mercoledì 12 gennaio 2011

La Procura minorile contro il Comune ed il Policlinico di Bologna. Potevate salvare Devid.


La tomba di Devid

Indagati i servizi sociali che non avevano comunicato alla procura dei minori il disagio del piccolo Devid nonostante ne fossero a conoscenza. La giustificazione del mancato intervento in una email sequestrata in una sede dei servizi: "Non faremo nulla, siamo in perido festivo e ci manca del personale attivo".

Chiamarla malasanità non si può perchè i neonati, sia pure prematuri, erano nati e rimasti qualche giorno al caldo di una incubatrice, ma imperizia e negligenza sì. E' questo il concetto che esprime chi è a capo della Procura minorile emiliana, il dottor Ugo Pastore.
 Queste le sue parole: "I servizi, siano essi ospedalieri o comunali, sono tenuti per legge a segnalare alla Procura dei minori situazioni di disagio che riguardano minorenni. In questo caso non è stato fatto. Noi abbiamo appreso dell’esistenza di questi bimbi e delle loro condizioni di vita soltanto lunedì, dal Sant’Orsola. Quanto al Comune neppure una segnalazione. Fra l'altro apprendo dai giornali che i due piccoli sono stati dati in affido consensuale, un provvedimento inadeguato per una famiglia le cui difficoltà non sono certo temporanee".

E duro il dorror Pastore e ne ha ben donde visto che l'autopsia ha evidenziato che la causa del decesso è stata una broncopolmonite in atto da diversi giorni. Dal reparo del Sant'Orsola sono partiti i fax che spiegano i motivi della morte e si sottolinea che i bambini, non solo Devid ma anche il gemellino, erano vestiti con abiti leggeri e coperti solo da una coperta in Pile, troppo poco per due neonati venuti al mondo prematuri che abbisognavano di caldo, come consigliato dai medici del Policlinico alla madre al momento delle dimmissioni. Su questo punto il procuratore aggiunto della Procura minorile, Walter Giovannini, ha sottolineato che spetta ai genitori accudire ai figli e che devono essere loro, in caso di bisogno, a rivolgersi alle strutture. Un punto di vista identrico a quello del Commissario, facente le funzioni del Sindaco, Anna Maria Cancellieri, che però puntualizza che da sei mesi sta dicendo che il decentramento dei servizi sociali ha portato numerosi problemi. Ora, ha continuato, non a causa della morte del piccolo ma perché è giusto farlo, troveremo il modo per riformarlo. Quindi una ammissione di inefficienza.

La Polizia, su ordine della procuratrice Alessandra Serra, ha acquisito tutti i fascicoli riguardanti la madre di Devid ed ha fatto sequestrare le comunicazioni interne dei servizi sociali che la riguardavano. Così s'è scoperto che, al contrario di quanto detto dagli assistenti, il 30 Dicembre i servizi sociali avevano fermato Claudia ed i bambini all'interno della "Sala Borsa" dove da molte ore sostavano al freddo. La donna non voleva aiuto ma le assistenti avevano comunque mandato una mail dalla sede Saragozza a quella di Santo Stefano, cui spettava farsi carico del problema; la richiesta non venne esaudita in quanto, cita la mail in risposta, dato il periodo festivo erano scarsi di personale.

Chiaramente la vicenda non si chiuderà fino a quando la Procura non avrà fatto piena luce sui fatti accaduti. Questo il pensiero emerso dalle parole di Ugo Pastore. Lo stesso ammette che, pur essendo i genitori i primi affidatari dei figli, in presenza di indigenza è doveroso offrire un aiuto. Nell'ipotesi che questo venga rifiutato occorre rendersi conto se c'è rischio per la vita dei bimbi e mettere in atto tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione per proteggere chi dalla famiglia non viene tutelato. E, ribadisce, la Procura nulla sapeva e nulla ha saputo fino a tre giorni dopo la morte di Devid, quando la notizia è uscita sui giornali.

Intanto si fa sempre più chiara la dinamica degli avvenimenti. I genitori frequentavano i corridoi della Sala Borsa, dove soggiornano tanti senzatetto, ma di notte dormivano in una roulotte. Gli addetti alla sicurezza, che hanno un contatto privilegiato coi servizi, dicono che la madre e il padre andavano spesso con la carrozzina e i gemellini, ma dai vestiti non sembravano "barboni". I clochard amici della coppia fanno chiaramente capire che gli aiuti sono stati rifiutati per paura di vedersi portare via i figli stante le pregresse situazioni di Claudia. La madre di lei, nonna del piccolo Devid, ai giornalisti dice che non andavano spesso a casa sua e che ora vorrebbe gli altri due bimbi in affidamento. Una decisione tardiva mi pare.

In ogni caso, qualunque siano stati gli avvenimenti, il risultato non cambia e non cambierà. Il piccolo è morto per negligenza, sia dei genitori sia delle strutture che lo potevano e dovevano aiutare. Una tragedia che deve far riflettere una città che si vanta di essere come una grande mamma per i suoi cittadini.


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