sabato 16 aprile 2011

Livia ed Alessia non erano sepolte a Morges. Il sorriso di Irina indica che il suo cuore ha ripreso a battere (video)


Le ricerche effettuate a Morges hanno stabilito che Livia ed Alessia non sono state sepolte in quella località, località che Matthias Schepp conosceva molto bene e che aveva in sé molte delle caratteristiche "tipo" che potevano farla ritenere il luogo giusto per una sepoltura. Due giorni di ricerca, 140 volontari della protezione civile svizzera, un nugolo di poliziotti che andava di casa in casa, diverse unità cinofili, con tredici cani al seguito, ed una unità di ricerca subacquea stazionata sul lago intenta a controllarne i fondali con un sonar particolare, hanno sentenziato la non presenza delle bimbe in quella zona. D'altronde le probabilità che ci fossero erano minime, a parer mio, come sono minime quelle di una loro morte. Però, per non lasciare nulla di aperto, era giusto cercarle e sarà giusto cercarle ancora.

Ma c'è un altro motivo per cui era giusto mandare gente e cani su quei luoghi, ed era l'inserire dubbi nella mente di chi segue il caso a livello investigativo. Ogni volta che una ricerca va a vuoto un dubbio in più entra nella testa di chi da giudicato la lettera di Matthias Schepp, l'ultima, quella in cui scriveva di averle uccise, che non avevano sofferto e che riposavano in pace, una confessione. Ed io, che sono il niente ma ho voce, da subito ho implorato affinché quella missiva venisse inquadrata all'interno del puzzle che il padre delle bimbe aveva elaborato e lasciato in eredità, dopo il suo suicidio, a tre nazioni. Un puzzle che una volta montato non farà capire nulla perché formato solo da innumerevoli depistaggi. Perché, piuttosto che morte, è facile le abbia lasciate a qualcuno. 

A chi? E' questa la domanda che gli inquirenti svizzeri devono porsi. E' questa la pista che devono seguire. E non solo loro ma anche quelli francesi perché i depistaggi sono iniziati il Lunedì mattina, una volta arrivato a Marsiglia, ma la notte e la sera precedenti era comunque sulle strade della Francia; ha sfiorato l'aeroporto di Lione, ed ancora non si sa se vi si sia fermato perché nessuno la ritiene una pista attendibile, ed è arrivato a Montelimar da dove è poi ripartito il giorno dopo. Ma a Montelimar non ci si va solo per dormire, di lì passa il treno ad alta velocità ed a cinquanta chilometri c'è un altro aeroporto, due sbocchi che gli potevano permettere di mandare le bimbe verso una qualsiasi meta. Se al contrario le avesse tenute con sé avrebbero dormito con lui in uno dei tantissimi alberghi di quella zona, alberghi che ancora non si sa siano stati controllati.

Ma sia in Svizzera che in Francia, visto che ormai è provato che in Italia è entrato da solo, dovranno agire in qualche modo se non vogliono fare la figura dei fessi. Perché Matthias ci ha fatto capire che conosceva bene  chi indaga in quelle nazioni, lui sapeva che avrebbero bevuto qualsiasi sciocchezza avesse scritto, infatti ha inviato diverse lettere. Lettere che avevano due scopi. Il primo era inteso a far star male l'ex moglie, a farla soffrire quanto lui credeva di aver sofferto, il secondo era il depistare facendo pensare a tutti, anche tramite i tre biglietti per la Corsica, che le bimbe fossero con lui. Ed aveva la vista lunga lo Schepp perché la gendarmeria ci ha perso settimane su settimane in quell'isola, ed ancora qualche giorno ce lo perde. E che conoscesse il modo di capire e di agire degli inquirenti è dimostrato proprio dall'inserimento nel suo piano del traghetto; traghetto da cui, secondo la totalità degli investigatori, avrebbe gettato le figlie. Hanno pensato fosse quello il motivo che lo avesse spinto ad entrare in territorio corso alle sette di mattina e ad uscirne alle cinque di sera.

Però è giunta l'ora di finirla, di dire basta, perché il Matthias non può aver girato tutta la Svizzera in quella domenica pomeriggio. Perché se le bimbe ed i borsoni non sono né qua né là occorre pensare che è arrivato il momento di indagare a trecentosessanta gradi e non andare solo a cercare i corpi perché le si credono morte. Occorre iniziare a pensarle vive, occorre lasciar perdere la privacy ed entrare nella vita delle persone. Le carenze ci sono state e forse ora paiono superate, ma non è così. Solo in presenza di una vera indagine investigativa si potranno dire superate dagli eventi. E solo dopo aver visto gli inquirenti bussare a diverse porte, sia in Svizzera che in altre nazioni, si potrà dire che una vera indagine è iniziata. Speriamo che il coraggio dimostrato dal procuratore vodese nel portare avanti due giorni di ricerche in grande stile, fatto mai accaduto in Svizzera, sia illimitato e lo porti anche a far fare indagini in grande stile. Io ci conto.

Detto questo c'è da aggiungere che ieri Irina, dopo la fine delle ricerche, era sorridente, molto sorridente. Ha chiamato a sé tutti gli uomini che avevano partecipato e li ha ringraziati per quanto fatto. Non ha risposto a chi voleva alimentare la polemica fra lei e la polizia cantonale e si è dimostrata abbastanza serena. Ha ammesso che negli ultimi due giorni aveva avuto il cuore in gola per la paura che Livia ed Alessia venissero trovate morte, ma ha anche fatto capire, a chi le chiedeva come facesse a resistere, che la speranza di trovarle vive è ancora intatta. Il dire "ogni mattina mi alzo e guardo il sole" può significare solo che la sofferenza che prova ogni notte, che è facile scalfisca le sue sicurezze, viene cancellata dal giorno nuovo, quello che potrebbe essere decisivo e farle riabbracciare le sue bimbe.

Irina si dimostra essere una grande mamma, una mamma che non può stare dalla parte di chi pensa morte le sue figlie e la invita a rassegnarsi, una mamma che, per l'amore che porta alle sue piccole, non può permettere vengano interrotte le ricerche investigative, una mamma che non vuole Livia ed Alessia siano dimenticate, una mamma che ascolta il suo cuore e sa cosa gli dice...




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4 commenti:

mabruk ha detto...

Credo sia molto difficile far sparire due bambine; salirle su un aereo e portarle via con documenti falsi? Imbarcarle su una nave sempre con documenti falsi? Possibile che nessuno le abbia viste? Ed è anche complicato tenerle senza essere scoperti .... come hanno fatto se sono sempre vive?

Unknown ha detto...

Dire molto difficile non significa dire impossibile, ed è prpbabile che la soluzione sia più facile di quanto si pensi.
Ti spiego Mabruk perché da sempre sono convinto siano vive. Non è facile da spiegare ma se mi seguirai attentamente sono certo capirai il mio pensiero.

Sono partito dalla sicurezza che il rapporto fra il Matthias e sua madre sia sempre stato molto stretto e basato su un dialogo continuo nei giorni, rapporto confermato dalla sorella. A questo ho aggiunto i tentati suicidi di suo padre (come nel caso di Matthias non avvenuti al momento della separazione ma quando il tribunale non gli ha affidato i figli) che non ha quindi mai tentato una violenza sui tre bimbi ma solo su sé stesso.

Amalgamando questi due dati al suo suicidio ho ottenuto, a mio modo di vedere, un teorema che oltre a dimostrare l'instabilità mentale datagli dagli esempi familiari mette in risalto una sorta di atto di forza nel voler far vedere la sua risolutezza nel portare a termine quanto suo padre, forse da lui già dalla giovane età considerato un debole, non era riuscito a completare.

Ma l'attaccamento che negli anni ha avuto verso la madre gli consentiva, parlo sempre a livello mentale, di darle un doppio dolore? Possibile che abbia voluto farla soffrire più della moglie?

Mi spiego. Lui voleva far star male Irina perché, a suo modo di vedere, gli aveva tolto ciò che più al mondo amava, le figlie, non certo sua madre. Per cui, dato che non esiste sofferenza più grande della scomparsa dei figli (la loro morte porta sofferenza ma permette di elaborare il lutto mentre il dubbio del non sapere che fine abbiano fatto non lo permette) ha deciso di portargliele via.

Ora questo ci porta alla nonna di Livia ed Alessia, alla madre di Matthias. Perché ucciderle le nipotine dato che lei, visto l'attaccamento fra i due, non gli aveva portato via niente? Neppure il padre che comunque, nonostante il non affidamento ed i due tentati suicidi, aveva continuato a vedere? Perché farla soffrire più della ex moglie con cui la suocera, negli ultimi anni, non voleva avere niente a che fare e non aveva, e non voleva avere, alcun tipo di rapporto tanto che con Irina non si è fatta sentire neppure dopo la scomparsa delle bimbe?

Il piano elaborato dallo Schepp, fatto di depistaggi continui, ha qualche crepa, la non presenza delle bimbe accanto a lui dal lunedì in poi ad esempio. Nessuno le ha realmente viste dopo l'avvistamento delle 16.40 a Confignon, né in Francia né in Italia, né in auto né a passeggio, né sul traghetto né in Corsica. E che fosse un piano elaborato a tavolino lo ha dimostrato quando ha acquistato, col cognome della madre e non col suo, il biglietto del traghetto che lo avrebbe riportato in Francia.

Ma perché ha elaborato un piano fatto di depistaggi? Ed a favore di chi ha depistato? Non è che tale piano prevedesse un aiuto esterno? Non ha senso dire, come qualche psicologo ha detto, che ha ucciso le figlie sulle cinque o poco più della domenica sera e non ha avuto il coraggio di uccidersi assieme a loro, coraggio che avrebbe trovato solo cinque giorni dopo. Non era questo che voleva ed il suo scopo non era quello di far soffrire sua madre il doppio di quanto soffra ora Irina. Forse voleva solo dare il tempo necessario a qualcuno che forse non aveva capito il suo intento suicida.

Per cui avrai capito che a parer mio la nonna sa dove sono le nipotine. E fino a quando non si andrà a verificare fra i vari parenti di Matthias, sparsi per il mondo, sarà impossibile farmi cambiare idea. Perché è improbabile le abbia uccise e seppellite fra le 5 e le 5.40 di quella domenica, perché è improbabile siano arrivate a Montelimar col padre. E se fosse come dico io basterebbe mettere sotto controllo i telefoni degli Schepp per qualche mese. Una nonna difficilmente rinuncia per molto tempo a sentire la voce di un nipote.

Ciao, Massimo

mabruk ha detto...

spero che tu abbia ragione lo spero per Irina con tutto il cuore e se le cose stanno così i complici devono pagare caro il loro gesto!!!

pieri ha detto...

spero tanto che questi due angioletti tornino tra le braccia della loro mamma.se la nonna sapesse dove sono lo dica .non si puo essere cosi crudeli verso qualcuno,anche se lo odi ,forza irina anch io sento che sono ancora vive e prima o poi torneranno,ti sono molto vicina.