venerdì 31 dicembre 2010

Il peccato e il peccatore


Con una semplice Legge il Papa risolve i problemi di immagine del suo Stato. D'ora in avanti nell'estratto conto, fanno sapere i vertici della Santa Sede, non sarà più tollerata la parola riciclaggio e per il denaro rimanente nelle casse vaticane, quale percentuale dovuta ad ogni passaggio illecito, sarà gradita la dicitura "frutto del peccato".

Si dice che chi va con lo zoppo impara a zoppicare. In base a questa verità popolare ne consegue che chi va col peccatore impara a peccare, d'altronde chi è senza peccato scagli la prima pietra e... e si potrebbe continuare all'infinito. Ciò che vorrei capire è il cosa fare quando a peccare è chi cura i peccatori? Non parlo di preti pedofili, per quelli non esistono medicine, parlo dei vertici bancari di una delle banche più corrotte del mondo, lo IOR. 

Tutti i personaggi più in vista, a partire dal sindaco di Roma Alemanno, questa estate hanno solidarizzato con il massimo dirigente dell'istituto, Gotti Tedeschi, implicato in uno strano giro illecito che il Vaticano dichiarava "normale spostamento di capitali fra i vari conti papali". Allo stesso modo hanno solidarizzato con l'Istituto diretto dal Cardinale Diaz, il "Propaganda Fide" (ma i guai deriverebbero dalla gestione precedente del Cardinale Sepe) che, come si evince dal nome, ha la missione di propagandare la Fede del Cristianesimo nel mondo ed invece negli anni passati sfaccendava, vendeva, affittava, regalava, in combutta con altri illustri personaggi dei romani Palazzi, gli immobili intestati alla Santa Sede, in nome e per conto del Papa, per ottenere sovvenzioni plurimilionarie dallo Stato italiano che in parte spendeva appaltando i lavori alle imprese di costruzioni affiliate ai parlamentari.

Ma in questa sede si parla di riciclaggio e, quindi, dell'Istituto per le Opere Religiose. 

Negli anni nessun Ecclesiasta ha mai specificato bene il significato della parola Opera, eppure il termine ha una vasta collocazione linguistica; si va dall'opera di beneficenza all'opera d'arte, dall'opera intesa come momento musicale all'opera di chi lavora, non a caso viene chiamato operaio. Ma io credo che si debba intendere, data la dottrina Cattolica della Santa Sede, in senso Toelogico, quindi un'azione morale compiuta coscientemente dall'uomo che concorra a fargli ottenere la Salvezza. Insomma, un'opera di bene come può esserlo un'azione caritatevole. 

Però dal 1929, anche grazie ai Patti Lateranensi, l'istituto di cui si parla di beneficenza ne ha fatta ben poca. Bernardino Nogara, il primo dirigente ad ottenere dal Papa carta bianca sugli investimenti, iniziò a far fruttare i tantissimi soldi del Vaticano investendoli in ogni settore economico esistente, persino in quello degli armamenti, ed il businness diventò talmente vasto che ad un certo punto quasi ogni banca di Roma era in balia del Vaticano che ne possedeva una percentuale rilevante. Papa Pio XII, vedendo quanto fosse facile tramutare in oro anche le azioni peccaminose, lo trasformò in una vera banca nel 1942. Da quel momento in poi un'escalation continua che non si fermò neppure con il crac ambrosiano, e la relativa morte di Roberto Calvi, e le collusioni di Marcinkus con la loggia Propaganda 2 (chissà perchè la parola propaganda mi suona familiare) e quelle di altri alti prelati con la banda della magliana.

Per chiudere e farla breve, altrimenti occorrerebbero un paio di biblioteche e dieci vite umane di lettura, lo Stato del Vaticano non s'è mai fatto scrupolo di chiedersi da dove arrivassero o a chi fossero diretti gli euro e i dollari che i suoi dirigenti maneggiavano con tanta disinvoltura. Ed io vorrei sapere chi di noi può credere che da oggi cambi davvero qualcosa e come possa il Papa stesso credere che gli affari dei suoi istituti non si allineino nuovamente alle linee guida del mercato. Linee che non contemplano di certo la carità cristiana. 

Il denaro è il peccato, dato che Gesù cacciò i mercanti dal Tempio e poi fu venduto per denaro, e chi lo manneggia diventa un peccatore impossibilitato a non peccare. E' chiaro che chi lo usa per vivere, fosse anche in maniera un poco allegra, non pecca allo stesso modo di chi, ingordamente, cerca nell'accumulo smisurato il potere. Quel potere che brama perché lo colloca su un piano dominante rispetto al suo simile "disperato". Esattamente l'opposto di quanto insegnatoci dalla religione che si predica nella Città del Vaticano che, negli anni, ci ha dato anche l'esempio di quanto si possa predicare bene e razzolare male. 

E' questo ciò che il Pontefice deve sconfiggere. Nella sua casa adornata d'oro ci sono sia il peccato che il peccatore, nel mondo ci sono i poveri senza casa e cibo, un contrasto insanabile che meriterebbe molto più di una omelia e che invece viene surclassato dall'avidità di chi, pur partecipando alla vita religiosa in quella casa, ha un nuovo Dio da adorare.


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