sabato 7 febbraio 2015

Ecco la lettera che Federico Focherini ha inviato a chi gli ha rovinato la vita e fatto credere per anni agli italiani che fosse un "mostro" assassino...


Alla cortese attenzione di: 


Dott.ssa. Diana De Martino (Direzione Nazionale Antimafia Roma)

Dott.ssa Elena Natoli (Giudice VI^ Sezione Tribunale Roma)

Dott. Italo Ormanni (ex procuratore distrettuale antimafia per il Lazio ed ex procuratore aggiunto)

Ten.Col. Giovanni Arcangioli (ROS Roma)

Sig.ra Anna Maria Liguori (giornalista cronaca di Roma de “La Repubblica”)



Gentili signore e signori... così inizia la lettera che Federico Focherini ha inviato ieri ad alcune delle persone che gli ha rovinato la vita. Leggiamola insieme:

Gentili Signore e Signori,



clicca sulla lettera per ingrandirla
Trasmetto in allegato sentenza, passata in giudicato il 24 gennaio 2015, pronunciata dal Gup del Tribunale di Modena (La Corte d’Appello di Roma ha accolto l’eccezione d’incompetenza territoriale trasmettendo gli atti alla Procura di Modena, nel cui circondario si sarebbe consumato il reato più grave di commercio) che mi ha prosciolto all'esito del giudizio abbreviato dal reato di commercio di sostanze dopanti e dal reato di omicidio della mia fidanzata Claudia Bianchi perché i fatti non sussistono. Per dimostrare la mia innocenza ho rinunciato alla prescrizione. Fin dall'inizio dell’indagine ho urlato la mia innocenza e l’infondatezza delle accuse basate solo su travisamenti di conversazioni telefoniche e di dichiarazioni rese da persone informate sui fatti e su un’interpretazione dei documenti strumentale allo scopo di incolpare il “mostro”, così come sono stato definito dai giornalisti che hanno dato notizie del mio arresto e di quell'assurda condanna a sei anni di carcere. Si è indagato solo nei miei confronti perché io dovevo essere il colpevole e, quello che è più grave, si è tentato di convincere la mamma di Claudia che fossi io il colpevole. Nessuna indagine è stata svolta per tentare di individuare chi aveva ceduto a Claudia le sostanze dopanti. Penso ad esempio a Daniele Genovesi che frequentava quotidianamente la palestra e che insieme ai familiari di Claudia ha gettato le sostanze rinvenute in palestra. È stato sentito come persona informata sui fatti e nessuna informazione è stata presa nei suoi confronti nonostante fosse noto (la notizia era apparsa su tutti i quotidiani locali) che era assuntore e spacciatore di sostanze dopanti , che addirittura era stato processato per aver sequestrato e picchiato la madre che rifiutava di finanziarlo in questa attività illecita e aveva fatto perdere le tracce di se andandosene dall'Italia prima di essere chiamato a testimoniare. Sarebbe stato sufficiente svolgere le indagini con oggettività e competenza. Questi gravi errori hanno rovinato per sempre la mia vita. Perché questo ingiusto accanimento nei miei confronti? Chi mi risarcirà, chi riabiliterà la mia immagine? Voi continuate a svolgere il vostro lavoro. Non pretendo né voglio le vostre scuse. Vorrei solo che vi fermaste e rifletteste sul mio caso. Dietro a quella montagna di carte che sfogliate quotidianamente, dentro a quei provvedimenti che firmate ogni giorno ci sono delle persone, degli uomini che meritano rispetto e attenzione. Avete rovinato la mia vita ma avete rovinato anche la vita dei miei familiari. Ho raccontato il mio dramma umano, la mia vera storia e la storia del processo vista da chi per 10 anni è stato imputato per gravi reati non commessi in un libro (“La legge del disprezzo” orrori e vergogne di un’indagine a 180°”[1]) edito da CIESSE EDIZIONI con prefazione del vincitore del premio Strega 2013 Walter Siti, reperibile in libreria e su Amazon. Il libro e’ stato tradotto in Inglese col titolo “Outrage of Law”. 



[1]Fu il brigadiere capo Alessio Padula, uno dei principali investigatori, che pronunciò al dibattimento, davanti al giudice, questa frase: “un'indagine a 180°”.



Federico Focherini 


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Questa lettera necessita di qualche precisazione. Prima di tutto vediamo che Federico Focherini  l'ha inviata a personaggi molto famosi e potenti. Loro l'hanno accusato e poi inizialmente condannato. A chiedere la carcerazione e la condanna di Federico, e ottenerla grazie al giudice Elena Natoli che addirittura aumentò la pena chiesta dal pubblico ministero portandola a sei anni di reclusione, furono alcuni magistrati famosi: Italo Ormanni, Diana De Martino, coadiuvati dai carabinieri Giovanni Arcangioli e soprattutto da Alessio Padula (fu lui che a processo parlò di buone indagini a 180° - ed è tutto dire!). Questi, forse per avere il nome famoso da indagare (Federico Focherini era stato Mister Universo ed era conosciutissimo visto che faceva ospitate in televisione), senza motivo esclusero chi per certo frequentava Claudia e le aveva fornito sostanze dopanti (perché, visto che tutti sapevano e c'erano anche telefonate che confermavano?), scartarono le intercettazioni telefoniche in cui parlava chi scagionava Federico, citando altri soggetti coinvolti, non considerarono una lettera in cui Federico scrisse a Claudia che non doveva usare sostanze pericolose e che mai gliene avrebbe date e trascrissero solo le intercettazioni che potevano, in apparenza, essere travisate o sistemate a modo. Un solo esempio: a fronte di una intercettazione telefonica in cui diceva a un amico, da cui alloggiava gratuitamente quando si recava dal chirurgo che lo seguiva, che a causa del mal di schiena non riusciva a fare 640 chilometri in auto per andare dal professore... senza verificare nulla scrissero che Federico era di certo andato, dal momento che al telefono aveva detto che non sarebbe andato.

E questo tipo di indagini, smascherate nel 2012 da un giudice che lo ha assolto con formula piena perché il fatto non sussiste, pubblicizzate dalla procura in fase di indagini preliminari, tra il 2005 e il 2006 autorizzò la sua crocifissione in programmi televisivi come Chi l'ha Visto (link della scheda ancora presente con l'aggiornamento riguardante la condanna inflitta a Focherini - ma senza quello della sua assoluzione) e in giornali come Repubblica in cui la giornalista Anna Maria Liguori si adagiò alla procura e scrisse che la storia di Claudia Bianchi era stata ricostruita nei minimi dettagli dai carabinieri del Nucleo operativo di via Selci e che qualche mese prima della morte, il compagno, che nell'articolo identifica in Federico, era stato denunciato da Claudia per maltrattamenti. Peccato che la Longo non abbia verificato nulla e che Repubblica si sia fidata di lei pubblicando delle falsità  - ancora presenti nel suo archivio (l'udienza per la querela intentata da Focherini contro Repubblica si terrà nel 2017) - perché Claudia non aveva affatto denunciato Federico Focherini per maltrattamenti. Aveva denunciato il suo ex compagno e c'erano i verbali a confermarlo. Bastava leggerli. Ma cosa aspettarsi da chi senza informarsi e senza leggere gli atti per cercare di capire, su un giornale prestigioso come Repubblica scrisse: "L'ha iniziata al doping e l'ha pompata fino ad ucciderla", ben sapendo che lui la conosceva da un paio d'anni e che Claudia si allenava già da quasi venti? Chi l'aveva iniziata, quindi, al doping?

Scrivere simili falsità su chi è indagato significa che troppi giornalisti senza alcun controllo da parte dei loro editori - o per linea editoriale e addirittura coadiuvati dai loro editori - abbracciano la causa colpevolista senza se e senza ma per vendere meglio il loro prodotto. Significa che esistono esseri senza coscienza che non rispettando la presunzione di innocenza sputano le sentenze di una procura, ma non scritte da un giudice, come se i procuratori non sbagliassero mai e fossero "il verbo", la verità assoluta. Significa che troppi giornalisti se ne fregano e adagiandosi solo sull'accusa fanno del male gratuito per tornaconto economico e professionale. Significa convincere l'opinione pubblica che esiste un mostro che ci vive accanto. Nel suo caso, un mostro di nome Federico Focherini. Ma i casi sono tanti, quelli conosciuti molti meno, e oggi ci sono altri mostri a cui sputare addosso, tutti creati dai media e dai procuratori. 

Povera Italia come ti sei ridotta, verrebbe da dire pensando a chi fa informazione senza informarsi, a chi indaga cercando di trovare solo indizi che confermino la loro tesi (quando non li aggiustano a modo) e a chi condanna perché giudica nello stesso tribunale in cui operano quei procuratori famosi che gli garantiscono la colpevolezza del loro indagato preferito.

Cos'altro pensare della giustizia italiana che nonostante gli sbagli investigativi (che leggendo bene gli atti e ascoltando le intercettazioni somigliano molto a malafede), premia i prestigiosi procuratori e i famosi detective che imbastiscono un caso criminale sulla pelle di un uomo incensurato e innocente? I potenti e influenti personaggi che hanno materialmente rovinato la vita a Federico Focherini, oggi vivono in modo molto agiato in uno degli immobili che hanno acquistato coi tanti soldi pagati loro dallo Stato. Le loro famiglie hanno una vita tranquilla e un futuro assicurato, mentre quella di Federico ha perso tutto e lui si è trasferito a Pretoria dove ancora oggi lotta per sopravvivere.


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8 commenti:

Bruno ha detto...

Sarebbe il caso, che questa lettera venisse scritta sopra di un pannello (tipo anti-intemperie) e fissata almeno su di una piazza italiana, a perenne memoria di cosa si può rischiare se uno incappa in certe situazioni. Che possa essere di monito e di esempio a tutti.

sorianablu ha detto...

Repubblica e La Stampa sono due giornali noti per la quantità di bugie che scrivono, i loro giornalisti non sono abituati a verificare i fatti e leggere i documenti, alcuni sono semplicemente disonesti e pronti a scrivere qualsiasi cosa. E' molto esemplare il caso di Stamina, quando erano scritte le cose assolutamente assurde nonostante numerosi documenti che le smentiscono, e che non erano MAI smentite.

Mimosa ha detto...

... c'è troppo da pensare sulla magistratura e troppo sulla giustizia ... e tanto da pregare di restarne lontano

M.

Anonimo ha detto...

...Povera Italia come ti sei ridotta, verrebbe da dire pensando a chi fa informazione senza informarsi, a chi indaga cercando di trovare solo indizi che confermino la loro tesi (quando non li aggiustano a modo)...
...Scrivere simili falsità su chi è indagato significa che troppi giornalisti senza alcun controllo da parte dei loro editori - o per linea editoriale e addirittura coadiuvati dai loro editori - abbracciano la causa colpevolista senza se e senza ma per vendere meglio il loro prodotto...

Due passaggi attuali, molto attuali, visto lo "stato" in cui è ridotto il nostro paese. I mezzi d'informazione asserviti (a parte qualche rarissima eccezzione), notizie farsate, far restare "in stato comatoso" il telespettatore o chi legge i giornali.

esempio lampante la visita di Tsipras al fiorentino
il greco ha detto come stanno le cose : “avete rispettato le regole di bilancio che vuole Bruxelles, avete applicato le indicazioni della Ue, ma il vostro debito pubblico è insostenibile e continua a crescere. Le regole, quindi, sono sbagliate e proprio voi italiani ne siete la prova”
il fiorentino ha detto : "il nostro governo è diverso dal vostro"
I media per coprire la figuraccia hanno tirato fuori la barzelletta dei 40miliardi.
senza dire che non ce li ha chiesti la grecia ma ce li ha imposti bruxelles.

luca

Anonimo ha detto...

Per Massimo
Qualcuno di quelle cinque persone gli ha risposto?
A.

Unknown ha detto...

Non credo proprio che a loro cinque gli freghi qualcosa di ciò che hanno passato e stanno passando Federico e la sua famiglia.

Giovanni Acangioli ha vissuto un periodo simile a causa della borsa di Borsellino fotografata fra le sue mani, dove doveva esserci la famosa agenda rossa, ma neppure lui ha, al momento, scritto a Federico.

Ma di una persona innocente che ha vissuto l'inferno non importa neppure alle testate giornalistiche nazionali. Loro la lettera l'hanno ricevuta perché gliel'ho inviata io stesso. A partire dall'Ansa per arrivare al Messaggero, al Mattino di Napoli e a tante altre che finora hanno fatto scena muta senza dedicargli neppure un trafiletto.

Giudicare e far passare per mostro un indagato, e così rovinargli la vita (quando non contribuendo a mandarlo in carcere a causa del pregiudizio), è facile per chi fa informazione. Al contrario, denunciare gli errori di chi ha in mano parte del potere giuridico è difficile, seppure sia chiarissimo che ha sbagliato (e nel caso di Ormanni non è la prima volta...)

Ma vediamo, magari oggi accade un miracolo e qualcuno a Federico scrive due parole, e magari qualcuno inserisce la lettera sul suo giornale.

Ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

Sarebbe un miracolo dovuto.
Non che una risposta gli ridarà ciò che perso, però potrebbe dargli un minimo minimissimo di serenità in più. Ricordo un'amica che anni fa perse la madre per la guida spericolata di un politico (riconosciuto colpevole). Lei allora mi diceva, se almeno l'avesse chiamata, se le avesse parlato, si fosse mostrato affranto, le avesse mandato dei fiori per la tomba, ma nulla di tutto ciò... Certo, non le avrebbe restituito la madre, ma almeno l'avrebbe fatta tornare un poco in pace con se stessa e col mondo...
Ciao
Alessandra

magica ha detto...

si sbilaciano difficimente .
quelli che dovrebbero risarcire una persona
dileggiata : attraverso giornali o tv.
hanno un pregiudizio verso chi ha avuto guai con la giustizia seppur ingiustamente ,.
pensano che avra' qualche colpa . anche per tortora ci furono personaggi che continuarono a pensarlo colpevole .
è proprio nella mentalita' anche della magistratura . hanno un sospetto che potrebbe essere mal pensato, ma siccome hanno la facolta' di predisporre di altri continuano .
se uno degli imputati di cui stiamo discutendo in chiave innocentista venisse procsiolto . avra' vita grama , con la spada di damocle puntata .
un caso è quello di solletico . e pure quello di stasi , e tutti gli altri .invece chi sbaglio' causando danni, mal che vada avra' promozioni .. se gli andra' bene onori e gloria .