martedì 24 dicembre 2013

Salvatore Parolisi. Ancora una volta i dotti, i medici e i sapienti, si dimostrano capaci di uccidere la verità e la giustizia...


C'è un nuovo canale sulla piattaforma Sky, si chiama Crime Investigation e racconta di delitti risolti e irrisolti e di come gli omicidi siano visti e vissuti da chi segue e coordina le indagini. I serial killer americani si sprecano e fra un programma e l'altro appare una pubblicità che promette di parlare presto anche di quelli italiani. In questa si vede il criminologo Massimo Picozzi che rivolgendosi ai telespettatori chiede loro se sappiano chi siano i più feroci assassini nostrani. Questa domanda resta sospesa nell'aria e serve a far nascere la voglia di seguire le trasmissioni nell'attesa che un domani si materializzi il programma pubblicizzato. Naturalmente il criminologo si riferisce agli assassini sicuri, a quei serial killer condannati in base a prove certe e dopo una confessione dettagliata. Ma in un certo senso ci sono altri tipi di assassini in Italia e nel mondo, uomini e donne di cui pochi si occupano. Sono assassini nascosti sotto i riflettori dei media, dotti, medici e sapienti su cui nessuno, men che meno i giornalisti e gli editori maggiori, puntano il dito. Questi non usano le armi tradizionali e quando ammazzano non ammazzano il corpo umano ma la psiche delle loro vittime. Non hanno rimorsi nell'annientare il futuro di un uomo e non si fanno scrupoli ad uccidere, nascondendosi dietro motivazioni colabrodo, anche le speranze di chi pensa che la Giustizia sia una cosa un tantino più seria. Avrete capito che mi riferisco ai dotti che lavorano per la magistratura, ai sapientoni legalizzati che se vogliono possono spegnere la vita di tutti noi senza spiegare mai nulla a nessuno.

Come chiamare altrimenti quei giudici che invece di verificare le carte processuali e ragionare solo su quelle, la ragionano in maniera personale e, anche in assenza di prove e indizi reali, anche senza badare a ciò che vuole in questi casi la legge, cambiano a loro piacimento le conclusioni raggiunte da altri giudici in altre sentenze riuscendo, nonostante i tanti cambiamenti, a raggiungere lo stesso verdetto di colpevolezza? E questo, non paiono esserci spiegazioni alternative, capita solo a sapienti che hanno un istinto omicida e non si fanno scrupolo di carcerare chi gli si pone davanti e chiede solo di valutare al meglio se quanto portato dall'accusa ha basi valide e solide. Capita a chi non importa di uccidere, più volte e in vari modi, sia la giustizia che la verità. C'è da dire che ci sarebbero altre possibilità di pensiero. In fondo gli esseri umani non sono infallibili, in fondo non tutte le menti eccellono e non tutte le persone sono preparate e logiche. In fondo non tutti i giudici sanno come archiviare momentaneamente i propri stati d'animo per dedicarsi anima e corpo alla realtà dei fatti che spunta dalle carte senza farsi influenzare da un pianto, da una chat erotica, da un pene e da qualche pelo femminile portati e proiettati nell'aula di un tribunale dalla parte civile. C'è inoltre da dire che a tutti noi, indistintamente, farebbe piacere trovare, almeno nei tribunali, solo magistrati in gamba, di quelli che capiscono quanto leggono. In questo specifico caso, che il Parolisi abbia mentito più volte è notorio, ma che il giudice d'Appello Luigi Catelli gli addebiti una menzogna in più perché non ha capito che l'orologio lasciato a casa dei Rea non era quello indossato dal marito di Melania il giorno in cui sua moglie scomparve, pare davvero poco professionale.

C'è anche da dire che tutti vorremmo avere, nel caso di un verdetto che commina 30 anni di carcere, quasi un ergastolo (quindi la morte di una mente e la sofferenza di chi a quella mente vuol bene: genitori amici e parenti), risposte serie ed esaurienti da chi emettendo una simile sentenza sa di togliere la vita reale e la dignità a una persona. Chi toglie la vita psichica a un suo simile, l'unica vita che ci fa gioire o soffrire, è o non è un assassino? Ma la Corte de L'Aquila non ci ha dato risposte serie, anzi, di risposte non ce ne ha date proprio visto che, ad esempio, non ha stabilito quando sia avvenuto il depistaggio, quindi quando si siano tracciati gli sfregi sul corpo di Melania. Eppure, vista la condanna, quei depistaggi (se davvero sono depistaggi) dovrebbero avere un'importanza decisiva sia in chiave colpevolista che innocentista. Assodato dall'autopsia che le incisioni risalgono a quando le ferite precedenti erano oramai secche, quindi che il Parolisi (assassino ipotetico) per mancanza di tempo non può averle tracciate dopo aver ucciso la moglie, occorre ipotizzare che il militare sia tornato al chiosco prima del ritrovamento del corpo. Occorre ipotizzare che, se questo è vero, è stato un uomo altamente stupido e fortunato (come scrisse più volte il giudice Giovanni Cirillo) perché ha corso il grosso rischio di farsi scoprire dalle sentinelle presenti anche la mattina del giorno successivo. Sentinelle che a questo punto non solo non lo avrebbero notato il 18 aprile, ma non lo avrebbero visto neppure la mattina del 19.

Il giudice doveva spiegare come il Parolisi, la mattina del 19 aprile o anche nel pomeriggio o anche successivamente (almeno in ipotesi dato che ci sono testimoni che lo collocano sempre ad Ascoli), poteva andare a Ripe con la certezza che nessuno l'avrebbe notato. Come poteva sapere che nessuno si trovasse accanto al cadavere che aveva lasciato all'aperto in un luogo non troppo isolato. Come poteva sapere che per strada non avrebbe trovato pattuglie dei carabinieri (che avrebbero potuto riconoscere lui e la sua auto) o volontari intenti a cercare sua moglie. Come poteva avere la certezza che il cane di un qualche cercatore di funghi non avesse già dato l'allarme. Domande, domande a cui un giudice avrebbe dovuto dare risposte. Ma Luigi Catelli non ha risposto a nulla di tutto questo. Per lui l'assassino è acclarato, non valgono le testimonianze di chi descrive il Parolisi quale un uomo mite che mai ha alzato una mano su chicchessia, e il depistaggio potrebbe averlo fatto in un qualsiasi momento: ogni giorno e ogni ora a lui va bene, anche se non sa e non ha idea in quale giorno e in quale ora il militare sia andato. Questo fa pensare che già prima del processo avesse una sua convinzione che nulla e nessuno ha scalfito. Se per lui il depistaggio non ha importanza, è perché l'imputato è unico e perché, in ogni luogo (caserma tribunale o televisione), altri dotti, medici e sapienti, hanno sempre detto che nessun poteva desiderare la morte della donna se non il marito.

Ma davvero nessun altro desiderava che Melania morisse? Davvero nessun altro aveva motivazioni migliori per desiderarne la morte o per odiarla? Si è indagato, si è detto... ma fino a quando? Fino alla prima menzogna del Parolisi? Quindi si è indagato davvero poco. I medici, i dotti e i sapienti, ci hanno sempre garantito che solo il marito aveva un movente. Stava tutto nella relazione che lo schiacciava e in una tircheria che gli impediva di passare un assegno mensile alla moglie in caso di separazione... questo era all'inizio e ora è tornato ad essere il motivo che ha scatenato l'omicidio. Per i carabinieri, per i procuratori e per l'ultimo giudice, Giovanni Cirillo e Marina Tommolini non la pensano così, l'uomo in divisa non è mite come testimoniato da tutte le persone che lo conoscono. No, lui è una bestia che preferisce uccidere la moglie piuttosto che separarsi o mandare l'amante a fanculo. E qui il mistero avvolge chi opera per la giustizia e a L'Aquila scrive motivazioni, visto che in alcuni punti dipinge una tela con tutti i colori della premeditazione senza poi considerare l'omicidio un crimine premeditato. Per la Corte, Melania quel 18 aprile vuole andare al Pianoro e lo dice anche a sua madre, ma il marito all'ultimo momento cambia strada e la convince ad andare a Ripe per consumare un veloce rapporto sessuale. Ma, mi scusi signor Luigi Catelli, un minuto prima erano a casa loro... serviva davvero, in assenza di premeditazione, di andare fino a Ripe per farsi una sveltina? Inoltre: il Parolisi è tirchio oppure no? Visto che pare volesse risparmiarsi di pagare gli alimenti, sì. Ed allora come si può pensare che abbia sprecato denari in benzina quando per una sveltina bastava la cucina di casa?

Ma lei, come ho scritto, non ci ha dato risposte ed ha affermato che in quell'istante il marito ha deciso il suo futuro. Che non sopportava più la moglie e voleva vivere con l'amante a tutti i costi. Così, quando volontariamente Melania si è spogliata, nonostante le sentinelle a poche centinaia di metri (ma le sue amiche e i parenti non continuano a dire che non avrebbe mai fatto certe cose in certi posti?), e in tutta tranquillità si è girata di spalle, Salvatore decise che era giunta l'ora di chiudere il discorso, di risparmiarsi gli alimenti e uccidere. E ancora una volta, caro giudice, non ci ha spiegato il motivo per cui l'omicidio sia avvenuto in maniera così cruenta. Ci ha detto che Melania aspettava di morire a culo nudo e in modo tranquillo; quindi, al contrario di quanto stabilito in primo grado dal giudice Marina Tommolini, la donna si sentiva pronta a far sesso col marito. Ci ha detto che l'aggressione è durata parecchio tempo, che è stata cruenta, viste le tante pugnalate (e chiamare pugnalate ferite profonde mezzo centimetro o poco più è una ridicolaggine), eppure non ha inserito la premeditazione e non ci ha spiegato perché l'assassino all'improvviso ha deciso di non far sesso ma, pur in assenza di un litigio e di uno stato d'ira che avrebbe potuto scatenare un'azione omicida, ha preferito colpirla più volte mentre la bimba era in auto.

Inoltre non ci ha spiegato per quale motivo si è accanito sulla moglie con uno sbucciamele: forse ha pensato che per un militare addestrato è troppo difficile ammazzare con una mano o con un braccio. Eppure poco ci vuole, per chi di tempo da perdere non ne ha e non si vuol sporcare di sangue, a girare la testa di una donna, fino a farle arrivare il volto alla schiena, o a stringere un collo con il gomito. Insomma, lei signor giudice ha condannato alla morte psichica chi si è sempre dichiarato innocente senza spiegarci, in realtà, nulla. Per lei e la sua collega, la dottoressa Servino, ci troviamo di fronte a un omicidio commesso dal marito e di quanto da voi deciso e stabilito ci dobbiamo accontentare. Di interrogativi quindi non ne esistono o non sono da spiegare neppure in presenza di una condanna a un quasi ergastolo.

Tutti in tutta Italia vorremmo trovarci di fronte a giudici in grado di svolgere il loro lavoro al meglio. E' chiaro che non rientra in questa categoria chi dimostra di condannare non avendo, e non citando, alcun dato certo e logico. Chi nei tribunali opera, per convinzioni personali, con pregiudizio, a me dà l'idea di non aver voluto rinunciare al processo nonostante un'opinione nefasta e pregiudizievole già formatasi nella sua mente in precedenza. In alternativa si può pensare che un giudice scrive motivazioni in maniera sbagliata e fuori logica per non scombussolare il lavoro dei colleghi. Possibile che non importino le contraddizioni di base? In questo caso ce ne sono di importanti da tenere in considerazione. Ad esempio, in due e più anni si è cercato un movente valido senza mai trovarlo. Si è partiti da un imbuto e nel giro di pochi mesi si è passati a un segreto. Segreto snobbato dagli investigatori e dai Pm che alla Tommolini hanno riportato l'imbuto. Imbuto dal giudice negato e trasformato in un rapporto sessuale rifiutato. Ora il rapporto sessuale rifiutato lo si è accantonato e si è tornati all'imbuto. Un circolo vizioso che non sa da che parte fermarsi e poco importa che tutti i dotti, tutti i medici e tutti i sapienti che si sono cimentati con gli atti dell'omicidio di Melania Rea, per trovare la quadratura abbiano ogni volta spostato, variato e persino inventato elementi in grado di forgiare diversi pensieri. 

Ad esempio: l'impronta di scarpa che per Marina Tommolini era una mano. Ad esempio: l'orologio indossato dal Parolisi che per Luigi Catelli si trovava a casa Rea. Nulla importa quando già in partenza si è deciso di arrivare, comunque e in ogni modo, alla stessa conclusione. 

Uccidere la psiche di un uomo che si dichiara innocente è facile per chi si aggira nei tribunali e non riesce a motivare le proprie sentenze se non mettendoci molte sue idee. Poco ci vuole a spegnere la mente di un uomo che a causa di un tradimento, di un'amante, si ritroverà a dover passare trent'anni in carcere e, fatto ben più grave, ad essere per sempre, agli occhi di sua figlia che crescerà senza di lui, l'assassino infame che le ha tolto la madre. 

Forse Sky dovrebbe iniziare a pensare ad un programma diverso. La par condicio impone che si parli non solo dei serial killer ma anche dei tanti giudici che con le loro sentenze mal motivate hanno ucciso la mente di troppe persone innocenti.

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162 commenti:

Antonio ha detto...

Caro Massimo,
Speriamo che, a questo punto, gli avvocati Biscotti e Gentile si diano davvero da fare anche in televisione, perchè, diciamocelo chiaramente e senza troppi giri di parole: è proprio li che Salvatore Parolisi è stato condannato.
E' stato condannato dai tanti giornalisti assurti al ruolo di "megafoni per Procura", da taluni professionisti, i quali, ancorché completamente ignari delle "carte processuali", si sono cimentati in ricostruzioni del tutto avulse dalla realtà fattuale.
I giudici, come spesso purtroppo accade, si sono limitati a far propria la condanna adottata a furor di popolo: una sorta di calmiere sociale per la folla agognante giustizia, la libbra di carne di scheksperiana da dare in pasto al popolo affamato di giustizia e verità.
E' l'ennesima vergogna, una giustizia malata, in condizioni pessime, con giudici che, come giustamente osservi tu, anzichè addentrarsi nella disamina dei fatti processuali, scevri da preconcetti di sorta, si limitano a condannare sulla base di assiomi, di teorie non dimostrate, di supposizioni non suffragate, ovviamente, da alcun compendio probatorio.
Parolisi è l'ennesima vittima di un sistema giustizia fallimentare, non lo diciamo solo noi ma i numeri: gli stessi numeri (confermati dal Ministero di Grazia e Giustizia) che parlano, ogni anno, di una media di circa 50 milioni di euro a titolo di risarcimento danni per ingiusta detenzione e di un detenuto su due in regime di custodia cautelare che, con sentenza definitiva, sarà assolto dai reati ascrittigli.
Si, è vero, alla fine un detenuto su due viene assolto (perché, appunto, innocente), ma solo dopo aver espiato anni di carcere (da non colpevole) e, quindi, dopo essere stato assassinato nell'animo (ma anche nel corpo) da uno Stato criminale e da una giustizia fallimentare.
Questi numeri ( forniti dall'autorità ministeriale) si traducono in migliaia di innocenti in carcere. Mentre scrivo, si stima ve ne siano circa 13.500, ovvero il 50% dei detenuti ristretti in regime di custodia cautelare.
Non siamo solo noi a dirlo: ci sono associazioni, partiti politici, avvocati e tanti magistrati a ricordarcelo ogni giorno.
Parolisi, probabilmente, è uno dei circa 13.500 schiavi, vittima, anche lui, di questo Stato criminale e assassino: senza prove e senza indizi, ma solo sulla base di idiozie e preconcetti questo ragazzo è stato privato della sua dignità, della sua libertà, del suo onore, della sua vita.

PINO ha detto...

UNA MOTIVAZIONE ASSURDA, contraddittoria e fantasiosa, basata esclusivamente su convinzioni aprioristiche.
Motivazione che contrasta nettamente persino con quella proposta dal giudice del processo n°1.
Sono state proditoriamente neglette tutte quelle "segnalazioni" probanti a favore del Parolisi, come la cronologia delle principali fasi dell'accadimento omicidiario, delle deturpazioni del corpo della vittima, delle risultanze autoptiche, della ricerca delle squadre cinofile, della presenza al pianoro del Colle, di Parolisi e famiglia testimoniata del titolare del chiosco, ed infinite altre.
Si, caro Massimo, sono con te nel pensare che si possa uccidere in modo diverso, senza farne le spese.
Le migliaia di pagine scritte su questo blog, da intellettuali qualificati in tutti i settori dello scibile umano, sarebbero potuti bastare per rendere giustizia a chi era stato imbrigliato nelle reti tessute da misteriosi ragni che infestano i nostri tribunali: bastava riportarli, da chi di competenza, nelle sedi adatte.
Resta, comunque, meritoria la campagna garantista condotta da te ed i collaboratori di questo efficace mezzo di comunicazione di massa, anche se non ha avuto la possibilità, o la fortuna di demolire il virtuale muro cementificato, in uno scontro sicuramente impari.
Pino

Ivana ha detto...

Ho potuto leggere (per ora velocemente) soltanto le "Valutazioni finali" (pubblicate in rete) inerenti alle mativazioni della sentenza d'appello; qualcuno può segnalarmi l'indirizzo web in cui è pubblicato il faldone completo(148 pagine)?
Grazie

Ivana ha detto...

Errata corrige

Leggasi "motivazioni"

Mimosa ha detto...

Inutile che ripeta quanto sono disgustata e spaventata di tale giustizia esercitata “in nome del popolo italiano”, e ritengo che se, prima di emettere la sentenza, i giudici gettassero giù due righe in brutta copia delle “motivazioni” per sostenere la decisione di condannare un imputato, potrebbero avvedersi delle contraddizioni e pure scoprirebbero l’assenza o l’inconsistenza di quelle che l’accusa fa passare per “prove” e persino per “indizi”.

Mi stupisco ancora una volta che un giudice dia del deficiente ad un collega (in verità, l’ha fatto in modo garbato e arzigogolato, almeno dalle poche frasi riportate dai media), argomentando altre (e nuove) conclusione in nome del suo proprio “libero convincimento”.
Non sarebbe ora finisse questa storia e si tornasse al principio base del diritto nostro, ricalcato su quello dell’antica Roma, “in dubio pro reo”, considerato unico e iviolabile (benché spessissimo ignorato) fino all’ultima riforma penale??

Erano più civili i Romani che duemila anni fa non avevano le comodità, gli agi e la tecnologia del XXII secolo, e portavano le gonne e i sandali e di sicuro studiavano molto di più alle loro “scholae” che non i nostri alle università!

Il duo B&G si è molto offeso tempo fa al sentire che qualcuno dubitava dell’efficacia dell’impostazione della loro difesa, per carità! Perdere in due gradi di processi è sicuramente una buona impostazione della difesa … chi lo nega …
Ora hanno strettamente preso in mano il ricorso in Cassazione, non mollano il cliente? Se perdono, cambieranno mestiere?

Mimosa

Anonimo ha detto...

Ho letto con interesse gli articoli relativi al caso Rea.
A me pare evidente che il problema non sia l'accusa ne' la difesa, ma lo stesso P. che oltre a professarsi innocente non da' però spiegazioni sulle incongruenze di questo caso.
Ripensando all'articolo su come siano premiati i rei confessi, vien da pensare che per lui sia piu' sicuro stare dentro che fuori.

Ivana ha detto...

Ho letto soltanto le "Valutazioni" finali" (da pagina 137 a pagina 148, pubblicate in rete) delle motivazioni della sentenza d'appello e condivido quasi pienamente ogni affermazione esplicitata in modo esaustivo...
Poiché, in tali pagine, viene precisato che per stabilire se ricorrano i presupposti applicativi dell'isolamento diurno, il giudice "a quo" non ha specificato quale orientamento ermeneutico intendesse seguire, la Corte d'Appello, pur riconoscendo, comunque, il delitto di omicidio pluriaggravato, ha seguito una propria linea interpretativa della legge, citando specifici riferimenti ermeneutici, stabilendo che la pena irrogabile per il delitto di omicidio pluriaggravato sia da ritenersi rappresentata dall'ergastolo e non dall'ergastolo con l'isolamento diurno, per cui tenendo conto della "diminuente del rito abbreviato" la pena da infliggere è diventata quella della reclusione di anni trenta.
Spero, comunque, di poter leggere le rimanenti 136 pagine del faldone,su cui riflettere, appena saranno pubblicate in rete...

Anonimo ha detto...

Fatti del genere non capitano tutti i giorni, da tutti gli elementi emersi si capisce che l'omicidio non è stato un fatto estemporaneo ma studiato e volto a dare dei messaggi che le persone coinvolte avranno capito.. Lo stesso Parolisi dice "l'hanno presa" da subito e non è una cosa che si pensa se si vive in un mondo dove la cosa più inconfessabile sono le corna.. ma quando mai.. mezzo mondo si sentirebbe in pericolo di vita. Ci si chiede: perchè non fare fuori anche lui? Perchè magari M aveva già raccontato il suo segreto ad altri e la sua fine è garanzia che tutte le altre persone non parleranno per timore.
Parolisi ha una figlia ed è bene che stia con i nonni (in quest'ottica si spiega l'utilizzo dei media da parte dei nonni per allontanare il padre). I giudici che lo tengono dentro appigliandosi alle motivazioni più incredibili quasi gli fanno un favore in quest'ottica.
E poi è tutto strano, che i militari non sanno di essere intercettati? Lo sappiamo noi e dopo un fatto del genere continui a parlare al telefono, a parlare nella tua auto?
E anche il comportamento dell'amante che continua a chiamarlo dicendo che lui per 2 anni le mentiva "perchè quando questa storia sarebbe finita ci sarebbe satata ancora una disperata che lo avrebbe guardato in faccia"? Quale "storia"? Dopo il fattaccio io comunque non avrei più contattato il mio amante .. è tutto assurdo. Secondo me chi doveva capire ha capito e la storia è finita come sappiamo.
Come è andata veramente non lo sapremo mai..

Mimosa ha detto...

@ Anonimo 26 dicembre 2013 01:53:

P. non dà “spiegazioni sulle incongruenze di questo caso”?
Scusa Anonimo, quali spiegazioni dovrebbe dare lui?
Né l’Accusa né i Giudici hanno sapute risolvere le incongruenze, tutto l’impianto gira attorno alle incongruenze e ciononostante gli hanno affibbiato la massima pena. Incongruenza anche questa.
Incongruenti sono le ricostruzioni e le motivazioni dell’omicidio, tirate in ballo e fatte ballare.
Nessuno ha saputo dire a quale ora e di quale giorno P. sarebbe andato a sfregiare il cadavere della mglie, eppure in quei giorni tutte le sue mosse erano controllate e verificabili.
E nemmeno hanno saputo spiegare come mai P. non aveva nemmeno un taglietto sulle sue manone dopo aver usato un coltellino sbucciapatate per conficcarlo 23 volte addosso alla moglie (23 sono le vere ferite da accoltellamento, le altre sono tagli da difesa alle mani e polsi).
E infine nessuno ha spiegato come mai P. non avesse nemmeno una gocciolina di sangue della moglie addosso e nei capelli, né come mai nessuna traccia di sangue ci fosse sulla fontanella del chiosco, e nelle tubature (pare l’abbiano smontata).
Come sapresti spiegare tu, queste incongruenze?

A me sembra che queste siano molto più importanti da risolvere piuttosto del fatto che “nessuno lo ha visto” a CSM, che poi non corrisponde al vero (ben per questo Ranelli è diventato testimone “inattendibile”).

Non ti pare?
Ciao
Mimosa

Mimosa ha detto...

@ Anonimo 27 dicembre 2013 00:32:

“quando questa storia sarebbe finita” è una frase che direbbe chiunque si aspetti la risoluzione di un caso, una soluzione che non ha niente a che fare con qualsivoglia responsabilità degli interlocutori. Una soluzione che – nel caso dell’omicidio di Melania – era auspicata abbastanza velocemente, con gli investigatori in grado di trovare il vero assassino, ossia un estraneo.
Che poi il comportamento dell’amante sia stato strano, sono d’accordo con te, ma quella ragazza era già “strana” prima, non aveva capito che lui – come ogni uomo debole e vigliacco – stava da tempo lanciando messaggi da cui doveva dedurre che le intenzioni del militare non erano serie!
Le donne innamorate spesso commettono errori di valutazione e, se sono caparbie (e senza amor proprio), tengono duro, sbattono il muso per terra ma sono ancora capaci di inginocchiarsi a supplicare di non essere lasciate, sperando di intenerire il partner.
‘Sta ragazza è stata la causa dei guai di S.P. e se lui non avesse dato ascolto alla famiglia Rea di tacere sulla relazione extraconiugale, molto probabilmente gli investigatori si sarebbero dati più da fare a cercare tra le conoscenze e amicizie di Melania.

Condivido anche la tua considerazione che la fine di M. “è garanzia che tutte le altre persone non parleranno per timore”. È una convinzione del nostro nutrito gruppo, fin dai primi tempi.
Però io non credo che M. abbia parlato del suo “segreto” a qualcuno, forse lo conosceva Salvatore, e forse anche i suoi legali benché neghino esista un segreto.
È caduta in un tranello ed è stata fatta fuori non tanto per “punizione” quanto – a me è parso, leggendo la scena del crimine – per scommessa, come una prova di coraggio a cui doveva sottoporsi una “adepta”.
Dietro c’è un mondo misterioso.
O ha a che fare con intrighi sotterranei tra poteri forti che si avvalgono di manovalanza raccattata in modo mirato in certi ambienti, anche militari,
o si tratta di gentaglia appartenente a circoli di sbandati che si divertono con i giochi di guerra e assumono sostanze per sentirsi dei Rambo, e avevano preso di mira la famigliola e, scoperta la vita segreta del marito, hanno attratto M. con una valida scusa.
Evidentemente, in entrambe le ipotesi, le cose non hanno funzionato secondo i piani e sono partite le coltellate.

Di tutto ciò ne abbiamo parlato in lungo e in largo in questi due anni.
E io continuo a non darmi pace per Melania, Salvatore e la piccola Vittoria.

PINO ha detto...

@ MIMOSA cara, il tuo breve, ma esaustivo chiarimento indirizzato all'anonimo ( e ci voleva, per chi non conosce "tutte" le circostanze che hanno caratterizzato il caso in questione) dovrebbe essere il peltro per far vibrare le corde dello strumento tenuto dai difensori di SP, che poco, o nulla, ha suonato le melodie contenute su un pentagramma chiaro e lineare.
Se lo strumento fosse stato affidato ad altri più virtuosi musicisti, e non allo squallido duetto G&B, avremmo ascoltato musica ben diversa da quella che si è rivelata un lagnoso "miserere".
Al duetto, non resta che l'ultima possibilità di aggiustare l'orchestrazione, da presentare alla Corte di Cassazione, e sperare che si concretizzi un miracolo, per la pace di tutti gli attori del cast, ed in particolar modo di chi sta pagando con la privazione della propria libertà, e dei propri affetti, un conto che non gli spettava.
Ciao, Pino

Anonimo ha detto...

Già solo esterefatto dalla sintesi delle conclusioni sarei felice di leggere le intere motivazioni. E' possibile?


V.

Ivana ha detto...

Per Anonimo (V.)
Qui:
http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2013/12/23/news/parolisi-depositate-le-motivazioni-della-condanna-d-appello-a-30-anni-1.8354342
ci solo soltanto le motivazioni finali, a mio avviso ben espresse e articolate(precisamente si tratta delle ultime 12 pagine).
Anch'io attendo, comunque, di poter leggere le altre 136 pagine del faldone...

Mimosa ha detto...

Secondo me ha poca importanza leggere tutto il malloppo, di solito solo un copia e incolla delle carte presentate dai PM e dalla Difesa, nonché dalla parte civile.
Le 12 pagine delle “Valutazioni finali” (punti 10 e 11 del documento pubblicato al link segnalato) sono le decisive. Esse sintetizzano il percorso del ragionamento esposto nei punti precedenti per giungere alle conclusioni con il dispositivo della sentenza (PQM, per questi motivi).

Qui c’è abbastanza materiale su cui discutere.

A me sarebbe piaciuto leggere per intero le carte del ricorso difensivo.

Mimosa

Ivana ha detto...

Mimosa, avevi letto l'atto di appello il cui link è presente in questo stesso blog? Credo di sì, comunque:
https://docs.google.com/file/d/0B4y5YFiuU0AONENNR2xtLWNIM3M/edit?pli=1

Mimosa ha detto...

Ah, Ivana, grazie mille, allora l'ho letto ma anche dimenticato! Ciao

Anonimo ha detto...

IVANA
Non ho ben capito cosa vorresti significare, affermando: "le articolazioni bene espresse ed articolate", in relazione alle motivazioni della Corte d'Appello.
Forse alla forma letteraria?
A quella formale?
Spero proprio di si, altrimenti dovrei assecondare quanto mi suggerisce malignamente il diavoletto che è sotto la scrivania, che ha interpretato diversamente quanto hai scritto.
Puoi essere più chiara, gentile signora?
Falce

Ivana ha detto...

Per Anonimo (Falce)
Il 26 dicembre 2013 avevo scritto esattamente:
Ho letto soltanto le "Valutazioni" finali" (da pagina 137 a pagina 148, pubblicate in rete) delle motivazioni della sentenza d'appello e condivido quasi pienamente ogni affermazione esplicitata in modo esaustivo...

Nel mio messaggio datato "27 dicembre 2013 14:15:00" ho scritto “motivazioni” (Che cosa c’entrano le “articolazioni”? Si tratta soltanto di un errore di battitura, cioè di una di quelle distrazioni comuni a tutti noi, o no?)

Come ripeto, riguardo alle dodici pagine da me lette, le ritengo espresse in forma chiara ed esaustiva e ne condivido il contenuto quasi “in toto”.
Sono intervenuta in questo blog esclusivamente per poter avere indicazioni precise sull’eventuale pubblicazione in rete dell’intero faldone di 148 pagine e già ringrazio chi potrà e vorrà fornirmele.

Anonimo ha detto...

@ Mimosa e Pino, sono l'anonimo 00.32 a cui avete risposto - pensavo si potesse rispondere sotto al messaggio prescelto e così non ho messo il nome (invece con tutti questi anonimi non si capisce più nulla).

Forse non mi sono spiegata del tutto: lasciamo perdere gli aspetti legali, certo che una giustizia corretta dovrebbe poter dimostrare che è stata proprio la persona che si condanna; ma per molti di voi il problema sta tutto nel fatto che casualmente il reo si ritrova con dei legali incompetenti incapaci di portare le evidenze che persino dei lettori di un blog hanno portato alla luce. Sarà.

Al di la' di questo dico, che siccome a quanto pare non potrebbe essere stato fisicamente P.l'assassino, e siccome si sono delineate delle situazioni quanto mai complesse attorno al fatto, una persona a cui capita una cosa del genere (cosi' premeditata e anche addirittura presagita da lui stesso) non puo' non avere un sospetto, si sarà accorto di qualcosa, di movimenti strani o frequentazioni pericolose della moglie o per lui stesso, o di altre cose sospette nell'ambiente, o di intimidazioni precedenti, invece niente, nulla. Un rapimento lampo, omicidio con 35 coltellatine, sfregi precisi, abbandono in luogo aperto e frequentato da personale militare - dell'ambiente di lavoro del marito quindi un luogo probabilemnte scelto appositamente - non nasce in 5 minuti.
In questo senso P. dovrebbe spiegare delle cose che uno nella sua situazione dovrebbe sapere o sospettare, secondo me.

Poi per la questione dell'amante si' sembra una frase normale (infatti l'hanno trasmessa in tv) che dimostra la disperazione di una donna "normale".. folle d'amore, tanto folle da chiamare l'amante inguaiato in un fatto di sangue senza interessarsi della fine della povera moglie, ma pensandoci non credo sia come dice Mimosa, coi tempi usati non ci siamo : mi hai mentito per 2 anni perchè cosi'.. etc.
allora o non fa riferimento all'uccisione di M. e si parla di un'altra questione (diventa interessante sapere cosa tramassero da 2 anni oltre allo stare insieme, cosa che, se fosse successa l'avrebbe resa felice, non puo' quindi certo lamentarsene) - oppure se fa riferimento all'uccisione di M o ad almeno al suo "rapimento" poi andato male, presuppone una conoscenza anticipata dell'epilogo (cosa che scarterei perchè ne parlano al telefono..vabbè stupidi ma proprio così..)

Dopo, ripeto, non possiamo dire noi cosa è successo o chi è stato, posso solo dire che è tutto un po' anomalo, dalla sentenza, agli avvocati, ai vari protagonisti.
Anche i parenti.. un genero ti uccide la figlia con 35 coletllate in un bosco e nei suoi confronti sei così pacato ma ti presenti in tutte le trasmissioni a dire sempre le stesse cose, basta che non si avvicini alla piccola nipote? Mi sembra piu' un modo per spiegargli che è meglio che accetti il suo destino e stia zitto e lontano per il bene della piccola.

Vera

Anonimo ha detto...

per me salvatore parolisi non ha fatto nulla quindi è veramente innocente

Mimosa ha detto...

Ciao Vera

Altolà, all’inizio del tuo post leggo: “nel fatto che casualmente il reo”, attenzione, scrivi “reo” come se anche per te il “reo” fosse S.P. Ma poche righe sotto dici: “siccome a quanto pare non potrebbe essere stato fisicamente P.l'assassino”, allora immagino la scelta di quel termine sia una svista. E mi tranquillizzo.
Perché se S.P. fosse “reo” io non sarei rimasta qui a leggere, meditare, scrivere, pensare, inorridire, farmi un fegato così, per quasi 3 anni della mia vita. E non me ne sarebbe importato un bel niente delle strategie dei suoi avvocati! Incompetenti o meno.

Poi tu ritorni sulla frase di L.P. da me commentata e dici “o non fa riferimento all'uccisione di M. e si parla di un'altra questione …” ebbene, qui mi lasci perplessa.
Davvero – ti cito – “diventa interessante sapere cosa tramassero da 2 anni oltre allo stare insieme, cosa che, se fosse successa l'avrebbe resa felice”.
Ma a quanto ne so, la signorina si aspettava solo il divorzio per poter vivere felicemente (lei) con il suo uomo, non è risultato null’altro da tutte le trascrizioni dei messaggi precedenti e recuperati.

Non è bastato che spremessimo per mesi le nostre celluline grigie per analizzare parole, pause e anche i sospiri delle conversazioni tra Salvatore e la sorella, ora ci vuoi mettere una pulce nell’orecchio su cosa tramassero Salvatore e L.?
Ma quante vite viveva in contemporanea questo caporalmaggiore dell’Esercito, tre volte in missione in luoghi di guerra e addestratore di reclute?
Eppure non mi sembra un intelligentone di personaggio, uno dei super 007, un erudito dello spionaggio o del controspionaggio, neppure fosse ben mimetizzato nel ruolo del “ci fai o ci sei?”.

Certo, non possiamo dire noi cosa è successo o chi è stato, e tutto è un po’ anomalo, almeno apparentemente, e spero concordi tu con me che – come ho scritto – se gli investigatori si fossero dati più da fare a cercare tra le conoscenze e amicizie di Melania, qualcosa di concreto avrebbero trovato.

Ti ricordi quandi dna misti di estranei erano sul corpo e sugli indumenti di Melania? Non erano “anomali” quelli sulle mutandine? Perché non si è indagato in quelle direzioni?

Mimosa

Anonimo ha detto...

IVANA
Si, è stato un errore di battuta. "L'articolazione" va sostituita da "motivazioni".
Ma. a parte questa precisazione, non hai risposto alle domande che ti ponevo, anzi, nel tuo scritto delle ore 19,37 di ieri, hai affermato, riferendoti alle suddette motivazioni: "condivido il contenuto quasi in "toto"". Cioè condividi la condanna inflitta a Parolisi sulla base di "quelle" motivazioni?
Ho capito bene?
Ha ragione il diavoletto, che continua a pungolarmi da sotto la scrivania, che, come me, non è molto ferrato nella conoscenza dell'italiano,?
Insomma, Ivana, Parolisi sarebbe colpevole?
Chiarisci, con parole semplici che possa capire, cosa è il "toto" che condividi con tanta convinzione, in modo da impostare un dialogo senza ricorrere ad una lettura "fra le righe".
Falce


PINO ha detto...

@ VERA (?)
La scarsa incisività difensiva da parte del collegio che ne ha assunto l'onere, non è assolutamente l'unico problema negativo dell'intera faccenda: nè "noi" ci siamo ancorati su tale anomalia.
Si è discusso lungamente anche sulla possibilità che SP non fosse del tutto ignaro sulla genesi della tragedia.
In un mio articolo, pubblicato su questo blog (che dovresti leggere) ed in molti miei interventi, ho ampiamente prospettato la possibilità che il militare conoscesse cose e fatti che non poteva, nè può tuttora rivelare.
Come vedi, non volavamo tra le nuvole.
Parolisi, pur essendo estraneo alla soppressione della moglie, (e tutte le circostanze analizzate lo confermerebbero) non sarebbe del tutto immune, dalle cause che l'avrebbero determinata.
Per il resto, ti invito a leggere almeno una buona parte del lavoro di ricerca, svolto in queste pagine, negli anni scorsi.
Pino

Toni ha detto...

Buongiorno, ho letto molto volentieri l'articolo e l'ho trovato veramente notevole, mi ha permesso di capire alcune cose che non mi erano chiare. Sono di Teramo ed ho vissuto quasi in prima persona tutta la storia di Melania e Salvatore, essendo Teramo una piccola cittadina noiosa e tranquilla, qui non si è parlato di altro per alcuni mesi. Addirittura posso assicurarvi che il chiosco delle casermette è diventato meta di pellegrinaggio quasi come il santuario di Padre Pio. Naturalmente, la tesi colpevolista l'ha fatta da padrona, come avete potuto facilmente notare dall'accoglienza del Parolisi stesso davanti il Tribunale di Teramo (la famosa signora bionda che urlava a squarciagola ASSASSINO). Conosco personalmente la suddetta signora, e posso assicurarvi che normalmente non è sciroccata come si vede nel video. Ma purtroppo il lavaggio del cervello fatto dalle TV l'ha resa ottusa, incapace di ragionare o farsi domande. Qui la famosa chat coi trans è ancora vera al 100%, Parolisi qui è ancora uscito alle 6 del 19 Aprile per andare a infierire sul cadavere di Melania. A nessuno viene in mente che potrebbe essere stato qualcun'altro ad uccidere Melania, qui il "se non lui chi?" regna indisturbato. Addirittura ho letto sul quotidiano locale l'intervista ad uno dei giurati popolari in cui la stessa afferma che a darle la spinta decisiva alla condanna del Parolisi sono state le foto del ritrovamento di Melania, non altro, le foto della donna massacrata. Giustizia fai da te.

Ivana ha detto...

Per Anonimo (Falce)
Ero già intervenuta nel mese di ottobre 2013 (sì, credo proprio in ottobre... se non ricordo male!) nei “commenti” ai seguenti articoli:

http://albatros-volandocontrovento.blogspot.it/2013/09/salvatore-parolisi-il-25-settembre.html

http://albatros-volandocontrovento.blogspot.it/2013/10/salvatore-parolisi-condannato-senza.html

e avevo già espresso il mio punto di vista inascoltato e ininfluente (punto di vista che, ora, ho constatato coincidere con le “Valutazioni finali” delle motivazioni della sentenza di appello); avevo scritto, nei miei messaggi precedenti in questo stesso thread, che condividevo "quasi in toto" solo perché avrei ritenuto opportuno fosse stata seguita l'altra linea interpretativa, con altri riferimenti ermeneutici, accogliente i presupposti applicativi dell'isolamento diurno...

Avevo promesso che non sarei più intervenuta, dopo che fosse stata riconosciuta la mia vera identità (di persona assolutamente NON coinvolta nel processo Parolisi, come, invece, alcuni avevano insistentemente, e in modo incredibile, sostenuto nella posta di Giangavino Sulas) e, quando è stato fugato ogni sospetto in tal senso, ho coerentemente evitato sia di continuare a tediare gli innocentisti con la mia presenza sia di far erigere, inter nos, il muro dell’incomunicabilità.
Ora, ripeto, sono intervenuta esclusivamente per poter leggere le rimanenti 136 pagine del faldone e NON interverrò più se non per ringraziare chi, molto gentilmente, potrà e vorrà fornirmi indicazioni precise affinché io possa leggere tutte le 136 pagine rimanenti che riguardano le motivazioni della sentenza di appello.

Anonimo ha detto...

IVANA
Tu sei liberissima ti esprimere le tue convinzioni, che restano solo tali, per la loro stessa natura.
Cosa posso consigliarti?
Di restare fedele alla promessa fatta: in tal modo sarai almeno coerente con te stessa.
Falce

Ivana ha detto...

Per maggior chiarezza, leggasi:
(di persona assolutamente NON coinvolta nel processo Parolisi; invece alcuni avevano insistentemente, e in modo incredibile, sostenuto nella posta di Giangavino Sulas che io fossi un componente della parte civile)

Giacomo ha detto...

Riguardo al caso Parolisi,
vorrei esprimere una considerazione di ordine generale.
Quasi tutti i bloggisti, a ragion veduta, se la prendono con i media, condannando l'insopportabile ed incivile interferenza che questi ultimi hanno avuto nello sviluppo del caso.
In fondo lo schema è elementare.
Si abbracciano in toto le tesi dell'accusa e della parte civile e si dà spazio solo alle loro "ragioni", silenziando quasi totalmente le ragioni della difesa.
Quello che volevo far notare è che questo è uno schema di tipo giustizialista, con il quale il sistema dell'informazione affronta SEMPRE i casi giudiziari che lei stessa contribuisce a rendere eclatanti.
Quindi c'è una specie di circolo vizioso: l'informazione partigiana eccita le masse giustizialiste; queste ultime incominciano a gradire sempre di più l'impostazione colpevolista della stampa, che a sua volta tiene desta ed amplifica, per motivi di audience, la tendenza colpevolista, in una spirale che finisce per stritolare gl'imputati di turno.

Un accostamento mi sento di fare, a tale riguardo, al caso di Avetrana. E non posso non rilevare che alcuni innocentisti del caso Parolisi, tendono ad essere molto più tiepidi e problematici per quanto riguarda le imputate del caso di Avetrana.
E ciò, nonostante che, contro tali imputate, non ci siano assolutamente prove di colpevolezza, e gl'indizi siano assai più labili di quanto lo siano quelli contro il Parolisi.
Non solo, ma si assiste alla tragica farsa di due mediocri difensori di Parolisi, che nel caso di Avetrana si trasformano in implacabili persecutori delle due imputate.
E non mi si venga a dire che il compito di un legale è quello di eseguire il proprio mandato, se poi gli stessi avvocati applicano due pesi e due misure diverse nei due casi.
Oltre che del sistema informativo, Parolisi è vittima di difensori deboli, proni e poco convinti delle ragioni dell'innocenza del loro assistito; mentre gli stessi legali, quando come parte civile mostrano il loro volto più genuino, tronfio e feroce, sono convinti, basandosi sul niente, della colpevolezza delle imputate di Avetrana. E soffiano sul fuoco mediatico, alimentando l'odio contro le due malcapitate e innocenti contadine.

Buona sera a tutti i forumisti.

Giacomo

PINO ha detto...

Caro GIACOMO,
non è che poi hanno fatto molto, anche come parte civile, nel processo di Avetrana.
Il "duo" si è solo accodato ai padroni di casa, a ragione o senza.
La condotta, che definirei insufficienza professionale, sarebbe stata evidenziata in tutti e due i casi, che li ha visti schierati in posizioni opposte: pavidità?
Ciao, ed auguri di buon anno, Pino

Tabula ha detto...

panem et circenses. si dà al pubblico il colpevole che esige.
così si dimenticano i problemi veri.
come ai tempi degli antichi romani, il nemico viene divorato dal leone:
una condanna frutto di una strategia politica precisa ottenuta attraverso i media.
Non poteva essere diversamente, il popolo va saziato nell'esigenza di giustizia: se non la propria, una verosimile alla quale appassionarsi.

Antonio ha detto...

Scusate ma io queste "valutazioni finali" (quelle che voi sostenete essere le 12 pagine finali delle motivazioni) non riesco proprio a trovarle in quel link postato da Ivana e ripreso da Mimosa.
Dove sono di preciso?
grazie mille

Ivana ha detto...

Per Antonio
Scendi con il cursore sotto l'articoletto che trovi all'indirizzo web:
http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2013/12/23/news/parolisi-depositate-le-motivazioni-della-condanna-d-appello-a-30-anni-1.8354342
e vedrai una finestra incorniciata con scritto in alto: 1/2 (cioè una pagina su dodici);
tale finestra ha un proprio cursore, cliccando sul quale puoi procedere nella lettura delle dodici pagine delle "Valutazioni finali".

Ivana ha detto...

Errata corrige
Ovviamente leggasi 1/12 (cioè 1 pagina su 12)

Giacomo ha detto...

Caro Pino,
Sono d'accordo con te: il duo non vale molto nemmeno come parte civile e non ha fatto che "succhiare le ruote" della procura, facendo da tirapiedi a quest'ultima. Però, specie Gentile quando si presenta negli studi colpevolisti, spara a zero contro le imputate di Avetrana con una sicumera tanto maggiore quanto è minore la sua capacità professionale.
Ma alla fine ci dovranno sbattere il muso.
Tanti auguri di Buon Anno anche a te e a tutti i partecipanti al forum.

Giacomo

Giacomo ha detto...

Antonio.
Con Internet Explorer 11 il riquadro delle motivazioni rimane inattivo. Ma con Google Crome funziona e scorre. Si può addirittura salvare a parte, come file.pdf

Giacomo

Ivana ha detto...

Giacomo,
a me quel "box web" risulta attivo sia usando Internet Explorer sia usando Mozilla Firefox.

Mimosa ha detto...

Solo il punto 10 del documento è intitolato “Valutazioni finali” e consiste in 3 scarse facciate.

Inizia così: «Tirando le fila del lungo ragionamento sin qui svolto, il quadro indiziario appare coeso e appagante», poi si afferma che sul Pianoro di Colle San Marco la famiglia, quel pomeriggio, non e mai arrivata. Sconfessando il convincimento della Tommolini.

E prosegue: «l'imputato ha fornito una ricostruzione falsa dei suoi movimenti e della scomparsa della moglie» «inventando una versione sconfessata dai fatti e dalla logica», indi elenca tutti comportamenti di SP «improntati al mendacio», incluse le bugie sul suo rapporto coniugale, avendo anche fornito «il ritratto di un uomo fedele ed innamorato, nascondendo la solida relazione extraconiugale».

Nella facciata successiva il signor giudice scrive: «Ma gli atti processuali, come diffusamente sin qui rilevato, hanno efficacemente ed incontestabilmente provato …, (nonostante) le promesse alla Perrone sulla imminente separazione, … anche la consapevolezza della falsità delle sue promesse, la difficoltà
di fronteggiare le legittime aspettative della moglie, guardinga ma innamorata e non disposta a cedere,».

Commento:
1) se la relazione con l’amante era “solida” come mai il militare stava da diversi mesi tergiversando con l’amica e intanto faceva l’affettuoso maritino?
2) Se era “solida”, come mai da gennaio lui non faceva più i salti mortali per incontrarla?
3) se è stato “incontestabilmente provato” che egli era “consapevole” della falsità delle sue promesse, come si può parlare di relazione extraconiugale solida?
4) e se fosse stata solida nel senso che era ‘appagante’ avere un’eterna amante, che bisogno avrebbe avuto di liberarsi della moglie?

Dov’è l’imbuto, signor giudice?

antonio ha detto...

Niente, non riesco a trovar nulla in quel link.
Grazie lo stesso

Mimosa ha detto...

Ho ancora questo da commentare. Sempre in quelle righe, in riferimento a quanto “efficacemente ed incontestabilmente provato”, è annoverata anche «la documentata paura delle conseguenze di una separazione, i documentati timori della prevedibile reazione della moglie e delle ripercussioni devastanti che sarebbero derivate alla sua carriera militare se fosse stata rivelata la sua relazione con un'ex allieva».

Qui casco dalle nuvole, paura “documentata” da cosa?? Dalle chiacchiere delle amiche?

Non è risultato che suoceri lo abbiano minacciato quando hanno scoperto la tresca, infatti la relazione è andata avanti un bell’annetto.

Ricapitolo io la cronologia “documentata”: a gennaio 2010 Melania scopre un numero sconosciuta da cui il marito la chiama, fa il numero, scopre l’esistenza di Ludovica, la minaccia di rovinarle la carriera. Quando il marito scende a SV, lei non vuole risalire con lui e lui le dice che allora chiederà la separazione coniugale. Fanno pace giurandosi amore. A Pasqua (4 aprile 2010) Melania, seguendo il marito, lo sorprende a parlare con L. (M. gli toglie il tel di mano e ne canta quattro a tutti e due), il 21 aprile Melania confida alla mamma la storia, in luglio la racconta all’amica Valentina (NB: di tutto ciò nulla ancora sapeva la cara amica Imma).
Tra continui rimbotti e sospetti di Melania, i mesi rascorrono apparentemente sereni per Melania che a Folignano ha stretto amicizia con due inquiline.

Pare, pertanto, che i timori di una “prevedibile reazione della moglie e delle ripercussioni devastanti che sarebbero derivate alla sua carriera militare” abbiano sortito l’effetto e il caporalmaggiore si limitasse a giocare in chat con l’amante, vigliaccamente illudendola, ma forse confidando che l’astensione dalla libertina congiunzione carnale fosse una dimostrazione di fedeltà coniugale, che peraltro poteva stancare l’amante, in vana attesa.

Davvero non vedo dove stavano nelle carte le prove “efficaci e incontestabili” che questi timori di veder rovinata la carriera militare inducesse il caporalmaggiore scelto, addestratore di reclute, insignito di medaglie per la partecipazione a missioni in luoghi di guerra, ad ammazzare la moglie per impedirle di riferire della tresca ai superiori.

Nelle carte stanno piuttosto le “strane” date che parlano di 3 e 10 aprile 2011, prima testimoniate poi smentite e prese con assoluta leggerezza.

Antonio ha detto...

Scusate qualcuno può fare il copia incolla di parte delle motivazioni riportate in quel link di cui parlate?
Purtroppo i giudici hanno volutamente depositato le motivazioni due giorni prima di natale....con un chiaro intento....

Anonimo ha detto...


ANTONIO

Scrivi su googl : "ilcentro.it motivazioni caso parolisi.

Clicca su "invio", e vedrai che ti apparirà la pagina del giornale, con un articolo sul caso Parolisi, corredato dalle pagine conclusive delle motivazioni.
Ciao, Pino



Antonio ha detto...

ok, grazie Pino, ma quello che mi appare è solo questo:

"TERAMO. Sono state depositate questa mattina le motivazioni della sentenza d’appello della condanna a 30 anni per il caporal maggiore Salvatore Parolisi, accusato di essere l’assassino della moglie Melania Rea, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile del 2011 nel bosco di Ripe di Civitella. Dopo la condanna in primo grado all’ergastolo, il caporal maggiore Parolisi a settembre si è visto ridurre la condanna a 30 anni dai giudici della Corte d’Appello dell’Aquila che oggi hanno depositato i motivi della decisione.«Gravi sono gli indizi consistenti, cioè resistenti alle obiezioni, e quindi attendibili e convincenti». un passaggio delle motivazioni della Corte d'Assise d'Appello dell' Aquila sulla sentenza di condanna di secondo grado. Il 26 ottobre 2012 l’imputato, che si è sempre proclamato innocente, era stato condannato all’ergastolo dal gup del Tribunale di Teramo. All’ex caporalmaggiore, pur essendogli state riconosciute le aggravanti, la Corte riformulò il capo di imputazione facendo venire meno l’accusa di vilipendio. «Nel caso in esame - si legge nelle motivazioni - la regola di giudizio va necessariamente posta in relazione con l’indubbio carattere indiziario del compendio probatorio raccolto nel giudizio di primo grado». La Corte rileva, inoltre, riferendosi agli indizi, che «precisi sono quelli non generici e non suscettibili di diversa interpretazione altrettanto o più verosimile e, perciò non equivoci; concordanti sono quelli che non contrastano tra loro e più ancora con altri dati o elementi certi». Parolisi è attualmente detenuto nel carcere di Teramo. I legali hanno annunciato ricorso in Cassazione. (d.p.)"

Nulla di più.

Anonimo ha detto...

@Antonio

Copia questo link:

pastelink.me/dl/59b450#sthash.dvd090hP.dpuf

ti appare una videata di pastlink con in mezzo scritto "Parolisi appello 12 pagine.PDF".
Clioccaci sopra e apri il file PDF dopo di che puoi salvarlo sul tuo computer.
Naturalmente vale per tutti coloro a cui interessa sempre.
Alex.

Mimosa ha detto...

Antonio,
dopo la firma (d.p.) in calce all’articolo che hai letto e prima della scritta ©RIPRODUZIONE RISERVATA davvero non ti si apre un riquardo dove sta scritto “10) Valutazioni finali”?

Alex, a me purtroppo le tue indicazioni non hanno fatto approdare a nulla, anzi mi si dice che è incompleta l'indicazione.

E comunque, in nessun modo sono riuscita a salvare il pdf, mi sono dovuta ricopiare pagina per pagina il testo.

Mimosa ha detto...

@ Antonio, ecco il testo:
Parte Prima

10) Valutazioni finali
Tirando le fila del lungo ragionamento sin qui svolto, il quadro indiziario appare coeso e appagante e può essere cosi sintetizzato: il Parolisi è uscito con la moglie e la figlioletta dalla casa di Folignano per recarsi (come Melania aveva poco prima riferito alla madre per telefono) sul Pianoro di Colle San Marco ma in detta ultima località la famiglia, quel pomeriggio, non e mai arrivata; l'imputato ha fornito una ricostruzione falsa dei suoi movimenti e della scomparsa della moglie e le sue menzogne hanno investito proprio l'arco temporale che, in base alle informazioni medico legali, ha visto la donna aggredita da tergo, in condizioni di tranquillità e volontario denudamento, all'interno di un'area dal Parolisi profondamente conosciuta, uccisa con 35 coltellate e con il suo (e solo il suo) dna nella regione labiale; l'imputato ha abilmente costruito la "scomparsa" della moglie, inventando una versione sconfessata dai fatti e dalla logica, e i suoi comportamenti, tutti improntati al mendacio, si sono ripetuti nei momenti e nei giorni successivi: quando, sin da subito, nei suoi primi riferimenti, ha affermato che la donna poteva essere stata rapita ed uccisa, salvo poi, nei giorni immediatamente successivi, non manifestare più eccessiva preoccupazione, non partecipare alle ricerche della moglie, dissuadere i colleghi militari dal farlo e "distrarre" gli investigatori in verifiche che già sapeva essere completamente inutili; quando, subito dopo la "scomparsa" della moglie, ha riferito indicazioni mendaci sul suo rapporto coniugale, fornendo il ritratto di un uomo fedele ed innamorato, nascondendo la solida relazione extraconiugale che, da anni (e nonostante le contrarie convizioni della moglie, dei rispettivi familiari e dei conoscenti), intratteneva con l'ex allieva Perrone Ludovica, cosi cercando in maniera palese di occultare il vissuto relazionale da cui e scaturito il movente dell'omicidio; quando, con analoga intenzione, solo il giorno successivo alla "scomparsa" della moglie, ha telefonato all'amante, rinnovandole i suoi sentimenti, ma chiedendole di cancellare tutti i contatti telematici, che documentavano la loro lunga storia e, soprattutto, il suo vissuto degli ultimi giorni; quando, subito dopo il ritrovamento del cadavere della moglie nei pressi del "chiosco della pineta", ha fornito falsi riferimenti sia sulla modalità di conoscenza del luogo che sulle ragioni di tale conoscenza, con l'evidente ed unico scopo di giustificare la presenza di eventuali tracce lasciate sul posto ed allontanare da sé possibili responsabilità.

Mimosa ha detto...

Parte Seconda

Ma gli atti processuali, come diffusamente sin qui rilevato, hanno efficacemente ed incontestabilmente provato il vissuto degli ultimi giorni del Parolisi: le promesse alla Perrone sulla imminente separazione, le umiliazioni e la incalzante fermezza di quest'ultima nel pretendere da lui una scelta definitiva e la stringente urgenza di tale scelta per l'avvicinarsi dei giorni in cui avrebbe dovuto concretizzarla, ma anche la consapevolezza della falsità delle sue promesse, la difficoltà di fronteggiare le legittime aspettative della moglie, guardinga ma innamorata e non disposta a cedere, la documenta paura delle conseguenze di una separazione, i documentati timori della prevedibile reazione della moglie e delle ripercussioni devastanti che sarebbero derivate alla sua carriera militare se fosse stata rivelata la sua relazione con un'ex allieva.
In tale accertato contesto, nella insostenibilità della situazione determinatasi e nella convinzione che una soluzione definitiva dovesse essere approntata e perseguita, si colloca ii grave fatto omicidiario.
L'esame complessivo dei singoli elementi indiziari forniti dalle evidenze processuali e la loro unitaria valutazione, anche attraverso la chiave di lettura offerta dal movente e, nel contempo, l'inesistenza di qualsivoglia pista alternativa altrettanto ragionevolmente praticabile, conducono, a giudizio della Corte, necessariamente a tale sbocco come esito strettamente consequenziale.
Le obiezioni difensive secondo cui la reazione dell'imputato, ove motivata dalle ricordate giustificazioni, non troverebbe un plausibile aggancio logico secondo 1' "id quod plerumque accidit" (non si uccide per un tradimento o per i timori di una separazione, etc.,...), non colgono evidentemente nel segno; esse trascurano, infatti, di considerare che, molto spesso, nei comportamenti umani, soprattutto quando sono coinvolti i sentimenti più forti, si verificano reazioni estreme dopo una sedimentazione di stimoli di durata variabile, che portano a travalicare i limiti ordinari dell'autocontrollo, secondo schemi e percorsi mutevoli da individuo a individuo; si tratta di comportamenti che non tollerano generalizzazioni di sorta e men che meno inquadramenti di tipo "razionale", al preteso fine di saggiarne la "ragionevolezza", specie se la scelta delittuosa dell'agente riguarda la soppressione di un bene avente valore assoluto e non relativizzabile, come la vita umana.
Non resta, pertanto, che confermare "in parte qua" la sentenza impugnata.


Segue il punto 11) "Il trattamento sanzionatorio e le statuizioni finali"

Antonio ha detto...

SI grazie a tutti, le ho lette tramite Alex.
Non ho parole...
Aspetto di leggere l'intero impianto motivazionale, prima di sprofondare in una profonda indignazione...

Sira Fonzi ha detto...

Ciao a tutti,

tre sono i passaggi delle motivazioni che mi hanno "impressionata" e sono i seguenti:

"la chiave di lettura offerta dal movente e, nel contempo, l'inesistenza di qualsivoglia pista alternativa altrettanto ragionevolmente praticabile, conducono, a giudizio della Corte, necessariamente a tale sbocco come esito strettamente consequenziale."

"... uccisa con 35 coltellate e con il suo (e solo il suo) dna nella regione labiale"


"subito dopo il ritrovamento del cadavere della moglie nei pressi del "chiosco della pineta", ha fornito falsi riferimenti sia sulla modalità di conoscenza del luogo che sulle ragioni di tale conoscenza, con l'evidente ed unico scopo di giustificare la presenza di eventuali tracce lasciate sul posto ed allontanare da sé possibili responsabilità."


La prima non ha bisogno di commenti, si commenta da sola.
Il problema infatti sta proprio nella chiave di lettura usata;
la seconda non parla degli altri dna ritrovati e sottolinea anzi che vi era solo il suo;
riguardo la terza invece, vorrei capire da cosa è stato dedotto che Parolisi abbia dichiarato il falso, dicendo che era stato precedentemente al Bosco delle Casermette. Come hanno potuto escludere che vi fosse stato precedentemente con Melania e che vi abbia fatto l'amore proprio lì?

Ed in ultima analisi, io credo che un alibi possa essere ritenuto falso quando viene accertato che sia tale, dicasi indimostrabile invece quando non è accertabile.
Ecco, quello di Parolisi a mio avviso non può dichiararsi falso, ma appunto non verificabile (sempre se vogliamo tener fuori la coppia di anziani e il Ranalli)

Buon anno a tutti!

Sira

Vito Vignera da Catania ha detto...

Cari amici buona notte a tutti.Ho letto le ultime pagine delle motivazioni,e ad essere sincero non è che mi soddisfano tanto,la prova certa è che tradiva la moglie,poi il fatto che prometteva mari e monti all'amante,ma a prove di fatto un passo avanti no l'ho faceva,per cui le sue promesse di caporale mi sembrano quelle di un marinaio di lungo corso,prometteva e fantasticava,ma come fatti nulla di concreto.Cosa vuol dire che se uno in un posto non viene notato,in quel posto non c'è mai arrivato? questa ipotesi mi sembra alquanto azzardosa,non è che uno va in un posto e per forza deve ricordare tutte le persone che vede,dove sta scritto questo? da nessuna parte credo.Non ho seguito molto il caso in questione,però mi sono ricordato del meraviglioso articolo fatto da Annika Settergren,e sono andato a rileggerlo,un analisi la sua che non lascia adito a dubbi,che fine ha fatto la semenogellina? e tute le altre analisi dove sono finite? Credo che i signori giudici abbiano letto ben poco di queste analisi,e che qualcosa sia addirittura sparita dalla scena omicidiaria,ma tanto che importanza possono avere,l'importante è accettare la tesi della procura,il resto conta poco o nulla,trovato il traditore fedifrago trovato il colpevole,ora le belve affamate di giustizia sono sazie,un altro condannato senza alcuna prova certa.Per finire dico che condivido le vostre analisi cari amici,e che la mia cara amica nottambula Mimosa difficilmente si sbaglia su certe cose.Buona notte a tutti e ancora tanti auguri cari amici.

PINO ha detto...

@ SIRA cara,
le tue argomentazioni sono irreprensibili, ma, come tutte le altre formulate da molti di noi, durante lunghi mesi che appaiono una eternità, sono state sepolte in un alveo impenetrabile.
L'assurda e mendace affermazione riportata nelle motivazioni:
"nel contempo, l'inesistenza di qualsivoglia pista alternativa altrettanto ragionevolmente praticabile, conducono, a giudizio della Corte, a tale sbocco...", evidenzia non solo il semplice pregiudizio, ma la proditoria negazione di quelle indicazioni investigative suggerite dal dr. Cirillo, dal dr. Ferraro, dalle risultanze peritali forensi, dalle dimostrazioni scientifiche ( come la presenza della "semenogelina" per la quale Massimo Prati scrisse una lettera aperta, chiaramente indirizzata, e restata senza risposta), e mille altre concrete indicazioni.
Le motivazioni, quindi, per intraprendere ALTRE DIREZIONI DELLE INDAGINI c'erano, e come!
Ma, forse, sarebbero risultate contrarie a quanto stabilito da un misterioso pulpito, che aveva già il capro a portata di mano, sacrificando il quale i sarebbe evitato la scoperta di un mondo di squallore e vergogna.
Tutto il resto, "motivato" su misura, ricalca l'iniziale impostazione delle relative Procure, senza il cambiamento di una virgola o di un punto, se non si tiene conto del contrastante e fantasioso movente affermato dal giudice monocratico Tommolini.
Auguri per il prossimo nuovo anno, a te, ed agli amici del blog.
Pino

Giacomo ha detto...

Per salvare in pdf il testo che compare nel link
http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2013/12/23/news/parolisi-depositate-le-motivazioni-della-condanna-d-appello-a-30-anni-1.8354342

1)Tra i simboli in calce all'articolo e in testa alla finestra (1/12 < > - + □) cliccare sul simbolo più a destra, quadratino nero con freccia diagonale. Il documento si aprirà in un'altra finestra.
2)In quest'ultima finestra cliccare sul menù la parola "File". Si apre un sottomenù a discesa.
3) In questo sottomenù cliccare l'ultima parola "Scarica".
Il documento sarà scaricato sul computer col nome "estratto.pdf"

Buon Anno a tutti.

Giacomo

Antonio ha detto...

ECCO A VOI LA SENTENZA

http://www.engistudio.it/depositate-le-motivazioni-della-sentenza-appello-parolisi/

Ivana ha detto...

Ringrazio Antonio per il link da lui segnalato.

Chiara ha detto...

Bravo Antonio, grazie!

Anonimo ha detto...

E' IN ATTO UNA INCHIESTA SUI MILITARI OPERANTI NELLA CASERMA DI ASCOLI, DOVE PAROLISI PRESTAVA SERVIZIO!!!

Chiara ha detto...

Ho letto. L'inchiesta è tesa a verificare se ci siano stati episodi di molestie/violenze sessuali tra istruttori e allieve. E io che credevo fosse il processo militare per quei reo-confessi di avere dormito/cazzeggiato durante il servizio di sentinella a Ripe...

Chiara ha detto...

Ho finito di leggere la sentenza.
Riassumo per chi non l'ha fatto.

"Il primo giudice aveva ragione: Parolisi è colpevole perchè ne ha fatte e dette troppe per non avere qualcosa da nascondere. E poichè la moglie è morta ammazzata, senza dubbio quel "qualcosa" era la propria reità, non si scappa. Male invece ha fatto il primo giudice ad inventarsi un sacco di cose per far quadrare i vari elementi segnalati; bastava ignorarli come faremo noi:
- l'impronta insanguinata non può dirci nulla perchè troppo parziale, quindi ce ne sbattiamo, tanto è stato Parolisi;
- mancate tracce di sangue su Parolisi? boh, manco ne parliamo così non serve inventare nulla e siamo a posto, tanto è stato Parolisi;
- le perline repertate saranno state raccolte insieme al terreno da analizzare, nessuno dice che fossero nelle scarpe; le avrà perse una donzella imboscata col moroso, chissenefrega, tanto è stato Parolisi;
- anche le tracce di pneumatico le avrà lasciate qualcuno in camporella, chissenefrega, tanto è stato Parolisi;
- idem per i dna non identificati, saranno tracce portate dal terreno su cui giaceva la vittima, il posto è talmente frequentato!
- quando è stato fatto il deturpamento? mah, quando volete, tanto la logica dice che per forza l'ha fatto Parolisi dato che è lui l'omicida quindi non è essenziale stabilire quando e come. Ad esempio, per il 19 non abbiamo le sue tracce tra le 11 (quando lascia s.marco) e le 12 (quando entra in caserma). Sappiamo che è stato al telefono con la perrone dalle 11.20 e le 11.45, ma questo certo non gli impediva, nel frattempo, di arrampicarsi via sentiero a piedi dalla caserma a ripe e martoriare il corpo della donna, è evidente; comunque non rompete, POSTO CHE l'omicida è lui, chi caspita vuoi che si prendesse la briga di farlo??
- il telefono riacceso? ah sì, quello sì senz'altro l'avrà fatto il cercatore di funghi che poi ha segnalato il cadavere, o anche una qualunque delle fiumane di persone che frequentavano ripe anche d'inverno;
- tutte le altre piste investigative sono state vagliate attentamente: dal 18 in cui scompare al 20 in cui viene ritrovata si è pensato e vagliato di tutto e non è uscito nulla! Volete che due giorni d'indagini non avrebbero scoperto piste alternative??
Comunque, dai, non raccontiamocela: gli elementi a carico di parolisi sono talmente gravi ed inequivoci da sterilizzare qualunque fuffosa eccezione, non è che tutto possa sempre essere analizzato, certificato e spiegato che diamine! Quali sono questi elementi? 1. i testimoni non li hanno visti a s.marco; 2. ha nascosto la relazione con la perrone e l'ha mantenuta anche dopo la scoperta del cadavere; 3. era più agitato all'inizio della "scomparsa" che col passare delle ore; 4. ha dissuaso i commilitoni dal fare squadre di ricerca. Effettivamente atti che inchiodano, altro che impronte, tracce, tempi ecc!"

Ecco, questa in buona sostanza la sentenza.

Chiara ha detto...

La mia opinione:
- punti forti della sentenza: a) valorizzazione della testimonianza (negativa) di un soggetto che percorse la strada di s.marco asseritamente percorsa da melania per andare al bar, esattamente nell'ora in cui avrebbe dovuto transitarvi la donna che invece non incrociò; b) dimostrazione che la relazione con la Perrone non era vissuta da Parolisi con leggerezza e non era disposto a perderla; il giudice riporta diversi messaggi recentissimi della Perrone che avrebbero rappresentato per Parolisi il modo facile e (per lui) indolore per uscire dal famoso (o famigerato) imbuto, per sempre o anche solo per quella Pasqua. Effettivamente Parolisi, lungi dall'approfittarne per defilarsi comodamente, ha continuato a recuperarla ed esasperarla fino all'ultimo e ancora dopo la scoperta del corpo. Quindi su questo, lo dico sinceramente, ho cambiato opinione: Parolisi si era effettivamente cacciato in una brutta brutta situazione e non intendeva uscirne lasciando la - o facendosi lasciare dalla - Perrone o quanto meno liberandosi per quella Pasqua approfittando della via di fuga che la ragazza gli aveva servito su un piatto d'argento. Ne ho visti di uomini con l'amante "da gioco" e tutti tutti tutti, avrebbero colto al volo le occasioni che lei aveva dato per risolvere il problema Pasqua, poi al limite avrebbero riallacciato dopo (chè sono privi di coscienza e amore per gli altri questo tipo di uomini), lui invece dà l'impressione di non avere alcuna intenzione di mollare, nemmeno per un giorno per finta o per convenienza, non la vuole perdere e stop.
- punto debolissimo della sentenza: non affronta la questione della mancanza di tracce su parolisi e la sua auto e non mette nero su bianco alcun conteggio preciso dei tempi.
- punto ambiguo: le testimonianze concordi di chi afferma che l'agitazione di Parolisi, anzichè montare col tempo come accade ai familiari degli scomparsi, col tempo scema sempre più; questo è effettivamente anomalo e dà da pensare; punto critico è che una valutazione di chi l'osservava e risente delle relative comuni criticità; prendendola per buona, invece, è dura non attribuirle alcuna valenza, foss'anche solo la precisa consapevolezza di Parolisi di quanto accaduto alla moglie.

Chiara ha detto...

altro punto debolissimo della sentenza: senza l'invenzione della passione frustrata, il giudice non dà conto di come si passi dalla serena pisciatina all'aggressione alle spalle; non ipotizza nemmeno un litigio, nulla. Semplicemente, lui l'avrebbe portata lì chissà perchè e chissà perchè avrebbe cominciato a colpirla mentre lei tranquilla (dandogli le spalle e col trucco intatto) si era accovacciata. Insomma, lascia sul terreno tutti gli elementi di un omicidio premeditato, concludendo però per l'inevitabile (dato il tipo di aggressione) impeto. Ecco, questi due elementi incompatibili non trovano composizione nel quadro disegnato dal secondo giudice, resta una frattura aperta.

p.s. a proposito di condotte più o meno anomale: questione "lavatrice lunga" la notte del 18, riferita dalla suocera di Parolisi; essa non comprende gli abiti prestatigli dalla ristoratrice, restituiti con tante scuse per non averli lavati. Si è mai accertato se la lavatrice fosse di quelle con ciclo programmato (io ad esempio, con la bioraria, la programmo la mattina o anche la sera prima, per dopo le 19 e comincia da sola) così da poter escludere che l'avesse messa su Melania? E si è mai saputo che capi contenesse? No, perchè effettivamente è una circostanza curiosa e non mi risulta che la difesa abbia preso posizione, eppure sarebbe stato facile già solo rilevandone il contenuto e il modello toglierla dal campo dei pretesi indizi...ne sapete qualcosa?

maura ha detto...

Scusate non sono qui per polemizzare ma il punto forte della sentenza è la perizia medico legale,se quella fosse rimasta dubbia o non combaciasse con quell'orario Parolisi non poteva essere condannato,perizia rifatta e accolta in dibattimento anche dai periti di Parolisi,e questo a prescindere che io la pensi come i giudici e voi no,i giudici fissano l'ora della morte due ore dopo il pasto ed un'ora dopo l'assunzione di un caffè quel primo pomeriggio del 18 aprile,vuol dire in parole povere che la Rea intorno alle 15 non poteva essere dove dice il marito e un altro assassino non avrebbe avuto lo spazio temporale,un passo avanti lo ha fatto,ha ammesso che Parolisi non aveva alcuna intenzione di rinunciare all'amante cosi è,come avevo previsto hanno stralciato le motivazioni di primo grado ed hanno accolto quelle della procura,e secondo me va bene cosi.

Chiara ha detto...

maura, il problema è che il giudice tratteggia precisamente una condizione da delitto premeditato e poi passa a piè pari all'inevitabile delitto d'impeto, senza fornire un tramite tra le due cose contrastanti, anzi valorizza ancora la tranquillità d'animo con cui Melania sarebbe andata incontro alla morte, contemporaneamente - però - ipotizzando che l'aggressione sia stata scatenata da un litigio...insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte, non ci siamo ancora.

Questione caffè: i parolisi sono partiti alle 14.20, Melania può avere assunto - a casa - il caffè, fino alle 14.10-14.15, primo. Secondo, quando vivevo con ragazze meridionali, facevano un caffè talmente forte che per me era imbevibile, quindi per mettere la parola definitiva all'ora - piuttosto che all'ora e dieci, faccio per dire - manca ancora il dato del contenuto di caffeina della tazza di caffè bevuta e nemmeno sappiamo se, dopo quella, ne abbia bevuta un'altra. Quindi, obiettivamente, il dato della caffeina è quello meno significativo, come illustrato anche dal Prof. Bruno. Se leggi bene la sentenza, infatti, vedrai che anche questo dato viene considerato come sappiamo, unicamente su base induttiva. Che, fino a rivoluzione del mondo, non è verità oggettiva ma una mera operazione logica con margini di fallacia. Si usa, non dico di no, ma è corretto darle la giusta connotazione.

Antonio ha detto...

La scienza, in questo caso giudiziario, non offre alcuna certezza e chi fa finta di non capirlo è in assoluta malafede.
Tuttalpliù, nella specie, le perizie sarebbero potute tornare a vantaggio di Salvatore (se avessero stabilito un orario della morte successivo alle ore 15:26) ma mai a suo sfavore (anche nella eventualità in cui vi fosse stata certezza della morte avvenuta dalle ore 14:40 alle ore 15:26: perchè Melania può benissimo essere stata uccisa in questo spazio temporale, nessuno lo nega, ma non di certo per mano di Salvatore Parolisi).
Quindi chi, in modo ossessivo, continua a replicare mediante perizie e consulenze è in assoluta malafede (professionisti compresi).

Avrei delle domande da porre ai nostri eccellentissimi giudici. Visto che nelle motivazioni non hanno fornito alcuna risposta a questi quesiti, riproponiamoli:

1) Chi, verso le 7 del mattino del 20 aprile 2011, ha preso il cellulare di Melania (vicino al cadavere), lo ha acceso, non ha lasciato alcuna traccia sullo stesso e poi lo ha riposizionato vicino al cadavere? 2) Ma soprattutto, perchè un SOGGETTO ESTRANEO AL DELITTO, avrebbe avuto interesse a fare tutto questo?
3) DI chi sono le tracce rinvenute sul corpo di Melania?
4) A chi appartengono i reperti rinvenuti sulla scena criminis?
5) Come si fa ad ipotizzare che Ranelli sia un visionario che abbia le travecole, sia suggestionato e racconti episodi visti due settimane prima?
6) Perchè non vi sono tracce di Melania sull'autovettura, negli accessori in uso a Parolisi, sugli abiti?
7) Quando è tornato Parolisi ad effettuare l' ASSERITO depistaggio e come lo avrebbe compiuto? Ma poi, dove è la prova che sia effettivamente un depistaggio?
8) Se il delitto è d'impeto, dove Parolisi ha trovato l'arma del delitto (tra i cespugli? E' stato fortunato anche in questo?)
9) Perchè nessuno lo vede sulla scena criminis?
10) Come è possibile che dopo 30 coltellate sulla macchina non sia rimasta nemmeno una piccolissima traccia di sangue (facilmente rinvenibile con il luminol anche a distanza di mesi)? Perchè si è lavato? Ma se si è lavato perchè non vi è alcuna traccia di sangue vicino alla fontanella? Perchè non ha avuto necessità di lavarsi o di pulirsi? Impossibile, tecnicamente impossibile.
11) Perché il cellulare di Melania alle ore 14:53 e alle ore 14:56 aggancia per due volte consecutive la cella 451, se a RIpe di CIvutella, nel punto in cui è stato rinvenuto il suo cadavere, la cella 451 non prende quasi mai? Perchè a quell'ora non era a Ripe? Beh, se Melania non era a RIpe a quell'ora (come tutti i dati lasciano assolutamente ritenere) vuol dire che Parolisi non è sicuramente l'autore materiale del delitto.

Orbene, fino a quando non si avranno risposte SERIE a questi quesiti Parolisi non potrà che essere considerato, senza alcun dubbio, l'ennesima vittima del processo indiziario (ma faccio molta difficoltà ad intravedere anche un solo indizio contro di lui, solo congetture ed illazioni)!!

maura ha detto...

Parolisi afferma che la moglie si sia allontanata dalle altalene intorno alle 14 e 50,mi spiega se è deceduta dopo minuti di agonia come ha fatto un altro assassino a portarla dal pianoro a Ripe e ucciderla etro le 15 e 26?

Antonio ha detto...

Ma, signora Maura, cosa sta dicendo?
Ma perchè non si documenta, leggendo attentamente gli atti?
Perchè, in modo così superficiale, sputa, anche lei, sentenze di accomodamento?
A chi deve convincere lei? I giornalisti? Il popolo bue? La famiglia della vittima?
Parolisi sostiene che Melania sia scomparsa in un orario compreso tra le 14:35 e le 14:50 del 18 aprile 2011.
Pur ammettendo, per assurdo, che vi sia la certezza che Melania sia morta entro le 15:40 del 18 aprile 2011 (ovviamente non vi è alcuna certezza scientifica, ma è solo, come spesso accade, "scienza di parte", vergognosa "scienza di parte").
Ma comunque, ancorchè non ci si voglia affrancare dalla tesi accusatoria, guardi quanti scenari prospettabili ci sono:

1) Melania scompare alle ore 14:35, viene uccisa a CSM alle ore 14:50 per poi essere portata a Ripe in un secondo momento, di notte, per esempio.
2) Melania viene rapita a CSM, da uno o più persone e portata immediatamente a Ripe - in un luogo conosciuto dai suoi rapitori - dove viene uccisa prima delle ore 15:40.
3) Melania viene convinta a recarsi a Ripe, da qualcuno/a con cui aveva un appuntamento a CSM e qui, a Ripe, viene brutalmente uccisa entro l'orario fantasticamente ipotizzato dagli scienziati al servizio del Paese......

Tutto questo, ovviamente, nella assurda ipotesi in cui si voglia dar per certa la morte avvenuta in un segmento temporale che va dalle 14:50 e le 15:40 del 18 aprile 2011.
Se, invece, come è corretto che sia, riteniamo che non vi sia alcuna certezza in ordine all'ora della morte, allora i vari scenari prospettabili aumentano ulteriormente.

Lasci stare, signora, non perda affatto tempo a discutere di cose di cui non ci capisce nulla.
Lasci fare.
Continui a guardare i suoi criminality show o a leggere i suoi giornaletti, ma non si cimenti nell'affrontare questioni che esulano completamente dalle sue competenze e capacità.
La saluto

Chiara ha detto...

Antonio, hai un pessimo modo di porti e sei oltremodo offensivo; cambia registro per cortesia.

Unknown ha detto...

Vogliamo parlare dell'orario della morte? Parliamone, ma ponendoci qualche domanda.

Nessun perito di Corte in perizia scrive mai che sia da inserire in un orario pomeridiano: chi ha puntato a far sì che fosse avvenuta alle 15.30 sono stati i Pm e la parte civile tramite il professor Introna. Per ottenere un simile orario ci si è basati su una affermazione che cita: l'orario della morte è "verosimilmente" da inquadrare a circa due ore dal tramonto.

Ora, in qualunque parte d'Italia il 18 aprile di ogni anno il sole tramonta all'incirca fra le 19.40 e le 19.50... ma non al chiosco di Ripe dove, per come il luogo è geograficamente esposto al sole, il tramonto inizia (a detta del perito dottor Vinicio Pelino) alle ore 17.10 o poco più. Ora ci sarebbe da capire se il tramonto fittizio (visto che in tutta l'altra parte dell'Italia mancano quasi due ore e mezza al vero tramonto) influisce sulle mosche in maniera identica a quanto influirebbe un tramonto reale.

Il dottor Vinicio Pelino non poteva darci questa risposta e sul punto non si è esposto. Ma chi è il signore in questione che ha periziato l'orario? Per chi lavora e perché a lui hanno chiesto, dei semplici Pm che nulla hanno a che spartire coi militari, quando il sole tramontasse a Ripe?

Scoprire il dottor Pelino è stata per me una piacevole sorpresa. Vediamo chi è: Il tenente Colonnello Vinicio Pelino lavora per il "Cemiss" (centro militare studi strategici), si è laureato in matematica alla Sapienza di Roma e dal '93 è in forza all'aeronautica militare. Tra le sue esperienze significative vi è un corso al MIT (Massachusetts Institute of Tecnology che come scopo ha la missione di far progredire la tecnologia, la scienza e la ricerca della difesa della patria), un altro corso alla Università di Cambridge (ha studiato la fluidodinamica planetaria) ed altri corsi presso il CIFIGE-SMD (Centro Intelligence Interforze - Stato Maggiore a Roma) e il COCIM (realizza impianti e sistemi di telecomunicazione per complessi abitativi ed operativi destinati alle "missioni" all'estero). E' rappresentante per l'aeronautica militare presso diversi e importati enti ed è membro del TTS (Centro studi e sviluppo per la sicurezza nazionale e l'innovazione, ente formato da pochi eletti). Ora c'è da chiedersi perché si sia scelto un fenomeno quale davvero è il dottor Pelino quando, sia a Teramo che ad Ascoli, c'erano miriadi di esperti in grado di fornire ai procuratori un orario stupido quale quello in cui tramonta il sole (fra l'altro dopo la telefonata anonima tutti si son portati al chiosco e la dottoressa Canestrari, arrivata con la luce del sole sulle 16.30/17.00, ha dovuto attendere il buio per iniziare il suo lavoro, per due ore si attesero quelli del ris che poi non andarono... quindi tutti i presenti sapevano in quale orario il sole era tramontato al chiosco, anche i procuratori)

continua...

Unknown ha detto...

Ma i locali non andavano bene per una simile perizia e si è preferito il dottor Pelino che lavora a Pratica di Mare (30 km da Roma) all'aeroporto militare più grande d’Italia che ospita non solo gli aerei della aeronautica ma anche gli elicotteri di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Una zona off limits dove sono impiegate solo tecnologie all'avanguardia. Una zona con un alto grado di segretezza dove ai civili è vietato assolutamente l'accesso, dove è stato rimontato l'aereo abbattuto ad Ustica nel 1980 (per chi non ricordasse, sono morti in circostanze misteriosissime moltissimi dei testimoni che avevano visto sui radar quanto accaduto all'aereo), dove poco tempo fa è stato portato il cadavere dell'ex SS che a Roma nessuno voleva seppellire, dove tre mesi fa un luogotenente che da 30 anni lavorava per l'aeronautica, ultimamente impegnato con la protezione civile, si dice si sia suicidato (ci sono molte zone d'ombra e come al solito, quando si parla di militari, nulla trapela).

Il dottor Pelino (tenente colonnello) è una persona speciale, un abile stratega che prevede il futuro militare e di comunicazione e studia di conseguenza strategie che possano porre rimedio a quanto potrebbe accadere, strategie che si attuano anche influenzando il popolo tramite internet e l'uso della comunicazione. Un suo bellissimo lavoro (è di 200 pagine, a volte difficile da capire, ma andrebbe assolutamente letto) lo si può trovare al seguente link

www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/CeMiSS/Pubblicazioni/ricerche/Documents/Ricerche_2013/STEPI/variant_20130208_1008_LR.pdf

Per cui parliamo pure dell'orario, ma prima di darne uno certo sarebbe il caso di capire, visto che Melania è stata uccisa davvero e mai nessuno si è degnato davvero di spiegarci qualcosa usando la logica (e in un caso indiziario in cui si commina l'ergastolo la spiegazione deve esserci, deve essere meticolosa e non lasciare dubbi) per quale motivo si sia chiesto a che ora tramonta il sole al chiosco di Ripe (Teramo) a una persona che vive a Roma. Una persona ultra impegnata che conosce anche la meteorologia, non c'è dubbio, ma meglio ancora conosce le strategie da applicare sia in campo militare che in campo informatico (visto il trattato che ho linkato).

Massimo

Chiara ha detto...

io comunque voglio far notare che prima che Vanin, prima di connotare la cosa come "prima del tramonto" aveva scritto "escluse le ore notturne".
e allora io mi chiedo quale sia il dato "buono", perchè a me pare ci sia una enorme differenza tra crepuscolo e notte e faccio altresì notare che a qualunque ora cominci 'sto benedetto tramonto, non è che il sole cade giù come una serranda rotta, vuole il suo tempo...

Chiara ha detto...

i miei due soldi di cacio a contribuire al discorso di massimo (senza dubitare dell'eccezionale "perito", ma tanto perchè mi ci sono imbattuta)
http://www.lovevda.it/turismo/proposte/attivita_organizzate_i.asp?tipo=scheda&pk=45384&nomesch=sch_eventi

questa "escursione nel bosco dopo il tramonto" a Cogne è programmata per le 17. ma a gennaio.

magica ha detto...

la logica mi dice che parolisi non uccise la moglie per poter aveve campo libero con l'amante ..
anzi non l'ha uccise affatto , sarebbe stato antiproducente almeno quel 18 aprile . in caso lo avrebbe fatto in altri tempi . dal momento che con la moglie appena morta o scomparsa non avrebbe potuto passare il week.end con l'amante .
come sostiene l'accusa .
parolisi stava prendendo l'amante per i fondelli per tenerla buona per un incontro futuro di sesso . come aveva fatto per mesi . .. anche stavolta era una presa , anche se melania fosse stata in vita . dal momento che con figlia ,moglie e suoceri che li aspettavano sarebbe andato da loro .. e l'amante fregata ancora

Chiara ha detto...

magica
senza che ciò voglia significare più di quanto dica il letterale delle parole, (purtroppo?) non sono più di questa opinione; come dicevo nel mio, lo scambio scritto dei giorni precedenti aveva dato a Parolisi due immense opportunità di "sbrigarsela" almeno per quel famoso w-e e pure senza accampare scuse, anzi addirittura rivoltandone la "colpa" a lei...invece le ha buttate nel gabinetto e si è ricacciato a forza nella condizione di quello che se non va la paga cara. tutt'altro che un furbo profittatore d'occasioni, uno che riflette, uno insomma che fa valutazioni di "antiproducenza"...

Chiara ha detto...

insomma un istintivo puro.
e l'istinto puro non solo non lascia spazio alla riflessione, ma può diventare decisamente pericoloso al di là dell'intenzione o della propensione.

PINO ha detto...

Condivido pienamente le precisazioni di "Antonio": non potevano essere più chiare di come le ha porte.

@ CHIARA
Penso che sei stata un tantino severa nei suoi riguardi. Al posto suo avrei risposto con lo stesso tono, ( dato la banalità della risposta) sostituendo, forse, solo poche parole.
Massimo ha completato l'argomento, con l'aggiunta di particolari che propongono nuove riflessioni.
Sono certo che ne converrai, dopo quanto hai ragionevolmente argomentato ieri.

maura ha detto...

Rispondo ad Antonio,non ho mai detto di essere un'esperta forense se lei lo è buon per lei,ma vede se lei ritiene valida la versione 1 di Ranelli(dopo l'ha cambiata)la Rea alle 14 e 35 non poteva essere li,lui quando ci passa alle 14 e 40 non vede nessuno,la vedrà in un secondo momento intorno alle 15 lui dice ed è quello che in effetti la Tommolini scrive,se poi contesta anche le celle la Rea fino alle 15 e 04 doveva essere a San Marco non a Ripe,per fare le sue ricostruzioni lei deve smontare due perizie quella medico legale e quella entomologica che dicono che la Rea è morta ed è stata uccisa dove l'hanno trovata,io non ho competenze se lei dice di averne perchè non è andato lei a difendere parolisi in veste di perito?

maura ha detto...

Mi scusi,15 e 40?e a che ora e dove avrebbe preso questo caffè la Rea?se i tempi di metabolizzazione sono quelli riportati in sentenza minuto più minuto meno a voler stare proprio larghi pensando lo avesse preso un attimo prima di uscire arriviamo alle 15 e 20 non alle 15 e 40,quindi a suon di logica se la Rea lasciando le cose come stanno alle 15 e 04 era ancora a san marco come ha fatto a morire dopo una decina di minuti di agonia a ripe entro quell'orario?senza contare che alle 14 e 53 lei non risponde al telefono ma non solo a quella chiamata non risponderà più.

Chiara ha detto...

maura, ancora citi dati errati e quindi arguisco che proprio gli inviti a leggere gli atti ti scivolano addosso:

1- Parolisi colloca l'allontanamento attorno alle 14.45 circa (cfr denuncia di scomparsa) e Ranelli colloca l'avvistamento attorno alle 14.50 circa(cfr s.i.t. 19/4/11), quindi gli orari sono perfettamente sovrapponibili;

2- è il giudice stesso a riferirsi alle perizie in termini di "compatibilità" e non di certezza scientifica! Dopo avere ripercorso le dichiarazioni testimoniali dei presenti a Colle S.Marco, conclude che la famiglia Parolisi non si è mai recata a S.Marco nell'arco temporale 14.20 (partenza da casa) e 15.45 (parolisi va al bar segà) e dice "Non vi è chi non veda la rilevanza indiziaria di siffatta conclusione, posto che, rispetto a tale arco temporale, va collocata, in termini di piena compatibilità, secondo i dati medico legali, l'epoca della morte della vittima".
Quindi Maura, prendi atto di questo una volta per tutte: il giudice NON PARTE dalle perizie per definire una certa ora precisa per poi vedere il resto - come sarebbe inevitabile se l'ora della morte fosse certa e blindata come irragionevolmente continui a sostenere - ma fa l'esatto opposto: prende il range orario di "mancato avvistamento" della famiglia (salvo Ranelli, non creduto) e constata che i periti hanno affermato la COMPATIBILITA' della morte in tale arco orario. La differenza è enorme, lo vedi no?! Quindi, per cortesia, adeguarsi...

Chiara ha detto...

p.s. Maura, mi fa piacere che le anche le osservazioni ti scivolino addosso tanto da non sforzarsi di prenderle in considerazione nemmeno per controbatterle. Sul caffè il problema è sempre quello e l'ho ricordato ieri: che quantità di caffeina ha assunto la Rea? Nessuno lo sa. Quindi, se il dato di un'ora dopo l'assunzione vale per il contenuto medio di una tazzina di caffè, l'ignorare quanto effettivamente ne avesse bevuto (ha fatto il bis? ha dato fondo alla moka?) fa saltare l'equazione. Ancora una volta, quindi, Maura, si parla di MERA COMPATIBILITA' del dato peritale con conclusioni che pervengono al giudicante sulla base di altri elementi. Tutti, senza esclusione, indiziari.

Non so se riesco a far emergere con sufficiente chiarezza la rilevanza di questa cosa: il dato di partenza NON sono le perizie scientifiche BENSI' le circostanze indiziarie, in seconda battuta rafforzate dal giudizio di compatibilità scientifica. E' di tutta evidenza che tale tipo di impostazione è necessitata dalla obiettiva impossibilità di dare una precisissima collocazione oraria al decesso, diversamente sarebbe questa - per la sua maggiore qualità probatoria - ad essere posta a base del ragionamento. Sono riuscita a spiegarmi?

maura ha detto...

Io ne prendo anche atto ma non mi venga a dire che una certa rilevanza l'autopsia in questo caso non ce l'ha,altrimenti perchè i suoi avvocati si sono dati tanto da fare in primo grado per cercare di cambiare l'orario del decesso?le 14 e 50 era l'orario che io avevo detto,Antonio collocava la scomparsa della Rea alle 12 e 35,io non sono una giurista ma questo quadro indiziario cosi com'è non mi sembra tanto semplice da smontare,la prova diretta non c'è ma tutti gli indizi per reggere un indiziario secondo me ci sono.

maura ha detto...

Io ne prendo anche atto ma non mi venga a dire che una certa rilevanza l'autopsia in questo caso non ce l'ha,altrimenti perchè i suoi avvocati si sono dati tanto da fare in primo grado per cercare di cambiare l'orario del decesso?le 14 e 50 era l'orario che io avevo detto,Antonio collocava la scomparsa della Rea alle 12 e 35,io non sono una giurista ma questo quadro indiziario cosi com'è non mi sembra tanto semplice da smontare,la prova diretta non c'è ma tutti gli indizi per reggere un indiziario secondo me ci sono.

maura ha detto...

Io ne prendo anche atto ma non mi venga a dire che una certa rilevanza l'autopsia in questo caso non ce l'ha,altrimenti perchè i suoi avvocati si sono dati tanto da fare in primo grado per cercare di cambiare l'orario del decesso?le 14 e 50 era l'orario che io avevo detto,Antonio collocava la scomparsa della Rea alle 12 e 35,io non sono una giurista ma questo quadro indiziario cosi com'è non mi sembra tanto semplice da smontare,la prova diretta non c'è ma tutti gli indizi per reggere un indiziario secondo me ci sono.

magica ha detto...

come ho sempre sostenuto di giurisprudenza non me ne intendo anche se leggendo questo blog ho imparato alcune terminologie di questa disciplina :senza innamormane troppo.. preferisco commentare in modo semplice e chiaro . infatti non nego che a nolte certi commenti postati sul blog sono pesanti da comprendere .
mi allaccio al post di maura .
nel quale sostiene che la melania fu uccisa sul posto dove l'hanno trovata .

questa ipotesi se non ho ho capito male io è inverosimile .. perchè vedendo le foto di dove fu trovata la vittima in mezzo ad uno spiazzo ., con gli indumenti calati ai piedi ,
una donna non si metterebbe mai cosi' a fare i bisogni , ma si sarebbe appartata magari dietro al capanno.... invece sostengono che fu uccisa sul posto :uccisa sul posto? ( in un momento di difficolta' per la fuga essendo imbarazzata dai pantaloni e slip calati).
poi un'altra incongruenza .. se la melania si fosse calata gli indumenti mettiamo per fare la pipi'.. accucciandosi gli avrebbe bagnati ,, quella posizione e in quel modo pare una messa in scena.

Chiara ha detto...

maura

a parte che Antonio ha detto "tra le 14 (non 12).35 e le 14.50", la sua imprecisione non aveva alcuna implicazione pratica, mentre la tua - di posticipare l'avvistamento del ranelli dalle 14.50 alle 15.00 - aveva l'effetto di creare una impossibilità materiale dell'avvistamento mentre non è così: teoricamente poteva vederla. E scusa se è un discrimine da poco, mica un "peccato veniale" (altrimenti non l'avrei manco rilevata l'imprecisione, come non avevo rilevato la sua)!

in secondo luogo stai cambiando le carte e non è la prima volta: tu non hai mai sostenuto prima "una qualche valenza dell'autopsia" ma ne hai sempre parlato come di una Verità Scientifica Intangibile Precisa al minuto-secondo ed è questo che ti abbiamo sempre invitato ad evitare, non a non attribuire "alcuna valenza" ai dati scientifici: la questione è che COMPATIBILITA' è differente da DATO PRECISO INSORMONTABILE e, adesso che l'ha detto anche il Giudice, spero che tu dia maggiore affidamento a quanto avevamo detto.

Mimosa ha detto...

Evidentemente la signora Maura come tanti altri italani si ferma alle apparenze, in questo caso consistenti nella rappresentazione che altre persone, ottuse, i giudici, hanno inscenato, mettendo nelle motivazioni di una sentenza un’accozzaglia di frasi che di logica e di nessi causali non hanno neppure una piccola ombra.
Tuttavia questa gente crede a quello che sta scritto, in nome del principio dell’«ipse dixit». Se lo ha detto lui che è un’autorità, deve valere per vero!
È inutile contrastare con tali sudditi, essi non si pongono dubbi con la loro testa pensante.
La signora Maura in pratica sostiene che è vero quello che scrive il giudice, come se lei stessa fosse a perfetta conoscenza di come si sono svolti i fatti. Lei conosce solo quello che sulle carte delle sentenze è stato scritto e solo a quello crede. E ce le trasmette come se noi non fossimo stati in grado di leggere.

Nemmeno noi sappiamo come si sono svolti i fatti, invero sappiamo come non possono essersi svolti,
da un lato perché abbiamo avuto più tempo e voglia dei magistrati ad analizzare tutti i particolari con riflessioni critiche e un lungo lavoro di brainstorming di gruppo, dall’altro perché abbiamo impiegato le nostre intelligenze e capacità logiche spaccando i capelli in quattro e anche in otto!
Ma la signora Maura allora non c’era, altrimenti sarebbe scomparsa come si sono ritirati in buon ordine tanti che non hanno retto alle nostre analisi.

E mi piacerebbe molto se con la sua caparbietà fornisse controdeduzioni logiche a quanto esposto da Antonio nel post 6 gennaio 2014 19:17.
Speranza sicuramente vana, perché lei ha nella testa solo le parole dell’accusa e dei giudici.
E troppe volte si è tappata orecchie e occhi, scivolando su tutto ciò che vari commentatori hanno evidenziato di “incompatibile” e “incongruente” nelle ricostruzioni accusatorie proposte.

Di tutto ciò che è scritto in sentenza vorrei saper cosa è stato “efficacemente ed incontestabilmente provato”.
A tale proposito mi è molto piaciuta la sintesi di Chiara nell’intervento del 5 gennaio 2014 14:43, complimenti!

Mimosa

Mimosa ha detto...

A propsito di orari, vogliamo tradurre il significato di una frase della sentenza?
In merito al vilipendio e deturpamento del cadavere, il giudice recepisce le informazioni medico legali sui tempi di essiccamento delle tracce ematiche, “almeno 30/60 minuti dopo l’omicidio e non molte ore prima del ritrovamento del cadavere”, a causa dei «batteri soltanto sugli strati superficiali dei tessuti lesi dopo la morte».
Questa constatazione della relazione autoptica ci era balzata agli occhi: cosa significa ”non molte ore prima”?
Di quale lasso temporale si parla?
Per me “non molte ore prima” può significare due-tre come quattro o cinque, non di più. Se qualcuno mi dice “ora nevica, non molte ore prima c’era il sole”, deduco si tratti di un repentino cambiamento meteo, non penso il mio interlocutore si riferisca a ieri o a due giorni fa!

Inoltre, a quale orario si riferisce nominando il “ritrovamento” (del cadavere)?
Non certo all’ora in cui sono arrivati i carabinieri (ossia ore 16 circa) e le altre forze dell’ordine, che non hanno ispezionato il corpo, ma piuttosto all’ora in cui è arrivata la Canestrari,
infatti la prima ricognizione del cadavere (al tatto) è iniziata alle ore 18.20, lo attesta il verbale firmato dalla stessa Canestrari (sta agli atti)
e, quindi, se vogliamo stimare il «non molte ore prima» possiamo pensare - come logico - che i medici legali hanno posto come «ante quem» la ricognizione delle 18.20.
Andando a ritroso di “non molte ore” a che orario si arriva? Al massimo massimo, tirato come un elastico, alla mattina del giorno stesso, 20 aprile, e già 10 ore sono tante per il “non molte”.
In questo la Tommolini è stata più capace del suo collega di fare i conti.

E di conseguenza, stando alla medesima frase, a quando si può far risalire il decesso? Semplice! A “non molte ore prima del ritrovamento del cadavere”, aggiungendo “almeno 30/60 minuti”, riferita ai segni del deturpamento post mortem,
mezz’ora/un’ora che – per utilizzare le parole del giudice – ha “scarsa rilevanza”, “nulla toglie o aggiunge” all’alibi di SP in quell’arco temporale giacché è «efficacemente ed incontestabilmente provato» che SP per tutta la notte e tutto il giorno fino al momento in cui viene avvisato del ritrovamento è costantemente in presenza di altre persone.

Pertanto, questa frase da sola scagiona Parolisi dal vilipendio del cadavere! Almeno da questo lo è al100%.

Se la Tommolini ha volutamente ignorato (anche) tale parte della nutrita documentazione peritale, il secondo giudice – citando la frase – se ne sbeffeggia, perché per lui, giunto al processo già con il convincimento della colpevolezza, “Ciò che resta evidente, sul piano logico, è che solo l’autore dell’omicidio poteva avere interesse ad effettuare sul corpo della povera vittima azioni di vilipendio e deturpamento, finalizzate allo sviamento delle indagini”.
E gli ottusi con lui.

Chiara ha detto...

oh grande Mimosa, mi sei piaciuta un sacco!
....c'era una frase strana che mi tormentava dalla lettura della sentenza e non riuscivo più a individuarla...era proprio questa!

espressioni come "non molte ore prima" non devono essere ammissibili in una perizia e, se scritto, occorre far specificare al perito una quantificazione almeno di massima; altrimenti, hop e tiro di sciacquone.

che cacchio: si osa essere precisi quasi al minuto con la caffeina (senza nemmeno sapere quante tazze ha bevuto) e per il deturpamento del corpo ci si permette di ballare tra manciate di ore e giorni interi grazie ad un'espressione paracula che non significa niente??

e alla fin fine sempre lì si torna: POSTO CHE l'omicida è lui, gioco forza gli si caccia tutto sul groppone, tanto non servono prove, basta la "logica" (che se avesse un corpo, dopo le logiche giudiziarie nostrane, si starebbe impiccando per smettere di soffrire!).

spero che quel...quel...mmm...di "magico duo" si prenda la briga di inserire questa illogicità nei motivi di cassazione.

brava ancora e grazie.

PINO ha detto...

@ "non molte ore prima del RITROVAMENTO", potrebbe riferirsi anche al RITROVAMENTO effettuato dall'ignoto telefonista, ma solo per essere più pignoli, nell'interpretazione della frase, perchè, infine, tale differenza cronologica, non cambierebbe, comunque, il risultato.
Pino

Pamba ha detto...


Anonimo del 4 gennaio h. 19.04

Tanto per precisare, per quello che può servire ormai..
Parolisi NON e' tra i 12 indagati per i presunti abusi sulle soldatesse (violenza, minacce, ingiurie).
Il reato a lui contestato dalla Procura militare di Roma e' "violata consegna".

http://www.veratv.it/notizia/2014/1/7/11947/Ascoli%20%2D%20Parolisi%20non%20%E8%20tra%20i%2012%20indagati%20per%20abusi%20alle%20soldatesse.aspx

<< A confermarlo è il legale di Salvatore Parolisi, Federica Benguardato, che spiega come l’avviso di conclusioni delle indagini sia arrivato lo scorso 3 ottobre>> .....<>

Non dico che il suo sia stato un comportamento irreprensibile, tutt'altro!
Ma è disgustoso l'associare continuamente la persona di Parolisi ad indagini e reati di tutt'altro tenore, come credo farà CLV stasera, a giudicare dall'anteprima...u

A chi giova?
Il militare ha già un carico da 30 anni sul groppone!
Forse è servito ad indirizzare le indagini su strade alternative, cosa che sarebbe stata utile viste le vistose falle di queste motivazioni? Naah
Temo serva soltanto all'audience e ad scatenare ulteriormente i bassi istinti di vendetta di chi proprio non vuole vedere.
Mah..

Ciao, Pamba

Mimosa ha detto...

Grazie Pamba,
e ben ritrovata
ma guarda un po' l'impatto dei titoloni!
disgustoso

Ciao, Mimosa

Anonimo ha detto...

"L'obiettivo è Parolisi"

Lapsus di Michele Rea a Chi l'ha visto

Mimosa ha detto...

Ottimamente acuto/a, Anonimo/a!!
L'ho notato anch'io!!!

Anonimo ha detto...

Solo interminabili, disgustose speculazioni: l'equivalente di infierire sulla carcassa di un animale già putrefatto.
Spettacolazzo realizzato a spese dei contribuenti...Assurdo!!
Falce

Chiara ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
maura ha detto...

Per rispondere a Chiara,l'intera autopsia dei periti dell'accusa è data per dato certo,lungi dalpensare che sia un dato neutro come vorrebbe la difesa,è scritto nero su bianco sulla sentenza,a quanto pare chi voleva ribaltarla in aula non ha dato elementi per farlo,quindi la Rea è deceduta in un arco temporale nel quale sommando anche i tempi di agonia nel quale non era possibile che intorno alle 15 fosse al pianoro,se abbiano ragione o meno questi sono i fatti,il vostro accanimento verso i suoi avvocati è fuori luogo,non che siano i principi del foro ma qui neanche Taormina avrebbe potuto fare qualcosa,semmai qualcosa doveva farla Varetto e se non c'è riuscito probabilmente sarà la verità.

Chiara ha detto...

ah beh maura, che sia "data per dato certo nella sentenza" non ci piove - senza intime convinzioni nemmeno ci sarebbe una sentenza - e nulla toglie nè aggiunge nulla al fatto che lo sia davvero! puoi dare per certa anche la Trimurti se vuoi e non per questo diventa realtà oggettiva.

e...maura...prendere a paradigma della capacità personale proprio Taormina (ahhhhhhhh!!!) e proprio in questo blog, è come affermare che la Banda Bassotti dovrebbe prendere lezione da Pietro Gambadilegno! :-D

Anonimo ha detto...

No Maura Taormina proprio no. Semmai la Bongiorno......
Alex

Chiara ha detto...

E.C. capacità professionale (non personale)

maura ha detto...

Ho dato un nome a caso non che io sia un fan di Taormina,ho solo detto che semmai i suoi periti dovevano ribaltare la situazione,gli avvocati non credo potessero fare di più,vi siete chiesti se non abbiano ragione?a prescindere che secondo me i suoi avvocati sanno che è stato lui ,la Bongiorno non credo si prenda la briga di difenderlo,appartiene ad un'associazione contro la violenza sulle donne ,non credo che con Parolisi andrebbe d'accordo poi è il quadro indiziario che non lascia scampo,difendere Sollecito è più semplice e lo sarebbe per qualsiasi altro avvocato.

maura ha detto...

Ho dato un nome a caso non che io sia un fan di Taormina,ho solo detto che semmai i suoi periti dovevano ribaltare la situazione,gli avvocati non credo potessero fare di più,vi siete chiesti se non abbiano ragione?a prescindere che secondo me i suoi avvocati sanno che è stato lui ,la Bongiorno non credo si prenda la briga di difenderlo,appartiene ad un'associazione contro la violenza sulle donne ,non credo che con Parolisi andrebbe d'accordo poi è il quadro indiziario che non lascia scampo,difendere Sollecito è più semplice e lo sarebbe per qualsiasi altro avvocato.

Anonimo ha detto...

Maura segui solo quello che ti torna comodo. La Bongiorno difende Sollecito accusato dell'assassinio di Meredith, che se non ricordo male si tratta di una donna...quindi cosa ci azzecca. Gli avvocati difensori fanno il loro lavoro basta pagarli e poi non mi sembra che sia più' semplice difendere Sollecito tanto che è' stato annullato il processo di appello.....vuol dire che non si tratta di una cosa semplice altrimenti sarebbe già' tutto finito.
Alex





Mimosa ha detto...

“Questa è la verità processuale”, balbettano tutti, e come la Trimurti di Chiara queste sentenze non ci dicono quale è la “verità oggettiva” dei fatti.
Tanto che nei messaggi che giungevano in redazione di QG stasera molte persone (inaspettatamente per “loro”) si dichiaravano perplesse riguardo alla “colpevolezza processuale” di SP, proprio basandosi sull’altalena delle motivazioni addotte. E se hanno letti solo alcuni di questi messaggi, e non altri colpevolisti, significa che nell’opinione pubblica qualcosa è cambiato, non tutti sono pecore credulone.

È inaccettabile che due sentenze giungano alla medesima convergente decisione fornendo motivazioni diverse. Un processo serio non è un esercizio aritmetico, cambiando i fattori il prodotto non cambia, ciò dimostra solo che c’era un preconcetto di partenza, ossia -come ha ancora una volta detto il fratello di Melania- “l’obiettivo è sempre Parolisi”, il capro espiatorio, se non lui, chi altri?
Era troppo pericoloso indagare altrove?

Ed ora una perlina: Messaggio della domenica 3 aprile 2011 ore 12 di Ludovica Perrone: spero che tu abbia detto chiaramente al padre che questa settimana se ne devono andare, non è lampante che il 3 aprile 2011 il padre era a Folignano, e non la domenica 10?
Va beh, è un’inezia che non ha inciso su questa sentenza, però fa parte del linciaggio morale che SP subisce da quasi tre anni. Anche su questa divergenza si sono aggrappari per fare di lui un mostro di bugiardo, e la cara amica Sonia e i genitori sono stati i primi complici, senza contare l’altra, per tanti mesi l’onnipresente Imma.
Ma guai a toccare la povera famiglia!

PS: avete notato stasera la facciona sorniona dello zio-cugino, ripresa tre volte tra il pubblico?

PINO ha detto...

La carnevalata continua, con la presenza delle stesse maschere. Maschere stereotipate, ormai usurate, dall'uso indiscriminato, tenace e nauseante che se ne è fatto.

Maschere non più idonee a nascondere, non già dolore e sete di giustizia, ma desiderio di vendetta ed odio senza limiti.
Questo, lo squallore offerto da "QG" ieri sera, fatto salvo qualche sporadico, ragionato intervento, (Meluzzi e qualche altro) interrotto senza troppa diplomazia, perchè non in sintonia con la tonalità stabilita dal programma.

Si teme, forse, che soffermarsi più del necessario sull'inchiesta in corso che vede gli "istruttori" e le "allieve" della caserma "clemente" di Ascoli possa trasformarsi in un cuneo penetrante la basi del castello accusatorio e causale che ha portato alla condanna del Parolisi?

Si teme, forse, che si torni a rivalutare la tartassata impronta di scarpa femminile, rinvenuta sul luogo dell'uccisione della povera Melania Rea, ricordata puntualmente dal generale Garofano?

Si teme, forse, che si torni a parlare di quanto fosse a conoscenza di Melania, sui rapporti anomali, di carattere sessuale che avvenivano in caserma, e che la stessa minacciava di denunciare?

Oppure si teme che la Corte di Cassazione possa riconsiderare il tutto con un metro ed una ottica diversa da quella fin'ora adottata, rifacendosi a quanto suggerito dal magistrato Cirillo, e dagli sviluppi dell'inchiesta in corso sugli illeciti rapporti sessuali che le allieve avevano, volontariamente o meno con i propri caporali-istruttori?
Si teme, insomma, un tutto daccapo?

Questa è l'impressione che ne ho ricavato, ieri sera, seguendo il programma di "QG"
Pino

Ivana ha detto...

Avevo promesso che, se fosse stata riconosciuta la mia completa estraneità riguardo alla vicenda, avrei evitato ulteriori interventi nella discussione sul caso Rea e a tale promessa mi sono finora attenuta, ma, se me lo permetterete, esprimerò il mio punto di vista sia rispondendo alle domande di Antonio sia riguardo alla questione "non molte ore" posta da Mimosa.
Attendo serenamente che mi sia concesso almeno da Antonio e da Mimosa(oppure che non mi venga concesso)il permesso di parlare.
Grazie per l'attenzione

PINO ha detto...

IVANA
Intervengo io, anche se non invitato, ricordandole che la sua estraneità alla vicenda, non ha alcun valore, nè interessa lo scrivente.
Sono le sue deduzioni, illogiche e senza un costrutto accettabile, che hanno creato una allergica intollerabilità ai suoi interventi.
Al suo posto, a tutela della mia dignità, non mi sarei più proposto, là dove si fosse stato manifestato tale sintomo.
Colgo l'occasione, per ricordarle la sua promessa di estensione da ogni ulteriore intervento, su queste pagine, ma constato che, la promessa stessa, sia simile a quella del famoso marinaio.
Pino

Pino ha detto...

p.s.
E.C. "la dove si fosse manifestato..." (senza "stato")

maura ha detto...

La verità storica senza una confessione la conosce solo l'assassino,solo lui sa le dinamiche la verità processuale senza flagranza di reato si attiene alla logica conclusione attraverso i fatti e questo è il processo indiziario,le motivazioi di primo grado non erano logiche nè nei tempi nè tantomeno nel movente tutto da dimostrare,invece volevo dire che quello che vi lascia perplessi nei media su questo caso non è realistico,solo la Sciarelli forse appoggiava la procura,gli altri programmi tutti improntati sul dubbio del grande segreto militare,sentendo persone comuni parlare di questo non dovrebbe meravigliare,ma sentire esperti criminologi che non si chiedono neanche il perchè non parli ora che è venuto tutto fuori fa sorridere,addirittura non era neanche in una strettoia,alla faccia!le famiglie sapevano che doveva comprare casa e trasferirsi con la famiglia a Roma,l'amante sapeva che aveva avviato le pratiche per il divorzio e del suo arrivo imminente per restare con lei ed ufficializzare il tutto,la moglie ignara si era fatta operare perchè voleva un altro figlio,o questi sono in malafede o di psichiatria e criminologia poco s'intendono, quella poveretta è stata accoltellata alle spalle ed è morta probabilmente senza sapere la verità,questo individuo non avrebbe avuto neanche il coraggio il giorno dopo di affrontare le famiglie compresa la sua.

maura ha detto...

La verità storica senza una confessione la conosce solo l'assassino,solo lui sa le dinamiche la verità processuale senza flagranza di reato si attiene alla logica conclusione attraverso i fatti e questo è il processo indiziario,le motivazioi di primo grado non erano logiche nè nei tempi nè tantomeno nel movente tutto da dimostrare,invece volevo dire che quello che vi lascia perplessi nei media su questo caso non è realistico,solo la Sciarelli forse appoggiava la procura,gli altri programmi tutti improntati sul dubbio del grande segreto militare,sentendo persone comuni parlare di questo non dovrebbe meravigliare,ma sentire esperti criminologi che non si chiedono neanche il perchè non parli ora che è venuto tutto fuori fa sorridere,addirittura non era neanche in una strettoia,alla faccia!le famiglie sapevano che doveva comprare casa e trasferirsi con la famiglia a Roma,l'amante sapeva che aveva avviato le pratiche per il divorzio e del suo arrivo imminente per restare con lei ed ufficializzare il tutto,la moglie ignara si era fatta operare perchè voleva un altro figlio,o questi sono in malafede o di psichiatria e criminologia poco s'intendono, quella poveretta è stata accoltellata alle spalle ed è morta probabilmente senza sapere la verità,questo individuo non avrebbe avuto neanche il coraggio il giorno dopo di affrontare le famiglie compresa la sua.

magica ha detto...

buongiorno .
x pino .. il discorso di chiarimento : considerazione di abate è stato interrotto dal giornalista per mandare la pubblicita' .. :lo riprendiamo poi., .
fra me ho pensato .. vedremo che non lo riprende? infatti -- il giornlista cambia discorso -- vuol dire che si è capito l'antifona . bisogna dar piacere al popolo . con falsita' o eventi manipolati .
. buon pomeriggio ..

Anonimo ha detto...

x maura
se sei del parere che le motivazioni di primo grado non erano logiche . come mai non lessi un commento di valutazione a favore di parolisi?..
mi pare c he sia sempre continuato con la colpevolezza di parolisi . invece si continuarono commenti a sfavore dell'imputtato - con la solita solfa .

Anonimo ha detto...

Signora Maura non ho capito niente di cosa ha voluto dire con l ultimo post duplicato. Mah.....

Mimosa ha detto...

Veramente io non capisco nemmeno l’intervento di Ivana,
dice che “aveva promesso che, se fosse stata riconosciuta la sua completa estraneità riguardo alla vicenda, avrebbe evitato ulteriori interventi nella discussione sul caso Rea”, e “a tale promessa finora si è attenuta”,
quindi la sua “completa estraneità” è stata riconosciuta! Veramente, io non so quando è stata “ufficialmente” riconosciuta tale estraneità, forse ha mandato a Massimo un documento notarile in cui si attestava la non esistenza di legami di parentela o amicizia con la famiglia Rea?
A noi poco importa, e condivido con PINO l’affermazione «la sua estraneità alla vicenda, non ha alcun valore, nè interessa». Non era quello che importava alla maggior parte di noi, ma «le sue deduzioni, illogiche e senza un costrutto accettabile».

Se, invece, la signora Ivana fosse stata una parente, avrebbe continuato a sostenere la parte?
Non capisco davvero il nesso.

Mimosa

PS. Da parte mia le “concedo” ben volentieri la replica. Si aspetti diverse controrepliche.

maura ha detto...

Non erano logiche perchè pur condannandolo lo fece accogliendo le ragioni della difesa e non le motivazioni della pubblica accusa,sul movente e sulla presenza della famiglia al pianoro,facendo una ricostruzione non credibile, infatti questi le hanno stralciate,ma se non capisce quello che voglio dire glielo spiego meglio:Parolisi ora non avrebbe piùmotivo di tacere visto che è venuto tutto fuori e lui conoscerebbe dinamiche e fatti e anche gli eventuali assassini della moglie,questo per chi credeva che dietro a questo omicidio ci fosse la caserma non per me,che ho sempre creduto al movente delle procure.

PINO ha detto...

@ MAURA
Quello che lei "crede" non ha alcun valore. E' solo un astratto, intimo fideismo.
Quello che conta, in tribunale, sono le prove. Prove che NON sono state prodotte, dalle relative Procure, in nessuna delle due fasi del processo Parolisi.
Si metta l'anima in pace, ed attenda.
Vedrà che le cose non resteranno così come sono state affastellate.
E non torni candidamente a ripetere la sua monotona filastrocca: abbia pietà per il suo prossimo.
Pino

Ivana ha detto...

Mimosa, è stato Massimo Prati stesso a confermare pubblicamente, e con apprezzabile onestà morale (in questo stesso blog), la verità riguardo a quanto da me SEMPRE affermato sulla mia identità. Ritenevo doveroso, per onestà morale, che non ci fossero ombre false tese a nuocere immotivatamente alla parte civile; per correttezza mi sono sempre assunta la responsabilità delle mie parole, senza celarmi sotto alcuna falsa identità.
Poiché Mimosa mi ha concesso il permesso di replica (e di ciò la ringrazio) le dico soltanto che, nell’espressione “non molte ore prima del ritrovamento”, la parola “molte” è usata come aggettivo e si tratta di un aggettivo indicante una quantità INDEFINITA e come tale va considerata; ritengo che i tentativi di quantificare in modo definito restino soggettivi e inutili.
Signor Pino, NON ho trasgredito alla mia promessa, infatti non ero intervenuta nella discussione sul caso Rea , ma mi ero limitata a chiedere, molto gentilmente, il permesso di rispondere a determinate domande. Attendevo serenamente una risposta altrettanto cortese, positiva o negativa che fosse. Sarebbe stato sufficiente un suo laconico “No”.
Ritengo sempre attuali, e pertinenti, le parole di Paul Valéry: “Quando non si può attaccare il ragionamento, si attacca il ragionatore”.
Per Mimosa e per Pino: Come si può sostenere, senza esprimere alcuna motivazione seria e documentata, che “le mie deduzioni sono illogiche e senza un costrutto accettabile”? Credo che tali affermazioni risultino semplicemente un’offesa immotivata (o una provocazione?) fatta da chi, molto probabilmente, non sa accettare in modo sereno (e aperto a un confronto pacato) il punto di vista diverso dal proprio.
Ivana Niccolai

Anonimo ha detto...

Sembra sia stato rintracciato ed identificato il telefonista che il 20 aprile effettuo' la chiamata anonima ai carabinieri. Questo il link:
http://www.corsera.it/notizia.php?id=4189

Alex

maura ha detto...

Forse non ha capito che nel processo indiziario le prove dirette non servono,non serve l'arma del delitto con le sue impronte,altrimenti sarebbe per direttissima non indiziario e anche se l'avessero a parte la confessione e la flagranza di reato sarebbe sempre indiziario,forse non ha letto bene la sentenza,loro hanno spiegato bene perchè le motivazioni appellanti della difesa non possono essere accolte,da Ranelli all'esame autoptico fino ai buchi temporali di parolisi,non sono io mi creda a dover mettere l'anima in pace,ho solo fatto notare che in questo caso non tutti i media erano colpevolisti anzi,solo la Sciarelli appoggiava la procura quindi non può essere un processo mediatico,piuttosto provi a pensare con la logica,per quale motivo parolisi dovrebbe ancora tacere?non solo non ci sarebbe più motivo perchè ormai sono tutti fuori e perseguiti legalmente e come faceva la Rea a fare la 007?

maura ha detto...

Forse non ha capito che nel processo indiziario le prove dirette non servono,non serve l'arma del delitto con le sue impronte,altrimenti sarebbe per direttissima non indiziario e anche se l'avessero a parte la confessione e la flagranza di reato sarebbe sempre indiziario,forse non ha letto bene la sentenza,loro hanno spiegato bene perchè le motivazioni appellanti della difesa non possono essere accolte,da Ranelli all'esame autoptico fino ai buchi temporali di parolisi,non sono io mi creda a dover mettere l'anima in pace,ho solo fatto notare che in questo caso non tutti i media erano colpevolisti anzi,solo la Sciarelli appoggiava la procura quindi non può essere un processo mediatico,piuttosto provi a pensare con la logica,per quale motivo parolisi dovrebbe ancora tacere?non solo non ci sarebbe più motivo perchè ormai sono tutti fuori e perseguiti legalmente e come faceva la Rea a fare la 007?

maura ha detto...

Forse non ha capito che nel processo indiziario le prove dirette non servono,non serve l'arma del delitto con le sue impronte,altrimenti sarebbe per direttissima non indiziario e anche se l'avessero a parte la confessione e la flagranza di reato sarebbe sempre indiziario,forse non ha letto bene la sentenza,loro hanno spiegato bene perchè le motivazioni appellanti della difesa non possono essere accolte,da Ranelli all'esame autoptico fino ai buchi temporali di parolisi,non sono io mi creda a dover mettere l'anima in pace,ho solo fatto notare che in questo caso non tutti i media erano colpevolisti anzi,solo la Sciarelli appoggiava la procura quindi non può essere un processo mediatico,piuttosto provi a pensare con la logica,per quale motivo parolisi dovrebbe ancora tacere?non solo non ci sarebbe più motivo perchè ormai sono tutti fuori e perseguiti legalmente e come faceva la Rea a fare la 007?

maura ha detto...

Forse non ha capito che nel processo indiziario le prove dirette non servono,non serve l'arma del delitto con le sue impronte,altrimenti sarebbe per direttissima non indiziario e anche se l'avessero a parte la confessione e la flagranza di reato sarebbe sempre indiziario,forse non ha letto bene la sentenza,loro hanno spiegato bene perchè le motivazioni appellanti della difesa non possono essere accolte,da Ranelli all'esame autoptico fino ai buchi temporali di parolisi,non sono io mi creda a dover mettere l'anima in pace,ho solo fatto notare che in questo caso non tutti i media erano colpevolisti anzi,solo la Sciarelli appoggiava la procura quindi non può essere un processo mediatico,piuttosto provi a pensare con la logica,per quale motivo parolisi dovrebbe ancora tacere?non solo non ci sarebbe più motivo perchè ormai sono tutti fuori e perseguiti legalmente e come faceva la Rea a fare la 007?

Anonimo ha detto...

Ma cosa dovrebbe dire Parolisi. Sig.ra Maura insiste sempre con i soliti discorsi senza portare un minimo di ragionamento a suffragio di cio' che afferma. E poi non serve postare 4 volte lo stesso messaggio.
Non e' che cosi' facendo diventa piu' credibile.

Pamba ha detto...

Alex

Grazie mille! Se fosse confermata, notizia bomba..
Dopo quasi tre anni,forse sapremo se è stato l'uomo a spostare il cellulare, se aveva auto e scarpe compatibili con le impronte ritrovate e soprattutto come appariva il luogo ed il corpo della donna, al momento dell'effettivo "ritrovamento".

Buona domenica a tutti
Pamba

Anonimo ha detto...

X MAURA E IVANA

OMICIDIO CARMELA MELANIA REA UCCISA PERCHE' SAPEVA CHI SONO GLI ASSASSINI?
Ascoli Piceno 5 Gennaio 2014 Corsera.it La procura militare con la sua indagine ha dato ragione all'inchiesta del Corsera.it che per primo aveva squarciato il velo sullo scandalo a sfondo sessuale della Caserma del 235° Reggimento Piceno.Le indagini della procura militare hanno messo in evidenza tutte le indiscrezioni anticipate dal Corsera.it circa il giro di prostituzione presente all'interno della Caserma delle reclute femminili.Un sistema che vedeva impegnati gli istruttori militari a garantirsi prestazioni sessuali in cambio di raccomandazioni di ogni tipo.Ma il sistema infetto ha radici lontane e ramificazioni all'interno dell'Esercito Italiano.Il Corsera.it venne subito minacciato di querele da parte dell'ufficio stampa Colonnello Centritto che ha minacciato uno dei nostri redattori di querele.Ma lo scandalo a luci rosse della Caserma del 235° RAV Piceno e' ormai fatto conclamato dalle indagini della procura militare,finalmente si alza il velo sulla giostra a sfondo sessuale.A questo punto Carmela Melania Rea e' stata uccisa perche' sapeva,conosceva forse notizie che avrebbero potuto compromettere la reputazione di molti ufficiali dell'esercito italiano,non solo per il giro di prostituzione ma anche per la droga.Qualcuno ha ucciso Carmela Melania Rea e il delitto passionale e' forse una montatura per celare il vero movente del suo omcidio.Carmela Melania rea voleva parlare,forse aveva esternato questa sua volonta' al marito,aveva raccolto delle prove schiaccianti.L'omicidio di Carmela Melania Rea e' ancora tutto da scoprire la sua verita' e' racchiusa tra le pareti della Caserma del 235° Battaglione RAV Piceno.

Anonimo ha detto...

SEGUE
L'inchiesta del CORSERA,sui segreti e i misteri dell'omicidio di Carmela Melania Rea, ha scatenato l'Inferno nell'Esercito Italiano.Furente la reazione del capo dell'Ufficio stampa Colonnello Marco Centritto al telefono con i nostri redattori. Nell'omicidio di Melania Rea,c'è un filo rosso che lega i pezzi del puzzle,fino a condurci al suicidio del capitano Marco Callegaro,dell'Italfor KABUL.Un medesimo alone di mistero che ha visto finire nel centro del mirino,alcune strutture ed apparati dell'Esercito italiano. C'è anche un Jolly,il Colonnello Marco Centritto,oggi capo ufficio stampa dell'Esercito italiano,ma lo stesso è stato anche comandante del 1° Reggimento Aves Antares e dell'Italian Battalion di stanza ad Herat in Afghanistan.Insomma un personaggio chiave per.... .....capire molti risvolti della gestione del nostro esercito,i suoi segreti e anche molti misteri.Motivo per il quale forse è stato messo a capo ufficio stampa dell'Esercito italiano. Il Capitano Marco Callegaro muore suicida a Kabul in Afghanistan il 25 Luglio del 2010.Il padre ha da sempre affermato che non crede al suicidio.... .....del figlio,ma piuttosto al suo assassinio.Il figlio era venuto a conoscenza che qualcosa non andava nel suo reparto a Kabul.Ma vediamo di ricostruire i pezzi del puzzle. Chi ha ammazzato Melania Rea è qualcuno... ...abituato ad uccidere,qualcuno che con la morte ci ha fatto il callo,qualcuno che ha avuto la freddezza e lo stomaco per tornare sul luogo dell'omicidio e scarnificare il cadavere con altre coltellate,incidere una sorta di svastica,infilare una siringa nel petto della ragazza,insomma qualcuno che con il sangue e il suo fetore si è abituato a coesitere o forse ci si nutre.Una svastica,un simbolo,un marchio che l'omicida non ha fatto a meno di poter incidere sulla pelle della ragazza,il suo marchio di appartenenza. Un filo rosso di sangue ci potrebbe condurre in Afghanistan o in un'altra delle nostre missioni di pace,dove i nostri soldati,si abituano ad incontrare il nemico,a convivere con la morte,a vedere cadaveri,guardare il sangue,i corpi maciullati.
SEGUE

Anonimo ha detto...

SEGUE...
Un filo rosso che ci porta a Kabul,che ravviva un'altra scena delittuosa,quella del singolare suicidio del capitano Marco Callegaro,trovato morto,alcuni giorni dopo aver segnalato al padre, che nel suo reparto qualcosa non andava,che aveva fatto una cosa grandiosa:"Voglio far risparmiare soldi all'Italia." Marco Gallegaro morto suicida con una famiglia e due figli.Morto suicida con un biglietto lasciato accanto al corpo,ma che nessuno ha mai visto e che il padre ancora reclama.Oppure quel biglietto non è mai esistito? Anche quello parte di una messa in scena? Alcuni giorni orsono,i nostri articoli sulle relazioni sessuali nella Caserma del 235° Reggimento Piceno,tra il Parolisi e le reclute,hanno scatenato l'ira furibonda del Colonello Marco Centritto,capo ufficio stampa dell'Esercito Italiano.Abbiamo ricevuto dal suo ufficio e dai suoi collaboratori,un carosello di telefonate rabbiose: "State sputtanando il Reggimento...sputtanate l'Esercito...,queste cose non succedono qui da noi,Salvatore ha avuto una sola amante....".Abbiamo chiesto al Colonnello Marco Centritto,se avesse voluto rilasciare una smentita,oppure un'intervista.Ma niente,il Colonnello Centritto era preoccupato per il contenuto dei nostri articoli "dovevate parlarne con noi prima di pubblicare l'articolo...". Velate anche le minacce di querele contro il CORSERA.IT. Il Colonnello Marco Centritto sparava a zero contro il giornalista,cercava di arginare la falla nella diga,che rischiava di dilagare,entrando per sempre e inesorabilmente tra le mura della Caserma del 235° Reggimento Piceno,fino a qualche ora prima,rimasta in secondo piano nelle indagini degli inquirenti. Il colonnello Marco Centritto non è uno qualsiasi,ma un amico di quelli che contano allo Stato Maggiore dell'Esercito italiano,comandante del 1° Reggimento ANTARES,ma nel corso degli anni era diventato anche Comandante dell'Aviation Battallion di stanza ad Herat in Afghanistan. Lo stesso Colonnello Marco Centritto ci ha chiamati direttamente dal suo cellulare.Come mai tanta pressione nelle sue telefonate? Come mai il tono concitato suo e dei suoi collaboratori? Ci sono alti ufficiali dell'Esercito italiano coinvolti nei randevue della Caserma del 235° Reggimento Piceno? Il colonnello Marco Centritto è mai stato presso la Caserma del 235° Reggimento Piceno? Ha conosciuto Salvatore Parolisi? Chi sono i tre comandanti di stanza in Afghanistan di cui parlava il capitano Marco Gallegaro? Questi comandanti hanno mai frequentato la caserma del 235° Reggimento Piceno? Quali sono le soldatesse che dopo aver partecipato al reclutamento hanno scelto di andare in missione in Afghanistan? Nel delitto di Carmela Melania Rea,le indagini degli inquirenti,immancabilmente scoprono giorno per giorno,quanto ha sempre anticipato CORSERA.IT.
SEGUE...

Anonimo ha detto...

SEGUE...Adesso... .....esce fuori la seconda amante di Salvatore Parolisi,una certa Rosa,saldatessa romana.Un'altra amante segreta,un'altra recluta caduta nella rete del Salvatore Parolisi,una sorta di leggenda tra le reclute,un Rocco Siffredi ante litteram. Nelle pieghe delle indagini degli inquirenti,esce dunque fuori la verità anticipata dal CORSERA.IT e le sue fonti,quella di una vera e propria giostra sessuale,che Salvatore Parolisi aveva organizzato con le reclute,ogni qualvolta,le nuove soldatesse apparivano in Caserma. Ogni tre mesi la giostra cambiava,ma il succo era sempre lo stesso:una gara al corteggiamento,alla "preda" che sarebbe caduta prima nelle braccia del caporalmaggiore Salvatore Parolisi,conosciuto negli ambienti come Rocco Siffredi. Niente di più semplice,di più istintivo per un uomo,per un istruttore.Ma fin dove si è spinto il gioco della seduzione di Salvatore Parolisi con le sue reclute? Fin dove il gioco ha varcato i limiti sottili dell'audacia,fin dove queste relazioni sessuali hanno finito per diventare una vera e propria roulette russa? Il gioco del pic-nic sessuale di Rocco Siffredi,ha sconfinato oltre ogni misura di cautela e di decenza,sopratutto perchè gli ufficiali che dovevano vigilare,non si sono accorti di nulla. Ma probabilmente il sistema del pic-nic sessuale era infallibile,la tecnica sopraffina,meticolosamente "messa a punto " negli anni. L'inchiesta del CORSERA.IT ha subito evidenziato che il sistema di Parolisi-Siffredi era in uso comune presso la CASERMA del 235° Reggimento Piceno,una modalità particolare di istruzione "secondaria" che veniva impartita alle reclute. Un gioco del sesso che è sfociato in una tragedia,perchè ormai appare chiaro e scolpito nelle pietre che Melania Rea è stata uccisa a causa di qualcosa che ancora oggi rimane misterioso,ma che immancabilmente,prima o tardi salterà fuori. L'Esercito,ha cercato di fare quadrato intorno alla sua istituzione,ma proprio al fine di tutelare il suo buon nome e la sua importanza presso il nostro paese,che questa indagine dovrà fare luce su qualcosa che appare talmente evidente da lasciarci tutti sconcertati. CORSERA.IT COPYRIGHT Alessandro Granata reporter Parigi 3316396476 MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che: sul quotidiano il Resto del Carlino del 12 febbraio 2011 è pubblicato a pagina 18 un articolo dal titolo «Il figlio è morto suicida a Kabul "Non ci credo, voglio la verità" Il padre solleva dubbi sulla tragica fine del capitano Callegaro» a firma di Carlo Cavriani nel quale vengono riportate le dichiarazioni rese dal padre del militare deceduto il 25 luglio 2010 a Kabul in Afghanistan; in particolare il genitore del militare afferma che «Mio figlio, probabilmente, era venuto a conoscenza di qualcosa che non andava. E lui era una persona che se notava qualcosa che non era corretta, non era in grado di lasciarla perdere. Era il suo carattere», «Telefonava spesso. Un giorno di maggio mi ha chiamato e mi ha detto: "Papà, ho fatto una cosa grande. Qui la mensa è uno schifo, ho reclamato e ho messo d'accordo tutti, mi hanno pure applaudito. Voglio fare risparmiare soldi all'Italia"», «Pochi giorni dopo quella telefonata, mi è arrivata a casa una lettera spedita da Marco dove da un lato c'era il discorso (scritto in inglese) con la petizione per chiedere un miglioramento del cibo della mensa e, nel retro, c'erano i saluti per noi e una frase che a ripensarci mi fa riflettere», «Oltre a ribadire il fatto che il cibo della mensa faceva pena e che per questo aveva messo d'accordo tedeschi, francesi, greci e turchi per migliorare la situazione.Marco diceva anche: "Pensate, il Comandante italiano sta dalla mia parte, tutti gli italiani sono dalla mia parte (vorrei ben vedere) tranne tre.
SEGUE...

Anonimo ha detto...

SEGUE...
Ci vogliono sempre i guastafeste"»; nel medesimo articolo si legge «Il capitano Callegaro avrebbe lasciato anche un biglietto il cui contenuto non è però mai stato svelato. "Ho chiesto più volte di farmi vedere quel biglietto, ma non ho mai ricevuto risposta.[...] Non ho mai creduto che mio figlio si fosse ammazzato"»; il genitore del capitano Callegaro avrebbe espresso i suoi dubbi a un alto ufficiale dell'Esercito che gli avrebbe suggerito di rivolgersi a un legale per conoscere il contenuto del citato biglietto; nella medesima edizione del citato quotidiano, in un secondo articolo dal titolo «Le indagini e la replica dell'esercito», il Colonnello Marco Centritto, dell'Ufficio pubblica informazione intervistato sul caso ha dichiarato «Capisco le perplessità del genitore che ha perso il figlio, ma temo che i risultati dell'inchiesta (che ritengo tutt'ora in corso) non si discostino dal suicidio. Per il resto non sono in grado di aggiungere altro» -: se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se non ritenga doveroso e improcrastinabile dare immediata attuazione all'ordine del giorno 9/3996-A/5 (Farina Coscioni, Bernardini, Beltrandi, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti) accolto dal Governo; quali siano le motivazioni per cui il capitano Callegaro avrebbe dichiarato al genitore «Voglio fare risparmiare soldi all'Italia», quali siano i costi delle gestioni dei servizi ristorazione a carico del contingente italiano; quali siano state le inefficienze riscontrate dal capitano Marco Callegaro durante la sua attività di capo gestione patrimoniale presso il centro amministrativo d'intendenza (Cai) di Kabul dal 12 aprile al 22 settembre 2007 e capo cellula J8 del comando «Italfor Kabul» dal 30 marzo al 25 luglio 2010, se le abbia segnalate e a chi e quali le conseguenti azioni; chi sia il comandante italiano a cui si fa riferimento nell'articolo di stampa e quali siano le sue azioni in merito alle segnalazioni del capitano Callegaro; se esista e quale sia il contenuto del biglietto a cui fa riferimento il genitore del militare deceduto; se le indagini svolte dalla magistratura competente siano concluse. PARÀ ITALIANI IN BATTAGLIA A MORGHAB /ANSA NESSUN FERITO, VITTIME TRA TALEBANI.DA MANGUSTA INFERNO DI FUOCO (dell'inviato Vincenzo Sinapi) (ANSA) - BALA MORGHAB (AFGHANISTAN), 25 AGO - Lassù, a Mur-e-Chak, sparano tutti. I talebani con kalashnikov e Rpg, i parà usano i loro fucili, il Chinook spara dall'alto con le mitragliatrici di bordo e i due elicotteri d'attacco Mangusta fanno fuoco con l'impressionante cannone a tre canne rotanti che gli sporge dal muro. Un inferno. All'indomani del doppio attacco a Farah, per i militari italiani in Afghanistan un'altra giornata ad alta tensione. Anche stavolta nessun ferito, ma un numero imprecisato di vittime tra i talebani. Doveva essere una giornata tranquilla a Bala Morghab, provincia di Badghis, la parte più a nord della regione occidentale a comando italiano: il generale Rosario Castellano - comandante della Folgore e del Regional command West di Isaf, la missione Nato - era venuto fin qui da Herat per assistere alla distribuzione di aiuti alle scuole del villaggio. Insieme a lui il governatore della provincia, Delbar Arman, e un gruppo di giornalisti italiani. L'allarme scatta quando la cerimonia è da poco finita e il generale si trova nella Fob Columbus, uno degli avamposti italiani più incredibili e ad alto rischio.

Anonimo ha detto...

SEGUE...
Sembra, davvero, un film di guerra. Parte della base è all'interno di una struttura semidistrutta, come fosse stata bombardata in tempi recenti. I militari - 200 parà del 183/o reggimento 'Nembò di Livorno - vivono in tenda, mangiano in tenda. La polvere è dappertutto, il caldo asfissiante, l'allerta continuo. «In due mesi, maggio e giugno, abbiamo avuto una ventina di feriti, dieci mezzi danneggiati», spiega il tenente colonnello Roberto Trubiani, il capo, qui alla Fob Columbus. Poi c'è stata la tregua. «Una sorta di tregua - dice Trubiani - stipulata tra i capi villaggi e il governo centrale, da un lato, e i talebani dall'altro, in base alla quale non si sarebbe dovuto sparare in vista delle elezioni». In effetti, incidenti non ci sono stati. Ma la gente a votare, qui, non ci è andata lo stesso. I seggi aperti sono stati solo 8 su 33 e i votanti 4.000 su oltre 60.000. La tregua, comunque, ha retto. Almeno finora. La richiesta di aiuto da parte afgana arriva alla Fob Columbus intorno alle 17 locali. Il posto di frontiera con il Turkmenistan, un check point importante, era sotto attacco. Due poliziotti uccisi, altri rapiti, armi e mezzi portati via da un gruppo non quantificato di insorti. Subito viene dato l'ordine di decollo all'elicottero Chinook, che aveva trasportato a Bala Morghab il generale e il governatore, ai due elicotteri Mangusta di scorta e a un plotone di parà, 25 ragazzi. I rinforzi arrivano in un attimo, il posto dell'attacco è a poco più di 20 chilometri da Bala Baluk. I talebani prima se la prendono con gli elicotteri, a colpi di razzi, poi sparano addosso ai parà. Questi individuano la «sorgente» e rispondono al fuoco, passando le coordinate ai Mangusta, armati di cannoni e di missili. Il loro intervento è stato risolutivo. «Il Mangusta è in assoluto il mezzo più temuto dagli insorti, ne sono terrorizzati», spiega il colonnello Marco Centritto, comandante dell' 'Aviation battalion' italiano, uno dei protagonisti del blitz. In poco tempo «la minaccia viene neutralizzata», per usare le parole di Castellano. I soldati tornano alla base. Abbracci e pacche sulle spalle tra loro e dai loro compagni. I nemici sono stati sconfitti, ma il rastrellamento dell'area prosegue alla ricerca dei prigionieri. Il governatore di Badghis ha parole di apprezzamento per l'operato degli italiani: li ringrazia per quello che fanno e si augura «che continuino così anche in futuro». A suo avviso i talebani che infestano la provincia sono manovrati dal Pakistan: «C'è un legame forte - dice ai giornalisti - tra loro e Quetta. Prendono ordini da lì». Il generale Castellano è «molto soddisfatto»: «è stata un'operazione elitrasportata non pianificata. In 15 minuti dall'allarme siamo partiti. Tutto si è svolto perfettamente e non abbiamo avuto feriti». Il numero delle vittime tra gli insorti però resta top secret. (ANSA). SV 25-AGO-09 20:27 Rovigo, 12 febbraio 2011. Il 25 luglio del 2010 arrivò dall’Afghanistan la notizia di un militare italiano morto. E non era vittima di un agguato terroristico.
SEGUE...

Anonimo ha detto...

SEGUE...
Un capitano dell’esercito era stato trovato privo di vita nel suo ufficio all’aeroporto di Kabul. A 37 anni si era sparato con un colpo di fucile: suicido. Resta tuttavia qualche dubbio attorno alla morte del capitano Marco Callegaro, capo cellula amministrativa del comando «Italfor Kabul». A sollevare questi interrogativi è il padre Marino, 65 anni operaio in pensione che vive con la moglie Rina a Gavello, in provincia di Rovigo, paese natale del capitano. «Mio figlio, probabilmente, era venuto a conoscenza di qualcosa che non andava. E lui era una persona che se notava qualcosa che non era corretta, non era in grado di lasciarla perdere. Era il suo carattere». Marco le aveva detto qualcosa? «Telefonava spesso. Un giorno di maggio mi ha chiamato e mi ha detto: “Papà, ho fatto una cosa grande. Qui la mensa è uno schifo, ho reclamato e ho messo d’accordo tutti, mi hanno pure applaudito. Voglio fare risparmiare soldi all’Italia”». E poi cosa è accaduto? «Pochi giorni dopo quella telefonata, mi è arrivata a casa una lettera spedita da Marco dove da un lato c’era il discorso (scritto in inglese) con la petizione per chiedere un miglioramento del cibo della mensa e, nel retro, c’erano i saluti per noi e una frase che a ripensarci mi fa riflettere». A cosa si riferisce? «Oltre a ribadire il fatto che il cibo della mensa faceva pena e che per questo aveva messo d’accordo tedeschi, francesi, greci e turchi per migliorare la situazione, Marco diceva anche: “Pensate, il Comandante italiano sta dalla mia parte, tutti gli italiani sono dalla mia parte (vorrei ben vedere) tranne tre. Ci vogliono sempre i guastafeste”». Il capitano Callegaro per quindici giorni ai primi di luglio è tornato in licenza in Italia. E’ stato a Bologna dove aveva casa e lavoro, proveniva infatti dal 121° Reggimento di artiglieria contraerei «Ravenna», ha preso moglie e i due figli di 6 e 2 anni ed è partito per Riccione in vacanza. Il 15 luglio era a Gavello per festeggiare il compleanno della madre Rina, poi è ripartito per l’Afghanistan. Doveva restarci per altri sei mesi. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio si è ucciso. Il corpo verrà trovato solo la mattina alle 7 da un carabiniere che ha lanciato l’allarme. «Possibile che nessuno se ne sia accorto prima? A Kabul c’è un’aria così rilassante tanto da riuscire a far dormire tutti i militari, compresi quelli di guardia?», lancia un altro dubbio il genitore. Il capitano Callegaro avrebbe lasciato anche un biglietto il cui contenuto non è però mai stato svelato. «Ho chiesto più volte di farmi vedere quel biglietto, ma non ho mai ricevuto risposta. Anche se fosse stato composto al computer capirei se l’avesse scritto mio figlio oppure no», dice il padre Marino. «A questo punto ho anche dei dubbi che esista davvero». Perchè solo adesso le vengono queste perplessità? «Non ho mai creduto che mio figlio si fosse ammazzato. E i dubbi li ho espressi anche al generale Giorgio Bedeschi che era il comandante di mio figlio quando frequentava l’Accademia. Il generale continua a venirmi a trovare a casa, l’ultima volta è stato qui a Natale, mi ha chiamato anche due settimane fa, per salutarmi. Mi è molto vicino e mi ha suggerito che per sapere cosa c’è scritto sul biglietto c’è bisogno di un avvocato. Ma io un avvocato non me lo posso permettere». di CARLO CAVRIANI

maura ha detto...

Mi scuso per postare lo stesso post,ma ho un problema e non so come cancellarli,che siano narcotrafficanti è tutto da provare,l'inchiesta ha rilevato ben altro,la Rea uccisa dai narcotrafficanti?a parte la dinamica che lo esclude ma che Parolisi fosse in un giro del genere lo dite voi perchè le indagini lo escludono,lui aveva solo qualche compagno di merende con il quale aveva affittato un piede a terre per portarci le soldatesse ad Ascoli,le supposizioni vanno provate.

Pamba ha detto...

Suvvia, anomimo
Permettimi qualche perplessità.

Il Corsera non è il Corriere della Sera e quest'ultimo articolo, pur datato nell'anno in corso, è un copia-incolla di altri già pubblicati in una delle innumerevoli versioni.

Sul presunto segreto militare, come anche sulle amicizie della coppia, ci sarebbe stato tanto da approfondire, ma così non è stato.

A meno che, di fronte all'evidenza di mancanza della prova o di prova confusa o contradditoria, ora si persegua a mezzo stampa una nuova versione dello "sput....o" ulteriore di Parolisi, forse in vista del prossimo 27 gennaio?

In questa data, infatti, verrà discussa al Tribunale di Napoli la possibilità per il militare di vedere ogni tanto la figlia in carcere dopo che la relazione di un perito nominato dal TDM ha espresso un parere favorevole in proposito.
Con malizia, per oggi vi saluto

Pamba

PINO ha detto...

Noi, componenti di quella "squadra" che analizzò dettagliatamente tutte le circostanze, che caratterizzavano la misteriosa soppressione di Melania Rea, avevamo già anticipato l'ipotesi che il "Corsera it." ha pubblicato, sulle sue pagine, sopra riportate.
Lo scrivente, in particolar modo, ha sostenuto ripetutamente, in questo lungo arco di tempo, la verosimiglianza di tale ipotetica possibilità.
E se la trama della tragedia fosse veramente tale, non sarebbe più un mistero l'interpretazione delle frasi scambiate per telefono (ed intercettate) tra Parolisi e la sorella Francesca, nè sarebbe tanto lontana dalla realtà, l'impressione dal sottoscritto percepita e segnalata, che l'ex caporalmaggiore si trovava, suo malgrado, di fronte a "cose più grandi di lui".
E ancora,se la trama fosse veramente tale, dovremmo dare atto alle indicazioni investigative suggerite dal Gip Cirillo.
Certo è che se l'ipotesi, non fosse più solo tale, si aprirebbero le porte per accedere ad altri diversi e sconcertanti scenari.
Pino

Anonimo ha detto...

A proposito dela telefonata che intercorse tra Parolisi e la sorella, ricordate quante polemiche ci furono anche a proposito delle parole di Salvatore "... non sono stato il solo ad avere qualche contatto così ...", volendole interpretare come qualcosa di più losco delle relazioni con le allieve? Beh, ieri mi è capitato di ascoltare una delle tante trasmissioni che a caratteri cubitali spiattellano il nome di Parolisi accomunandolo alle nefandezze perpetrate da alcuni istruttori del RAV Piceno nei confronti delle soldatesse, quando invece ad oggi sappiamo solo che Salvatore è stato indagato per "violata consegna" e non per ingiurie, minacce o quant'altro. In quella trasmissione, in cui era presente la Benguardato che si è premurata di chiarire il fatto, è intervenuta anche la famosa zia di Melania che, nella sua volontà di far pesare questo ennesimo fattaccio sulla coscienza di Parolisi così da avvalorare il movente passionale, ha usato esattamente la stessa espressione dell'ex caporal maggiore "contatti" per indicare le relazioni degli istruttori con le allieve. Siamo alle solite, si sono sempre pesate le parole di Parolisi del tutto in malafede: è evidente che quella sia una parola usata localmente con l'accezione di "relazione". Il Corsera inoltre definisce P. come il Rocco Siffredi della caserma di Ascoli ma, dalle informazioni circolanti e anche dall'intervista protetta di almeno una soldatessa, sembra che il più quotato fosse un altro. Mi sembra che anche Corsera parta troppo spesso per la tangente!
Sarahkey

Pamba ha detto...

Ciao Sarahkey,
ben ritrovata e grazie del tuo resoconto critico!

Condivido le tue valutazioni, anche sull'impatto di certi "titoloni" sul pubblico dei media generalisti.

Guarda anche quanto scritto qui

http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2014/01/09/news/cosi-parolisi-ubriacava-le-soldatesse-1.8439700

Il titolo è quello che é...
Però possiamo leggerci l'atto ufficiale della Procura militare ("ipotizzato reato di violata consegna") e verificare realmente le parole della contestazione del Tribunale.

A me sembra che il tutto sia nato dalle parole della allieva Rosa. Le riprendo dall'interrogatorio del Pm Monti:

«C'è stata una specie di festicciola in caserma, nel suo ufficio, dove c'erano i caporalmaggiore scelti, hanno cominciato a bere e lì ci siamo scambiati il cellulare.»

Come dice l'avvocato Benguardato, anche questo reato minore è tutto da provare.
In ogni caso, resta l'enigma di questo accanimento verso "l'eterno imputato" Parolisi.

Ciao, Pamba

Pamba ha detto...

Ah dimenticavo,
per completare il "quadretto", i nomi di 2 militari, imputati per i reati più gravi di molestie sessuali, per i quali la Procura Militare ha chiesto il rinvio a giudizio:

G.M., che sulla stampa ha il beneficio delle sole iniziali

Maresciallo Di Gesù, processato e condannato altre due volte, in un caso a sette mesi, in un altro a un anno e due mesi.

I fatti contestati sono avvenuti tra la fine di maggio ed i primi di giugno del 2010.

Entrambi i militari trasferiti lontano da Ascoli.
Forse erano quelli a cui faceva riferimento Parolisi, quando temeva un trasferimento "in culonia", qualora si fosse scoperta la sua relazione con un'ex allieva?

http://www.ilrestodelcarlino.it/ascoli/cronaca/2014/01/11/1008333-caserma-parolisi-sesso-soldatesse.shtml

Buonaserata
Pamba

Anonimo ha detto...

PAMBA
l'accanimento verso Parolisi non è mai stato un enigma.
Fin dai primi giorni, dopo la scomparsa di Melania, il militare fu scelto come obiettivo unico da colpire, con ragione o senza.
La tua constatazione, quindi, conferma solo il perseverarsi di questo tiro al...piccione.
F.

Anonimo ha detto...

Ciao Pamba, mi è venuto in mente che, nella stessa trasmissione di cui parlavo, era presente anche l'attuale Comandante della caserma di Ascoli, al quale è stato chiesto se è vero che la scoperta di una relazione tra un istruttore e un'allieva possa dare luogo a gravi provvedimenti come il licenziamento. Il Comandante ha risposto che sicuramente, qualora del fatto non sia data la dovuta comunicazione per via gerarchica, sono previste delle punizioni e, pressato sul punto, ha aggiunto che ci potrebbero essere delle conseguenze sulla carriera (vedi rallentamenti o blocchi nel naturale prosieguo della carriera), ma non ha parlato di licenziamenti o provvedimenti definitivi tanto gravi da giustificare un omicidio, come si è sempre voluto far intendere da tutti.
Sarahkey

maura ha detto...

Ammesso e concesso che legami con servizi deviati ci siano nelle caserme mi dite cosa c'entrano con la dinamica e l'omicidio Rea?come faceva a sapere una casalinga e soprattutto cosa gliene veniva a favore a denunciare il luogo dove lavorava il marito?a parte che solo dal marito potrebbe averlo appreso,non faceva la 007 nè tantomeno la soldatessa,poi fatemi capire,questi la uccidono e la lasciano in un poligono militare tornando a depistare con piste che portano a loro?con un coltellino da campeggio?la dinamica per un delitto del genere èillogica,proprio da scartare,l'unico omicida da contrapporsi al parolisi poteva essere solo uno spasimante della vittima che viene lasciato o rifiutato,che però non esiste,non era lei ad avere una doppia vita ma lui,e guarda caso muore il pomeriggio prima della partenza ,giorno in cui lui avrebbe dovuto dire la verità a tutti,è inutile che arrancate la spiegazione di questo omicidio è maledettamente semplice ,un vile uomo fragile per uscire dal labirinto dove si era infilato ha scelto la strada sbagliata,se vi sembra assurdo questo movente ,vi posso dire che ci sono uxoricidi dove le donne vengono uccise per molto molto meno,la mente umana è complicata e a volte per niente razionale.

maura ha detto...

Ammesso e concesso che legami con servizi deviati ci siano nelle caserme mi dite cosa c'entrano con la dinamica e l'omicidio Rea?come faceva a sapere una casalinga e soprattutto cosa gliene veniva a favore a denunciare il luogo dove lavorava il marito?a parte che solo dal marito potrebbe averlo appreso,non faceva la 007 nè tantomeno la soldatessa,poi fatemi capire,questi la uccidono e la lasciano in un poligono militare tornando a depistare con piste che portano a loro?con un coltellino da campeggio?la dinamica per un delitto del genere èillogica,proprio da scartare,l'unico omicida da contrapporsi al parolisi poteva essere solo uno spasimante della vittima che viene lasciato o rifiutato,che però non esiste,non era lei ad avere una doppia vita ma lui,e guarda caso muore il pomeriggio prima della partenza ,giorno in cui lui avrebbe dovuto dire la verità a tutti,è inutile che arrancate la spiegazione di questo omicidio è maledettamente semplice ,un vile uomo fragile per uscire dal labirinto dove si era infilato ha scelto la strada sbagliata,se vi sembra assurdo questo movente ,vi posso dire che ci sono uxoricidi dove le donne vengono uccise per molto molto meno,la mente umana è complicata e a volte per niente razionale.

Anonimo ha detto...

MAURA
Una persona come te, la cui mente non riesce a capire, dopo molte spiegazioni, che il tasto di invio del commento scritto si preme UNA SOLA VOLTA, come può pretendere di essere presa in considerazione quando scrive banalità della peggiore qualità, partorite dalla stessa mente?
F.

maura ha detto...

Se le mie sono bamnalità è tutto da verificare,visto che è stato condannato,si chieda lei piuttosto se non siano le sue ipotesi banalità che non trovano riscontri nella realtà.

Anonimo ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=KJahJb_u8mo

L'altra verità - Commento sentenza Parolisi dell'Avv. Gentile

Mi ha detto...

Grazie Anonimo,
interessante la sicurezza esibita dietro la scrivania, e quanta cautela nelle parole quando si riferisce ai Giudici...!
Che ci si può aspettare nell'atto di ricorso in Cassazione? Nulla di agguerrito, conformemente ai precedenti.

Intanto registriamo che tra il Gatto e la Volpe è sparito il Gattto, speriamo intensamente che la Volpe rimasta sola sia all'altezza della favolistica ... benchè sappiamo quanti volponi e volpachiotti se ne stanno accovacciati in quella corte, e nemmeno i lupi tarantini li hanno temuti.

Anonimo ha detto...

Non era, poi, tanto male, la "requisitoria" in poltrona del boccio-pancio.
Siete solo dei criticoni!!!
F

Anonimo ha detto...

Io tornerei a sottolineare l'importanza della cancellazione degli sms dal cellulare di Melania. Non è logico pensare che Parolisi li abbia cancellati uno ad uno (anzichè in blocco) nel momento del vilipendio, sia perchè ciò gli avrebbe rubato troppo tempo, sia perchè, volendo distogliere l'attenzione da se, avrebbe dovuto cancellare anche i due messaggi rimasti, che costituivato prova della crisi tra i coniugi. Interpreterei piuttosto la cancellazione dei messaggi, della quale mi sembra di non aver letto mensione nelle motivazioni della sentenza d'appello, come indizio a discarico di Salvatore, il quale non poteva non avere interesse a cancellare anche gli ultimi due messaggi. Forse invece a qulche altro interessava proprio seminare il dubbio della crisi di coppia.
Sarahkey

Giacomo ha detto...

Niente da fare. Un succhia ruote della procura tarantina nel caso di Avetrana non potrà mai rendersi credibile come difensore.
Si vede lontano un miglio che non è convinto dell'innocenza di Parolisi.
Parolisi è sfortunato. Dovrebbe cambiare difensore.

Giacomo

Pamba ha detto...

Chiamati a decidere nell'interesse della minore...
hanno rinviato al 29 settembre!
Che tristezza..

"ASCOLI - E' stata rinviata l'udienza davanti al Tribunale dei minori di Napoli al quale si era rivolto Salvatore Parolisi, attraverso il suo avvocato Federica Benguardato, per poter incontrare sua figlia Vittoria. Il giudice, ieri mattina, ha disposto il rinvio al prossimo 29 settembre a seguito della mancata notifica di una parte degli atti del procedimento alle controparti. A maggio dello scorso anno, Salvatore Parolisi aveva dato mandato al suo avvocato di presentare l'istanza sulla base della relazione presentata dalla consulente d'ufficio, la psicologa Giuseppina Bencivenga, nominata dal giudice tutelare di Nola. Nella perizia depositata, il perito del tribunale sottolineava la necessità nell'interesse della minore di farle incontrare il padre Salvatore Parolisi. Il rinvio disposto ieri ha di fatto spostato solo di qualche mese il braccio di ferro con la famiglia Rea che, attraverso il suo difensore, l'avvocato Marco Capone, è decisa a dare battaglia e ad opporsi alla richiesta del caporalmaggiore. La famiglia Rea, a cui è stata affidata la piccola Vittoria Parolisi, è decisa ad opporsi facendo forza anche sul fatto che la perizia della Bencivenga era stata effettuata prima della due sentenze di condanna di Parolisi per l’omicidio della moglie Melania avvenuto a Ripe di Civitella a pochi chilometri da Ascoli."

http://www.ilmattino.it/PRIMOPIANO/CRONACA/omicidio-melania-rea-salvatore-parolisi-tribunale-minori-napoli/notizie/481059.shtml

Chiara ha detto...

"il perito del tribunale sottolineava la necessità nell'interesse della minore di farle incontrare il padre Salvatore Parolisi. Il rinvio disposto ieri ha di fatto spostato solo di qualche mese il braccio di ferro".

8 mesi per una bambina di 4 anni sono 1/6 della sua esistenza.

gli adulti devono smetterla di misurare il mondo col proprio metro.

Mimosa ha detto...

Ciò dimostra quanto la famiglia R. sia convinta della colpevolezza di Salvatore e quanti soldi sono disposti a sborsare “per il bene della bambina”, alla quale – mi auguro fervidamente – prima o poi qualcuno le inculcherà qualche dubbio e le aprirà gli occhi! La fanno vivere in un’atmosfera di astio senza possibilità di confronto, controllano persino quello che in casa dei P. dicono e fanno quando tengono la piccola. Mi immagino quanti veti hanno posto, pena denunce … con le conseguenze scontate.
Piccola e povero Salvatore! Rovinata l’esistenza dell’una e distrutta per sempre quella dell’altro!
E intanto gli assassini e gli stagisti, e coloro che li coprono, se la godono.

Quanto dolore, quante porcherie, quanta ingiustizia, quante trame, quanto sudiciume attorno a noi!

Mimosa

Pamba ha detto...

Notizie dal TGR

In settimana verrà depositato il ricorso in Cassazione.
Al team dei difensori di Parolisi si aggiunge Titta Madia, noto avvocato cassazionista del Foro di Roma.

Pamba ha detto...


Sempre dal TGR e dalla stampa locale

Depositato stamattina il ricorso in cassazione.
- documento di 200 pagine
- principali motivi del ricorso: violazione del diritto dell'imputato al processo pubblico (Gentile) ed errata valutazione delle prove da parte del giudice di secondo grado (Biscotti).
Madia ancora non sembra essersi espresso in pubblico.

Mimosa ha detto...

Grazie Pamba cara,
confidiamo che Massimo riesca ad avere il documento e a linkarlo. Credo sarà fonte di una bella analisi da parte nostra. Non vedo l’ora di sapere come invece si comporterà Titta Madia.

Mimosa

PS – mi viene solo da fare un’osservazione sulla parte di Bis: mi pare di ricordare che concedere il processo pubblico, a porte aperte, sia una “facoltà” non un obbligo.
Nessuno ricorre contro le illogicità delle Motivazioni?
E contro le incongruenze ad esempio riguardo alla miracolosa comparsa di una tuta mimetica addosso ad uno a cui viene un raptus nei secondi che la moglie è occupata a fare pipì? o sui tempi dello staging?

Anonimo ha detto...

Mimosa
In merito alla tua prima osservazione, dal Messaggero, ecco quanto afferma l'avv. Gentile:
«A Salvatore è stata negata una pubblica udienza del suo processo di secondo grado, con una decisione inaspettata e sorprendente. Parolisi aveva fatto richiesta scritta, con cui rinunciava a parte del pacchetto premiale previsto dal codice quando viene chiesto il rito abbreviato: l'udienza pubblica è un suo diritto al pari di quella segreta in camera di consiglio: il giudice non ha discrezionalità su questo». Per l'avvocato Gentile, la motivazione addotta dai giudici di secondo grado, è stata «inconferente rispetto a quanto richiesto da Parolisi», citando sentenze datate e non valutando precedenti importanti in cui l'udienza pubblica è stata concessa: «È successo - conclude l'avvocato Gentile - per Anna Maria Franzoni nel delitto di Cogne, a Rudy Guede nell'appello per l'omicidio dei Meredith Kercher e anche a Winston Manuel Reyes per l'uccisione di Alberica Filo della Torre.

Sarahkey

Pamba ha detto...

Ciao Mimosa e SarahKey
anch'io aspetto di saperne di più, così a caldo mi sembra un po' riduttivo limitare il ricorso a queste contestazioni.
Dai, speriamo ci sia dell'altro!

Purtroppo credo che Salvatore debba aspettare ancora a lungo...Chiacchiere di giornalisti, probabilmente, ma oggi un quotidiano parlava di decisione sul ricorso per settembre-ottobre...
Che tempi, ragazze, la giustizia!

Pamba

Mimosa ha detto...

Guarda, Sarahkey, che non è vero che il giudice non abbia discrezionalità sul tipo di udienza, altrimenti la difesa avrebbe potuto fare immediata impugnazione del rifiuto.
Se l'avv. ha citato precedenti, vuol proprio dimostrare che non è cosa scontata!
Meglio di me potrebbe spiegare le procedure processuali Chiara.
Ora sono stanchina, altrimenti andrei io stessa alla ricerca nel mio archivio.
Ciao,
Mimosa

Anonimo ha detto...

Dal Tempo apprendo che Parolisi è stato rinviato a giudizio davanti al Tribunale militare di Roma per "violata consegna aggravata e continuata", il processo si aprirà il 27 maggio. Strano che, per la contestazione di fatti presumibilmente accaduti a fine corso, quindi a marzo, si riportino tre date relative ai mesi di gennaio e febbraio.

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=2&cad=rja&uact=8&ved=0CDIQqQIwAQ&url=http%3A%2F%2Fwww.iltempo.it%2Fabruzzo%2F2014%2F03%2F07%2Fdrink-in-caserma-parolisi-invitava-giovani-soldatesse-1.1227028&ei=4XcZU9HMJYHlswa4l4Bg&usg=AFQjCNF4MZvmfZcSDow9cjTY0lBk5Q_HZg

Sarahkey

Pamba ha detto...

Eh già' SarahKey, molto strano...
Queste date prima non ci sono, poi quando la Difesa chiede di contestualizzare i fatti...saltano fuori ...
Me la immagino la frenetica consultazione del calendario dei turni di Salvatore ;-)

Ah, sembra poi risaputo che Parolisi sia astemio...Bella festa, un drink a senso unico?

Comunque il tutto servirà ancora una volta a rigirare l'ennesimo servizio sulla caserma a luci rosse ed a tenere alta l'attenzione sul presunto "cattivo soldato".

Ah h, dimenticavo, se volete sapere CHI sono i militari imputati di violenza sessuale, finalmente sappiamo i loro nomi completi:
Maresciallo Antonio di Gesù e Caporalmaggiore Giancarlo Mosca.
Perché lasciarli solo come comparse?:-)

Pamba

Mimosa ha detto...

In merito ai fatti contestati per l’accusa di “violata consegna”, questa sera a QG l’avv. Benguardato suo difensore in tale causa
– che preciso è di pertinenza esclusiva del codice militare, senza influenza sulle pene comminabili dall’ordinamento giudiziario per i civili né ingerenza –
ha dichiarato che nell’incartamento prodotto dall’accusa non vi è citata alcuna data né certa né presunta di quando avvennero i fatti contestati, come appunto rileva l’articolo segnalato da Sarahkey.

Nell’articolo sta scritto “tra il 2008 e il 2009”, ossia in periodo antecedente il matrimonia del caporalmaggiore, pertanto, nei primi tempi in cui SP arrivò in quella Caserma … e chi dice che, neo arrivato, non abbia seguito l’andazzo esistente?

Ad ogni modo anche fossero “solo” 3 date, e distanziate nel tempo nell’arco di un anno, come si può parlare di violazione “continuata”??? … accusa smontabile in un baleno anche da un avvocatuccolo alle prime armi, anche da un avvocato di paesotto.

Andrà a finire in niente: proscioglimento per “insussistenza delle prove”, sperando che la Benguardato “guardi bene”, e forse non per merito del collegio difensivo (sperando non ci mettano lo zampino il gatto e la volpe), ma per intelligenza del Tribunale militare.

Mimosa

Anonimo ha detto...

E' in funzione la solita macchina del fango per Parolisi, cambia il procedimento penale ma l'approccio è lo stesso. Non era stato appurato che il suo ultimo incontro con Ludovica risalisse a gennaio? Sembra a me o nell'articolo seguente si percepisce il solito filo conduttore e, forse, la solita mente a ispiratrice?

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=2&cad=rja&uact=8&sqi=2&ved=0CDIQqQIwAQ&url=http%3A%2F%2Fmentiinformatiche.com%2F2014%2F03%2Fsalvatore-parolisi-viene-rinviato-a-giudizio-per-linchiesta-a-luci-rosse.html&ei=LrYiU6vGN6LOygOVooK4CQ&usg=AFQjCNHyw-Xf_6EEI7vanVot4Zv7XavYSw&bvm=bv.62922401,d.bGQ


Sarahkey

Pamba ha detto...

Sì Sarahkey, ultimo incontro in gennaio (è proprio Ludovica che
lo scrive):

"Ludovica Perrone (755936667) 2011-03-15 16:23:41 UTC
io non ti credo piu!!!!!mi avevi giurato che saresti venuto!!!!!che ci saremmo visti visto che sono due mesi!!!!!"

Anonimo ha detto...

Oggi è il 18 aprile, giorno in cui ad una giovane donna, madre e sposa, di nome Melania, è stata brutalmente strappata la vita, da parte di ignobili individui che ancora si nascondono nelle tenebre, e, ancor più considerato che oggi è Venerdì Santo, mi sembra doveroso rivolgerle una commemorazione, un ricordo e anche una preghiera, affinché da lassù riesca a far capire a qualcuno di quaggiù come sono andate veramente le cose e salvi quell’innocente dall’ergastolo (un paio d’anni di galera possono essere sufficienti come punizione ad un fedifrago, mentitore abituale).

Ciao Melania, nessuno di noi ti dimentica.

Mimosa -

Ivana ha detto...

Anch'io rivolgo molto volentieri un ricordo e una preghiera per Melania...

Credo che un "mentitore abituale" menta sapendo di mentire perché non sa fare a meno di falsificare la realtà dei fatti, presentando il falso come vero e viceversa...
Se Salvatore Parolisi è, come è stato detto da qualcuno, "caratterologicamente mentitore"
come è possibile credergli quando ribadisce la propria innocenza?!
Come afferma Bion, le formulazioni false vengono conservate dal mentitore abituale come una potente barriera contro la verità, verità che lo condurrebbe a un vero e proprio tumulto psicologico...

Anonimo ha detto...

che ne dite? una foto di Melania come ex voto portata in processione:

http://www.intopic.it/notizia/6398026/

Anonimo ha detto...

Mah...
Più che devoti direi fanatici!