mercoledì 8 dicembre 2010

Il giorno della civetta

Gli studenti attaccano i poliziotti
C'era una volta in Italia "il giorno della civetta", coincideva con la "Prima della Scala". Donne impellicciate si presentavano all'entrata e puntualmente trovavano gli animalisti che protestavano per le pellicce che queste indossavano. I tempi negli anni son cambiati e si è arrivati a protestare su tutto in quella piazza.  Protestare non significa attaccare o picchiare, significa parlare, urlare, far sentire la propria voce e le proprie ragioni. Invece dobbiamo constatare che nel 2010 il giorno della civetta non è stato scandito solo dagli slogan contro il ministro Gelmini e il governo Berlusconi. 
50 incappucciati, chi col cappello di Babbo Natale e chi col casco, hanno lanciato petardi e fumogeni verso il piazzale della Scala; ma non è stata la loro massima espressione di civiltà. Attaccando le forze dell'ordine hanno divelto transenne e ferito dieci poliziotti. Questo significa che c'è un "disegno ben preciso" in atto? Che davvero c'è una forza politica che ha investito denaro nella sovversione? Oppure i collettivi studenteschi stanno portando avanti una linea di violenza che mal s'accorda con l'Università e lo studio? Il brutto è che, non loro ma la loro linea, sia spalleggiata da persone della Milano bene che dovrebbero essere intelligenti e colte, ma non si dimostrano tali, che dall'interno dello stesso Teatro, mentre indossano un "Rosso Armani" e "Brillanti di Swarosky", solidarizzano con i manifestanti facinorosi. La domanda è: Perché quei 50 non hanno fatto una protesta civile come quella dei "lavoratori dello spettacolo", che avevano tappezzato la piazza di striscioni, o come quella degli immigrati, presenti con una Torre a simboleggiare la gru tanto snobbata dai "media", perché ancora una volta si sono dimostrati incivili?

E meno male che il direttore d'orchestra, l'argentino Daniel Barenboim, si è limitato a leggere l'articolo 9 della Costituzione per protestare contro i "tagli finanziari" dello spettacolo. Certo, pensare che un argentino ci venga a dire che lo Stato deve spendere dopo quanto accaduto anni fa in Argentina, a causa  dei costi non controllati e dei debiti accumulati, è alquanto paradossale. Io ricordo le file davanti alle loro banche, le persone che non avevano più neppure il pane da mangiare, i "bond" persi dagli italiani e poi recuperati nel lunghissimo periodo, finiranno d'essere rimborsati nel 2038, lui forse era in giro per il mondo e la fame non l'ha sentita, e la televisione non l'ha vista.

Per concludere abbiamo appurato che il nostro è un paese abitato da strane persone. Persone che acclamano Napolitano, che pubblicamente ha più volte dichiarato che tutti devono fare sacrifici perché il periodo non è dei più felici, ed odia chi questi sacrifici è obbligato a votarli e firmarli. 
Il bello e il brutto di tutto questo è che i sacrifici andranno fatti ugualmente, e da tutti, chiunque sia a governarci. A meno che non si torni all'antico e, anziche tagliare la spesa pubblica, si aumentino quei generi di prima necessità che gravano sulle tasche di chi non ha soldi per arrivare a fine mese. 
Ma questo agli incappucciati interessa? Sono convinto che interessi all'altra parte degli studenti, quelli che protestano senza cappuccio e che hanno genitori che faticano a pagare anche le rette dell'Università.


1 commento:

Gio Ve ha detto...

Considerando che la civetta appare nel retro della moneta di 1 Euro della Grecia e cinsiderando la gravissima crisi economica della Grecia, diciamo che "Giorno della Civetta" va bene anche per il 2010.
Cordialità e saluti.