La povera ed innocente Sarah Scazzi ha trovato un posto dove riposare, dove poterla piangere, ed il baraccone mediatico, che ha contornato la sua foto del viola colore degli euro, dovrebbe traslocare in mansarda. Fino a qualche giorno fa, fregandosene del loro compito
sociale, criminologi dark ultra specializzati, psicologi che sarebbero da psicanalizzare, scrittori e scrittrici che hanno il dono della verità pregiudizievole, saltimbanchi frequentatori di pessimi spettacoli, ci hanno spiegato come sia facile capire le menzogne da un volto piangente, come sia facile farla franca dopo aver commesso un omicidio.
Invece di esemplificare il problema, di insistere e cercare di convincere gli adolescenti ed i genitori a parlarsi, così che il dialogo porti alla luce eventuali disagi e li elimini, ci hanno illustrato i motivi per cui lo zio si è tradito, ci hanno insegnato a nascondere un corpo in eterno ed a renderlo invisibile anche al fiuto dei cani. Una vera e propria lezione universitaria a vantaggio dei futuri assassini. Tutto, chiaramente, fatto solo per onore di cronaca e non certo per ottenere migliori sharee, di conseguenza, vantaggi economici dalla pubblicità... ci credete? Io pensavo avessero capito che le parole tagliano più della spada. Dopo essere riusciti a creare il più grande pregiudizio della storia recente, pregiudizio che ha portato i giudici a condannare la Franzoni senza alcuna prova certa, ora ci riprovano ed insinuano nuovi dubbi. Ditemi come può una condanna essere giusta se le menti dei giurati vengono contagiate nel tempo. Potranno costoro avere la necessaria neutralità al momento del giudizio?
Ma tant'è che ciò già capitato sta ricapitando... e purtroppo nulla è cambiato. Infatti, nonostante l'assassino sia reo confesso, abbiamo assistito, anche se camuffati e nascosti sotto mille parole di circostanza, a nuovi processi via etere.
Questo perché gli addetti ai lavori, addetti ormai soprattutto televisivi, hanno urlato alla nazione tutta che di certo quell'assassino doveva aver molestato negli anni anche la sua famiglia. In questo modo hanno ipotizzato ciò che non può essere ipotizzato senza la conoscenza psichiatrica dell'essere.
Si è iniziato col dire, vista la violenza sessuale avvenuta post-mortem, che lo zio fosse impotente; s'è continuato insinuando che il mostro dovesse per forza aver molestato le figlie e che quindi, sia loro che la moglie, dovessero sapere assolutamente del pericolo imminente in cui versava Sarah. Si è arrivati a farneticare che uccidere in un garage, in pochi minuti e senza che nessuno sentisse le urla, fosse pressoché impossibile.
Anche in questo caso si tendeva a coinvolgere le donne della famiglia cercando di far credere fossero complici. Tutto ciò ha portato ad altri tipi di violenza. Violenze scritte, quali lettere di minaccia per le sorelle e la madre. Violenze manuali, come le parole di sfregio scritte col cacciavite sulla carrozzeria delle auto di famiglia; interviste fuori luogo dei compaesani che ormai parlano a caso e senza dare riscontri.
Triste il fatto che ne parlino ora e non quando era ora che ne parlassero! L'unico a dichiarare che le violenze potrebbero essere avvenute al di fuori della famiglia è stato lo psicologo Alessandro Melluzzi. Chapeau a lui che ha avuto l'ardire di andare contro corrente. Ed allora io mi chiedo, ragionando alla stregua del popolo giornalistico televisivo, quando gli avetranesi ci diranno quali ragazze sono state molestate?
Insomma, per farla breve, i nostri amati personaggi e giornalisti video ci hanno dato un altro saggio della loro ipocrisia. Dopo aver giurato che mai più si sarebbero celebrati processi mediatici ne hanno confezionato uno nuovo partendo dal nulla assoluto. Domandiamoci il motivo per cui si fanno trasmissioni emotivamente forti senza mai aspettare la fine delle indagini. Solo avendo il quadro chiaro si può parlare con cognizione di causa. Ad oggi, volendo proprio esagerare, tutti si basano su uno schizzo in bianco-nero.
Quindi, per parlare alla gente con adeguate certezze, vale la pena di aspettare che i carabinieri ci dicano cosa in realtà è accaduto. Far fare agli investigatori le verifiche, in maniera da essere certi che tutto quanto appurato scorra liscio, è il minimo che chiede l'etica professionale, altrimenti è solo marasma giornalistico.
Dal marasma tolgo naturalmente i soliti noti, pochi a dire il vero, che virgolettano e non danno nulla per certo e scontato; quelli che sono sempre dentro la notizia ma non la esagerano, quelli alla Ilaria Cavo per capirci. Ma ora poniamoci alcune domande; quante Sarah ci sono al mondo? Quanti zii Michele? Quanti di questi anche fra chi ha dato l'estremo saluto alla ragazzina? Dando ascolto ai media, statisticamente, una buona parte di loro erano, e sono, potenziali molestatori ed assassini.
Chissà mai perché solo quando la pentola esplode si capisce che sarebbe stato giusto scoperchiarla prima.
Fra qualche giorno, stiamone certi, si tornerà alla routine quotidiana. La madre, ora circondata dall'affetto dell'intera nazione, si troverà nel silenzio del suo pianto a parlare ad una foto, una foto che per lei non sbiadirà mai. Ma chi è a rischio? L'adolescente guarderà quella foto ricordandosi che è meglio parlare e smettere di subire? La comunicazione troverà nuove e più giovani trasmissioni che lo coinvolgano e lo aiutino senza instradarlo verso telefilm e programmi che annebbiano la mente? La scuola lo aiuterà a crescere, a diventare adulto, o lo espellerà al primo sputo senza cercare di capire i motivi di quella insubordinazione?
Io so per certo solo ciò che faranno i media. Sostituiranno quella foto con un'altra e tutto ricomincerà di nuovo. No, nulla è finito. Certo, ci saranno sempre le solite ed usuali parole atte solo a scagionarsi l'anima all'inizio di ogni trasmissione. Ma fino a quando la conoscenza non sostituirà l'ignoranza resteremo tutti schiavi di una scatola che approfondirà la notizia e fra le righe, in maniera parziale, emetterà veri e propri atti di accusa.
Basterà cambiare canale per non farsi contagiare dal pregiudizievole virus?
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