martedì 26 luglio 2011

David Tobini è la quarantunesima vittima italiana in Afghanistan. E' morto perché nessuno ha coperto dall'alto l'operazione militare in atto

David Tobini
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha fatto sapere agli italiani che il governo ha stretto i cordoni della borsa per quanto riguarda le missioni del militari italiani all'estero. Però, ci ha anche detto, non è stato intaccato il reparto sicurezza che, al contrario, ha visto un incremento dei fondi. E meno male, sono mesi che scrivo articoli in tal senso. Però qualcuno deve dire al La Russa, ma anche ai più alti generali in grado, che quando si fa una missione come quella in cui è morto David Tobini, speriamo non muoia anche Simone D'Orazio (l'altro militare ferito gravemente nella sparatoria ed ora ricoverato in fin di vita all'ospedale militare americano di Kandahar), occorre avere un appoggio dall'alto altrimenti si moltiplicheranno i morti perché David non è il primo dei nostri che muore in missioni del genere, in quel luogo hanno già perso la vita gli altri nostri soldati Massimiliano Ramadù, Sergio Pascazio, Luca Sanna, e se si perseguirà la solita strategia altri ne moriranno in futuro.

La ricostruzione dell'accaduto. Nella notte di domenica per i militari italiani, e per quelli afgani, era partita un'operazione congiunta che aveva come scopo la perlustrazione di un villaggio, segnalato dall'intelligence, in cui gli estremisti avevano nascosto ordigni, armi e munizioni. Il tutto pareva concluso in quanto l'esplosivo e le armi erano state confiscate ed i militari stavano uscendo dal villaggio, erano le 4.15, per far ritorno alla caserma. Ma è stato al momento in cui si sono trovati in campo aperto che è partita l'offensiva dei guerriglieri talebani ed una grandinata di fuoco si è abbattuta sulle camionette dei militari che, spiazzati e colti alla sprovvista, hanno risposto al fuoco e dovuto invertire la marcia per trovare riparo nelle baracche appena passate. A quel punto il caporalmaggiore dei parà era praticamente già morto ed il D'orazio in fin di vita. Il conflitto a fuoco è continuato ed i militari si sono ritrovati accerchiati perché agli insorti che sparavano dall'esterno del villaggio si sono aggiunti quelli nascosti in case non controllate.

Ed i rinforzi, gli elicotteri e gli aerei della coalizione internazionale, non sono arrivati subito ma in un tempo troppo lungo, questo dato lo riferisce il ministero della Difesa che, per alleggerire la posizione dei comandanti in capo e non cercare colpevoli per quanto accaduto, inverte la frase e parla di "periodo non breve". Fortunatamente, grazie al fatto di aver trovato baracche prive di talebani armati, agli altri soldati impegnati nella missione è andata meglio e solo uno di loro, Francesco Arena, è rimasto ferito ad un braccio in modo lieve. Per cui dobbiamo anche ammettere che ci è andata bene e che, non avessero trovato un riparo, si sarebbe potuta consumare una strage. E questa possibilità ha dell'assurdo e dimostra come si continui ad operare in modo artigianale mentre chi ha la responsabilità di tante vite umane dovrebbe in primis cercare la sicurezza tramite la professionalità.

Possibile che non si sia pensato di inviare un paio di elicotteri a copertura? Non dico nell'immediatezza, avrebbero messo in allarme i custodi delle armi e la missione non sarebbe riuscita, ma una volta rastrellato la maggior parte delle case una squadra a rinforzo dall'alto doveva partire per garantire ai militari a terra la sicurezza necessaria. Bastavano davvero due elicotteri che illuminassero dall'alto le zone buie dove, come poi in effetti è stato, potevano nascondersi gli estremisti armati. Possibile che chi ha al suo attivo tante missioni non abbia pensato che ci potesse essere un colpo di coda da parte degli insorti? La tecnica usata dai talebani è vecchia quanto l'uomo e la mettevano in atto anche i nostri partigiani nei primi anni quaranta. E se non sempre è stata usata, in quanto in altri rastrellamenti tutto è filato liscio e non ci sono stati agguati, ciò non significa che mai sarebbe stata usata. Quindi era indispensabile un appoggio che dall'alto controllasse il villaggio per prevenire i soliti assembramenti armati, e questo è un dato di fatto incontrovertibile.

Ma nessuno mai dirà nulla e farà nulla per chiarire il motivo per cui s'è scelto di operare solo da terra. Il governo sta rinnovando e moltiplicando il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime, famiglie che avrebbero volentieri fatto a meno di cotante parole di circostanza in quanto a fronte di queste a loro mancano comunque figli cresciuti ed amati negli anni. Se si andrà avanti di questo passo, continuando a seguire una linea militare poco professionale che non contempla tutte misure di sicurezza necessarie, i nostri ragazzi morti, ultimamente la media si sta alzando vertiginosamente, saranno destinati ad aumentare quando con un minimo di accortezza in più potrebbero restare tutti in vita evitando, in tal modo, anche le parole dei politici che esprimono disagio. Quando lo esprimono il disagio e non sono rivolte alla massa per scopi politici diversi. Ed anche questo è sbagliato perché, pur se s'è capito che le missioni militari all'estero non sono solo di pace ma anche di guerra, che è sempre meglio non mandare troppi soldati ma pochi ben attrezzati e ben coagulati a quelli delle altre nazioni (ed aiutati dalle ultime tecnologie satellitari che i talebani non hanno), la via migliore è sempre quella dell'unità nazionale.

Questo perché nel tempo non c'è stato politico che non abbia accettato di mandare soldati in Afghanistan, e cito solo questa nazione a nome di tutte le altre, non c'è stato partito che non abbia aderito alle iniziative partite dai nostri alleati. Per cui il silenzio a volte è davvero d'oro e chi lo rispetta fa una figura migliore di chi cavalca l'onda. Onda che ormai, vista l'assuefazione, non si alza neppure di molto e resta circoscritta ai luoghi in cui i nostri ragazzi, caduti in battaglia o a causa degli attentati, sono nati e cresciuti.

David Tobini, 28 anni, era nato a Roma e viveva ad Osteria Nuova, ad un passo da Anguillara, era un parà in forza al 183° reggimento Nembo di Pistoia. E' morto dopo aver festeggiato in Afghanistan, il 23 luglio, il suo compleanno. Anche lui tornerà in Italia in una bara avvolta dalla bandiera tricolore, cosa dire di più?



5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Massimo, colpisci sempre il mio cuore.Ti leggo sempre e condivido tutti i tuoi pensieri.Dal primo all'ultimo.Avrei solo un desiderio:ti leggessero quelli della procura di Taranto ,ma soprattutto ti leggesse il Signor La Russa !I bugiardi nno sono solo I vari Zio Michele O i Parolisi ma anche quelli che stanno seduti sulle poltrone a Roma,fannulloni e incapaci inebetiti e affamati di denaro sporco.Ma il sig. La Russa i figli li ha?Se li ha non li merita,perche non ha nessun diritto di essere chiamato PAPA'.
Bea.

Mimosa ha detto...

Caro Massimo, ha ragione Bea, colpisci sempre i cuori e scuoti i sentimenti dal profondo, ogni articolo che crei su qualsiasi argomento.

Io ho molto rispetto per questi militari (di pace) in zone di guerra e per le loro famiglie, perché se avessi avuto un figlio maschio credo che sarei stata una di quelle mamme ...

In merito a questo tuo articolo, ti offro la mia riflessione.
Tempo fa ho seguito le due di puntate di “Domenica In L'Arena Speciale 150°” con il giornalista Massimo Giletti che era stato in Afganistan, vivendo gomito a gomito con i nostri militari e facendo alcuni “viaggetti” di routine a bordo del blindato (LINCE). Il servizio spiegava molto esaurientemente come operavano i nostri soldati nelle ricognizioni e in tutte le altre operazioni di missione.
E' stato anche detto che è oltremodo indispensabile il supporto dall’alto dato da elicotteri o da aerei in alta quota dotati di sensori ottici e termici sia per la rilevazione delle mine nascoste nel terreno sia di assembramenti umani come eventuali gruppi di cecchini o di assalitori. Dicevano che SEMPRE la colonna a terra era protetta dall’alto, in costante collegamento video e audio col capo pattuglia e che in caso di necessità in dieci minuti arrivava il rinforzo armato dal cielo.
Il servizio diceva che specialmente di notte l’accompagnamento era fondamentale, allora qui, cosa è andato storto?

Ciao, Mimosa

Unknown ha detto...

Ciò che va storto sempre Mimosa, perché la propaganda televisiva fa credere una cosa e la realtà dei fatti è, in tutto e non solo nelle missioni di pace, quasi sempre completamente diversa.

Il problema è che, come accaduto in Kosovo con l'uranio impoverito che ne ha uccusi o lasciati invalidi decine e decine dei nostri soldati (te n'eri dimenticata vero?), che il militare, specialmente se superiore in grado, deve sempre parlare bene del suo esercito e dire ai giornalisti le cose per come andrebbero fatte non per come verranno fatte.

Spirito di congregazione, casta, setta, chiamala come vuoi, fatto sta che gli onori tricolori si fanno a chi muore e non a chi si ribella al sistema... Ciao, Massimo

Mimosa ha detto...

Purtroppo hai ragione Massimo.
Un caro saluto,Mimosa

Anonimo ha detto...

ciao massimo, condivido pienamente il tuo articolo,come possono mandare i nostri figli al massacro con disinvoltura.per risparmiare con la copertura aerea !