mercoledì 2 luglio 2014

Che fine ha fatto Pietro Sarchié... ce lo diranno presto i carabinieri

il furgone frigo di Pietro Sarchié (targa: CZ 988 XZ
Si chiama Pietro Sarchié e per lavoro, praticamente da sempre, vende pesce in quei luoghi montani dove trovarne di fresco è impossibile. Una routine che l'ha accompagnato per tutta la vita fino al 18 giugno di quest'anno, quando si è interrotta in maniera stranissima e di lui si son perse le tracce. Cosa è accaduto e dov'è finito Pietro Sarchié? Le probabilità hanno portato subito a pensare al peggio, e a primo acchito, detta in maniera cruda, han fatto credere che fosse morto dopo aver sbandato ed essere precipitato in una scarpata nascosta alla vista da una folta vegetazione (visti i luoghi anche impervi in cui si trovava). Potrebbe essere, però le strane circostanze hanno cambiato l'ordine dei fattori e fatto pensare alla procura che sia accaduto altro. Per capire qualcosa in più mettiamo ordine fra gli elementi conosciuti. Pietro quella notte si alza, come sempre, sulle due. Si prepara e verso le due e mezza / tre parte per recarsi al mercato ittico di Porto San Giorgio, dove arriva e acquista pesce fresco, pagandolo in contanti, per poi iniziare il suo solito giro in collina. Quel giorno la sua zona di vendita prevede l'alto maceratese.

Verso le sette e mezzo arriva nei luoghi in cui deve fare le consegne e già prima delle otto ha servito le sue clienti di Seppio, paese da dove riparte per recarsi a Pioraco. Lungo la strada si ferma a un distributore per fare rifornimento e in un bar per un caffè e cambiare del denaro (così da avere spicci da dare di resto alle sue clienti). Il suo giro si snoda sempre regolare, quindi a quel punto, di logica, deve essere ripartito e andato verso Pioraco. Mentre riprende la marcia gli arriva la telefonata di una cliente di Sefro. Le dice che andrà da lei entro quindici minuti, e questo fa pensare che effettivamente fosse nella solita strada, dato che per andare a Sefro si va verso Pioraco. Pietro in quei momenti sta bene, infatti dal suo cellulare partono altre chiamate, una a un grossista a cui fa la lista del pesce che vuole acquistare per il giorno dopo. Pare tutto regolare, quindi, come le altre volte. Pare che tutto sia tranquillo. Ma non è così, perché è in quei momenti che inizia il giallo. E a chiamarlo giallo non si usano accrescitivi, perché altro nome al fatto accaduto non si può dare. E' chiaro che se una persona ha l'intenzione di andarsene e sparire non ordina la merce da vendere il giorno successivo. E' chiaro che chi necessita di medicine giornaliere, come Pietro, se ha intenzione di non tornare a casa si porta appresso tutti i medicinali che gli servono. Quindi l'ipotesi di un suo allontanamento volontario va assolutamente esclusa.

Detto questo torniamo ai fatti. Stava andando verso Pioraco e aveva intenzione di fare una deviazione per passare dalla cliente di Sefro, come detto, ma lì non è mai arrivato e, particolare stranissimo, c'è un ambulante che dice di aver incrociato il suo furgone proprio di fronte al bar dove poco prima Pietro aveva preso un caffè. Ma proveniva dalla strada che porta a Pioraco, quindi andava nella direzione opposta a quella presa in precedenza, e l'uomo non ha visto chi lo guidava. Il viaggio inverso sarebbe confermato anche da una cliente che ha visto il furgone tornare indietro e dal fatto che, a quanto è trapelato, il suo cellulare sulle 8.45 ha agganciato una cella situata fra Camerino e Fiastra. Quest'ultima località dista 30 km dal bar in cui si era fermato e più di 40 km da Sefro, dove aveva garantito di andare nel volgere di pochi minuti. Ma le stranezze non finiscono qui, perché i carabinieri assicurano che nei video delle telecamere presenti in zona non c'è traccia del furgone di Pietro. Quindi, come ha fatto il suo cellulare ad arrivare a Fiastra se del furgone si son perse le tracce nella strada che da Pioraco porta a Camerino? Dov'è finito il furgone se non se ne trova traccia alcuna nei video di sorveglianza? Stranezze su stranezze. Insomma, che dopo il rifornimento e la telefonata al grossista sia accaduto qualcosa di anomalo lo dimostrano tante cose, non ultima l'abitudinarietà cronica dell'uomo che, oltre a far sempre lo stesso giro (salvo deviazioni in caso di un'ordinazione telefonica), ogni santo giorno fra le otto e le nove chiamava sua moglie. E lei quella chiamata tranquillizzante la aspettava anche il 18 mattina. Ma alle nove e dieci, non ricevendo alcuna sua telefonata, si è preoccupata e ha chiamato il cellulare del marito, che però era staccato.

Non c'erano spiegazioni plausibili a quel ritardo mai capitato e al cellulare mai staccato, quindi la donna ha iniziato a telefonare a tutte le persone che avevano ordinato il pesce, quelle da cui lui doveva passare quella mattina. Il non trovarlo da nessuna di loro le ha alzato la preoccupazione e alle 15.00, non vedendolo tornare, è andata a denunciarne la scomparsa. Ed ora, in pratica, si è sicuri solo che Pietro era in vita e guidava il suo furgone durante la chiamata effettuata al grossista, dopo essere passato al bar, ma oltre questo paletto non v'è certezza di nulla. Cosa gli è accaduto "dopo" non si sa. Si sa che a causa di una cliente che ha sbagliato numero, digitando il prefisso 338 anziché 388, i carabinieri hanno perso quasi una settimana appresso a un cellulare che non c'entrava nulla. Chi ha risposto alla cliente chiaramente non era Pietro Sarchié, pur avendo il numero di cellulare identico al suo, se si esclude il prefisso solo simile, e pensando a un delinquente in possesso del telefonino del pescivendolo lo si è messo sotto controllo e scoperto che quel cellulare bazzicava per Fiumicino. Alla fine l'uomo misterioso lo si è pure individuato, e non poteva essere altrimenti, ma si è anche scoperto che si era controllato il numero col prefisso sbagliato. Questo sarebbe un errore da tacere perché può capitare, come altre cose che paiono stranezze dovrebbero essere messe da parte. Ad esempio, la procura e il prefetto di Macerata non hanno dato il permesso di cercare l'uomo e il suo furgone con un cane molecolare, tanto che sia l'addestratore che il suo cane sono rimasti due giorni in attesa e poi se ne sono andati. Inoltre, subito dopo hanno deciso di interrompere anche le ricerche.

Ora la gente si chiede quale sia la differenza fra i vari casi di scomparsa che si susseguono in Italia. A Pisa Roberta Ragusa si è cercata per diciotto mesi. Ad Asti si sta ancora cercando Elena Ceste e ultimamente, dopo ricerche incessanti, si è trovata una donna di quarantacinque anni, abitante a Zogno in provincia di Bergamo, che purtroppo per suo marito e i suoi tre figli si era suicidata. Perché in altri luoghi si chiamano a raccolta i volontari e a Macerata invece non si dà il permesso a un cane molecolare e si decide di non continuare le ricerche? In tal senso si è esposta anche Giorgia Isidori, presidente di Penelope Marche che sta seguendo il caso assieme alla famiglia Sarchié. Lei ha detto: "Troppi errori e molta approssimazione sul caso Sarchiè. Ricerche che sono state ufficialmente sospese dopo aver sbagliato il numero di telefono da ricercare ed essersene accorti solo giorni dopo. E' evidente che c'è qualcosa che non sta funzionando". 

La Isidori ha ragione, perché una persona è scomparsa in maniera strana e di sicuro c'è da valutare il tutto a 360°. Ma di certo si è deciso di non perdere tempo ed energie, per cercare chi molto probabilmente non è più in zona, proprio perché in procura hanno valutato anche l'errore commesso. Il furgoncino lo potrebbero aver nascosto in un casolare abbandonato della zona, è vero ma è improbabile che ci sia tutt'ora (dopo tanti giorni l'avrebbero già spostato). Insomma, se si presume che ci sia stata una violenza contro Pietro, mandare agenti in un luogo in cui probabilmente non c'è nulla, vuol dire toglierli da un'altra attività forse più redditizia. E che ci sia la voglia di trovare una soluzione, nonostante le critiche, lo dimostra l'apertura di un fascicolo contro ignoti in cui il reato ipotizzato è proprio quello di violenza privata. Quindi le ricerche si sono interrotte, ma le indagini dei carabinieri e della procura continuano incessanti. Per questo non si possono criticare in alcun modo né i carabinieri né i procuratori. La famiglia va capita e aiutata, indubbiamente, ma serve anche fargli capire che non sempre cercare è sinonimo di trovare, specialmente se le circostanze della scomparsa sono strane, mentre indagare al meglio molto spesso significa risolvere. Per questo ho fiducia nei molti agenti impegnati, spero ne abbia anche la famiglia, e credo che presto faranno chiarezza su quanto accaduto a Pietro Sarchié. 

Il furgone di Pietro Sarchié, nella foto in capo all'articolo, è targato CZ 988 XZ

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5 commenti:

tabula ha detto...

sì, ma i cani molecolari si possono anche utilizzare, senza escluderli, nell'ambito di un'indagine a tutto tondo. anzi bisognerebbe prima utilizzare i cani e poi indagare, secondo me, perchè se una persona è in pericolo i cani a volte riescono a salvare la situazione.

Minnie ha detto...

Ma come si fa a sbagliare numero di telefono e perdere una settimana preziosa ??!!
E' un errore veramente "fantozziano" ma contemporaneamente molto grave nell'immediatezza della scomparsa, dove è risaputo bisogna dare il 100% ...
Non ho parole!
Ma tutti questi errori (apparentemente banali) come ad esempio anche nel caso di Yara circa la comparazione del DNA della madre di MGB o in altri casi, come mai sono passati all'ordine del giorno?
Concordo con Massimo, difficilissimo pensare ad un allontanamento volontario ... troppe cose non quadrano e non hanno senso ... Sicuramente i cani erano una risorsa spendibile subito.

Stefania ha detto...

Se quest'uomo come pare probabile non è sparito volontariamente, si possono valutare un paio di ipotesi:

- Rapina finita male (aveva con se denaro contante);

- Sopressione di un "commerciante" un poco scomodo.

Stefania

Vito Vignera da Catania ha detto...

Come era facile ipotizzare tutto è finito tragicamente,la notizia è di oggi,trovato morto con un colpo di pistola alla testa.
"LA VIOLENZA
Forse l'assassino, o gli assassini, si sono accaniti sul corpo lasciando una «firma», in un gesto di spregio. Le indagini, condotte dai carabinieri del Reparto operativo di Macerata guidati dal col. Leonardo Bertini, prendono in considerazione tutte le ipotesi: dal delitto passionale a quello di natura economica, legato all'attività di Sarchiè, un piccolo commerciante che non si era certo arricchito con il suo lavoro ma che potrebbe comunque essere rimasto vittima di un tentativo di estorsione (il pizzo, da parte di un'organizzazione criminale) al quale non si sarebbe piegato. La famiglia ha escluso che l'uomo avesse contrasti con qualcuno o che fosse stato minacciato, e fino all'ultimo aveva sperato di poterlo riabbracciare". L'autopsia sul corpo sarà eseguita mercoledì dal medico legale Adriano Tagliabracci.

Stefania ha detto...

Vito, TU, cosa pensi?