In Svizzera ora sono all'opera gli speleologi, stanno controllando oltre 150 anfratti presenti nella zona in cui Matthias Schepp è andato in auto nel pomeriggio della domenica. Ma ci sono indiscrezioni che tengono in ansia Irina Lucidi e tutti coloro che vorrebbero le bimbe ancora vive. A Losanna sono stati inviati due bicchieri trovati dalla madre, e ti pareva li avessero trovati i cantonali, presenti, pare, nel lavello della villetta in cui viveva il padre. Sembrerebbero avere una specie di corollario appiciccaticcio sui bordi. La paura della donna, si dice sugli schermi, deriva dal fatto che l'uomo nei giorni precedenti aveva consultato siti internet che trattavano di veleni.
La mia impressione è che in televisione si continui a fare terrorismo mediatico in quanto, ci fosse stato del veleno, si sarebbe dovuta trovare una boccetta in casa o, al limite, nell'auto o nelle tasche dei vestiti sbrindellati del padre dopo lo scontro col treno. Niente è emerso e quindi è chiaro che i programmi ed i telegiornali italiani, gli esteri non ne parlano, cercano come sempre di inserire nella mente del telespettatore quell'apprensione che li terrà legati allo schermo in attesa di novità che non arriveranno.
Un altro particolare, rigirato a modo dai Tg, tiene in ansia le persone che seguono il caso delle gemelline. I due borsoni da barca a vela, quelli usati dall'uomo per portare i cambi per le figlie quando in dicembre è stato con loro alle Seychelles, non si trovano. Anche in questo caso i media non hanno parlato della possibilità che siano stati usati per quanto quegli enormi zaini sono preposti, cioè trasportare abiti ed attrezzature, no di certo, si è subito parlato della possibilità che in quei sacconi possano essere state trasportate le bambine morte. Anche in questo caso si dice sia stata la madre a rivelare la sua paura. Ma Irina Lucidi continua a mostrarsi speranzosa e determinata; quindi, anche eventuali situazioni che in partenza potrebbero allarmarla, vengono poi da lei elaborate con logica ed escluse. Io non dico che queste non siano ipotesi probabili o notizie non da dare, l'unica cosa che chiedo alla nostra informazione, non è neppure difficile da fare, è di suonare entrambe le campane e non picchiare col batacchio solo su quella pessimistica. Possibile non riescano a capire che ci sono persone molto sensibili che a notizie del genere potrebbero reagire in maniera sbagliata e starci anche male fisicamente?
Ma a loro di questi poco importa. Gli importa più della penna, quella che pare abbia impresso sopra il nome della compagnia di traghetti che porta da Marsiglia alla Corsica. Si è arrivati a far pensare alle persone che quell'oggetto risolverà il mistero della presenza di Livia ed Alessia in Italia. Si è detto che, se nell'involucro non saranno rilevate tracce delle bambine, significherà che nella nostra nazione non sono entrate. Che buffonata! Che non siano entrate è molto più che probabile, perlomeno non col loro padre, in quanto il Prefetto di Foggia ha chiaramente detto che non ci sono tracce del loro passaggio e che gli avvistamenti, che ancora si susseguono a ritmo incalzante, non hanno poi trovato riscontri nei filmati delle videocamere all'interno dei locali e neppure in quelli posti in altre strutture presenti nelle vicinanze degli stessi. Ma un'altra cosa ha detto il Prefetto. Si è dichiarato certo, ha chiarito che è un suo parere personale dettato dall'esperienza e non da evidenze investigative, che le bimbe non siano mai arrivate neppure a Marsiglia.
Ed allora, fidandoci della sua esperienza e delle sue parole, dobbiamo ragionare in maniera diversa da quella usata sui vari quotidiani o televisioni e dobbiamo ripartire dalla domenica. Da quelle quasi tre ore in cui Matthias non era in casa ed aveva lasciato le bimbe ai vicini, da quelle cinque ore del pomeriggio in cui dapprima è partito verso est e poi è andato verso ovest passando il confine con la Francia avvicinandosi, se non fermandosi, allo scalo aeroportuale di Lione. Qui, secondo il mio modo di vedere, sta la soluzione, in questo tragitto che non prevedeva, visto che in auto non c'erano seggiolini, la presenza delle figlie. Detto questo occorre ammettere anche che in quella giornata ha avuto abbastanza tempo per uccidere le piccole, tutto è possibile.
Ciò che appare improbabile, proprio a causa del tragitto fatto quel giorno, è che le abbia uccise e gettate nel grande lago che dista pochi chilometri da casa sua. Il resto è molto più che possibile, anche che le abbia sepolte da qualche parte fregandosene del bene che provava per loro, anche che siano vive e stiano con qualcuno che le accudisce.
Ciò che non è possibile è che si ascolti in tivù, e si legga poi nei blog, che Matthias Schepp era in cura da uno psichiatra. Notizia diffusa da Massimo Picozzi e smentita quindici minuti dopo dal fratello di Irina, Valerio Lucidi, che ha precisato come lo psicologo non seguisse l'uomo ma entrambi i coniugi. Insomma era uno di quelli familiari da cui si va dopo una separazione per cercare di migliorarla nell'interesse proprio e dei figli. Comunque dopo la prima seduta, ha ribadito il fratello, non se n'è fatto nulla e non è vero, come urlato ai quattro venti dai media, che soffriva di paranoie ed era schizofrenico.
Ed adesso, dopo aver smentito e migliorato quanto esserci stato propinato per oro colato dagli vari schermi a colori presenti nelle nostre case, attendiamo. I prossimi giorni saranno cruciali per la sorte di Livia ed Alessia. Chi ancora crede di poterle rivedere trattenga il respiro e continui a sperare.
E speri anche anche a nome di chi è pessimista, e forse non vorrebbe esserlo, augurandosi che abbia torto.
5 commenti:
Fa paura la sicurezza e la velocita' con le quali psichiatri e psicologi eternamente in onda marchiano un storia, una persona, una tesi. Come non ci fosse posto nell'animo umano per le contraddizioni, come se ogni storia prendesse strade dritte. Loro, sono loro che piu' degli altri dovrebbero nutrirsi di dubbi, ma l'onesta' intelletuale e professionale non fanno audience, immagino. In questo caso, nella storia di Irina, di Alessia e Livia e dell'amore cannibale di Matthias, temo non ci sia bisogno di inventarsi strane malattie mentali, così come credo saranno inutili (ma dovute) le analisi su bicchieri e altri oggetti connessi con il viaggio in traghetto. Piu' probabile, piu' triste anche, che la storia delle due bimbe bionde e sorridenti sia finita proprio all'inizio di quel viaggio, quasi un cammino di espiazione che il padre si é concesso. Vorrei essere il mago della pioggia, e volerei da Irina in un momento per ridarle le sue bimbe. E no, Massimo, non posso sperare anche a nome di chi non spera piu'. Vorrei, ma non posso.
Io credo invece che valga la pena di sperare, almeno ancora pera qualche giorno. Ciao.
ciao Massimo. Non riesco a non pensare ad Alessia e Livia, come se smettendo di pensarci scivolasse piu' lontana la soluzione. Come se rimandando spesso il pensiero a loro potessi fare qualcosa per guidarle verso casa... Volevo chiederti una cosa, a proposito delle ore che Matthias Schepp ha passato in Svizzera prima di partire. Ha lasciato le bimbe qualche ora dal vicino, cosa insolita per le sue abitudini. Poi?
Mi sembra di capire che abbia seguito un itinerario che non lo porta molto lontano da Saint Sulpice, ma in auto non c'erano i seggiolini. Portava le bimbe senza? O le bimbe non c'erano? E gli stivali infangati sono stati trovati nella sua casa? Se hanno allertato i gruppi speleologici penseranno di cercare lì intorno, giusto? Qualche giorno ancora per concederci una speranza, dici tu. Perché solo qualche giorno? Se -quando hai tempo - puoi aiutarmi a chiarire questi punti... grazie. Forse in fondo sto cercando qualcuno che mi distolga dall'idea che le bimbe siano lì vicino. Grazie, ciao
Ciao Nico, spero di esserti d'aiuto e di non farti stare troppo male.
Gli stivali mimetici sporchi di fango erano nell'armadietto del piano interrato, dove c'è la piscina, li ha trovati Irina. Il vicino ha confermato che li aveva ai piedi quando è andato a prendere le bimbe.
Nel primo pomeriggio è stato visto nel locale di un paesino che è in provincia di Ginevra ma che in realtà dista 5 minuti da casa sua. Era con le bimbe alle quali non faceva mai fare viaggi lunghi senza seggiolini.
Dopo essere stato lì risulta che non è andato verso la Francia ma nella direzione opposta. Da quel momento in poi non ci sarà più alcun avvistamento. Quindi il pensiero porta a tracciare conclusioni negative.
La mattina è andato via con gli stivali ed è tornato infangato, sia lui che l'auto, ergo ha scavato una buca dove far riposare in eterno le figlie. Nel pomeriggio è andato nel locale a 5 minuti da casa ed ha comprato delle bibite. Ergo, ha messo lì il veleno e le ha fatte morire dolcemente nei tre quarti d'ora che servivano per tornare dove aveva scavato la buca.
Fra l'altro prima di partire aveva caricato dei borsoni lunghi circa 80 centimetri, ergo ha messo lì dentro i corpi. Fatto tutto è andato verso la Francia ed ha proseguito il viaggio nei ricordi di felicità.
Sembra tutto così spaventosamente reale vero?
Ma... ma ci sono sempre dei ma.
Primo ma. Perché ha lasciato gli stivali sporchi nell'armadietto di casa? Se doveva tornare ad infangarsi li avrebbe dovuti avere con sé. Ergo, visto che è stato trovato con un paio di scarpe di camoscio pulite, e che in auto non ne aveva un paio di ricambio, non può essere tornato dove forse aveva scavato.
Secondo ma. Per caricare le borse ha parcheggiato davanti alla porta di casa, cosa che non faceva mai. Che senso ha mettere l'auto così vicina all'ingresso solo per una paio di borse vuote e leggere? Nessuno. Ergo non doveva caricare le borse vuote ma piene e forse qualcos'altro. Dato che le bimbe sono state viste dopo questa manovra non erano loro in quelle borse e se erano piene non avrebbero potuto entrarci successivamente.
Terzo ma. I minuti trascorsi tra uno spostamento e l'altro sono sempre stati troppi. Per andare da dove è stato visto a dove sono gli anfratti, 35 minuti di auto non di più, ha impiegato un'ora e mezza. Perché? Ma se abbiamo stabilito che non ha messo le bimbe nelle borse significa che probabilmente non le ha sepolte, quindi perché si è fermato lungo il tragitto? Doveva incontrare qualcuno? Chi? Perché? Ha salutato piangendo le figlie che stavano per partire? O con le bibite gli ha somministrato, anziché del veleno, un sedativo per farle dormire qualche ora, giusto il tempo per far entrare i nuovi genitori, o la complice, in un'altra nazione?
Quarto ma. Le statistiche mondiali dicono che un padre che uccide le figlie e si suicida lo fa nel breve tempo, per pensare a ciò che ha fatto, per non soffrire e non cambiare idea. Quindi le uccide e subito dopo si uccide. E Matthias, a pensarci bene, il viaggio nei ricordi lo avrebbe potuto fare benissimo anche la settimana precedente.
Ma, ultimo ma, il suo oltre ad essere un viaggio nei ricordi, e non sono certo che inizialmente avesse deciso di suicidarsi, potrebbe essere stato, anzi lo è stato, un viaggio per depistare e dare tempo ad altri di allontanarsi con le bimbe.
Quindi le probabilità che siano vive ci sono e, sempre a parer mio, superano di gran lunga quelle che le vorrebbero morte.
Purtroppo, se non le ha consegnate ad un complice che ha il compito di restituirle dopo tre o quattro settimane, e deve essere una persona di cui si fida molto, e ripeto molto, c'è il rischio reale che siano in sudamerica, in australia, in sudafrica, insomma in quelle nazioni in cui le cronache europee non arrivano e non interessano.
C'è una cosa che mi è parsa strana. Tu sai che ha un fratello gemello, possibile che lui da gemello non abbia capito nulla in quei giorni?
Ciao Nico, buonanotte.
Ciao Massimo, mi sono permessa di pubblicare la tua analisi dei fatti sulla pagina facebook di Alessia e Livia. Ho ovviamente citato la fonte. Lo DEVE leggere anche Irina, e a mio parere dovrebbero leggerlo anche gli inquirenti.
Stefania
Posta un commento