martedì 24 aprile 2018

Alfie Evans: Gli hanno staccato il tubicino dell'ossigeno da dieci ore, ma Alfie è ancora vivo e si rifiuta di morire.


Il bimbo nel video è Alfie Evans. Da ieri sera, lunedì 23 aprile, non gli viene più inalato l'ossigeno che gli serve per vivere. La macchina che glielo garantiva è stata staccata per ordine di un giudice che ha deciso di farlo morire serenamente in Gran Bretagna.

Tutto questo nonostante ora abbia anche la cittadinanza italiana e alla Clinica Bambin Gesù di Roma siano già pronti i macchinari per tenerlo in vita e in America ci siano medici pronti ad usare nuovi farmaci per cercare di curare la sua malattia.


Come potete vedere, il piccolo non è un vegetale privo di autonomia. Ha momenti in cui sta meglio e altri in cui sta peggio, ma i suoi occhi sono vivi, la sua mente è viva, il suo corpo è vivo. Decidere di farlo morire senza tentare il tutto per tutto per salvargli la vita, non significa decidere da giudice ma credere di essere una divinità suprema infallibile che ha il potere di vita o di morte su chiunque.

Ma non è così che funziona e che deve funzionare! Come può il giudice sapere quali siano le volontà del piccolo Alfie? Chi gli garantisce che il piccolo preferisce morire ora, senza soffrire, e non fra qualche mese o anno dopo aver tentato in tutti i modi di guarire?

Il destino di un essere umano non può essere deciso a maggioranza!

Se anche prima di decidere di uccidere una vita, nell'aula di giustizia del giudice arrivassero cento medici e novantanove di questi gli dicessero che per loro non c'è più speranza, che non hanno modo di farlo guarire...

Se anche dovessero arrivare quei novantanove medici che disattendendo il giuramento di Ippocrate gli dicono che la morte è meglio della vita, un vero giudice che tuteli e garantisca i diritti dell'essere umano ha il dovere di ascoltare il dubbio e dare ragione a quell'unico medico che si dichiara disponibile a tentare di guarire quel piccolo che ha solo il movimento dei suoi occhi e del suo corpo per fargli capire cosa vorrebbe davvero dalla Giustizia!!

Tutto il resto è solo sporca e marcia giustizia burocratica, buona solo a salvare la coscienza di chi deve giudicare!

Aggiornamenti

Ore 9:00. Come scrivono alle 9:00 di questa mattina i suoi genitori sulla pagina Instagram, Alfie da 11 ore sta respirando e bevendo da solo, anche senza i macchinari. I dottori inglesi erano invece certi che sarebbe morto in pochissimo tempo. Quindi non ci hanno capito una mazza e sarebbe il caso di rivedere la decisione e far portare Alfie in Italia....

Ore 11:00. Ad Alfie hanno riattaccato le macchine che forniscono ossigeno e ridato da bere. Ora devono solo ridargli la libertà che gli spetta non essendo un criminale affinché possa andare dove vuole, quindi venire al Bambin Gesù di Roma.

4 commenti:

Gilberto ha detto...

Ormai il potere sanitario con il tema della morte presunta (vedi i trapianti d’organi) si arroga il diritto di decretare un confine vitae che è solo convenzionale per poter staccare la spina e in certi casi per predare gli organi. Nel caso di Alfie Evans si tratta di un sequestro dove lo Stato si arroga il diritto di stabilire per decreto cosa fare di un bambino contro la volontà dei suoi genitori. Come una semplice cosa un essere umano diviene una res nullius mentre i genitori perdono la patria potesta in ragione di un assunto scientifico che sarebbe in grado di determinare l’esatta condizione e situazione per la quale una persona debba ritenersi abbia varcato la linea di demarcazione tra la vita e la morte. È da un po’ che in nome di una pseudoscienza si decide quando si possa imporre l’Etica di stato, un po’ in tutti i paesi..

Bruno ha detto...

Si Gilberto proprio come quanto scrivi, anche io la penso completamente come te, Molto tenera la fotografia il bambino che abbraccia o accarezza il padre. Grazie Massimo Prati per la sensibilità dell'articolo.

Vanna ha detto...

Massimo,
ti ringrazio!

Manlio Tummolo ha detto...

Io mi auguro che coloro che hanno preso certe decisioni debbano riviverne e soffrirne in quel momento fatale che tocca a tutti, e che non sarà sereno per loro. All'atto criminale in sé si aggiunge poi anche l'ipocrisia dolciastra, il che è più odioso ancora.