, che li avrebbe addirittura portati ad esaminare con cura il profilo criminale ipotetico dell'uccisore di Sarah, non sono d'accordo.
Secondo me gl'inquirenti sono andati avanti in maniera rozza ed approssimativa. Chi era la persona più vicina a Sarah in casa Misseri? Sabrina. Dunque sono partiti dal presupposto che era lei la colpevole. Sono sicuro che già avessero riempito di microspie l'appartamento dei Misseri e, avendo teso la trappola, erano in paziente attesa che il pesciolino ci sarebbe finito dentro. Quando Misseri è uscito allo scoperto (secondo me, perché si era reso conto che le tre donne di casa nutrivano sospetti sempre più seri su di lui) ed ha poi confessato l'assassinio, gl'inquirenti sono rimasti spiazzati e, come sempre accade a chi s'innamora a priori di una tesi, tanto hanno fatto da indurre Misseri ad andare nella direzione da loro ipotizzata, servendosi della preziosa collaborazione di un avvocato arrivista e di una criminologa in cerca di pubblicità. Non è casuale la manfrina posta in essere il 5 novembre: arrivo a sirene spiegate nel carcere di Taranto, su chiamata di Galoppa, quando si era capito che il Misseri era stato cotto a puntino ed era pronto a servire il piatto caldo della colpevolezza unica di Sabrina; poi interruzione dell'interrogatorio il tempo necessario per mettere a punto i particolari che ancora non quadravano (corda o cinghia, ecc.); indi presenza abusiva della Bruzzone.
Gl'inquirenti secondo me sono stati guidati sempre e solo dal pregiudizio contro Sabrina, alimentato dal circo mediatico a cui le persone di potere pongono sempre la massima attenzione.
E per ultimo l'accanirsi e il non mollare l'osso, ipotizzando il delitto premeditato, al solo fine, secondo me, di contrattare nel futuro dibattimento il tipo di aggravante.
Mi fermo qui perché non vorrei occupare troppo spazio, anzi mi scuso per essermi tanto dilungato.
La saluto con cordialità. Continuerò a leggere i suoi brillanti post con attenzione, apprezzando anche le sue battute (non male, ad esempio, quella di Martino Rosati che diventa Martini Rosato).
Giovanni

Unknown ha detto...

Ti ringrazio delle belle parole.

Per quanto riguarda la professionalità non sono completamente d'accordo con te. In una procura come quella di Taranto di certo ci sono inquirenti non proprio leali, ma non sono la maggioranza. Chi indaga sul caso Scazzi ha comunque il diritto di seguire il filo che ritiene migliore (e per questo ricevono critiche). Ma perché lo ritiene migliore? Perché qualcuno lo ha indirizzato. Il profiler, scritto da persone competenti di Roma, esiste ed è arrivato a Taranto prima della scoperta del cadavere. Rapportandolo alle persone coinvolte, compresi Ivano e gli altri della compagnia che frequentava la ragazza, ha indirizzato le indagini su cinque profili compatibili. Uno era Sabrina e l'altro suo padre. Proprio a causa di quel profilo è stato chiamato ed interrogato la mattina prima del ritrovamento del cellulare.

Capirai che proprio a causa di quell'interrogatorio, fatto di domande mirate, la paura non lo ha fatto dormire costringendolo a pensare di essere capace di depistare gli inquirenti facendo ritrovare il cellulare. Da questa mossa si può capire quanto non sia intelligente a livello criminale, ed infatti i sospetti su di lui sono aumentati.

Il problema è sorto a causa della sua ricostruzione del delitto, del tutto ferruginosa, che ha convinto tutti gli investigatori a cercare dei complici. E chi meglio della figlia che bene si adattava al suddetto profilo?

In questo specifico caso dobbiamo ragionare con la loro testa per capire se gli sbagli sono dettati da malafede oppure no. Per fare un esempio capibile prendiamo l'interrogatorio a cui ti riferisci.

E' apparso subito chiaro che il Misseri fosse stato preparato in una certa maniera dal suo avvocato, ed altrettanto chiara era la sua riluttanza a dire certe cose. Non per niente si è dovuto appartare col suo legale e con l'arrivista per un ripasso di un'ora. Ma chi lo aveva preparato? Non quelli della procura perché non erano andati a trovarlo nei giorni precedenti, quindi l'unico che ne aveva la facoltà era proprio il Galoppa. E questo lo ha fatto capire ieri l'altro quando ha parlato di una sua linea guida che l'imputato non stava più seguendo.

Non ci vuole un genio per capire che per confondere il Misseri basti parlare forbito e rigirare le parole creando dei sotterfugi che gli facciano credere quanto gli si vuol far credere.

Pertanto la mia idea è che in Procura abbiano seguito dei suggerimenti scritti che indirizzavano anche sulla famiglia Misseri e che il legale abbia modificato il corso degli eventi perché, ricordiamoci che lui era l'avvocato dell'orco di Avetrana in quei giorni e che i giornalisti gli chiedevano come potesse difendere un essere così, intenzionato a sminuire la pena per il suo assistito e nel contempo allargare quei fari mediatici che con una confessione completa si sarebbero chiusi.

Ma il discorso andrebbe sviscerato in lungo e in largo coinvolgendo anche qualcun altro... e sarebbe al momento troppo lungo. Ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

Sono daccordo con le vostre riflessoni e vorrei segnalare un particolare:nei giorni immediatamente seguenti la prima confessione di Misseri,l'avv.Galoppa era orientato verso la richiesta della perizia psichiatrica.Resosi poi conto dell'impopolarità della scelta,dato che gli avevano persino dedicato un gruppo FB in cui lo invitavano a vergonarsi,ha colto al volo l'influenzabilità di Misseri,probabilmente facendogli credere che sarebbe uscito dal carcere(notizia che si affrettò a comunicare ai mezzi di informazione)e illudendolo sul fatto che Sabrina non avrebbe patito particolari conseguenze,si preoccupa infatti di non fargli sapere che la figlia fosse in carcere.Bisogna comunque precisare che Galoppa è stato molto favorito da una procura che,per altri suoi motivi,era convinta che Sabrina c'entrasse qualcosa almeno quanto suo padre.
Norma