sabato 23 maggio 2015

Il lavoro del giornalista è quello di distruggere la verità e mentire spudoratamente?


America - 1880 (milleottocentoottanta) - a una cena di giornalisti all’American Press Association c'è anche John Swinton, un editorialista del New York Sun che invitato a brindare alla stampa indipendente dice:

"In America, in questo periodo della storia del mondo, una stampa indipendente non esiste. Lo sapete voi e lo so io. Non c’è nessuno di voi che oserebbe scrivere le proprie vere opinioni, e già sapete anticipatamente che anche scrivendole non verrebbero mai pubblicate. Io sono pagato un tanto alla settimana per tenere le mie opinioni oneste fuori dal giornale col quale ho rapporti. Altri di voi sono pagati in modo simile per cose simili, e chi di voi fosse così pazzo da scrivere opinioni oneste, si ritroverebbe subito per strada a cercarsi un altro lavoro. Se io permettessi alle mie vere opinioni di apparire su un numero del mio giornale, prima di ventiquattrore la mia occupazione sarebbe liquidata. Il lavoro del giornalista è quello di distruggere la verità, di mentire spudoratamente, di corrompere, di diffamare, di scodinzolare ai piedi della ricchezza e di vendere il proprio paese e la sua gente per il suo pane quotidiano. Lo sapete voi e lo so io. E allora, che pazzia è mai questa di brindare a una stampa indipendente? Noi siamo gli arnesi e i vassalli di uomini ricchi che stanno dietro le quinte. Noi siamo dei burattini, loro tirano i fili e noi balliamo. I nostri talenti, le nostre possibilità, le nostre vite, sono tutto proprietà di altri. Noi siamo delle prostitute intellettuali"

Sono passati 135 anni da quel discorso e da noi, in Italia, a dire il vero qualcosa è cambiato. Ora da noi la stampa non si inchina più solo al volere degli uomini ricchi, a chi detiene il potere maggiore di uno stato, ora si inchina anche agli "uomini del potere locale". Vi siete mai chiesti perché ci sono giornalisti sportivi a cui è vietato entrare nella sala stampa del "loro" stadio? Semplicemente perché hanno criticato la squadra di cui scrivono o chi la guida a livello dirigenziale. Vi siete mai chiesti cosa accade quando un giornalista non allineato non può entrare in una sala stampa e non può intervistare i calciatori? Semplice. Leggeremo sempre notizie buoniste di un certo tipo che mai porteranno critiche serie. Ed anche se l'esempio sembra stupido perché si parla di sport, quindi di una informazione minore, in effetti stupido non è perché rapportandolo a qualsiasi altro argomento, dalla politica alla giustizia, fa capire quali siano i rapporti che si vogliono obbligatoriamente far intercorrere fra chi informa e chi, in pratica, comanda. I giornalisti politici, ad esempio, devono seguire una linea editoriale di parte per "partito preso". Per cui occorre, a prescindere, criticare ciò che fa o dice lo schieramento opposto... anche se sinteticamente identico a quanto dice o fa il proprio.

Vi siete mai chiesti chi è che sparge il pregiudizio? Per forza di cose chi ci informa, chi sparla additando a colpevole chi una procura vuole colpevole. Magari non ci sono prove. Magari neppure ci sono indizi seri. Ma a forza di insistere su un argomento si crea una convinzione (un meme). E la convinzione fa sembrare prova e indizio anche la più inutile delle banalità Banalità che sparsa ai quattro venti dall'informazione e dagli opinionisti che la cavalcano, verrà metabolizzata dall'opinione pubblica e creduta di una importanza vitale. Ed ecco che così facendo si fa credere ai lettori che la verità è quella scritta sugli atti giudiziari e non sui ricorsi dei difensori. Questo accade, anche se in realtà sugli atti si legge tutt'altra cosa. Ma il fatto che in pochi abbiano accesso ai verbali di interrogatorio agevola chi scrive articoli "mirati" a cui nessuno fa da contraltare. Anche perché, dopo l'iniziale assembramento, è la stampa locale che fornisce la maggior parte delle informazioni a quella nazionale. E dove le prende le informazioni se non in procura? Quale giornalista moderno rischierebbe di diventare "ospite sgradito", ad esempio criticando una linea investigativa o un arresto immotivato, sapendo che le porte di "certi uffici" gli si potrebbero chiudere in faccia? Tutti vogliono lavorare e guadagnare. E chi scrive di cronaca nera da troppi anni si nutre grazie all'accondiscendenza di alcuni. Quella che permette a certi giornaluncoli di nascere e sviluppare grazie a scoop creati ad arte con frasi "ad hoc" estrapolate in maniera unilaterale da un verbale o da una intercettazione secretata.

E quasi tutti sono contenti. Contenta è la procura che vede aumentare la sua credibilità, l'editore che vede aumentare i profitti e il giornalista che si ritrova famoso perché catapultato sotto i riflettori per quanto ha scritto e si è usato per più puntate nei talk show dell'orrore. Gli unici scontenti sono gli indagati, i loro familiari e, quando ce ne sono, i loro figli minori che dalla valanga di notizie gettate a pioggia, che inevitabilmente bagneranno anche il loro ambiente sociale, verranno demoliti psicologicamente. A nessuno importa spargere la verità assoluta, quella che deriva solo dalla logica impossibile da alterare. L'informazione da tanto non fa cernite, da tanto non vaglia con critica la "velina" che arriva dagli uffici a cui attinge a piene mani. Chi li informa sa che per i media è facile amalgamare l'opinione pubblica alla linea voluta. Basta sbatterle in faccia la solita domanda: "Perché i procuratori dovrebbero, se non ci sono motivi, accusare una persona a caso?". La risposta potrebbe essere facile, visto che non esiste l'investigatore infallibile e gli errori giudiziari sono ormai una regola che annualmente costa tanti denari pubblici. Ed è logico che se non è l'informazione a ribadire questa ovvietà, si finisce sempre nel solito imbuto. Quindi a credere che quanto dice la difesa è falso, perché le indagini sbattute sui video per anni dicono il contrario e i difensori per luogo comune farebbero di tutto pur di salvare il dietro al loro assistito, mentre quanto afferma l'accusa è più che vero. Anche se la sua ricostruzione appare incredibile e illogica.

Così facendo si distrugge la vera informazione, quella parte di giornalisti che racconta solo la verità e critica chi va contro le giuste regole, e si finisce per dover accettare una serie infinita di compromessi. Forse qualcuno ancora non lo sa, ma il compromesso è l'inizio della fine perché chi accetta il primo non potrà rifiutare il secondo e neppure il terzo e il quarto e così via. Facendo così la fine di quei delinquenti che una volta entrati nell'organizzazione malavitosa non hanno più modo di uscirne... se non da morti. Come disse John Swinton? "Il lavoro del giornalista è quello di distruggere la veritàdi mentire spudoratamentedi corromperedi diffamaredi scodinzolare ai piedi della ricchezza e di vendere il proprio paese e la sua gente per il suo pane quotidiano. Noi siamo delle prostitute intellettuali".

Forse Swinton è stato anche troppo drastico coi suoi colleghi, forse nei giornalisti non c'è quella intenzione convinta di distruggere la verità... ma troppi esperimenti mentali si son fatti nell'ultimo secolo da non sapere che una volta plasmata l'idea altrui nessuno leggerà più usando la logica e nessuno si accorgerà di aver letto o ascoltato, e mentalmente accettato anche per anni, articoli o parole di una stupidità eclatante. Chi di voi sa cos'è il meme? Per restare nell'orbita semplice e non inserirsi in spiegazioni difficili da comprendere, il meme moderno si può paragonare a un tormentone che viene lanciato in grande stile e condiviso da più menti così da unificarle e farle diventare parte integrante di una grande mente che funge e prende il posto della mente individuale. Se parliamo di internet, si può paragonare alla foto del momento che postata su facebook viene condivisa da migliaia di persone. Pare nulla, una cosa poco pericolosa, ma così non è dato che se i media lanciano e danno per vero un meme falso, e qui comprendo anche il campo giustizia, la mente lo elaborerà facendolo proprio come fosse vero. E più se ne lanciano, e più se ne elaborano, e più si corre il rischio di non riuscire a capire che la realtà non è quella che si crede vera. E più si corre il rischio di far crescere una specie di tumore, un virus (da qui la parola "virale" usata quando prende piede la moda del momento grazie a un meme) che impossessandosi del nostro cervello lo porterà a fare ragionamenti mirati che una mente libera troverebbe ridicoli e privi di validità.

Ci si può salvare da un virus che pare ormai essersi propagato a dismisura e che con l'avvento di internet ha attecchito e si è espanso grazie anche ai copia-incolla che duplicano all'infinito la notizia del momento? Certo che sì. Basterebbe che i media invadessero l'etere di notizie vere in grado di delegittimare quelle false. Ma in Italia, in questo periodo, una stampa indipendente non esiste. Lo sapete voi e lo so io. Scrivere ciò che si pensa non si può. I giornalisti devono obbedire, oggi come 135 anni fa. In caso contrario qualcuno smetterà di fornire loro informazioni, qualcun altro smetterà di invitarli in certe trasmissioni e l'editore li manderà a scrivere i necrologi.

Motivo per cui, per non soccombere ognuno di noi deve cercarsi una cura su misura che possa contribuire anche alla demolizione del virus. Ad esempio, si potrebbe iniziare a spegnere la televisione quando in tivù c'è chi il virus lo spande a piene mani e si potrebbe iniziare a far marcire in edicola quei settimanali che il virus lo mostrano già in copertina. Così facendo gli editori capirebbero che il filone si sta prosciugando, che il pubblico pagante sta guarendo e che tenere in piedi un carrozzone solo per pochi intimi economicamente non conviene. Solo toccando loro le tasche e i portafogli si può sperare di risolvere una situazione altrimenti irrisolvibile.

Certo, in questo modo si risolverebbe solo una delle piaghe. Ne rimarrebbero ancora tante da sistemare, ad iniziare dal rapporto che da secoli si è instaurato fra i media e la politica. Ma forse è troppo tardi ormai e quello è, e grazie al meme continuo rimarrà, un male incurabile...

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138 commenti:

Annamaria Cotrozzi ha detto...

"Ad esempio, si potrebbe iniziare a spegnere la televisione quando in tivù c'è chi il virus lo spande a piene mani e si potrebbe iniziare a far marcire in edicola quei settimanali che il virus lo mostrano già in copertina". Sì, Massimo, concordo. Non c'è altra via.

Gilberto ha detto...

Articolo ricco di stimoli che invita all’approfondimento. Una analisi spassionata e impeccabile di un sistema informativo (quello italiano in particolare) da sempre profondamente ammalato. Volando, insieme ad altri blog controcorrente, è la speranza di un seme di libertà che sfida il vento del conformismo e della rassegnazione. Grazie Massimo.

PINO ha detto...

Non potevi affermare verità più schietta di quella che hai riportato da puro liberista, quale hai dimostrato di essere da sempre.
Una forte, sincera, e solidale stretta di mano, Pino

andres ha detto...

Com'è vero quello che hai scritto!
I giornalisti sono una casta di servitori, bravi solo a leggere veline, e in più una casta chiusa.Sono tutti figli di. Tutti.

Luca Cheli ha detto...

C'è già stata qualche sentenza della CEDU che ha ritenuto la crocifissione mediatica dell'imputato una violazione del giusto processo.
A mio parere l'unica vera speranza è che tali sentenze si moltiplichino e che si arrivi a forzare il rifacimento di ogni processo mediaticamente contaminato.
Questo porterebbe le fonti ultime di certi scoop a farsi delle domande sull'effettiva utilità di tali tattiche, ed in ultima analisi al loro abbandono.
Ma non mi faccio illusioni sul tempo necessario affinché ciò avvenga: potrebbero volerci decenni.

Ivana ha detto...

"Giusto processo, difendendosi mentendo" mi appare un ossimoro che non mi convince.
Nel nostro sistema giuridico penale l'imputato ha il diritto di mentire. Se la ricostruzione falsa, da parte di chi subisce un processo, ha un'apparente credibilità, tale da essere recepita come vera da chi esercita il potere giudicante, come si può parlare di "giusto processo"?
La Difesa può avallare le menzogne del proprio assistito al fine di ottenerne l'assoluzione, dal momento che ha l'obbligo di tutelare gli interesse del cliente; quindi se una ricostruzione è falsa, ma apparentemente credibile, ecco che la Difesa non può tradirla, per non venire meno ai propri obblighi.
A mio avviso, con la scusa che è l'Accusa a dover essere in grado di convincere chi giudica, si consente all'imputato/a di mentire e si considera che ciò non intacchi il cosiddetto "giusto processo".
Credo che una riflessione approfondita andrebbe effettuata anche alla luce dell'articolo 6 della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali, dove credo non si accenni esplicitamente al diritto di mentire.
Un conto è non rivelare segreti personali ininfluenti, un altro è dichiarare il falso fornendo ricostruzioni non vere dei fatti accaduti per evitare di assumersi le proprie responsabilità.

ENRICO ha detto...

Ivana

"La Difesa può avallare le menzogne del proprio assistito al fine di ottenerne l'assoluzione, dal momento che ha l'obbligo di tutelare gli interesse del cliente; quindi se una ricostruzione è falsa, ma apparentemente credibile, ecco che la Difesa non può tradirla, per non venire meno ai propri obblighi

????

scusami ma una menzogna detta da un imputato è tale solo fino al momento in cui non ne viene dimostrata in modo inequivocabile la falsità. Altrimenti è una versione dei fatti di cui , sia l’Accusa che la Difesa sono costrette ad accettare come buona.( salvo poi procedere ai vari accertamenti)

Tu invece ritieni che – nel caso l’avvocato difensore fosse certo che il proprio assistito stia mentendo spudoratamente – gli “terrebbe il gioco” pur di farlo assolvere ?

Io non credo assolutamente che funzioni in questo modo l’istituto della difesa penale perché, se così fosse, un avvocato difensore che fosse ben consapevole delle false asserzioni del suo cliente e le avesse sostenute pur di giungere ad una sentenza di assoluzione potrebbe essere a sua volta accusato di complicità e connivenza nel reato a carico dell’imputato di cui ha assunto il mandato nel momento in cui venisse acclarato che l’uno mentiva e l’altro avallava le falsità dichiarate dal colpevole sia nel corso delle indagini sia reiterate in sede processuale

Luca Cheli ha detto...

Ivana:

"con la scusa che è l'Accusa a dover essere in grado di convincere chi giudica

Quella non è una scusa, ma un principio fondamentale di ogni sistema giuridico civile.

In merito al diritto dell'imputato a mentire, il nostro ordinamento lo deriva dall'articolo 24 della Costituzione, tuttavia va anche detto che esso viene attuato processualmente in una maniera che sa da un lato tutela, dall'altro svantaggia almeno parzialmente l'imputato.

Negli ordinamenti di Common Law (e probabilmente anche in altri, ma io mi riferisco a quelli che un po' conosco) l'imputato, se decide di testimoniare (nessuno può obbligarlo perché il diritto al silenzio è universalmente riconosciuto) è trattato come qualsiasi altro testimone, deve giurare di dire la verità (l'abbiamo visto in tanti film e telefilm americani) e si espone all'accusa di spergiuro in caso menta.

Nel nostro ordinamento l'imputato che scelga di sottoporsi ad esame non deve giurare, ma se questo da un lato lo salvaguarda da possibili accuse penali di falsa testimonianza, dall'altra rende qualsiasi cosa dica più "debole" in partenza agli occhi della corte.
Questo non è scritto nel Codice, ma è un effetto inevitabile.

C'è poi l'istituto tutto particolare delle dichiarazioni spontanee, che di fatto permettono all'imputato di dire la sua in qualsiasi momento del processo su qualsiasi tema attinente allo stesso.

Molto spesso le dichiarazioni spontanee vengono poco meno che ignorate dai giudicanti, ma in mano ad un imputato di un certo spessore esse possono costituire un'arma di difesa autonoma ed indipendente rispetto ai propri avvocati: Andreotti ne fece una di circa due ore che era un autentico excursus storico sulla propria carriera e vita politica.

In ultima analisi però il punto è, come ha detto ENRICO, come si f a dire che qualsiasi dichiarazione dell'imputato non corrisponde a verità finché non si arriva ad un verdetto?

Per quanto concerne gli avvocati e fin dove essi possono spingersi a tutela del loro assistito, pare che l'unico punto fermo sia che essi non possono introdurre prove che essi sanno essere false.

Un interessante sommario di alcuni di questi concetti si può trovare qui:

http://www.avvocatocastellaneta.it/articoli/il-diritto-dellimputato-di-mentire-17.asp

ma ovviamente si possono trovare molte altre fonti.

Ivana ha detto...

Enrico e Luca, io mi sono espressa in termini astratti (valutando a priori quelli che reputo i pericoli che renderebbero NON giusto un processo), per cui, ammesso che l’imputato (senza alcun riferimento specifico), avendo il diritto di mentire, faccia una ricostruzione falsa, ma apparentemente credibile, tale da convincere il giudice, come si concilierebbe il “giusto processo con il diritto di difendersi mentendo?”
Sì, credo che la Difesa, avendo l’obbligo di tutelare gli interessi del proprio assistito, non potrebbe tradire una versione falsa, ma efficace nello scopo di ottenere l’assoluzione del cliente.
Infatti la Difesa ha l’obbligo di non portare prove false, ma non risulta, nero su bianco, che abbia l’obbligo di tradire la versione falsa fornita dal proprio cliente. NON SAREBBE l’avvocato a mentire, ma il suo assistito che ha il DIRITTO DI MENTIRE! (Un po’ come la questione del segreto confessionale, vel sigillo sacramentale, in sede ecclesiastica!)
Insomma, l’avvocato NON deve fornire prove false (sapendo che sono false, ma se lui dichiarasse, anche in buona fede, di non aver saputo che erano false, ecco che non sarebbe colpevole avendo portato prove da lui considerate vere).
Ripeto: se la versione falsa, espressa da chi ha il diritto di mentire, ottiene l’assoluzione dell’imputato, come si può giungere ad accusare di complicità l’avvocato? Se l’accusa non ha la capacità di convincere il giudice e prevale la versione falsa, come si concilia il diritto di mentire con il giusto processo?
Sì, a mio avviso il fatto che è compito dell’Accusa a dover provare l’eventuale falsità della versione fornita dall’imputato, ciò rappresenta proprio una scusante al diritto di mentire dell’imputato stesso… Lui ha il diritto di mentire e c’è l’Accusa che deve dimostrare che lui ha mentito…
So benissimo che l’imputato ha il diritto di mentire, ma, a mio avviso, non smetterò di ripeterlo, mi pare che tale diritto non possa conciliarsi con l’idea del giusto processo.
Sì, io faccio riferimento al sistema italiano e insisto: se la versione falsa risulta pienamente convincente per il giudice, ecco che non si sarebbe realizzato il “giusto processo”.
Riguardo al ruolo del difensore appare chiaro quanto risulta nell’articolo segnalato da Luca stesso:
“l'imputato ha il diritto di difendersi come crede, ma l'avvocato ha l'obbligo di difesa. Ora si tratta di contemperare l'esigenza della difesa. Se la ricostruzione dei fatti effettuata dall'imputato per difendersi o per prestare un alibi o per giustificare un suo comportamento è "logicamente corretta" e quindi plausibile e credibile, il difensore può consentire che il proprio assistito la effettui dinanzi al Giudice, se invece la ricostruzione è palesemente artificiosa e appare non credibile agli occhi del giudicante, il dovere di difesa impone che l'avvocato consigli al proprio assistito di non effettuarla e quindi o di avvalersi del diritto di non rispondere oppure di dare una versione diversa dei fatti.
Pertanto ritengo che l'obiettivo sempre da tenere a mente è il risultato migliore per il nostro assistito, se una ricostruzione mendace ma credibile viene fatta il difensore non può tradirla perché così verrebbe meno ai suoi obblighi (il grassetto è mio).

Ivana ha detto...

Luca, nella Costituzione italiana non c’è, nero su bianco, il diritto di mentire per l’imputato.
A mio avviso si è voluto far discendere dal “diritto di difesa” (inviolabile in base all’articolo 24 della Costituzione) il diritto di mentire, perché si è considerato che il “diritto di difesa” presupponga il diritto di difendersi nel modo ritenuto più conveniente per l’imputato.
A mio avviso è, comunque, paradossale che si sia potuto far derivare dalla Costituzione il diritto di mentire, accettando un comportamento mendace. Per effettuare un “giusto processo” la falsità dovrebbe, a mio avviso, essere considerata inaccettabile.
Insomma, credo che ci sia molto da riflettere al riguardo.

ENRICO ha detto...

Ivana

ti consegno questo dilemma :)

supponiamo che un indagato abbia “confessato” al proprio legale di essere colpevole di in crimine efferato, che - durante gli interrogatori - abbia mentito su alcune circostanze fondamentali, che il suo difensore ne sia al corrente, che l ‘Accusa non sia stata in grado di accertare la “verità” dei fatti e quindi sia stata costretta ad accogliere come valida la versione ( menzognera) dell’indagato ed infine che l’accusato disponga della difesa di un abilissimo principe del foro in grado di garantirgli l’assoluzione

Come si potrebbe comportare l’avvocato difensore il quale sì trova nell’impasse di dover assicurare, da una parte, i diritti del proprio assistito e , dall’altra, il conseguimento della verità ?

Esiste un limite etico - che comporterebbe una dicotomia insanabile fra l’avvocato “individuo” deciso a rispondere alla propria coscienza e l’avvocato “abile professionista” il cui obiettivo finale invece è quello di giungere all’assoluzione del proprio cliente e vincere la partita a qualunque prezzo ?

Luca Cheli ha detto...

Ivana:
"Per effettuare un “giusto processo” la falsità dovrebbe, a mio avviso, essere considerata inaccettabile."

Ma il punto è proprio come fare a stabilire che di falsità si tratta: non serve proprio a questo il processo?

Se vogliamo considerare i dilemmi etici dell'avvocato che sa essere falso il racconto del proprio assistito va ben, ma questo è un discorso a se stante.

Perché ammettendo che si cambi il nostro ordinamento e si neghi la possibilità di mentire all'imputato, resta il problema di come fare a sapere SE ha mentito.
Non è che attualmente gli imputati arrivino in aula dichiarando "vi racconto una balla perché tanto l'ordinamento me lo permette".
Anche oggi l'imputato che mente si prenota una condanna (ovviamente dipende dalla rilevanza della menzogna), se la menzogna è scoperta nel corso del dibattimento, ma l'unico modo per scoprirla è appunto il processo in se stesso: non esistono, direi per definizione, verità e falsità a priori nel contesto processuale: tutto deve essere accertato al suo interno.

Gilberto ha detto...

Bisogna stare attenti quando si parla del mentire. Un imputato può mentire per nascondere la verità, ma può mentire semplicemente perché ha paura di essere frainteso, teme che qualcosa vada a suo danno anche se è innocente, perché un qualche episodio della sua vita poterebbe metterlo in cattiva luce… Insomma un imputato può mentire sia per nascondere la verità, ma anche proprio perché teme che senza mentire la verità finirebbe per essere ancor più in pericolo. Il paradosso è che spesso una bugia rappresenta un escamotage (più o meno ingenuo) per impedire che la verità vera (quella oggetto di indagine) non venga compromessa. È pur vero che le bugie hanno le gambe corte, ma è anche vero che spesso si mente proprio nell’illusione che la giustizia possa emergere senza che nessun elemento estraneo e ininfluente possa creare equivoci e allontanare dalla verità…

Unknown ha detto...

C'è una cosa che mi tormenta e non capisco... perché si stanno giudicando solo gli indagati e nulla si dice di certi procuratori?

Ho capito che per Ivana, ma anche per tanti altri che non ci mettono la faccia come invece fa lei, generalizzando e in astratto l'imputato può mentire, anche spudoratamente?, e l'avvocato spalleggiarlo per chiederne l'assoluzione. Se però la menzogna viene scoperta l'imputato sarà condannato al massimo della pena e l'avvocato farà una figura barbina...

Ora immagino che queste combine processuali possano verificarsi in certi processi, dove si tratta di concussioni e di faccende economiche legate a certe situazioni aziendali o politiche. Insomma, capiteranno di certo dove si giudicano i vari ladrismi che fanno milionari alcuni dei soliti noti che grazie ai milioni rubati chiederanno aiuto a certi avvocati.

Ma nel campo penale che tratta di omicidi e assassini, conoscendo tanti avvocati (conoscerò mica tutti gli onesti che lavorano in Italia?) fatico a immaginare che un avvocato che sappia colpevole il suo assistito lo spalleggi rischiando lo sputtanamento e l'ergastolo anziché consigliargli una confessione e un patteggiamento che grazie agli enormi incentivi giudiziari che vigono in Italia lo vedrebbero fuori dal carcere dopo soli 4-6-8 anni in base alla condanna ricevuta.

Patteggiando o ricorrendo all'abbreviato la galera sarebbe comunque minima. Vedasi ad esempio l'assassino Alessi, che ha ucciso e sepolto il piccolo Tommy e non ha confessato subito (anzi), che grazie alle leggi italiane sta per uscire dal carcere dopo soli nove anni. E' una vergogna, ma è così che funziona da noi quando l'imputato confessa il proprio crimine.

Detto quanto sopra, però, mi chiedo: se alla fine di un iter giudiziario l'imputato viene assolto perché il fatto non sussiste (e sono tantissimi i processi che si concludono in questa maniera) chi è che di logica ha mentito e continuato a mentire per cercare di far condannare chi, vista la successiva sentenza, era di certo innocente?

La risposta dovrebbe essere, se non sbaglio: a mentire ai giudici sono stati il procuratore e i vari pubblici ministeri che cercavano la condanna in base al nulla.

Per cui, volendo restare al centro dell'imparzialità si deve per forza condividere la certezza che l'imputato può mentire... ma anche essere indagato e portato a processo non perché mente ma perché chi indaga crede che menta. Di conseguenza, ad ogni assoluzione che dimostra la non menzogna dell'imputato esiste in contrapposizione una procura che ha mentito indicando nell'indagato il sicuro colpevole.

In pratica, parlando di menzogne si deve accettare sia che vengano portate a processo dalla difesa sia che vengano portate a processo da chi accusa. Altrimenti non si è imparziali ma si parteggia solo per chi accusa (a prescindere).

E a questo proposito si deve anche dire che solo chi ha disponibilità economiche rilevanti può difendersi a modo e far emergere la verità. Chi non le ha rischia, anche se è innocente, di finire in carcere perché, al contrario, le risorse di certe procure non hanno mai fine.

Per cui mente o non mente quel procuratore o quel pubblico ministero che usando il suo potere accusa un incensurato basandosi su fatti non logici ed eliminando dalle carte processuali (perché è la procura a decidere quali portare al giudice ed è il giudice a decidere, se la difesa le chiede, se ammettere le altre) i primi interrogatori per portare solo gli ultimi in cui, grazie a insistenze e minacce (che sui verbali non ci sono), ha ottenuto un cambio versione dai testimoni (anche dopo mesi e mesi)?

Forse che lui non mente?

E anche... Forse che lui non sa di poter ottenere un incarico migliore e meglio retribuito se riesce a far condannare l'imputato che mediaticamente è diventato importante e lo può far diventare importante?

continua

Unknown ha detto...

In poche parole, parlare di menzogne solo quando si pensa all'imputato e ai suoi difensori, credo proprio sia la prima basilare pietra che toglie l'imparzialità dalla mente di ognuno di noi. Mente che mai vedrà con lo stesso occhio "accusa e difesa".

La stima in chi indaga deve esserci sempre, è giusto, ma deve esserci sempre anche la critica se chi indaga basa le sue indagini su cose illogiche o fantasiose... o sulle menzogne.

Solo la critica aiuta a migliorare il sistema. Tacendo e lasciando fare, ossequiosamente, negli anni siamo arrivati al punto di aumentare in maniera abnorme il potere di chi accusa.

Certo, finché ci sono altri sotto la lente accusatoria ai più va bene...

Massimo

ENRICO ha detto...

Ivana

Come ti ha ben fatto osservare Luca, solo un "giusto processo" - celebrato rispettando TUTTE le procedure e tutte le garanzie, sia quelle a relative all'Accusa che quelle relative alla Difesa - può stabilire se l'imputato mente o dice la verità ma non è detto che poi ” la verità processuale” coincida con la verità reale

Infatti nel "dilemma" che ti ho proposto si ipotizza un caso-limite in cui però l'impianto accusatorio sia talmente debole da non riuscire individuare, tantomeno a provare, le responsabilità dell'accusato il quale, con il supporto di una difesa particolarmente agguerrita e spregiudicata riesce a farla franca. ottenendo l'assoluzione attraverso comunque la celebrazione di un "giusto processo"

In ogni caso l’indagato – a meno che non confessi platealmente – dirà sempre di essere innocente anche se non è vero dato che è compito dell’’Accusa dimostrare la sua colpevolezza quindi il c.d. “diritto a mentire” è nell’ordine naturale dei fatti e non ha niente a che vedere con il ”giusto processo”.

Altro discorso è quello di “avvalersi della facoltà di non rispondere” molto simile al 5 emendamento della Costituzione USA

ENRICO ha detto...

Ivana carissima

quello che ha appena scritto Massimo Prati è incontestabile !

Ivana ha detto...

Enrico, il dilemma non sussisterebbe se l’imputato non avesse il diritto di mentire e il difensore avesse l’obbligo di difendere il proprio assistito nella ricerca, prioritaria, della verità dei fatti.


Luca, intanto l’imputato saprebbe di essere trattato come un testimone e che non ha il diritto di mentire e risulterebbe, nero su bianco, che mentendo si giunge a essere indagati per falsa testimonianza.
Se fosse stabilito, nel nostro ordinamento, che nessuno ha il diritto di dichiarare il falso, si lancerebbe il messaggio chiaro e inequivocabile che la menzogna ha valore negativo ed è inaccettabile.
D’accordo, la verità processuale verrà stabilita a posteriori, ma, intanto, sussisterebbe una “verità” dichiarata a livello di ordinamento giudiziario: nessuno deve mentire!
Se l’imputato è innocente, a che cosa gli servirebbe mentire, dal momento che è nel suo interesse dire la verità?


Gilberto, io credo che l’imputato menta per il timore che si giunga alla verità! Penso che abbia interesse a mentire chi vuole depistare le indagini.
Ognuno si dovrebbe assumere la responsabilità del proprio comportamento senza vergognarsene.
Ritengo che lo scopo prioritario dell’imputato sia evitare la condanna! Credo che, avendo il diritto di mentire, l'imputato usi la menzogna per allontanare il giudice dalla verità dei fatti.


Massimo, io parlo a livello di regole processuali; il nostro ordinamento consente all’imputato il diritto di mentire; non consente tale diritto alla Procura!
L’avvocato ha l’obbligo di tutelare il proprio assistito, non ha alcun obbligo di tradire la versione falsa, ma convincente, del proprio cliente!
Se un imputato viene assolto perché il fatto non sussiste, si ha una verità processuale da rispettare; se la Procura non è riuscita a trovare le prove ciò non implica che chi è stato assolto sia effettivamente innocente. Si assolve quando mancano le prove o quando sussiste il ragionevole dubbio.
Insomma, come ripeto, il “diritto di mentire” non appartiene alla Procura e, a mio avviso, non dovrebbe essere concesso ad alcuno, se si vuole un “giusto processo”.

ENRICO ha detto...

Ivana

"l dilemma non sussisterebbe se l’imputato non avesse il diritto di mentire!

ma non ha nemmeno l'obbligo di confessare !

Il fatto è che quello che tu proponi non esiste in natura .

Forse nemmeno nell'utopica isola di Taprobana

ENRICO ha detto...

Ps x Ivana

difensore avesse l’obbligo di difendere il proprio assistito nella ricerca, prioritaria, della verità dei fatti.

ma non hai sempre strenuamente sostenuto che il fine prioritario del difensore sia unicamente quello di difendere ad oltranza i diritti del proprio cliente ?

ENRICO ha detto...

Ivana

Se l’imputato è innocente, a che cosa gli servirebbe mentire, dal momento che è nel suo interesse dire la verità?

Infatti chi ti dice che Bossetti menta ? o che abbia mentito Parolisi riguardo le rispettive responsabilità nei delitti di cui sarebbero accusati ?

Lo dici per via del fatto che il primo ha raccontato una balla al fine di giustificare una sua assenza dal lavoro e il secondo abbia inizialmente cercato di nascondere la sua relazione extraconiugale nel timore che i suoceri lo venissero a sapere ?

Ma via, non scherziamo !

Ivana ha detto...

No, Enrico, avevo riferito che il fine prioritario del difensore, in base al nostro ordinamento attuale,è quello di tutelare gli interessi del proprio assistito.
Non si trattava di ciò che sostenevo io, ma di ciò che sostiene il c.p.p.

Ivana ha detto...

Enrico, ripeto: parlo a livello di "leggi", senza alcun riferimento a casi specifici!

Se fosse stabilito, nel nostro ordinamento, che nessuno ha il diritto di dichiarare il falso, si lancerebbe il messaggio chiaro e inequivocabile che la menzogna ha valore negativo ed è inaccettabile.

Ivana ha detto...

Riguardo al Bossetti la menzogna (che non condivido!) è stata, comunque, detta NON in ambito processuale!
Riguardo al Parolisi i suoceri erano a conoscenza delle sue scappatelle, quindi perché mentire se non per depistare? Lui ha mentito durante le indagini e NON ha, quindi, collaborato con gli inquirenti!
A mio avviso, c'è differenza tra la menzogna (detta in ambito lavorativo) da parte del Bossetti e le menzogne (dette durante le indagini) da parte del Parolisi!

Ivana ha detto...

Enrico, io avevo proposto che si riflettesse sul fatto che non mi sembra corretto che abbiano fatto derivare il diritto di mentire (per l'imputato) dalla Costituzione italiana dove si parla di "diritto di difesa"; se avessero voluto intendere "diritto di mentire" credo che l'avrebbero scritto nero su bianco.

ENRICO ha detto...

Ivana

"Se fosse stabilito, nel nostro ordinamento, che nessuno ha il diritto di dichiarare il falso si lancerebbe il messaggio chiaro e inequivocabile che la menzogna ha valore negativo ed è inaccettabile

... massaggio che verrebbe immediatamente raccolto dagli evasori fiscali e così finalmente l'Italia potrebbe risanare il suo ( nostro!) debito pubblico

Ps : Chi o cosa ti da la certezza che Parolisi volesse depistare ?

Perchè lo ha presupposto la Procura ?

Ivana ha detto...

Enrico carissimo, chi non rispetta le regole dovrebbe subire la giusta punizione.
Le "regole", comunque, dovrebbero esserci ed essere CHIARE e INEQUIVOCABILI!

Enrico, il Parolisi NON si è preoccupato di continuare a cercare la moglie! Si è recato in caserma per cancellare ciò che potesse condurre gli inquirenti sulla strada del movente.
Attualmente NON ha perorato la causa per poter vedere la figlia e il giudice, ha sottolineato, infine, che era "palesemente assente" il desiderio di continuare nella richiesta.
Il Parolisi è stato IRREPERIBILE quando è nata la bambina e attualmente mi risulta che non abbia ancora contattato, in modo diretto e collaborativo, i suoceri per iniziare insieme un percorso preparatorio per incontrare la piccina.

ENRICO ha detto...

Ivana 21:05

dove avresti appreso tutte queste "informazioni" ? Dai nostri media, immagino .

A questo proposito, piuttosto che legiferare su aspetti relativi all’ impoderabilità del comportamento umano soggetto alle variabili proprie delle differenti sensibilità individuali , personalmente preferirei una norma, netta, rigorosa ed infrangibile sottoposta a pesanti sanzioni pecuniarie e professionali che vietasse questi sconci ed immorali processi mediatici – severamente interdetti in tutti gli altri paesi civili – le cui finalità lucrative e di tornaconto personale rappresentano l’unico e solo scandaloso obiettivo concreto
E che la libertà e il diritto di cronaca si limitasse a riferire i fatti senza addentrarsi in commenti, ipotesi ed illazioni pericolose
,

Anonimo ha detto...

Enrico
... anche perché a me non convince neanche un po' la notizia che vuole farci credere a un Parolisi che abbia intentato un ricorso per poter rivedere sua figlia e poi abbia cambiato idea in corso d'opera o si sia affidato a degli avvocati così incompetenti da dimenticare le notifiche alla controparte per ben tre volte!
Tutto ciò ha dell'assurdo, a meno che non si tratti di una strategia di cui al momento non si conoscono i contorni o, cosa che temo, di un pretesto per mandare tutto a monte. Torno a ricordare le parole della signora Rea quando giurò che Salvatore non avrebbe più rivisto la figlia così come lei non avrebbe più potuto vedere la sua.
Condivido in pieno la tua contrarietà ai processi mediatici sia per la loro immoralità e, spesso, falsità che per il forte potere di condizionamento in vista del processo.
Buona serata a tutti.
Sarahkey

Ivana ha detto...

Enrico,
noto che continui a rivolgermi domande inerenti al Parolisi; avrei preferito che si continuasse a riflettere a livello generale sulle “regole”, ma mi sembra che tu non sia interessato a tale argomento.
Ti rispondo, comunque, ripetendo che, a suo tempo, avevo letto tutti gli atti specifici pubblicati in rete, (in particolare avevo condiviso le motivazioni della sentenza inerente al secondo grado di giudizio), atti nei quali viene descritto il comportamento tenuto dal marito di Melania (comportamento mai smentito dalla Difesa) e viene riportata l’abbondante documentazione (parte della quale recuperata tramite rogatoria internazionale) riguardante il movente.
Ho compreso le motivazioni della Cassazione e capisco che non si possa parlare di crudeltà intesa come desiderio sadico di far del male alla vittima oltre lo scopo di “farla sparire” dalla sua vita.
Riguardo ai/alle giornalisti/e c’è il diritto di cronaca ed essi dovrebbero riflettere su che cosa s’intende esattamente per tale diritto: qual è il limite tra “diritto di cronaca” e diffamazione?
Credo che riportare esattamente parti rigorosamente virgolettate di una sentenza rientri nel “diritto di cronaca”. Perché non dovrei credere a quei giornalisti che hanno semplicemente riportato le parole del giudice che ha negato al Parolisi di vedere la figlia in carcere?
Ne ho dedotto che mai il Parolisi abbia cercato di mettersi direttamente in contatto con i suoceri per seguire con loro un percorso preparatorio per il bene prioritario della bambina, altrimenti il giudice non si sarebbe espresso nel modo in modo così perentorio.

Ivana ha detto...

Leggasi: "altrimenti il giudice non si sarebbe espresso in modo così perentorio."

Cordialmente
Ivana

PINO ha detto...

IVANANe
"ho dedotto che mai il Parolisi abbia cercato di mettersi direttamente in contatto con i suoceri per seguire con loro un percorso preparatorio per il bene prioritario della bambina"
Come avrebbe potuto mai, il Parolisi, mettersi in contatto con i suoceri & comp. quando gli stessi avevano già eretto un insuperabile muro di odio e incredibile ostilità, contro il militare e la sua incolpevole famiglia?
Ostilità, odio e desiderio di vendetta (non giustizia, quindi) che si è palesata, tenace, fino a pochi giorni fa, con la sistematica presenza di Michele Rea ed immancabile "zio" nell'ultimo "salotto mediatico?
Squallide rivalse, miranti solo al male, in tutti i suoi perfidi risvolti.
Ciao.

Anonimo ha detto...

p.s. scusa l'errore grafico sul tuo nome. P

magica ha detto...

condivido al massimo lo critto di pino -


inoltre quello che dice la procura sino tutte supposizioni . annullate da riscontri , percio' bisognerebbe sentire tutte le campane

Ivana ha detto...

Pino,
avverto acredine (che ritengo non giustificata) nel tuo messaggio: in base a quali dati parli di odio verso il genero e verso i familiari, incolpevoli, di Salvatore?
Se ti riferisci alle interviste televisive, mai ho avvertito desiderio di vendetta, ma solo volontà, per me condivisibile, di ottenere verità e giustizia, volontà espressa sempre con dignità e toni pacati pur nel loro immenso dolore. Avrebbero voluto guardare negli occhi il marito di Melania, invece Salvatore, almeno finora, mai ha cercato un contatto diretto con loro. Comunque, anche se qui siete convinti che sia stato eretto un muro tra Salvatore e i suoceri, io credo che tale muro si sarebbe già potuto abbattere, per il bene prioritario della bambina, se Salvatore avesse preso, durante la sua permanenza in carcere, carta e penna per scrivere (anche quotidianamente, se necessario, fino a ottenere risposta!) ai genitori di Melania.
Se fosse stato per lui prioritario il bene della propria bambina, non sarebbe rimasto quattro anni senza mettersi in contatto con chi si sta prendendo cura della piccola!
Inoltre, se avesse anche voluto partecipare, pur in minima parte, in base alle proprie possibilità economiche, alle spese per il mantenimento della bambina, avrebbe cominciato a dimostrare di voler costruire un ponte per evitare l’incomunicabilità tra coloro con cui condividere l’affetto per la piccolina.
Per il bene di una figlia, un padre (non narcisista e maturo), avrebbe insistito per costruire un ponte, per effettuare, insieme con i suoceri, il percorso preparatorio ineludibile; credo che i genitori di Melania non avrebbero potuto opporsi a una richiesta accorata e insistente (di cui il giudice avrebbe di certo tenuto conto!), anzi sarebbe stata l’occasione per poter guardare negli occhi il genero, porgli domande e verificare le sue effettive buone intenzioni.

Magica, i riscontri ci sono, altrimenti il giudice non si sarebbe espresso in modo tanto perentorio.

magica ha detto...

penso che a paorolisi sia venuta meno la volonta' di colloquiare con i suoceri , i quali sono convintissimi della sua colpevolezza..lo dicono e lo ripetono in tutte le salse .
parolisi si proclama innocente .. che dovrebbe fare ? fare la genoflessione ai suoceri e parenti stretti , ma allo stesso tempo dirsi incolpevole ? lo avrebbero mandato a quel paese .
penso che la bambina non abbia bisogno dei denari del padre . infine sono i nonni che la stanno allevando , la legge dice che in mancanza dei genitori devono provvedere i nonni .
un conto sarebbe, che, la bimba fosse collocata presso un parente qualsiasi , allora bosognerebbe aiutare per il mantenimento . ma i rea sono i nonni -

ok che la procura afferma e dice e aggiunge , una pm disse, che la melania fu uccisa perchè rifiuto' una avances dal marito . basta capire da questo come siamo messi . c'è da meravigliarsi per come pontificano certe volte .illogicita' ma sono buone per il web.

Anonimo ha detto...


anche altri sfortunati genitori hanno perso le loro figlie in modo tragico ( Meredith, Chiara Poggi, Elena Ceste, Yara sono solo alcune di queste giovani donne barbaramente uccise), ma io non ho mai visto nessuno del loro familiari letteralmente " occupare" gli studi televisivi di tutte le emittenti, sia pubbliche che private, mattina pomeriggio e sera per scagliarsi con sete di vendetta verso il presunto colpevole così come hanno fatto familiari di Melania la cui sovraesposizione mediatica è riprovevole ed indecorosa

Anonimo ha detto...

Anonimo
Condivido in pieno, hanno monopolizzato tutte le trasmissioni tv e ancora lo fanno. Perché? Non è bastato avere la giustizia che cercavano? Devono demonizzarlo ancora?

Anonimo ha detto...

Tanto per continuare il discorso sul fango che continua a colare su Parolisi, leggete l'ovvia smentita delle notizie che vedevano Salvatore amoreggiare con una giornalista che gli faceva visita in carcere.

http://www.ultimenotizieflash.com/curiosita/news-dal-mondo/2015/05/22/secondo-quarto-grado-salvatore-parolisi-ricomincia-da-una-giornalista-misteriosa-vi-sveliamo-chi-e

Cara Ivana,
le tue deduzioni non mi trovano in accordo, P. stava tentando di ottenere quanto dici per via legale, ben sapendo di non avere alcuna possibilità con i familiari della povera Melania. C'è da chiedersi cosa ci sia veramente dietro l'archiviazione del ricorso, credo un pretesto la motivazione addotta. Si vedrà se ce ne darà ragione l'avvocato Benguardato.
Ciao a tutti
Sarahkey

Ivana ha detto...

Ritengo indecoroso e vile giungere a una violenza verbale offensiva (nascondendosi sotto l’anonimato) verso chi ha subito una così tragica perdita; alla morte non c’è alcun rimedio!
Reputo sempre significative le parole di Paul Valéry: “Quando non si può attaccare il ragionamento, si attacca il ragionatore”.

Sarahkey, vedremo che cosa dirà la Difesa a proposito della richiesta respinta dal giudice (per la terza volta!); finora non mi risulta che gli avvocati si siano espressi in merito, neanche nei due precedenti rifiuti da parte del giudice stesso!
So che, a proposito della giornalista, l’avvocato Gentile aveva giustamente detto (proprio a "Quarto grado") che l’attuale vita privata del Parolisi non interessa la Difesa ...

Ivana ha detto...

Sarahkey, credo che il Parolisi abbia proceduto per vie legali SENZA, di fatto, volersi impegnare a seguire l'indispensabile percorso psicologico preparatorio implicante la presenza dei tutori della bimba.

PINO ha detto...

X IVANA
La sentenziosa frase della mamma di Melania, a proposito della piccola Parolisi, che tu certamente conosci e, quindi, inutile ripetere, può ritenersi l'amara premessa di un susseguirsi di squallidi atti persecutori e vendicativi per chi era già stato messo in ginocchio dalla Legge e dal carcere.
Tutti abbiamo condiviso, anche se in modo e qualità diverse, il dolore di una famiglia profondamente colpita negli affetti più cari, giustificandone le appassionate richieste di giustizia.
Ma quanto tali sacrosante richieste si sono trasformate in qualcosa di diverso, l'opinione di molti è cominciata a mutare, in misura di quanto la configurazione delle stesse assumevano.
Parlare di acredine, carissima Ivana, è quanto mai fuori stazza.
Cosa poteva fare il Parolisi, debole caprio espiatorio, già sacrificato da una "convinzione" pontificata senza costrutto?
Ripeto che rispetto il dolore dei Rea, ma non pronto ad accettare azioni di rivalsa.

ENRICO ha detto...


l'anonimo delle 16:22 ( ho sbagliato a cliccare) ero io ma credo che fosse facilmente intuibile

In ogni caso mi pare che la libertà d'opinione e di critica non sia ancora stata abolita e se qualcuno si espone pubblicamente e così a lungo esprimendo giudizi pesantissimi anche in fase d'indagine preliminare come appunto è accaduto relativamente al caso Rea, questo qualcuno deve mettere in conto anche eventuali reazioni negative suscitate da tale impropria sovraesposizione mediatica in chi vede, ascolta e legittimamente valuta

Ivana ha detto...

Pino, non so a quale sentenziosa frase della madre di Melania tu alluda, (forse ti riferisci a quanto aveva detto Sarahkey, frase che io, di certo, non ho sentito?; qualcuno potrebbe indicarmi il link specifico? Grazie); non mi risultano atti persecutori attuati!
Dover seguire un percorso psicologico preparatorio all’incontro con la figlia, stabilito, credo, dalla psicologa Giuseppina Bencivenga, nominata dal giudice tutelare di Nola, ti appare un atto persecutorio?! Va tutelata la piccola!
Riguardo al termine da me usato “acredine” ho semplicemente espresso la mia sensazione avvertita leggendo il tuo precedente messaggio.
Non ho assistito ad alcuna trasformazione delle “richieste” di giustizia, verità e certezza della pena.
Mi appare incredibile che il Parolisi sia da voi considerato un capro espiatorio (ma rispetto l’opinione altrui, anche se completamente diversa dalla mia!), non capisco, però, a quali azioni di rivalsa tu voglia alludere. Forse, secondo te, avrebbero dovuto essere i genitori di Melania a mettersi in contatto col genero?! È stato lui a procedere per vie legali e ritengo fermamente che fosse compito suo (per amore verso la figlia!) prendere carta e penna per coinvolgere, nel percorso psicologico, i tutori della bambina! Forse gli incontri “protetti” con la figlia non rientravano tra le sue priorità?

Enrico, grazie per esserti palesato.
Mi appari rigido e prevenuto nei confronti di chi non ha espresso giudizi (almeno nelle varie interviste a cui ho assistito), ma raccontato fatti accaduti.
Ovviamente ognuno è libero di avere la propria opinione, senza bisogno di diventare offensivo verso chi ha subito una simile tragedia.

Anonimo ha detto...

Cari Pino ed Enrico,
condivido in pieno le vostre amare conclusioni. Pur nel rispetto del dolore dei Rea, non posso accettare né il contenuto né la forma delle loro esternazioni contro P. Credo inoltre che avrebbero dovuto tener conto almeno delle conseguenze che inevitabilmente ricadranno sulla piccola, la quale dovrà fare i conti con una realtà già tremenda di per sé.
Saluti a tutti
Sarahkey

Anonimo ha detto...

Ivana

"appari rigido e prevenuto nei confronti di chi non ha espresso giudizi (almeno nelle varie interviste a cui ho assistito),

Secondo te non sarebbero stati espressi giudizi su Parolisi dai genitori di Melania ?

Scusa Ivana ma quale Tv hai visto ? quella francese o quella inglese o quella svedese dove - in casi analoghi - è tassativamente proibito mandare in onda qualsiasi commento od intervista PRIMA della emanazione del verdetto della Corte ?

ENRICO ha detto...

.. e dàlli ! ho sbagliato di nuovo ( il commento 19:57 è mio)

Ivana ha detto...

Enrico, indubbiamente ho una chiave di lettura diversa dalla vostra e interpretiamo in modo differente quanto leggiamo, sentiamo e osserviamo.
Per me, rivelare le bugie e i comportamenti altrui vuol dire cercare di collaborare con gli inquirenti alla ricerca della verità: “Amicus Plato, sed magis amica veritas”!



A mio avviso c’è chi preferisce non accettare una determinata “evidenza” (o, se preferite, una “verità processuale”) perché, forse, teme maggiormente la “vergogna” di avere un familiare assassino/a, oppure, forse, inconsciamente vuole evitare una sofferenza che risulterebbe loro insopportabile.
C’è chi, invece, preferisce cercare la verità!
Al primo posto nella mia considerazione ci sono i familiari delle vittime, ai quali va la mia solidarietà; essi dovranno sopportare un dolore insanabile che li accompagnerà sempre durante gli anni di vita che rimangono loro da vivere.

ENRICO ha detto...

Ivana

“Amicus Plato, sed magis amica veritas”!

Invece di limitarti ad una lapidaria nota citazione , spiegaci dettagliatamente ed parole tue le differenze fra il concetto di Verità in Parmenide, Socrate, Platone, Aristotele,Epicuro, Plotino, Agostino, Cartesio, Spinoza, Berkeley, Hume, Leibniz ,Kant, Heghl, Popper, Freud …..ecc…ecc..eccetera.
E già che ci sei dicci anche due parole sulle verità relative e su quelle assolute (magari segnalaci anche qualche link così possiamo controllare con calma)

Abbi pazienza : è un commento scherzoso, ma me l’hai proprio tiratò fuori… dalla tastiera !

Con simpatia

Enrico

Mimosa ha detto...

Ivana,
ci metto io di nuovo la faccia e tutti i tasti della tastiera per dirti, per l'ennesima volta, che è ora di finirla di infilare subdolamente Parolisi in tutte le salse.
Mettiti in testa che lui NON ha ammazzato Melania, e che i parenti Rea sono troppo acidi e hanno nel cuore solo la vendetta ... alla faccia della loro (iniziale) religiosità!

Con Parolisi stai appestando la tua immagine, che per altri versi è molto apprezzabile.
Cerca di essere più diplomatica, ci siamo capite?
Mimosa

Ivana ha detto...

:-) Enrico, vuoi che io affronti problemi gnoseologici, oppure problemi trascendenti?
È sufficiente che io tratti concetti trascendentali?
A parte gli scherzi, credo che la verità storica dei fatti potrebbe essere immortalata se posizionassero telecamere funzionanti ovunque.

Con altrettanta simpatia
Ivana

Mimosa, non rientra nella mia natura essere subdola.
Con un po’ di obiettività e onestà intellettuale ti puoi rendere conto che ho iniziato a introdurre un argomento generale senza entrare in alcun caso particolare; credo che parlare di “Difendersi mentendo e giusto processo” (So che, anni fa, era stato organizzato un Convegno specifico dal Centro studi di diritto penale europeo) non abbia alcun fine subdolo, ma lo scopo chiaro e dichiarato di riflettere sulle “regole” prestabilite dall’alto.
NON ho introdotto io il discorso sul Parolisi, ma ho soltanto risposto a domande specifiche, poste da altri, e ho reagito a frasi offensive nei confronti di chi ha subito una tragedia irrimediabile.
La tua imposizione riguardo a ciò che io dovrei "mettermi in testa" mi lascia basita e mi limito a ribadire che c'è libertà di opinione!
Fortunatamente in Internet restano i vari messaggi inviati, documenti da cui trarre, senza pregiudizio, o malignità, quale fosse effettivamente la mia intenzione.

PINO ha detto...

Domani, 28 maggio Parolisi potrà conoscere le decisioni della Corte d'Assise d'Appello di perugia, l'entità, probabilmente ridotta, degli anni di carcerazione da scontare.
Un comunicato stampa di oggi riporta fra altre considerazioni:
" per Salvatore Parolisi potrebbe aprirsi la strada che porta alla concessione delle attenuanti generiche.
Con uno sconto sulla condanna a 30 anni di reclusione che gli è stata inflitta all'Aquila. A decidere sarà domani la Corte d'assise d'appello di Perugia alla quale la Cassazione ha inviato, per questioni procedurali, il procedimento dopo avere annullato l'aggravante della crudeltà."



TommyS. ha detto...

Pino

L'udienza era fissata per oggi 27 maggio. Ed è già arrivata la sentenza: 20 anni.

La difesa aveva richiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche ed una pena inferiore ai 20 anni. La Corte non ha riconosciuto le medesime attenuanti e quindi ha considerato una pena di 30 anni ridotta di 1/2 per il rito.

Onestamente, essendo venuta veno l'aggravante per la crudeltà, non vedo perché la Corte non potesse considerare le attenuanti generiche dovute al fatto che fosse incensurato ed al suo passato irreprensibile dal punto di vista militare (le corna in famiglia non possono entrare nel giudizio di merito in un caso come questo, al massimo appartengono alla sfera dell'etica personale).

Teoricamente rimane ancora la possibilità di un ulteriore ricorso in Cassazione per il riconoscimento di queste attenuanti nonché l'eventuale ricorso alla CEDU che non cambierebbe nulla dal punto di vista della pena ma potrebbe comportare un obbligo di risarcimento da parte dello Stato (soldi che andrebbero tutti ai legali ed ai Rea).

Chiara ha detto...

Ivana

quando un teste giura, si "impegna a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a sua conoscenza", right? se ne deduce che bugia attiva e bugia omissiva siano considerate sullo stesso piano dalla legge.
"giusto processo" è quello che, tra le altre cose, consente di esplicare liberamente e pienamente la propria difesa e il primo corollario è il diritto a non auto-accusarsi; chiaro fin qui no?
è logica e inevitabile conseguenza dei due assunti, come chiunque può constatare, che garantire il giusto processo all'imputato è garantirgli di non essere costretto ad autoaccusarsi, quindi a non avere l'impegno a "dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a sua conoscenza", quindi in ultima analisi, sia di tacere che di mentire.
Come vedi il succo della questione, dal punto di vista teoretico che invochi, è davvero molto più planare di quanto possa sembrare nel momento in cui si scomoda un concetto di "giustizia" (del processo) che appartiene alla categoria morale e non a quella positiva (dello ius positum).
Risiede qui l'equivoco di fondo: qualunque diritto (ius) che rivendichi per sè il carattere di "Giustizia" nel senso di rispondenza ad un imperativo morale, è quanto di più lontano vi sia dallo ius positum, ossia l'unico che, non avendo ambizione di sussumere in sè istanze che all'evidenza sono variabili per epoca, luogo e società e quindi non può - per natura intrinseca - essere valevole in senso assoluto ovunque, quandunque e per chiunque - è in grado di garantire la maggiore approssimazione alla "scientificità" dell'esercizio delle norme e del processo.

Ivana ha detto...

TommyS., intendevi dire che alla pena di 30 anni c'è stata la riduzione di 1/3 (e quindi sono stati tolti 10 anni), per cui la pena è diventata di 20 anni?

Chiara, mi è piaciuto il tuo intervento, ma, ora, ti esprimo il mio personale punto di vista.
Per la legge un testimone deve giurare, mentre un imputato ha il diritto di mentire!
Le bugie commissive, le bugie omissive e le bugie manipolatorie non sono consentite al testimone (se ne deduce che qualsiasi tipo di bugia abbia valore negativo!), mentre sono concesse all’imputato (quindi, ecco che noto la contraddizione: le bugie perdono il loro valore negativo!)
Insomma, per me sarebbe necessario considerare che, per un giusto (e aggiungo “equo” ) processo, le bugie non dovrebbero essere consentite neanche all’imputato.
.
"giusto processo" è quello che, tra le altre cose, consente di esplicare liberamente e pienamente la propria difesa e il primo corollario è il diritto a non auto-accusarsi

Io interpreterei "esplicare liberamente” nel senso che l’imputato può scegliere liberamente da chi e con quali modalità lecite essere difeso, senza che gli vengano imposti un determinato avvocato o una determinata forma di processo e “pienamente” nel senso che può cercare e fornire testimoni e prove (vere!) a propria discolpa.

Io interpreterei “nemo tenetur se detegere” (diritto di non auto-accusarsi) nel senso che nessuno può essere obbligato ad auto-incriminarsi (sotto torture o quant’altro)

Ci sono varie accezioni del termine “giustizia” e io vorrei considerare la concezione razionalistica della giustizia civile e penale, concezione per la quale la giustizia è fondata su considerazioni di utilità e convenienza sociale.
Si stabiliscono norme che siano socialmente utili, convenienti e valevoli per tutti.

Chiara ha detto...

Ivana
"Io interpreterei “nemo tenetur se detegere” (diritto di non auto-accusarsi) nel senso che nessuno può essere obbligato ad auto-incriminarsi (sotto torture o quant’altro)"

ma per carità, tu puoi interpretare come preferisci, ma non autoincriminarsi significa (ANCHE) avere il diritto (al contrario dei testimoni) di omettere o di non dire la verità, se dire e dire il vero, porta ad autoincriminarsi. dura lex sed lex (rebus sic stantibus ovviamente)

Chiara ha detto...

p.s. tranquilla comunque che la menzogna palese dell'imputato (e qui apriamo un altro discorsone fondato sulla differenza tra verità materiale e verità processuale, quindi limitiamo il ragionamento al caso-limite della prova fornita documentalmente) viene sanzionata eccome, in particolare nella dosimetria della pena e nella mancata concessione, ad esempio, delle attenuanti generiche...il che non sono esattamente bruscolini: anzi a seconda della gravità del reato nell'ambito del cui processo menti, avere una pena base maggiore o non avere lo sconto del terzo per le generiche, spesso si traduce in una quantità di anni ben superiore a quella che si avrebbe per la falsa testimonianza

Manlio Tummolo ha detto...

"Libertà va cercando che sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta". Lo scriveva Dante a proposito dell'anima di Catone.

E madame Phlipon Roland, sul palco della ghigliottina, aggiunse:

"Libertà, quanto delitti in tuo nome !".

Non possiamo che associarci a Massimo, sulla stessa linea dei due grandi personaggi storici citati. In specifico, sulle qualità congenita dei giornalisti, già Alfieri (XVIII secolo) scrisse un epigramma, tanto feroce, quanto veritiero ed anche profetico.
La libertà di stampa, quella vera, è un obiettivo ben lontano dall'essere raggiunto, sia che si scriva su giornali, sia che si voglia pubblicare da sé, per molteplici ragioni che sarebbe lungo qui elencare.

Ivana ha detto...

Chiara, sì, lo so, ma le leggi non sono immutabili e spero che, prima o poi, vengano apportate modifiche opportune; io ho messo in discussione le contraddizioni da me rilevate…

Chiara, purtroppo manca la certezza della pena e non va dimenticato, in molti casi, il fallimento della rieducazione; quanti sono gli anni di detenzione inflitti e non scontati in carcere?
Ci sono dati numerici precisi che denunciano la scarsa efficacia della cosiddetta “rieducazione” e del recupero; in che modo andrebbe potenziato l’aspetto rieducativo della pena?


Manlio, è per me sempre un piacere leggerti!

La libertà di ognuno finisce dove comincia la libertà degli altri.
Martin Luther King docet.(Penso che anche la categoria dei/delle giornalisti/e dovrebbe sempre ricordare tali significative parole).

Chiara ha detto...

Ivana
sfondi una porta aperta, io sono della scuola "meno pena ma certa", ce ne facciamo ncaxx delle pene base del nostro codice, con tutti gli annessi e connessi premiali in sede di dosimetria e di esecuzione; anzi "educativamente" otteniamo l'effetto opposto alla deterrenza....per la maggior parte dei reati minori io farei fare anche solo una manciata di mesi (per i primi reati anche meno) ma fatti bene, in galera e LAVORANDO SODO.
della "rieducazione" non parliamo, praticamente si riduce nello sfruttamento per qualche lavoretto del cappero di alcuna utilità.
non parliamo poi di altri tipi di recupero...io avevo un assistito malato certificato di una parafilia esibizionistica, che molestava in continuazione ragazzine, e non sono riuscita a fargli avere uno straccio di percorso terapeutico che gli evitasse NON di fare il carcere (lui si schifa da solo e lo fa "volentieri") ma di non reiterare il reato una volta uscito....blatere da banchi di Montecitorio la rieducazione....coi minori funziona, a quanto ho sentito, lì si investe abbastanza, ma con gli adulti e specialmente pregiudicati, buonanotte...

Anonimo ha detto...

@ Chiara 15.34
E' sulla base di questi tuoi ragionamenti che a Parolisi non sono state riconosciute anche le attenuanti generiche? Poiché hanno supposto che abbia mentito per nascondere il movente e depistare le indagini?
Tanto per capire, grazie.
Sarahkey

Gilberto ha detto...

Ciao Manlio
Ti credevo in qualche monastero Buddista. Torni tra di noi mortali per dare il tuo contributo? Un abbraccio.

ENRICO ha detto...

Ivana

"purtroppo manca la certezza della pena "

e molto spesso anche la certezza della colpa

Anonimo ha detto...

Enrico e Ivana
Di certo andrebbe analizzato anche l'aspetto che sottolinea Enrico, insomma considerare solo una faccia della medaglia è quantomeno riduttivo.
Ciao
Sarahkey

PINO ha detto...

@ MANLIO, bentornato!
Si è sentito la mancanza dei tuoi interventi, oltre che dei tuoi apporti tecnici, sempre molto utili.
Spero che non sparisca di nuovo!!
Una cordialissima stretta di mano, Pino

ENRICO ha detto...


eh, già Sarahkey

la certezza della pena e della colpa dipendono dall'imputato... a seconda che sia un "signor NESSUNO o un "signor QUALCUNO" !!!

Chiara ha detto...

Sarahkey
su Parolisi, secondo me sì

Chiara ha detto...

p.s. capita sovente di argomentare "a contrario" specie per gente già condannata quindi non proprio santarellini, sulla "condotta processuale" ad es. la scelta di un abbreviato o un patteggiamento o una acquisizione di atti o una ammissione di colpa, per guadagnare le generiche; analogamente il pm spesso argomenta per la loro mancata concessione in virtù dell'atteggiamento opposto, ostruzionistico diciamo

ENRICO ha detto...

per Parolisi sarà soddisfatta Roberta Bruzzone la criminologa "più bella e procace della televisione" a tutti i suoi fans
(Vespa compreso !)

magica ha detto...

bella""?è inguardabile .
che sia soddisfatta per la condanna di parolisi non ci piove daltronde nonl'ho mai sentita esprimere una considerazione di innocenza su qualche indagato

Ivana ha detto...

Enrico, Sarahkey,
non vi sembrano sufficienti i tre gradi di giudizio per stabilire l'eventuale certezza della colpa?
Quali sono le vostre proposte in merito a come constatare la "certezza della colpa"?
Cordialmente
Ivana

Ivana ha detto...

Chiara, sono d'accordo: pena certa da scontare lavorando e studiando seguendo corsi rieducativi specifici e bene organizzati!
Nessuno dovrebbe "annoiarsi" in carcere!
Cari saluti
Ivana

ENRICO ha detto...

Ivana

a come constatare la "certezza della colpa"?

come minimo individuando un UNICO e SOLO movente ( e non due differenti) Per non parlar del resto...

E a proposito di partecipazione mediatica
guardate qui :

http://tvzap.kataweb.it/news/119510/delitti-su-crimeinvestigation-torna-la-grande-cronaca-nera/

Il format non è nemmeno iniziato che già è stato "prenotato"
Forse che in previsione di ulteriori ricorsi abbiano pensato bene di " portarsi avanti con il lavoro " ?

PINO ha detto...

VENT'ANNI!
Il marchese de Sade può dirsi soddisfatto?
Credo proprio di no.
Già si prepara, tenacemente, per il futuro.
Orripilante!

Anonimo ha detto...

Melania Rea. L'omicidio nato a causa del segreto che Melania voleva raccontare all'amica Imma...
Articolo di Pino R.




Di ricostruzioni ipotetiche sul caso Rea se ne sono fatte moltissime in ogni sito internet ed in ogni programma televisivo. Le ufficiali, però, sono state compilate separatamente dalle Procure interessate alle indagini, quelle di Ascoli e Teramo (Teramo investita dell'incombenza a causa della competenza territoriale). Fra di esse non vi è alcuna differenza sostanziale visto che hanno portato l’unico indagato, Salvatore Parolisi, alla custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver ucciso la moglie e di averne vilipeso il cadavere. Il movente per l’Accusa sarebbe passionale. Il marito avrebbe ucciso la moglie in quanto stretto in un imbuto provocato dalla stessa e dalle impellenti esigenze dell’amante, una ex allieva dei corsi di addestramento che si tengono trimestralmente presso la caserma “Clementi” di Ascoli Piceno. Per le procure ognuna delle due donne reclamava, anche con minacce, l’immediata cessazione della relazione "con l'altra". Una situazione di estremo logoramento psicologico, secondo i rappresentanti della legge, che avrebbe spinto il Parolisi ad uccidere per riottenere la sua libertà (libertà che avrebbe perso in un batter d'occhio vista la nuova "fidanzata" in attesa...).


La dinamica fornita dai Pm vuole che il pomeriggio del 18 aprile 2011, sulle 14,10-14,15, il Parolisi sia partito con moglie e figlia per recarsi alla pineta di Ripe di Civitella. Vuole che in strada la bimba si sia addormentata ed un volta giunti in loco la coppia si sia appartata per consumare uno sbrigativo rapporto sessuale. Vuole che nel momento in cui la moglie si è abbassata i pantaloni, compresi collant e mutandine, il caporalmaggiore l’abbia aggredita proditoriamente armato di un coltello a serramanico di minute dimensioni. Vuole che con questo l'abbia ferita con 21/22/23 colpi, o forse molti di più, inferti in parti diverse del corpo tanto da far morire la donna per dissanguamento dopo una ventina di minuti. Vuole che il cadavere sia rimasto sempre nello stesso punto per essere poi ritrovato a distanza di due giorni. Vuole che altre ferite (incisioni) siano state inferte dopo il decesso, non si sa se a ore o giorni dalla morte, a scopo di vilipendio. Questa l’essenza della dinamica omicidiaria fornita dall’Accusa
CONTINUA

Anonimo ha detto...

CONTINUAE’ mia convinzione che la ricostruzione fornita dalle Procure, marchigiana ed abruzzese, non sia condivisa da gran parte dell’opinione pubblica, anche se strombazzata senza pudore dalla maggioranza dei mass-media in cerca di gradimento e ascolti. E non può essere condivisa da tutti, a causa delle numerosissime lacune che la relazione accusatoria presenta nella sua stesura delle circostanze e nella cronologia in cui queste vengono incasellate. Non può essere accettata da tutti per la vaghezza del referto autoptico, referto che si adatta ad interpretazioni diverse, referto infarcito di frasi dal costrutto criptico che rivelerebbero una vaga sensazione di imbarazzo del compilatore. Infine, non può essere condivisa da tutti per la evidente metodica eliminazione di quanto converge a scagionare il Parolisi dall’accusa del reato attribuitogli. Nelle migliaia di pagine di questo blog, sono state sviscerate, in modo logicamente calibrato e su basi meramente scientifiche, le motivazioni per le quali si può, anzi si deve, essere in dissenso con la versione “ufficializzata” dei fatti.

Fatti che, secondo una mia personale ipotesi (spero condivisa da tanti), avrebbero per sfondo uno scenario radicalmente diverso. Di seguito proverò ad esporla in maniera concisa:

Nel primo pomeriggio del 18 aprile 2011, la famiglia Parolisi si sta preparando per una breve gita fuori porta, e precisamente a Colle San Marco, distante 8 km dalla cittadina dove risiedono, Folignano. Durante i preparativi Melania riceve una telefonata dalla madre, alla quale comunica l'intenzione di trascorrere un paio d'ore sulla collina marchigiana. Mangia forse una piadina, beve un bicchiere di latte ed è pronta per uscire. Nel frattempo il marito scende assieme alla figlia, che sistema sul seggiolino, ed in abbigliamento leggero (maglietta e pantaloncini corti) attende la moglie intenta a chiudere la porta dell’appartamento. Un coinquilino assiste alla partenza che avviene all'incirca sulle 14,15. Da questo orario inizia il mistero del caso Rea. Caso che si trasformerà in una tragedia avendo come epilogo la fine della breve vita di Melania. Una donna che ha voluto tenacemente difendere la sua dignità di moglie ferita dolorosamente dalla condotta fedifraga del marito
CONTINUA

Anonimo ha detto...

CONTINUASembra un controsenso, visto che ho parlato di ipotesi diversa da quella delle procure, ma la partenza della mia tesi ha la stessa loro base. La reazione di una donna tradita che in due telefonate minaccia di rovinare la carriera militare sia all'amante che al marito, millantando amicizie importanti ed influenti, se la relazione extra-coniugale fosse continuata. Inoltre non fidandosi delle parole ascoltate, che parlavano di una semplice amicizia, Melania avrebbe deciso di spiare il marito nella speranza di coglierlo in flagrante adulterio. Così seguendolo di nascosto ovunque si recasse, sia durante le ore di libertà che quando impegnato in “servizio”. Ed ecco che, occasionalmente e per sua sventura, durante le “spiate” potrebbe essere venuta a conoscenza di "fatti strani", di personaggi coinvolti in faccende poco lecite o addirittura aberranti. Fatti che vedevano, forse e perché no, il marito invischiato (magari anche solo collateralmente).

Che possa essere accaduto lo dimostra il fatto che Melania non ha potuto trattenersi dal confessare all’amica Imma, per telefono, di essere venuta a conoscenza di una “brutta cosa”. Di tale confessione parlò agli inquirenti la stessa amica nella sua prima dichiarazione, poi rimangiata. Non sappiamo perché ora la neghi, ma se è valida la mia ricostruzione non è difficile capirne il motivo. Io infatti ho ipotizzato fin dall’inizio che Melania avesse conoscenze influenti, buone per imporre al caporalmaggiore la cessazione definitiva della sua relazione extraconiugale. Conoscenze che avrebbero potuto anche causare ripercussioni nocive su altre persone. Non si può sapere se davvero le avrebbe utilizzate, ma per chi è coinvolto in faccende non propriamente pulite il suo “segreto”, se svelato, rappresentava un serio pericolo. Di questa mia ipotesi ne trovai traccia nell’Ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Giovanni Cirillo. Ne riporto uno stralcio:

"Può essere ipotizzato che la moglie avesse scoperto qualcosa di assai più grave del tradimento, o anche solo di torbido. Occorrerebbe approfondire i rapporti interni alla caserma, gli eventuali giri di droga, altre relazioni extraconiugali".

Ed allora come si collegherebbe la gita a Colle San Marco col “segreto” di Melania? Si può collegare se la si inserisce nella stranezza del giorno, che precedeva di poco la partenza dei coniugi per Somma Vesuviana (a causa delle feste pasquali), e nella forzata brevità di permanenza al Colle dovuta ad una visita di cortesia, fissata per le sedici, che avrebbe visto la coppia recarsi a casa dei parenti dell’amica Sonia. Tenendo presente l’indubbia partenza da Folignano, testimoniata dai coinquilini ed avvenuta come detto alle ore 14,15 circa, e considerando il tempo occorrente a percorrere gli 8 km di strada, restava pochissimo tempo a disposizione per far divertire la bimba alle altalene. Per cui ho dedotto che "altre" potrebbero essere state le "ragioni" che "obbligavano" Melania a voler fare un "salto" al Colle. Ad esempio un appuntamento non rinviabile, causa l’urgenza di un chiarimento e la prossima partenza della famiglia Parolisi, concordato con un "mediatore" conosciuto da entrambe le parti. Questo chiarirebbe il motivo per cui la meta fu suggerita dalla futura vittima.
CONTINUA

Anonimo ha detto...

CONTINUAMa con chi si doveva incontrare? Queste sono le incognite a cui, a parer mio, occorrerebbe dare volto e nome. Per il momento li identificherò con una X ed una Y, ipotizzando fossero molto interessati affinche il segreto scoperto dalla Rea rimanesse tale. Ma forse nessuno in realtà credeva che il silenzio sarebbe rimasto tale, vista anche la telefonata all'amica Imma. Chissà se chi l'ha incontrata era a conoscenza di questa chiamata e del brutto segreto, chissà se Imma ne aveva parlato a qualcuno prima di quel 18 aprile (si sono controllati i suoi tabulati?), chissà se Melania ne aveva parlato ad altre amiche (o a chissà chi). Ci sarebbe poi da capire se il Parolisi fosse a conoscenza dell'appuntamento, se lo avesse anche solo intuito e tacitamente assecondato. Accompagnando la moglie al Colle, e soprattutto vedendola prendere una direzione diversa da quella ideale per andare al bar, parrebbe che qualcosa avesse intuito (ma forse non riteneva pericoloso quell'incontro chiarificatore). D'altronde che al Pianoro di Colle San Marco la famiglia sia stata sembra incontestabile, perchè una volta giunti alla zona altalene il Ranelli, proprietario di un chiosco situato nelle adiacenze, nota presso le altalene una coppia ed un bimbo. Io mi fido più facilmente delle sue prime parole, di certo non influenzate da nessuno, ed in base a quelle la sua attenzione fu attratta dall’abbigliamento dell’uomo, secondo lui piuttosto leggero in una giornata con temperatura ancora bassa. Ma vide anche una donna al suo fianco, una donna che indossava un giubbino scuro e dei pantaloni chiari, la descrizione esatta dell'abbigliamento di Melania Rea. Lo stesso disse anche che, riguardando nella direzione delle altalene in una seconda occasione, vide solo l’uomo (la donna vestita come Melania si era quindi allontanata).

Questa pare essere una parte reale dei fatti accaduti, parte notata da un testimone, ma si può teorizzare anche che dopo qualche minuto, con la bimba in braccio, il Parolisi (sia che fosse a conoscenza dell'appuntamento sia che avesse anche solo intuito qualcosa) abbia seguito la moglie. Da qui di dipanano due strade. Una che vuole il marito testimone del sequestro da parte di X e Y (che egli poteva conoscere per collaterale o intera connivenza), un'altra che lo vede non trovare Melania dove immaginava fosse (al monumento?). Sia in un caso che nell'altro, sconvolto da un epilogo che non si aspettava, prova a mettersi in contatto con la moglie e, vista la non risposta, cerca di improvvisare una versione credibile dell'accaduto parlando di un bisogno fisiologico impellente. Prende l'auto e si reca al bar del "Cacciatore" dove recita la sua parte, ma dopo un'ora di ricerche, sulle 16.30, immaginando ciò a cui è andata incontro Melania viene colto da attacchi di panico che gli provocano vere convulsioni psicosomatiche.
CONTINUA

Anonimo ha detto...

CONTINUATorchiato a dovere dalle Autorità inquirenti, prima solo come persona informata sui fatti, non sposta di una virgola la sua deposizione. Non perchè sia la verità, ma perchè è l'unica idonea a salvare se stesso. Ma non dall'accusa di omicidio, di cui non possono esistere prove in quanto non ne è l'esecutore, ma dal suo probabile coinvolgimento con un "giro particolare" dove il vizio, la deboscia e l'annientamento della dignità umana, trovano un confortevole riparo. Un riparo custodito gelosamente, non solo da lui, che la moglie poteva rendere di pubblico dominio da un momento all'altro.

"Mi dispiace che ci ha rimesso Melania... questo è poco ma sicuro", sono le frasi che più si adattano all'uopo. Cosa poteva fare il Parolisi per sua moglie se compromesso fino al collo nella squallida "giostra" che per restare segreta ha preteso la sua vita? Nulla. Infatti: "Non l'ha saputa proteggere", dice Gennaro Rea. Ma da "cosa" avrebbe dovuto proteggere la intraprendente consorte? Da qualcosa di pericoloso intuito, o addirittura conosciuto, anche dalla sua famiglia? Una pulce entrata nelle orecchie dei Rea in un secondo tempo, tramite le confidenze della figlia, confidenze identiche a quelle fatte all'amica Imma? Non lo sapremo mai... ma le parole restano. La misteriosa "regia" del piccolo ed allucinante mondo teorizzato dal gip Cirillo, e prima di lui dal magistrato Ferraro, potrebbe godere della complice omertà dei "poteri forti". Non già perchè ciò farebbe piacere agli stessi, ma per un possibile "rendez-vous" di reciproca tolleranza.

In vista di tale ipotizzata realtà, già scrivevo in queste pagine che il Parolisi a parer mio non poteva affrontare, neppure solo col pensiero, una lotta impari con cose ed eventi più grandi di lui, piccolo graduato dell'esercito italiano. Ma altri non possono affrontare una lotta impari, lo dimostrano i tanti cambi di opinioni. La dottoressa Canestraro ad esempio, medico legale accorsa per prima sul luogo del ritrovamento assieme alle forze dell'ordine, dichiarava, senza aver misurato la temperatura del corpo per mancanza di attrezzature adeguate, che la morte poteva risalire a non più di 12 ore dal ritrovamento, che l'uccisione della donna era avvenuta in quello stesso luogo. Cronologia e meccanica del delitto, verranno "rettificate" già dal primo referto autoptico, redatto dal titolare anatomopatologo dr. Tagliabracci. Poi, per cambiare ancor di più le carte in tavola, ce ne sarà un secondo di referto. Con questo si "rettificherà" ulteriormente quello precedente, con rilievi forse più aderenti alle esigenze dell'unidirezionalità investigativa

Anonimo ha detto...

CONTINUAMa il lavoro di squadra paga, specialmente se il team è composto da operatori in vari comparti della scienza, della giurisprudenza e della tecnica. In questo blog seri professionisti hanno espresso i loro dubbi e dato spazio ad alcune certezze sulla incongruente concertazione accusatoria, rifiutandone le conclusioni nella loro sostanza più generale. Ponendosi e ponendo all'esterno la domanda, non ultima per importanza: perchè Salvatore Parolisi, dopo la segnalazione da parte del patologo che ha riscontrato nella serata del 21 aprile la semenogelina sul tampone vaginale, è ancora in carcere? La sostanza suddetta ha una sua precisa durata di permanenza, che va da un minimo di 48 ore ad un massimo di 72 (ma 72 è un'esagerazione non più supportata dalla scienza). Perciò si dovrebbe ragionare su una forbice di 48/60 ore (e già 60 sono davvero tante). Dopo tali termini non ne resta più traccia. E calcolando sia pure la forbice massima, bloccando la semenogelina a quando il cadavere è stato "congelato" in una cella frigorifera, se ne deduce matematicamente che Melania non può essere morta per mano del marito, in quanto non è stata uccisa nelle ore indicate dai Pm perchè ancora viva nel momento da loro ipotizzato, tanto da subire un forzato, ma non violento, rapporto sessuale.

Subito dopo questa umiliazione, ancora seminuda, sarebbe stata ferocemente pugnalata da mano inesperta. La tragica scena, quindi, non può essersi svolta nelle ore indicate dalla costruzione accusatoria, bensì nelle ultime ore del 18 aprile o nell'orario notturno del 19, come suggerisce la prima relazione del Tagliabracci... quella poi "rettificata" ma inaccettabile. Altrettanto inaccettabile si dimostra essere la descrizione del cadavere della vittima al momento del ritrovamento: "Pulito, con trucco intatto e senza un ago di pino sui vestiti e sul corpo". Possibile che nulla sia caduto dagli alberi o sia stato portato dal vento? Inoltre Melania durante l'aggressione si è certamente difesa, ha cercato di ripararsi dai colpi per una reazione istintiva, i tagli alle braccia ed alle mani ne sono la prova, le ferite alla gola e sul viso hanno certamente imbrattato di sangue le zone interessate, compreso i capelli che, essendo lunghi e poggianti sulle spalle, non potevano non essere intrisi di sangue visto il contatto col collo ripetutamente pugnalato. Possibile che una colluttazione del genere abbia lasciato il trucco intatto?
CONTINUA

Anonimo ha detto...

E' palese che l'opportuna descrizione del patologo, sia servita a far sottintendere un'aggressione non attesa da parte di una persona intima, il marito ad esempio. Aggressione che avrebbe provocato una semi paralisi da choc impedendo qualsiasi reazione a Melania. Ma fosse davvero stato il Parolisi chi sarebbero i dissacratori di un corpo senza vita? Ed a cosa serviva al marito quel tipo di "lavoro"? Più facile che chi ha inveito contro un corpo morto sia anche l'assassino... o gli assassini. Io li ho ipotizzati con una X ed una Y, e ritengo facciano parte di quel piccolo putrido mondo che la vittima aveva scoperto per caso. Che sia o meno collegato agli ambienti militari, come ipotizzava il gip Cirillo, non lo posso affermare, ma rientra tra le eventuali
possibilità. Verosimile è la presenza sul luogo dell'omicidio di almeno due donne ed un uomo. Giovani donne in stato delirante? Forse sotto l'effetto di stupefacenti? Donne che subito dopo aver assistito allo stupro della povera Melania, hanno sfogato il loro odio con l'unica arma a disposizione, un modesto coltello a serramanico, non avendo in programma l'uccisione della donna? Delitto provocato,
forse, dalla sua determinazione a non tacere o a farsi da parte, circa il possibile coinvolgimento del caporalmaggiore nelle attività di u nucleo non ancora bene identificato.
Concludo manifestando i miei dubbi sulla facile resa degli accusatori e sull'interpretazione che verrà data ai risultati delle ulteriori analisi scientifiche, quelle richieste dal gup Tommolini ed affidate ai nuovi periti. Spero che il colleggio di difesa del Parolisi sappia giocarsi la preziosa carta rappresentata dalla semenogelina, preziosa per precisare l'ora della morte e scagionare definitivamente il marito ingiustamente detenuto.
Altro discorso sarà la ricerca degli autori del delitto, se mai i Pm vorranno o potranno cercarli...
PINO R.








Anonimo ha detto...

P.S.
Articolo pubblicato da massimo Prati su questo blog, nel luglio 2012.
P.

Anonimo ha detto...

@ Pino
Ricordo il tuo ottimo articolo. Alla luce dei fattacci accertati in caserma dalla Procura militare e per i quali alcuni militari sono stati processati e condannati, le tue ipotesi divengono sempre più realistiche. E pensare che quello che doveva essere il più libertino e scapestrato di tutti, per usare degli eufemismi, è risultato estraneo del tutto ai fatti!
Ciao
Sarahkey

PINO ha detto...

@ Sarahkey
Ed io, carissima, ricordo che fosti tra i primi a concordare con le mie riflessioni.
Non eravamo, tutti noi della "squadra", degli sprovveduti, e non fummo mai molto lontani dalla verità.
Un caro saluto, Pino

Ivana ha detto...

Enrico,
a mio avviso, quando ci sono più moventi possibili (un movente non esclude l’altro!), l’accusa ne risulta rafforzata.
Credo che sorgano dubbi quando non si trova alcun movente plausibile!
Come ripeto, preferisco rimanere su discorsi generali, senza entrare in alcun caso specifico.
Se in tutti i tre gradi di giudizio si ribadisce la responsabilità di un/a imputato/a ritengo molto improbabile che chi è stato condannato/a sia innocente; il dubbio potrebbe nascere quando le tre sentenze sono discordanti una dall’altra, ma se tutte le tre sentenze sono concordanti, ritengo che la probabilità di errore giudiziario sia minima; penso che la probabilità di errore giudiziario aumenti quando nei tre gradi di giudizio siano state emesse sentenze discordanti.
Nei processi indiziari, mancando la confessione, non è possibile conoscere i dettagli della dinamica del delitto, ma se, in tutti i tre gradi di giudizio, dopo aver letto tutti gli atti e ascoltato tutte le parti e tutti i vari periti (e non solo quelli dell’Accusa, della Difesa e della Parte civile!)i giudici esprimono la condanna, significa che, per i giudici, non sussiste alcun ragionevole dubbio; noi possiamo avere un’opinione (da rispettare!), ma non essendo stati presenti nelle aule giudiziarie,non avendo presenziato alle udienze, non avendo letto TUTTI i numerosi faldoni e non avendo ascoltato i vari periti, su ciascun caso di cronaca nera le nostre rimangono opinioni ininfluenti e i nostri eventuali giudizi soggettivi restano fondati su dati insufficienti .

ENRICO ha detto...

carissimo PINO

purtroppo bisogna riconoscere che la macchina mediatica ha fatto il suo "bel lavoro" e la "verità processuale" ( con buona pace degli incolpevoli filosofi tirati in ballo a vanvera) che ne è derivata è risultata elastica ed adattabile "alle fattezze" del predestinato di turno pur di salvare il salvabile

Ho molto apprezzato la ri-pubblicazione del tuo dettagliato articolo in cui riassumi egregiamente tutti gli aspetti sconcertanti della vicenda mai presi in considerazione dagli inquirenti ma nello stesso tempo sono amareggiato nel constatare come molti – nonostante siano più che evidenti le plateali incongruenze su cui si è basata l’Accusa – applaudano alla “felice” conclusione del caso.

Quello che non mi spiego e che mi lascia a dir poco sbigottito è il ritorno in Tv dello zio Michele il quale si è affrettato ad accettare l’invito ad aprire la prima puntata del nuovo programma di cronaca nera.

http://tvzap.kataweb.it/news/119510/delitti-su-crimeinvestigation-torna-la-grande-cronaca-nera/

PINO ha detto...

Ciao ENRICO!
"Sbigottito" è dir poco.
Io sono infinitamente disgustato, invece, nel constatare, giorno dopo giorno, come esseri umani possano trasformarsi in immondi sciacalli, pronti a dilaniare i resti di un corpo già senza vita, per trarne il proprio nutrimento.
La similitudine non ha alcun riferimento, sia chiaro, eppure ciò avviene nella nostra biosfera!
Di marchesi de Sade ve ne sono davvero, oltre al mondo dei fumetti, e le loro insanie si scatenano là dove se ne presenti la buona occasione, emulando, e talvolta superando, quanto recita il protagonista de "Il canto dell'odio", creato dalla fantasiosa penna di "stecchetti" (il poeta e scrittore Olindo Guerrini).
Cosa si possa fare contro quest'aberrazione congenita di alcuni rappresentati della nostra specie, proprio non lo so...o, forse, lo saprei, ma palesarlo mi è molto difficile.
Pino

Anonimo ha detto...

test i
test

Manlio Tummolo ha detto...

Caro Pino, grazie, ma, come ho scritto per l'altro articolo, la mia partecipazione (non scrivo più da casa, ma da una biblioteca civica), sarà assai più scarsa di un tempo. Prossimamente devo farmi "aggiustare" l'altro occhio (per il "terzo" si vedrà...), prima di poter preparare i nuovi saggi che ho in mente. Cari saluti a te e a tutti gli altri partecipanti al Forum, Manlio

Anonimo ha detto...

@ Ivana ed Enrico

"Non vi sembrano sufficienti i tre gradi di giudizio per stabilire l'eventuale certezza della colpa? “Quali sono le vostre proposte in merito a come constatare la "certezza della colpa"?”

Cara Ivana, magari avessi la ricetta giusta e infallibile per accertare responsabilità e colpe!
Io non mi reputo in grado di dare soluzioni ma, di certo, posso evidenziare qualcuna di quelle che a me sembrano delle gravi “criticità” nel corso dell’accertamento delle responsabilità.
In primis non ritengo accettabile che degli indizi assurgano a prove di un delitto, anche qualora vogliano convincerci siano gravi, precisi e concordanti. Mi sembra infatti una vera e propria contraddizione in termini dare certezza di una colpa attraverso uno strumento che certo non è o, quantomeno, è facilmente assoggettabile a varie interpretazioni. Insomma, ho l’impressione che i processi indiziari lascino troppo spazio a interpretazioni soggettive non corroborate da prove, queste sì, certe per definizione. L’eventualità che un innocente possa venir travolto da un sistema giudiziario che, facendosi beffe del principio “in dubio pro reo”, può decidere di togliergli la libertà e anche la dignità, vista l’esposizione mediatica spesso promossa e alimentata dalle stesse Procure, mi fa orrore. Un altro aspetto che mi lascia perplessa è l’enorme discrezionalità concessa al Giudice nel formulare il suo convincimento poiché, in quanto “suo proprio convincimento”, non ritengo abbia nulla di oggettivo e misurabile se non quando scaturito da prove certe. E sicuramente ne abbiamo lette diverse di romanzesche motivazioni esemplificative!
Ovviamente, queste due criticità risultano strettamente collegate tra loro.
Altra grossa criticità, a mio parere, risiede nelle modalità, discrezionalità e livello di accuratezza di rilievi ed esami analitici e ambientali in fase di indagine, i quali spesso, se mal condotti sin dall’inizio, possono inficiare l’intero percorso di ricerca e attribuzione delle prove, in quanto spesso irripetibili e dunque non più verificabili.
Da tutto ciò capirai come persino tre gradi di giudizio possano avere un valore relativo se i presupposti da cui partono sono fallaci.
Ed ora mi fermerei con le mie modeste riflessioni anche perché non vorrei annoiare, avendo avuto già modo, tra l’altro, di esprimerle via via nei miei post.

Ciao Pino, ho un po' nostalgia della vecchia "squadra", leggo solo di Enrico e troppo sporadicamente di Mimosa. Forse il triste epilogo di vicende passate, trattate con tanta passione e convinzione da tutti, ci hanno un po' demoralizzato. Io almeno non mi sento più tanto battagliera, l'illogicita' di certe sentenze e il ripetersi degli stessi tristi schemi anche negli ultimi casi, mi hanno lasciata basita e con poco desiderio di replica.

Un caro saluto a tutti.
Sarahkey

PINO ha detto...

Saraukay
..."il triste epilogo di vicende passate, trattate con tanta passione e convinzione da tutti, ci hanno un po' demoralizzato. Io almeno non mi sento più tanto battagliera..."
Il fenomeno ha disarmato anche me, nonostante fossi temprato, almeno così ho creduto nel corso degli anni che ho collezionato sul groppone, contro le amare vicissitudini che ci riserva il nostro obbligatorio percorso temporale in questo mondo.
Evidentemente, avrei ancora tante cose da imparare, prima che possa millantare di conoscere, almeno una parte infinitesimale dell'uomo e le sue azioni.
Saluti cari anche a te.
Pino

ENRICO ha detto...

Sarahkay e PINO

anche io, come voi sono molto sfiduciato ma soprattutto preoccupato del morboso interesse che suscitano alcuni casi di cronaca nera su unaa grande fetta di pubblico particolarmente attratta dalla "caccia all'assassino " anche in mancanza di prove o di indizi gravissimi, inattaccabili e circostanziati o di comportamenti sospetti legati a personalità inquietanti

Penso che ciò sia dovuto più ad una sorta di esorcizzazione della paura del "mostro", con la quale le persone si autoconvincono che l'assassino sia stato individuato e messo in condizione di non nuocere più alla comunità, piuttosto che ad un autentico imprescindibile senso di giustizia .

Ivana ha detto...

Sarahkey,
secondo te, il DNA dovrebbe essere considerato solo un indizio?
Credi che il DNA non dia alcuna certezza della “presenza” dell’imputato/a nel luogo e nel momento del delitto?
Penso che quando il tribunale è collegiale (per esempio in secondo grado, oltre al Presidente e al Consigliere ci sono ben sei giudici popolari!) e la sentenza è di condanna, gli indizi sono stati considerati chiari, precisi e concordanti e l’interpretazione è stata univoca, per cui la probabilità di errore giudiziario diventa minima. Quando tutti i giudici, in tre gradi di giudizio, confermano una determinata sentenza, significa che l’interpretazione dei dati è stata univoca e non c’è soltanto il convincimento di un singolo! Come ribadisco, noi non abbiamo elementi sufficienti per considerare sicuramente innocente o colpevole un/a determinato/a imputato/a, ma possiamo domandarci se tre gradi di giudizio siano, o no, sufficienti per esprimere una sentenza definitiva.
Forse, già dal primo grado sarebbe opportuno che ci fossero più giudici a emettere la prima sentenza?
Non so se le feroci critiche (sempre immancabili), riguardo allo svolgimento delle indagini, siano effettivamente giustificate. Insomma, non ho esperienze investigative e sono priva di dati precisi e completi per esprimermi in merito.
Riguardo all’esposizione mediatica, noto che, nei salotti televisivi, si dà spazio anche alla voce della Difesa, per cui a me pare che vengano ascoltate tutte le “campane” e ogni spettatore possa liberamente cominciare a nutrire i propri dubbi e a formarsi una propria opinione (anche se fondata su dati davvero insufficienti!)
Ci sono tre gradi di giudizio, per cui in totale ci sono più giudici (non uno solo!) a esprimere la sentenza. Se il “convincimento” è condiviso in tutti i tre gradi di giudizio da tutti i giudici coinvolti, direi che la “discrezionalità” del singolo è diventata la certezza di più soggetti che hanno studiato attentamente e obiettivamente i vari fascicoli e ascoltato i numerosi periti.
Come ripeto, nei processi indiziari, mancando la confessione e la cosiddetta “pistola fumante”, non si possono conoscere i dettagli del delitto, ma i giudici si basano sugli indizi gravi, precisi e concordanti.
Se i giudici dovessero prendere in considerazione esclusivamente la confessione e la “pistola fumante”, non dovrebbero esistere i processi indiziari e, così, troppe vittime mai otterrebbero giustizia. Inoltre, anche quando c’è la confessione, capita che chi ha confessato non sia ritenuto credibile e venga accusato di autocalunnia!
Io spero che si diffonda ovunque l’uso di telecamere funzionanti, in modo che servano anche come deterrente per dissuadere dal compiere atti criminali.
Quando determinate analisi non sono ripetibili c’è, comunque, tutta la documentazione specifica e approfondita (corredata da immagini e filmati), per cui non manca la possibilità di constatare sia il modus operandi dei vari esperti coinvolti sia gli eventuali errori commessi.
Cordialmente
Ivana

Anonimo ha detto...

Ivana
Ti rispondo io al posto di Sarahkey.
cito:
"non ho esperienze investigative e sono priva di dati precisi e completi per esprimermi in merito."
Quello che dichiari è evidente, come è evidente il fatto che non hai capito nulla di quanto è stato scritto, a tale proposito, nelle migliaia di pagine pubblicate su questo blog, senza includere gli efficaci e numerosi articoli del blogger Massimo Prati, oltre quelli di Pino, Maura Sacher, ed altri, ammesso che li abbia letti.
Le tue convinzioni, di natura noiosamente aprioristiche, ti impediscono di essere serena ed imparziale, nella valutazione dei fatti.
E non tirare in ballo, continuamente, le tre fasi di giudizio, per avallare quanto vai blaterando: cerca, invece, di controbattere, se ne hai la capacità, i quesiti proposti a favore del Parolisi da questa tribuna, e noi ne prenderemo atto.
Comincia, per esempio, da come spiegare la presenza di "semenogelina" nel corpo della vittima, per passare, subito dopo, alle prove sulla presenza del caporalmaggiore sul luogo del delitto, il resto verrebbe da solo.
Leggi bene tutto, con modestia e senza prevenzioni: vedrai che le cose non stanno come ritieni tu.
Fr.

Chiara ha detto...

oh ma sta questione della semenogelina l'hanno mai sollevata seriamente (e coltivata) i difensori?! e se no, abbiamo alba perchè?

Ivana ha detto...

Fr.,
aver letto gli articoli in questo blog non implica averne condiviso il contenuto, pur rispettando e stimando gli autori!
Essere offensivi denota una supponenza incredibile in chi, credo, non abbia partecipato alle varie udienze, non abbia studiato TUTTI gli Atti del processo e non abbia ascoltato tutti i periti coinvolti.
Riguardo alla semenogelina, mi ero già espressa in altri miei interventi; inoltre già nella sentenza di primo grado risulta chiaro ciò che è stato riferito dagli esperti e riportato dalla giudice Tommolini e non contestato dalla Difesa.
Torno a ribadire che sono interessata a discorsi generali! Perché tanta caparbietà nel volere che io tratti casi particolari? Ognuno si tenga la propria opinione (ininfluente!) basata, torno a sottolinearlo, su dati incompleti e insufficienti!
Se qualcuno di voi crede di essere il detentore della verità, ognuno è libero di nutrire tale convinzione; io, semplicemente, so di non sapere.
Avevo promesso che avrei evitato di parlare del caso Parolisi e ho cercato di mantenere tale promessa, ma spesso, come ora, mi sono ritrovata a replicare soprattutto di fronte a chi non riesce a mantenersi su un piano di correttezza dialettica e di rispetto verso l’interlocutore.

Anonimo ha detto...

Ivana
Se veramente tu sapessi di non sapere non ti affanneresti tanto per averla sempre vinta!
XY

Anonimo ha detto...

Per quello che vale, ecco un articolo di Abbate che, stranamente, ha molti dubbi sulla condanna inferta a Parolisi. Come si fa a non avere dubbi sull'operato di pm e giudici? Altro che tre gradi di giudizio!
http://www.panorama.it/news/cronaca/sconto-parolisi-giustizia-perso-faccia/

Ivana ha detto...

Per XY

“Averla vinta”? Che cosa dovrei (o vorrei) vincere?
C’è in atto una gara? Quale? Ci sono premi in palio?
Ripeto: ognuno di noi si crea una propria opinione ininfluente (ovviamente compresa la mia!) da rispettare, per cui, almeno qui, non ci sono vincitori né vinti; semplicemente si discute e ognuno segue le proprie idee e le proprie deduzioni. Perché irritarsi, offendere e diventare irrispettosi?

ENRICO ha detto...

Ivana

visto che spesso citi Socrate, perchè ogni tanto non citi pure i giudici che lo hanno condannato a morte ingiustamente ( pur sapendolo innocente ? )

Ivana ha detto...

Enrico,
credo che per Socrate le accuse siano state "politiche" e ritengo che egli subì un processo politico.
Fu accusato di corrompere i giovani dal momento che era stato insegnante di Crizia (divenuto, poi, capo dei Trenta Tiranni) e di Alcibiade (che aveva tradito Atene passando a Sparta). I democratici temevano, quindi, che Socrate potesse influenzare negativamente (a livello politico!) i giovani. Lui avrebbe potuto autoesiliarsi dalla città, così avrebbe evitato la pena di morte, ma preferì (fu, dunque una sua scelta!) bere la cicuta.

Ivana ha detto...

Riguardo all'articolo di Carmelo Abbate, ho lasciato due commenti sotto tale articolo, in modo da evitare di discutere qui sul caso Parolisi in modo da non venir meno alla mia "vecchia" promessa.

Anonimo ha detto...

Ivana
Di che ti lamenti?
Nessuno è stato mai irrispettoso, nei tuoi e nei confronti di altri interlocutori.
Se qualche lieve...sconfinamento dialettico c'è stato, la causa devi cercarla in quello che scrivi, in modo noioso e ripetitivo.
I tuoi concetti di giustizia non hanno modo di attecchire in questa sede.
Fattene una ragione.
Fr.

Anonimo ha detto...

Ivana
Sei molto più irrispettosa e offensiva tu con la tua aria saccente. Qui non ci sono scolaretti da prendere per le orecchie per non aver studiato.
XY

Ivana ha detto...

Di che cosa mi sarei lamentata?!
Ho semplicemente replicato a frasi da me ritenute offensive e irrispettose.
Il mio unico scopo è quello di esprimere il mio punto di vista nel massimo rispetto del punto di vista altrui, senza alcuna pretesa di trovare condivisione!
Accetto la critica riguardo alla mia noiosità e ripetitività, ma spesso, come in questo caso, mi trovo costretta a ribadire che nessuno è obbligato a leggere i miei interventi: può ignorarli, senza perdere alcun minuto del suo tempo prezioso!

Ivana ha detto...

XY, citami frasi in cui io mi sarei dimostrata saccente!
Grazie

Anonimo ha detto...

Ivana
Tutte! Prego.
XY

Ivana ha detto...

XY,
ho sempre detto che so di non sapere; ho continuato a ribadire che la mia e le vostre opinioni hanno lo stesso valore: dov'è la saccenza?!

ENRICO ha detto...

Ivana

non c'era alcun bisogno che tu mi /ci spiegassi i fatti riportati nell'Apologia di Socrate SCRITTA da Platone ( lo preciso perchè , con te, non si sa mai !) dato che la gran parte di noi ne è perfettamente al corrente

Comunque, politici o no, i motivi che inducono i giudici ad emettere sentenze "di comodo" sono molteplici, di varia natura e - come ben vedi - risalgono alla notte dei tempi.

Ivana ha detto...

Enrico,
questione di interpretazioni!
Io faccio distinzione tra "processi politici" e "processi NON politici" (quali, per esempio, i processi per femminicidio, dove non ravviso gli eventuali motivi occulti per eventuali sentenze "di comodo").

ENRICO ha detto...

Ivana

(quali, per esempio, i processi per femminicidio, dove non ravviso gli eventuali motivi occulti per eventuali sentenze "di comodo")

...semprechè il giudice sia CERTISSIMO di chi ne sua l'autore altrimenti anche in questo caso potrebbero essere pronunciate "sentenze di comodo" ad esempio per coprire "un qualcuno od un qualcosa" di particolarmente importante o riservato oppure per non ammettere errori, incompetenze gravi o ritardi nelle indagini e via discorrendo

Anonimo ha detto...

@Ivana

E invece, purtroppo, anche in quei tristi casi potrebbero esserci sentenze di comodo. Quando la pressione dell'opinione pubblica spinge verso una soluzione rapida e i media hanno già servito il loro mostro in tv, il giudizio del giudicante può facilmente perdere di serenità e lucidità. Non credo sia così facile emettere una sentenza che veda una forte opposizione nell'opinione pubblica, proprio e soprattutto quando il tema è estremamente delicato. Buon fine settimana a tutti.
Sarahkey

Ivana ha detto...

Enrico, Sarakhey,
ritengo davvero molto improbabile che vengano emesse sentenze di comodo nei casi di femminicidio in famiglia.
L'opinione pubblica è generalmente divisa tra innocentisti e colpevolisti, per cui come potrebbe influenzare i giudicanti?
Nel caso del carabiniere Salvatore Rotolo (che credo continui a proclamarsi innocente!) il processo è stato indiziario e ritengo sia stata importante la testimonianza di un collega (di un'altra sezione) per inchiodare il Rotolo alle sue responsabilità.

ENRICO ha detto...

Ivana

vabbè, hai ragione tu ! Finiamola qui che è meglio per tutti.

Un'ultima cosa però te la devo dire : "per sapere di non sapere" - come ripeti in continuazione parafrasando il buon Socrate - tu di certo la sai lunga, eccome !

Anonimo ha detto...

è una estimatrice della bambola . ragiona come lei . scrive nel suo blog, gatta ci cova che sia stata lei a informare la bambola del blog di massimo. era sparita per un periodo . ma sappiamo come funziona .

Mimosa ha detto...

e qualcuno dei più cari lettori si domanda perché Mimosa non interviene più?
Mimosa ha già dato, tanto, tantissimo delle sue energie mentali e fisiche in questi 5 anni, ha studiato, meditato, scritto, in tante ore diurne e notturne per esaminare approfonditamente ogni particolare dei casi in questione … ora è stanca.
Stanca di discutere contro mulini del tipo di Ivana quando inonda ogni tipo di blog delle sue ben notissime opinioni sul caso Parolisi (proprio è una sadica sfida)

(OT:mi piacerebbe conoscerla di persona, brava e severa prof, me la vedo sotto il metro e sessanta, moretta/castana almeno da giovane, ora come tante con gli anni biondastra, capigliatura con taglio più o meno alle orecchie, rotondetta di pancia e nel resto – un tanto per visualizzare l’interlocutore, come faccio sempre, studiandone la psicologia … e mi pare persino di sentirne la voce nelle orecchie di tono alquanto basso monocorde, di quella voce che ti ipnotizza … )

Senza offesa ad alcuno, tantomeno alla prof i cui interventi –come ho già detto- ho in altre occasioni apprezzato. Quello che non capisco è: chi la paga per accanirsi contro Parolisi e difendere i Rea? (domanda che le è stata fatta fin dal suo esordio in blog prima che approdasse qui, scambiandola per parente).

Mimosa non possiede la dialettica garbata di altre stimabili commentatrici.
Mimosa, nonostante lo pseudonimo dedlicato, si infervora e usa l’ascia dei boscaioli, pertanto è meglio non intervenga troppo …
Buona domenica
Mimosa

Ivana ha detto...

Per Anonimo
Quante illazioni!
Non ho informato io Roberta Bruzzone riguardo all’articolo di Massimo dedicato a lei!
Il blog di Massimo è aperto, non si entra tramite password: è pubblico, per cui chiunque (la Bruzzone stessa) potrebbe aver letto ciò che la riguarda! Se l’avessi avvisata io, non avrei alcun problema ad ammetterlo!
Perché non segnali i messaggi che avrei scritto nel suo blog?
La considero una persona determinata e sicura di sé; esprime il proprio punto di vista precisando che è tale!
Scrivo in altri blog (mai l’ho negato!) e sotto determinati articoli (es. in alcuni di Panorama), senza mai nascondermi dietro alcun nickname.
“Sparisco” quando i problemi familiari e di salute non mi lasciano tempo sufficiente per navigare in rete come mi piace fare.

Mimos,
a ho scritto sotto vari articoli di giornale anche riguardo al caso Buoninconti e ad altri casi! Perché immagini una “sadica sfida”? Chi e perché dovrei voler sfidare? Che cosa ci guadagnerei?
Prima di scrivere (sempre mettendoci la faccia!) avrei dovuto chiedere il tuo permesso?!
Mimosa, hai sbagliato molto nel descrivermi, ma mi fa piacere che tu abbia detto che ti piacerebbe conoscermi; forse, se tu mi conoscessi, capiresti quanto sono sincera e in buona fede!
Ho altri difetti!
Non sono parente della famiglia, Rea, non sono pagata da alcuno/a e difendo TUTTI i parenti delle vittime (alla morte non c’è rimedio e soffriranno per tutti gli anni che resteranno loro da vivere!)
Mimosa, ho sempre letto volentieri i tuoi interventi, pur non condividendoli e anche quando usi “l’ascia dei boscaioli”, per ferire la mia persona, mi limito a una reazione pacata, senza ricorrere a inutili offese. Perché vedermi nella veste di una persona capace di ordire complotti? Temo che tu (e altri/e) vediate, in me, ombre dove, invece, la luce è accesa!
Condivido: qui ci sono commentatrici garbate e colte che stimo e che “leggo” molto volentieri pur nella non condivisione dei nostri punti di vista, ma ho imparato a stimare anche tanti/e altri/e tra cui, per esempio, Enrico e Pino, fieri, colti e determinati.
Anche se la stima non fosse ricambiata, continuerei a stimarli.

Enrico, più studio più mi accorgo di sapere poco e di avere ancora tanto (troppo!) da imparare!

Mimosa, continua a intervenire, tanto più che qui la tua presenza è gradita (anche da me!).

Ivana ha detto...

Mimosa, c'è una virgola che ha separato l'ultima vocale del tuo nome. Ovviamente si tratta di un errore non voluto, nato dalla velocità con cui si digita sulla tastiera.

Buona domenica a tutti/e
Ivana

PINO ha detto...

MIMOSA carissima,
avvertivo già, un tuo intervento, da un momento all'altro, ben conoscendo il tuo carattere forte, combattivo ed oltremodo sincero.
La tua "stanchezza", per aver dato tanto all'appassionante caso Rea, è la stessa denunciata, nei post precedenti, da Sarahkey e da me, senza esserne, però, condizionati qualora se ne ravvisasse il bisogno di un ritorno in "trincea" per risostenere i nostri assunti.
Ti consiglierei, nel frattempo, di ignorare la "garbata", perniciosa permalosità di Ivana, già trattata nel modo giusto da "Fr".
Piuttosto, fai in modo che la tua assenza dal blog non si prolunghi oltre, sia pure per fare cosa gradita a chi ti stima nel senso più completo della parola.
Un caro abbraccio, Pino

PINO ha detto...

Ivana
Grazie per l'apprezzamento.
Apprezzo anch'io la tua preparazione intellettuale, anche se non condivida il modo con cui la usi: in special modo per il caso Parolisi!

Anonimo ha detto...

@ Mimosa

Che piacere leggerti di nuovo! Ultimamente anch'io intervengo saltuariamente e meno appassionatamente, salvo quando ingaggio qualche piccola e garbatamente bonaria diatriba con la nostra stimabile prof. Tuttavia leggo spesso, come credo anche tu, i post degli altri commentatori.
Torna presto perché la tua genuinità, anche se armata di ascia, ci manca.
Buona domenica.
Sarahkey

ENRICO ha detto...

Mimosa

eccomi qui. mi aggiungo anche io alle "lamentele" degli altri per confermare che si sente la tua mancanza.
Tuttavia non ho mai insistito perchè avevo ben capito come tu potessi averne piene le scatole dopo anni di energie spese in questo blog !
beh, per il momento riposati e limitati a leggere gli "sfondoni" che scriviamo pronta ad intervenire per correggerli ( non però come fa la prof di mat , se no ti mando subito un link eh !)

magica ha detto...

beh sappiamo che la mimosa è una delle colonne portanti del blog-
si comporta da buona triestina .
io saro' meno intelletuale, ma non mi manca la grinta .
daltronde ,ognuno sa di suo : quello che ha desiderato sapere nella vita .

Anonimo ha detto...

Magica, tu vai benissimo così come sei! Con la tua costanza e genuinità sei sempre gradita.
Sarahkey

Mimosa ha detto...

Caspita, cari Amici e Amiche, mi fate arrossire e mi assegnate una grande responsabilità …

Enrico, fare la prof mi è sempre stato congeniale, l’avete già notato, ma con la mat non ho mai avuto dimestichezza, mi soccorre il buon senso e anche la logica, lo sapete,
e giro la schiena agli intellettuali quando comprendo sono di facciata (ho frequentato il liceo classico e un tempo -non ora- si diceva che dava una formazione a 360°, me ne sono accorta a decenni di distanza e ho avuto altri decenni per verificarlo).
A proposito, Ivana, in OT dispiacendomi per i tuoi problemi di salute (e con l’occasione saluto e abbraccio i lettori/commentatori antichi e attivamente scomparsi che hanno condiviso con noi i loro drammi), trovo molto strano che io non ci abbia azzeccato in merito alla tua figura, di solito la mia sensibilità fuor d’ascia boscaiola non mi fa sbagliare, non è che ti sei creata una tua immagine a non-somiglianza?

Bando alle quisquiglie, in merito all’articolo sotto cui si commenta, generico per i casi che seguiamo, il mio parere è in sintonia a quanto scritto da Massimo Prati: “non esiste l'investigatore infallibile e gli errori giudiziari sono ormai una regola”.
Errrori giudiziari che arrivano anche al secondo e persino terzo grado di giustizia. Troppi sono gli innocenti in galera. E questa NON è Giustizia.
Mimosa

PINO ha detto...

X Magica
Non rammaricarti per essere quella che sei: devi esserne, invece, fiera. E poi...a me, e ad altri, piace la tua sincera semplicità: una prerogativa che molti non hanno
Un caro saluto, Pino

Bruno ha detto...

Per Mimosa, due sole parole, ci mancavi.

magica ha detto...

buongiorno PINO
carissimo : alla moda del dire veneziano .
non mi rammarico dai! so tante belle cosette che alcuni non sanno .
io al liceo non ci sono andata , ho fatto altro ,daltronde il liceo non è la massima cultura che si acquista . ci sono culture di vari tipi . .
comunque , comprendo, il vostro saper dialogare ricercato- e da quello che scrivete pure la cultura .
la vita è lunga ,se si ha la foruna di viverla, e si fanno esperienze di tutti i tipi :si viaggia , si conoscono personaggi come voi ,li immaginiamo : chi moro chi biondo .
si potrebbe mettere un foto . cosi' si soddisfa la curiosita' ?

Anonimo ha detto...

Notizia del telegiornale di ieri sera, un boss della ndangreta già condannato a 14 anni, il tribunale di Milano gli concede gli arresti domiciliari nella sua villa bunker, in quanto ha la frustazione del carcere e la paura delle divise dei secondini.

Anonimo ha detto...

Incredibile, intanto Bossetti che potrebbe essere innocente è ancora in galera e non agli arresti domiciliari, evidentemente non ha paura delle divise.

ENRICO ha detto...

...e poi qualcuno dice che bisogna fidarsi dei giudici, a prescindere !

Con questo non voglio dire ASSOLUTAMENTE che la magistratura sia inaffidabile e non lavori con coscienza, serietà e competenza , ma vi sono casi in cui la Giustizia - quando si tratta dell'anonimo cittadino o, viceversa dell "intoccabile" - viene assai spesso calpestata senza alcun ritegno.

magica ha detto...

ho visto " amore criminale"
beh aver saputo che l'asassino reo confesso , dell'uccisione della compagna è rimasto libero per un anno ,si rimane allibiti.
sapendo di altri casi mediatici
chi capita una disgrazia come quella di bossetti . , è rovinato per sempre , se non bastasse anche i figli avranno ripercussioni durante la loro vita . mettiamo che bossetti rimanga in carcere , con l'onta di un omicidio di una ragazzina :sospettato di pedofilia . che futuro avranno i suoi figli? se avranno un fidanzato/ta . sara' difficile che venga accettata una brutta storia cosi.purtroppo la gente ha un freno .
i figli devono pagare per le colpe dei padri... anche se i padri sono innocenti?

Ivana ha detto...

Mimosa,
ti sei sbagliata (e molto!) nel descrivermi, ma voglio evitare di rendere pubblici particolari inerenti alla mia persona perché, qui, conosco nome e cognome soltanto di pochi. A prevalere sono gli anonimi nickname e, talvolta, ho avuto la sensazione di vivere l’esperienza del famoso agnello della favola di Esopo…

Almeno su una considerazione sono d'accordo con Pino: ritengo che il grado di cultura e gli eventuali titoli posseduti non siano il parametro opportuno per giudicare il valore di una persona. Per me è molto più importante un comportamento onesto, sincero e rispettoso (ovviamente "rispettoso" della persona altrui, in quanto le idee altrui sono giustamente da criticare, anche in modo aspro, se ritenute non condivisibili!)
Nell’ultima puntata di “Quarto grado” lo scontro tra Abbate e Meluzzi (scontro che stava scivolando sul piano personale!) si è fermato prima che degenerasse: la ragione ha prevalso e ognuno ha chiesto scusa all’altro.

Cordialmente
Ivana

magica ha detto...

pero' mi è rimasta impressa la stupidaggine della palombelli .
ricordo una ipotesi delle sue , detta con leggerezza , come fosse una chiacchera di corridoio ..
(questa)
oppure potrebbe essere che VERONICA avesse consegnato il figlio a qualcuno?
un madre consegna un figlioletto al carnefice?. forse l'amante per il qualeVERONICA si era agghindata? si è trovato il tipo??.ma guarda, se lo diceva prima ?? ormai !!
: mi pare che la tipa abbia figli addottivi
potrebbe essere che l'amore materno sia diverso, se il figlio è del tuo ventre . oppure addottato? .
per questo si fanno considerazioni indecenti?

Chiara ha detto...

beh magica, ci sarebbe il precedente della piccola maria geusa purtroppo (non lo credo minimamente in questo caso, sia chiaro, ma per dire che il mondo è grande e vario)

Mimosa ha detto...

L’unica novità del momento è che la sorellina di Veronica, debitamente accompagnata da auto con scorta di inviata e reporter di Pomeriggio5, sabato scorso si è – finalmente – recata in carcere ad Agrigento.
Bello scoop: accuratamente struccata, capelli non di piega, atteggiamento di proposito dimesso, Valentina ha incontrato la sorella, all’unico (mediatico) “scopo di chiederle perdono”.
In risposta ha ricevuto solo insulti e accuse per quelle dichiarazioni che, a opinione di Veronica (condivisa da molti), hanno nuociuto all’immagine di madre snaturata capace di uccidere il proprio figlio … benché successivamente aggiustate supponendo un complice, che “forse” si è occupato della soppressione del bambino e dell’occultamento del cadavere.

Insomma, la missione di ricostruire il rapporto di sangue, che tra sorelle maggiori e minori tanto diverse nell’aspetto, spessissimo viene rimpiazzato da gelosie e rivalità, non è riuscito!
Tra qualche giorno (in qualche trasmissione della serie estiva, messa in piedi proprio per seguire i casi in corso), verremo a sapere cosa si sono dette le due sorelle. Sarà il tormentone dell’estate!

E intanto la povera Veronica resta in galera!
Ci sarebbero molte questioni giuridiche da analizzare, ma le lascio a chi è in grado di capirle e seguirle, anche attraverso le trattazioni sui media. … o con l’intervento competente di Chiara che finalmente ho l’occasione di salutare caldamente!
Buonanotte, Mimosa

magica ha detto...

mi chiedo come poteve credere la sorella di VERONICA D'ESSERE RICEVUTA con baci e abbracci .
dopo le dichiarazioni avventate , con allusioni , con le sarcastiche confidenze con la madre . riferire con insistenza che VERONICA conosceva bene il luogo dell'occultamento , fraquentato anni prima , che determinarono per la gran parte la carcerazione di VERONICA . alla domanda della giornlista CAVO . lo rifaresti? e certo! ho detto la verita', percio' non cambia nulla del danno che procuro' alla sorella: comportandosi con stupidita' ,
dalla intercettazione in carcere , fra la madre e VERONICA .esce la spiegazione del perchè, veronica insistesse di non conoscere il luogo del mulino vecchio . la sorella aveva confuso il luogo con un altro . daltronde anche la madre diceva di non ricordare quel luogo . ed ora la sorella pretende di abbracciare la sorella? figurati! con quell'enorme danno che le ha fatto -
.

Bruno ha detto...

Brava Veronica la dignità non ha prezzo.