venerdì 20 dicembre 2013

Fanculo ai politicanti del salasso continuo. Per salvare l'Italia bisogna cambiare, in fondo per mostrare di avere gli attributi basta fare una croce sulla casella giusta...


Dopo atroci o finte sofferenze, gli pseudo politici italiani e i loro associati hanno deciso di approvare la legge di stabilità (quella già approvata in Senato nelle sue linee originarie il 27 novembre scorso). E' una legge di stabilità cambiata in molti contenuti e completata con innumerevoli integrazioni, tanto che ora appare diversa da quella che ci avevano descritto un mese fa (Clicca qui per visualizzare la Legge di stabilità - nella parte destra la versione originale, nella sinistra, in grassetto, le variazioni. Dal sito della Rivista di Diritto Amministrativo: "Guardianella.it"). A questo punto è una legge che non aiuta la vera economia, che fittiziamente taglia una tassa e spudoratamente ne inserisce altre che mangeranno con gli interessi quel minimo in più "donato" a chi ancora lavora. Ma questo a noi italiani poco deve importare, perché, ci dicono, diversamente non si può fare: abbiamo un tetto da rispettare. Lo vuole l'Europa. E se si sfora il tetto, pur nella ricerca di dare aiuto ai cittadini italiani, magari favorendo una crescita occupazionale come si è deciso di fare in Giappone e in America (da tempo negli USA vengono stampati 85 miliardi di dollari al mese), si rischia di uscire da una linea guida che predilige, ma solo per alcune nazioni, il rigore assoluto. In poche parole, da anni l'Italia viene ripresa e bacchettata dall'unione europea affinché non sfori più del 3% del Pil (prodotto interno lordo che si aggira all'incirca sui 1800 miliardi annui), così da non aumentare il suo debito pubblico.

Ma queste continue restrizioni, oltre ad intaccare in maniera sostanziale i risparmi delle famiglie e a contribuire a una recessione dei consumi, ci impediscono di crescere e di sviluppare una migliore economia nazionale... che resterà al palo fino a quando non ci saranno menti super partes in grado di cambiare la politica nostrana e fermare gli sprechi e le ruberie che da oltre mezzo secolo sono agevolate dai politicanti dei vari partiti (vedi sovvenzioni ad aziende comandate dai delfini di turno e consiglieri che coi soldi pubblici ci pagano le ostriche e il regalino per l'amante con contratto da amante). E questo, lo dimostrano i dati e le aziende costrette a chiudere o a licenziare, ci farà sprofondare sempre più nel baratro e, visto che in nome del rigore l'unione europea e i nostri governanti ci stanno curando con l'olio di ricino, costringerà l'italiano in rovina a chiedersi se davvero siamo un popolo malato che non merita considerazione a livello internazionale. A guardare il tutto dall'esterno si capisce che non può essere così, che siamo meno malati di altri dato che in Europa solo Austria, Germania, Estonia, Filandia e Lussemburgo sono rimaste, come l'Italia, per anni ed anni sotto il 3% previsto dalle regole, come dimostra lo schema (da Wikipedia) riferito all'anno 2012.

PaeseFinanza pubblica 2012
deficit (-)/surplus (+) annuo rispetto al PIL[5]debito pubblico rispetto al PIL[5]
Limite di riferimentomax deficit -3%max debito 60%
Austria-2.5%73.4%
Belgio-3.9%99.6%
Cipro-6.3%85.8%
Estonia-0.3%10.1%
Finlandia-1.9%53.0%
Francia-4.8%90.2%
Germania0.2%81.9%
Grecia-10.0%156.9%
Irlanda-7.6%117.6%
Italia-3.0%127.0%
Lussemburgo-0.8%20.8%
Malta-3.3%72.1%
Paesi Bassi-4.1%71.2%
Portogallo-6.4%123.6%
Slovacchia-4.3%52.1%
Slovenia-4.0%54.1%
Spagna-10.6%84.2%
██ violazione del parametro da due o più anni consecutivi  ██ violazione del parametro annuale 

Ed allora perché usare l'olio di ricino con gli italiani e, di conseguenza, con i figli degli italiani che un domani si troveranno a non avere un lavoro stabile? Si potrebbe pensare che ci vogliano far scontare un peccato originale solo nostro, quel debito accumulato (il debito pubblico) dai governi poli-partitici che negli ultimi cinquant'anni hanno sperperato e buttato soldi (quando non li hanno addirittura rubati) invece che generarne (e l'eredità rimasta in carico allo Stato ci costringe ancora oggi a buttare decine di miliardi ogni anno). La colpa di questo è certamente nostra e dei nostri avi, visto che il popolo non ha provato a bloccare l'emorragia di denaro che i penta e più partiti si spartivano o donavano ai nuovi ricchi. Ma non è stato un malessere solo nostro, visto che il debito pubblico italiano, che tanto fa paura perché ha superato la soglia dei 2000 miliardi, è inferiore a quello tedesco che negli ultimi cinque anni è cresciuto del 34% arrivando a quota 2146 miliardi (e quel 34% di aumento in 5 anni non è un dato da sottovalutare). Quindi? Cosa l'Europa ci fa scontare di così grave? Suvvia, non fate gli gnorri! La risposta è facile. Stiamo pagando le colpe di una classe politica povera di tutto e ricca solo di persone non in grado di imporsi fra i leader europei, di una stampa che non esalta la nostra nazione, come fa quella di altri paesi, ma preferisce lanciare nell'etere le sue accuse di parte pur di ridicolizzare anche il privato dell'avversario politico di turno, pur di far conquistare al proprio partito quel posto al sole che consente di insediarsi in un parlamento che potrà legiferare e continuare ad aiutare.

Non può essere diversamente dato che anche la Francia, pur sforando da anni ed arrivando quasi al 5% (con un debito pubblico prossimo ai 2000 miliardi) conta più di noi e assieme alla Germania ha dettato legge (solo da un anno sta cercando di modificare lo status anche da lei creato). Per cui non è affatto vero che siamo gli ultimi della classe. E visto che la nostra economia e la decima al mondo, e visto che in quanto italiani ci stanno facendo "un culo così", ci piacerebbe sapere come l'Unione europea possa tollerare e tenere unite a sé quelle nazioni che economicamente ci sono inferiori ed hanno un continuo sforamento di molto superiore al nostro. Si sa che in alcune nazioni parlar male degli italiani è una sorta di sport nazionale, anche perché aiuta a far calare la voglia di investire sul nostro paese (con conseguente aumento di spread) per convogliare i denari in altre direzioni. Se avessimo una vera classe politica questo non accadrebbe. Una classe politica degna di tal nome, in presenza di un politicante europeo che parla male dell'Italia e degli italiani, chiunque sia il bersaglio, si indignerebbe davvero e davvero alzerebbe la voce e sbatterebbe le sedie sui tavoli di Bruxelles. Invece da noi si preferisce, prima di imporsi per tutelare la propria nazione e popolazione, far comunella con lo straniero, irridere l'avversario nazionale e sghignazzare mentre si racconta al popolo quale imbarazzo abbiano creato nel mondo le parole dello sconosciuto: sia tedesco, francese o di altre nazioni.

C'è forse da capirne i motivi? Se in chiave europea l'ital-politico non reagisce nel modo dovuto, quindi subisce facendo scivolare in basso la stima nella nostra nazione, è perché a livello nazionale è conveniente far passare per imbecille il nemico elettorale di turno fingendo di essere migliori anche se si è parte di uno schieramento dimostratosi incapace di cambiare direzione e allontanarsi da chi ha combinato solo guai, oltre ad aver sperperato e sprecato per decenni. Io sono italiano e in quanto italiano posso farlo: è un mio diritto criticare chi mi governa o chi va a svernare o a dormire nel mio parlamento. Di sicuro, almeno sino a quando non verremo conquistati completamente da altre nazioni, nessuno straniero ha il diritto di criticare i miei pseudo-politici. E soprattutto, non ne hanno il diritto quegli ominidi che girano per i parlamenti d'Europa a dettar legge. Personaggi ambigui e non migliori dei nostri (ed è tutto dire). Io non mi immischio con le faccende private di altri Stati, se queste non si ritorcono in mio sfavore, e critico i politici stranieri solo quando mi imbatto in cretini che si intromettono senza motivo nelle faccende e nel privato altrui. Poco importa che il cretino sia tedesco o francese: nessuno di loro si deve sentire in diritto di spettegolare ed entrare a piedi uniti sugli affari italiani. Se è vero che i panni sporchi si lavano in famiglia, i nostri ce li laviamo da soli.

Insomma, per come la vedo, io mi sento e sono figlio di una nazione che non ha nulla da imparare. Di una cultura che ha insegnato tanto a tutti i popoli del mondo. Non sono né figlio delle miniere di ferro né degli schiavisti né dei colonialisti a oltranza né dei pozzi di petrolio. Sono nato e vivo nel paese in cui tutti vorrebbero venire, una nazione che in ogni muro e scavo trasuda millenni di storia. E' vero, noi italiani non siamo più né santi né poeti né navigatori e, come d'altronde in tutti i paesi del mondo, abbiamo panni sporchi che da tanto dovremmo lavare. Lo sappiamo e stiamo cercando di provvedere. Dobbiamo forse farlo in pubblico per dar soddisfazione a chi vive lontano da noi? Per dar soddisfazione a chi i panni sporchi li lava nell'intimità dei propri confini cercando, grazie a una stampa che non ama pubblicizzare le magagne del proprio paese, di non far troppo rumore? Ed a proposito dei nostri panni sporchi, si diceva che la legge di stabilità in un mese è cambiata. Siamo alle solite. Chissà perché quando da noi una legge cambia, cambia sempre a favore dei soliti noti. Chissà perché ancora una volta ci troviamo di fronte a una legge che non aiuta gli italiani, hai voglia a dire il contrario. E chissà perché ci troviamo di fronte a una legge che solo ad alcune categorie ha fatto alzare i toni della critica.

Ad esempio ha alzato la voce Confindustria, che dall'alto di una crisi oramai perenne, dall'alto di un continuo rischio di perdere commesse e altre aziende (a causa della mancanza dello Stato che si fa vedere solo quando richiede le sue infinite tassazioni), per l'ennesima volta non ha trovato nulla di positivo in quanto approvato dal governo e ha paragonato gli effetti della recensione di questi ultimi anni, che si spera stia passando ma che non passerà con questa legge, agli stessi danni che una lunga guerra provocherebbe sui cittadini. Confindustria ha ragione perché questa legge non aiuta gli industriali a cercare nuovi addetti, quindi neppure gli otto milioni di italiani disoccupati a trovare un impiego.

Hanno alzato la voce anche i sindaci che si son visti tagliare dallo Stato, già indebitato con quasi tutte le città italiane, risorse per oltre un miliardo e mezzo di euro. Ma, statene certi, la loro voce porterà il governo a cedere al loro ricatto e a provvedere. Infatti l'Anci (associazione nazionale comuni italiani) ha posto un out out ai politici affinché ci siano veloci decreti correttivi che riportino i soldi al loro posto: quindi anche nelle casse comunali. Il loro lamento ha motivo d'esistere, visto che a fronte del miliardo e mezzo non trovato per i comuni, soldi che servono per assicurare i servizi ai cittadini (vessati in modo abnorme anche a livello locale), di miliardi il governo ne ha trovati ben sette da poter donare, tramite mance e marchette, ai soliti "amici" di partito. E per fare questi doni, in Parlamento non ci si è arrovellati neppure tanto, visto che si è trovato facilmente la maniera di inserirli nella legge, riuscendo così a sistemare le "ultime cose" e a fare in modo che il vecchio metodo politico, quello che sporca altri panni, non morisse: parlo dei piaceri che i partiti elargiscono, in totale autonomia o in accordo con le altre parti, a chi da sempre li sostiene. Quei "piaceri" che hanno appesantito nei decenni gli enti statali, costretti ad assumere personale da inserire dove personale non ne serviva (tipo gli impiegati statali che timbrano il cartellino e se ne vanno a zonzo, tipo i migliaia di stipendiati inutili in Alitalia), e hanno avvantaggiato le aziende collegate al sistema, costrette con quei soldi a pagare stipendi milionari a funzionari di partito pur avendo buchi economici fin troppo profondi e insanabili.

Attilio Fontana, presidente dell'Anci Lombardia, in un momento di rabbia ha dato ai giornalisti qualche numero. Ha parlato di 5,5 milioni stanziati per 120 funzionari che si occupano di fondi europei, di 100 milioni per il polo museale Eur Spa (e qui si scade nell'assurdo, visti i 50 milioni chiesti, raddoppiati dai politici, e i lavori iniziati e mai finiti da Eur spa), di un milione per l’Orchestra del Mediterraneo al San Carlo di Napoli, di 22 milioni per coprire la condanna del Tar comminata a Sorgenia (azienda di De Benedetti).

Insomma, qualcuno che si è lamentato c'è. E naturalmente, fra loro anche i deputati e gli onorevoli del movimento cinque stelle che per far meglio capire come ci si muova nei palazzi quando ci sono soldi da spartire o tagli da fare, hanno pubblicato un video in cui si vede un intrallazzatore politico che al cellulare spiega ai suoi committenti quanta fatica abbia fatto per sistemare "a modo" ogni cosa (qui il video). Chi invece non pare lamentarsi mai è la maggioranza degli italiani che, nonostante le tasche vuote e le sempre più bollette da pagare, si adagiano e lasciano soli quei pochi manifestanti che lottano anche per i loro diritti. Sarà perché la base che compatta vota sempre e comunque per il partito democratico, quella che riempiva Roma se invitata ad andare dai funzionari di sinistra, non sa più come comportarsi, essendo, in pratica, parte attiva di quel governo che comanda, tassa a tutto spiano e ancora sperpera? Sarà perché l'Italia non ha mai avuto un popolo unito, essendo gli italiani, per istinto primordiale, assuefatti al feudalesimo: quindi capaci di ubbidire a padroni sempre diversi e a combattersi fra loro? O forse sarà il Natale che è alle porte? Sarà che la maggioranza del popolo pensa a come trascorrere le feste e a far quadrare un bilancio familiare fallimentare... perché ormai in troppi si sentono di vivere al di sotto della soglia di povertà?

Sia come sia, purtroppo neppure nell'epoca dell'informazione, non quella di Stato che occulta ma quella indipendente e libera che non aiuta a nascondere le magagne politiche, alla massa italiana disturba il fatto che i loro politici siano scarsi di spessore e per questo snobbati e poco ascoltati in Europa. E non disturba neppure che il loro governo continui a non fare una giusta legge elettorale, che non riesca a riformare una istituzione come la Giustizia, da decenni in mano a lobby di partito che si spartiscono tribunali e potere, non disturba che la scuola continui ad essere snobbata e non trattata per come merita, che la sanità scada sempre più in basso e che continuino ad esistere amministratori e consiglieri ladri inseriti dai partiti nei punti strategici. Non disturba alla massa che i politici insistano, ad ogni disegno di legge o decreto provvisorio, a mettere nelle tasche dei cittadini la loro lunga mano per poter sovvenzionare coi soldi del popolo, come nell'era peggiore della prima repubblica, chi non andrebbe sovvenzionato (prima di chiedere aiuti pubblici si dovrebbe dimostrare di saperli amministrare i denari, non di saperli solo spendere o regalare agli amici degli amici). Insomma, agli italiani che non sanno come fare a lavare quei panni sporchi che ormai puzzano, che si adagiano su una speranza che a poco a poco si affievolisce, serve una scossa, un qualcosa che li porti davvero a protestare e a mettere in minoranza un governo che si è dimostrato non sottomesso ai suoi cittadini, ma prono alle lobby e a quegli pseudo-politici del rigore che senza averci conquistati in guerra pretendono di comandarci a bacchetta.

Mettiamocelo nella testa una volta per tutte. L'Italia è nostra, non dei tedeschi, non dei francesi, non degli americani, non dei cinesi o dei russi... e solo noi possiamo aiutarla ed aiutarci. Perciò alle prossime elezioni, se non volete trovarvi con i ragni nella dispensa e i figli che vi guardano disperati, se davvero amate la nostra nazione, se non volete continuare ad essere burattini che si muovono all'unisono grazie anche a un sistema mediatico in gran parte colluso, informatevi al meglio, non credete ai giochi di prestigio, svegliatevi e se vi rendete conto che il vostro vecchio ideale politico non vi merita perché comandato da uomini surclassati da una politica straniera che ha creato cittadini europei di serie A e di serie B, uomini che non soffriranno mai la fame perché votandoli li avete fatti ricchi, uomini che vi hanno lasciati soli a lottare contro tutti i balzelli anche da loro inventati, invece di attaccarvi a una speranza usate al meglio la matita che vi metteranno in mano. Siamo italiani e l'Italia è nostra... estirpiamo le erbacce e salviamola da chi la sta trattando come una nazione qualsiasi.

3 commenti:

PINO ha detto...

Non è un "commento" quello che potrebbe esprimere il disgusto, l'indignazione, ed il disorientamento di un popolo vessato, umiliato e sottoposto ad espoliazioni morali, culturali ed economiche, come quello italiano, in questo preciso, disastroso momento della sua storia recente.
Forse, le semplici parole di quella "maschera" di cartapesta, potrebbero essere spronanti a scuotere la coscienza di una intera nazione posta in coma forzato.
Pino

magica ha detto...

le nostre sventure partono da lontano . ,
.
in italia è mancato il buon padre di famiglia., . anzi quel padre ha sguazzato a piu' non posso ,' .
molti si sono arricchiti mentre altri che non avevano poteri un po' alla volta sono diventati poveri .
di politica non mi piace parlare , ma sto attenta a quello che succede .
mi devo fidare di quelli che la pensano come me .

Manlio Tummolo ha detto...

Caro Massimo,

il doloroso della situazione è che non ci sono caselle "giuste" su cui mettere la croce, salvo che mettere la croce voglia dire finirla con tutti. Si dovrebbe svegliare almeno il 60 - 70 % del popolo, in Italia come in Europa, e delegare solo condizionatamente e a ragion veduta i propri rappresentanti. La vera democrazia esige un'alta coscienza civica e politica proprio tra i comuni cittadini, ed è proprio quello che manca, perché si sono usati, volendo, tutti i mezzi per rincretinirli, rimbambirli, distoglierli da tale coscienza. Il fatto è che un popolo di rincretiniti non è garanzia di tranquillità, ma solo di reazioni feroci quando verrà poi la resa dei conti, tra un anno o fra 100.

Pare sventuratamente che l'umanità non riesca ad imparare qualcosa (e spesso non durevolmente) se non attraverso fiumi di sangue.