sabato 30 marzo 2013

Pasqua 2013 - l'anno zero che sancirà l'inizio di una Chiesa a immagine e somiglianza di Papa Francesco?


...Francesco voleva rompere con il mondo terreno per arrivare ad una vita di estasi e di spiritualità. Sempre più spesso nella Sua testa risuonavano le parole: "Chi ama il padre e la madre più di Me, non è degno di Me". Il comportamento di Francesco era sempre più strano, fino a che un giorno si mise a camminare per le strade di Assisi vestito di stracci e sporco come pochi. Così lo trovò suo padre, Pietro Bernardone, che convinto di avere un figlio malato di pazzia, lo riportò a casa e lo rinchiuse. Poi, come suo solito, andò per il mondo a commerciare lasciando Francesco in custodia alla madre... che presto lo lasciò libero. La storia ci racconta come andò a finire: Pietro Bernardone ritornato dai suoi viaggi scoprì che Francesco era libero e lo cercò per diseredarlo. Pensando da laico si rivolse ai Consoli di Assisi, ma Francesco, che non ebbe il timore di affrontarlo, gli contrappose il Vescovo di Assisi, Guido II, davanti al quale, in pubblica piazza, Francesco rinunciò a tutti i beni paterni. In piazza ad Assisi - il 12 Aprile 1207 - di fronte a Pietro Bernardone e Francesco, con in mezzo il Vescovo Guido che li incalzò: "Tu Messer Pietro non puoi impedire a tuo figlio di seguire la via che Dio gli ha segnata... e tu Francesco, se vuoi veramente seguire il Signore sulla strada della Perfezione, rinuncia ad ogni cosa. Francesco a quel punto disse: "Udite tutti. Finora ho chiamato Pietro Bernardone padre, ma poichè da oggi intendo servire solo il Signore, rinuncio a tutto quello che potrebbe toccarmi da lui in eredità e gli rendo le vesti che ho indosso". Da quel giorno del 1207 Francesco entrava a servizo di Dio, ma non era ancora ne un sacerdote ne un frate...

Un giorno gli capitò di giungere vicino ad Arezzo, mentre l’intera città era sconvolta dalla guerra intestina e minacciava di distruggersi in breve tempo. Dal sobborgo dove era alloggiato come ospite, vide sopra la città una ridda di demoni che infiammavano i cittadini, già eccitati, alla reciproca strage. A scacciare quegli spiriti dell’aria, fomentatori della sedizione, inviò frate Silvestro, uomo semplice come una colomba, ingiungendogli: "Vai davanti alla porta della città e, da parte di Dio onnipotente, comanda ai demoni, in virtù di obbedienza, di andarsene in fretta". Il vero obbediente corre a compiere i comandi del Padre, innalzando inni di lode alla presenza di Dio, e, giunto davanti alla porta della città, incomincia a gridare gagliardamente: "Da parte di Dio onnipotente e per comando del suo servo Francesco, andatevene via, lontano da qui, o demoni tutti quanti!". Immediatamente la città torna in pace e tutti i cittadini, in perfetta tranquillità, si adoperano a ripristinare fra loro i diritti della convivenza civile. Così, scacciata la furibonda superbia dei demoni che aveva assediato la città, circondandola di trincee, la sapienza del povero, cioè l’umiltà di Francesco, con il suo solo apparire, le restituì la pace e la salvò...

Un giorno un Cardinale lo pregò con insistenza perché dimorasse per qualche tempo nel suo palazzo a Roma. Il Santo, per venerazione ed amore verso di lui, accettò umilmente. Ma la prima notte, quando voleva riposare dopo l’orazione, i demoni lo aggredirono con un terribile assalto, percuotendolo a lungo, crudelmente, e lasciandolo, alla fine, mezzo morto. Quando se ne furono andati, l’uomo di Dio chiamò il compagno e gli narrò l’accaduto, aggiungendo: "Fratello, i demoni non hanno alcun potere, se non nel limite predisposto per loro dalla Provvidenza. Perciò io credo che mi hanno assalito così ferocemente, perché la mia permanenza nella curia dei magnati non fa una impressione buona. I miei frati che dimorano in luoghi poverelli, sentendo che io me ne sto con i cardinali, sospetteranno forse che mi sia invischiato nelle cose mondane, stando in mezzo agli onori e agli agi. Giudico, pertanto, che sia meglio, per chi viene posto come esempio, stare lontano dalle curie e trascorrere con umiltà la vita tra gli umili, in luoghi umili. Così egli sarà di conforto, vivendo nello loro stesse condizioni, per coloro che vivono in penuria"...

Una volta l’uomo di Dio era in viaggio con il compagno nella terra di Puglia. Vicino a Bari trovarono sulla strada una grande borsa, di quelle che chiamano "fonda". Il compagno, vedendo che sembrava gonfia e piena di denaro, la fa notare al servo di Cristo, e insiste perché la si raccolga e si prenda il denaro, per distribuirlo ai poveri. Rifiuta, l’uomo di Dio, affermando che quella borsa è un trucco del diavolo e che il frate lo vuole spingere a fare un’azione nient’affatto meritoria, ma peccaminosa, cioè a dare in elemosina il denaro altrui, dopo averlo sottratto di nascosto. Si allontanano dal luogo, si affrettano a riprendere il cammino. Ma il frate, ingannato dalle sue fantasticherie di carità, non è ancora tranquillo, non desiste dal molestare l’uomo di Dio, accusandolo di insensibilità per i poveri. Sicché, alla fine, il mite santo accondiscende a ritornare sul posto, non per fare quello che voleva il frate, ma per svelare l’inganno del diavolo. Ritorna, in compagnia del frate e di un giovane, incontrato sulla strada, vicino alla fonda e comanda di raccoglierla da terra. Il frate comincia, con suo stupore, a tremare, perché già presente il prodigio diabolico. Tuttavia scaccia l’esitazione, facendosi forte col comando della santa obbedienza, e stende la mano verso la borsa. Ed ecco: salta fuori un grosso serpente, che subito scompare insieme con la borsa. Così fu svelato l’inganno del demonio e scoperta l’astuzia fraudolenta del nemico. Disse allora il Santo al suo compagno: "Il denaro per i servi di Dio, non è altro, o fratello, che demonio e serpente velenoso"...

Una volta, nel giorno santo di Pasqua, siccome si trovava in un romitorio molto lontano dall’abitato e non c’era possibilità di andare a mendicare, memore di Colui che in quello stesso giorno apparve ai discepoli in cammino verso Emmaus, in figura di pellegrino, chiese l’elemosina, come pellegrino e povero, ai suoi stessi frati. Come l’ebbe ricevuta, li ammaestrò con santi discorsi a celebrare continuamente la Pasqua del Signore, cioè il passaggio da questo mondo al Padre, passando per il deserto del mondo in povertà di spirito, e come pellegrini e forestieri e come veri Ebrei. Poiché nel chiedere le elemosine egli non era spinto dalla brama del guadagno, ma dalla libertà dello Spirito, Dio, il Padre dei poveri, mostrava per lui una speciale sollecitudine...

Quest'anno per augurare a tutti Buona Pasqua, ho scelto di inserire alcuni passaggi estrapolati dalla "vita di San Francesco", una vita di privazioni stenti e tormenti. L'ho fatto per due motivi. Il primo riguarda quella buona fetta di italiani ridotti in povertà da una crisi che decima la popolazione e che pare nessuno stia combattendo, per cui questa per tanti sarà una Pasqua che a causa della crisi, e non della volontà dell'uomo, si avvicinerà, pur non somigliandole affatto, al vero modello cristiano. Il secondo motivo riguarda il Vaticano e il nuovo Papa che si ispira al Santo di Assisi. Ciò che oggi ho capito, è che al contrario del Santo Padre, i fioristi olandesi che stanno addobbando Piazza San Pietro per renderla domani mattina scenograficamente migliore, non conoscono la vita e le opere di San Francesco. Per questo auguro al Papa, l'uomo spoglio di ricchezze che si ispira al Santo, di riuscire, ancor prima di poter far crescere una Chiesa a sua immagine, a combattere i demoni che sono annidati come serpenti in quelle "grandi fondi" da sempre nascoste da chi comanda la le "opere e le istituzioni" della Città del Vaticano. A questo proposito inserisco una canzone dei Negrita. Lo faccio senza secondi fini, così, giusto perché non ci si dimentichi di quanto ancora accade. Forza Papa Francesco, sarà dura ma ce la puoi fare.


 

Dal Cantico delle Creature: "Laudato si’ mi’ signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare. Guai acquelli ke morrano ne le peccata mortali, beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda nol farrà male..."


5 commenti:

carla ha detto...

bello! e bravo Massimo....
aggiungo una cosa però,che S.Francesco invita,di essere sempilici come colombe,ma prudenti o astuti come serpenti.....
oppure un passo del vangelo che parla" di non dare le perle ai porci".....
ora c'è da riconoscere che il papa Francesco,si sia partito da un piano non poco conto e dovrà andare molto cauto,sia per il fatto che dovrà usare misericordia per chi lo circonda,anche perchè non ci deve essere una imposizione,perchè anche S.Francesco non aveva imposto niente a nessuno,chi ha voluto lo ha seguito liberamente....
ed c'è da prendere in considerazione o che lui ritorni a fare il cardinale e fa' quel cavolo che vuole ed viene considerato un Santo isolato dal Vaticano che dovrebbe rappresentare la chiesa,come si è fatto fin'ora.....oppure sarà meglio che lavori gradualmente con prudenza,se si vuole salvare la chiesa di CRISTO,non c'è che dire che si è assunto il compito molto mirabile.....staremo a vedere se la profezia avrà ragione che questo sarà l'ultimo papa....
non so', questo è un mio pensiero,se non va' a porto questa missione,mi sa' che ci ritroveremo con un papa nero veramente,ma di cuore.....forza papa Francesco che il cielo di aiuti....
BUONA PASQUA a tutti....Carla

carla ha detto...

vorrei aggiungere un'altra cosa a quello già detto,sempre parlando di un altro passo del Vangelo,dove dice:- vivete nel mondo,ma non siate del mondo.....
-in pratica ci serviamo del mondo,naturalmente per le neccessità,ma non dipendere ad essa....
cioè ognuno di noi dovremmo riscattarci da dove ci troviamo e non sfuggendo dal peccato .....il peccato va' compreso e trasformato in bene,certo non è così scontato,detto e fatto....
e precisando che la mia condizione non è uguale dell'altro ,come quello dell'altro non è la stessa condizione mia.....buonaserata

Anonimo ha detto...

Buon Lunedì dell'Angelo!

Grazie Massimo per questo nuovo e intenso articolo.
S. Francesco piantò un albero 800 anni fa, anno più anno meno,e questo albero ha continuato a fiorire e a dare tanti tanti frutti.
Carla,Papa Bergoglio ha davanti a sé un bivio e deve fare una scelta di percorso: o seguire la pista della sua formazione religiosa e della sua esperienza nell'ambito argentino o quella vera, autentica di S. Francesco.
Già con la scelta del nome sembra che abbia voluto mescolare le due scelte religiose che sembrano opposte ed inconciliabili tra di loro.Da questa alchimia il potere temporale della Chiesa con tutti gli interessi interconnessi,ne potrebbe uscire rinnovato positivamente.
Credo che Lui sia consapevole non solo di quello che lo aspetta fuori, ma anche di quello che ha dentro e deve conciliare il Fuori con il Dentro di sé.
Potrebbe riuscire a mediare con il Fuori solo se riuscirà ad effettuare un reale cambiamento Dentro di sé.
Questa è un'opportunità che gli è stata offerta dallo Spirito Santo con la quale purificare il FUORI e il DENTR0.
Avrà la forza e il coraggio per
fondere veramente la scelta gesuita con tutte le sue luci e le sue ombre e il francescanesimo?
Perché uno può restare francescano nell'anima anche con gli orpelli e con il vivere nel palazzo,queste sono piccole espressioni del sistema di potere.
Perché si può parlare con umiltà, con linguaggio semplice e cordiale alle genti dei principi etici,sono parole da sempre ascoltate e lette.
Papa Ratzy, per me è ancora Lui il Papa,aveva fatto della teologia una poesia e con tutti gli orpelli appariva umile,gentile.
A me sembra che che queste due figure religiose possano mettere ognuno di noi davanti ad un bivio: seguire il sistema di potere o cambiarlo, restare dentro o scegliere di stare fuori, per il bene di tutti.
Continuo: seguire il messaggio evangelico e metterlo concretamente in pratica con tutte le difficoltà che comporta oppure seguire il potere per il potere.
Questo è il nodo cruciale che ognuno di noi dovrà sciogliere e in questa chiave di lettura vedo le scelte di Ratzinger e di Bergoglio.
Il tempo, solo il tempo, ci dirà quali fiori e frutti l'umanità potrà raccogliere da quello che la Chiesa cattolica ci sta offrendo.
Non so se sono stata chiara ma vivere in questa situazione storica
mette ognuno davanti a delle responsabilità determinanti per il mondo e la Chiesa sembra ricordarlo a tutti attraverso il suo vivere.

Vanna

carla ha detto...

vanna, quando andiamo a scuola ,prima impariamo la teoria e poi si passa alla pratica....solo mettendo in pratica lo studio aquisito riusciremo capire cosa abbiamo studiato....
poi vorrei chiarire una cosa,penso che più essere 2 scelte ,si tratti di convertire da dove ci si trova....
non chiudendosi in un convento,può aiutare l'anima a riscattarsi.....
ci può essere un mondo intero che preghi per te,ma se in noi non c'è volontà di cambiare,non so' cosa possa servire....
direi più puntare sulla conversione individuale a qualunque posto ci troviamo....il resto può essere un aiuto gli uni con l'altro,sempre se uno lo voglia un aiuto,purtroppo non tutti sono disposti di volere l'aiuto.....ti auguro una buona giornata

Anonimo ha detto...

Carla,intanto non s'impara solo a scuola, s'impara ogni momento ed ogni momento lo si deve vivere con attenzione.
Dipende poi dal metodo, dalla capacità,dalle attitudini individuali, dal rapporto con la società.
Non sempre s'impara prima con la teoria e spesso è il mettere in pratica prima che ti fa
sopravvivere.
S'impara guardando gli altri, le cose,il mondo,s'impara insieme.
Il chiudersi in convento può avere un grande significato se chi lo fa offre se stesso al Signore e prega.
Se anche la preghiera,l'offerta, il sacrificio, non possono aiutare direttamente chi le fa,ma noi sappiamo che esistono le anime martiri(Maria Valtorta),creano ugualmente un tale movimento di energia e di protezione che possono aiutare chi sta in difficoltà.
Dio guarda il cuore e l'intenzione che sottintende le azioni del dire e del fare, è Lui che sa quale anima si riscatta o meno, non noi.
La preghiera vera, autentica, il dono, la gratitudine come offerta fisica o spirituale non possono non portare ad un cambiamento del cuore.
Bisogna pregare per la conversione dei cuori comunque, senza chiederci se gli altri vogliano o meno il nostro aiuto.
Una serena serata per te.
Vanna