venerdì 20 giugno 2014

Claudio Lissi non spreca lacrime mentre confessa di aver ucciso moglie e figli. Dopo aver letto la sua confessione il sangue ribolle e i muscoli tremano...

La torta preparata per i 4 anni di Giulia
Una madre e due angeli sono stati sepolti a Motta Visconti. Quella madre, Cristina Omes, Claudio Lissi non la voleva sposare, glielo aveva detto a una settimana dal matrimonio. Ma lei lo amava e voleva vivere col suo uomo perfetto, solo casa lavoro e chiesa, ed era riuscita a convincerlo la sera prima del fatidico "sì". Un sì detto, come se nulla fosse accaduto, il giorno dopo di fronte all'altare. Un sì che sancì l'unione fra i due e scrisse il futuro destino. Eppure a un certo punto sembrò tutto passato, e dopo la nascita di una bellissima bambina tutto pareva andare a meraviglia. Ma la crisi non era finita e ritornò qualche anno dopo: Claudio Lissi voleva la sua libertà, quella che, credeva, gli avrebbe permesso di tornare giovane. E ancora le parole di lei, i suoi abbracci, i suoi sguardi lo convinsero... e anche quella crisi passò. Subito dopo nacque un bellissimo bimbo che non sapeva, piccola anima, che la mente del suo papà non aveva mai accettato né lui, né la moglie né l'altra piccola figlia. Loro tre erano l'ostacolo che lo dividevano da una vita diversa. Ed ora ci chiediamo: è malato Claudio Lissi? Oppure è solo un egoista anaffettivo che, nonostante la chiesa e la sua vita dorata, porta in sé una mente criminale priva di scrupoli?

Per come la vedo non è malato, Claudio è un criminale che merita di passare ogni prossima estate nella cella più calda e ogni inverno in quella più fredda. Si era travestito da brava persona, dando in pasto a chi lo conosceva l'immagine della sua apparenza. Non è mai stato uomo e mai si è sentito né marito né padre. Un vero uomo, un marito, un padre, non può tornare a casa e per giorni e giorni guardare il volto della donna che ha accanto, non può sorridere e far giocare i suoi bimbi, addirittura insegnargli ad andare sui pattini a rotelle, dopo aver deciso una data in cui ucciderli. Un vero uomo, se non ama la sua vita per come la vive, chiude il discorso col passato in maniera soft, cercando di non procurare dolore a chi per anni gli e stato vicino, cercando di non traumatizzare due piccole anime candide. Invece Claudio Lissi, una settimana prima di uccidere aveva già tutto chiaro in mente. Come il più stupido dei delinquenti, credeva di poter superare indenne, grazie al suo volto pulito e all'apparenza che aveva sparso a piene mani fra amici e parenti, l'interrogatorio dei carabinieri senza passare sotto le forche caudine. Credeva di aver congegnato un piano a prova di bomba, dato che a Motta Visconti i furti nelle case, come in ogni altra città, non mancano mai.

E ancora mi domando cosa pensino certe persone dei carabinieri e dei poliziotti. Li ritengono stupidi? Ma com'è possibile non capire che sono professionisti in interrogatori, che dopo aver vagliato le varie possibilità non lasciano passare neppure una contraddizione e sono maestri nel farle emergere da quelle menti criminali che tranquille non sono? Che Claudio Lissi fosse un essere aberrante i carabinieri l'hanno capito ancora prima di chiamarlo in caserma, quando, mentre suo padre sveniva per il dolore enorme nell'aver perso due nipotini e la nuora, lui ordinava una pizza e una birra e se ne andava a casa a dormire tranquillo. Che nascondesse la verità già lo sapevano all'inizio dell'interrogatorio quando lui, coi suoi occhi di ghiaccio, non ha saputo reggere con lo sguardo alle bugie che aveva fin lì raccontato. Ecco la sua prima versione:

"Quando sono tornato a casa dalla partita, sono passato dal garage, e mi sono spogliato perché non volevo fare rumore e svegliare i bambini. Mi sono messo le ciabatte e sono salito facendomi luce con il display del cellulare. Mi sono reso conto che in casa c’era disordine come se qualcuno avesse rovistato dappertutto, poi mi sono diretto in sala e ho scorto le gambe di mia moglie, le ho toccato la testa e mi sono imbrattato del mani di sangue. In quel momento mi sono toccato le mutande per cercare di pulirmi. Sono salito, ho visto i bambini in un lago di sangue. Sono sceso di corsa e mi sono messo a urlare. Poi sono rientrato, ero inebetito, una vicina mi ha detto che numero fare, ho chiamato il 112.”

Una versione durata poco, perché messo di fronte alla mancanza di effrazione, di impronte estranee, di macchie di sangue non spiegabili e, soprattutto, dopo aver letto un verbale rilasciato ai carabinieri dalla collega d'ufficio che da tempo lui corteggiava assiduamente, è crollato. La donna, felicemente fidanzata, aveva fatto scrivere che mai avrebbe ceduto alle insistenze di Claudio e che, anzi, poco lo sopportava. A quel punto è crollato rilasciando una confessione che, se devo parlare col cuore, è quanto di più schifoso si possa leggere e dimostra che certa gente, pur frequentando parrocchie e amici perbene, ha una mente immatura e contorta in cui la parte criminale può arrivare ovunque senza alcuna vergogna o rimorso: anche ad uccidere senza pietà due esserini che ad un padre chiedono essenzialmente di essere protetti. Leggiamola:

“Premetto che voglio mi sia dato il massimo della pena. Sono stato io a uccidere mia moglie e i miei figli. Eravamo una coppia felice. Quella sera abbiamo messo a letto i bambini verso le 22, poi abbiamo fatto l’amore. Maria Cristina si è rivestita e si è messa a guardare la televisione. Io, in mutande, sono andato in cucina, ho preso un coltello e sono tornato in sala. L’ho colpita credo alla gola, di spalle. Lei si è subito alzata e ha cercato di scappare verso sinistra io l’ho raggiunta e l’ho colpita nuovamente all’altezza del collo. Lei a quel punto ha cercato di prendermi il coltello afferrandomi la mano destra, ovvero la mano che impugnava l’arma. Allora l’ho colpita in faccia con la mano sinistra. Lei in tutta questa azione ha inizialmente detto “No”, poi ha continuato a gridarmi: “Perchè, perché?”. Dopo che lei si è accasciata a terra sono salito al piano superiore e sono andato in camera di mia figlia Giulia, la porta era aperta ma lei dormiva, non aveva sentito nulla. Era a pancia in su. Ricordo solo che le ho dato una coltellata alla gola. Dopo che ho estratto la lama, lei si è girata di lato e così è rimasta. Non ha detto nulla. Poi sono entrato in camera da letto dove c’era mio figlio Gabriele. Anche lui dormiva e non si era accorto di nulla. Era a pancia in su e anche a lui ho dato un’unica coltellata alla gola. Mi sono lavato e sono andato a vedere la partita."

Il regalo di Giulia per la festa del papà 2013
Dopo aver letto la sua confessione, il sangue ribolle e i muscoli tremano. E trema anche la mente se pensa che a un essere del genere i giudici daranno la semi infermità, che fra dieci anni lo rivedremo per strada o a rilasciare un'intervista in uno schermo televisivo pomeridiano o serale. Lui vuole il massimo della pena e la merita, perché mentre confessava le uniche lacrime le ha spese quando gli hanno parlato della collega di lavoro. Qualche altra l'ha versata, poche in verità e non certo derivanti da un pianto disperato, mentre raccontava di come aveva ucciso i suoi figli. Lui vuole il massimo della pena, ma sa bene che il massimo della pena nessuno glielo darà mai. Claudio Lissi è un essere aberrante e schifoso che merita il peggio del peggio, che merita di non morire da uomo libero ma da vecchio carcerato, che merita di essere condannato a tre ergastoli. Perché, mentre a noi vengono le lacrime a leggere la sua confessione, mentre a noi fa male pensare che Cristina, Giulia e Gabriele sono morti in maniera atroce, uccisi da un essere che non li meritava, a lui poco importava e poco importa di loro. Li ha uccisi perché la sua vita non lo soddisfaceva, perché una moglie e due figli gli erano di ostacolo... e, forse, visto come ci teneva all'apparenza, si vergognava di frequentare la chiesa da divorziato...




4 commenti:

filippo ha detto...

ma un essere del genere merita ancora di vivere? a parer mio assolutamente NO!

Vito Vignera da Catania ha detto...

Nessun pentimento e neanche una lacrima,dire che è un essere schifoso è poco.Ha tolto la vita a tre persone per nulla,semplicemente vergognoso e spero che,neanche Dio lo perdoni.

Minnie ha detto...

Salve a tutti!!!

Di tutte le storie efferate, questa è la più ripugnante per me... eliminare i figli perchè d'intralcio alla propria nuova vita??? Perfino i cani hanno almeno una chance di sopravvivenza, quando vengono abbandonati per strada :((( loro no, povere creature..
E basta con la solita frase "era un assiduo frequentatore della chiesa ... " : sono i peggiori ...
Niente perdono!!!!!

Anonimo ha detto...

sarebbe bello, invece, vivesse a lungo per infliggerli tremende torture psicologiche, bandito da tutti ad iniziare dai suoi cari, ammesso che per lui esistano persone catalogabili in questo senso, visto ciò che ha fatto, bandito da ogni essere umano da ogni animale esistente, da ogni albero, arbusto e filo d'erba, condannato a vagare per l'eternità sulla terra alla ricerca infinita della sua anima che disdegnata da tanto orrore lo ha lasciato, rendendolo un corpo senza pace.