giovedì 30 giugno 2011

Salvatore Parolisi. Mentre i giornalisti grattano il barile i legali del militare temono l'onda colpevolista dell'opinione pubblica

Ed ora i giornalisti non sanno come fare. Sono in crisi perché dagli uffici dei procuratori di Ascoli non trapelano notizie e loro devono battere il ferro adesso perché fra qualche settimana tutto si potrebbe sgonfiare e gli ascolti non sarebbero accettabili e, di certo, non raggiungerebbero le vette odierne. Quindi si aggrappano a vecchie notizie e le spacciano per nuove assicurando a chi li ascolta, o a chi li legge, che il cerchio si sta chiudendo attorno al collo del Parolisi. Sanno bene che non è così, sanno bene che le gocce di sangue trovate sul sedile del passeggero, già nella prima settimana di indagini quando il militare aveva messo a disposizione l'auto, non sono di Melania Rea e comunque, a detta degli analisti già da allora, sono vecchie di mesi se non di anni. Lo sanno ma fingono di non saperlo per aumentare la suspance e fare in modo che la morbosità entri nella mente delle persone. E' un gioco perverso tenuto in piedi da ogni organo di informazione, quasi una congiura di Palazzo che vuole si svolga da subito un processo mediatico a carico dell'unico imputato.

E l'imputato cosa fa? Fa quanto gli dicono di fare i suoi legali che, quasi pensassero di trovarsi a Taranto, chiedono un incidente probatorio quando ancora nulla di ciò che si deve scoprire è stato scoperto, quando ancora alcuna analisi finale è stata consegnata e quanto sinora s'è fatto è stato sempre fatto nel rispetto delle regole e mettendone a conoscenza anche, anzi per primo, il loro assistito. Non hanno capito che i modi di fare non sono tutti uguali, che da regione a regione cambiano? Nello sperare che il Gip accetti la loro richiesta si cela il bisogno di conoscere quanto i procuratori sanno di diverso da ciò che i legali conoscono. Ma in questo caso devono forse ancora capire che non si trovano ad operare dalla parte della procura, e che chiedere al Diavolo di far vedere loro se c'è il fuoco all'Inferno, cosa di cui tutti abbiamo la sicurezza nonostante mai ci sia capitato di andare a verificare, è come il cercare di stanare la volpe urlando in un piccolo e semplice tubo di carta igienica. Mai verrà fuori. E se la procura ha dato ad intendere che del fuoco bolle sotto al Parolisi, inserendolo nel registro degli indagati, loro con la richiesta di "incidente probatorio" danno ad intendere di credere che il fuoco, che non hanno il potere di vedere, ci sia davvero.

E se insistono nella linea negativa, tenendosi buoni solo, e non si sa per quanto ancora resisteranno, i giornalisti di Quarto Grado, presto il fuoco li scotterà. Come non possono rendersi conto che tutto è fermo in attesa di sviluppi e che solo chi scrive sui giornali da ad intendere che qualcosa si stia muovendo? Ad esempio in questi giorni il settimanale "Oggi" (guarda chi si rivede, era da quando avevano scritto cavolate sul caso di Yara che non si facevano un bello scoop) scrive di una donna che, presente al pianoro fra le 14.30 e le 15.00, non avrebbe visto la coppia Salvatore-Melania né insieme né separati. Bella novità! Sono mesi che tutti dicono che il Parolisi non era al pianoro, ci sono i ragazzini, ci sono le foto e c'è anche una simpatica coppia di arzilli vecchietti a dirlo, quindi com'è possibile che una donna in più faccia lo scoop e dia ai giornalisti il modo di scrivere che è lei "l'asso nella manica" della procura di Ascoli?

Mi sa che questa procura assomiglia molto a quella bergamasca e poco a quella di Taranto. E se tanto mi da tanto mi sa che i giornalisti stanno per fare quanto fatto col caso della piccola Yara; inventano, suppongono e tirano fuori il vecchio pezzo, già scritto e pubblicato un mese prima, spacciandolo per nuovo. Chi non suppone e non ipotizza sono i due legali del Parolisi che, inspiegabilmente perché mai ho sentito i Rea dire che vogliono si condanni l'ex genero, parlando ai giornalisti dicono esattamente il contrario di quanto sinora s'è sentito dire dai familiari di Melania e puntando il dito verso Somma Vesuviana dichiarano che la Parte Lesa non deve scegliersi un colpevole ma collaborare nella ricerca di un colpevole. E queste parole, soprattutto perché dette da loro, mi hanno fatto un certo effetto visto come si sono comportati e cosa hanno detto in televisione dopo le testimonianze del Misseri, anche nei giorni antecedenti il 16 Ottobre quando ancora non aveva tirato in ballo la figlia.

Certo, cambiano gli scenari e cambiano i modi di fare e c'è chi mi potrebbe dire che questo è il lavoro degli avvocati ed è così che si devono comportare... e probabilmente è vero. Ciononostante devo registrare che per quanto apparivano fermi e certi delle accuse infamanti che formulavano mesi fa contro chi a Taranto stavano indagando, e mi riferisco a Cosima Serrano ed a Sabrina Misseri che ancora devono essere processate, per quanto oggi paiono persi e paurosi di trovarsi contro quell'opinione pubblica che sono stati abituati ad avere a fianco e ad usare per spingere affinche i media prendessero la strada da loro indicata. Molto probabilmente stanno capendo a spese loro che contro i pregiudizi la parola vale poco, che è facile crearli ed è pressoché impossibile eliminarli. Stanno capendo che è facile sparare contro chi si pensa colpevole, specialmente se chi si pensa colpevole sta chiuso in galera ed è impossibilitato a difendersi, e che è molto più difficile stare dalla parte opposta ed evitare le pallottole. Pallottole comunque al momento indirizzate ad un bersaglio in movimento che, quando vuole dato che non lo ha fatto quando lo volevano gli altri, può fermare il tiro e provare a difendersi.

Ma non ne ha neppure bisogno se non è colpevole, basterebbe stesse immobile e non facesse danni con telefonini o cabine telefoniche perchè la sua innocenza verrà chiaramente dimostrata dalle analisi del Ris e del dottor Tagliabracci. I suoi legali sanno che se non è colpevole non ha nulla da temere? Che la procura che segue il caso è quella di Ascoli?  


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3 commenti:

Mimosa ha detto...

Carissimo Massimo, anche questa volta hai materializzato i miei pensieri, in pieno (specie sulle mosse e le esternazioni della coppia degli arcinoti legali), sono felice di essere sulla medesima lunghezza d’onda con te. Buon proseguimento di lavoro, Mimosa

mabruk ha detto...

E' vero quello che hai scritto e gli "avvocatissimi" questa volta sono dalla parte opposta della barricata. Quello che non capisco è perchè il Parolisi li abbia scelti come difensori (intende ingraziarsi l'opinione pubblica?) visto che in Italia ci sono ottimi penalisti che non sono famosi ma fanno benissimo il loro mestiere!

Unknown ha detto...

Mettiamola al suo verso Mabruk.

Rai 3, ed in special modo Chi l'ha visto, si è schierato sin dall'inizio con la famiglia Rea, lui, scegliendo il duo, si è ingraziato Quarto Grado, quindi un'operazione in contrapposizione per non ricevere solo fango ed avere qualche simpatizzante.

E per avere aiuti mediatici non solo ha scelto il duo ma ha dato l'esclusiva delle interviste, il video del matrimonio ed anche il numero di cellulare dell'amante, questa sera infatti sarà lei a difenderlo, in esclusiva, al programma di Salvo Sottile.

In questo mondo dove ogni cosa, anche le indagini per omicidio, è diventata mediatica ci si può meravigliare di una scelta del genere? Io non mi meraviglio più di nulla.

Ciao, Massimo