giovedì 23 maggio 2013

Roberta Ragusa. Testimoni nuovi e nuovi veggenti alimentano un indagine inseritasi in un labirinto che pare senza uscita...


Non ci crederete, una convinzione ormai solida e radicata ve lo impedisce, ma a Pisa siamo arrivati al caffè: fra poco la cena sarà finita e ancora non si saprà nulla di quanto accaduto a Roberta Ragusa. E' viva e nonostante i figli ha deciso di rendere vendicativo il dolore da lei provato negli ultimi otto anni? Anni in cui ha convissuto da amica con l'amante di suo marito, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno? Anni di corna e prese in giro generali, visto che tutti sapevano e lei era l'unica a non sapere? Oppure è morta davvero. Uccisa da un qualcuno che conosceva da molto o da pochissimo, un qualcuno che le ha offerto il suo aiuto nelle sere di sconforto o in una sera di sconforto, un qualcuno che si era offerto di parlarle della famosa amante, un qualcuno che credeva di conoscere ma in realtà non conosceva affatto? O forse è stata uccisa dal marito dopo un litigio nato proprio a causa dell'amante? Oppure, chissà, magari aveva premeditato l'omicidio da tempo perché la moglie gli era d'intralcio, visto che la relazione extraconiugale stava prendendo sempre più spazio? Che sia viva non lo pensa nessuno. Nessuno ci crede o vuole crederci. Che sia morta lo dicono in primis i procuratori, seguiti dai media e dall'opinione pubblica sovrana a cui viene demandato il compito di bruciare il già condannato. Poco importa se non c'è cadavere, perché per chi ha in mano le indagini è certo che il marito l'ha uccisa e poi sepolta. E presto la pagherà cara! Queste ultime frasi sono diventate un tormentone e ormai le ripetono tutti in coro. Non solo i media, ma anche la gente comune: è un mantra ossessivo che ha convinto e sta convincendo anche chi di solito è propenso ad usare la logica prima di schierarsi. E nel caso in questione, come in tanti altri che l'hanno preceduto, la logica pare diventare un fattore irrilevante. Perché? Perché troppe cose non tornano - si dice in giro - troppe balle aleggiano sull'aria fresca di San Giuliano, sull'autoscuola e su quel di Gello in particolare. Il marito non la racconta giusta e la gente è reticente... è omertosa perché di certo ha visto e tace! Lui è un bugiardo traditore che si è liberato di una moglie scomoda e invadente per non darle una lira e poter vivere con l'amante, loro lo sanno ma non parlano... sono tutti suoi complici e lo proteggono.

Ma davvero si può credere che a Gello c'è chi sa qualcosa e da subito ha deciso di tacere? Siete mai stati a Gello? Avete mai parlato con chi vi abita? Credo proprio di no. I media e il mantra ossessivo colpiscono l'opinione pubblica e la convincono, come può convincere il pinguino di uno spot (se hai capito il concetto è perché sei intelligente e potrai navigare e messaggiare illimitatamenteeee), di chissà quali indizi o prove, e per tutti ora il Logli è, in anticipo rispetto ai tempi (manco si sa se andrà a processo), un vile assassino. Quasi che di un fatto non provato, di un omicidio senza vittima, vi sia la certezza assoluta perché lo vuole la procura e lo vogliono i media. E già!, gli indizi nel nostro ordinamento stanno prendendo sempre più le sembianze della "prova"! A Teramo come a Taranto, ed ora anche a Pisa, si son trovate troppe stranezze non appena si è stretto il cerchio investigativo su un unico indagato. A Teramo come a Taranto, ed ora a Pisa, più passano i giorni più spiccano il volo nuove ricostruzioni e nuovi testimoni. Ad oggi quelli su cui far conto sono tre. No, sono quattro, o forse cinque o forse più di cento. Testi attendibili, ci dicono, testi che non avrebbero motivo per mentire. E al momento non c'è alcun motivo per dubitarne. E' giusto come ragionamento, ma forse qualche ricordo strano è affiorato a posteriori nella mente di chi ha aspettato a parlare perché intimidito dalla famiglia Logli. Famiglia che ora non intimidisce più. Tanto che dalla bocca del teste di punta, spunta pure la descrizione di un indagato provato, bianco come un cencio, come un cadavere, perché non ce la fa più a nascondere quanto di male ha fatto alla moglie. Parole e testo di Loris Gozi, l'ex timoroso testimone che dal parlare poco nascosto dietro un cappuccio è passato al non tacere mai. Oppure, se vogliamo ragionarla come il suo ex avvocato, è passato al parlare troppo con chi gira armato di microfono.

E questo suo modo di fare inizia a dar da pensare, come ha fatto pensare il modo usato da una testimone di Avetrana, che forse il suo intento non è solo il voler aiutare chi indaga... perché sembra quasi chieda una mano ai telespettatori, mano che nessuno pare intenzionato a dargli (pur se a parole tutti gli sono vicini). Lui non perde occasione per far conoscere la sua situazione privata, quasi voglia intenerire chi lo ascolta, e ormai tutti sappiamo che non lavora e che anche la moglie, a causa della testimonianza del marito, il lavoro lo ha perduto. Ma lui agli inquirenti aveva parlato già all'inizio dell'estate scorsa, e fin quando non è apparso in video con tanto di volto sua moglie ha lavorato senza problemi. Quindi, fosse pure ingiustamente, se c'è chi ha deciso di interrompere un rapporto lavorativo, il motivo lo ha trovato nella troppa pubblicità che le sue uscite mediatiche hanno messo in circolo. Non a tutti piace di avere giornalisti alla porta della propria pizzeria, non a tutti piace di rilasciare dichiarazioni ai vari canali televisivi. A questo punto c'è da sperare che lui e sua moglie trovino un nuovo impiego. C'è da sperare che la smetta di rilasciare interviste ai media e che parli solo coi procuratori. Ma non è l'unico a cui serve una mano. Come si diceva i testimoni, inizialmente inesistenti, ora sono aumentati. L'ultimo è apparso da pochi giorni: è uno spacciatore extracomunitario da tempo agli arresti domiciliari per una rapina andata male. Lui, al buio e sottozero, in una notte di gennaio del 2012 si trovava in una pineta al confine fra Migliarino e Torre del Lago. In quei frangenti, mentre era intento a spacciare, dice di aver visto entrare fra gli alberi due persone che trasportavano un enorme sacco nero. Una di queste, ora a forza di guardare la tivù ne ha la certezza, era il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli.

Ohibò! Ma allora, se il suo ricordo è giusto, il Logli aveva davvero un complice! E torniamo al primo testimone e alla sua famiglia che parlano di un altro uomo assieme al marito quando s'è presentato alla loro porta con una foto incorniciata. La stessa foto vista da tutti noi sui giornali e in televisione. Oddio, c'è da dire che tutto può essere e che tutto al mondo può accadere. Può essere che il Logli sia andato a cercare la moglie nel punto in cui vi erano più roulotte e nascondigli ed ora non lo voglia dire. Perché, anche l'avesse fatto in buonafede, ammettere quella ricerca dopo il bailamme creato dall'avvistamento e dalla litigata testimoniate dal Gozi, significherebbe dare carte servite agli inquirenti che non vedono l'ora di arrestarlo e di fargliela pagare. Il Logli sa bene, come lo sanno i suoi figli e non so in che modo riescano a superare questo trauma, che le indagini della procura si sviluppano solo contro di lui. A confermarglielo, se mai ne avesse avuto bisogno, è lo stesso teste dell'accusa che il 12 aprile sulla sua pagina facebook (pagina in cui da qualche settimana figurano quali nuovi amici anche tanti giornalisti) scrisse: "ringrazio tutti per la vostra solidarietà ringrazio tutte le cugine di roberta ragusa andrò contro avvocati giudici ma le mie parole rimarranno sempre quelle non le cambierò mai anche se qualcuno prova a mettermi paura però anche stamani ho incontrato gli inquirenti e mi hanno rassicurato che questo codardo la pagherà cara". 

Gli inquirenti mi hanno rassicurato che questo codardo la pagherà cara! Scrive il Gozi a chi lo segue su facebook. Non c'è che dire, le esternazioni degli inquirenti, riportateci dal testimone che le fa sue, sono interessanti e confermano tante brutte cose. Ma c'è da chiedersi: come farà il procuratore ad incastrarlo, quel codardo del marito, se nessuno confermerà mai la testimonianza del suo teste eccellente? Se nessuno si presenterà per dire che in via Gigli nella notte del 13 gennaio ha visto l'auto del Logli? Logli che di logica, secondo quanto affermato dal Gozi, pare non essere una persona normale ma un mago, visto che in un batter di ciglia, il tempo necessario al teste per entrare in casa e uscire coi cani (o col cane: questo passaggio non è chiaro dato che Quarto Grado parla di un cane mentre nel video del Tirreno si parla di più cani), fa sparire la sua auto ed apparire quella della moglie. Nel frattempo è andato a casa per cambiare la vettura ed è tornato con la Citroen nel punto esatto in cui sapeva che di lì a poco sarebbe arrivata Roberta... forse passando fra i campi? Per quale motivo doveva cambiare l'auto? E soprattutto: come faceva a sapere che sua moglie sarebbe sbucata sulla strada esattamente in quel punto? Oppure: lei è arrivata con la Citroen da Metato e si è fermata dopo aver visto il marito sul ciglio della strada? Era andata dall'amante di lui, da Sara Calzolaio, per cercare un chiarimento e stava tornando a casa quando è stata aggredita? E l'auto del Logli che fine ha fatto, visto che il teste non la vede nel secondo avvistamento? L'aveva già portata a casa un complice e lui era rimasto sulla strada in attesa? Ma il cellulare del Logli non ha registrato telefonate dopo le 0.17 e il Gozi sistema gli avvistamenti fra la mezza e l'una, come ha fatto ad avvisare un complice?

O forse l'auto era ancora in strada e il teste non l'ha vista? Quindi, dopo l'aggressione, il Logli sarebbe andato di persona a prendere il complice, forse con la moglie già morta sul sedile del passeggero, lo avrebbe fatto salire dietro e dopo aver insaccato il corpo, dopo averlo portato in un luogo sicurissimo, dopo averlo occultato, sarebbe tornato in via Gigli per riprendersi l'auto? E la Citroen? L'ha riportata il complice all'autoscuola e solo dopo il Logli l'ha riaccompagnato a casa? Madonna che caos e che movimento notturno. Ma se davvero fosse così: possibile che tutto quel viavai sia passato inosservato? Possibile che solo il Gozi abbia visto quell'auto in via Gigli? Ah, già!, dimenticavo che i gellesi sono omertosi. Però c'è da chiedersi, senza enfatizzare, cosa il teste, che senza pudore ai giornalisti dice di aver visto un cadavere che non ce la fa più a nascondere quanto di male fatto alla moglie, in realtà dichiari di aver visto. Lui ha parlato di un volto all'interno di una vettura parcheggiata. Dopo mesi in cui le televisioni picchiavano duro e le iniziative a Gello e San Giuliano si inseguivano a ritmo frenetico, disse che il viso era quello del Logli. Di altri volti non parla neppure ora, quando racconta la scena in cui figura esserci una coppia che litiga di brutto. Lui non ha mai detto di aver visto altre facce, ha sempre affermato di aver sentito le urla di una donna e di aver notato un'auto simile a quella della Ragusa. Non di aver visto i volti del Logli e di sua moglie, non di aver visto per certo l'auto della Ragusa. Eppure quando parla in televisione è un colpevolista convinto in grado di convincere.

E torniamo alle mille domande che non portano a nulla. Torniamo a un orologio che nessuno sa se davvero esista, e pare davvero non esista, torniamo a degli abiti che nessuno sa se si siano ritrovati, torniamo a domande che non trovano una facile risposta, perlomeno in chi non è predisposto a credere ad ogni costo ai "si dice" spacciati per realtà. Insomma, i Pm sanno che i testimoni possono aver visto ben altro. Sanno che se si facesse un esperimento, ad esempio mettendo in una notte buia più uomini simili all'interno di varie auto ferme sul ciglio di una strada stretta (qual è via Gigli), ci sarebbe una alternanza di risultati (meno giusti e più sbagliati). Sanno che grazie ai tamburi dei media, nel tempo ci si può anche convincere di aver visto qualcosa di importante pur non avendo visto nulla di importante. Inoltre sanno che qualche aggiunta ai fatti narrati inizialmente, grazie al tam tam dell'informazione, i testimoni la tirano sempre fuori, che i loro ricordi vanno scremati e verificati al meglio. I due sopracitati saranno da ringraziare se quanto dicono un domani verrà provato, perché se i racconti sono reali non possono essere gli unici ad aver visto un simile movimento notturno. Un po' meno da ringraziare sono le altre decine e decine di testimoni che il clamore mediatico risveglia dal letargo e che servono solo a far scena e a perdere tempo. Quelli che vivono anche a centinaia e centinaia di chilometri da Gello e dicono di vedere con la mente. I loro nomi non sono importanti, almeno non su questo blog, ma le loro visioni paiono esserlo per la procura che li segue scodinzolante.

Sto parlando dei tantissimi sensitivi che fanno da patatine fritte, quindi da contorno, alle indagini degli inquirenti. C'è chi Roberta l'ha vista in acqua, ed allora i sommozzatori si sono immersi in ogni stagno o laghetto della Toscana, chi l'ha vista nelle grotte, e gli speleologi sono scesi nelle grotte, chi l'ha vista sotto terra, ed allora si è scavato con pala e piccone in ogni dove. Gli ultimi scavi in una zona lucchese del Monte Serra, zona irraggiungibile in auto (a che serve scavare se mai nessuno può esserci arrivato?) ma uguale alla descrizione della sensitiva che, per stessa ammissione di chi comandava le ricerche, era in stretto contatto telefonico sia con il responsabile della protezione civile che con lui. Protezione Civile che per darle ascolto ha fatto sudare le fatidiche sette camicie ai volontari che, oltre a dover sradicare una radice per poter operare, con pale e picconi hanno scavato buche profonde dai due metri e mezzo ai tre metri (questa la misura stabilita dalla veggente). Peccato per la medium e per la procura, che la terra nascondesse solo altra terra. In poche parole, i fatti si ripetono nel tempo e come in tante altre occasioni siamo arrivati al nulla investigativo assoluto. Non si sa che fare e siamo al punto che dopo sedici mesi di indagini ci si aggrappa al pizzo delle mutande dei veggenti, nuovi e vecchi, e dei testimoni che a ragionarci dicono di non aver visto nulla di rilevante. Almeno sino a quando non ci sarà chi potrà confermare anche solo in minima parte i loro racconti.

Ed alla fine della favola si torna sempre all'inizio, alle ricerche di un corpo privo di vita. Perché senza un cadavere che attesti un omicidio tutto è maledettamente complicato e difficile. Per questo ora in campo ci sono pure i droni: elicotteri in miniatura che hanno il compito di sorvolare quei punti di montagna in cui non si riesce ad arrivare (ma che li mandano a fare se davvero nessuno ci può arrivare?) e di rimandare immagini fotografiche. Siamo al limite dell'immaginazione o forse oltre ogni immaginazione. Ormai è chiaro che a Pisa non sanno che pesci pigliare, che ci troviamo di fronte ai soliti casi di cronaca nera amplificati dai media e mal digeriti dalle procure che, essendo sotto la lente dell'opinione pubblica, mettono in campo le solite indagini unidirezionali attuate al solo scopo, per non sfigurare, di incolpare l'unico indagato disponibile sulla piazza. Il problema è che c'è un marito nel mirino, ma non gli si può ancora sparare perché nessuno ha le munizioni per poterlo fare. Ed è un marito che con quanto si ha in mano non lo si può nemmeno interrogare (mesi e mesi che i media annunciano un interrogatorio imminente), perché prima occorre dare una forma logica ad una lunga serie di interrogativi. Cosa potrebbe chiedere un procuratore al Logli? Alla domanda: "C'è una persona che l'ha vista in via Gigli fra la mezza e l'una di notte, cosa ci faceva lì?" - corrisponderebbe la risposta: "Ero a letto a quell'ora, non in via Gigli".

E questa, anche se non sembra, è una risposta che toglie forza a quanto afferma il testimone. E la toglie proprio a causa dei tanti interrogativi. Quali, ad esempio: "Com'è possibile che solo il Gozi abbia visto il Logli, o almeno un'auto simile alla sua, in quella strada? Come si può essere certi che in un paio di secondi abbia focalizzato in maniera veritiera il marito di Roberta Ragusa, che in testimonianza dice ha cercato di coprirsi il volto, e la sua auto? Com'è possibile che all'una di una notte freddissima il Gozi portasse a spasso i cani per via Gigli, visto che ha un cortile recintato, visto che prima di arrivare in via Gigli doveva percorrere i circa cento metri della stradina sterrata, dove non c'è pericolo che i cani vengano investiti perché di notte non passano auto, in cui si affaccia la sua casa e che prosegue anche dalla parte opposta (non bastava per i bisogni?), visto che vive fra un insieme di appezzamenti di terra non recintati?"

Ed anche la domanda: "Per quale motivo, facendosi accompagnare da un altro uomo, il 14 gennaio è andato a casa del teste per ben due volte, sia di mattina che di pomeriggio? L'hanno vista anche i familiari del testimone?" - troverebbe una risposta immediata: "Io la mattina ho cercato Roberta, ho anche chiamato i Carabinieri e la Polizia, non mi sono fermato a casa di chi non conoscevo neppure nel pomeriggio, quando sono andato in caserma per la denuncia di scomparsa e poi a casa per star vicino ai miei figli che stavano soffrendo più di me". Pure questa risposta toglierebbe forza all'accusa, dato che si parla di familiari del Gozi e non di persone a lui estranee. Diverso sarebbe stato se qualche estraneo alla famiglia avesse notato il Logli o la sua auto entrare, visto che è andato per ben due volte, se non nel cortile del testimone almeno nella stradina che porta al cortile. Ci sono altre case in zona e c'è un allevamento di cani in fondo alla strada sterrata. Diverso sarebbe stato se dopo il primo verbale la procura avesse piazzato un paio di cimici in casa sua per capire quale parte possano aver avuto i media sulla testimonianza. Come diverso sarebbe se si sapesse il nome, sempre esista, dell'amico visto nel cortile di cui il Gozi ha parlato solo ultimamente. Ed a proposito: è alquanto strano che durante l'interrogatorio formale, di fronte a un giudice, questo importante particolare non sia uscito. Come è alquanto strano che dell'accompagnatore si sapesse già in fase di sommarie informazioni, come detto dal procuratore (ma aveva anche detto, per sbaglio?, che col Logli c'era uno della protezione civile) e solo nell'ultimo periodo, dopo l'intervista rilasciata dal Gozi a una tivù locale, si sia cercato di individuarlo con interrogatori mirati.

Insomma, alla fin fine è chiaro il motivo per cui la convocazione del Logli tardi ad arrivare. La procura cerca di trovare gli appigli che servono a non sbagliare le domande. O meglio: la procura cerca di trovare le domande da fare e di puntellare le poche parole buone di un testimone che al momento ha portato solo interrogativi e poche certezze (anche se per la stampa pare non sia così e l'opinione pubblica la segue). Perché portare a processo una storia simile può pagare solo in primo grado e solo a causa delle campagne mediatiche che bruciano sia la logica che il cervello degli uomini, siano persone comuni, giudici popolari o togati. Ma a processo è facile che mai ci si arrivi, perché un procuratore preparato e serio non può non capire che nell'insieme la testimonianza del Gozi, nebulosa e piena di forse, è tutto all'infuori che un fortino inespugnabile. Possono fingere di non capirlo i media, che resistendo su una posizione colpevolista incamerano introiti. Gli stessi media che stabilendo il loro quartier generale negli uffici dei procuratori, e continuando a chiedere informazioni, influenzano lettori e telespettatori con ricostruzioni via via diverse ma sempre colpevoliste. E non può essere diversamente visto che le prime ricostruzioni, sempre e in ogni caso, le porta chi accusa, cioè la procura. Ed è logico che un attacco mediatico di massa pressi in maniera negativa chi indaga, chi deve decidere se optare per un processo o per un'archiviazione.

Nei casi in cui i media se ne stanno nascosti, nove volte su dieci quando una maggiorenne scompare si archivia. Ma la scomparsa di Roberta Ragusa da ormai sedici mesi sta facendo campare di rendita buona parte della stampa e dei programmi televisivi che allattano e crescono a loro immagine e somiglianza l'opinione pubblica. Ed io mi chiedo come si possa azzerare la vita di una persona, pur se fedifraga, e come si possa col pregiudizio minare la stabilità psichica dei figli di Roberta, senza mostrare scrupoli o minimi dubbi. Tutti son convinti di conoscere il nome dell'assassino e lo conferma anche chi comandava le ricerche sul monte Serra, parlo dell'uomo in contatto telefonico con la medium, che ai giornalisti ha detto di voler dare ai figli il corpo della loro madre e un luogo su cui pregare (le sue parole non possono essere che figlie di una convinzione pregiudizievole ormai stabilizzata). Ed ancora mi chiedo come si possa continuare a indagare il Logli e solo il Logli quando in realtà i filoni di indagine dovrebbero essere almeno due: uno colpevolista e uno innocentista. Ed allora: per quale motivo non esistono anche indagini atte a ricercare una persona viva, visto che sedici mesi di ricerche non hanno portato a un corpo morto? Ed ancora: per quale motivo non si è creato un fascicolo contro ignoti, un fascicolo in cui inserire anche la possibilità che Roberta sia sepolta nella proprietà privata di qualche vicino o conoscente? Magari un qualcuno di cui si fidava. Magari un qualcuno che invece di lasciarla sfogare ha cercato un contatto fisico non voluto. Magari un qualcuno che le aveva promesso di farle sapere la verità avendo in mente anche di far altro. Ma senza un fascicolo aperto non si può far nulla, neppure ipotizzare che ad ucciderla sia stata la stessa amante del marito durante un chiarimento degenerato.

Ed io mi chiedo: fascicoli del genere non si aprono perché queste ipotesi sono impossibili da immaginare? Perché le amiche che incontrava un'ora ogni tanto hanno affermato che non c'era nessuno che si interessasse a Roberta? Ma per davvero? Come detto in precedenza tutto può essere e tutto può accadere: anche che il marito sia un assassino e che Loris Gozi abbia realmente visto tutte le scene che ci ha descritto. Come è possibile anche che il procuratore Adinolfi non sia all'oscuro di quanto ogni tanto "si dice", anche se qualche volta gli è già capitato di dover tacere o sbagliare nel parlare, e si sia accordato col teste per fargli dire le cose a spizzichi e bocconi nella speranza di far cadere in buca l'indagato. Ma visto che la parola "tutto" ha un suo significato, a guardarla solo da un lato si fa peccato. Per cui potrebbe essere pure che il Gozi si sia lasciato prendere la mano dai media e per questo aggiunga particolari ad ogni occasione utile, ad ogni domanda specifica. Che abbia dato peso a un qualcosa senza valore, che abbia visto un'altra auto e un'altra persona, che la litigata sia avvenuta, sì, ma fra una coppia estranea al caso Ragusa o fra la Ragusa e un altro uomo (o donna).

Chi mi spiega perché non è possibile che Roberta possa aver litigato con qualcuno che non fosse suo marito? Ciò che appare certo, è che dopo un anno e quattro mesi costellati di indizi poco convincenti, perché interpretabili in varie maniere, chi indaga non sa come fare a trovar prove contro il marito, l'unica persona che si vuole indagare. Ciò che appare certo è che manca un corpo morto e per trovarlo ci si affida a veggenti e spacciatori, che la Toscana è stata setacciata in lungo e in largo ed ancora ci si ostina a credere vi sia un cadavere nascosto in un luogo pubblico. L'ho già ripetuto più volte. Ormai restano da controllare solo le proprietà private: e se si crede che Roberta sia morta davvero, perché non guardare col geo-radar in quelle di chi la conosceva, ad iniziare dai vicini e dalle amiche? Nessuno si ribellerà a questa ricerca, visto che tutti le volevano bene, dicono, e che tutti si prodigano solo, ridicono, per tenere alta la tensione sul caso (non per incastrare il marito). Troppo invadente o complicato? Meglio ascoltare medium e spacciatori? Ciò che appare certo è che l'opinione pubblica ormai si è stabilizzata sui media, che nessuno cambierà la propria idea colpevolista nonostante si sia in presenza di un'indagine monca. La solita indagine diventata un labirinto senza uscita che si porta avanti quando non si sa a che santo votarsi. La solita indagine che forse porterà al solito processo indiziario e alla solita condanna in primo grado. Quella capace di calmare i bollori dell'opinione pubblica...


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418 commenti:

«Meno recenti   ‹Vecchi   401 – 418 di 418
Antonello ha detto...

"Condannati per furto
16 marzo 1999 —   pagina -1   sezione: Pisa
CASTELFRANCO. Per il furto di un rotolo di tubo in gomma, esposto nei pressi della ferramenta "Italia" a Castelfranco, avvenuto nell'ottobre1995, Loris Gozzi,22 anni, e Anita Gombi, 23,di Pisa, sono stati processati in pretura a San Miniato. Entrambi sono stati condannati ad un mese di reclusione e 300 mila lire di multa. La pena detentiva poi commutata in 2 milioni e 150milalire."

Sopra il testo del link d'archivio che parla di una condanna subita nel 99, presumibilmente, da entrambi i coniugi per un furto compiuto nel 99'.

@Ludovico
perche' i vari giornali e le numerose trasmissioni non ne parlano??? Non ne ho la minima idea, di vecchi problemi di lui con la giustizia si sapeva ma di entrambi francamente e' la prima volta che lo leggevo.
Daltronde a Pisa non credo che ci siano altri Loris Gozi coniugati con Anite Gombi varie, credo si parli proprio di loro due.
Questo non significa nulla se non che le trasmissioni sono di carta pesta e che appunto vi sono dei precedenti di comportamenti del tutto opinabili oltreche', sembra, condannati.
Si puo' fare un furtarello da giovani e poi 14 anni dopo testimoniare un eventuale fatto accaduto a mesi di distanza, ci mancherebbe.

Ludovico Galbiati ha detto...

@Antonello, dalle tue descrizioni vedo che sei un pò confuso o magari
ricordi male. A Pisa e dintorni non esiste nessuna Via Ulmiano, ma esiste
la frazione di S.Martino a Ulmiano che fa parte del comune si S.Giuliano.

Dalla descrizione che fai, descrivi la strada in senso inverso:
« Ricordo perfettamente che arrivato da Pisa ho imboccato subito a destra
via Gigli, ho attraversato il passaggio a livello e percorrendo tutta
via Gigli sono arrivato a via Ulmiano, non mi chiedere come perche' non
saprei dirtelo ma andando a destra in via Ulmiano si apre un bel dedalo
di stradine di campagna ma si arriva in sostanza facilmente al passaggio
a livello succedaneo a casa Logli e dove, se non erro, si va a sinistra
proprio verso Manzo ed a destra verso casa L.»

Sicuramente ti confondi, perchè se vieni da Pisa, per imboccare subito
a dx Via Gigli, tu hai percorso la Via Lenin San Martino a Ulmiano.
In pratica arrivi da Pisa, fai Via Lenin S.Martino a Ulmiano, via Gigli,
passi il passaggio a livello e incroci Via Dini. A sx vai verso Gello e
S.Giuliano Terme, mentre a dx vai verso Pisa.
Sicuro che ti confondi, perché per arrivare a S.G.T. passando per
Via Prata, S.Martino, faresti un giro di oltre 6km per le campagna,
quando passando per Via Dino o Via di Campolungo ci sono solo 4 km e
la strada è dritta e scorrevole.
E poi, ricordati che il Gozi al ritorno veniva da Via Dini per incrociare
il passaggio a livello. Con Google Earth la strada mi indica il percorso
da Casa Gozi alla Baracchina in 3,9 Km e 6 minuti di tempo ad una media
di 50km/h. Metti che Gozi camminava a 60-70 e rinetriamo nei tempi da
lui indicati. Dice che riceve la tel. alle 0:15, alle 0:20 è per strada
quindi alle 0:25 prende la moglie e alle 0:30-35 si trova in Via Gigli.

Il locale che ti ho descritto è questo :
La Baracchina Di Manzo Carlo-Bar Pizzeria Ristorante Parco Dei Pini, 3/A,
56017 San Giuliano Terme Pisa - Tel.050 818707
Io credo che sia questo il locale, anche perchè in una intervista fatta
da la vita in Diretta, si vede il parco de la baracchina con il gazebo.

Ludovico Galbiati ha detto...

@Antonello - per quel che riguarda i furti, siamo d'accordo che prescindono da una testimonianza. Ma i reati che noi conosciamo, sono quelli che sono stati scovati dalle forze dell'ordine, chissà quanti altri ne hanno fatto e non sono stati beccati. Mi dispiace dirlo, ma questa gente vive di espedienti, ed è altamente probabile che abbiano approfittato di questo momento per guadagnare qualche soldino. Noi non sappiamo nemmeno che cosa ci sia realmente sotto e che accordi ci sono a vario titolo fra i Gozi e ....(non posso dirlo).

Ludovico Galbiati ha detto...

Ho trovato un articolo de Il Tirreno che dice che la moglie del Gozi lavorasse in una pizzeria a Pisa. Quindi, il Gozi non è passato davanti a Via Dini. http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2013/05/21/news/roberta-una-morte-accidentale-1.7108344

Antonello ha detto...

@Ludovico
si, hai ragione, nella prima parte mi sono confuso nello scrivere.
Arrivato da Pisa ho imboccato subito A SINISTRA via Gigli, ho passato il passaggio a livello dopo una coda interminabile, ho percorso tutta via Gigli arrivando su via Ulmiano (si io ho solo scritto l'ultima per abbreviare nello scrivere), all'incrocio ho proseguito a destra su via Ulmiano e dopo un po' di peripezie che francamente non ricordo perfettamente sono arrivato al passaggio a livello prima di quello di via Gigli in direzione di S.G.T., passato quello io sono andato a destra verso la proprieta' dei L., che ho passato a destra, sono riandato fino alla imboccatura di via Gigli ed ho girato ripercorrendo al contrario la strada, lasciando a sinistra di nuovo la proprieta' con i muri a nascondere, di li io sono andato dritto verso Manzo.
La strada non puo' che essere quella che tu pensi abbia potuto fare il Gozi (sempre se appunto la pizzeria invece non fosse a Pisa, in quel caso e' tutto capovolto) da casa verso via Dini, passando davanti alla proprieta' e poi verso Manzo.
Diversamente, ovvero se arrivava da Pisa, ha imboccato all'andata via Dini verso appunto Pisa, proveniente da via Gigli (e fin qui), ma al ritorno secondo alcuni miei sospetti avrebbe dovuto notare qualcosa subito dopo l'incrocio con la via Gigli.
Cosi' non e' e me ne faro' una ragione, il bello e' che avrebbe dovuto notare qualcosa in posizione uguale se invece proveniva da Manzo.
Cioe', mi spiego, chi seguiva il marito chiaramente e' da lui che non avrebbe voluto farsi vedere e l'unica posizione che "vede la casa con le sue uscite e inquadra via Gigli contemporaneamente e' un punto ad uso posteggio o sosta dopo l'incrocio fra via Gigli e via Dini verso la proprieta' L.
Viceversa chi era in perfetta buona fede poteva fermarsi in tutta tranquillita' pure davanti alla proprieta', in cattiva fede invece sarebbe stato un suicidio dare l'appuntamento proprio davanti ai cancelli della vittima, qualcuno poteva vedere l'auto, come e' accaduto sembra, o poteva addirittura notare la scena e prendere la targa, qualcuno avrebbe potuto fare la stessa strada, troppo rischioso.
Ergo se R. e' uscita, in ogni caso non e' andata incontro a qualcosa di tragico premeditato.
La scomparsa, che volontariamente appare strana in vestaglia, non era prevista, qualcosa e' accaduto che ha costretto la donna ad uscire in quel modo per salire su un'auto con qualcuno di cui si fidava e che in un primo momento non aveva intenzioni cattive.
Rimane un altro dilemma, R.R. e' salita su un'auto davanti alla proprieta', come dice Campisi, o in via Gigli come direbbero i cani???

Mimosa ha detto...

In questa vostra cartina stradale, è plausibile che il fuoristrada della testimonianza Campisi abbia preso la direzione di Pisa, come costui ha affermato?
Mi avete confuso l'orientamento ... che già poco mi è innato.

Mimosa ha detto...

Antonello,
il furto su cui ti sei documentato, certo non è l’ultimo commesso da LG, l’ultimo per il quale è stato beccato risale a 7 anni fa, furto di un motorino se non ricordo male per il quale si è fatto 3 anni di galera, uscendo l’anno scorso se non ricordo male, pertanto è considerato un pregiudicato senza dubbio, e figuriamoci se i CC non gli sono stati sempre addosso, guardandolo a vista, oltretutto aveva obbligo di firma.
Di sicuro da allora ha rigato dritto … forse anche per riabilitarsi ha voluto mostrarsi “onesto”, decidendosi di raccontare quello che gli è successo, forse chissà anche per i suoi figli piccoli, peraltro incorrendo nella “scomunica” della sua famiglia di giostrai.

Il carcere serve per “riabilitarsi” no? E poi, quando uno ha pagato il suo debito, perché non può essere riabilitato anche di fronte alla società? Ci facciamo prendere da pregiudizi, dalle diffidenze? Proprio noi che vogliamo volare contro vento?

Non c’entra nulla, ma hai notato che fuori della sua proprietà sventolano due bandiere, una italiana e l’altra statunitense? Hai idea del significato?

Ciao, Mimosa

Antonello ha detto...

@Mimosa
ma no, nessun pregiudizio, ci mancherebbe, ogni caso e' a se, l'ho pure scritto: si puo' rubare da ragazzi un rotolo di gomma ed 18 anni dopo testimoniare in tutta onesta' un fatto sconveniente, non e' quello il problema ne la novita' che intendevo far emergere.
Quello che intendevo io, a parte che era anche da me risaputo di vari piccoli, o meno, precedenti di L.G., era che esiste anche un precedente strano, forse una ragazzata, un'inezia, sebbene pur sempre un furto in cui i due allora ragazzi dovevano aver "concordato" comunque un comportamento poi sentenziato.
Ognuno puo' poi tirare le semplici avvertenze che ogni caso suggerisce, ho solo detto che a me ha meravigliato questa che era una notizia che non sapevo.
Immaginavo una famiglia composta da un lui, anche eroico, ma pur sempre vissuto non sempre di equilibri leciti ed una lei che, intervenuta a confermare la versione di lui, tenesse ben salde le redini delle regole che comunque anche controvento si devono osservare, tantopiu' direi.
Cosi' non sembra essere e mi devo ricredere, la novita' e' che anche lei, forse per sfortuna non lo metto in dubbio, perlomeno in passato non ha vissuto di equilibri sempre irreprensibili.
Quando metto in rilievo questi aspetti tendo sopratutto a valutare il grado di possibile "vulnerabilita' " di chiunque, se insomma una situazione economica gia' precaria potrebbe far da leva a cedere a ricatti biechi di chi magari "cravattino, scarpette e fedina penale pulita" non fa parte delle persone piu' limpide di questa terra sebbene mai "sentenziato".

Il fuoristrada puo' essere benissimo andato in direzione Pisa, e la strada e' meno lunga di quanto potrebbe apparire a google maps, la direzione di posteggio accanto alla muraglia della proprieta' non e' mai stata illuminata dal Campisi ma la sottende quando dice che dallo specchietto ha visto la jeep andare in direzione di Pisa.
Si poteva infatti anche aver dei dubbi, se arrivata da Pisa, la jeep, avrebbe potuto posteggiarsi accanto alla casa in controsenso per poi aver fatto inversione per dirigersi su Pisa, credo di avre intuito che invece la jeep fosse arrivata da S.G.T. e semplicemente accostatasi sullo spiazzo alla sua destra si fosse posteggiara accanto alla casa con il muso in senso di marcia verso Pisa.
Direi che intanto io farei una meticolosa ricerca di tutte le case automobilistiche che di serie garantiscono il colore segnalato su quei modelli simili. o specifico se riconosciuto dal Campisi.
Il colore non e' cosi' poco identificante, con il modello ed il colore credo che la ricerca si possa restringere a forse 2000 proprietari, se il Campisi ricordasse un distintivo, un adesivo, qualcosa di personalizzato come una particolare ammaccatura, non sarebbe impossibile rintracciare il proprietario di quel mezzo preciso, ci vuole metodo ed un po' di fortuna, l'alternativa e' scavare qua e la tutta la Toscana, il che' non mi sembra meno aleatorio anche se in ogni modo la fortuna puo' sempre aiutare.
Sottolineo che comunque si sta sempre cercando un corpo privo, in un terreno allora ghiacciato e difficile da scavare senza lasciare stravisibili tracce di terreno smosso.
Intanto si rifanno vive le due sensitive, una di Empoli ed una di Vasto, che avrebbero avuto contatti con l'anima di R.R., la stessa donna avrebbe detto alla sensitiva di Empoli che sarebbe in un loculo del cimitero di Orzignago, in una tomba con dell'oro dentro, gli avrebbe inoltre riferito che il motivo sarebbe stata una lite degenerata e che ci sarebbe stato un tentativo di rianimazione.
Strano che R.R. non avbia parlato di chi sarebbe stato.

Antonello ha detto...

@Mimosa
sono andato a rivedere su google maps per quanto riguarda le bandiere, di persona avevo troppo poco tempo per vedere tutti i luoghi.
Ebbene, devi essere molto osservatrice perche' io non le vedo nella casa dal cartello dell'allevamento.
Ho qualche vaga idea di uno o piu' significati ma non so cosa vuoi intendere te, L.G. e', od era visto che per un po' ha perso la patente se non ricordo male, un motociclista.
Certe bandiere si vedono sulle Harley, potrebbe avere legami parentali oltreoceano o "simpatizzanti" una data comunita', banda o gruppo di bikers.
Simbolo di liberta' non lo e' piu' da molte guerre ad oggi, per la verita' non mi aspetterei nemmeno quella italiana pero'.
L'allevamento sarebbe di Pointer ma non credo centri, potrebbe rappresentare un semplice segno di riconoscimento come un altro, non so, te a cosa pensavi???

Ludovico Galbiati ha detto...

@Mimosa
Il furto di un motorino ???
Mi pare che tu abbia molta confusione in testa.
Il Gozi è stato condannato a 3 anni per aver spaccato il finestrino di un'auto e rubato un computer portatile. Stranamente non si e' fatto carcere, nonostante abbia avuto già una condanna per furto nel 99 risolta con il pagamento dei danni.http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2013/04/13/news/roberta-il-superteste-condannato-per-furto-1.6869097
Il PM che lo ha accusato è Aldo Mantovani, lo stesso che sta conducendo le indagini sul caso Ragusa.

Sicuramente l'Avvocato Cavani conosce tutta la fedina penale di L.Gozi, per cui saprà anche le motivazioni del Giudice e tutto il resto.

Il Gozi ha sempre puntato il dito contro A.Logli, accusandolo di mentire : lui hai imbrogliato, ha detto che è andato a dormire a mezzanotte, quando il l'ho visto alle 0:30 in Via Gigli.
In questo caso il mentitore è proprio il Gozi, che non ha raccontato questo furto insieme alla moglie, ha sempre detto davanti alle telecamere che fosse stato l'unico errore(leggasi furto) commesso. (Vedi il video http://tinypic.com/player.php?v=291n6kj&s=5#.UmuedFPlPzq)


Per quel che riguarda la testimonianza del Campisi, ha detto chiaramente che il fuoristrada fosse in moto, e che lui l'ha visto partire in direzione Pisa. Davanti l'ingresso dei Logli la strada è illuminata, vi è proprio un lampione davanti l'uscita del cancelletto.

Mimosa ha detto...

Caspita, Ludovico Galiati, come sei sgarbato! Avevo precisato “se non ricordo male” … ma da questo a dire che ho “molta confusione in testa” ne passa!

Anonimo ha detto...

@Ludovico
Guarda che Antonello per via Ulmiano intende la parallela a via Dini e cioè' via Le Prata che finisce in città' in via XXIV Maggio.
Alex.

Ludovico Galbiati ha detto...

@Mimosa....ovviamente la confusione in testa era riferita al caso del furto e non certo che tu sei una persona confusa. Mi scuso se ti sei sentita offesa, non era certo mia attenzione. :-)

Ludovico Galbiati ha detto...

@Alex, grazie per la precisazione, lo avevo intuito e glielo scritto in un commento.

Antonello ha detto...

Il primo articolo che riporta la richiesta di proroga delle indagini e' del 22 ottobre.

http://www.unionesarda.it/news/news_24_italia/2013/10/22/roberta_ragusa_pm_chiedono_proroga_delle_indagini-21-336476.html

Il dubbio e' che tutto il nuovo turbinio di tempesta mediatica sui nuovi testimoni possa avere il fine di influenzare l'eventuale o mancata concessione sulla proroga. oltre ad avvalorare un'ipotesi a scanso dell'altra.

Marcella ha detto...

Massimo cosa ne pensi di queste nuove "testimonianze"?

Unknown ha detto...

Ciao Marcella. Potrai trovare le mie risposte leggendo l'ultimo articolo su Roberta Ragusa.

Massimo

Purva Pius ha detto...

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