mercoledì 23 maggio 2018

Da quando in Italia il presidente del Consiglio deve essere certificato con il marchio di origine controllata? Chi non fa parte dell’ establishment va radiografato e analizzato?

Articolo di Gilberto Migliorini

Giuseppe Conte
Chissà se a tutti gli aspiranti presidenti del consiglio dei ministri, i giornalisti politici italiani hanno fatto la radiografia e l’analisi del sangue comprensiva di allergie e idiosincrasie. La precauzione potrebbe risultare necessaria? Se ai bambini è fatto obbligo di fare le vaccinazioni, niente di strano che all’aspirante Presidente del Consiglio sia fatto obbligo di presentare l’antitetanica e l’antivaiolosa, magari anche un controllo preventivo sulle intolleranze ‘alimentari’, le disfunzioni erettili e ideologiche. Se putta caso l’aspirante Capo del governo è stato bocciato in quinta elementare la faccenda è ancora più grave, e se poi non si trova l’attestato di partecipazione ad un master, ecco che c’è la certezza di non idoneità a ricoprire l’incarico.

Volendo poi trovare qualche scheletro negli armadi si può ricordare di quella volta che alla scuola media è stato redarguito dal professore, o quell’altra quando già adolescente ha marinato la scuola. Un po’ come il detective Ezio Denti: occorre approfondire la validità del diploma di laurea e i relativi corsi di aggiornamento… verificare la rispondenza dell’attestato. Quello che davvero importa è la veste formale con la quale la ricetta di governo risulta già belle stampata sui libri dell’ortodossia culinaria nel consueto menù garantito.

E sì che si credeva che sulla base dei risultati elettorali potesse rappresentarci anche l’inquilino della porta accanto di specchiata moralità e di intelligenza pronta, un autodidatta geniale. Ma purtroppo si tratta di un candidato solo con la quinta elementare. 

Non è il nostro caso, e però sfrondando per benino la biografia di un aspirante Presidente del Consiglio, e spaccando il capello in quattro e poi in otto, si può perfino rilevare refusi nel curriculum e, volendo abusare della spasmodica ricerca del pelo nell’uovo, mantecando e impastando, verificare le frequentazioni di una università o la partecipazione a un seminario come conditio sine qua non per ricevere l’incarico.

Tutto normale in politica, soprattutto quando c’è in gioco il trasformismo che ha sempre dominato la scena. Che nella politica italiana ci sia davvero una novità così difforme e insolita rispetto agli antichi giochi di potere da creare serie preoccupazioni in tutto l’establishment? Non si era mai visto tanto scrupolo mediatico per la nascita di un governo con un fuoco di fila che preventivamente, prima ancora che venga messo alla prova l’esecutivo, debba essere delegittimato.

Si sono incrociate le dita e si sono fatti gli scongiuri perché la formula inusitata non venisse alla luce. Un po’ come nel romanzo manzoniano si tratterebbe di un matrimonio che non sa da fare né ora e né mai, con l’icona dei bravi rappresentata un po’ dalle preoccupazioni europee, così disinteressatamente evocative, e un po’ dal consueto richiamo all’economia che deve spaventare quell’italiano medio che non tiene i soldi sotto il materasso.

In altre occasioni erano soprattutto le alleanze a tenere banco, ma pur sempre nella prospettiva di una legittimazione di sistema. Adesso fa scandalo che possa nascere qualcosa al di fuori della consolidata logica della spartizione. Suscita una viva preoccupazione il venir meno del consueto trasformismo di uomini e di idee. Appare scandaloso che possa anche solo teoricamente nascere nel Bel paese qualcosa fuori dai classici schematismi contrattuali? Destra, centro, sinistra sono ancora più di riferimenti ideologici, sono come la coperta di Linus alla quale ci si tiene attaccati per mantenere la fedeltà dell’elettorato, per darsi l’alibi di una identità da rispettare, la maschera di pulcinella, o semplicemente per incasellare l’elettore come fosse una gallina ovaiola da tenere in gabbia in allevamenti intensivi.

Tutto il plafond di vecchie e nuove cariatidi - l’organigramma di un potere variegato secondo l’alternanza della identità sotto le mentite spoglie degli abiti di scena - potrebbe per la prima volta dal dopoguerra essere messo tra parentesi, risultare minoritario… mancare il target… Il teatrino della politica italiana con le maschere, i sosia, i figuranti e le controfigure potrebbe dover smontare baracca e burattini con tutte le conseguenze per aficionados e supporter.

Al di là del fatto che il governo che sta nascendo sarà ‘buono’ o ‘cattivo’ (non possiamo saperlo se non alla prova dei fatti), quello che davvero preoccupa è che saltino i patteggiamenti e i compromessi a priori, che si navighi a vista senza le tradizionali guarentigie e i consueti accordi sottobanco. Al di là di come andrà a finire il nuovo romanzo italiano si tratta per qualcuno di una orribile possibilità che un sistema di potere possa venir meno e lasciare senza più tutela tanti cortigiani e leccapiedi…

Lo scrupolo biografico sul candidato alla Presidenza era solitamente tutto incentrato sul panegirico, in una agiografia come raccolta dei miracoli e delle straordinarie competenze del candidato. Questa volta, all’opposto, invece della solita tirata celebrativa si assiste a una sorta di stroncatura preventiva mediante allusioni e circonvoluzioni, segno evidente che occorre creare il profilo adatto del personaggio delegittimandone l’immagine con una ossessiva attenzione sul dettaglio insignificante, segno che il nuovo potrebbe far paura.

La filippica non è stata messa in atto in altre occasioni quando l’aspirante Presidente (o ministro) faceva parte del parterre istituzionale, era considerato nella norma, certificato e garantito da un sistema di potere acclarato, nel divide et impera con la ‘normale’ alternanza della spartizione e del compromesso che con stile colloquiale prendevano il nome di mediazione…

Al di là del voto siamo un paese a responso limitato? C’è un potere occulto che conferisce alle scelte dell’elettorato un peso del voto differenziale? Se si vuol trovare qualche pretesto c’è solo l’imbarazzo della scelta, il sistema mediatico italiano per sua natura è liberamente legato a qualche carrozzone di potere più o meno dichiarato. Siamo agli ultimi posti della libertà di informazione. Colpa di repressione o di autocensura?

Non si tratta della legittima prudenza del capo dello Stato nel conferire l’incarico prima di aver espletato tutti i controlli, si tratta di quelle voci che corrono, di quel sistema informativo che rappresenta referenti e ispiratori... Il famoso effetto Pigmalione, la profezia che si autoadempie, che forma quell’opinione pubblica che non sempre sembra essere in grado di esercitare la sua autonomia...

Il Bel Paese è di fronte a una novità sul piano della cultura politica con tutte le preoccupazioni legittime che può suscitare un vero cambiamento… o si tratta invece di un tentativo di delegittimare preventivamente una novità che fa paura perché tutto un sistema di potere potrebbe trovarsi in pericolo?

5 commenti:

Guglielma Vaccaro ha detto...

I suoi sponsor sono quelli che al grido di onestà fanno le pulci agli avversari, strano chi non si aspettava la radiografia di Conte, non esattamente un notissimo politico.

Mimosa ha detto...

E i giornalisti ogni tanto domandano "E sarebbe colpa nostra?". Certo che sì.
Insistere sulle "minimilia" è sempre un divertimento degli scribacchini, pagati per far vendere più copie ai quotidiani che li utilizzano, magari un tot al pezzo, nonché di quei personaggi che vengono invitati ai vari talk show come opinionisti.
Non voterei mai Lega o 5Stelle, ma oggi stressata da giornate e serate intere dedicate alle discussioni, non posso che fidarmi del prof. avv. Conte, nuovo incaricato Presidente del Consiglio.
E dico di più: spero che l’economista Savona venga accettato come il Ministro più competente in materia.

Mimosa


magica ha detto...

la destra delusa . la sinistra arrogante e invidiosa ,
hanno PERSO le elezioni ? : si disprezzano gli avversari .
han fatto il lavaggio del cervello alla popolazione ,
dicono che i vincitori non saranno in grado di governare .





in tanti , si affidano alla voce mediatica .

questi sono i famosi traditori inconsapevoli : della patria ...
almeno chi dice d'aver votato , ha qualche dubbio su come andra'... hanno la speranza che tutto alla fine andra' per il verso giusto.
se non sara' cosi'dispiace ... almeno un tentativo bisogna farlo. .

Manlio Tummolo ha detto...

Ormai il nodo delle nostre questioni è quel triangolo che ha per vertici Bruxelles, Strasburgo e Francoforte sul Meno. Se continuiamo a confondere la grande aspirazione all'unità europea con l'aggregazione di tutti gli sporchi trafficanti ed imbroglioni che regnano in quel triangolo, arricchendosi sulle spalle dei poveri e dei cittadini normali, non ne usciremo più. L'unico luogo che, per la sua rappresentanza, è idoneo ad una battaglia veramente europea, sarebbe (se esistesse...) il Parlamento Europeo, democraticamente eletto con suffragio universale, quindi l'unico che ha una vera legittimità, ma i cui membri, a quanto pare, non hanno alcuna voglia o audacia, di dire un bel e sonoro "basta" ai 30 Tiranni della Commissione e agli affaristi che li manovrano come burattini.

Il terrore di quella brava gente è di non poter più utilizzare i soliti servetti, maggiordomi, maniscalchi, giullari e buffoni delle vecchie Corti, tragicamente ereditati dal nostro Stato fin dal 1861, e così per ogni vaga possibilità di cambiamento (in meglio, si spererebbe...), subito si preparano ad attaccare con i soliti vecchi trucchi. Quando i popoli d'Europa smetteranno di recitare la parte della Bella Addormentata nel Bosco, che il Principe azzurro deve svegliare con un bacio, dandosi da fare in prima persona, sarà sempre ora, mai troppo anticipata...

Vanna ha detto...

Mimosa e Magica condivido!
Manlio, condivido, quel triangolo ha l'ipotenusa che passa per la Germania, Bruxelles e Strasburgo sono i cateti.
Tutti i giochi si fanno lì.
Temo che lo spread crescerà ancora, Renzi e il PD saranno le colonne d'Ercole da non oltrepassare.
Salvini e Di Maio non si fanno intimorire anzi stanno dimostrando qualità nuove.
E' un'Europa barbara questa, anche il nome lo dice, è nata dalle radici di Grecia e Italia, ha qualche complesso psicologico o le manca la memoria.

La Grecia l'hanno rovinata, per l'Italia c'è qualche pericolo?
Se finora i populisti sono stati calmi e buoni impugnando la penna elettorale, c'è il rischio che qualcosa vada storto, magari pilotato perché poi si possa dire che i populisti non sanno governare.

Leggendo qualche notizia straniera, qualcuno comincia a rendersi conto che 'sta Europa a due marce non andrà lontano, a meno che non si divida in due: i potenti con tutti i diritti e i poveri con tutti i doveri.