domenica 4 novembre 2012

Salvatore Parolisi: sentenze a confronto. Tribunale e procura di Teramo Vs tribunale e procura di Torino...

La giusta sentenza (clicca per ingrandire)
Negli ultimi giorni pare di essere entrati in un secondo turbinio di vento mediatico capace di creare, come il primo ancora in circolo, solo una grande confusione. Quando la polvere diventa fumo è quasi impossibile ritrovare la strada. Da tanto tempo ce lo fa capire, sia che parli in prima persona o che faccia parlare altri con la sua voce, l'avvocato della parte civile. Ora a lui si è aggiunto chi, riferendosi all'omicidio di Melania Rea e prendendo a pretesto qualche parola della Difesa, detta per far capire come le indagini siano rimaste al palo e non per altro, parla di camorra dimenticandosi che sul corpo della donna erano presenti tante e strane incisioni, incisioni che un camorrista non avrebbe avuto motivo di fare (la siringa bastava e avanzava). Ma la pubblicità cerca il suo sfogo ed ogni sito vuole vivere il suo momento di nuova gloria. Per più di un anno lo hanno vissuto i civettuoli che senza vergogna, e soprattutto senza aver letto nessuna carta ufficiale, spargevano sull'uomo le bufale della parte civile, ora tocca ad altri, a chi vede complotti in ogni angolo... ed il complottismo da sempre attrae tanti lettori. Non son rimasti delusi i primi, quelli del "colpevole perché fedifrago", non resteranno delusi neppure i secondi. L'unico grande peccato è che così facendo si perde sempre più di vista la luce e la realtà delle cose. E la realtà delle cose ad oggi ci parla di un uomo condannato all'ergastolo perché giudicato colpevole dell'omicidio di sua moglie. Di questo e non di altro si dovrebbe discutere per cercare di capire se il Gup Marina Tommolini, che ha ritenuto convincente e risolutivo il quadro accusatorio propostole dai Pm di Teramo, abbia emesso una sentenza in tutta coscienza, in base alla legge e scevra da pressioni mediatiche o di corporazione.

Per il giudice, mi improvviso oracolo e vi anticipo parte delle sue motivazioni, che probabilmente avrebbe avuto bisogno di vedere in aula un video simulato per capire quale movimento sanguigno si produca nel raggio d'azione di un accoltellamento, sono risultate irrilevanti o non credibili le prove a discarico che avrebbero dovuto consigliarlo ed indirizzarlo in 'zona assoluzione'. Irrilevante l'assenza di testimoni che collocassero l'imputato a Ripe di Civitella, irrilevante l'assenza di tracce che lo dessero per certo sul luogo dell'aggressione, irrilevante l'assenza di sangue, né suo né della moglie, sugli abiti da lui indossati il giorno dell'omicidio, irrilevante l'assenza di macchie ematiche da contatto sui vestiti della figlia, sul volante e sui sedili dell'auto usata per spostarsi. Come irrilevante gli è risultata la mancanza dell'arma usata per uccidere e degli abiti insanguinati indossati dall'assassino. Abiti che bastano per sconfessare le ricostruzioni ed il pensiero che vorrebbe il Parolisi partito con vestiti diversi (parliamo di un omicidio d'impeto o premeditato?), abiti non trovati, a questo punto è certo, perché da nessuno nascosti. E di logica questo significa che non esiste chi si sia cambiato a Ripe, significa che le vesti son tornate a casa assieme a chi le indossava, quindi al vero assassino (che li abbia bruciati poi, magari durante un picnik al pianoro, è probabile).

Per contro al giudice sono risultate rilevanti le quaranta e più persone che a mesi di distanza non hanno ricordato la presenza del militare e della figlia alle altalene. Ma la procura ha scordato di dirgli che solo una decina di queste lo avrebbero potuto vedere, che oltre trenta erano al di là del chiosco del Ranelli o addirittura nei pressi dei campi da tennis (quindi con la visuale impossibilitata dagli alberi). E si è dimenticata di dirgli anche che di quelle dieci, sei erano stese su un prato, intente a farsi i fatti loro, ad un livello molto inferiore al parco giochi (ed infatti nelle foto, pur se scattate da una posizione eretta, non solo non si vedono le altalene (degli scivoli manca la base), ma non si vede neppure la panchina sistemata in una posizione più favorevole). Si è dimenticata di dirgli che delle altre quattro persone, passate fra i giochi, han detto, sulle 15.00, si è stabilito l'orario di arrivo in base a quello di partenza preso dall'orologio analogico di una vecchia Ford Focus. Provate a chiedervi se qualche perito della procura è andato a casa del Barbizzi per verificarne il funzionamento... so già che riuscirete a rispondervi senza il mio aiuto. Ma a me ed a chi ha posseduto una Focus, risulta che gli analogici di qualche anno fa avessero grossi problemi. Però, a parte le testimonianze 'recuperate' nei mesi, altro al giudice è risultato rilevante. Ad esempio la traccia di dna su un labbro di Melania (embè? era o non era la moglie dell'imputato?), e la presenza di un'amante con le relative, inutili e pregiudizievoli, intercettazioni.

A farla breve, la logica ci dice che il Parolisi è stato condannato, o forse è meglio dire: giudicato, pur in mancanza di prove, con pochi indizi a carico ed in assenza di testimonianze che lo ponessero in cima alla lista dei sospettati. Il Gup, forse per incertezze personali, non è voluto salire sul treno dei dubbi preferendo infilarsi nel bagno di Ponzio Pilato. Però rinunciando ai dubbi ha perso l'occasione per aiutare e migliorare i carabinieri ed i magistrati di Ascoli e Teramo, persone dimostratesi in grado di far diventare complesso ciò che, se si fossero percorse tutte le strade, forse sarebbe risultato semplice. Perché è indubbio che l'indagine risulti monca (come ha fatto il giudice a non capirlo è il vero mistero). Tanto per citare qualche mancanza, si deve sottolineare che c'è una telefonata ma non c'è un telefonista, ci sono due auto che a cavallo dell'ora della morte (se è quella che il Gup ha considerato non lo può negare) salgono verso Ripe da una strada che porta anche al chiosco della pineta. Una in quel tratto si è addirittura ammaccata... ma non si sa di chi siano e se qualche passeggero da queste sia sceso (chi può garantire che all'interno non vi fossero la vittima ed il suo assassino?), ci sono un'ottantina di incisioni su una parete del chiosco, incisioni fatte con uno o più coltelli a serramanico (e guarda il caso Melania è stata uccisa con un coltello a serramanico), ma non si sa chi le abbia fatte. Le mancanze sono molte di più, è vero, ma a mio parere bastano queste tre, forse piccole o forse no, per dire che si è indagato a 90° e non a 360.

Non è la prima volta che ai giudici viene portata una visione parziale dei fatti, e non sarà l'ultima che il giudizio di primo grado scanserà la logica e si appiattirà all'Accusa. Certo, una sentenza del genere lascia l'amaro in bocca, ma è ancora più amaro il sapere che nell'Italia della giustizia di Ponzio Pilato e di Arlecchino (anche se tutto il mondo è paese io parlo del mio) i crimini, i criminali ed i processi, non siano giudicati con la stessa bilancia. Al Parolisi è capitato l'ergastolo e davvero non si sa se sia colpevole, ad altri è capitata la libertà... e si sapeva che colpevoli lo erano. Per capire cosa intendo paragoniamo all'omicidio di Melania Rea quello di Antonio Andriani, ed al presunto assassino Salvatore Parolisi il certo assassino Paolo Scialuga. Partiamo dall'inizio, dalla morte di Antonio, un travestito che col nome di Asha da anni cercava clienti a Torino, all'incrocio fra via Cavalli e Corso Ferrucci. E' la notte di San Valentino del 1991 quando ad Asha si affianca una Renault blu con due persone a bordo. Una breve trattativa e decide di salire. Si accomoda sul sedile a lato del guidatore, Andrea Corrado Giordano, prendendo il posto del suo amico, Paolo Scialuga, che si sposta su quello posteriore. I due, di 24 e 26 anni, sono figli della 'Torino bene'. Il padre di Andrea Corrado ha un'azienda che lavora nel settore pubblicitario, quello di Paolo è un colonnello dell'esercito. I ragazzi prima di andare nella zona dei travestiti sono stati in un prato di Villastellone. Lì, forse per noia o forse per allenarsi, hanno scaricato il caricatore di una Luger, una pistola acquistata dal Giordano non si sa come non si sa dove, sugli alberi.

Antonio Andriani, quindi, sale in auto pensando di appartarsi con dei clienti. Non ha il tempo per rendersi conto che così non è, perché dopo cinquecento metri uno sparo rimbomba all'interno della vettura e spezza la sua vita. Cos'è successo? Paolo Scialuga, sistematosi alle sue spalle, gli ha puntato contro la Luger e quando si è girato verso di lui gli ha sparato. Per quale motivo? A dire il vero non si sa, nessuno dei due lo ha mai spiegato, di certo l'omicidio non deriva da una malattia mentale. La perizia psichiatrica chiesta dal difensore, ed accettata dal Gup, non ha riscontrato deficit di alcun tipo. Per cui il crimine non nasce dalla pazzia. Ma neppure è opera di due sbandatelli di primo pelo: Paolo Scialuga è un chimico e Andrea Corrado Giordano parla ben quattro lingue. Oddio, qualche deviazione c'è: nel diario dell'omicida i carabinieri trovano svastiche e slogan razzisti, e lui stesso nell'interrogatorio ammette d'essere appassionato di cronaca nera. Gli piace analizzare i crimini, dice, e sottolineare gli errori degli assassini per capire come abbiano fatto a tradirsi. Detto questo torniamo alla notte di San Valentino ed all'omicidio. I due sono in via Sangano, a poche centinaia di metri da Corso Ferrucci, con un morto a bordo ed una vettura piena di sangue. A questo punto non chiamano i carabinieri o i poliziotti, certo che no... loro in men che non si dica mettono in atto un piano ben congegnato.

Per prima cosa aprono lo sportello e buttano il cadavere sul marciapiede, poi portano la vettura in un altro punto della città ed infine, mentre il Giordano chiama i carabinieri per dir loro che tre persone l'hanno aggredito e si son portati via la macchina, che sta andando a fare la denuncia, il Scialuga prende un taxi, si fa portare a casa, dove ha del liquido infiammabile, e torna all'auto incendiandola. Con i sedili e le tracce dell'omicidio, brucia anche la pistola non riconducibile a nessuno. Insomma, i due mettono in atto una strategia degna di chi cerca di evitare l'errore commesso di solito dagli assassini... ma il Giordano non è un esperto come lo è il Scialuga. L'auto bruciata è identica a quella in cui due persone hanno fatto salire Antonio Andriani, trovato cadavere, ed ha all'interno l'arma che gli ha sparato. Quindi chi indaga non può fare a meno di recarsi in casa di Andrea Corrado, il quale (primo errore) non si è ancora disfatto degli abiti della sera precedente... e nel giubbino vi sono tracce ematiche. Lui si giustifica dicendo che il sangue è suo, che lo ha perso dal naso quando è stato aggredito. Ma non convince. Inoltre non si è disfatto neppure dell'agenda (secondo errore). In questa ci sono i nomi dei suoi amici, tra cui quello di Paolo Scialuga. Viene interrogato e per ore ed ore continua ad insistere sulla versione data. Poi qualcuno passa alle maniere pesanti e gli dice che se il sangue sul suo giubbotto è della vittima per lui si apriranno le porte del carcere e non ne uscirà più. Ed ecco che il piano salta. Andrea Corrado parla e chiama in causa l'amico. Ma non sa per quale motivo abbia ucciso. 

E' indubbio che per l'opinione pubblica gli esseri umani abbiano valori diversi: la vita di una giovane madre, qual era Melania, non verrà mai paragonata o accomunata a quella di un ragazzo della sua stessa età che si prostituisce, qual era Antonio Andriani (seppure la vita di ogni essere umano sia unica per chi la vive e vorrebbe continuare a viverla). E' indubbio che per l'opinione pubblica anche i crimini abbiano 'valori diversi': chi uccide una prostituta o un transessuale, alla maggioranza pare essere meno colpevole di chi è accusato di aver ucciso la moglie (seppure un assassinio sia comunque un assassinio). Ma se l'opinione pubblica è influenzabile, gli spot pubblicitari lo dimostrano, per la Giustizia, che ha Codici Penali identici sia al sud come al nord, non può esistere una vittima o un imputato di valore superiore o inferiore. E visto che il delitto commesso da Paolo Scialuga non figura all'interno di una malattia mentale, può ben inquadrarsi in una premeditazione nata dalle sue strane idee ed hobby. Lui disse che la pistola se l'era ritrovata in mano perché rimasta sui sedili posteriori. Ma non pare credibile che dopo aver sparato agli alberi non l'abbiano riposta nel bauletto, preferendo buttarla col colpo in canna in un punto dell'auto a caso e fuori visuale (e se Asha fosse salita dietro? E se la polizia li avesse fermati per un controllo?). Inoltre le svastiche e le frasi razziste sul suo diario, fan ben capire come i travestiti potessero inquadrarsi in ciò che per lui poteva essere un 'bersaglio'. Se a questo si aggiungono le sue analisi sugli errori compiuti dagli assassini ed il depistaggio partito a tempo di record, si può di certo arrivare a configurare l'omicidio di Asha come un delitto premeditato. Insomma, se il Pm avesse voluto portare il giudice a questa conclusione, non doveva faticare più di tanto visto ciò che le indagini avevano appurato. Ma come detto, i due erano figli di persone bene... e non sempre i Pm si accaniscono sugli imputati, non sempre vedono le luci delle telecamere accendersi all'esterno dei tribunali.

Detto questo vi informo degli eventi che scaturirono dal momento del giudizio con rito abbreviato in poi. In primo grado la famiglia Scialuga si accordò con la parte civile. Per non averla a processo ed usufruire di attenuanti le pagò un risarcimento da cento milioni. L'avvocato del ragazzo, Gianpaolo Zancan, scelse il rito abbreviato e puntò tutto sulla malattia mentale... pur se non riscontrata dallo psichiatra. Per lui, ma in parte anche per Antonio Patrono, il Pm che sosteneva l'Accusa di fronte al Gup Paola Caprioglio, quella era 'la sera delle iniziazioni'. Per la prima volta i due amici avevano sparato e per la prima volta Paolo Scialuga aveva deciso di andare con un travestito. Il tutto era nato al momento e solo per scherzo... ma alla fine della fiera, ridendo e scherzando e senza rendersi conto di quanto faceva perché ancora eccitato dall'aver sparato agli alberi, il Scialuga aveva ucciso Antonio Andriani senza motivo. O meglio: lo aveva ucciso perché non se la sentiva di 'essere iniziato' da lui (non poteva scendere dall'auto?). E per un siffatto omicidio volontario, contornato da un depistaggio andato a male solo perché non si erano ancora gettati il giubbotto e l'agenda, la pena inflitta dal Gup passò dai 21 anni voluti dalla legge ai sei e quattro mesi ottenuti sommando sgravi su sgravi (era incensurato, al processo non partecipava la parte civile, il rito abbreviato toglieva un terzo della pena, eccetera eccetera). Non c'è che dire, davvero una condanna esemplare.

Ma attenzione... non è così che finì la storia! In Appello ci fu il colpo di scena e tutto cambiò direzione, ad iniziare dalla strategia difensiva che scansò l'omicidio volontario per passare a quello colposo. In pratica l'avvocato Zancan portò all'Accusa ed ai giudici una nuova ricostruzione, una ricostruzione che non parlava più di 'iniziazione' ma di incidente. Il suo assistito, povera anima, aveva trovato l'arma sul sedile posteriore e l'aveva presa in mano solo per scherzare ed intimorire il travestito. Non sapeva che era carica e purtroppo, una volta puntata sulla testa di Asha, per colpa di una curva fatta male, sparò un unico colpo che uccise Antonio Andriani. Ai giudici ed all'Accusa non parve vero di poter accogliere una ricostruzione finalmente fedele e realistica. Così l'omicidio volontario diventò colposo e gli anni di condanna scesero da sei e quattro mesi a due e cinque mesi... l'uomo fu subito scarcerato. Evviva la giustizia, si urlò nell'aula di Corte d'Appello del tribunale di Torino, la stessa in cui nel 2007 si condannò a sedici anni, senza avere in mano alcuna prova, Annamaria Franzoni. Ma la morte di Asha è tutta un'altra cosa. Qui si parla di una vittima che viveva la sua vita nel vizio erotico, di un uomo che ha ucciso per sbaglio e che alla fine ha confessato... non di bambini e madri di famiglia, non di imputati che si dichiarano innocenti.

La morale? Alla fine del gioco delle tre carte portato in tribunale, ad oggi risulta che ventuno anni fa a Torino una persona è stata uccisa per un tragico errore, per errore la si è gettata poi su un marciapiede, per errore si è tramato un depistaggio, per errore si è bruciata un'auto e, sempre per errore, ma di gioventù, si è mentito a chi indagava cercando di spostare i sospetti su tre fantomatici aggressori. Tutti questi errori sommati assieme hanno portato ad un altro probabile errore, o forse ad una sentenza giusta, ad una condanna di due anni e cinque mesi. A Teramo invece, alla fine del gioco delle tre carte risulta che una persona è stata uccisa, che anche se non c'è uno straccio di prova ed i tragici errori li han fatti gli investigatori, non in grado neppure di trovare un telefonista anonimo o il guidatore di un'auto ammaccata (l'avrebbe trovata la Polizia Stradale in una settimana fosse stata di un pirata della strada), il Gup all'imputato ha dato l'ergastolo. Ma per come è messa la nostra giustizia il tutto è da capire: la colpa è del fedifrago che si è ostinato a non voler confessare! L'avesse fatto...

Ucciso per gioco, articolo di Meo Ponte del 16 febbraio 1991
Sei anni all'assassino di Asha
Sentenza ribaltata... fu omicidio colposo

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514 commenti:

«Meno recenti   ‹Vecchi   401 – 514 di 514
Anonimo ha detto...

@Mimosa
E' vero che un legale di un'altro distretto giudiziario deve appoggiarsi ad un domiciliatario, ma qui sono Biscotti e Gentile che si appoggiano allo studio della Benguardato e sono già tre e Cozza poi da dove spunta fuori? Comunque la si voglia vedere, questo processo è pieno di stranezze e credo che solo la Cassazione riuscirà a riprendere in mano le fila di tutta la situazione. Spero per Salvatore che tutto vada per il meglio, il mio unico pensiero è la piccola Vittoria, se il padre verrà un giorno dichiarato innocente, chi ricostruirà il loro rapporto? Chi li ripagherà di tanta sofferenza? E' per questo che io sono a favore della responsabilità civile dei magistrati, devono anche loro farsi carico delle conseguenze del loro operato così come fa ogni cittadino e agire con la diligenza del buon padre di famiglia. E' un principio di diritto che deve valere per tutti.

PINO ha detto...

@ MIMOSA
L'antico oggetto "sul comò" lo trovammo, ed io gli diedi un nome: "regia", mentre Enrico l'ha chiamato "alto potere".
Ed è, secondo quanto abbiamo potuto constatare, che tutto l'iter della tragedia, è stato convogliato su un unico binario, proprio in base al volere di questa presunta "regia"
Conduzione rigida e quasi perfetta. E dico "quasi", perchè qualcosa non è andata nel giusto verso, se noi abbiamo potuto scoprire che qualcosa non tornava.
E' evidente che dalla rete tesa, molti pesci sono sfuggiti attraverso buchi inavvertiti.

Mimosa ha detto...

Mentre tutti dormono, in attesa di poter ricollegarmi, aggiungo alla lista dei fattori “staging” anche questo:

-È staging la spifferata dell’amica Imma ai CC sulle infedeltà di SP il giorno dopo la scomparsa
-È staging la molto tardiva rivelazione dell’amica Valentina che SP due anni prima avesse adoperato un coltellino del tipo universale per aprire le ostriche
-e idem la rivelazione dello zio carrozziere che ha visto (un anno prima) il medesimo coltellino nel cruscotto dell’auto
-È staging la dichiarazione sospettosa dello zio-cugino che SP il 23 aprile prima di ripartire con la famiglia Rea sia voluto andare in Caserma a portare la colomba (che era già in casa perché acquistata appositamente con Melania) al maresciallo
- È staging la asserita irreperibilità di telefonate di SP alla moglie prima di quella registrata sul cellulare di lei alle ore 15.26, per mancata visione dei tabulati intestati alla Caserma
-È staging la rettifica dell’ora della morte ad opera del medico legale dopo che aveva già rilasciato le sue prime dichiarazioni alla stampa
-È staging l’accanimento del legale della parte civile
-È di sicuro staging tutta la montatura mediatica che dall’innocenza della prima ora è passata al dubbio e poi si è scatenata sulla assoluta colpevolezza, dando risalto ad elementi vacui e fatui e guardando all’inconsistenza delle prove con i paraocchi.

E intanto, come scrive Pino, molti pesci sono sfuggiti …
però io credo che alcuni siano ancora nei paraggi di Folignano, Ancona, Somma Vesuviana e dintorni di Napoli …
Temo che non verranno pescati né ora né prima dell'Appello ... forse per dichiarazione di un "pentito" tra dieci anni.

Definitivamente buonanotte!
Mimosa

ENRICO ha detto...

@ PINO

ho sempre sospettato - come noi tutti del resto - che in questa storia abbia fortemente influito l'esigenza di proteggere il "buon nome" di "qualcuno" o di "qualcosa" legati alla caserma .

La frase che mi ritorna spesso alla mente è quella pronunciata da Salv. immediatamente dopo la scoperta del corpo " «Non me la dovevano ammazzare...mo che vado su.....». che sembrerebbe quasi voler dire " non erano questi gli accordi..."

Comunque le chiacchiere stanno a zero . Adesso speriamo che in sede di appello i legali della difesa sappiano giocare meglio le loro carte

Anonimo ha detto...

E' staging anche l'aver dichiarato dalla mamma di Melania in una intervista a CLV che S. era un violento e che tutte le volte che la figlia ritornava da casa Parolisi era molto nervosa, appunto perchè il marito era molto violento con un nipotino e che addirittura una volta lo appese a testa in giù fuori dal balcone. Pat

Anonimo ha detto...

credo che se è iniziata così, finirà così....Parolisi pagherà da innocente . questa Italia dei valori(vabbè!), dà valore a 2 sole cose, soldi e potere, e in questo caso il potere c'è l'ha l'avv. Gionni & company ,il potere fa miracoli!

Parlo così perchè io l'ho provata sulla mia pelle, a 6 anni di distanza il mio caro si trova sotto 3 m. e il bastardo assassino non ha fatto un anno di carcere anzi va in giro a fare l'idraulico, a nulla son servite il fatto che c'era premeditazione certificata, perizie pagate profumatamente da me e che certificavano al 100% che il bast. si trovava nel tale luogo a tale ora , le mie avversarie in questo mio processo sono state, la curia e il corpo dei CC, di cui faceva parte l'assassino, il mio avvocato non ha avuto palle per contrastare tuuto questo e quindi non aggiungo altro .

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 11:52, lo temo anche io.
Pat

PINO ha detto...

@ ENRICO

Se Parolisi dovrà pagare, non sarà per l'omicidio della moglie, di cui non è l'autore, e lo sappiamo non solo noi.
Il suo coinvolgimento nel movente però, se mai ci fosse, sarebbe solo collaterale, come ho sempre teorizzato fin dall'inizio.
Il collegio difensivo dovrà solo mirare, con le prove e gli indizi in loro possesso, a scagionare il condannato dall'accusa di uxoricidio.
Per il resto, se SP dovesse risulterà autore di altri eventuali reati, sarà solo per una logica conseguenza. E ciò spetterà ai PM provarne l'esistenza.
La domanda che mi pongo è: ce la faranno a tirarlo fuori, i suoi difensori?
Stando a quanto hanno dimostrato fin'ora, ho i miei dubbi. Spero di sbagliarmi.

ENRICO ha detto...

@ PINO

"ce la faranno a tirarlo fuori, i suoi difensori?"

Non credo che - IN QUESTO SPECIFICO CASO - l’ esito del processo d’appello dipenda dalla bravura o meno dei difensori. Dipende da come certe “convenienze” potranno essere superate. SE lo potranno essere !

Supponi che Salv. fosse stato un individuo qualsiasi : credi che sarebbe stato condannato lo stesso con l’enorme mancanza di prove e di indizi gravi, precisi e concordanti a suo carico così come risulta evidente anche all’ultimo degli incompetenti ?

Immaginiamo, ad esempio, che venga ritrovato il cadavere di Roberta Ragusa.

A meno che non si trovi la prova lampante che ad ucciderla sia stato il marito, pensi che il Logli verrà accusato di uxoricidio e verrà condannato al carcere a vita ? Io non credo proprio

Eppure – se dovessero valere le stesse motivazioni che hanno convinto il giudice a comminare l’ergastolo a Parolisi – anche lui dovrebbe essere ritenuto colpevole perché anche lui è un fedifrago “d’annata”, tra l'altro peggiore di Salv. visto che per sette anni non si era ma fatto alcuno scrupolo riguardo la sua relazione extraconiugale. Anche lui era.stretto in un “imbuto” ed aveva interesse ad eliminare la moglie forse unicamente, per miserabili motivi economici e societari legati alla proprietà dell’autoscuola. Anche lui ha un alibi assai traballante e discutibile per il periodo della scomparsa. Anche lui ha mentito ed ha distrutto, assieme all’amante i cellulari segreti. Anche lui non ha mai avuto atteggiamenti che potessero far pensare ad un minimo di sofferenza per l’incomprensibile allontanamento della moglie
Ma non sono state trovate tracce di una eventuale aggressione mortale né in casa né altrove.

Esattamente come per Parolisi. per il quale, al contrario, la ragionevolezza del dubbio non ha avuto diritto d'asilo

Anonimo ha detto...

attenzione che infilare dentro troppe cose nel "E' staging" rischiate di perdere il filo e di infilarvi in un discorso generalista.

Atteniamoci a ciò che è stato puro depistaggio, ovvero allontanamento dell'attenzione dal vero colpevole del delitto.

La tipa che ha avuto in omaggio un foulard dal fidanzato milite, sia chiaro che un foulard è accessorio non fondamentale,
un basco fa parte della divisa e va tenuto nel dovuto riguardo come ogni capo d'abbigliamento d'ordinanza.
Sarebbe difficile che un basco da soldatessa venga regalato alle mogli, così come non dovrebbero uscire dalla caserma le divise, che possono essere indossate solo ed unicamente da chi abbia titolo.

Le divise addosso a chi le porta sono sotto la cura del possessore, ed ogni smarrimento o danneggiamento del capo d'abbigliamento va segnalato e viene sostituito dalla lavanderia.

Non so se avete capito: la divisa è un simbolo ed è un'abbigliamento riconoscibile, non può essere permesso in alcun modo venga regalata nè indossata dal comune cittadino che potrebbe degradarla adoperandola in maniera non consona al decoro che l'Esercito impone ai suoi sottoposti.

E adesso che mi auguro vi sia tutto più chiaro spiegatemi la presenza di un basco da soldatessa dentro la casa di Melania Rea.

Gabridget ha detto...

la barzelletta delle 17:23:00, dalle caserme i militari fanno uscire di tutto, coperte, maglioni idrorepellenti, divise, Anonimo ma in che mondo vivi???!!!!

ste lla ha detto...

fossero solo coperte e maglioni........

Anonimo ha detto...

vivo in un mondo di militari, cara la mia Gadbridget.
e ti dico chiaro e tondo che anche se si usa farlo, non è lecito.
dubito fortemente che a Melania sia stato regalato un basco da soldatessa durante una festa in Caserma.

se poi quel basco è stato rubato, come le coperte e i maglioni cui alludi, va dimostrato.

Anonimo ha detto...

” spiegatemi la presenza di un basco da soldatessa dentro la casa di Melania Rea”

Se la notizia a scoppio ritardato dovesse essere vera, il basco ce l’ha messo, dopo il delitto, qualcuno che aveva, od ha tuttora, autorizzate occasioni di accesso alla casa.

Anonimo ha detto...

In tutta questa infamante ed arbitraria dichiarazione che contiene affermazioni indimostrabili, qualcosa è interessante:

"Ricordo - conclude la soldatessa - Parolisi in atteggiamenti affettuosi con un’altra recluta: una volta, in una Compagnia, mi sono trovata ad entrare per consegnare delle cose e ho visto il caporale maggiore in atteggiamenti affettuosi verso questa ragazza… Abbracci… Non posso dire con esattezza se ci fosse qualcosa, ma in quel momento ho pensato: “Se mi trovassi in questa situazione, avendo appena perso la moglie, non farei vedere alla gente tutto questo affetto". "

Con Ludovica appesa al filo del telefono e la moglie morta, Parolisi aveva una terza relazione con una recluta?
perchè dirlo solo adesso?
Dicendolo prima, avrebbe incrinato un pò l'imbuto, cosa ne dite?

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/articoli/1070309/parolisi-non-sembrava-un-uomo-triste.shtml

Manlio Tummolo ha detto...

Se è per quello esistono anche negozi di materiale e indumenti militari. Il basco potrebbe essere d'ordinanza, ma pure un fac-simile venduto nei negozi appositi. Quei famosi personaggi, descritti vari articoli fa da Massimo Prati, che giocano ai guerrieri, si forniscono appunto da negozi consimili.
Riguardo ad oggetti d'ordinanza, fatti uscire, non vi sono difficoltà, visto che poi pagarseli al termine del servizio militare non a vita, ma a lunga ferma, costano un'inezia. Ai tempi della leva obbligatoria, molte volte il materiale in dotazione veniva alleggerito da qualcuno (soprattutto coperte), e poi si doveva pagare, ma era un prezzo del tutto accessibie anche per noi che allora avevamo una decade netta di 90 lire (anni 1968/ 69).

Gabridget ha detto...

stavo rispondendo ma Manlio Tummolo ha chiarito benissimo e soprattutto non è che si fa solo ciò che è lecito eh... è pieno il mondo di cose che si fanno anche se non di dovrebbe fare, far sparire un basco non è poi cosa così tremenda!

PINO ha detto...

@ ANONIMO delle 17,23

Noi abbiamo CAPITO!
Ora spero che tu "CAPISCA" questo che scrivo io, ex militare, e padre di altri ex militari:
1) I capi di "vestiario", forniti dall'asercito, in caso di smarrimento o logoramento, vengono riforniti dal magazzino e non dalla lavanderia, previa azione informativa, al sottufficiale preposto.
2) Dopo il congedo, il militare porta con se la propria divisa, dei cui capi può disporne come vuole, compreso il piacere di regalarne qualcuno a famigliari od amici.
I miei figli, della propria divisa, hanno conservato, per se stessi, solo il cappello ed il piumetto (da bersagliere), mentre i "fez" li hanno regalati alle due cuginette. (in tempi diversi, si capisce) Il resto è stato distribuito come cari cimeli ai vari componenti la propria famiglia. Per me, ho tenuto le mostrine, del corpo, complete di stellette, che conservo gelosamente.
Quindi, puoi fartene una ragione, se un basco militare è finito in casa Parolisi. Non c'è nulla di straordinario.
Adesso, è tutto chiaro anche per te?

Anonimo ha detto...

Quarto Grado, siate seri, piuttosto parlate della SG.
Pat

Anonimo ha detto...

p.s.
E poi, chi sarebbe questa dispensatrice di tali false novità?
E chi, dovrebbe provare, ed a chi, che il basco sia stato rubato o meno?
Ma da dove vieni gentile anonima, da una lontana galassia?

Gabridget ha detto...

nemmeno fosse l'arma del delitto 'sto basco!!!

ste lla ha detto...

mi sembra di sognare....o sognate voi?? un mio amico ha vestito militare x anni dopo il congedo e aveva in auto un basco con stellette appiccicate che quando il sole ha scolorito ha buttato...dalle Caserme-finti-bunker, esce di tutto. STE LLA.

Anonimo ha detto...

Mimosa, le domiciliazioni, trovano fondamento nel R.D. n. 37/1934.
L’art. 82 del suddetto Regio Decreto prevede infatti che “I procuratori, i quali esercitano il proprio ufficio in un giudizio che si svolge fuori della circoscrizione del Tribunale al quale sono assegnati, devono, all’atto della costituzione nel giudizio stesso, eleggere domicilio nel luogo dove ha sede l’autorità giudiziaria presso la quale il giudizio è in corso. In mancanza della elezione di domicilio, questo si intende eletto presso la cancelleria della stessa autorità giudiziaria”.
E' necessario, che, ai fini delle notificazioni, l'avvocato elegga domicilio nel luogo ove il giudice ha sede, venendo, in mancanza, considerato elettivamente domiciliato presso la cancelleria di quel giudice.

Per quanto riguarda invece il numero degli avvocati, l'imputato ha diritto di nominare non più di due difensori di fiducia.
La Benguardato è domiciliataria e credo che rappresenti Salvatore per quanto riguarda la piccola. Poi ovvio che tra i tre legali, sia quella che incontri Parolisi con una certa frequenza.
A proposito del nuovo legale, non saprei se c'è una revoca anche tacita di uno dei precedenti....forse la difesa ha semplicemente ritenuto necessario l'intervento di Cozza (sarà il legale di Claudio Scazzi?), perchè ne ha potuto saggiare le competenze.


Stella

Mimosa ha detto...

Argomento “basco” e staging (o bufala), devo riprendere un mio post di sabato (h 22:04) che sta nella pagina precedente e forse domenticato:
«Basco in casa di Parolisi, giusto, e la moglie non l'aveva mai trovato?
Perché non è mai saltato fuori?
Perché lo zio-cugino così attento ad ogni mossa di SP mai lo ha raccontato?
e nemmeno i genitori né il fratello Michele?
Esiste davvero? È l’ultimo elemento di uno staging lungo un anno e mezzo?
Eppoi, di chi é veramente? sono state fatte le analisi di dna, tracce di capelli, forfora, sudore e compagnia bella per attribuirlo ad una soldatessa ...?»


Pertanto, “la presenza di un basco da soldatessa dentro la casa di Melania Rea” non siamo noi che dobbiamo spiegarla all’anonimo militare, bensì chi ci vuol far credere che quel basco significhi qualcosa ai fini del delitto e/o del processo!

E poi, attenzione:
"dentro casa di Melania Rea" ... ???
ossia dei suoi genitori a Somma Vesuviana?
non a casa di Salvatore Parolisi a Folignano ...
capite giusto come me?

Mimosa

Mimosa ha detto...

Grazie Stella,
infatti avevo una vaga conoscenza su quella che impeccabilmente tu definisci "domiciliazione"

Ciao

Mimosa

Pamba ha detto...

Bene... sono proprio contenta che a processo di primo grado concluso, con il giudizio abbreviato che disciplina le risultanza probatorie utilizzabili (quelle acquisite prima della proposizione della richiesta!) sia iniziato il "porta a porta " a Folignano!
Vuol dire che c'è qualche speranza di passare dall'altra parte del pianerottolo per rispondere al quesito irrisolto nella perizia Gino ( pag 33)??
- definire meglio i profili della famiglia Sirocchi e chiarire le " modalità di deposizione di tracce biologiche" sugli slip di Carmela Rea.
Attendo con ansia uno scoop di QG o CLV ;-))

Pamba ha detto...

Oh nooo Mimosa ..se il basco era a casa di Melania a Somma Vesuviana ..perdo ogni speranza;-)
Pamba

Mimosa ha detto...

Ora, seconda parte,
le “confidenze” della soldatessa ignota presa di spalle e con voce mimetizzata,
mi sembra che sono state montate ad arte un sacco di menzogne e di bufale mescolate … l’avranno pagata? È una figurante? … no, anzi, … una “preziosa testimone” scovata da chi? dalla parte civile ovviamente, eh?

Dopo questa “illuminazione”, posso capire meglio perché per paradosso è stato Gionni che dopo il video del servizietto in cui la tipa ha raccontato che SP rideva e scherzava dopo la morte della moglie, ha ricondotto nella tempistica (giusta) l'affermazione di quella "carogna"!
Gionni ha detto:
«certo questo poteva essere riscontrato come atteggiamento anomalo tra la scomparsa e il ritrovamento»
… ossia sottovalutando il fatto che SP dopo il funerale e il periodo di aspettativa era ritornato in Caserma per pochi giorni, venedo arrestato il 19 luglio alla sua scrivania.

Mi è pasro strano che fosse in definitiva Gionni a “difendere” Salvatore e noon Gentile …

Mimosa

Anonimo ha detto...

secondo me state facendo un gran pasticcio: la casa di Melania Rea era là dove abitava il marito.
Il basco, a quanto capito, pure.
Se "in questo mondo di ladri" è normale usufruire delle coperte dell'esercito, va bene.
Ma un controllo ad eventuali dna presenti nello stesso non avrebbe fatto male a nessuno.
Se fosse stato ordinatamente riposto così come Melania usava fare con le sue cose, non avrebbe senso parlarne.
Resto in attesa di delucidazioni sulla presenza del basco da soldatessa in casa di una donna con grande probabilità ammazzata da o in presenza di una donna indossanti scarpe di tipo militare, e se non ci vedete il nesso e non vi siete chiesti se Melania avesse un mazzo di chiavi di casa, che sul cadavere non c'erano, racconterò le mie facezie altrove.

Mimosa ha detto...

Cara Pamba

io invece avrei perso la speranza di sapere qualcosa riguardo le :
"modalità di deposizione di tracce biologiche" sugli slip di Carmela Rea.

Se si fosse cominciato da lì ...

Però hai ragione, sai che scoop e audience e share farebbero le varie trasmissioni?

Quando cominceranno?

Mimosa

Anonimo ha detto...

Mimosa
teniamo presente che l'intervista ad una persona che si automillanti soldatessa raccontando pettegolezzi da cortile (di caserma) e le solite interpretazioni psicologiche da quattro soldi sull'indagato senza averne titolo, tenendo il volto coperto e la voce cammuffata, non è attendibile.
Era una soldatessa? E chi lo dice?

Per quanto mi riguarda poteva essere benissimo un'attrice prezzolata che si sia prestata a diffondere la solita dose di veleno mediatico e di falsità calunniose.

Tra l'altr sarebbe grave se fosse vero, perchè la testimonianza su una seconda tresca di Parolisi in caserma, indebolisce e non di poco il movente dell'imbuto psicologico, e la ragazza non avrebbe fornito a tempo debito la testimonianza che poteva discolpare l'imputato.

Esiste come reato? omissione di testimonianza?
omertà?
come si chiamerà?
si chiamerà pure in qualche modo.

Mimosa ha detto...

Ma scusa "Anonimo" da dove piovi?
Da quanto ci segui?
Sai qualcosa delle nostre ricerche?

da come ti esprimi, pare tu sia nuovissimo ...

Ma sai da quanto e per quanti mesi abbiamo fatto nessi con figure femminili scarponcini militari femminili e dna femminili sulla scena???

Raccontaci delle tue idee e delle tue ricerche ... regala a noi il prodotto ddelle tue considerazioni ...

Mimosa

Pamba ha detto...

Anonimo
Si, raccontaci...magari sai più cose di noi..anche su Melania..
Io per esempio non sapevo dell'"ordinatamente riposto così come Melania usava fare con le sue cose".

Mimosa ha detto...

Allora, mio caro anonimo “militare”

tu sei della Caserma di Ascoli,
tu conosci bene Parolisi,
conoscevi anche Melania,
e pure una delle sue amiche,
tu hai sentito delle “voci di corridoio”,
sai che il giorno del Giiuramento qualche soldatessa non si è presentata, marcando visita,
sai qualcosa di altro e vuoi andarlo a dire “altrove”?

Questo è il posto giusto!

Mimosa

Anonimo ha detto...

Ma insomma, perché adesso salta fuori questo basco?

Mimosa ha detto...

Ancora una cosa @ Anonimo al tuo post delle 17:23 hai scritto:

Atteniamoci a ciò che è stato puro depistaggio, ovvero allontanamento dell'attenzione dal vero colpevole del delitto.

Intanto hai usato la prima persona plurale, quindi significa che ti identifichi con noi e ci vuoi dare una mano, benché scrivendo frasi arcane … e apparentemente provocatorie.

Secondo: sai anche tu che il caporalmaggiore scelto non è colpevole

Terzo: sai benissimo che ci sono stati numerosi “puri depistaggi” per allontanare “l'attenzione dal vero colpevole del delitto”.

Ora, non scappare come ha fatto il pompiere Grisù.

Se ci tieni alla verità, se vuoi contribuire a trovare altri elementi per scagionare SP, resta con noi e aiutaci, senza prosopopea …

Mimosa

Anonimo ha detto...

Abbiamo di nuovo una folla di "anonimi", come un certo...periodo, quando, forse, ci si avvicinava troppo a qualche piaga dolente...vi ricordate?

Beh, "anonimi" datevi un nik qualsiasi, per distinguervi tra la folla.
Un nik non rivela la vostra identità!
FALCE

Gabridget ha detto...

è filato a letto...i militari si alzano presto ;-)

ENRICO ha detto...

l'intervista della pseudosoldatessa a QG è una bufala gigantesca oltre ad essere una gravissima e scorrettissima pratica indegna della pubblica informazione

Non risulta infatti che le sue dichiarazioni siano state assunte dagli inquirenti ed ufficializzate dai relativi verbali che ne attestino la veridicità.

Con questo ulteriore penoso episodio, assieme alla tardiva scoperta di un fantomatico basco rinvenuto in un anfratto dell'abitazione dei coniugi Parolisi da qualche volenteroso "cercatore di copricapi" ( non di funghi !) , cala il siparietto sulla prima parte di questo incredibile processo che assomiglia sempre di più ad feuilletton di quart'ordine,

Del quale attendiamo con ansia le successive puntate con i relativi sviluppi possibilmente arricchiti dall'introduzione di nuovi pittoreschi personaggi per la gioia dei grandi e dei piccini... format Tv

PINO ha detto...

Sbaglio. oppure nel blog appaiono due FIRME SIMILI? e cioè: "Stella" che tutti conosciamo e che firma solo in calce al post,ed un altra che firma in URL "Ste lla".
Una delle due vuole gentilmente chiarire se si tratta di errore di battuta, o di due diverse persone?
Grazie.

Antonello ha detto...

Il mazzo di chiavi e' un altro argomento scottante, ne avevamo discusso post fa in maniera approfondita.
Io focalizzerei l'attenzione su alcuni dati di fatto, M. era una persona adulta che gestiva SPESSO in assenza del marito militare una famiglia ed una figlia piccola, usciva quindi, anche solo presumo per fare la spesa dell'ultima ora, rientrava, andava dalle amiche presumo, usciva e quindi rientrava, e' perfettamente logico e verosimile che disponesse, come in tutto il mondo si usa, un SUO MAZZO DI CHIAVI diverso da quello del marito che entrando ed uscendo da casa aveva le medesime esigenze.
Il vicino riferisce di aver visto M. quel giorno alle 14,00 circa sul pianerottolo davanti alla porta ma di non saper dire se stava chiudendo od aprendo la porta, se in sostanza stesse entrando od uscendo, alle 14,00 circa M. era quindi viva, sempre se il vicino non ha buoni motivi per mentire, inoltre riferisce che continuando dopo aver salutato M., piu' avanti o nel piano del portone principale del palazzo, ha incontrato S. con la figlia.
Se quindi S. anticipava M. verso l'auto doveva avere con se il mazzo di chiavi in suo uso dove vi fossero quelle dell'auto ed anche del garage.
Abbiamo quindi quel giorno una testimonianza che ci dovrebbe far supporre che la coppia aveva due mazzi di chiavi con se, due mazzi ben distinti.
Il mazzo di chiavi di M. Dovrebbe essere quello rinvenuto in casa sul pc, se non ricordo male, e la domanda era: come ci e' finito e chi ve lo ha portato???
Naturalmente le chiavi di M. potevano essere rimaste in auto ma invece M. avrebbe potuto portarsele nel giubbotto perche' sembra che borse non ne avesse.
Ma se M. fosse sparita con le chiavi nel giubbotto chi, il giorno stesso della sua sparizione, le ha riportate a casa sul pc??? E perche'???
S. poi, il 18/04/2011 alle 19,00 circa lascia l'auto perquisita al Pac. ed alla moglie Stef. e quindi anche le chiavi necessarie a gestirla e si reca a fare la denuncia di sparizione dai CC.
La macchina viene poi riportata a Folignano, presumo dal Pac., possiamo ipotizzare che venga posteggiata in garage e che quindi nel mazzo vi fossero anche le chiavi del garage.
Il mazzo di chiavi di S. quindi devono aver seguito l'auto e chi la guidava.
Ma quelle di M.??? Ed M. quel giorno alle 14,00 circa stava rientrando od uscendo quando la vede il vicino sul pianerottolo??? E perche' il vicino riferisce questo suo strano dubbio??? Non era scontato che stesse uscendo se dopo ha incontrato S. e figlia???

PINO ha detto...

La tua rflessione è quanto mai pertinente caro Antonello.
Infatti, ritenendo normale il fatto che la coppia Parolisi, come tutte le altre di questo mondo, possedessero due mazzi di chiavi della loro abitazione, per i logici motivi da te addotti, porrei una domanda ancora: come sono entrate quelle persone (forse CC) in casa Parolisi, la sera stessa del 18/04, che SV e l'addestratore del cane hanno trovato sul posto allorchè vi arrivarono per il prelevamento di oggetti appartenuti a MR, da fare annusare al cane per la ricerca?
Forse erano le stesse che, dopo essere servite per entrare, siano state appoggiate sul pc, ed ivi notate?
Va bene; ma come si trovavano queste chiavi in mano agli "intrusi", se MR a rigor di logica, avrebbe dovuto averle con se, ed i famigliari della stessa non erano ancora giunti sul posto, (ammesso che ne avessero uno anche loro)?
E' un problemino non da poco. E pur avendone già discusso in precedenza, si ripropone da se, considerando che ad esso non demmo una risposta adeguata, per essere occupati, in quei momenti a risolvere rebus più macroscopici.
Vai Tony, datti da fare, poichè sei tu che hai tirato fuori dal cassetto il quesito. Avrai tutta la collaborazione possibile.
Ciao e buon lavoro, Pino

Anonimo ha detto...

nessuna arroganza.
ma neanche mi piace riceverla, vedi Gadbridget e i furti di coperte militari.
Mi fa pensare che G. voglia minimizzare la presenza di un basco militare femminile a casa di Melania, specifico la casa coniugale.
Se si vuole leggere ogni possibilità va bene, scartare a priori un dettaglio anomalo è una superficialità che fa il gioco della Procura e il tono irrisorio di Gadbridget mi fa dubitare da che parte stia.

un basco può essere stato lasciato da qualcuno che ha preso le chiavi di M. dalle tasche per frugare a casa sua.

Può anche essere stato regalato a M., ma penso che l'avrebbe riposto come riponeva le borse.

Non so niente più di voi e non so dove stava quel basco.
Il mazzo di chiavi era sul pc.
il portafogli era sul pc.
Il basco da soldatessa?
Se era appoggiato casualmente da una parte forse era il caso di verificare se conteneva tracce di dna.

Forse la porta di quella casa si chiudeva a scatto, e può essere che M. abbia lasciato le sue chiavi sul pc.

O forse ha usato le chiavi di Salvatore, ma servivano anche a lui per aprire il garage.

Quasi tutti hanno un terzo mazzo di chiavi per gli ospiti o per emergenza.

Ritenere che M. avesse un proprio mazzo di chiavi che le è stato sottratto è una concreta possibilità se non che venga chiarito che la porta di casa si chiudeva a scatto.

Ritenere che una soldatessa abbia avuto parte attiva nell'omicidio è una concreta possibilità e non per il basco, ma per le tracce sulla scena del delitto.

Gabridget ha detto...

Io non voglio sminuire niente, figuriamoci, proprio io che sono straconvinta che Salvatore è innocente! Anonimo mi sembrava che il tuo intervento tendesse a buttare ulteriori colpe effimere.
Ho solo fatto rilevare, io come altri, che avere un basco militare non è così difficile!
Se ho frainteso chiedo venia!
Mi domando come può essere che sia saltato fuori ora...

PINO ha detto...

@ ANONIMO/A delle 10,17
( ma datti un nik, insomma!)

Nessuno nega la possibilità che una soldatessa abbia potuto prendere parte all'omicidio di Melania, anzi. Ma accettare il ritrovamento di un basco militare, che sia sfuggito alle 2 (due) perquisizioni capillari effettuate dalle F.dell'O. è quanto mai assurdo; quindi impossibile.
L'ipotesi, invece, che un mazzo di chiavi possa essere stato sottratto, è verosimile ma non riscontrata.
Ti faccio una domanda, in compenso: perchè la presenza del basco sarebbe stata divulgata solo ora, a sentenza emanata? A che servirebbe, se non ad intorbidire ulteriormente le acque nella quale guazzano gli autori di tali bufalate?
A chi tornerebbe comoda, una falsa notizia del genere?
E se bufala non è, perchè questo maledetto basco non è stato sottoposto ad analisi scientifiche; e se si, perchè non sono state rese note, assieme alla notizia del ritrovamento?
Fatti un bel discorso ragionato, e scusami se la domanda non è stata più solo una.

Anonimo ha detto...

Anonima 10,17

Dove vuoi andare a parare con la tua insistenza?
E' evidente che sei nuova, e non hai letto tutto quello che è stato trattato in questo blog.
Di sciacallate ne sono state fatte molte, e quest'ultima va aggiunta alle altre.
Stattene tranquilla, e non punzecchiare G. che dice cos sensate.
FALCE

Antonello ha detto...

@anonimo 10,17
Non son daccordo sull'ultima tua affermazione sulle chiavi, un mazzo di M. doveva esistere, se anche la porta si chiudeva a scatto e' impossibile si aprisse a maniglia.
Quando M. rientrava aveva l'esigenza giornaliera di aprire la porta a serratura.
Ergo, logica vuole che non poteva NON avere un SUO mazzo indipendente.
Quindi o mi si dice che la porta era a scatto ed il mazzo QUEL GIORNO e' stato lasciato da lei dentro o che erano rimaste in auto, ma cosi' S. non mi sembra abbia dichiarato, o le chiavi a casa le ha portate chi ha potuto prenderle dal giubbotto di M. magicamente gia' scomparsa.

@Enrico
OT Ragusa.
Potro' sembrare precipitoso ma dopo una settimana di analisi sul caso mi sento di credere che Rob. Rag. e' potuta sparire con le sue gambe dal lato indicato dai cani molecolari e cioe' in fondo al piazzale.
Ora, con le sue gambe non significa volontariamente per forza ma ad esempio anche forse costretta, ricattata.
Sicuramente non trasportata, ed il che' e' molto particolare, le sparizioni sarebbero quindi molto simili anche se dal comprensorio Logli intestato in buona parte alla scomparsa Rob. Rag. non e' logico ne sia uscita in maniera anomala (lato ringhiera) senza un piu' che valido motivo, anche per l'ora diversa e le condizioni climatiche specifiche.
Io credo questo, altro e' solo esercizio di fantasia immaginare, credo anche che avesse da tempo insospettabile conto della storia del marito al contrario, tanto per cambiare, di quanto diffuso al megafono dai media.

ENRICO ha detto...

Come ho già scritto, la faccenda del basco e della testimonianza della soldatessa a QG, rientrano nei grotteschi tentativi di preparare il terreno per l'ulteriore campagna diffamatoria contro l'imputato in vista del processo d'appello.

La difesa questa volta dovrebbe reagire energicamente con un esposto all'AUTORITA' PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI ( Agcom)

Cosa peraltro che avrebbe già dovuto fare da tempo


OT

scusate, non capisco questa polemica contro l'"anonimo" apparso negli ultimi tempi.

Forse io non sono molto attento ma, a parte una sua considerazione sull'uso dei capi di abbigliamento militare prontamente smentita da altri utenti, non mi sembra abbia scritto niente di strano e tantomeno di provocatorio come alcuni sostengono.

Se possibile evitiamo malintesi.
Non servono a nessuno.

Anonimo ha detto...

Non necessariamente le chiavi del garage devono essere insieme a quelle di casa, io ho due mazzi separati perchè messe tutte insieme diventerebbe troppo pesante.Quindi Salvatore potrebbe aver preso quello del garage e quelle sue di casa lasciate a Melania. Lo faccio anche io con mio marito per non portare due mazzi di chiavi dietro, a maggior ragione loro dal momento che Melania non aveva borsa.
Pat

Mimosa ha detto...

Effettivamente l’osservazione di Pat potrebbe essere considerata la più plausibile, proprio perché semplice.
In fondo la famigliola doveva andare e tornare entro due ore, un mazzo di chiavi in tasca di un giubbottino si possono perdere facilmente,
non dimentichiamo che Melania ha lasciato a casa anche la carta d’identità.

Mimosa

Anonimo ha detto...

Il basco è staging!

Lo è se è una notizia falsa.
Lo è se quel basco è stato "trovato" in extremis nell'ultima ispezione in casa Parolisi così come la caffeina nel contenuto dello stomaco di M.
Lo è se la presenza di un basco da soldatessa distrattamento appoggiato e magari dimenticato, è stata notata da subito senza darne notizia pubblica.

Non capisco perchè tanta acrimonia contro l'anonimo: Pino, mi meraviglio di te! Se non sono state analizzate le formazioni pilifere sul cadavere, figurarsi se perdevano tempo per stabilire a chi appartenesse un basco da soldatessa ritrovato a casa Parolisi!

Non ricordo più se la porta di quella casa si chiudesse a scatto, quando giravo abitualmente senza borsa io le chiavi me le infilavo nella tasca dei jeans o del giubbotto insieme a qualche banconota, anche se uscivano insieme a me altri dotati di chiavi.
Anzi, non so se sia una stranezza ma io il mio mazzo di chiavi devo sempre averlo anche se si esce in coppia, metti caso che uno dei due perda il proprio: ovviamente è un'opinione e non fa testo.

irsutab

Antonello ha detto...

Si pero' siamo anche diversi, Io penso che un uomo non ha nel dna, a parte rare eccezzioni, la consuetudine della borsa o borsello.
Questo inibisce la divisione dei mazzi come, anche giustamente forse, prospettava Pat, S. doveva avere sempre con se le chiavi inerenti il lavoro, come minimo quelle dell'armadietto.
Trovo originale che un uomo divida i mazzi, noi di solito non portiamo la borsa ed il rischio di perdere mazzi diversificati e' molto, troppo, alto e, ripeto, M., secondo me, non poteva non avere il suo mazzo di chiavi personale.
Senza contare che avra' avuto anche quelle di Somma della casa dei genitori, quelle si, in un mazzo separato per non appesantire troppo quello di tutti i giorni.

ENRICO ha detto...

@ TAB

"Lo è se la presenza di un basco da soldatessa distrattamento appoggiato e magari dimenticato, è stata notata da subito senza darne notizia pubblica"...

...perchè altrimenti gli inquirenti avrebbero dovuto prendere in considerazione l'idea che uno dei due coniugi Parolisi ( o, perche no ? addirittura ENTRAMBI e di comune accordo !) aveva ricevuto in casa propria la visita di una soldatessa. Magari di una che calzava il num. 37

Mimosa ha detto...

@ irsutab e Antonello
io ad esempio non vado nemmeno dietro l'angolo a gettare la spazzatura senza la carta d'identità in tasca ... non si sa mai che mi capiti di essere investita attraversando la strada ...
Ognuno di noi ha le proprie abitudini, nella massa tante coincidono, del resto ci sono persone che hanno sempre in tasca il pacchetto dei fazzolettini,
molte donne escono senza borsetta perché è il marito che tiene i soldi,
ne parlavamo – pensate un po’ – già in maggio dell’anno scorso …

però mi domando ancora (se serve):
quali erano le abitudini di Melania?
Nell’immagine in cui la vediamo passeggiare in città, aveva le mani in tasca mentre il marito spinge la carrozzina, e non si vede la borsetta, forse è nel tascapane del passeggino ...
Ma perché i difensori di Salvatore non hanno mai speso una parola per dissipare i dubbi su borsa, occhiali, chiavi, soldi per il caffè?
Ad ogni buon conto i genitori glielo hanno chiesto (nell’interrogatorio intra-famigliare) e lui ha risposto “quante volte voi l’avete rimproverata perché non si portava la borsetta dietro!?”,
da ciò possiamo dar credito che era abitudine di Melania uscire in compagnia del marito senza borsa, e perché no, anche senza chiavi …

a questo punto mi domando invece “perché si è portata dietro il cellulare?”

se Melania ha utilizzato la scusa della gitarella a CSM avendo davvero concordato un appuntamento al Monumento con chicchessia, è plausibile che non si fosse portata dietro nulla fuorché il telefonino che le serviva per il contatto (secondo le istruzioni ricevute, immagino)

Mimosa

PINO ha detto...

Oltre che a maggio, noi abbiamo parlato sempre, e di tutto.
Forse la sentenza (che, in realtà, non ci ha sorpresi molto) ha forse acuito il nostro interesse a rivedere le cose, spulciando qua e là, nella speranza di trovare quache punto o virgola sfuggita al setaccio?
No, amici cari, abbiamo fatto tutto ciò che era possibile fare, ed anche qualcosa di più, per i mezzi che avevamo a nostra disposizione.
Ma ogni tanto, improvvisamente, saltano fuori, come per magia, il pentito, la soldatessa, le chiavi, il telefonista, ed il misterioso basco.
In queste "operazioni" dallo squallido sapore, non vedrei altro che il codazzo di quella massiccia azione di depistaggio, che ha caratterizzato l'intero caso Rea.
Codazzo che viene catturato al volo, dai massmedia, che continuano a battere il tamburo per non disperdere la massa dei "clienti".
Se qualcuno crede che gli asini volino, è libero di farlo. Io no!

santy ha detto...

sa

In sostanza c'è questa donna con i pantaloni malamente abbassati - magari non quanto lo sono stati poi abbassati nello staging, ma certo la impacciavano - che tenta la fuga mentre viene seguita e colpita con coltellate spesso solo superficiali, tanto è vero che alcune interessavano solo la pelle e i due colpi più gravi l'hanno uccisa per dissanguamento.
Insomma lei tenta di scappare, l'assassino la segue ma non tenta di trattenerla tanto è vero che non ci sono lividi da trattenimento; poi lei cade e viene colpita anche di fronte, e poi... lui, lei, essi la lasciano lì?
Oppure restano a guardarla agonizzare? Perché sicuramente mentre era a terra dopo un po' si è girata, o è stata girata, mentre era ancor viva. Perché non seguire alla lettera, come dinamica, cio' che racconta Parolisi a Monti, del suo rapporto sessuale con Melania a Ripe?..

e cioè perchè non ipotizzare un tentativo di rapporto sessuale da dietro...con qualcuno che a un certo punto estrae un coltello e accoltella M.

ma tutti ipotizzano che M. non poteva avere un'amante perchè donna senza pecche e peccati ma noi non sappiamo niente di Lei e io penso che sia in questo niente CHE STANNO LE COSE!

PINO ha detto...

@ SANTY
Tutto è possibile!!!
Se il "rapporto" c'è stato, e la presenza di SG lo proverebbe, quel NIENTE potrebbe contenere le cose da te ipotizzate.

Antonello ha detto...

@Mimosa
ma che possa essersi non portata le chiavi ci sta se la porta e' a scatto, e lasciamo perdere che potrebbe anche allora aver avuto un senso non aver programmato uscendo di dare due giri di chiave per sicurezza, quello che secondo me e' illogico e' supponere che proprio non avesse un mazzo suo.
Gestiva una casa, un vicinato ed una figlia in autonomia e spesso, abbiamo visto, in assenza del marito, usciva ed entrava spesso per andare ad Ascoli sola con la figlia od in parrocchia, e' impossibile che non avesse un mazzo di chiavi suo.
Ripeto, poi quel giorno puo' benissimo aver pensato che era con S. e che sarebbe "ritornata" non programmando nessun giro di chiavi ed addirittura lasciandole in casa, e' pero' possibile anche no.
Sarebbe da approfondire con i protagonisti, perche', ad esempio, se non aveva chiavi di casa e contando che sembra fosse fumina non puo' essersi diretta in direzione Colle con l'intento di raggiungere Folignano per ipotesi fare le valige ed andarsene.
Molti non hanno compromessi, vivono stati d'animo estremi in cui il grigio non esiste, magari sono momenti passeggeri, dipende dal contendere, trovo plausibile l'idea ma senza chiavi diventerebbe improbabile solo pensarlo.
Puo' egualmente essere plausibile se M. aveva ben conto di qualcuno del vicinato che poteva avere un mazzo di riserva.
Io, mi si perdonera' ma non riesco ad immaginare uno scenario a 360 gradi sul vicino che era in quel momento "a due passi", una coincidenza poi che venga chiamato lui, che si debba recare a casa prima di andare da chi chiamava disperato, che non si possa essere risparmiato di "sconfessare le varie versioni di S.", dalle 17,00 circa sino alle 19,00, sono due ore lunghe, non dico, non ho nessun dato, ma non riesco a pensare marginale l'indispensabile approfondire.
Per me, questo "tralasciamento" unito con il dna sugli slip e celle troppo ballerine sono due riflessi determinanti.
Poi posso sbagliarmi e mi scuso del dubbio amletico che ciclicamente non posso come risottolineare come inevaso e non chiaro.
Piangendo S. disse "l'ho messo di mezzo io", era il 27/04/2011, a cosa si riferiva??? All'aver chiamato disperato un amico intento a folleggiare ed avergli causato la separazione??? Alla famosa dichiarazione sulle foto???
Pac. era in mezzo, il destino non lo causa nessuno, accade, ed in fondo quando e' stato chiamato era in sua liberta' rifiutare, anche accettare come fece, SOLO passare da casa presumeva il separarsi dovendo spiegare, un peso sostanzioso, mi chiedevo cosa vi fosse dall'altra parte per costringerlo ad ogni costo a passar da casa prima di recarsi dove al "non frate" avevano "pijato" la moglie.

Anonimo ha detto...

@santy
ho letto sul "il mostro di firenze" le stesse considerazioni.
Là non commento mai, nonostante ogni tanto legga delle imprecisioni che chiarirei volentieri.
Le considerazioni che riporti, se non sbaglio fatte da silvialaura, sono come sempre interessanti, e se non erro lei riporta la strana modalità omicida, perchè strana lo è davvero, all'azione di un sadico di sesso maschile.
Io invece mi sono trovata a suo tempo d'accordo con la ricostruzione fatta da Massimo Prati che riportava l'omicidio ad una o più presenza femminili,
non escludendo una compartecipazione maschile che la rilevabilità di Sg messa nero su bianco da Tagliabracci ci suggerisce, ma che nessuno ha più voluto esplicare.

E' vero che è strano l'omicidio, ma come disse tanto tempo fa Enrico sarebbe opportuno sottolineare che più che uccisa Melania sia stata ferita!
La morte è stata la conseguenza della consistente perdita di sangue, difatti è sopraggiunta diverse decine di minuti dopo l'aggressione all'arma bianca.
Colgo l'occasione per specificare che la presenza di dna sulla manica del giubbotto della povera ragazza accoltellata ci racconta di un trattenimento della donna,
qualcuno ha afferrato Melania per il gomito tanto da lasciare una traccia riconoscibile del proprio dna, ma non sappiamo se ciò sia avvenuto a Colle San Marco o mentre la ragazza scappava sotto la furia delle coltellate ricevute.

Così come non è provato che la botta in testa che ha provocato un PROFONDO ematoma sulla fronte di Melania sia stato realmente ricevuto mentre la stessa reagiva alle coltellate, e non invece in una fase precedente forse anche al suo essere condotta a Ripe.

Pino: sai che ho sempre una grande ammirazione per te.
Ebbene, ti esorto a non dimenticare che tutte le presunte novità che saltano fuori SOLO adesso sono presentate automaticamente in chiave colpevolista, così come lo è anche ogni lettura postuma del comportamento del caporalmaggiore.

Per considerare questi nuovi elementi, sempre che siano tali e non la solita fuffa mediatica, sempre che siano notizie reali e non montature mediatiche, vanno epurati da ogni considerazione e connotazione ed osservati come puri oggetti NEUTRI.

Osservando neutralmente la nuova carne messa al fuoco, e non facendoci ingannare dal classico teatrino del mostrare una sola faccia della medaglia, ecco che i nuovi oggetti a sfavore sono leggibili anche a favore.

Così come tutto il precedente: se non c'è uno straccio di dna di Parolisi sul luogo del delitto e sul cadavere, la soldatessa che fa il pettegolezzo e ha visto Parolisi abbracciare una coscritta, chi è e come si pone?
E' davvero una soldatessa?
E se ha visto quello che ha visto, è giusto e logico che la sua testimonianza sia letta dalla difesa come la dimostrazione che Parolisi nell'imbuto non ci è caduto mai, tantomeno per una vecchia amante che non aveva nemmeno più voglia di incontrare da gennaio, al punto che qualche nuova affezione ha fatto la sua comparsa.

Per non parlare del basco.. ma non ne parliamo più, giusto?

irsut

PINO ha detto...

@IRSUT

Anche se lette in chiave difensiva, alcune delle nuove "trovate", non sarebbero giovevoli che in minima percentuale, rispetto all'effetto colpevolista che se ne ricava, e per il cui scopo sono state diffuse.
In ogni caso, di nessuna di esse si trova riscontro ufficiale, se non in quei massmedia da sempre schierati contro Parolisi.
Ciao.
p.s. Grazie per l'ammirazione: è reciproca.P

santy ha detto...

si infatti leggo anch'io a volte i commenti su tale blog e mi trovo sempre molto d'accordo con silvialaura infatti ho riportato uno stralcio di alcuni commenti per dire che secondo me in questo delitto vi sono tantissime cose nascoste ma a parere mio molto più semplici di quello che si vuole pensare e cioè il NIENTE sulla vita terzi di M. e stanno tutti nei messaggi cancellati e vi posso assicurare e quando dico ASSICURARE, è così, che se chiedo al mio avvocato di non far comparire qualcosa di extra, un buon avvocato bravo e con grandi agganci con destrezza lo sa fare io ci sono passata!

Anonimo ha detto...

@Pino

l'effetto colpevolista è un dato di fatto, poichè certe trasmissioni hanno un piglio colpevolista a priori.

Ma ti ricordo che Parolisi è stato condannato all'ergastolo sulla base di una teoria dell'imbuto psicologico a causa delle minacce dell'amante, teoria che non è mai stata provata!

Rimane il fatto che dopo l'intervista della soldatessa che raccontava di un parolisi "non triste" e abbracciatore di giovani reclute, quel che ne risulta è un indebolimento sostanziale dell'accusa di "imbuto psicologico" a causa delle pressioni dell'amante Ludovica.

Vogliono fare intendere che Salvatore continuava a gestire giri paralleli di donnine?

Va a buon gioco della difesa!
Se è vero che Salvatore continuava ad avere relazioni parallere il famoso imbuto NON SUSSITE!
E' un paradosso capisci?
Altro che uccidere la moglie per accasarsi con Ludovica!
L'indagato con aveva intenzione di giurare fedeltà eterna a nessuna, e se ci vogliono parlare di ulteriori manovre di avvicinamento verso terze persone, ebbene che lo facciano, che lo dimostrino LORO che Salvatore non poteva essere in alcun modo condizionato ad uccidere da Ludovica, perchè questa non era l'ultimo nè tantomeno l'unico dei suoi interessi!

E con questo intenderei chiudere i miei interventi, voi che continuerete in questa battaglia non lasciatevi imbambolare da questi spauracchi che producono l'effeto opposto a quello per il quale vengono prodotti: non fanno che rafforzare la concretezza della non responsabilità materiale di Parolisi nell'omicidio.

irsuta

Anonimo ha detto...

Se rapporto sessuale c’è stato io non riesco ad immaginarmi alcun amante. L’idea di una donna che organizza un appuntamento segreto con il suo amante e si fa praticamente accompagnare da marito e figlia per me va fuori ogni tipo di logica. Melania poi non poteva prevedere che il marito non volesse a tutti i costi accompagnarla , figuriamoci il pianto della bimba (che oltretutto avrebbe potuto piangere perché la mamma si allontanava).
Resta il fatto che Melania è stata uccisa in un luogo dove P dice di aver avuto un rapporto sessuale con lei. La scelta del luogo unita al bisogno di cancellare i messaggi fanno pensare solo a qualcuno legato alla coppia.
Il problema però è che P a parte il vicino provolone non indica nessuno e almeno per me è incredibile che ancora non abbia un briciolo di sospetto su qualcuno.
E’ vero che i colpi inferti sono deboli e imprecisi ma non c’era anche un tentativo di taglio alla gola? Forse il primo,o ricordo male?
Volevo chiedere se si trovano in rete gli interrogatori di Salvatore. Non quelli mascherati da persona informata sui fatti, ma i veri e propri interrogatori come indagato.

Kiba

Simona ha detto...

Un dibattito accesso oggi pomeriggio tra Sulas e la zia Teresa Capone!

santy ha detto...

scusate se torno a scrivere su M e su come possono essere accaduti i fatti e lascio perdere i vari baschi , soldatesse, svegliatesi ora a ricordare i comportamenti di Salvatore in caserma durante e dopo la scomparsa di M.. ,lo sappiamo sono tutte fandonie ,atte ad scostare sempre l'attenzione sulla persona di M.
perchè il movente, sta secondo me, da ricercare sulla sua vita terzi.

santy ha detto...

@ massimo
non vedo un messaggio scritto in precedenza deve essere andato in spam?

anna ha detto...

bisogna indagare su Melania e su ciò che faceva in assenza del marito il vero colpevole sta nelle sue frequentazioni...............

Simona ha detto...

carissimo direttore, noto con dispiacere che il suo settimanale si occupa di un caso di cronaca (quindi si presuppone essere argomento serio) con così tanta leggerezza e superficialità, facendo passare notizie vecchie come il mondo per notizie nuove ed esclusive, tanto da farle sembrare rivelatrici di chissè quale segreto. tutto ciò non sarebbe accaduto se il grande giornalista collaboratore della sua rivista, giangavino sulas, avesse letto almeno gli atti (e non dico tutti) e avesse capito che quelle notizie si sapevano da subito, che avevano superato il vaglio di tre giudici + quello dell’ultima sentenza che ha condannato parolisi all’ergastolo e, scusi se è poco. non per ultimo il caro giornalista, improvvisato investigatore, si dovrebbe porre qualche domanda per capire come mai quaste notizie scoop non sono state portate alla ribalta dal collegio difensivo di parolisi, le avevano dimenticate? concludo, scusandomi per la presente ma, allo stesso tempo le vorrei ricordare, che essendo la sua rivista molto seguita da tante persone che credono di leggere notizie vere e certe, che il processo di parolisi non si è ancora concluso e non è giusto confondere persone facendogli credere che è stato condannato un innocente perchè ci sono “quattro prove” che dicono (secondo sulas) che l’assassino è una donna. se vuole sapere di + sulle quattro prove non esiti a contattarmi, sarò lieta di farle pubblicare notizie vere e certe.

cordiali saluti teresa capone


guardate qui...

Mimosa ha detto...


@ Kiba
non si trovano in rete gli interrogatori di Salvatore "i veri e propri interrogatori come indagato", come dici tu
per il semplice fatto che "da indagato", su consiglio dei legali arrivati caldi caldi, Salvatore si è "avvalso della facoltà di non rispondere", idem come imputato.

Anonimo ha detto...

http://www.oggi.it/posta/lettere/2012/11/27/omicidio-rea-quattro-tracce-non-fanno-un-assassino-risponde-giangavino-sulas/

c'è anche la replica di Sulas

Pamba ha detto...

Grazie Simona ed Anonimo, molto interessante.

Tra l’altro nella risposta Sulas cita pagine precise della perizia della Sacchi, che sarebbe interessante leggere per intero. Nella relazione finale, peraltro, dovrebbero esserci le conclusioni del perito su terriccio e polline, ricordate quante notizie discordanti?

Riprendo qualche stralcio della risposta di Sulas:
In particolare il brillantino e la perlina trovati nella busta di plastica, che custodiva le scarpe di Melania, sigillata dai Ris, ha fatto scrivere alla geologa forense Eva Sacchi, incaricata di una perizia dalla Procura della Repubblica: «E’ quindi plausibile che il brillantino giallo trasparente possa essere un elemento legato all’omicidio e possa quindi essere potenzialmente utile all’indagine. L’ipotesi che possa essere un elemento decorativo dell’abbigliamento di qualcuno collegato al fatto delittuoso, prende in questo caso più corpo». Per quanto riguarda la perlina Eva Sacchi ha scritto sempre a pagina 183 della sua perizia: «L’ipotesi che la perlina possa essere un elemento decorativo dell’abbigliamento di qualcuno legato al fatto delittuoso potrebbe essere valida». E poi ancora a pagina 184: «La perlina e il brillantino trovati all’interno delle due buste di sicurezza entro le quali erano conservate le scarpe potrebbero verosiilmente essere elementi legati all’evento omicidiario e quindi potenzialente utili alle indagini qualora venissero individuati reperti di confronto».

Condivisibile inoltre la chiusa finale:

Però qualcuno dovrebbe spiegarmi perché una Procura, quindi il magistrato inquirente (non la difesa), dispone una perizia e poi non tiene conto dei risultati.

Simona ha detto...

nO alla zia dava fastidio questo e per lei solo salvatore deve stare in carcere...da fastidio che gli altri parlino di perplessità,incongruenze e stranezze del caso!

Anonimo ha detto...

alla zia non da fastidio proprio niente, sa come sono andate le cose, infatti risponde a sulas senza temere il confronto penso che aspettare sia la cosa giusta e non fare come questo giornalista che provoca reazioni e non da spiegazioni come ha cercato di fare la signora teresa, io spero che sia publicata anche la risposta della stessa:
teresa capone scritto il: 27.11.2012 alle 19:54

caro giangavino sulas, come legge, e spero che abbia indossato gli occhiali, ci sono eccome articoli vecchi che riportano la notizia delle perline, ma questo lei già lo sa e fa finta di non saperlo, visto che da giornalista e non da giornalaio dovrebbe essere informato. ci siamo appena visti in collegamento a pomeriggio 5, e devo dire che non sono riuscita completamente a dirle ciò che volevo perchè lei maleducatamente non mi faceva parlare, io non sono una giornalista ne una investigatrice ma, se permette ne so + di lei (con tutto il rispetto), non era mia intezione litigare con lei (ne mi sto scusando) ma devo dire che in questo caso è stato fatto volutamente da parte sua, io neanche sapevo di incontrarla ne avevo letto la sua risposta alla mia lettera, scritta al direttore della rivista. io a lei non devo dimostrare nulla lo stanno già facendo i lettori attenti, e mi creda ce ne sono tanti ed è per questo motivo che credo che si debbano scrivere notizie serie, per chiarire e non per confondere. fare l’investigatore “a boccie ferme” oggi non serve visto comunque che c’è chi ha memoria e ricorda bene ciò che legge. a quanto pare lei ha dei dubbi sulle mie capacità di fare distinzione tra la parola traccia e la parola prova, bene, io le posso solo dire che in questi casi non esiste la parola traccia, ci sono indizi e prove.
spero che lei non risponda alla presente perchè non è mia intenzione avere con llei un rapporto epistolare, ma visto che mi ha risposto pubblicamente (cosa che io non ho chiesto ne a lei ne al suo giornale) mi sento in dovere di ricambiarla.

ste lla ha detto...

specifico come richiesto, che Stella e STE LLa (da Stefano e Lella) sono due persone diverse.

Anonimo ha detto...

Aspetto con ansia le motivazioni della Tummolini, per vedere come tradurrà i termini a pag 57 della periza Gino:
"profili genetici" sul luogo del delitto e sugli abiti non attribuiti o diversi da Salvatore Parolisi=non indizio o non prova?

Anonimo ha detto...

Ancora..pag 58 perizia Gino
"sui reperti in uso a Salvatore Parolisi non è stato rinvenuto materiale biologico riconducibile a sangue umano=non indizio ...non prova ??
O indizio e prova della sua non presenza?

Anonimo ha detto...

simpatica, la zia.
Come tutti i colpevolisti continua a parlare di prove.
Però, mai una volta che ce le elenchino.

Mimosa ha detto...

Non ho trovato la replica di zia Teresa sul sito linkato sopra … da dove salta fuori? È stata cancellata o non ancora pubblicata, per evitare ulteriori polemiche?
O forse è un’anteprima che l’Anonimo (parente) ci manda per renderci edotti sugli sviluppi della diatriba,
beh, grazie, interessante come gossip,
un po’ meno come analisi della realtà che non mostra prove contro Salvatore, anzi mostra solo prove a favore.

Scusi Anonimo (parente), lei dice che la zia «sa come sono andate le cose», era presente? Ha raccolto le confidenze di qualcuno?
O la zia lo dice perché ha letto le carte (quelle che abbiamo letto noi? anche tra le righe, vi assicuriamo) o ha ascoltato solo il riassunto del legale della famiglia?

I documenti “secretati” sono secretati per tutti… non solo per i giornalisti, se la parte civile ha letto documenti “secretati” che non sono stati messi a conoscenza della difesa è una madornale violazione dei diritti della difesa … non lo sa?

Si gioca sporco da certe parti?

Saluti

Mimosa

Antonello ha detto...

Su una cosa ha ragione, c'e' non pochi lettori attenti.
Non capisco una cosa, ma se un giornalista ha dei forti dubbi, come molti del resto, cosa dovrebbe scrivere??? Che tutto e' limpido per "non confondere" le "persone"???
Se ha dei dubbi onesta' intellettuale vuole che li esponga e, tra l'altro, il giornalista dimostra di non riferirsi ad articoli precedenti, come fa invece l'interlocutrice, ma cita ben tre pagine di una perizia dimostrando con i fatti precisi che lui gli atti se li e' letti almeno.
Piu' di cosi' che dovrebbe fare???
Rispetto il dolore ma credo che abbia dei risvolti dannosi in argomenti seri che andrebbero affrontati in momenti di equidistanza, perche' di serio c'e' sicuramente la tragica fine di una donna (non che quelle degli uomini siano gioiose) ma anche la impegnata ricerca di chi veramente puo' averne, in un modo alquanto strano, causato la morte.
Ritengo anche che e' cieco il veder prenotato a tutti i costi un posto in gattabuia e che se non sarebbero prove quelle di una presenza femminile, allora si, S. solo per questo dovrebbe rimanere in carcere, perche' anche non si vedono prove, ne indizi a suo carico, almeno non pubblicati.
Se le hanno non capisco cosa stiano aspettando ad esibirle, sarebbero tutti convinti e dalla loro parte.
Invece, come ha giustamente ricordato qualcuno, non c'e' traccia di S. sulla scena del delitto e non c'e' tracce del delitto addosso ad S., cosa gia' alquanto strana, e non c'e' una tempistica verosimile oltreche' una strana ubiquita' ed invisibilita' che lascia si forti dubbi, per non contare una dinamica sconcertante nella sua spiegazione ed ipotetica attuazione.
Sarei invece curioso di capire cosa pensa la zia sulla mole enorme di dubbi su altri protagonisti della vicenda mai approfonditi ne chiariti, fatto salvo anche il loro diritto identico ad altri di piena luce.
La verita' si puo' trovare, basta anche volerlo mettendo da parte pre giudizi.

Anonimo ha detto...

Scrivere una lettera ala giornale dopo la trasmissione significa che la zia Capone non è stata in grado di tenere testa a Sulas durante il confronto a parole.
Tra l'altro la zia si limita a farsi forte di un generico "le prove ci sono" senza mai accennarne, e a barricarsi dietro una presunzione di colpevolezza basata sul fatto che il giudice abbia inflitto l'ergastolo.
Come se non esistessero tre gradi di giudizio!
Come se non esistessero casi di innocenti incarcerati!

PINO ha detto...

Giangavino Sulas è un "signor" giornalista, per la sua onestà deontologica e la sua professionalità. Lo ha dimostrato, oltre a tanto d'altro, nel rispondere ad una interlocutrice non certo molto dolce nei suoi riguardi.
Il Sulas è stato tra i pochissimi che non si sono accodati alla più comoda corrente colpevolista, analizzando da un punto di vista puramente scevro da ogni preconcetto, tutta la parabola investigativa del caso Rea.
Se le sue legittime constatazioni si sono rivelate pungenti per certi ambienti, sono state, invece, molto illuminanti e gradite per altri.
Oppure, forse, per l'etere circola l'intenzione di soffocare la libertà di opinione?

Gabridget ha detto...

Come sempre non danno mai risposte alla marea di dubbi, se sono così convinti non vedo perché continuare a tirar fuori cose che infangano in continuazione Salvatore Parolisi! Tanto è in galera no? Visto che ci sono un sacco di persone, non solo emeriti sconosciuti come me, che vogliono capire come è possibile che in quella tempistica sia riuscito a fare tutto, come è possibile che non ci siano segni di Salvatore sul luogo del delitto e tutte le altre domande che ci siamo posti infinite volte, è così difficile rispondere almeno ad alcune di queste invece di continuare solo ad attaccare chi chiede la vera verità?

Manlio Tummolo ha detto...

Prescindo dal caso specifico, trattato in tutti i dettagli possibili ed immaginabili, e al quale non potrei dare contributi significativi. Noi crediamo che nel mondo i sistemi processuali siano moderni, ovvero affidati a ricerche e reperti scientifici. In realtà, la mentalità di fondo rimane quella arcaica, per cui la "confessione", ove vi sia, è considerata tuttora "prova principe" sebbene non suffragata da elementi obiettivi. Il dato scientifico viene sì ammesso, ma quasi come un optional, qualcosa di cui facoltativamente considerare. Ciò che conta è il "libero convincimento" del giudice o della Corte, che si forma sulla base di non si sa bene che cosa. Ecco perché poi cerca disperatamente in un mese o più di trovare le motivazioni per una condanna o un'assoluzione.
La formazione della prova, in senso scientifico, non dovrebbe mai essere affidata alla contrapposizione cieca ed interessata delle parti, ma all'analisi comune dei periti dei dati disponibili, un lavoro di gruppo. I risultati dovrebbero poi essere obbligatoriamente, e non facoltivamente, tenuti in conto dai giudici. La probabilità d'errore resterebbe sempre, ma certo ben più ridotta che attraverso una contrapposizione polemica di perizie, ciascuna di queste tendente a tutelare la propria parte. La scienza o è obiettiva, almeno intenzionalmente, o non esiste.

PINO ha detto...

@ TUMMOLO

Caro Manlio, come spiegare, però, il non aver tenuto conto, da parte del gup, dei risultati di periti super parte, che ella stessa aveva autorizzato, precisando il quesito da risolvere?
Forse la "convinzione" (in questo caso di un giudice unico) ha la priorità su realtà tangibili?
E non le sembra una vera impostura legalizzata?
Pino

Anonimo ha detto...

qualcuno mi riassumerebbe il dibattito Sulas/Capone in tivù?

Se la zia ha sentito il diritto di replicare per iscritto, si vede che in puntata le sue argomentazioni erano deboli.
In effetti leggendo le sue parole alla fin fine non fa che parlare di prove senza mai nominarle, e si fa forte della sentenza del giudizio in primo grado.

La sua critica dell'aver riportato alla ribalta notizie vecchie non trova appiglio, poichè quelle stesse notizie vecchie rimangono attualissime nel momento in cui non se ne è tenuto conto in fase processuale.

Una volta tanto che i colpevolisti non la fanno da padrone, non vedo il problema di stizzirsi: in fondo, Parolisi è all'ergastolo, capisco che si voglia vedere le cose immutate ma è giusto e sacrosanto che la stampa ribadisca il fatto che sul luogo del delitto non c'erano tracce riconducibili a Parolisi ma c'erano tracce riconducili ad una presenza femminile.
Se la notizia è vecchia, è perchè tutti lo sapevano da tempo, ma lo scandalo sta nel fatto che Parolisi sia in galera NONOSTANTE le perizie non ne confermino una responsabilità certa e NONOSTANTE ci fossero tracce, anzi PROVE di altre presenze sulla scena del crimine.

No, quelle perline non appartenevano alla Canestrari.
Quindi il FATTO rimane attualissimo.

Anonimo ha detto...

botta e risposta.
anche tra i commenti.

http://www.oggi.it/posta/lettere/2012/11/27/omicidio-rea-quattro-tracce-non-fanno-un-assassino-risponde-giangavino-sulas/

PINO ha detto...

Cara ANONIMA delle 11,40

Restano attualissime TUTTE le prove e gli indizi sulla estraneità di Parolisi al delitto, di cui non si è tenuto conto nel processo di 1° grado, comprese le perizie autorizzate dalla stessa Tommolini, dei quali dovrà dare pubblico conto, con le motivazioni che hanno determinato la condanna.
Rimarranno, sempre ed ancora attualissime, fino a quando non verrà data una risposta riscontrabile a tutti gli interrogativi che le stesse pongono, da parte di chi aveva il dovere di verificare TUTTO, e non solo quanto potesse incriminare l'accusato.

Simona ha detto...

Bravo Pino....la zia ha fatto una brutta figura...ha addirittura detto che sua nipote aveva già le perline nelle scarpe...come se fosse una cosa normale...Sulas che non si è fatto mettere i piedi in testa le ha letto tutti i documenti che aveva in possesso in diretta e lei cercava di sviare il discorso dicendo che l'assassino se era una donna era stata molto fortunata a lasciare solo le perline...e io allora mi chiedo:e la Procura non ha fatto lo stesso con Salvatore dicendo che è stato fortunato ad non essere visto a Ripe??e come si spiegherebbe anche che una persona che uccide con 35 coltellate non lascia una minima traccia di sè o non abbia un pò di sangue addosso??si parla da un anno e mezzo di PROVE...ma nessuno che le elenca...non è forse il caso di farle vedere a tutti??perchè si continua a parlare del caso Rea quando è finito il processo ed è stato condannato l'imputato?
Cosa si cerca ancora?Non lo capirò mai!

Anonimo ha detto...

Per cortesia, qualcuno vuole prendersi la briga di dirci quali sono le prove contro Salvatore e la dinamica dell'omicidio, potrebbero servirci per cambiare eventualmente il giudizio nei suoi confronti.
Pat

Simona ha detto...

Pat,non lo faranno..perchè prima lanciano il sasso e poi nascondono la manica...la verità è che i colpevolisti non se la danno nemmeno loro una risposta ma sono così accecati dall'odio solo perchè Salvatore andava a letto con un'altra...questo è quello che vedo io nei colpevolisti più agguerriti.

ENRICO ha detto...

.
Noi qui abbiamo commesso "l'errore" di attribuire agli inquirenti capacità ma, soprattutto volontà, investigative simili a quelle dei Perry Mason, dei Maigret, degli Holmes, dei Nero Wolfe e di tutti i più noti detectives letterari e non .

Purtroppo, come ci ha fatto giustamente notare Manlio TUMMOLO, coloro che hanno avuto in mano l'inchiesta sono comuni funzionari statali che si sono limitati a leggere e trascrivere in copie conformi la prima ed unica relazione fornita dalla Procura senza nulla aggiungervi o togliervi evitando di porsi dubbi e domande scomode

Insomma, "il caso" è stato trattato come una normale pratica burocratica da evadere al più presto lasciando alla Corte d'Appello il compito di sbrigarsela al meglio.

Certo che, se anche il processo d'appello dovesse svolgersi con queste stesse logiche, le speranze che Salv. abbia un equo processo vanno a farsi friggere.

---
Ps: non capisco cosa vada cercando la "zia Teresa" .

Evidentemente la controparte teme un ribaltamento della sentenza di condanna e sta facendo di tutto per tenere sempre "sveglia" mediaticamente la fetta di opinione pubblica colpevolista proteggendola con forza da interventi "innocentisti" come quelli di Sulas.

Tuttavia non so quanto questa linea di attacco da parte dei familiari di M. possa essere vincente.

Sono curioso di vedere come si comporterà in futuro Sulas.

Perchè - a rigor di logica - dopo l'attacco subito dalla lettera della zia Teresa, Sulas dovrebbe accentuare i suoi interventi in palese contrasto con la linea dettata dalla procura.

A meno che la sua presenza, così come quella di qualcun altro ( Meluzzi, Garofano ecc…) non sia solo una “pro forma”, una sorta di “ par condicio” obbligata per evitare sanzioni da parte dell’Autority.

Cosa che, personalmente, non mi meraviglierebbe visto il modo scandaloso con il quale si è concluso un processo indiziario dove l’unica certezza era IL DUBBIO in ogni suo aspetto..

Manlio Tummolo ha detto...

Carissimo Enrico,
grazie per aver richiamato la mia osservazione di natura generale, ed altrettanto al carissimo Pino, al quale rispondo dicendo che, sul piano metodologico, concordo con lui che si tratti di impostura legalizzata, ma si tratta di una consuetudine giudiziaria non solo italiana, ma tipica di una dottrina alquanto antica, dove sulle prove obiettive (che pure non mancavano anche una volta: es. testimonianze, arma del delitto) prevale l'opinione del magistrato. Di qui anche l'importanza data allora all'arte oratoria, alla retorica, al discorso convincente degli avvocati. Oggi, grazie all'Illuminismo, abbiamo almeno un tentativo di motivazione della sentenza, sia pure a scoppio ritardato, mentre logica vorrebbe che fosse contestuale alla sentenza ("Ti assolvo o ti condanno per questi motivi, ecc."), ma fino a metà '700 la decisione restava senza motivo, e solo rivolgendosi al sovrano assoluto, si poteva avere una modifica della sentenza, una grazia, una riduzione della pena. In sostanza, non c'è nel Diritto processuale penale una norma che obblighi il giudice, unico o collegiale, ad adeguarsi alle prove obiettive scientificamente ottenute. Non che sia vietato, certo, ma resta un "optional".

Mimosa ha detto...

Anch’io aspetto con ansia le motivazioni della Tommolini, … per vedere come tradurrà in termini “giuridicamente” validi e ineccepibili il “libero convincimento”, principio ahimé su cui nel nostro ordinamento si basa la formazione del giudizio del giudice soppiantando il vecchio “in dubio pro reo”.
Avrà di sicuro difficoltà a giocare con le parole, a trasformare gli indizi in prove, per questo ha chiesto 90 giorni, il tempo massimo.

A meno che non accorci il tutto scrivendo: «È così perhé io ho detto che è così».

Sarebbe più onesta, credo!

Mimosa

Tiziana ha detto...

Ho appena letto un articolo del prof. Vincenzo Garofoli, da cui vi riporto alcuni stralci. Il leggerli provoca ovviamente molta rabbia perché non sembra che, nel caso in questione, ci si sia attenuti a quanto disposto per legge:
"l’art. 27, comma 2, Cost. assegna all’imputato una posizione di vantaggio in quanto diversifica il cosiddetto “standard probatorio”, cioè la quantità e la qualità della prova che ciascuna parte deve fornire al giudice per ottenere una pronuncia a sé favorevole; quindi, mentre il pubblico ministero dovrà provare i fatti costitutivi del reato oltre il ragionevole dubbio, all’imputato basterà insinuare il dubbio circa l’esistenza di elementi impeditivi, poiché, come già detto, anche solo creando la situazione di incertezza di cui all’art. 530, comma 2, c.p.p., l’imputato guadagnerà l’assoluzione grazie alle regole dell’in dubio pro reo e della non considerazione di colpevolezza".

Relativamente poi al discorso proposto da Mimosa sul libero convincimento del giudice, dice ancora il Garofoli (che ha fatto parte nel 2004 della commissione per la riforma del c.p.p.):
"la motivazione deve contenere l’indicazione delle prove poste alla base della decisione e l’enunciazione delle ragioni per le quali il giudice non ritiene attendibili le prove contrarie, così come stabilito dall’art. 546 c.p.p., indica la volontà del legislatore di sorvegliare l’operato dell’organo decidente, nei cui confronti, evidentemente, non nutre cieca fiducia, al fine di garantire che le decisioni siano adottate nel rispetto della legalità e secondo i “principi della logica”.La motivazione diventa la linea di confine del libero convincimento e dovrebbe impedire al giudice di fuggire dalla propria razionalità".
Pertanto, se mai le motivazioni della Tommolini venissero rese pubbliche, dovremmo (il condizionale è d'obbligo) trovarvi in esse il famoso elenco delle PROVE (e non tracce) di colpevolezza che da più di un anno stiamo aspettando!

Anonimo ha detto...

ma se così non fosse?
quali conseguenze avrebbe la sentenza se risultasse che il giudice non si è attenuto ai "principi della logica" e il suo libero convincimento si ponga al di fuori della logica e della logistica?

Si ricorre in appello o la sentenza è impugnabile altrimenti?

Anonimo ha detto...

Che indagine sarebbe la "Melania Rea white snake"?
ne dà notizia il Corsera, non troppo attendibile in sè,
ma data la smentita ufficiale del coinvolgimento di un certo signore riportata in data di oggi, evidentemente una indagine denominata "white snake" relativa ad un traffico di droga ad opera di cani sciolti, era davvero in corso.

Mimosa ha detto...

Cara Tiziana
sto sognando che la giudice quando arriverà a metà del suo lavoro di compilazione delle motivazioni si metterà le mani nei capelli e si domanderà "Ma cosa ho fatto?"

Una domanda (ingenua) per i tecnici del diritto: sarebbe possibile che un giudice stesso annulli la propria sentenza?

Mimosa

Gabridget ha detto...

Mimosa..io ho il tuo stesso sogno...

Manlio Tummolo ha detto...

No, carissima Mimosa. Ma come sottolineato nella citazione di Tiziana, esistono le modalità perché il primo grado venga cassato già nel secondo (Caso di Via Poma, ad es.).

Come ho detto tante volte, se per un qualunque esame di licenza elementare vi è una commissione di tre docenti, perché in un qualsivoglia processo deve esserci un giudice unico a decidere? In tre, non vi sarà la perfezione, ma almeno matematicamente e teoricamente le probabilità di errore si riducono ad un terzo. Oltretutto qui non è da discutere se un amministratore di condominio ha rubato sulle spese, ma se un marito ha barbaramente ucciso la moglie, oppure no. Questi sistemi processuali che vorrebbero scopiazzare sistemi esteri, abbreviare, accorciare, alla fine producono sempre maggiori incertezze e disfunzioni. Di Taranto, ad es., si può dire tutto (e io lo dico per primo), tuttavia almeno siamo di fronte ad una procedura che tutti, anche il più umile dei cittadini, possono seguire e verificare. La Camera charitatis val bene per confessare peccati al parroco, non per mandare in galera qualcuno.

Mimosa ha detto...

Ecco cosa diceva Meluzzi il giorno dopo la sentenza, sua intervista qui:
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2012/10/28/CASO-MELANIA-REA-Meluzzi-ergastolo-a-Parolisi-Cosi-si-e-deciso-di-colpire-anche-la-figlia-/333047/

«L'ergastolo con rito abbreviato, e con tutte le aggravanti e senza nessuna attenuante nonostante appunto il rito abbreviato e in assenza di vere prove, rappresenta secondo me una triste pagina della nostra giustizia.
Condannare qualcuno a un "fine pena mai" in assenza di prove è una aberrazione del diritto e della logica. E' vero, comunque, che si possono avere condanne per la libera convinzione del giudice quando ci sia un processo indiziario in cui ci sono degli indizi gravi coincidenti e concordanti e che vanno nella direzione di poter emettere una condanna al di là di ogni ragionevole dubbio.
Ce ne sono moltissimi di dubbi. Non c'è un vero movente, non è mai stato trovato il corpo del reato, non c'è la prova regina, ma non c'è neanche una plausibile ricostruzione dei fatti.»

Mimosa ha detto...

PS
vorrei tanto che la zia Teresa leggesse attentamente anche queste cose prima di parlare e scatenare il suo livore in tv ...

ENRICO ha detto...

A voler essere più ottimisti di Candido , mettiamola così : visto che in secondo grado E' ( quasi) PRASSI consolidata capovolgere la sentenza di primo grado e visto che nell'abbreviato è stata ritenuta incostituzionale la norma che non consentiva al PM di ricorerre in appello in caso di assoluzione dell'imputato, La Tommolini ha lasciato "la porta aperta" al Giudice d'Appello per emettere sentenza di assoluzione.

Tiziana ha detto...

Anonimo, 10.30
La notizia di cui scrivi, richiama un altro articolo pubblicato da Corsera in data 21 giugno 2011. Indagini su droga proveniente dall'Afghanistan evidentemente sono state fatte. Il collegamento con Melania credo sia stato invece solo operazione giornalistica (ma vicina al vero?).

Anonimo 10.26
Temo che (ma Stella potrebbe sicuramente risponderti con maggiore cognizione di causa) se il libero convincimento della Tommolini non apparisse tale, l'unica strada da percorrere sarebbe quella dell'appello.

Mimosa,
se anche il tuo sogno fosse premonitore la Tommolini, con i mesi disponibili per scrivere le motivazioni, qualcosa inventerà (letteralmente parlando).

La nostra giurisprudenza è ben strana. Se un giudice si "liberamente convince" della colpevolezza di un imputato, immagino lo faccia DOPO aver valutato tutti gli elementi disponibili. Scrivere la motivazione dovrebbe essere dunque qualcosa di contestuale alla formulazione della sentenza. Concediamo pure un giorno per redigere in "buona forma", rileggere e correggere, ma qual è invece il motivo che porta a concedere due mesi (o addirittura tre?) per la stesura delle motivazioni? Come dice Mimosa, tutto questo tempo non rischia di portare il giudice a meglio riflettere sul suo operato, scoprendo magari d'aver "mal operato"? A quel punto credo però non ci sia la possibilità di tornare indietro, da qui i necessari "voli pindarici" per far coincidere il tutto.

Tiziana ha detto...

Scusate, ma ho scritto il precedente commento prima d'aver letto quello di Manlio Tummolo, che già forniva una risposta ai dubbi di Mimosa.

Mimosa ha detto...

Tiziana e Manlio
ovviamente la mia era una domanda retorica ... (e ironica)

Tiziana
le tue parole "Scrivere la motivazione dovrebbe essere dunque qualcosa di contestuale alla formulazione della sentenza.
rispecchiano in pieno l'idea che avevo in testa ieri ma che non riuscivo ad esprimere.
Grazie per avermi letto nel pensiero!

Mimosa

PINO ha detto...

La "convinzione" della Tommolini dev'essere veramente tale, ed i suoi atti, che hanno preceduto il pseudo processo, ne sarebbero la conferma.
"Convinzione" così radicata ed evidente, manifestata già in occasione della richiesta di libertà provvisoria avanzata dai difensori dell'imputato, da lei negata e motivata, anche se la motivazione stessa si prestava a logica critica.
Tale "convinzione" restava immutata anche quando dispose le inutili rianalisi dei dna dei macedoni, conoscendone, per averli agli atti, i risultati negativi, per essere stati, gli stessi, sottoposti poco tempo prima, a tali test.
La richiesta sarebbe servita solo come dimostrazione di non assoggettamento della gup, alle deduzioni dei pm,(sic), così come furono solo dimostrativi gli incarichi, a due periti terzi, di risolvere il famoso "quesito" di evetuali rapporti sessuali avuti dalla vittima "nei giorni precedenti la sua scomparsa", e l'accertamento dell'ora della sua morte.
Evidentemente, le relazioni dei due periti di fiducia, nominati dalla stessa gup, non sarebbero stati concordi con le sue "convinzioni", per cui si evincerebbe che non siano stati presi in alcuna considerazione.
Prendendo atto da sifatti, precedenti risultati, come potrebbe mettersi in dubbio la sicurezza con cui sarà stilata l'attesa "motivazione" della sentenza inflitta all'imputato?
La Tommolini potrebbe essere veramente, ed in coscienza sicura che le sue "convinzioni" siano quelle giuste.
Le nostre elucubrazioni potrebbero essere anche razionali e logiche, ma non hanno alcun valore, di fronte a certe, determinate soluzioni.
Pino

ENRICO ha detto...

@ PINO
"La Tommolini potrebbe essere veramente, ed in coscienza sicura che le sue "convinzioni" siano quelle giuste"

d'accordo, ma la Tommolini dovrà DIMOSTRARE nelle motivazioni in quale modo e con quali mezzi sia riuscita a superare le numerose incongruenze che sono emerse sia dalle indagini che dalle perizie.

Una per tutte : l'ora della morte.

( per non parlar del resto...)

Anonimo ha detto...

Credo che vi aspettiate troppo dalle motivazioni della Tommolini.

Lei era il giudice monocratico al processo, a lei e lei sola spettava decidere per l'imputato, nonostante le perizie in evidente conflitto col castello accusatorio la Tommolini ha deciso di infliggere il fine pena mai.

Non deve rendere conto a nessuno del suo operato che in nessun caso potrà mai essere annullato, casomai contestato, ma nel processo d'appello.

Non dovendo rendere conto a nessuno, data la decisione arbitraria nella totale indifferenza alle evidenze scientifiche neganti la provata responsabilità dell'imputato,
vedo prevedo e stravedo che le motivazioni riproporranno formule del genere "in una sorta di opportunità di qualche sorta di imbuto psicologico di sorta.. così ho deciso e tanti saluti. Arrangiatevi"

ENRICO ha detto...

Caro "anonimo"

Concordo.

A giustificazione della sua decisione di condanna, la Tommolini scriverà qualcosa di molto simile a quello da te immaginato ma,data l’ approssimazione delle motivazioni, la Difesa avrà buon gioco nel richiedere la revisione della sentenza in sede di processo d'appello

Se invece fosse avvenuto il contrario ( cioè se la Tomm. avesse assolto Parolisi ) sarebbe stato il PM a richiedere immediatamente l’appello e poiichè le argomentazioni relative alla decisione di assoluzione emessa in prima istanza avrebbero necessariamente presentato le identiche indeterminatezze, sarebbe stata l’Accusa in questo caso ad avere in mano un potente atout offerto dalla vaghezza delle motivazioni

Antonello ha detto...

Non so quanto possa essere equidistante dopo il caso Ferrar. ma esisterebbe un Csm se non un ente equiparato che vigila, o dovrebbe vigilare sull'operato di qualsiasi Giudice.
Il libero convincimento andra' giustamente argomentato, aggiungo io, non su basi aleatorie o vagamente intuitive di presagi, nessun Giudice insomma puo' dire, senza incorrere in coerenti sanzioni o peggio, di aver visto assoluzioni o condanne fra i tarocchi della sera prima.
Il libero convincimento di un Giudice non puo' fare riferimento al "sesto, settimo o decimo senso" ma deve attenersi nelle motivazioni alle rigide regole che ad esempio definiscono dal punto di vista giuridica una prova "diretta od indiretta", chiaramente eventuali appelli su sostanza e procedura non potrebbero che cassare la sentenza, tuttavia motivare una sentenza di "fine mai" con il fatto di aver litigato il giorno prima con persone care non penso sia esercizio della funzione conforme a cio' che quel ruolo richiede come fondamentale.
Il Giudice in teoria deve rispondere del proprio operato, che poi cane non mangi cane e' un altro discorso.
Ed anche nella prova indiretta e nelle definizioni di "grave, preciso e concordante" ritengo non sia tutto scontato, se ne discute da molto, forse da Cogne in maniera esplicita.
Concordante ad esempio non significa coincidente o subalterno, anche la gravita' e' sempre piu' labile, ed un indizio non puo' ridursi ad un ipotetico e vago imbuto perche' concetto poco preciso, per nulla definito ed addirittura ipotizzato.
Volendo fare un'innocente battuta mi sa mi sa che e' il Giudice che si e' autocacciato in un imbuto legale.
Non vorrei essere nei suoi panni ma son certo che se lo fossi in un'altra vita avrei rifiutato l'abbreviato se era in facolta' , un abbreviato potrebbe decidere su un furto, non su un omicidio, ed avrei disposto altri approfondimenti.

ENRICO ha detto...

@ Antonello

E' Gip di Teramo de Rensis che non avrebbe dovuto accogliere l'istanza di Rito Immediato avanzata dalla Procura in prima battuta.

La Tommolini bene ha fatto ad accettare la successiva richiesta della Difesa di procedere secondo il rito abbreviato condizionato

Per lo meno adesso - nonostante il Gup sembrerebbe non averne tenuto conto - si hanno anche altre perizie terze ( Gino, Bruno, ecc..) sulle quali discutere

Anonimo ha detto...

PASSIAMO A DISCUTERE IN CALCE ALL'ARTICOLO DI ANNIKA?

Anonimo ha detto...

Perchè non vi chiedete come ha fatto il dna di Parolisi a resistere nella bocca di Melania se fosse morta il 19?dopo aver mangiato,bevuto,preso il caffè,e non per ultimo dovrebbe aver avuto rapporti con un marziano perchè al posto del dna di Parolisi dovrebbe esserci stato il suo,non vi torna?o avete una spiegazione logica a questo?Spero che Sulas si renda conto se ancora non l’ha fatto che questi signori stanno mettendo in discussione le perizie di luminari,e se sono sicuri di quello che stanno dicendo perchè non confrontarsi direttamente con loro?io ho una domanda da fare:”Ci sono esperimenti di quel test fatti sui cadaveri?”se si mi mostrino testi scientifici altrimenti si sta parlando di aria fritta,per quello che so io nei cadaveri le proteine resistono.

Antonello ha detto...

@anonimo
scoppio un po' ritardato, provero' io a risponderti benche' non sia titolato a mettere in discussione nessuna perizia dal punto di vista tecnico.
E ti rispondero' con una semplice domanda, perche' nessuno si e' chiesto che tipo di dna fosse quello rimasto impresso sull'arcata dentaria di M. e se fosse di primo contatto o terzo???
Perche' come ben saprai non e' tutto ininfluente, un tipo di dna dura per settimane, altri per pochi attimi, dipende e lo dicono proprio gli esperti, che dipende.
Perche' se di primo contatto ci sarebbe invece da chiedersi come avrebbe invece fatto il 19 il P. a rompere l'accerchiamento per recarsi a Ripe, se di secondo vi sono mille possibilita' che non prevedono necessariamente la sua presenza (un chewingum usato??? Una sigaretta gia' smangiucchiata??? Un dentifricio od uno spazzolino???), se di terzo infine le possibilita' sono milioni.
Invece, e' il lato giudiziario che ha sconfessato le perizie che ha richiesto assegnando di "diritto e rovescio" quel dna ad un romantico e cinico ultimo bacio.
Film anni 50 con conseguente test di massa, ma quale perito ha mai parlato di dna salivare???

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