lunedì 30 aprile 2018

Alfie Evans: un pianeta di ignoranti al collasso che si dirige verso l'apocalisse in nome del progresso...

Di Gilberto Migliorini

C’è nella vicenda di Alfie non solo l’arroganza di un potere di Stato che ormai si arroga le prerogative etiche e normative della vita, c’è anche il senso profondo di un’ideologia e di una prassi che sta lentamente portando il pianeta alla catastrofe. La miopia affaristica sta facendo di tutto per confermare quello che è in procinto di accadere con degli squilibri dell’ambiente naturale forse ormai irreversibili.

Decretare quando e come un bambino deve essere considerato già morto anche se il suo cuore continua a battere - anche se riesce ancora a vivere e i suoi genitori sperano che possa vincere la sua battaglia per la sopravvivenza - rappresenta l’immagine della hybris tecnologico-industriale e della ottimizzazione economica in nome del progresso.


Il dolore e la sofferenza che vengono evocati per por fine a una vita a termine (come per tutti), può essere ammesso solo se in sintonia coi cicli produttivi, se promuove risorse, se è funzionale alla logica del profitto… 

Lo sfruttamento che comporta una massa di disperati, le guerre, gli eserciti di manodopera di riserva, la precarietà, le migrazioni indotte dai sistemi coloniali e dagli interessi delle multinazionali… quel tipo di dolorosa condizione umana dettata dall’economia ‘reale’ è ammessa e concessa, è la logica stessa del progresso. 

La normatività è rappresentata dall’immagine edulcorata e compassata di un paese con la più grande aristocrazia da operetta, una corte sfarzosa, simbolicamente pregnante di una storia imperiale sui rotocalchi popolari con principi e principesse, sue altezze gravide di maestosa nonchalance…

Ma non c’è solo il palcoscenico con i cavalli e le carrozze, la servitù e le livree, i castelli e le dame… ci sono anche gli aspetti simbolici, il giudice con la parrucca che da vero ultra-liberale annichilisce la libertà di una famiglia che non deve poter scegliere come curare il proprio figlio. 

C’è anche e soprattutto, surrettiziamente, quell’ideologia darwiniana (autoproclamatesi in grado di cogliere la logica dell’evoluzione e il senso profondo delle trasformazioni). Quella pseudoscienza che vuole dar lezione ai fatti, imporre ideologicamente il proprio significato e la propria legge a quella che è l’opzione e la scelta che ciascuno compie liberamente, senza pregiudizio.

Il sistema dell’efficientismo integrato - produzione/consumo - considera cose senza rilevanza e senza valore tutto quello che non trova collocazione e ratio nell’organigramma della società scientifico-tecnologica, quella che considera le persone come serbatoi di organi da riciclare muovendo interessi e ambizioni, o al contrario considera cose ormai senza più importanza nel processo evolutivo eventi che non trovano collocazione nell’economia. 

Lo sfruttamento delle risorse naturali secondo il principio dell’incremento del valore, dello sviluppo economico, del controllo mediante profilazione… considera del tutto irrilevante, controproducente e di disturbo, gli eventi e le ‘cose’ non più integrabili nel ciclo produttivo e che non generano valore di scambio.

La logica dei processi di trasformazione economica richiede di considerare inessenziale e accidentale nel processo biologico tutto quello che le società ‘avanzate’ ritengono non più riciclabile o recuperabile. La scienza intesa come sistema integrato nel processo produttivo diviene sponsor del sistema economico, si autoproclama come sguardo vero sul mondo e si considera interprete infallibile circa il bene dell’umanità.

Peccato che in base al principio della sopravvivenza del più adatto (al di là dei paludamenti moralistici dello scientismo contemporaneo) siamo in rotta di collisione con un sviluppo evolutivo (filogenetico e ontogenetico) che sta portando al collasso il pianeta.  Alla fine del processo - che l’ideologia evoluzionistica ha decretato come legge - c’è la catastrofe ambientale prossima ventura. La società del ‘benessere’ e dei metodi quantitativi, della logica industriale (nell’allevamento e nell’agricoltura) dei cicli intensivi regolati dalla massimizzazione delle rese, slegati da qualsivoglia considerazione sistemica, etica e teoretica, sta trasformando irreversibilmente l’ambiente e prepara l’esito finale. 

Tanto più la scienza offre soluzioni e scorciatoie in una prospettiva riduzionista, implementa  e riproduce  la logica della produzione svincolata dai bisogni collettivi… e tanto più  l’organizzazione delle relazioni globali economico-produttive è in procinto di trasformare il pianeta in un luogo dove la vita non troverà più casa e accoglienza.

Il caso Alfie, bambino in ostaggio, è doppiamente emblematico perché costituisce l’esempio eclatante di una logica perversa che ritiene di possedere le chiavi del mondo e il suo significato, di saperne interpretare la logica e i limiti, anche se poco o nulla sappiamo del senso della vita e del carattere sistemico dei suoi componenti, delle relazioni e dei caratteri profondi dell’esserci, quei confini dell’anima che crediamo di conoscere e che invece sfuggono alla nostra comprensione e si fanno beffe della tracotanza. 

Ma non si tratta solo della logica di un sapere scientifico autoreferenziale, di una scienza dogmatica e non falsificabile. Si tratta anche dell’ideologia, dei pregiudizi e dei dogmi che stanno portando l’homo sapiens verso la catastrofe annunciata.

Il piccolo Alfie rappresenta un monito a riacquistare una vera ratio e a renderci edotti socraticamente della nostra ignoranza. 

Non abbiamo neppure una vaga idea di cosa sia la coscienza eppure pretendiamo di stabilire cosa sia giusto e cosa non lo sia sulla base di protocolli scientifici che sono soltanto sistemi convenzionali. Alla fine è la nostra libertà a decidere, anche sbagliando, ma prendendosi in pieno la responsabilità delle scelte. 

Quando un sistema automatico, una intelligenza artificiale, un protocollo scientifico pretende non solo di indicare delle diagnosi ma anche di scegliere sostituendosi alla nostra coscienza, è segno che siamo già in rotta verso l’apocalisse…

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15 commenti:

antrag ha detto...

OTTIMO GILBERTO!

boboviz ha detto...

Un vero e proprio guazzabuglio.
Si va dal "ideologia darwiniana" (che chissà cos'è, se esiste), alla critica alla monarchia inglese, all' inquinamento passando attraverso l'intelligenza artificiale (che, poveretta, niente ha fatto di male).
Manca solo un accenno alle scie chimiche e abbiamo completato l'opera.

Gilberto ha detto...

Caro bobboviwz
L’ideologia darwiniana altrimenti detta darwinismo sociale è stata sviluppata da Herbert Spencer alla fine dell’ottocento e è poi andata giustificando le ineguaglianze sociali in un costante abuso di principi ‘scientifici’ della biologia evoluzionistica applicati alla società umana. Da sempre le classi dominanti hanno considerato le differenze di potere come differenze antropologiche (nel Giansenismo addirittura si giustifica la differenza di potere economico come prova della predestinazione divina). La radice del darwinismo sociale lo troviamo già nell’illuminismo (vedi Condorcet con l’ideologia colonialista). In Hobbes la società umana viene descritta come ‘bellum omnium contra omnes’, l’’homo homini lupus’ di Plauto.
Darwin non è poi per niente esente dall’ideologia, usa il lavoro di Malthus (che non conosceva nulla di piante e animali, nella ripresa della teoria Di Adam Anderson sulla discrepanza tra la progressione aritmetica dei mezzi di sussistenza e la progressione geometrica della popolazione) con il quale vuole spiegare la lotta per la sopravvivenza.
Insomma fin dall’inizio l’ideologia darwiniana viene utilizzata a piene mani un po’ in tutti gli ambiti sociali come giustificazione del potere (vedi ad esempio l’eugenetica con Francis Galton), e fino all’ideologia nazista. Se è vero che Darwin non sposò mai le teorie razziste è anche vero che in ambito scientifico si assiste spesso a delle semplificazioni che fanno storcere il naso all’epistemologia contemporanea.
Forse non lo sai ma c’è un vasto dibattito in ambito scientifico sul valore scientifico della teoria darwiniana. In ogni caso prima di fare osservazioni che denotano la tua superficialità faresti meglio a documentarti. Per il resto non ho altro tempo da perdere dietro le altre tue affermazioni apodittiche

Gilberto ha detto...

Vorrei fare i complimenti a Massimo Prati per come sa scegliere sempre delle immagini per gli articoli che non sono solo icone di commento ma sono sempre un approfondimento e rappresentano un articolo dentro l’articolo. Mi stupisco sempre come Massimo riesca a trovare una iconografia agli articoli con dei riferimenti incisivi attraverso l’immagine di presentazione, come riesca in una istantanea centrare non solo la problematica dell’argomento, ma ampliarne la prospettiva e introdurre dei suggerimenti in un contesto argomentativo. L’immagine introduttiva, scelta dal blogger, appare sempre il frutto di una ricerca e di una analisi che va oltre l’articolo, un’operazione che non è quella meccanica della pubblicazione, ma quella approfondita della lettura e dell’interpretazione. Grazie Massimo per l’attenzione e lo scrupolo.

boboviz ha detto...

Sono laureato in filosofia, quindi probabilmente conosco quelle teorie come (e forse meglio di) te. Il fatto, poi, che tu dia credito al "vasto dibattito" (quattro creazionisti in croce) identifica perfettamente il senso delle tue affermazioni.
Detto questo ripeto quanto detto in un altro commento: NULLA sarebbe cambiato se Alfie fosse venuto in Italia. Mettetevelo in testa, sarebbe morto lo stesso (purtroppo).

Ivana ha detto...

Segnalo un articolo che ritengo possa far riflettere su un tema delicato:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/29/caso-alfie-evans-la-mia-risposta-alle-vostre-critiche/4323063/
Personalmente (e si tratta, quindi, di una mia opinione) io sono d’accordo con chi sostiene che casi simili dovrebbero suscitare un ripensamento riguardo alla legge attualmente in vigore nel Regno Unito, affinché venga data, a livello legislativo, una maggiore voce in capitolo ai genitori in merito a insistere, o no, con l’accanimento terapeutico.
Tutta la mia solidarietà era andata alla famiglia di Eluana Englaro che si era battuta per l’interruzione della nutrizione artificiale della figlia, così, ora, la mia solidarietà va anche alla famiglia di Alfie che ha lecitamente lottato per difendere il proprio “diritto” affinché non fossero staccati i macchinari per il figlio.

Gilberto ha detto...

Il vero problema non è l'astratto diritto alla vita e neppure gli intenti dell'ospedale per quanto discutibili in un caso poco chiaro con una diagnosi abbastanza approssimativa. Il vero problema è il sacrosanto diritto di una famiglia di esplorare altre possibilità di intervento terapeutico. E' lì la vera libertà di poter scegliere e il fondamento della patria potestà. I genitori non chiedevano né di sopprimere il figlio e né di farne una cavia, chiedevano semplicemente che venisse rispettata la libertà di una famiglia di esplorare altre possibilità di cura con una diagnosi di controllo più approfondita che avrebbe anche eventualmente corretto la prognosi. E' quello che accade ovunque quando si sente il parere di diversi specialisti in ragione di una determinazione da prendere e in forza di una libertà di scelta consapevole. Ho l'impressione che molti non abbiano capito cosa di fondamentale ci sia in gioco.

Ivana ha detto...

Il vero problema è il sacrosanto diritto di una famiglia di esplorare altre possibilità di intervento terapeutico.

Credo che, in mancanza di DAT, come nei casi di Eluana e di Alfie, in cui, appunto, non c’era il testamento biologico, sarebbe corretto il rispetto della decisione dei familiari. Purtroppo, soprattutto nel Regno Unito, se ai genitori si continuerà a non concedere il diritto di scelta tramite una legge specifica, la loro eventuale volontà "di esplorare altre possibilità di intervento terapeutico" continuerà a incontrare ostacoli insormontabili.

trishia ha detto...

"Ho l'impressione che molti non abbiano capito cosa di fondamentale ci sia in gioco."
Sono perfettamente d'accordo. E credo che volutamente l'attenzione dei media sia stata spostata sulle possibilità di sopravvivenza del bambino, "sarebbe morto comunque". ecc.
Non hanno capito che questo episodio è raccapricciante per le sue implicazioni.
Uno Stato "democratico" che attraverso i suoi magistrati, e nonostante la legge britannica non preveda l’eutanasia per i minori, ha sottratto il bambino alla potestà dei genitori che volevano mantenerlo in vita e tentare terapie alternative, ha ordinato il sequestro del bambino in ospedale impedendo il suo trasferimento in altra struttura, che avrebbe potuto dare una diagnosi più precisa e forse una diversa prognosi, e infine ha decretato la sua condanna a morte, mettendo in atto la sospensione dei mezzi di sostentamento vitali, falsamente fatti passare per "accanimento terapeutico". Una sentenza emessa oltretutto sulla base dell’opinione dei soli medici dell’ospedale Alder Hey, già indagato per traffico di organi, senza richiedere il parere di altri esperti.

Una tale manifestazione di autocrazia è generalmente esibita da regimi totalitari e il fatto che uno Stato, considerato democratico e civile, si sia arrogato il diritto di decidere se la vita di un suo cittadino fosse o meno degna di essere vissuta getta una ombra sinistra sul futuro dell’umanità e di tutti noi.

Gilberto ha detto...

Grazie ad Antrag per l’apprezzamento e grazie a Trishia che ha colto lo spirito dell'articolo e l'ha espresso perfettamente nel suo commento

Ivana ha detto...

[...]nonostante la legge britannica non preveda l’eutanasia per i minori[...]

Mah ... (esprimente il mio dubbio)
Come avrebbe potuto il giudice Anthony Hayden disporre direttamente l’eutanasia del piccolo se ciò non fosse consentito dalle leggi locali?
E’ vero, o no, che, come avevo letto in un articolo in rete, tre tribunali britannici (Alta Corte, Corte d’Appello e Corte Suprema) e perfino la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo avevano respinto i ricorsi dei genitori di Alfie che volevano tenere in vita il loro bambino?

Manlio Tummolo ha detto...

Personalmente mi chiedo: perché scienziati e tecnologi studiano e inventano macchinari capaci di mantenere in vita comunque una persona ? Solo per una scadenza che faccia comodo a qualcuno o per studiare la possibilità di poter prolungare vite umane, e intanto cercare e trovare nuove forme terapeutiche ? Mi chiedo: ma la pena di morte, che non applichiamo più, almeno nella UE per criminali seriali, belve feroci per le quali speriamo sempre un recupero morale o che altro, va applicata ai malati, va applicata a bambini malati ? La nostra è un'epoca curiosa: pietosa con i delinquenti, feroce con le persone innocenti. Se esiste un metodo per salvare la vita di un malato, salvo sofferenze atroci, che oggi, grazie alle più varie terapie del dolore, sono state ridotte, ebbene sia applicato fino in fondo. Il diritto alla vita appartiene ad ogni vivente, anche se non possa esprimersi sul proprio destino. Anche un suicida non cerca mai la morte, cerca o spera una vita diversa e migliore. La morte in sé e per sé (annullamento dell'essere) è qualcosa per noi di inconcepibile.

boboviz ha detto...

"esplorare altre possibilità di cura con una diagnosi di controllo più approfondita che avrebbe anche eventualmente corretto la prognosi"
Medici italiani erano andati a vedere Alfie e avevano concordato con la diagnosi. La prognosi era infausta (oltre il 70% di danno cerebrale è una cosa irrecuperabile). All'ospedale "italiano" (che in realtà è posseduto dal vaticano) non avrebbero fatto altro che idratare ed ossigenare il bambino fino alla crisi definitiva. NESSUNA cura, purtroppo.

Manlio Tummolo ha detto...

Sarà verissimo, caro Boboviz: non lo mettiamo in dubbio. Ma se la medicina procedesse facendo morire il malato "incurabile" (pensiamo al recente AIDS oppure a quell'altra epidemia in Africa, di cui non ricordo il nome), a quest'ora la specie umana si sarebbe estinta da millenni...

Ribadisco: la morte non è una terapia (lapalissiano, ma oggi si trascura perfino che il povero La Palisse, prima di morire era ancora vivo...).

Manlio Tummolo ha detto...

Per l'altra epidemia, mi riferivo (amnesie a parte) al virus Ebola, di cui, se non erro, si è trovato il vaccino. Poniamo che, se invece di cercar vaccini, si fosse proceduto ad ammazzare i malati o lasciarli morire da sé, chissà quale salute si sarebbe diffusa dall'Africa.

Nell'eliminazione voluta di pazienti "incurabili", c'è una larga parte di quell'ideologia nazista, ma anche di un certo positivismo, che tanto deprechiamo a parole, ma poi eseguiamo nei fatti. Il famoso, allora socialista Enrico Ferri, fra Ottocento e Novecento, sosteneva che, se si fosse in un'isola in cui scarseggi il cibo, era necessario eliminare bocche "inutili" (vecchi, perché comunque prima o poi muoiono) e bambini perché "tanto" dopo si possono ben farne altri...

Triste conclusione di un secolo che fu splendido, ma generò un secolo miserabile, per dirla con Carducci, un "secoletto vil che tiranneggia".