Chi è Danilo Restivo? Negli ultimi diciotto anni non c'è stata persona italiana che non abbia almeno una volta scandito il suo nome e non si sia chiesta che uomo fosse. Un malato, un perseguitato, un essere normale con qualche piccola pulsione per i capelli femminili? Il mondo è pieno di uomini innocui con deviazioni stupide, deviazioni che derivano da un vissuto infantile particolare, da una famiglia particolare. C'è chi si traveste da donna, chi da militare, chi ruba la biancheria intima della vicina, chi in casa indossa scarpe coi tacchi a spillo e chi cerca, attraverso telescopi a lunga gittata, di prolungare la propria vista per raggiungere, da grande fratello consolidato, gli appartamenti degli altri per poterne carpire i segreti. Addirittura le ultime mode parlano di speciali apparecchiature da montare sulla propria auto per avere la possibilità di ascoltare i discorsi nelle case altrui. Le malattie son tante e quelle che portano gli uomini a perseguitare le donne hanno un comune denominatore, la mancanza di stima in sé stessi che non permette un corretto approccio interpersonale con l'altro sesso. Ma la domanda che ci si pone, in ogni caso, è da dove, e per causa di chi, siano nate le deviazioni in Danilo Restivo.
Ora, per restare in argomento, dobbiamo annotare i fatti certi che riguardano il Restivo giovane, come i tanti problemi adolescenziali, partendo dall'accoltellamento di un amichetto per arrivare alle prime ciocche tagliate sui tram di Potenza ed alle mille telefonate, anche con minacce, inviate alle tre studenti che abitavano di fronte casa sua. Dopo aver catalogato gli unici che conosciamo, ma i segnali inviati ai genitori di certo furono molti di più, chiediamoci il motivo per cui, anziché venire curato, sia stato considerato solo un ragazzo particolare e protetto. L'amore per il proprio figlio travalica il pensiero, che mai potrebbe pensarlo malato, o è il senso dell'apparenza, ciò che si vuol far vedere di sé all'esterno del nucleo familiare, ai propri concittadini, che blocca e non fa partire l'impulso che vorrebbe uno specialista andare in aiuto alla famiglia? Forse, dati i milioni di Lire spesi dal padre nei risarcimenti che di fatto bloccarono ogni atto giudiziario, la giusta risposta è proprio in questa ipotesi. Un'ipotesi angosciante che vorrebbe non solo la famiglia complice degli omicidi del figlio ma anche i vari addetti alle forze dell'ordine e della magistratura, oltre ai prelati del luogo chiaramente collusi, e chi, accettando i risarcimenti per non sporgere querela, ha di fatto azzerato la possibilità di una cura.
Questo preambolo ci è servito per capire in che strana situazione di immunità totale vivesse Danilo Restivo da ragazzo, un'immunità ottenuta anche dopo la scomparsa di Elisa Claps quando, anziché subire un giusto processo, seguendo le indicazioni del suo avvocato e di chi era incaricato alle indagini si ritrovò indagato per un reato minore. Quindi fu nuovamente protetto dalla famiglia, nonché dagli "amici" della famiglia, e poi mandato a spasso per l'Italia e per il mondo senza che nessuno prendesse, ancora una volta, alcun provvedimento medico che comprendesse uno specialista serio che avrebbe potuto almeno calmierargli parte del problema psicologico che lo attanagliava. E se il Restivo non era controllabile a Potenza, dove viveva assieme ai genitori, figuratevi se mai poteva esserlo una volta ritrovatosi a migliaia di chilometri da casa. Ciò che puzza è il fatto che in ogni luogo in cui ha vissuto è accaduto qualcosa, o sono scomparse o sono state assassinate delle donne. Possibile che la sua famiglia non abbia mai sospettato nulla? Possibile non si siano resi conto che dovunque andasse accadevano fatti strani mai accaduti prima?
Dei suoi spostamenti non si è saputo tutto ma c'è un dossier, preparato da un avvocato inglese, grazie al quale alcuni dei fascicoli sui casi che citerò sono stati ripresi in mano dalle autorità francesi e spagnole, ed a quanto pare il Restivo per un certo periodo ha soggiornato nel sud della Francia. Lì nel settembre del '97 una ragazza franco-algerina, Moktharia Chaib, fu accoltellata a morte, e l'anno dopo, nel '98, nello stesso luogo e con le stesse modalità fu uccisa anche Marie Hélène Gonzalez. Invece di Tatiana Andujar, anche lei del paese, non si seppe più nulla, sparita come Elisa Claps. Nel 1999 lo stesso copione si compì a Maiorca, in Spagna, dove venne accoltellata, con l'identico modus operandi usato in Francia, una donna inglese, Yvonne O'Brien. Poi si sa che negli anni duemila il Restivo andò a vivere in Inghilterra, in una cittadina a pochi chilometri da dove, nel luglio del 2002, venne massacrata Jong Ok Shin, una studentessa coreana simile per fisionomia ad Erika Assermin, sparita nel 2003 ad Aosta e di cui, si è scoperto due anni fa, lui conservava una foto in computer. Insomma tanti misteri attorno alla figura dell'uomo che, per ora, è stato condannato solo per l'omicidio della sua vicina di casa, Heather Barnett.
Successivamente a questo nessun altro omicidio, ma è facile pensare che se non fosse stato fermato dai poliziotti, mentre si trovava in un parco a pochi chilometri da casa, avrebbe colpito ancora. Il Restivo, pedinato e filmato, dopo essere arrivato ed aver sistemato l'auto in una posizione "invisibile" indossò, sopra a quelli già indossati, dei pantaloni in gomma e si infilò un grosso giubbotto. Quando fu fermato nell'auto, oltre ad un coltello con lama di 14 centimetri, oltre a due passamontagna e due paia di forbici, venne rinvenuto un cambio d'abiti identico, per foggia e colore, a quello che portava addosso. Questo significa che era consapevole di poterne aver bisogno ma anche che, con ogni probabilità, chi gli viveva accanto non sapeva nulla di omicidi e non doveva saperne nulla. Fra l'altro nelle intercettazioni ambientali si è scoperto che cercava nella moglie quelle coccole e quelle attenzioni forse mancategli nell'infanzia.
E lei, di diversi anni più vecchia di lui, lo trattava come fosse stato il suo terzo figlio, due ne aveva avuti da un precedente marito, e lo sgridava ogni volta che trovava ciocche di capelli o cose strane in casa. Ciò che depone a favore di questa donna, che ai più è parsa dispotica e autoritaria, è la volontà di volerlo mandare in cura da uno psicologo. Ed alle sue insistenze, continue nel tempo, lui ogni volta accettava senza però mai prenotare o andare alle visite. In ogni caso lei ci ha provato a salvarlo da sé stesso, la sua famiglia e chi lo frequentava a Potenza non ci ha neppure pensato.
Per questo credo che in Italia il processo non debba essere istruito solo a suo nome. Tanti personaggi dovrebbero rispondere alla Giustizia dell'omicidio di Elisa Claps e, moralmente, dovrebbero rispondere, almeno alla loro coscienza, degli omicidi di altre donne che hanno avuto la sventura di trovarsi accanto chi non avrebbe dovuto essere libero di girare per il mondo ma avrebbe dovuto essere curato.
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9 commenti:
E' troppo comodo, caro Massimo, che lo spietato assassino, godi delle attenuanti morali, sia pure sul solo piano ipotetitco, derivanti da uno stato psicologico caratterizzato da anomalie congenite.
l'intelligente strategia con la quale ha preparato ed eseguito i suoi feroci delitti, non possono essere stati partoriti da una mente malata. La sua mania, come quella del taglio dei capelli, e qualche altra, potrebbero benissimo essere attribuiti a VIZI caratteriali, piuttosto che ad una deviazione psicologica.
La dinamica dei suoi delitti, ha rivelato una fredda lucidità esecutiva, ed una calcolata preparazione dei relatvi alibi, che non può assolutamente essere frutto di una mente alienata.
Basta guardare la registrazine del suo primo interrogatorio, trasmesso molte volte in TV, per constatare il modo con cui ha dato risposte logiche ed addirittura indisponenti.
Una sicurezza ed un atteggiamento, propri di chi sapeva di essere protetto.
No, Massimo, la condanna all'ergastolo mi suona insufficiente, per un essere che di umano ne abbia solo l'apparenza.
La Giustizia, quella italiana, questa volta, ha il dovere di smascherare tutti quelli che si sono resi colpevoli, anche a livello istituzionale, di aver lasciato in libertà il Restivo, nonostante CONOSCESSERO la verità, fin dall'inizio delle indagini, per la sparizione della povera Elisa Claps.
Agli occhi della Legge, tali responsabilità equivalgono al reato di correità diretta nel delitto.
Siamo fiduciosi che tali reati, e gli autori degli stessi, siano, quanto prima, costretti alla sbarra.
Tanti saluti, Mercutio
Tu hai ragione Mercutio, ciò non toglie che se dopo la coltellata al collo dell'amico, aveva una decina d'anni, o dopo i primi tagli di capelli, verso i quattordici, fosse stato portato da uno psicanalista forse qualcosa sarebbe cambiato, specialmente se lo psicologo avesse inserito in terapia le figure genitoriali, specialmente quella della madre, che non credo siano state figure di riferimento positivo per il figlio.
In tutti i casi al processo italiano per falsa testimonianza, erano in tre a doverne rispondere (uno era un albanese che i magistrati "amici" avevano cercato in ogni modo di far figurare colpevole di non si sa cosa dato che non c'era il corpo), lui fu l'unico condannato, sebbene si sentisse protetto ed avesse concordato tutto col suo avvocato che fino a pochi mesi fa, ma in sostanza anche ora, si mostrò bisbetico ed insolente come e peggio del suo cliente.
E quello che vorrei anch'io è che a partire dal magistrato che non diede l'ok per il sequestro degli abiti, per arrivare a chiunque abbia aiutato un simile assassino a perseverare, perché non credo che i suoi genitori non avessero capito che dove passava lui qualcuna moriva, paghino una pena alta ed esemplare.
Ma già entrambi sappiamo che nessuno pagherà per quanto fatto in questi 18 anni, perché anche volendo portarli a giudizio al massimo si potrebbe provare ad affibbiargli un concorso morale, forse dimostrabile per quanto riguarda Elisa ma non facile da dimostrare per la Barnett o le altre, sempre che lo indaghino e lo trovino colpevole, dati i chilometri fra Potenza e le altre città.
Ciao, Massimo
Mi trovo assolutamente d'accordo con Massimo. E questo, partendo da una dichiarazione molto ferma della Signora Filomena, mamma di Elisa. Nel corso di una trasmissione disse che la rabbia piu' grande non era nei confronti di Danilo Restivo ma di chi l'aveva coperto, facendo sì che un adolescente problematico diventasse passo a passo un feroce assassino. Certo Mercutio hai ragione, e anche a me, a tutti direi, l'ergastolo sembra poca cosa a confronto dell'infinito orrore e del dolore che non passera' mai. E Danilo Restivo deve restare in carcere, per sempre lontano da donne e ragazzine che potrebbero trovarselo sulla loro strada e morire per la sua follia. Ma come dice Filomena, e in sintesi come sostiene Massimo, di fianco a lui in aula dovrebbero esserci altre persone. Che non ci saranno mai perché quella degli uomini a volte é una giustizia profondamente malata, e con strumenti approssiativi. Di fianco a Danilo Restivo ci dovrebbero essere i genitori: sapevano, e non hanno mai pensato di farlo curare. Che poi avrebbe significato amarlo, ma é stato piu' semplice e piu' vicino alla loro natura di persone conosciute e ''rispettate'' coprire tutto, pagare il silenzio, nascondere le piaghe e lasciare che il male si diffondesse. Hanno condannato loro figlio alla follia, e alla morte tutte le donne che sarebbero state sue vittime.
Di fianco a Restivo dovrebbe trovarsi anche il magistrato (non mi ricordo il nome della bionda arrogante) che malgrado sollecitato dai carabinieri non ha ritenuto di dover perquisire casa Restivo e soprattutto di non acquisire come prova gli abiti macchiati di sangue. Il sangue di Elisa, quindi questa donna magistrato ha condannato la famiglia di Elisa a 17 anni di inutile angoscia, e anche su di lei pesa la morte di Heather Barnett (e io purtroppo credo di altre).
In aula dovrebbero andare i vertici della Chiesa, quelli che sapevano, quelli che hanno coperto Don Mimi', che hanno preferito stornare l'attenzione dalla chiesa, lasciando che ogni domenica si celebrasse Messa accanto al corpo di Elisa. E dovrebbe essere accanto a Danilo Restivo anche l'altro magistrato che caccio' la mamma di Elisa, perché si ostinava a esigere credibilita' e chiedeva di continuare le ricerche di sua figlia.
Quanti sono i colpevoli in questa storia! E come fa soffrire il solo sospetto che qualcuno di loro possa dormire sonni tranquilli. E' questo che non torna, Mercutio. Che Restivo sia dentro (e spero ci marcisca) ma che troppi altri siano fuori. Ciao
mostri del genere nascono e prosperano frequentemente nei paesi e nelle piccole città, dove se sei figlio di "notabile" tutto ti è concesso e perdonato.
speriamo che la giustizia inglese funzioni in modo differente da quella italiana e che la parola "ergastolo" significhi davvero carcere a vita, cioè si esce dal carcere solo in una cassa di zinco.
Ragazzi, ringraziamo il Cielo che il processo si è svolto in Gran Bretagna e non in Italia, primo perché qui sarebbe durato anni e non settimane (!), secondo perché Restivo avrebbe preso al massimo 30 anni, ma che dico, neanche 15 e dopo 7 sarebbe già fuori ... pensate a Izzo e soprattutto a Maniero …
Da noi si usa dare una pena cumulativa e non sommatoria con ad esempio un ergastolo per ogni delitto commesso + anni aggiuntivi per ogni altro capo di imputazione.
Sono d'accordo spero che gli inglesi non lo facciano più uscire e che in Italia paghi anche chi sapeva e lo ha coperto in questo modo permettendo altri omicidi!!
E così parte di giustizia è fatta:
il tribunale di Salerno ha inflitto a Danilo Restivo 30 ANNI (pena massima prevista dal rito abbreviato e quindi completa) mentre il suo difensore aveva chiesto l'assoluzione!
Ora aspettiamo di vedere come andrà a finire per le "complicità" e le "coperture" messe in atto dalla famiglia, allora e in tutti questi anni.
Speriamo Mimosa, ma uno è un magistrato con la sua band, un altro era un prete, ed è morto, altri erano nelle forze del'ordine, e c'è chi ha fatto carriera in luoghi diversi, alcune persone sono passate a miglior vita... chi potrà mai pagare?
Ciao, Massimo
Mah, Massimo, se non sarà su questa Terra ognuno di loro prima o poi si troverà a fare i conti con la coscienza ... quelli passati a miglior vita specialmente ... che forse tanto "migliore" per loro ancora per qualche po' non sarà ...
Si paga, si paga il male fatto nella vita ... sai come si dice da noi? "Dio non xe furlan, se no paga ogi paga doman" ... non serve la traduzione vero?
L'importante è che mamma Filomena si rassereni, ha lottato allo sfinimento e ha vinto!
Ciao
Mimosa
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