mercoledì 13 luglio 2016

Caso Bossetti. Un colossale imbroglio......

Di Gilberto Migliorini


Il 1984 orwelliano, il vecchio sistema sovietico, il processo kafkiano… e tutti gli autori che hanno visto in prospettiva la società del controllo totale avevano descritto la complicità del referente, quel target che collabora attivamente a farsi menare per i fondelli, l’audience che manda giù tutto, un lavandino con lo scarico incorporato. Ma non potevano immaginare che il falso avvenisse perfino con dibattiti pubblici, con i format radiotelevisivi, con tutti i crismi di quella democrazia rappresentata dal ‘libero’ confronto di opinioni e di idee. Formule che riportano non tanto a uno slogan quanto a una forma mentis radicata in tutti i ceti sociali, la rappresentazione di una informazione di maniera, nella mancanza di quei principi etici e teoretici che costituiscono il fondamento di una vera comunità di donne e uomini liberi. Tutto nel Bel Paese ha il sapore del compromesso, dell’accomodamento e del particolarismo, in una mediazione di convenienza. Il senso della giustizia esiste solo a parole, come artificio retorico e come finzione. Per tutto il sistema informativo reale, quello nel solco del Potere in tutte le sue forme, sono gli accidenti, le forme esteriori che contano e non la sostanza. È il solito vecchio carnevale con le maschere, il sistema di una informazione spettacolarmente leziosa, decettiva e convenzionale

I giornali sedicenti garantisti al massimo sono riusciti ad usare aggettivi come strano in relazione a un caso, quello del muratore di Mapello, che riesce a far impallidire tutta la narrativa delle distopie letterarie e la fantascienza horror, che rende obsoleti perfino i capolavori di denuncia delle società opprimenti e totalitarie, le società del partito unico con i teleschermi installati in ogni abitazione e che non si possono spegnere, al massimo si può abbassare il volume dell'audio. 

La società orwelliana - con i Prolet che non hanno potere né privilegi, svolgono i lavori pesanti, controllati, tramite la tecnica del Panem et circenses - sembrerebbe lontana anni luce da quel mondo ‘democratico’ dove viviamo, e invece il 1984 è perfino pateticamente solo una pallida controfigura della realtà mediatico-forense nella quale siamo immersi. Quella orwelliana è una predizione per difetto. Il bispensiero (doublething) e la Neolingua (Newspeak), i documenti costantemente riscritti secondo la verità del momento, il finto oppositore.... tutto superato da un realismo più profondo e coinvolgente di qualsiasi finzione letteraria. Perfino Winston Smith con la Psicopolizia che lo sottopone a un programma di tortura fisica e psicologica, è un personaggio che illanguidisce nella cronaca di un caso giudiziario reale, che risulta una figura convenzionale e semplificata rispetto a quella del carpentiere imputato di un delitto. La vicenda del protagonista del 1984 che lo porteranno a tradire se stesso, la persona alla quale vuol bene e alla fine ad amare il Grande Fratello… non riesce nemmeno lontanamente a rappresentare il caso dell’imputato di un delitto con relativa condanna in primo grado. Quello del muratore di Mapello supera l’immaginario di qualsiasi utopia negativa da Animal Farm fino al cyberpunk, alla science fiction, alla realtà ‘post apocalittica’, al controllo eugenetico e ai sistemi di formattazione con un pubblico, imbeccato con gli opportuni consigli per gli acquisti, che costruisce la trama del videogioco, dà corpo ai personaggi, partecipa al reality con l’assassino, anche lui in scatola di montaggio. 

Nel processo penale ha fatto irruzione un nuovo modello investigativo nel superamento della staticità oggetto-icona. Si è giunti a conclusioni apodittiche in modo semplice e naturale, sulla base di strutture ripetitive, con interventi su grande scala – con 18 mila campioni di DNA si è superato l’ambito angusto dei tradizionali spazi investigativi avviandosi verso la nuova realtà degli screening di massa. Allargando il campo d’azione si intensifica il controllo capillare dell’utenza con carte fidaty, certificati di idoneità e buona condotta (ideologicamente parlando) mettendo sul chi va là tutti quelli che cantano fuori dal coro.

La realtà riesce a superare le fantasie più sfrenate: perfino l’arte figurativa e la musica, e nemmeno il thrash metal, riescono a descrivere l’orrore e la depravazione, l’inganno e la menzogna di una società dove tutto ha un prezzo, dove ogni cosa ha un corrispettivo monetario: la giustizia è un business come gli altri, con tutti gli interessi che le gravitano attorno: consulenze professionali, consenso politico, ricadute mediatiche e soprattutto quegli anestetici impalpabili che creano un esercito di zombie che sanno interpretare il copione con ottima intonazione e perfetta scelta di tempo, calandosi nel ruolo come conviene e come richiesto dalla regia.

Due o tre giornalisti di grido sono riusciti ad avere il coraggio di bollare la condanna di Massimo Bossetti con parole inequivoche e senza peli sulla lingua. Voci nel deserto in un giornalismo da cerchiobottisti, ignavi e sonnambuli, le figure di una informazione convenzionale da decalcomania, dei dormienti di Eraclito ma con l’intonazione scafata dei conferenzieri da orazione funebre e da retori del dormiveglia per un pubblico aduso alla pennichella o alla spasmodica ricerca di un capro espiatorio sul quale esercitare frustrazioni e risentimenti. Mentre sui giornali si parla di Brexit, di raccomandazioni e di omicidi esteri… il sistema informativo, quello italiano, non riesce a vedere a un palmo di naso, quello che gli sta proprio sotto gli occhi e che rappresenta tutta la merda del Bel Paese. Uso la parola merda, termine aulico e niente affatto volgare perché non ne esiste uno più consono e pregnante per definire il caso del carpentiere di Mapello, dove gli eufemismi e i disfemismi sono figure retoriche da romanzetto rosa o da fotoromanzo per casalinghe inquiete. Non occorre dire toilette per indicare la latrina o disquisire di coproliti quando si tratta di una porcata.

Ci hanno detto e ripetuto alla nausea una balla colossale. Ce l’hanno ripetuta in tutte le salse con quella nonchalance che ha convinto (quasi) tutti che fosse proprio così, che non ci fosse dubbio, che il fatto fosse noto, acclarato, verificato e certificato. Nemmeno Eric Arthur Blair col suo Grande Fratello era riuscito a immaginare qualcosa di simile. La foto del misterioso dittatore il cui viso compare nei teleschermi e nei manifesti di propaganda è quella sì di una icona di rappresentanza, epifania del Potere ed essenza dell’ortodossia ‘liberal-democratica’, ma rimane pur sempre in formato multi-risoluzione, in chromakey, un’immagine semantico-linguistica che rappresenta l’Autorità in astratto con un volto emblema e incarnazione di un dominio invisibile. Il Big Brother rimane pur sempre una metafora, anche quando la sua effigie sembra alludere a qualcuno in carne ed ossa.

Nel nostro caso il Potere ha messo il turbo, per così dire, l’icona rappresenta una persona reale. È la fotografia di Giuseppe Guerinoni che ci hanno mostrato in tutte le salse con accanto quella di Massimo Bossetti. Ci hanno detto ‘ecco questo è il suo vero padre’ in una agnizione che ci ha reso edotti della vera paternità che ha consentito all’apparato investigativo di risalire al carpentiere di Mapello, l’assassino della piccola Yara. L’accostamento delle fotografie è stato corredato su tutti i media dal commento che lasciava intendere senza incertezze e senza il minimo dubbio la vera paternità disvelata di Massimo Bossetti. Non si è però visto nessun documento che attesti che Massimo Bossetti sia figlio di Guerinoni. 

Perché non è stata fatta dall’accusa una comparazione ufficiale di paternità tra Massimo Bossetti e il padre legale? Il Gip aveva messo in conto una controprova di paternità sul padre legale. Tale verifica sarebbe stata un ulteriore punto a favore per l'accusa con relativo documento che avrebbe ulteriormente confermato alcuni indizi. Perché non si è proceduto alla controprova? L'esito non sarebbe stato per l'accusa quello sperato? Oppure è stato fatto ed è risultato che Massimo Bossetti è figlio del padre Giovanni? Sono state affermate cose senza uno straccio di documentazione, proprio come il fantomatico DNA: le voci che corrono, il si dice, sono diventati prova di paternità. Per me sanno perfettamente che l’esito è positivo, che Massimo Bossetti è figlio biologico di Giovanni Bossetti…

Se Massimo Bossetti è figlio naturale del padre legale sono in molti a dover spiegare... non sarebbe per niente facile nemmeno dicendo che ‘per culo siamo arrivati al carpentiere’. Tutto l’ambaradan crollerebbe di schianto e sarebbe uno scandalo incalcolabile per molti, troppi… la giustizia del Bel paese diventerebbe una barzelletta internazionale, perfino la stampa colpevolista sarebbe costretta a cambiare registro… 

Bossetti e Guerinoni c’entrano tra loro come i cavoli a merenda. I media hanno ripetuto giornalmente il ritornello Bossetti è figlio di Guerinoni. La pura invenzione è diventata la realtà. Oltre a non esserci nessuna somiglianza tra il carpentiere e il suo presunto padre, la signora Arzuffi nell’epoca del concepimento si era già traferita da oltre un anno. Il caso della paternità Guerinoni è un bell’esempio di come la realtà mediatica possa a tal punto influenzare l’audience da convincere tutti di qualcosa che è asserito senza una prova. Oltre a non essere stato esibito alcun documento che attesti la paternità, non esiste neppure l’intenzione di approfondire da parte degli investigatori, segno che la paternità è un argomento tabù da trattare solo mediaticamente, da considerare come atto di fede

È per caso che i corpi di Yara e di Guerinoni sono stati cremati ad indagini ancora in corso?

Pochi numeri elaborati da una macchina di sequenziamento su entità biologiche di origine indeterminata (un Dna extraterrestre), utilizzando kit scaduti e senza consentite alla difesa di conoscere che tipo di attività è stata fatta, hanno comunque sortito l’effetto sperato, se non altro per giustificare uno sforzo economico davvero rilevante (milioni di euro) e nell’intento di dimostrare che non si è camminato verso il nulla… un colpevole alla fine di tutto l’ambaradan è stato trovato.

Per il futuro siamo tutti avvertiti, se qualcuno ci dirà che è stata rinvenuta la nostra firma biologica su una vittima - anche se dimidiata e di origine incerta, sopravvissuta miracolosamente per mesi alle intemperie - la nostra vita sarà passata al setaccio. Perfino quella volta che abbiamo litigato col salumiere avrà un peso nella definizione di doppia personalità e di profilo borderline. Qualunque fatto creduto insignificante, banale e perfino comico, entrerà tragicamente in un sistema indiziario e butterà una luce perversa e inquietante sulla nostra esistenza. 

Poche entità numeriche elaborate in ‘automatico’ e senza la verifica del contraddittorio consentiranno di interpretare fatti e situazioni per noi di nessuna importanza, le banalità quotidiane, come le tessere di un puzzle indiziario, fatte combaciare con tanto olio di gomito. 

Purtroppo è questo il sistema unilaterale e autoritario che sta prendendo piede sempre più spesso, tanto che ci vuol nulla a capire che fra poco tutti saremo in bilico. Un giorno ci diranno che nostro padre in realtà non è nostro padre, che per provarlo non c'è bisogno di alcuna controprova e che deve bastarci la fede nelle istituzioni per credere che davvero è la salma di un nuovo vero genitore quella rintracciata grazie a un francobollo trovato per caso... 

Beh, prepariamoci sin d'ora perché in quel momento saremo le vittime predestinate di un etilometro e di un sempre più crescente pettegolezzo mediatico che ci spingerà, sbilanciandoci di proposito, per farci cadere nel burrone più profondo che ci sia...

Clicca qui per leggere tutti gli articoli e i Saggi di Gilberto Migliorini

Homepage volandocontrovento

213 commenti:

«Meno recenti   ‹Vecchi   201 – 213 di 213
Vanna ha detto...

Quali e quante sono mogli perfette?
Cosa significa essere perfette?

Quali e quante nel quotidiano si arrabattano come possono, fanno molti errori di conduzione domestica oppure perdono tempo e non fanno nulla, non sono laboriose e arrecano qualche danno educativo, sono spendaccione e magari mettono la polvere sotto il tappeto, ma sono fedelissime...

Sono perfette?

Quali e quante conducono con straordinaria economia domestica la propria casa, sono attente e presenti con la prole, ma hanno il debole di cadere in qualche trappola maschile magari alla ricerca di un figlio che il marito non potrà loro dare e sono infedeli col beneplacido del marito stesso... e portano avanti la casa insieme.

Non sono perfette?

Il problema non è che ha tradito, se lo ha fatto sono affari suoi, il problema è che quel dna tra fluidi di fogna non può incolpare né il figlio né la madre.
Il problema è che quell'ergastolo è stato dato per delle analisi irripetibili senza una tutela legale presente all'analisi stessa.
Il problema è che la condanna morale dell'Arzuffi è funzionale a quella del figlio.
Tutto costruito nel laboratorio.
Se è importante quel dna perché non lo è stato anche l'altro dna e gli altri dna?

Tutto pulito, tutti puliti?
Solo Arzuffi Bossetti Comi sono sporchi?

E' noto il proverbio che recita che madre è sempre certa e il padre no?
Su quali modelli si condanna un uomo all'ergastolo?

Ma per piacere!

Matteo ha detto...

Allora sono giorni che mi documento su questa storia e ho letto di tutto, ho deciso pertanto di chiedere a mio fratello dottore laureato proprio su queste cose delucidazioni su questa storia del DNA e gli ho chiesto esattamente se fosse possibile trovare il possessore di un DNA partendo da un campione di 18.000 persone come quello di Bossetti, lui mi ha detto che è assolutamente impossibile, un conto è che tu trovi un cadavere hai 6 indiziati fai il test del DNA e uno collima con quello ritrovato potrebbe essere una prova certa, ma partire al rovescio come è stato fatto in questo caso ossia partire da un unico DNA e fare il test per cercare il possessore su un campione di 18.000 persone è letteralmente impossibile, perchè mi ha spiegato tanto più è numeroso il campione tanto più diventa difficile trovarlo con esattezza, già su un campione di 100 persone sarebbe difficile, su uno di 1000 difficilissimo ma su uno di 18.000 non hai nemmeno un 10% di trovare quello esatto.
Tutto questo conferma la teoria che hanno veramente cercato a caso ed estratto un disgraziato dalla lotteria, non è detto assolutamente che il DNA di ignoto 1 sia discendente da Guerinoni il risultato usando un campione di 18.000 persone non ha nemmeno il 10% di possibilità di essere giusto. Ma se ci pensate è naturale no? Io credo che se andiamo a cercare un caso simile in tutta la giurisprudenza italiana non esiste, cercare il proprietario di un DNA tra 18.000 possibili proprietari non può portare a nessun dato certo!!!

Vanna ha detto...

Matteo è stato un esperimento per pubblicare un saggio sulla mappatura dna.
Il danaro speso era per questo e c'è andato di mezzo il Bossetti, cioè hanno preso il meglio fico del bigoncio per farsi dire bravi tutti.
Quel dna è artefatto come prodotto fatto trovare lì o creato in laboratorio a porte chiuse.

Manlio Tummolo ha detto...

Grazie Vanna. Ho in allestimento un altro dei miei soliti mattoni, stavolta sul "Terrore" nella Rivoluzione Francese, una cosa adatta alla stagione. Affettuosi saluti a tutti, Manlio

Bruno ha detto...

@Manlio, grazie, aspettiamo il tuo articolo che certamente non è il solito mattone che compaiono su altri siti.

Anonimo ha detto...

Aggiornamento caso Parolisi/Rea.

Evito commenti dal momento che l'articolo riguarda altro.

http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2016/8/16/MELANIA-REA-News-Salvatore-Parolisi-arriva-la-richiesta-di-degradazione-dall-esercito-Oggi-16-agosto-2016-/718918/

Ciao a tutti.

Sarahkey

Manlio Tummolo ha detto...

Grazie Bruno, dovrei spedirlo ai primi di settembre se non prima.

Vivi saluti a tutti, Manlio

Bruno ha detto...

Notizia Ansa calda in tutti i sensi, del 18 agosto 2016. : "La sua tipo amaranto fu scambiata per quella di un narcotrafficante. E per quella incredibile svista, lui, Daniele Barilla', all'epoca 32 enne, e' stato condannato a 18 anni, 15 in cassazione. E' finito in carcere e c'e' rimasto per 7 anni mezzo, rinchiuso nella casa circondariale di Bergamo. Assolto dopo aver ottenuto la revisione del processo. Ora vive in Spagna. La sua storia raccontata in una miniserie tv: 'L'uomo sbagliato'', con protagonista Beppe Fiorello. 18 agosto 2016

Anonimo ha detto...

Avevano il suo dna ?
Dormiamo sereni, b. non la vedrà mai la Spagna.

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 04
Non è che perderemmo la serenità, b non è mica Bezelbù. E poi non è che siano tutti SBAGLI giudiziari, dai

Manlio Tummolo ha detto...

No, non si tratta di sbagli, ma di atti compiuti volutamente. Il più delle volte, o si fanno omissioni per non faticare (e magari farsi baciare i piedi...), o di accuse al primo fesso che casca nelle loro facili trame. Non solo in Italia, ovvio: la procedura giudiziaria è una specie di lancio della monetina o al massimo di due monetine, e talvolta di due dadi. Quei signori non ragionano: quando fa comodo applicano le leggi, quando non fa comodo le "interpretano" a loro misura. Nessun processo o indagine che sia, soddisfa mai le parti, sebbene contrapposte. Provare per credere... (non basta leggere le cronache). E' così almeno dai tempi di Hammurabi .

PINO ha detto...

Ciao MANLIO
Mi ha fatto piacere leggere i tuoi due brevi interventi, supponendoli segnali di un tuo ritorno "a casa", dopo il tuo volontario "esilio" :-)
Spero di avere il piacere di fare una lunga, comune rimpatriata, alla luce degli ultimi accadimenti discussi in questa sede.
In attesa di leggere quanto hai preparato, ti invio affettuosi saluti, Pino

Manlio Tummolo ha detto...

Carissimo Pino,

il mio esilio non è da questo sito, rispettabilissimo e stimatissimo, ma da INTERNET, con cui ormai da tempo non ho collegamento da casa. Scrivo dalla biblioteca civica, circa due o tre volte per settimana, con una sola ora disponibile. In compenso, lavoro con i miei "mattoni o macigni", che - per i lettori - sono come pranzi lentamente digeribili, ma che hanno l'ambizione di far capire come tanto spesso le cose in sede giudiziaria vadano male, siano confuse o anche arbitrarie, e non solo nella nostra infelice tellurica Nazione. Così non ho quella mobilità e frequenza di prima, ma non vi dimentico affatto. Grazie sempre del pensiero e della vostra amicizia, Manlio

«Meno recenti ‹Vecchi   201 – 213 di 213   Nuovi› Più recenti»