Marco Tullio Cicerone è una figura centrale in ogni storia delle teorie estetiche, perché segna il passaggio dalle teorie elleniche ed ellenistiche, finora esaminate, a quelle più propriamente romane, che non hanno caratteristiche di particolare originalità, ma assorbono e adattano una mentalità più rigorosamente teorica, come quella ellenica, alle finalità pratiche della mentalità tipicamente romana. Già del resto i Greci avevano fatto dell’oratoria e dell’eloquenza strumenti di natura politica; i Romani, e Cicerone in particolare, accentuano la funzionalità concreta nelle attività quotidiane politico-organizzative. Cicerone, poi, ha un’importanza prevalente nella storia dell’estetica oratoria e nella retorica, in quanto è una figura pressoché completa: non è soltanto un grande politico, un abilissimo avvocato, ma è anche un notevole filosofo, scrisse pure un poemetto elogiativo su certe vittorie da lui ottenute in oriente. Tutte quelle che oggi consideriamo scienze umane furono per lui oggetto di studio e, sebbene senza caratteri di spiccata originalità (non è certo all’altezza dei grandi filosofi greci), tuttavia ha una sua ricca ed interessante personalità, che riordina e rielabora le concezioni altrui rendendole proprie o, comunque, con proprie caratteristiche.
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