venerdì 18 marzo 2011

Livia e Alessia. Le indagini caserecce allungano i tempi ed accorciano le speranze.

In Italia sappiamo bene che ci sono vari modi si indagare. Alcuni alquanto bruschi ed altri molto soffici. Ed anche da noi se un uomo portasse con sé le figlie all'estero, togliendole alla madre, le indagini sarebbero soft e tutto, compreso il dolore di chi non potrebbe vederle perché lontane, verrebbe affidato ai tribunali. Ma se a qualche giorno dalla scomparsa un padre italiano scrivesse una lettera alla moglie affermando di avere ucciso le sue figlie? Se in seguito si suicidasse gettandosi sotto un treno? In che modo verrebbero svolte le indagini? Resterebbero blande o si alzerebbero di tono coinvolgendo,  per cercare di rintracciare le bimbe, anche i parenti del sequestratore suicida? Mi pare una buona domanda perché un fatto del genere è accaduto di recente in Svizzera e le indagini sono ancora su una linea soffice e morbida, tipo cotton fioc. Una linea quasi casereccia adottata sia in Svizzera che in Francia. Una linea che non permette di avere un quadro ben chiaro e delineato. Gli unici che si attivano, oltre alla madre, sono i volontari di un'organizzazione, la Swissmissing, che non è un'istituzione statale e che niente ha a che vedere con la Polizia cantonale. Certo è che il tempo trascorso è tanto ed anche le tracce col passare dei giorni si affievoliscono. Allo stesso modo la voglia di fare degli inquirenti, se mai c'è stata, scema e se ne va lentamente in letargo.

Fino ad oggi ogni scoperta, ogni nuova speranza, Irina se l'è costruita grazie alla sua caparbietà ed all'aiuto dell'associazione elvetica. Se ormai si è certi che le bimbe erano nella zona di Ginevra sulle cinque  di sera del 30 Gennaio lo si deve a loro, se ci sono ottocento persone pronte a setacciare le terre svizzere lo si deve a loro ed alla madre. Ogni novità, pur se piccola, non viene mai portata dai cantonali ma dai volontari. Ed a me questo gioco non piace. E' un gioco contrario ad ogni regola investigativa quel gioco che  prevede il rispetto massimo della privacy a discapito delle più elementari ricostruzioni investigative che continuando così non si potranno realmente mai fare. Una madre si ritrova senza le figlie, non sa se siano vive o morte, non sa se mai le potrà trovare ed in ogni secondo del giorno è costretta a dover combattere con la sofferenza che questo comporta. Non è un buon motivo per dare inizio ad una indagine degna di questo nome?

Com'è possibile che la Polizia elvetica non abbia chiamato in caserma per un interrogatorio né Daniel né Maya Schepp? Com'è possibile che nessuno si sia presentato a casa loro con un cane molecolare, con una richiesta di perquisizione firmata da un giudice? Non sono né tenero né diplomatico, lo so, e forse mi prenderò le solite critiche, ma davvero per scoprire dove sono le bimbe occorre essere teneri e diplomatici? Livia ed Alessia sono le nipotine di Daniel e Maya, le figlie di chi ha deciso di lasciare  tutti i suoi averi proprio al fratello ed alla sorella se queste un domani non rispondessero all'appello della vita. Quindi fra di loro il legame era forte e saldo. Per quale motivo restano rintanati in casa senza neppure fare un appello, senza fare una ricerca dai parenti canadesi, tedeschi? C'è della ruggine che nel tempo li ha allontanati da Irina Lucidi e che ora li frena?

Perché non dovrei credere ad un loro coinvolgimento nella scomparsa delle piccole se nessuno mi convince con fatti certi del contrario? Perché la Polizia  svizzera non cerca di capire, chiedendo e controllando i loro tabulati telefonici ad esempio, se hanno parlato con Matthias in quella Domenica, se gli hanno parlato nei giorni seguenti o in quelli antecedenti tramite un possibile secondo cellulare nella disponibilità dell'uomo? In questa vicenda non manca nulla. La trama enigmatica c'è, la suspance per un possibile doppio figlicidio c'è, l'epilogo tragico di chi ha messo in scena lo spettacolo c'è. C'è tutto ciò che serve per sviluppare una buona sceneggiatura. Due sole sono le mancanze nel giallo allestito dall'uomo di Saint Sulpice,  le figlie. Livia ed Alessia. Dove sono? Data l'improbabilità di una loro morte, ed a mio parere è una alta improbabilità, c'è da chiederselo. E soprattutto c'è da chiedersi cosa si stia facendo in Svizzera a livello di indagini. Nei giornali elvetici ho letto che mai come in questo caso i cantonali sono stati impegnati. Non sono belle parole perché danno ad intendere una loro assoluta mancanza di esperienza.

Se sprecassero qualche risorsa in più e leggessero con logica ogni movimento fatto dal padre in quei giorni, si accorgerebbero all'istante della sua intenzione di sviare, di distogliere l'attenzione dalle figlie per incentrarla su sé stesso. Basta ripercorrere i suoi spostamenti cercando di comprenderne i motivi. Dei suoi ultimi 60 giorni di vità, compresivi delle vacanze in barca a vela, si hanno ombre e luci. Per portare avanti indagini che cerchino di arrivare ad una soluzione serve il quadro completo della situazione e quindi occorre togliere le ombre ed avere solo luci.

La parte più in ombra, quella che non conosciamo, gli è servita per preparare al meglio il piano, un piano che nelle sue intenzioni doveva destabilizzare l'ex moglie. E c'è da dire che forse conosceva molto bene il modo di agire della Polizia cantonale e dei gendarmi francesi perché tutto ha preso da subito la piega da lui voluta. Ma dai tabulati telefonici e dai riscontri con le celle, svizzere italiane e francesi,  chi indaga potrebbe ricavare (lo avrebbe già dovuto fare) il percorso dei suoi ultimi due mesi; un percorso che spieghi in che modo, parlando al telefono e con chi, andando dove, è riuscito ad organizzare questa macabra messa in scena. In Italia lo farebbero un lavoro del genere o lascerebbero passare del tempo prezioso in attesa degli eventi? Ma oltre alla parte ignota, che persistendo la mancanza di Livia e Alessia dovranno necessariamente prima o poi sviscerare, e sarebbe molto meglio prima, ne abbiamo una nota che ha avuto inizio la mattina di Domenica 30 Gennaio quando, dopo aver lasciato le piccole ad un vicino, si è allontanato da Saint Sulpice per più di due ore. Quale motivo lo ha spinto al ritorno a farsi vedere con le scarpe sporche di fango? Per far credere avesse scavato una o più buche?

Ma andiamo avanti e restiamo sulla ipotesi omicidiaria per vedere se ha una sua logica. Nel pomeriggio, dopo aver fatto salire le bimbe in auto, si è allontanato con l'intenzione di non tornare più. Ha girato per la Svizzera andando verso est, poi s'è spostato al nord ed infine si è diretto ad ovest, in provincia di Ginevra. Se il suo intento fosse stato davvero quello di uccidere e seppellire le sue figlie il tempo per farlo lo avrebbe avuto. Ma nella zona di Ginevra, e l'ha confermato cinque giorni fa anche un cane molecolare, è stato visto in momenti diversi da una coppia e da due amici. Ed erano ormai le 17.00 di sera. Quindi, visto che parliamo di Gennaio, al buio totale delle montagne mancavano pochi minuti e pare alquanto improbabile sia andato a quell'ora ad ucciderle. Ed ancora più improbabile appare sia andato a quell'ora a seppellirle. Ed allora la domanda precedente si risolve da sola. Non voleva seppellirle ma far credere di volerle seppellire, pertanto le bimbe non sono morte.

Lo dice la logica. La stessa logica ci dice, inoltre, che se hanno viaggiato in auto lo hanno fatto senza i seggiolini e che quindi, stando così le cose, successivamente potrebbero aver lasciato la Svizzera assieme al padre.

Proseguiamo la ricostruzione partendo dal momento in cui varca il confine. Non sono ancora le 19.00 quando prende l'autostrada per Annecy. Per recarsi a Lione non si passa da quella città, ma per andare al suo aeroporto sì. Perché nei pressi dello scalo aereo, se non addirittura all'interno, Matthias Schepp c'è stato, come segnalato dal suo cellulare. Quindi, a meno che anche questa fermata non sia stata fatta per sviare, per quale motivo andarci? Lasciamo perdere anche questo particolare e concentriamoci su ciò che avviene dopo. Una volta lasciata l'area di Lione si dirige verso Marsiglia. Però arrivato a Montelimar si ferma e vi rimane per dodici ore. E' andato a mangiare ed a dormire? Probabile, anche se non ci sono state segnalazioni e la gendarmeria invece di mandare qualcuno a controllare, come inizialmente detto, ha messo a disposizione degli abitanti di quella città, compresi gli albergatori ed i ristoratori, un numero di telefono da usare in caso avessero dei ricordi. Un altro modo alquanto casereccio di indagare.

Possibile che in Francia non si rendano conto di quanto sia importante sapere dove e con chi era Matthias Schepp in quella notte? Perché il resto del viaggio è stato tutta una montatura, un piano ormai svelato e capibilissimo. Anche i cani molecolari hanno dimostrato che Livia ed Alessia nella cabina del traghetto non sono mai entrate, in conseguenza neppure in Corsica sono mai arrivate. Quindi non sono i suoi movimenti dal Lunedì in poi ad interessare ma quelli della Domenica e dei due mesi precedenti. Poco importa abbia fatto prelevamenti, abbia spedito lettere, abbia preso due volte il traghetto, abbia viaggiato l'Italia e si sia suicidato. Questo è tutto il superfluo servito a sviare.

Ma chi coordina le indagini, sia in Svizzera che in Francia, tergiversa aspettando che arrivi la notizia che mai potrà arrivare, la notizia che fermerebbe le indagini, la notizia del ritrovamento dei corpi delle gemelline. E quando si renderanno conto che col loro modo di agire hanno lasciato un vantaggio enorme a chi le ha con sé sarà forse troppo tardi. Speriamo in Swissmissing ed in Irina, speriamo che a forza di appelli si faccia avanti chi può dare informazioni utili. Magari perché mentre era su un volo aereo diretto nelle Antille francesi o in Canada ha sentito una o due bimbe piangere. Magari perché nessuno piangeva e  sui sedili di fronte a lui c'erano una o due bimbe che dormivano profondamente. Se questo accadesse i cantonali farebbero qualcosa di più di quanto non stiano facendo ora?

E soprattutto... lo saprebbero fare?




3 commenti:

Anonimo ha detto...

E'SCONVOLGENTE l'incapacita' degli inquirenti... Finora speravo avessero in mano la situazione e lasciassero nascoste le loro informazioni sul caso. Adesso sono convinta che sono degli incapaci...

Unknown ha detto...

Non direi incapaci... ma inesperti e lavativi sì.
Lo si è capito da subito quando, anziché diramare una foto dello Schepp con l'ordine di fermarlo, hanno inviato un fax in cui comunicavano ai gendarmi francesi, in caso lo avessero incrociato, di chiedergli di telefonare alla ex moglie in urgenza.

Il fatto è che a Marsiglia lo avevano incrociato davvero e, data la non urgenza del comunicato svizzero, non avevano ritenuto di inseguiìrlo per dirgli solo di telefonare a casa.

Misteri del cantone? Mah.

In ogni caso finché non ci sono i corpi morti si è certi siano vive, e questa è già una cosa importante, poi se scenderanno in campo le persone giuste, con le giuste indagini, ci sarà anche la speranza di un loro ritorno dalla madre. Nell'attesa incrociamo le dita.
Ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

Fossi Irina mi sarei gia' presa un investigatore con i giusti attributi.... Non credo abbia problemi economici che le impediscano di permetterselo...

Ciao