lunedì 8 dicembre 2014

L’italiano? Un Pollicino catturato dai media e dai software dell'illusione, un po' disperso e un po' desaparecido...

Di Gilberto Migliorini


Potrebbe essere il titolo di un film, un cold case sulle persone scomparse. Ancora non si sa se è fuggito, se si è nascosto o se purtroppo è già cadavere, ucciso da qualche lestofante o magari suicida con i barbiturici. Niente paura, è solo in pausa di riflessione, cerca di capire che aria tira, o meglio da che parte gira il vento, solitamente ci prende... giusto per sopravvivere. È pur vero che sembra andare a sinistra, il vento. A proposito… da che parte è la sinistra? Da bambini si sapeva qual era la destra perché ci indicavano la mano con la quale si mangia. Ma c’erano anche i mancini… La sinistra è dove sta il cuore. Ma non stava al centro il muscolo cardiaco? Comunque sia batte sempre a sinistra, salvo ‘rare’ eccezioni con qualche estrasistole. Beh, comunque quando gioca la nazionale il lupus in fabula, l’homo italicus, fa la sua ricomparsa: sventola la bandiera e tifa Bel Paese. Però fateci caso… di italiani in giro se ne vedono sempre di meno, come in certi quadri di Magritte sembrano piovere dal cielo strani personaggi, tutti provenire da qualche remota regione del globo, forse da un altro pianeta.

È in atto una lenta e inarrestabile metamorfosi. Si vocifera che quelli nuovi siano ormai dappertutto. Extracomunitari? No, robot con pelle sintetica, dotati di software di ultima generazione, così perfetti che neppure con quel test… potresti scoprire che dietro a una velina c’è un automa con seno e labbra al silicone e chassy ultraleggero in grafene, eroticamente compulsivo. I politici li fanno ancora in vetroresina rinforzata con sistema operativo testato col bunga bunga e aggiornato con Patto al Nazareno. Gli androidi si confondono con gli umani in carne ed ossa e sono così realistici che ormai convolano a giuste nozze con gli italiani veri, proprio quelli della canzone. Non vorrei sembrare razzista nei confronti dei robot, però c’è ancora un elemento che li fa diversi, qualcosa che ne distingue alcuni e che li rende non perfettamente assimilabili. Il colore della pelle? No, ne hanno fatti di tutti i colori per non operare distinzioni e discriminazioni razziali. Magari non sanno tenere bene in mano la forchetta e non si soffiano il naso con nonchalance? No! Sono perfettamente educati al bon ton, testati con il Galateo di Monsignor della Casa. Forse sono privi di idonea religiosità? Macché! Fedeli ai sacri principi e timorati di Dio… come si conviene.

C’è solo un problemino, qualcosa che non li fa ancora perfettamente assimilabili all'italica gente di ancestrale memoria. Un dettaglio praticamente insignificante, potremmo dire un semplice inestetismo che sarà presto corretto con adeguato aggiornamento. Allora finalmente saremo tutti perfettamente integrati. Di quale défaillance parlo? Presto detto. Alcuni connazionali hanno ancora inspiegabilmente inculcata quell'attitudine, non si vorrebbe dire difetto per non offendere chicchessia, ad essere onesti e corretti. Si tratta di un retaggio che ancora persiste in qualche vecchio sistema operativo obsoleto che da un pezzo dovrebbe essere stato rottamato e che purtroppo risulta tuttora in circolazione... È però davvero irritante che alcuni italiani si ostinino a fare della lealtà e della rettitudine perfino una bandiera. Si tratta di quei nostalgici che ancora credono nelle favole, quelle con tanto di morale e lieto fine. Oggi occorre quel sano realismo, un machiavellismo disinvolto e spregiudicato, una politica del fare senza tanti cavilli e che vivaddio faccia ripartire il sistema economico, senza se e senza ma, magari rottamando un po’ di quei robot diventati obsoleti o riconvertendo e aggiornandone il software. 

La riprogrammazione dei circuiti cerebrali dovrebbe lasciare posto solo ai modelli di ultima generazione, quelli con interfaccia massmediatica direttamente in diretta streaming, senza inutili orpelli catodici e superando anche l’obsolescenza degli schermi piatti: solo prese dirette sui circuiti cerebrali e playstation miniaturizzate sul tronco encefalico e un’etica modulare secondo le opportunità del momento. Insomma, occorre una moralità a geometria variabile e una logica adattabile a criteri di flessibilità modulare. Il nuovo che avanza impone finalmente che i nuovi italiani up to date sgombrino la mente da quei vecchi retaggi che fondavano la convivenza civile sul bene comune, sul senso di comunità, sulle libertà civili e sulla solidarietà sociale e soprattutto su quel buon senso che è diventato un cavillo in grado di inceppare i delicati automatismi di un sistema economico implementato direttamente sugli stili di consumo e sulle pratiche di culto massmediatico.

Il nuovo software psico-sociale con debugging e testing correttivo è in avanzata fase di collaudo. La nuova carta fidaty è quella che va sotto il nome di processo educativo. Si educa alla pace, alla tolleranza, allo spirito critico, alla solidarietà… assegnando valori e forme mentis come fossero cose da aggiungere al carrello della spesa. Tutti i sistemi automatici dove la semantica è quel flessibile organigramma di ideologie formattate per le bisogna, di pensieri e concetti già pronti all’uso, incelofanati e impacchettati, sotto vuoto spinto e precotti, pronti da mettere in padella o nel microonde. Ormai l’italiano parla la lingua che gli è stata impiantata senza neppure bisogno di una sintassi, si tratta di meri meccanismi s-r con salivazione pavloviana allorquando risuonano timbri suggestivi e si stagliano immagini subliminali. La comunità che un tempo era rappresentata da una identità culturale è ora un’audience in grado di rispondere all'unisono attraverso automatismi che una lunga e paziente programmazione televisiva ha affinato nel corso degli anni. Suddiviso in target e fasce orarie l’italiano è oggi così ben accordato che pigiando un tasto qualsiasi del suo repertorio psico-linguistico si può ottenere tutta una serie di risposte convenzionali. 

Le variazioni sul tema prevedono più opzioni di risposta e illudono l’utente finale di poter scegliere davvero, non secondo stereotipi. La monocultura dominante in un processo di autoritarismi (mascherati da opzioni egualitarie) esercita un controllo non solo sugli apparati di potere mediante la corruzione e l’arbitrio (come in qualsiasi società totalitaria che si rispetti), ma più direttamente sulle coscienze ridotte a sistemi di condizionamento operante skinneriano. La progressiva riduzione degli utenti - più ancora che sudditi - a sistemi programmati, non viene più realizzata mediante propaganda ideologica. Si aggirano le barriere consapevoli operando direttamente sugli automatismi inconsci e sul consenso indotto attraverso un addestramento ai luoghi comuni e alle verità predigerite. La scuola da anni è diventata palestra di addestramento alla conformità e agli stili eterodiretti confezionati con retoriche suggestive  e modelli demoscopici.

Il potere dei media ormai è in grado di creare comunità virtuali dai confini indeterminati, mobili e indefiniti, masse di manovra che possono in qualunque momento essere orientate nella direzione che il potere ritiene utile semplicemente predisponendo gli stimoli convenzionali mascherandoli da informazione neutrale. Proprio il target più ‘informato’ è anche quello maggiormente suscettibile di manipolazione. Il confine tra informazione e condizionamento è sempre più sfumato e aleatorio. Chi detiene le leve del potere è in grado di operare con una sorta di ingegneria sociale per predisporre il terreno più adatto nel quale operare in modo disinvolto e spregiudicato. L’apparente negoziazione dei poteri spesso non è altro che un escamotage che nasconde un sistema monolitico che illude di un pluralismo di forze in gioco antagoniste. L’audience rimane in definitiva una moltitudine di soggetti isolati che si affidano a suggestioni che il più delle volte sono soltanto illusionismi. La realtà multimediale accentua la dipendenza dell’audience da forme di controllo capillare aumentando le suggestioni dei media che rendono lo spettatore sempre più piccolo e indifeso di fronte allo strapotere delle tecnologie mediologiche.

Il libro cartaceo (dove apparentemente non ci sono link perché sono ovunque nella mente del lettore) può rappresentare come nel film Fahrenheit 451 (quella temperatura di accensione della carta che promuove la diffusione delle idee più ancora di un incendio) un elemento di presa di coscienza contro la digitalizzazione delle coscienze. La verità che andiamo cercando non è lo spettacolo che si svolge nel mondo ipogeo della caverna platonica (il giornaliero showbiz dell’informazione addomesticata). Occorre il coraggio di rompere le catene della suggestione e dell’illusione attraverso percorsi conoscitivi originali e indipendenti, non quelli di una televisione di regime e di un sistema scolastico al servizio dell’industria culturale

Pollicino può ritrovare la via del ritorno? Forse sì. Può farlo usando semplici sassolini, quelle masse consistenti e tangibili (i volumi cartacei) che lo riportino alla concretezza di quel mondo vero, fuori dalla spelonca degli inganni e delle illusioni.











Novità: Presto potrai ordinare e leggere "Outrage of Law", la versione americana de "La legge del Disprezzo"









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