mercoledì 13 luglio 2011

Roberto Marchini è la quarantesima vittima italiana in Afghanistan... ed i politici scoprono solo ora quanto siano pericolose le missioni?

La zona in cui il primo caporalmaggiore Roberto Marchini ha perso la vita è tristemente nota ad ogni militare si trovi in Afghanistan. La lunga striscia in terra battuta serve per gli spostamenti militari ed era stata scelta, proprio per questo, quale luogo migliore in cui far sorgere, in futuro, una caserma afgana. Ma il punto in cui si era addentrato il convoglio, formato da mezzi militari italiani e locali, è da sempre il prescelto dai terroristi che vi piazzano ordigni artigianali, ied, ai lati della carreggiata. Un piccolo scavo, la bomba sepolta sotto un pugno di terra ed il gioco della morte può avere inizio. E' un gioco maledetto che anche il geniere italiano doveva far cessare. Il suo compito era quello dei suoi colleghi, cercare di capire dove fosse l'ordigno e renderlo inoffensivo. Si erano accorti delle bombe perché era stato segnalato in precedenza uno strano assembramento di persone, e per una volta il lavoro di prevenzione aveva dato i suoi frutti. Infatti tre ne erano già state individuate e disinnescate... purtroppo la quarta, quella non vista, gli è stata fatale.

Ma nonostante non sia una morte come le altre, in fondo non si tratta di un attentato vero e proprio perché l'esplosione è avvenuta mentre il militare stava procedendo a svolgere il proprio lavoro, c'è comunque la solita domanda da porsi. Quali attrezzature hanno i nostri soldati? Finora avevamo capito che i monitoraggi dei satelliti avvenivano solo in una piccola parte del territorio, forse quella più vicina alle basi americane, però pensavamo che le attrezzature in dotazione fossero all'avanguardia, almeno quelle. Ora ci rendiamo conto che quanto ci viene mostrato in televisione è solo una mera finzione ad uso e consumo dell'opinione pubblica. Perché doveva essere l'occhio di Roberto Marchini ad individuare gli ordigni? Perché non era provvisto di quell'apparecchiatura, tante volte mostrataci nei canali nazionali, che suona quando la bomba è a pochi metri?

Le mie sono domande superflue e prive di significato? Ed allora ne pongo un'altra: "Abbiamo noi quei piccoli robot che scovano e fanno esplodere gli ordigni nascosti sotto pugni di sabbia salvando così la vita dei militari? Quelli tanto ben reclamizzati che quasi funzionano senza l'aiuto dell'uomo?". A me non pare una domanda da poco dato che una attrezzatura del genere dovrebbe essere obbligatoria in luoghi del genere, in una strada del genere. Non dimentichiamo che a 15 chilometri di distanza il 2 luglio è morto anche il nostro trentanovesimo militare, Gaetano Tuccillo, sepolto pochissimi giorni fa. Pertanto, perdurando le vittime, chi ha l'obbligo di salvaguardare i militari rimasti e cercare di evitare altre esplosioni? E se è vero che i terroristi sono in grado di affinare la loro tecnica, migliorandola in base al comportamento delle forze di pace, ed è normale capiti questo, c'è da chiedersi se i nostri soldati abbiano la possibilità di migliorare la loro con nuove attrezzature all'avanguardia. C'è la possibilità che qualche autorità decida di intervenire ed attrezzare nella maniera migliore i soldati rimasti in Afghanistan?

I nostri Generali chiedono aiuto al nostro governo? Esiste un ministro che si attivi per cercare di fare qualcosa di concreto anziché il guastatore? Perché c'è da rendersi conto che gli hobby preferiti dai nostri politici paiono cambiare di volta in volta, di morto in morto. Ad inizio missione tutti amavano fare come gli struzzi, nascondevano la testa sotto la sabbia per non vedere sentire o parlare. Poi qualcuno ha iniziato a blaterare sui troppi denari spesi e, a causa di questi e non delle vite perse, auspicava il ritorno dei contingenti italiani. Ora c'è chi non tollera più la missione e chi dice che il governo deve fare qualcosa di concreto per aiutare i nostri militari. Ma chi lo dice ha avuto la possibilità, visto che lui stesso era parte di altri governi qualche anno fa, di fare qualcosa. Eppure si è comportato allo stesso modo di altri autorizzando a sua volta missioni di pace in ogni capo del mondo dopo aver abbassato il capo ed aver detto "obbedisco". Per cui c'è da chiedersi se il cordoglio ed il dispiacere che la parte politica dimostra in occasione di simili tragedie siano autentici o solo di facciata, solo di convenienza di fronte all'opinione pubblica. C'è da chiedersi se l'auspicare un presto ritorno dei nostri contingenti sia una forma di pubblicità elettorale o venga dettata dal pensiero preoccupato per i tanti giovani italiani impegnati in territori di guerra.

Roberto Marchini il 21 luglio avrebbe festeggiato il suo ventinovesimo compleanno. Venerdì 14 luglio sarebbe dovuto arrivare in Italia e tornare dai suoi familiari vivo ed invece verrà sepolto assieme alla bandiera tricolore. Era primo caporalmaggiore presso l'8° Reggimento Genio Guastatori Folgore di Legnano ed abitava a Caprarola, nel viterbese. 

E' la quarantesima vittima italiana in Afghanistan a cui verranno fatti due funerali. Uno privato ed uno di Stato per fa capire che lo Stato c'è. Ma c'è davvero?


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1 commento:

Anonimo ha detto...

Mamma mia che parole, Max,e pensare che mio figlio è militare...!!!
Bea.