martedì 27 settembre 2011

Amanda Knox. Se la Knox ed il Sollecito saranno assolti, dice il procuratore, la colpa sarà della campagna scandalosamente innocentista dei media

Manifesto antidroga Perugia (2008)
Ed ecco che per i procuratori la colpa di tutto il caos scaturito al processo di Perugia è dei media. Strano perché in Italia siamo abituati al contrario, da sempre sono gli avvocati difensori a lamentarsi per i trattamenti oltre i limiti cui devono sottostare i propri clienti. Ed anche è strano che oggi gli inquirenti si lamentino della stampa italiana, lo hanno sempre fatto nei confronti dei "colossi americani" che mai hanno lesinato critiche al loro operato, dato che gli stessi fino a pochi mesi fa, quando s'è saputo delle novità peritali sul coltello e sul gancetto, non si lamentavano affatto ed anzi erano più che contenti di quanto i giornalisti nostrani scrivevano. Certo è che inizialmente alla procura poco importava di Amanda Knox e di chi fosse l'assassino, l'importante era l'avere un omicida idoneo, tanto che quando uscì il nome del Lumumba fu recuperato subito un super-testimone pronto ad affermare che la sera dell'omicidio il locale gestito dallo zairese era chiuso. Il suo nome fu inserito nell'ordinanza d'arresto e lui fu cercato da tutti i giornalisti, giornalisti ai quali rilasciò questa dichiarazione: "Sì, mi pare che quella sera il locale fosse chiuso. Io verso le 19 sono uscito di casa e mi sembra che il portone del 'Le Chic' fosse chiuso. Fino a quando? Non so. Non mi ricordo cosa ho fatto quella sera". E grazie a lui tutti a giocare al "Dagli al Lumumba", anche perché chi aveva passato quella maledetta serata nel suo locale ad ogni interrogatorio perdeva l'uso della memoria ed anticipava gli orari di uscita.

Fortuna volle che il Guede avesse lasciato più tracce di un elefante, tracce che permisero alla procura di togliere il musicista dalla scena, non senza tentennamenti, per dare la sua "parte" al fuggitivo. Col senno di poi si potrebbe dire che, anche qui stranamente, il Lumumba non s'è mai preoccupato di querelare il ragazzo che aveva testimoniato la chiusura del suo locale quando, in effetti, era aperto. Eppure, restando le cose per come la procura le voleva, non fosse apparso il Guede lui avrebbe fatto molti più giorni in carcere. In ogni caso per la procura, anche dopo la sua uscita di scena, la trama rimase invariata. Ed ancora una volta stranamente, nessuno si preoccupò di smentire le tante sciocchezze che apparivano quotidianamente sui giornali, segno che quanto veniva scritto (idoneo solo a creare pregiudizi nell'opinione pubblica) non dispiaceva affatto ai Pm. Ad esempio su Repubblica (non sul quotidiano di Ponte Cucco), si scriveva: "Erano le 12,35 del 2 novembre quando la polizia postale entrava nella casa di Meredith. Gli agenti erano lì per restituire un telefonino, trovato in un giardino distante 200 metri. In sala trovarono Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Erano agitati, perché avevano trovato la casa in disordine, un vetro rotto, la porta aperta. Dissero, i ragazzi, di avere già chiamato i carabinieri. Notarono un particolare, gli agenti della Postale. C'era una lavatrice in funzione, si sentiva il rumore della centrifuga".

Ora sappiamo che lo scritto, datato 25 novembre, a ben 23 giorni dal ritrovamento, conteneva solo una enormità di cavolate e nessuna verità, sappiamo che non c'era una lavatrice in funzione e che i ragazzi stavano aspettando la polizia criminale, chiamata da loro stessi, all'esterno. Eppure c'è un particolare che stona, perché non si può credere che la giornalista si sia inventata uno scritto del genere, da qualche bocca dovevano essere uscite quelle parole altrimenti non sarebbero diventate inchiostro, da quale? Non di certo da quelle dei vicini. Ma all'epoca ci furono altre stranezze giornalistiche, come l'additare a tossici gli studenti di Perugia; su tutti, chiaramente, venne innalzata la Knox che per il procuratore aveva ucciso la coinquilina al culmine di una serata fatta di sesso e droga (inizialmente aveva inserito anche satana) che così finì, assieme al Guede, in un manifesto di protesta, manifesto che nel 2008 tappezzò per giorni e giorni la città. E queste erano stranezze giornalistiche. Non mancarono però altri tipi di stranezze, stranezze dalla stampa non notate (?) o relegate a trafiletto, come quella del velocissimo esame del dna su uno dei tre coltelli sequestrati il 7 novembre in casa del Sollecito.

Ora siamo abituati ad attendere mesi prima di avere risposte certe (non parlo di anticipazioni che otto volte su dieci si rivelano farlocche) dagli analisti, prima di sapere se si è appurata la presenza di tracce genetiche su un reperto proveniente da una scena del delitto, ma nel 2007, incredibilmente, tutto apparve più veloce e già a otto giorni dal sequestro dei coltelli (ma solo sei ne ebbero a disposizione gli analisti) un giornalista su Repubblica scrisse: "La prova 'regina' ora c'è. È una semi-invisibile striatura opaca sulla punta di un coltello sequestrato nella cucina di Raffaele Sollecito. In quella macchia microscopica il biologo della Divisione di Polizia Scientifica di Roma ha rilevato il Dna di Meredith Kercher, la studentessa uccisa a Perugia". E questo riguarda il dna su un coltello che in tutti gli scritti risultava essere stato lavato con l'ammoniaca. E grande risalto trovò sulla stampa questo particolare ed il seguente sequestro di un contenitore di ammoniaca trovato nella casa del Sollecito, contenitore per la pulizia presente in tutte le nostre case. Ma mentre ora si sa che il coltello dopo essere stato usato in cucina manco fu lavato, in quanto presenta ancora tracce di amido (la Knox lo usò per pelare le patate), allora nulla si sapeva e tutto entrava a far parte di ciò che per la mente umana si chiama pregiudizio.

E non ho considerato le parole dei periti nominati dal gup nel 2008, periti che  esclusero al 100% che quello indicato dai Pm fosse il coltello usato nell'omicidio perché incompatibile con le ferite, parole pubblicizzate mezza giornata poi sempre relegate in disparte. Infatti questa risultanza, nota anche in Assise, scivolò (nel processo d'Appello l'argomento è stato sfiorato e solo oggi ne ha potuto parlare ai giurati il difensore di Raffaele Sollecito) sull'acqua sporca con cui fu lavato il capo della Knox che per i giornalisti in quel periodo era la sfinge, la mangiatrice di uomini in gara con sua madre, la volpe (Foxi Knoxi un nomignolo affibbiatole), l'anima nera, la bellezza di ghiaccio, e questi sono i più simpatici perché ben peggiori son stati negli anni gli epiteti usati per qualificarla. Insomma, fino a quando è durata la crocifissione della Knox, che nell'opinione pubblica dura ancora perché non s'è mai smesso di darle delle colpe e di offenderla (la maggioranza degli italiani la crede tuttora colpevole), al procuratore andava di lusso ed accortamente si guardava bene dal dire che la stampa italiana stava facendo una campagna mediatica scandalosa o sconvolgente, quando è cambiato il vento anche il suo modo di vedere è cambiato ed i media ora sono formati da persone ottuse che non sanno cosa scrivono e dicono una enormità di cavolate solo per "liberare" la Knox.

Knox che si sta rivelando una vera ossessione per la procura, quasi un demone da scacciare. Eppure non è colpa dei media se i periti di Corte hanno sentenziato che dna sul coltello non ve n'è o, al massimo, quello che c'è non è sufficiente a periziare (come hanno fatto nel 2008, in soli sei giorni, a farselo bastare?), non è colpa dei media se gli oggetti si sono repertati a 47 giorni dall'omicidio dopo averli ammucchiati uno sull'altro (il gancetto del reggiseno il 2 novembre era sotto il corpo di Meredith, fotografato, e piano piano, senza sapere come, il 18 dicembre arrivò in un'altra stanza), non è colpa dei media se i due testimoni oculari sono finiti in galera (entrambi per traffico di droga) e nel tempo hanno cambiato versioni perdendo o modificando la memoria che avevano quando si trovavano in libertà (l'albanese, per parlare di chi è stato pagato 10.000 euro dal programma televisivo Porta a Porta, ha cambiato versione ad ogni interrogatorio e ad ogni intervista), non è colpa dei media se l'impronta insanguinata trovata nel corridoio, che da sempre si scrive sia del Sollecito, in effetti abbia le misure più larghe del suo piede e corrisponda al 100% a quella del Guede, non è colpa dei media se in camera di Meredith non vi era traccia dei due ragazzi che da quattro anni vivono in galera. Questo il procuratore lo deve capire perché è a causa di questi particolari che i giornalisti hanno cambiato bandiera.

Lui può avere sue convinzioni, può esternarle in una arringa, ma non può più chiedere a nessuno di tacere il quanto dice o il quanto fa perché da tempo personaggio pubblico, ed infatti nessun giornalista più tace. Un esempio ne è l'articolo di Meo Ponte, sempre in Repubblica, sul resoconto di quanto avvenuto venerdì 23 settembre durante l'arringa. Il giornalista scrive: "Più che una requisitoria è un' invettiva quella che il pm Giuliano Mignini pronuncia ieri in aula, alla prima delle udienze conclusive del processo di appello per l'uccisione di Meredith Kercher. Per cinque ore il magistrato attacca tutto e tutti: giornali e tv colpevoli a suo parere di aver orchestrato una campagna «innocentista» per scagionare Amanda Knox e Raffaele Sollecito da ogni accusa, lobbies politico-editoriali sparse tra Usa e Europa e soprattutto i periti nominati dalla Corte d'Appello". Ed andando avanti si legge: "La veemenza con cui Mignini affronta la requisitoria si affianca all'intervento del neo procuratore generale Giovanni Galati comparso in aula per dire che la perizia ordinata dal tribunale «è infondata nelle conclusioni per evidenti lacune e soprattutto per apprezzamenti non richiesti e non delegabili ad un perito d'ufficio». Tanta foga è comprensibile, la perizia negata dalla Corte d'Assise e voluta invece dai giudici dell'Appello ha spazzato via quelle che i pm ritenevano le prove cardine contro i due imputati. Del quadro indiziario contro Amanda e Raffaele resta ben poco, testimoni la cui attendibilità è stata messa a dura prova, qualche contraddizione e la confessione poi ritrattata della giovane americana".

Ma il problema della procura Meo Ponte lo centra con l'ultima frase del suo articolo, quando scrive: "Le diverse udienze hanno confermato le lacune dell'inchiesta e gli imputati e i loro avvocati hanno iniziato a sperare in un'assoluzione. E se Amanda e Raffaele fossero assolti si porrebbe il problema della responsabilità di chi per quattro anni li ha tenuti in carcere senza prove certe". E questo è il reale problema che si porrà un domani se mai i due saranno assolti. Ma c'è da chiedersi: "Ci sarà davvero chi verrà giudicato responsabile di quanto accaduto in questi quattro anni? La Giustizia italiana sarà in grado di guardarsi dentro, senza chiudersi a riccio, per cercare almeno di capire cosa, da decenni, non sta funzionando?"



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Amanda Knox

26 commenti:

Marco ha detto...

Dice l'avv. Bongiorno: "La camera di Meredith è la foto di chi era presente. Gronda di tracce di Guede ma perché non ci sono quelle di Sollecito e della Knox? La stanza è stata pulita come sostiene l'accusa? Nessun detersivo ha la capacità di riconoscere le tracce di Dna".

gaia ha detto...

L'avvocato Bongiorno farebbe bene ad interessarsi alle vicende parlamentari; comunque per chi non lo sapesse la famiglia di Sollecito si è data molto da fare per cercare agganci politici e ha smosso mari e monti, tanto che la sorella essendo un ufficiale dei carabinieri fu anche buttata fuori dal corpo se non mi sbaglio
PERUGIA - Far trasferire poliziotti scomodi, chiedere l'intervento di politici di spicco, organizzare campagne mediatiche. Tutto per scagionare Raffaele Sollecito, lo studente di Giovinazzo, in carcere con l'accusa di aver ucciso, con la fidanzata americana Amanda Knox e Rudy Guede, la studentessa inglese Meredith Kercher.
È il piano messo a punto nei mesi scorsi dalla famiglia Sollecito e ora rivelato dalle intercettazioni telefoniche depositate l'altro ieri con i quattordici faldoni che raccolgono l'intera inchiesta sul delitto di Perugia.

Le registrazioni delle conversazioni telefoniche tra il padre di Raffaele, Francesco Sollecito, noto cardiologo pugliese, il fratello Giuseppe, la cognata Sara, la seconda moglie Mara e la figlia Vanessa ricostruiscono l'incessante attività della famiglia per trovare l'appoggio di personaggi influenti. Spinto dalla convinzione che la Squadra Mobile perugina e il pm Giuliano Mignini abbiano indagato in modo errato, l'intero clan familiare di Raffaele Sollecito si mobilita per scagionare il giovane. Non solo con l'intervento di pool di avvocati e di consulenti medico-legali ma anche attraverso amicizie politiche.

Ad esempio Vanessa, la sorella di Raffaele, confida al padre di aver la possibilità di raggiungere il senatore Domenico Formisano dell'Italia dei Valori. "Il senatore - dice - mi ha contattato per chiedermi un intervento a favore di una persona. Sono contenta perché così sarà in debito con me e potrò andare a Napoli a parlargli". Si rivela ingenua, Vanessa, anche se è un tenente dei carabinieri. Al padre che la invita alla prudenza ricordandogli che ha il telefono sotto controllo lei risponde: "Ma io non sono intercettata".

Un altro politico di spicco a cui si rivolge la famiglia Sollecito, anche grazie alla zia Sara, militante di Alleanza Nazionale, è Domenico Nania, ora vicepresidente del Senato, che, secondo i parenti di Raffaele, potrebbe interessare alla vicenda addirittura l'onorevole Renato Schifani. Anche la scelta di Giulia Bongiorno come avvocato è dettata dalla stessa logica. Mara, la matrigna di Raffaele, la definisce "la signora Trentapalle" e sottolinea: "Lei sa come comportarsi in certe situazioni". Tutta questa attività naturalmente viene riferita a Raffaele durante i colloqui in carcere, anche questi intercettati.

Che cosa vogliono i familiari di Sollecito da questi politici appare chiaro da altre intercettazioni: pressioni sui giudici della Corte di Cassazione affinché accolgano il ricorso presentato dagli avvocati del ragazzo e interventi per togliere l'inchiesta ad alcuni investigatori scomodi. Nel mirino della famiglia ci sono soprattutto il commissario Monica Napoleoni, responsabile della Sezione Omicidi, e Giacinto Profazio, capo della Squadra Mobile, che sono di volta in volta definiti "maiali, figli di p., bastardi".

gaia ha detto...

"Dobbiamo trovare qualcuno che possa intervenire in qualsiasi maniera - si legge nelle intercettazioni - Bisogna far sì che la polizia non faccia altre nefandezze". Tutti si dicono convinti che la polizia perugina sia capace di alterare le prove, costruendone addirittura di false. E per questo contattano giornalisti e televisioni finendo per portare a Telenorba un filmato girato nel momento successivo alla scoperta dell'omicidio che dovrebbe, secondo loro, rivelare l'inefficienza della polizia scientifica.

È una decisione invece che si rivela fatale per la famiglia Sollecito: l'intero clan finisce indagato per violazione della privacy, diffamazione e pubblicazione arbitraria di atti giudiziari e pubblicazione di immagini raccapriccianti. E ora alla Procura di Perugia pensano di inviare ai colleghi di Firenze, competenti per territorio, il nuovo fascicolo.

Unknown ha detto...

Sempre non volendo cambiare l'opinione di alcuno, devo dirti che tu, Gaia, hai postato un articolo di Repubblica del 2008 in cui, fra l'altro, è scritto in chiaro che l'intento dei Sollecito era quello di dare una svolta diversa alle indagini (non di corrompere o far dire il falso a qualcuno) perché dai familiari considerate errate, unidirezionali ed a volte pilotate per giungere allo scopo prefissato: la condanna. E da lunedì prossimo potremo accorgerci che forse avevano ragione loro e che davvero quelli di Perugia avevano modificato il corso degli eventi costruendo prove e testimonianze che non esistevano.

Il fatto che i due supertestimoni fossero da loro già stati arrestati in precedenza, e quindi ben conosciuti dalle forze dell'ordine, non fa un favore a chi ha indagato, anzi, fa pensare proprio il contrario. Per quanto riguarda le spinte politiche per sollecitare i giudici di cassazione a dare la libertà al fratello in attesa del processo, occorre dire che sono solo rimaste nelle intenzioni perché mai nessun giudice ha accettato la scarcerazione. E bisogna dire anche che ad ogni richiesta della difesa corrispondeva una nuova mossa dell'accusa (come accaduto a Taranto) che modificava il quadro. Ed infatti ad ogni richiesta si è passati da satana all'orgia alla droga alle impronte di piedi insanguinate, alla stella sotto la suola della nike, alla nuova testimonianza del clochard, cose che ad oggi sono state smentite dai periti, dal fatto che sono stati costretti ad eliminare l'albanese dal processo (il supertestimone) e dalla modifica in aula di quanto testimoniato a suo tempo dal clochard.

Altresì c'è da aggiungere che la stessa stampa ad oggi scandalosa, a detta del procuratore, al tempo non ha inserito le intercettazioni per intero, così da far capire a tutti il senso reale delle frasi, ma solo una parte, quella più comoda al potere consolidato.

Ed io mi chiedo cosa faresti tu se arrestassero tuo fratello, tuo figlio, e ti rendessi conto che per accusarlo hanno poco o nulla e chi indaga si intestardisce e ribadisce che tutto porta a lui. Lo lasceresti in carcere o cercheresti di far fare indagini più consone all'accaduto?

continua...

Unknown ha detto...

Ma c'è un'altra cosa che non depone a favore della tesi che hai portato, ed è il fatto che non sono cambiati gli inquirenti ma è stata cacciata dai carabinieri, e senza giustificato motivo, la Sollecito, segno inequivocabile che il potere non era nelle corde della sua famiglia ma in quelle di chi aveva in mano le indagini. E dopo tre anni c'è ancora un procedimento in corso per quanto accaduto, questo quanto ha dichiarato l'avvocato della donna, avvocato specializzato proprio in casi del genere.

«Tra tutti i casi di ordinaria ingiustizia perpetrata nei confronti dei militari, di cui mi occupo quotidianamente, quello capitato a Vanessa Sollecito è certamente uno dei più macroscopici. Si consideri solo che la legge sulle stabilizzazioni di cui si era avvalsa la mia assistita non prevedeva affatto la possibilità di sottoporre gli interessati ad un nuovo accertamento dell’idoneità attitudinale, in quanto già compiuto all’atto dell’arruolamento. Eppure, vi si è proceduto lo stesso. Contro questa palese violazione della legge, chiediamo oggi giustizia davanti al Consiglio di Stato dopo averla vanamente pretesa dal famigerato TAR Lazio. La conseguenza è che una giovane ufficiale con ottimi requisiti, fra i quali ben due brevetti di volo e una partecipazione ai mondiali di equitazione, è stata ritenuta non più idonea al servizio nell’Arma dei Carabinieri, dopo avervi militato ben sei anni ed aver meritato la qualifica di "superiore alla media". Essa è stata, pertanto, congedata ed è disoccupata da quell’epoca».

In ogni caso se vuoi saperne di di più ti consiglio di chiedere l'arretrato di "Carabinieri d'Italia Magazine" del Luglio/Agosto 2010, vi troverai un articolo, con intervista (tre pagine) molto interessante che parla proprio di quanto accaduto.

Ciao, Massimo

gaia ha detto...

Il fatto che non siano riusciti nel loro intento mi fa dire meno male, vuol dire che il sistema non è totalmente corrotto. Cercare raccomandazioni politiche, che un tenente dei carabinieri chieda favori personali in cambio di favori è gravissimo, non capisco come possa essere giustificato da chi chiede sempre trasparenza nelle indagini. Il sistema delle raccomandazioni è odioso di per sè ma che venga usato in un caso di omicidio per me certo non depone a favore della moralità dei protagonisti, i Sollecito potevano far valere le loro ragioni nelle sedi processuali non andando a cercare poltici a destra e manca, già il fatto che abbiano per avvocato una parlamentare a me sembra un'anomalia. La politica non dovrebbe mai ingerire sulla giustizia, la mentalità di certe persone è che con le giuste conoscenze si possono aprire tutte le porte...

Marco ha detto...

Ma in definitiva, è vero che la camera è piena di tracce di Guede e mancano quelle dei due attuali imputati? E se sì, è vero che l'accusa ha giustificato questo fatto con la pulizia della stanza?

Unknown ha detto...

Ciao Marc.

Sì, la stanza era piena di tracce del Guede e mancava di quelle del Solecito e della Knox (una camera da tre metri per quattro con letto scrivania armadio e quanto altro ci possa stare). L'unica cosa trovata è una bajour, gli inquirenti dicono essere della Knox ma non ha impronte della knox, sotto al letto e servita, hanno detto, per trovare forse un orecchino perso durante l'omicidio.

Il resto sarebbe stato accuratamente pulito (due fenomeni della pulizia personalizzata) con detersivi e non si sa bene cosa altro. Chiaro è che chi cerca gli orecchini e pulisce per non lasciar tracce lascia la bajour, dopo averla disinfettata, sotto il letto, perché riportarla al suo posto?

Per Gaia.

Anche a me non piace chi chiede favori ai politici o anche alle forze dell'ordine, ma in mezzo a questi ci devi inserire anche i procuratori e chi indagava dato che hanno di fatto "licenziare" la Sollecito. Ed in ogni caso, scaramanticamente parlando, chi si è fatto difendere da avvocati politici ha sempre perso la causa (Franzoni-Taormina è un esempio).

Ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

@Marco
Esiste la sentenza di primo grado di knox - Sollecito un bel malloppo di circa 500 pag . Se vuoi dacci una lettura se vuoi farti un ' idea
Tra le altre cose in questa prima sentenza si evince che le tracce della knox e vittima, TUTTE tracce EMATICHE di profilo MISTO sono repertate attraverso luminescenza ( Rep. 183) nel corridoio, nella stanza della romanelli, coinquilina, scarico bidet, contenitore cotton fioc e sulla parte sx del lavandino.
Quindi sangue della vittima misto a DNA knox che non sono state oggetto di controperizia da parte della difesa della knox.
Io ritengo divise le 2 posizioni processuali dei 2 imputati e non dimentichiamoci che sollecito scrive dopo una settimana di carcere che "lui non sapeva dove fosse Amanda la sera dell' omicidio e che temeva che questa potesse avere sottratto il coltello in casa sua".
Quindi le tracce di amanda in relazione al delitto ci sono eccome !
La cosa che mi e' apparsa piu' strana dall'inizio e' che knox dichiara di essere arrivata a casa, che trova aperta, che vede del sangue, va nell'altro bagno ci trova un water pieno di feci ( e manco tira l'acqua ?) e che va a farsi una doccia. Quantomeno singolare .
Wide

Unknown ha detto...

Ogni valutazione ed ogni idea è lecita, Wide, ma sulla sentenza di primo grado, che ha tenuto in piedi il castello accusatorio della procura non lasciando spazio alla difesa, ed infatti le perizie sono state accolte in Appello, e sulle seguenti motivazioni, e vorrei vedere che un giudice non le facesse sembrare logiche, stenderei il solito velo pietoso.

Mia idea, non vangelo.

Massimo

Anonimo ha detto...

In appello la difesa ha richiesto solo la prova sul gancetto e sul coltello. Non sulle tracce ematiche di knox / vittima ritrovate in via della Pergola. Che ci sono . Ed e' quello che ho postato.
Wide

Unknown ha detto...

Wide in appello hanno portato anche le impronte dei piedi del Guede, prese i carcere, che corrispondono a quelle nel corridoio ed in camera della Romanelli sempre spacciate per quelle del Sollecito, mentre le sue sono di cinque millimetri più strette e più corte (ma in assise, ripeto, quelle erano del Sollecito). Per non parlare delle Nike con la stellina, sempre del Sollecito per gli analisti, che invece erano del Guede essendo quelle trovate della serie "edizione limitata", ma altre cose hanno portato in Appello, le leggeremo nelle motivazioni e poi trarremo le conclusioni.

In ogni caso che le analisi e le perizie siano state fatte male lo fa intendere il giudice a latere della Corte d'Appello, la dichiarazione la trovi su Repubblica del 24 settembre: «L'unico dato certo in questo processo è la morte di Meredith Kercher» ha sottolineato Massimo Zanetti, il giudice a latere della Corte d' Appello.

E se dice che non ci sono altri dati certi oltre alla morte della Kercher significa che le perizie e tutto ciò che ha portato la Procura non hanno valore di prova (o l'hanno perso perché non l'avevano).


In ogni caso, senza alcun tipo di problema, ognuno resti delle proprie idee, tu come io come gli altri.

Ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

Infatti io non parlo delle tracce, impronte o quant'altro di sollecito, confuse con quelle di Guede ma delle tracce impronte e perizie a carico di knox. Non contestate ne' richieste di riesaminare. E che si sono evidenziate con il luminol.... E a mio modo di vedere sono posizioni processuali diverse con responsabilita' diverse.
Chiaramente siamo qui per esprimere le proprie idee e confrontarci. Non certo per convincere nessuno
Wide

Unknown ha detto...

Hai ragione wide, ma quelle impronte sono importanti solo se fissate nel sangue al momento del delitto. Non credi che se ce ne fossero state davvero ora non saremmo qui a ragionare sulla mancanza del dna su un coltello e sull'inquinamento di un gancio ma si parlerebbe del fatto certo che la Knox è colpevole?

Quelle prove, prove se orme intrise nel sangue (ma di quel tipo c'erano solo quelle del Guede), mancano, e lo fa capire il giudice a latere quando dice che di certo c'è solo che una ragazza è stata uccisa.

Tu continui a ragionare basandoti su un processo unidirezionale condotto da un giudice che ha accettato di tutto e di più dalla Procura e di niente e di meno dalla Difesa. Quindi qualsiasi cosa sia stata portata in Assise, fosse vera o falsa, fatta con malizia o per inesperienza, nelle sue motivazioni è diventata vera.

Ma l'Appello potrebbe dire il contrario. Comunque staremo a vedere come finirà perché non è detto che la assolvano e che non sia davvero colpevole. Ma se verrà assolta nessuno venga a dire, come il pm Mignini, che è stata la stampa a farla assolvere perché allora si deve anche dire che in Assise è stata la stampa a farla condannare.

Se ci sarà una assoluzione significherà che di prove non ce n'erano e che quelle portate in Assise erano costruite ad personam.

Massimo

Anonimo ha detto...

Guarda che condivido in pieno le conclusioni finali. Non capisco perche' se qualcuno la pensa diversamente si debba pensare che non e' informato o che parteggia per i procuratori o chissà che altro. Mi sono limitato a postare quello che e' stato scritto e che a tutt'oggi rappresenta un atto ufficiale. E la mia replica iniziale parte dal primo post di Marco che chiede se c'erano tracce dei due in casa.
Wide

Unknown ha detto...

Non ho detto che sei male informato wide, ho detto che a parità di cose lette tu la pensi in un modo ed io in un altro. E mi sono limitato a dirti che in appello diverse cose sono uscite e che noi ne verremo a conoscenza con le motivazioni. Niente di più se non che dopo non ho polemizzato con te ma con la procura perché da quanto sta uscendo pare aver operato male.

Poi se vogliamo essere pignoli Marco aveva chiesto se era vero che non c'erano tracce in camera di Meredith e non in casa.

Ma mi raccomando, non pensare che scriva con astio o per polemizzare con te perché non è mia intenzione.

Ciao, Massimo

Marco ha detto...

Wide, come dice Massimo io mi riferivo esclusivamente alle parole testuali del legale di Sollecito, che parla di stanza dove è avvenuto il delitto, non dell'intero appartamento. La questione è semplice: è possibile, in un omicidio con questa dinamica, dando parzialmente per buona la versione accusatoria e accertato il fatto che uno dei tre (o due) presunti assassini ha lasciato parecchie tracce, che gli altri due (o l'altro) non abbia lasciato alcuna traccia di sé? Ovviamente diamo per scontato che non è possibile scegliersi le tracce da cancellare.

Anonimo ha detto...

"Perugia, 30 set. - Nel caso in cui Amanda Knox e Raffaele Sollecito fossero assolti c'e' il "rischio di una fuga all'estero al quale non sara' possibile rimediare". Lo ha detto il pm Giuliano Mignini concludendo le sue repliche davanti allaCorte di appello che sta processando i due ex fidanzati per l'omicidio di Meredith Kercher. "Nonostante questo sia il secondo di tre gradi di giudizio in Italia, sta a voi rendere giustizia" ha detto ancora il pm rivolgendosi alla Corte."
Il mio commento è il seguente: purtroppo non abbiamo invece notizia dell'intenzione di scappare all'estero del Pm Mignini, che ha combinato più disastri dell'uragano Katrina, ed ora, per coprire le sue magagne, cerca di fare condannare due ragazzi senza avere le prove della loro colpevolezza. In un paese civile lo avrebbero già allontanato dalla Procura, se non addirittura arrestato, tali e tante sono le forzature ed i falsi che ha commesso. Di certo il sor Minigni condividerebbe la frase di un certo Pubblico Ministero che disse: posso far condannare chiunque, per gli innocenti ci vuole più tempo...
Stefano

Unknown ha detto...

In ogni caso ci sono accordi fra i vari Stati, o le rogatorie internazionali, insomma non potrà sparire nel nulla visto che ormai è più che conosciuta.

Massimo

Manlio Tummolo ha detto...

Il PM parla in quel modo non sulla base di ragioni fondate, ma semplicemente per convincere i giudici popolari, più facilmente influenzabili, a confermare una condanna. Le argomentazioni tirate fuori dalle parti mi sembrano solo frasi da talk-show, da una parte e dall'altra. Poco curata l'analisi della situazione delle perizie, che la stessa Procura, prima, rendendosi conto della loro imprecisione e confusione, aveva chiesto di rifare dopo le critiche del collegio nominato dalla Corte, che viceversa aveva respinto la richiesta. Da quel che si riesce a capire, neppure la difesa ha saputo approfondire questi temi e segnalare invece i tentativi di condizionamento della giuria popolare da parte della Procura e degli avvocati di parte civile, e tutto si è ridotto a petizioni di principio: "Sono colpevoli perché sono colpevoli", tuonano gli accusatori. "Sono innocenti perché sono innocenti", ribatte la difesa. Ma perché siano colpevoli oppure innocenti, non si può dire che sia risultato chiaro. Stanti così le cose, credo che dovrebbero essere assolti, ma l'intera procedura era stata viziata con lo scorporo del processo Guedé, da un lato, con l'intervento di parti civili che avrebbero viceversa essere dovute intervenire in altra sede (soprattutto la padrona di casa, il che fa ridere !).

Anonimo ha detto...

Ma quali rogatorie e accordi internazionali tra Italia e usa . .......NON e' prevista l' estradizione di un cittadino usa !
Pertanto Amanda NON rientrerà MAI piu' in Italia qualora assolta. Io non so se sia colpevole o innocente pero' e' certo che rimarra' nel suo grande paese.
Saradar

Manlio Tummolo ha detto...

Se assolta, non vi sarebbe alcun motivo di riarrestarla, e quindi sarebbe libera di andare dove le pare, Italia compresa (non dimentichiamo che la Cassazione, non deciderebbe sul merito ma sulla regolarità delle procedure). Se condannata, resterebbe in carcere, tuttavia, se aiutata da qualcuno o su richiesta degli USA, potrebbe andarsene ugualmente. Non dimentichiamo ciò che avvenne per quella terrorista italiana condannata per rapina o cooperazione in rapina, che fu consegnata all'Italia (1988, mi sembra), con la condizione di tenerla dentro, ed invece venne liberata dopo qualche tempo, ora non ricordo il nome. E' probabile che nel caso di Amanda comunque venga ricambiato il favore, altrimenti manderebbero qualche drone colpendo qualche giudice italiano.

Anonimo ha detto...

Si trattava di Silvia Baraldini che rientro' in Italia nel 1999 e dopo 7 aa di domiciliari , per gravi motivi di salute, dal 2006 anche per effetto dell'indulto e' libera. La condanna se non ricordo male fu di 43 aa negli usa credo intorno ai primi anni 80...e nelle prigioni stelleestrisce ci trascorse tanto tempo. Poi il cancro... e il ritorno in Italia. Non escluderei il fatto che le cure mediche in usa sono a carico del cittadino...e sono molto costose. Per chi in condizione di carcerato, che non ha certamente una polizza assicurativa malattia, tali spese sono completamente a carico dello stato....e il cancro della Baraldini ha necessitato di interventi chirurgici, radio e chemioterapia per diversi
cicli....

Manlio Tummolo ha detto...

Infatti, dati tutti corretti, ma questo dimostra che personaggi divenuti scomodi possono essere "restituiti al mittente", con certe condizioni, che poi non vengono magari mantenute. Si vedrà che cosa accadrà con la Knox, se condannata in via definitiva (quando lo sarà)...

Marco ha detto...

Un interessante articolo dell'avv. Carlo Federico Grosso:

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9275&ID_sezione=29

Manlio Tummolo ha detto...

Come mai nessuno è intervenuto ? Ora che il secondo grado di giudizio è concluso sarebbe stato ben interessante vedere all'opera i molti opinionisti. Da questa seconda fase del processo per l'assassinio di Meredith Kercher, e che già aveva avuto un colpevole in via definitiva, dimostra parecchie cose. La prima da sottolineare è che oggi un processo moderno deve tener conto della presenza o assenza di prove scientificamente accertabili, sul luogo del delitto. Se queste non vi sono, nessun'altra le può sostituire: né le testimonianze, facilmente condizionabili, né tabulati telefonici che poco dicono sui telefonisti, e neppure la confessione, la quale, essendo manipolabile e condizionabile anch'essa, non deve essere considerata un valore assoluto (tanto che vediamo un presunto reo confesso dell'assassinio di una nipote quindicenne, tranquillamente a casa sua o a fare interviste in giro per l'Italia).
Altra cosa che si dimostra: la tremenda diseducatività nella coscienza civile del popolo compiuta metodicamente a puro scopo di denaro da squallide trasmissioni televisive, alle quali va attribuito l'arcaico procedimento di condanna pre-giudiziale e preconcettuale, o viceversa di assoluzione pre-giudiziale, per cui alla fine del dibattimento e della sentenza si vedono e sentono follacce che inneggiano o deprecano la sentenza, secondo il loro gusto. Tutto ciò dovrebbe finire: la radio-televisone e i più vari mezzi di informazione dovrebbero smetterla di rincorrere il presunto innocente o presunto colpevole, ma verificare che ogni volta la procedura sia quella prevista per legge, senza stupide spettacolarizzazioni, che i processi non siano "Brevi o lunghi", ma quanto la complessità del caso richiede; che la difesa veda salvaguardati i propri diritti prevista dalla Costituzione e dalle leggi, e che la vittima o i parenti della vittima siano risarciti, tanto in caso di individuazione del colpevole, quanto nel caso che non vi sia. Si spera che ì'esempio di Perugia insegni molto anche a coloro che sono in procinto di giudicare l'intera famiglia Misseri per l'omicidio di Sarah Scazzi. La giustizia umana, per sua natura relativa e difettosa, deve però approssimarsi per quanto possibile ad una Giustizia assoluta, proprio attraverso la correttezza delle procedure, affinché siano razionali, scientifiche, sempre pronte alla correzione e lontane da ogni forma pregiudiziale e preconcettuale. In questo consiste l'importanza delle garanzie d'indagine e processuali.
La retorica di bassa lega, e spesso volgare e plebea, utilizzata nel processo dai giuristi delle varie parti, le "petitiones principii", o altro non servono assolutamente a nulla.