martedì 15 marzo 2011

Ritrovati i quattordicenni Jonathan Lana e Maria Pariota.



Jonathan e Maria stanno bene. Dopo quattro giorni passati a girovagare per Milano, dopo quattro notti passate a dormire sulle panchine del Parco Sempione, lunedì i due ragazzi hanno deciso di recarsi al paese in cui Jonathan abitava. Non si sa quali fossero le loro intenzioni, se volessero mettere fine alla vacanza o incontrare un amico per un aiuto economico che permettesse altri giorni di lontananza, si sa che quando sono stati scoperti anziché affidarsi alle forze dell'ordine e mettere fine alla fuga si sono nascosti entrambi all'interno di un grosso cespuglio. Solo l'opera di persuasione dei carabinieri li ha convinti a desistere e ad andare in caserma con loro. Ma in fondo ciò che è stato è stato, ora sono a casa e questa è una notizia rassicurante.

Ad avvistarli un signore di Boliere, il paese del bergamasco dove abita la famiglia del ragazzo, Maria è toscana e vive a Montecatini Terme, che non appena lo ha notato fra i capannoni della zona industriale ha dato subito l'allarme. Alla caserma di Treviglio hanno risposto alle domande degli inquirenti. Domande che sono servite a capire i motivi del gesto e ad accertare che in questi giorni passati lontano da casa non abbiano subito violenze e costrizioni, è una prassi normale quindi niente di preoccupante. Una volta finiti gli interrogatori sono stati riabbracciati dai loro genitori.

Ancora non lo sanno ma dai prossimi giorni inizierà per i ragazzi e per le loro famiglie il cammino più difficoltoso. E' chiaro che la fuga dei due adolescenti verrà segnalata agli operatori dei servizi sociali che si presenteranno in casa dei rispettivi genitori, e non una sola volta, con l'intento di capire se sotto questo gesto c'è un disagio familiare o un disagio sociale dovuto a terzi. Quindi l'intervento degli assistenti è indispensabile e saranno loro a dover decidere se è stato un fatto a sé stante, che non nascondeva nulla se non una ribellione giovanile, o se chi gli vive accanto ha avuto un ruolo negativo tanto da convincerli che la soluzione migliore, per non subire eventuali angherie, fosse allontanarsi dal problema. In questa sfera relazionale saranno compresi i parenti, gli amici, gli stessi genitori, i compagni di scuola, gli insegnanti ed in genere tutti gli adulti che possono avere avuto con i ragazzi dei contatti non saltuari.

Non tutti sanno che i nostri figli vengono monitorati gia dai primi anni d'asilo dalle maestre che, istruite a dovere, devono provvedere, tramite alcuni criteri psicologici adeguati quali ad esempio disegni o scritti a tema, affinché eventuali problematiche familiari escano alla luce. Se la collaborazione fra le istituzioni funziona un bimbo che ad una prima sommaria analisi viene giudicato a rischio verrà sollecitato con altri stimoli psicologici adeguati e, se le risposte risuleranno positive, alla fine del percorso sarà portato, senza costrizioni, ad esternare il proprio problema agli educatori. Questo avviene, o meglio dovrebbe avvenire, in ogni istituto scolastico italiano.

I problemi sorgono quando gli educatori sono male preparati o non recepiscono al meglio la qualità dei messaggi che un bambino, che un ragazzo, lascia trapelare durante gli orari scolastici. E se a questo si dovesse sommare un assistente sociale di uguale natura, non è la prima volta che capita e capiterà ancora, il calvario che ne potrebbe derivare diventerebbe devastante per la famiglia. Perché ad ogni segnalazione, sia  se inviata da un istituto sia se fatta dalle forze dell'ordine, corrisponde l'apertura di un fascicolo che, in caso di disagio constatato anche solo se in via teorica, va a finire sulla scrivania di un giudice minorile.

Non sto parlando del fatto in questione ma solo ed esclusivamente a livello informativo, quindi non vi venga di pensare che le famiglie dei due ragazzi, fra l'altro rimaste quattro giorni con il cuore bloccato in gola, possano inserirsi nel quadro da me delineato. Un quadro portato all'eccesso per far meglio comprendere cosa comportano certe situazioni di disagio minorile. Jonathan e Maria, a mio parere, in questi giorni passasti all'addiaccio hanno avuto fortuna e, forse, lo hanno capito. Infatti, visto il luogo dove sono stati trovati, a pochi chilometri da casa di lui, è probabile che la loro mente abbia realizzato in piena autonomia quale fosse la cosa migliore da fare. Tornarsene a casa fra gli affetti più cari. 

Perché a pensarci bene si dorme meglio sul proprio letto che sulle panchine del Parco Sempione





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