sabato 20 aprile 2013

Vogliamo Prodi (cheee?)... e l'ennesimo flop affloscia il Pd e Bersani, che lascerà la segreteria a fine elezione, grazie ai suoi stessi franchi tiratori


Oggi ci siamo salvati, ma era prevedibile, però credetemi se vi dico che siamo alla frutta, che se il PD continuerà su questa strada presto l'Italia dovrà sopportare giorni ancora più tristi. E lo affermo oggi, prima che una persona indegna venga definitivamente eletta "capo dello Stato" e prima di subire gli strali che toccano di brutto chi parla male del primo cittadino italiano. Non posso tacere perché dopo aver sperato nel flop del Prodi, puntualmente arrivato, mi sono chiesto a che gioco si stia giocando. Ma davvero il partito democratico è ancora un partito? Che il gruppo non fosse omogeneo e che ogni corrente avesse proprie preferenze da portare avanti si sapeva sin da prima delle elezioni, ma qui siamo anche in presenza di una corrente di "franchi tiratori", di persone ipocrite che inneggiano alla scelta giusta, al nome del Prode emiliano in questo caso, per poi cambiare bandiera una volta nascosti dietro una tenda. Ed allora mi chiedo: quale governo può mai uscir fuori da persone del genere? Quale governo avrà mai la maggioranza se più di cento pidiessini seguono un credo che non riconosce chi li guida? Questa volta hanno fatto comodo all'Italia, perché per come la vedo, un Prodi presidente della Repubblica, fosse mai capitato, ci avrebbe portato a un livello ancora più basso dell'attuale... chissà, magari avrebbe venduto pure la nazione a qualche multinazionale sua amica.

Per fortuna c'è stata la disfatta, disfatta presa molto male dal Romanone che nel rinunciare alla candidatura ha voluto scagliare una freccia contro chi lo ha fatto tornare in Italia. Vabbè che ormai sparare a Bersani è uno sport riconosciuto a livello mondiale (e a lui pare che piaccia) e vabbè che il "professore" ha ragione: chi lo ha fatto tornare non ha valutato i pro e i contro. Ad esempio non ha valutato il fatto che parlare male di Romano Prodi non è difficile, anzi, è quasi normale trovare in quanto da lui fatto nel tempo tanti lati deboli e oscuri. E qui sta il punto: per quale motivo si è cercato di eleggere a presidente un trafficone attaccabile sotto mille angolazioni? Perché dico queste cose? Seguitemi un attimo. Lui era il delfino di Andreatta, pura democrazia cristiana, che solo nel '94 abbiamo conosciuto meglio. Alcuni dicono che dovremo essergli eternamente grati, ma non è falsità affermare che il Prode è colui che da democristiano vero doveva risanare l'IRI e per questo vendette l'Alfa Romeo a Romiti, quindi alla Fiat, con la placida intercessione di Giuliano Amato, vice di Craxi, e la benedizione di Fassino, segretario dei comunisti torinesi, in cambio di 6000 miliardi di Lire e, fatto più importante del vil denaro, compresa nel prezzo c'era la garanzia di una riqualificazione industriale che prevedeva la promessa del mantenimento dei posti di lavoro. Solo dopo un anno si capì che le promesse fatte dal marinaretto Romiti al Prodi non sarebbero state mantenute. Così, addirittura, grazie a lui capitò che il penta-governo ripagò con gli interessi i soldi ricevuti dalla vendita, accettando la cassa integrazione a oltranza per oltre 6000 operai (il 40% degli stipendiati Alfa).

Ma il professore è anche colui il quale ha emanato la legge Prodi, legge che evitava il fallimento delle grosse aziende tramite contributi, anche in questo caso statali, legge abrogata dallo stesso quasi vent'anni dopo, nel 1999 quando era il Presidente del Consiglio, su sollecitazione dell'Europa perché ostacolava la libera concorrenza fra le imprese. In fondo l'impresa pubblica, come diceva Luigi Einaudi, se non si rifà a criteri economici tende ad essere un ospizio di carità. Einaudi aveva la vista lunga. Romano Prodi invece ha sempre guardato poco chi gli era lontano e molto "chi gli stava vicino". E lui che da badante delle aziende italiane zoppe o allettate, a volte azzoppate proprio per poterle offrire a multinazionali estere in cui aveva lavorato, da tessitore dell'economia democristiana degli anni ottanta, da venditore delle banche dell'IRI (Banca Commerciale, Credito italiano, e Banca di Roma), si mise di buzzo buono e fondò un partito: L'Ulivo, che a forza di coalizioni e appoggi esterni, di cambi di strategie e simboli, si è alternato al Pdl (prima chiamata Forza Italia) e ha governato il paese in diverse occasioni. Si può dire che negli ultimi diciannove anni questo signore ha fatto da presidente del Consiglio poco meno che del Silvio da Arcore. Ed allora mi chiedo: con quanto ci sta accadendo lui davvero non c'entra nulla? Sempre e solo gli altri sono colpevoli e hanno processi archiviati o in corso? Eppure prima di candidarsi e diventare presidente del Consiglio, anche il Prode aveva problemi con la giustizia, non è che era limpido e lucente come un cristallo di Swarovski, eppure questi problemi li ha avuti anche dopo, e quasi sempre per lo stesso motivo. 

E il dire che il Romano emiliano è stato sempre stranamente immune a sentenze sfavorevoli e a strane situazioni, è dire quanto tutte le persone in grado di leggere sanno. Dopo quelle riguardanti le vendite di aziende statali a persone sue amiche, dove non si salvò grazie alla riforma sull'abuso d'ufficio varata in Parlamento (ma chissà come mai quella legge fu voluta proprio in quel periodo e proprio del suo gruppo) perché in quel processo ebbe un'ampia assoluzione, ci furono le consulenze richieste dall'IRI, quando lui ne era il presidente, alla sua azienda, la Nomisma (che l'Unione Europea in seguito disse non essere un'azienda sua in quanto lui figurava solo come presidente del comitato scientifico della compagnia). In quel caso un giudice di elevato valore applicò perfettamente la legge, per questo fu costretto a scrivere: «L'idea che le commesse siano state affidate perché a richiederle erano il presidente dell'IRI ed il suo assistente alle società collegate è verosimile, ma non assume gli estremi di reato». 

Davvero, dico io, non c'era reato? E il conflitto di interessi quindi è una buffonata sparata a caso solo contro un'unica persona? Ma passiamo oltre per dire che la stessa azienda, la Nomisma, è stata al centro di altre vicende poco chiare. Come, ad esempio, quando le fu affidato l'incarico di valutare l'impatto ambientale ed economico della linea ferroviaria ad alta velocità (un miliardo di vecchie lire per un migliaio di pagine). In questo caso Romano Prodi era il Garante del sistema "alta velocità". Ma l'azienda, come ci dicono gli europei, non era sua e lui era solo il presidente del comitato scientifico... vabbè, lasciamo perdere ancora per scoprire, però, che c'è stato anche qualcosa di diverso, qualcosa legato all'inchiesta, ormai affossata, denominata “Why not”, termine preso dal nome di un'azienda di Lamezia Terme che, a detta dei tre proprietari (affossati nel tempo anche loro), creava fondi neri destinati a finanziare le campagne elettorali del dottor Prodi. E qui scopriamo che alcuni suoi "soci", ma ricordatevi che le aziende non sono mai sue, hanno avviato nuove imprese e con queste le procure, parlo di Catanzaro in primis, si sono arrese preferendo cacciare Luigi De Magistris, ma poi è toccato anche al Pm Pierpaolo Bruni, per poter archiviare (se le inchieste restavano a loro le archiviazioni erano praticamente impossibili), in quanto, si scrive in procura, San Marino faticava a mandare i documenti richiesti e non c'era modo di verificare al meglio se il disegno ricostruttivo fosse quello ipotizzato (ti piace arrenderti facile?). 

Sto parlando di aziende dal nome strano, una è la Pragmata l'altra la Fondazione Téresys, aziende gestite dai sempiterni amici del Prode. Solo un fatto curioso? Eppure una delle sue ultime vicissitudini è derivata proprio da una di queste aziende e dai collegamenti libici suoi e di un suo amico fidato; in particolare dagli affari, non si sa quanto leciti, in essere con il braccio destro di Gheddafi, poi inserito nelle liste nere della Nato in quanto accusato di crimini di guerra, Bashìr Saleh Bashir, presidente della Fondazione dal 2001 al marzo 2011 (qui il link di San Marino Notizie). E' un inconveniente capitatogli poco tempo prima che il De Magistris venisse emarginato ed era un ennesimo caso di abuso d'ufficio.

Queste alcune sue disavventure archiviate o passate senza danni grazie a giudici che hanno applicato la legge (ma tutti i giudici la applicano uguale?), però a ben guardare, e lasciando perdere le confessioni degli agenti segreti russi e dei faccendieri italiani che lo volevano amico dell'ex Unione Sovietica sin dal 1982, il suo intrallazzo più strano è quello della seduta spiritica, la prima a cui partecipava, in cui da sotto il tavolo il defunto Don Luigi Sturzo gli venne a dire dove le "brigate rosse" tenevano prigioniero Aldo Moro. Il piattino scrisse la parola “Gradoli” e risultò che la soffiata dall'aldilà era pure vera! I carabinieri gli credettero e come spinti da una forza superiore batterono a tappeto il paesino di Gradoli, sul lago di Bolsena, senza ascoltare la moglie di Aldo Moro che a più riprese li informava che anche a Roma esisteva una strada con quel nome, fra l'altro una strada famosa all'interno dei Palazzacci, perché zeppa di alloggi usati dagli agenti dei servizi segreti italiani. Ma il destino a volte è beffardo ed in quella via, in quel condominio, in quell'appartamento, voleva portarci le forze dell'ordine a tutti i costi. Così il caso volle (ah, ah, ah) che improvvisamente una perdita d'acqua costringesse i pompieri, non gli investigatori che già c'erano stati a causa di un'altra soffiata e non lo avevano controllato perché nessuno aveva aperto (perché mai sfondare la porta se non c'è nessuno in casa?), a scardinare la porta ed ad entrare. Cercatela in internet la storia di quella seduta e chiedetevi se è più credibile Prodi o il Misseri.

Ecco perché mi chiedo a che gioco si stia giocando in Parlamento e come mai quel pazzo scatenato di Bersani prima di rassegnare le sue dimissioni da segretario del partito (a maggio le avrebbe rassegnate comunque) abbia cercato di far eleggere Prodi presidente della Repubblica... siamo agli ultimi sospiri del solito gioco di potere che in un clima di crisi economica non si riesce più a fare?



4 commenti:

chiara ha detto...

senza vergogna
senza pudore
senza dignità
senza ritegno.

e in questa nudità (spogliati di ogni minimo carattere che giustifichi il loro ruolo) hanno l'ardire di mostrarsi apertamente, col fare degli impuniti, sugli scranni da cui vengono decisi i nostri destini.

Siamo davvero disposti a subire oltre questa UMILIAZIONE? non ci bastava che le porcherie le facessero di nascosto, alle nostre spalle?

Insomma, hanno ragione loro a non considerarci minimamente?
Sta a noi dare una risposta.
Che ancora per poco potrà essere riposta nell'urna: se alla prossima chiamata elettorale avranno il coraggio di ripresentarsi gli stessi individui voglio sperare che ci si munisca di qualcosa di più comprensibile di un pezzo di carta, direi di qualcosa di INEQUIVOCABILE (pomodori e uova marce per restare soft) per dare loro la risposta: FUORI DALLE BALLE.

Anonimo ha detto...

Sono senza parole!
Sono avvilita, mi sembra di vivere in una terra senza speranza e tra automi al comando dei poteri di sempre.
Tre giorni fa quando i giochi erano ancora aperti ero preoccupata e mi sono ricordata di quello che accadde a Tiberio e Caio Gracchi, i tesori di Cornelia figlia di Scipione, che vennero uccisi perché lottarono per dare maggior grano alle masse.
Se ben ricordo i fratelli pur essendo ricchi, sposarono i diritti misconosciuti dei poveri e diedero fastidio al potere.
Ieri come oggi, sempre è accaduto che chi lotta per maggiore giustizia sociale, viene messo in discussione ed eliminato.
Potrete anche sorridere, ma ho sentito un grande bisogno di pregare, di chiedere protezione per Grillo, per i suoi parlamentari, per tutti quelli che vivono nell'indigenza e nell'ingiustizia.
Ora ho un po' di paura e non so cosa accadrà, gli scenari sono foschi e la storia dell'uomo è un cammino spesso troppo lastricato di abusi e prepotenze.
Mi sono visti quasi tutti i programmi televisivi e tra poche voci favorevoli verso Grillo ce n'erano tante che criticavano ogni cosa riguardasse lui e i grillini,mentre gli 8 milioni di elettori sono stati ignorati, beffeggiati e mi sono vergognata di essere rappresentata da un tale parlamento.
A me sembra che Grillo abbia il gran merito di aver fatto emergere il marcio che è nel partito che avrebbe dovuto difendere i diritti dei più deboli non solo per una tradizione culturale più aperta, ma per una politica di stampo socialista.
Il partito degli "intellettuali" è stato messo in difficoltà ed è crollato sotto la luce del sole. E chi è andato in suo aiuto:il ricco
imprenditore Berlusconi, la destra
al completo e l'anziano comunista storico!!!
Beh, questa elezione dovrebbe essere ricordata dalla Storia come i Patti Quirinensi.
Chi ha avuto paura dell'uomo di sinistra Rodotà?
Chi ha paura dei 5 Stelle e del suo popolo?
Questo bel disegno è stato condotto
con perizia magistrale proprio mentre si distruggono le prove dei rapporti tra Stato e Mafia.
Mi chiedo: a chi fa comodo una Italia bella e miserabile,geniale e saltimbanca,parolaia e imbrogliona,
onesta e laboriosa e soprattutto priva di orgoglio nazionale,a chi ?
Alla Russia o agli Stati Uniti?
Perché c'è una regia sapiente dietro quello che è successo sopra le teste di tutti.
Eppure quello che è emerso è chiaro a tutti e chi ora al potere continua ad ignorare più di 8 milioni di voti,l'esimio Rodotà, il politico Grillo, SA che hanno fatto un gioco sporco e questo è aberrante.
Spero che nessuno dei 5 Stelle si faccia provocare, aspettano solo quello per distruggere la speranza.
Ed io non ho votato il Movimento 5 Stelle e mi sono pentita di averlo fatto.

Vanna

Antonello ha detto...

Accolgo con giubilo e felicita' il famoso "cambiamento, istanza che era uscita da una enorme numero di astensionisti, dai voti di Sel e dei 5 stelle, tutti candidi avevano analizzato e sviscerato questo, persino moderato, responso delle urne con i voti di tutti "noi" italiani.
Rodota' non andava bene, si diceva che un'ottantenne, pure con idee di un genio ventenne, non andasse bene, hanno deciso all'unanimita' di andare in ginocchio da chi ha garantito la finta democrazia dell'inciucio a tutti i costi.
Da vent'anni e piu' signori, questi hanno avuto a grandi linee lo stesso programma, fare gli inciuci, votarsi le immunita', i falsi in bilancio e fermare l'onda "comunista" della legalita' se non della impossibile lealta', hanno disintegrato il mondo del lavoro "abusando" di una legge Biagi che ben altro aveva in progetto, hanno continuato per anni a foraggiare i "grandi" imprenditori ventilando i ricatti sull'occupazione a loro convenienti, hanno favorito la guerra fra poveri con la piu' buffa legge sull'immigrazione ed i gommoni della disperazione, hanno raccimolato grosse somme di danaro preparando la possibile dipartita, poi hanno aiutato le banche con i soldi delle prime case "su territorio sembra pubblico", hanno sovvenzionato addirittura banche estere con i soldi degli italiani mentre decantavano una crisi congiunturale improvvisa ed imprevedibile.
In tutto questo sfascio, in cima alle case terremotate di Aquila, sulle rovine di un'economia flagellata dai figurini con i master in America, sopra le macerie di questa tavola imbandita a caviale per pochi "mai eletti ma nominati" l'esimia margherita di "novita' e cambiamento" ha avuto, dopo aver proibito la diffusione di intercettazioni di interesse estremamente pubblico, ha salvato capra e cavoli insediando un prode banchiere, quindi esodati, quindi politica "dei debiti", delle valute di due giorni dopo e delle gabelle al bankomat, la vergogna di un Ministro del "non lavoro", dell'uccidere gli anziani per dar del lavoro ai giovani, guerre fra generazioni dove non fra poveri, e poi le tasse per pagare le campagne politiche, i giornali cosidetti di partito, gli aerei miliardari supersonici, e' pazzesco, ma il "cambiamento" per i veri responsabili di questo immane fallimento pilotato sarebbe l'Esimio e Firmatario con anagrafe ben piu' avanzata di Rodota' ed idee da Medioevo.
Mi vergogno anche, oltre a vedermi rappresentato da questi "Grandi" uomini fallimentari nel campo nazionale e purtroppo internazionale, a veder rappresentata in maniera cosi' ipocrita e vergognosa l'intera categoria di uomini, hanno sbagliato l'impossibile, non sanno che cosa diavolo sia il lavoro e quanto centrale sia nel processo produttivo.
Un ultimo e peggiore pensiero va a chi si e' sempre nascosto dietro le quinte di questo indecoroso spettacolo da pollai e galline, chi ha stretto patti di sangue con chi in televisione professava nemico, chi doveva proteggere gli operai che hanno sempre lavorato con dirigenti talmente incapaci da far arrossire gli appalti sulle ricostruzioni ed i soldi della ricostruzione pubblica a enti privati, scolastici e bancari.
Volevate che l'inciucio si rivelasse??? Benissimo, ora e' tutto li anche se manca chiarezza ancora su chi ha favorito gli inciuci con i voti della mafia e la stagione delle bombe, con due magistrati saltati in aria e diversi altri "servitori", e non servi, dell'Italia.
Spero di essere ancora libero di dire che questa politica, con questi interpreti, mi fa veramente schifo, sono vomitevoli, e ritengo responsabile chi continua a non voler capire, chi continua a pensare a sinistra, destra e centro, chi continua a votare la distruzione di questo paese lacerato da incapaci e truffatori scaltri.

ENRICO ha detto...

"I nostri contemporanei sono incessantemente affaticati da due contrarie passioni: sentono il bisogno di essere guidati e desiderano di restare liberi; non potendo fare prevalere l'una sull'altra, si sforzano di conciliarle: immaginano un potere unico, tutelare ed onnipotente, eletto però dai cittadini, e combinano l'accentramento con la sovranità popolare. Ciò dà loro una specie di sollievo: si consolano di essere sotto tutela pensando di avere scelto essi stessi i loro tutori. Ciascun individuo sopporta di sentirsi legato, perché pensa che non sia un uomo o una classe, ma il popolo intero a tenere in mano la corda che lo lega.

In questo sistema il cittadino esce un momento dalla dipendenza per eleggere il padrone e subito dopo vi rientra.

Vi sono ai nostri giorni molte persone che si adattano facilmente a questo compromesso fra il dispotismo amministrativo e la sovranità popolare e credono di avere sufficientemente garantito la libertà degli individui affidandola al potere nazionale. Ciò non mi soddisfa: la natura del padrone mi interessa meno dell'obbedienza. Però non posso negare che una simile costituzione sia infinitamente preferibile a quella che, dopo avere accentrato tutti i poteri, li affidi nelle mani di un uomo o di un corpo irresponsabile; il che rappresenta la forma peggiore del dispotismo democratico.

Quando il sovrano è elettivo, sorvegliato da vicino da un corpo legislativo realmente elettivo e indipendente, l'oppressione che egli fa sentire agli individui è talvolta più grande, ma è sempre meno degradante, perché ogni cittadino, allorché si sente dominato, può ancora immaginare che obbedendo si sottomette solo a se stesso e che sacrifica ad una delle sue volontà tutte le altre. Comprendo pure che, quando il sovrano rappresenta la nazione e dipende da essa, le forze e i diritti che si tolgono a ciascun cittadino non servono soltanto al capo dello stato, ma giovano allo stato stesso e che i privati traggono qualche frutto dal sacrificio che hanno fatto alla collettività.

Creare una rappresentanza nazionale in un paese molto accentrato equivale, dunque, a diminuire il male che il soverchio accentramento può produrre, ma non a distruggerlo"


Alexis de Tocqueville