Di Gilberto Migliorini
Se Carlo Lorenzini dovesse riscrivere il suo capolavoro - quello che narra del povero burattino che ne ha viste tante e di tutti i colori prima di poter diventare un bambino - dovrebbe prendere il caso Bossetti come emblematico di una vicenda esistenziale che rispecchia la cultura e la mentalità del Bel Paese. Ci si può riconoscere nella Storia di Pinocchio, in quanto ne siamo le perfette proiezioni, gli interpreti per interposta persona, nel viaggio di un (anti) eroe aggiornato al caso di un delitto efferato.
Si tratta della vicenda dove un muratore viene intagliato e fabbricato da un Geppetto dei giorni nostri, un polendina istituzionale con tanto di parrucca, e ti diventa così d’amblée il colpevole di un delitto con tutto quell’ambaradan costruito per dare al romanzo il lievito narrativo, completo di bugie dal naso lungo, e la spettacolarizzazione che muove interessi culturali e commerciali in un crescendo rossiniano.
Il pubblico da rotocalco e da format criminologico fa da lettore del cold case con la corte di opinionisti che danno lievito alla vicenda in un affresco da far invidia a quel Lucifero di Giovanni da Modena (della cappella Bolognini) ispirato da Dante…
Accade così che da un millimetro quadrato di materiale biologico prende vita e si sviluppa un romanzo storico di inaudita complessità, con dovizia di figure immaginifiche, di ricostruzioni, di illazioni e di intrecci… tutti supportati da quella prova regina in grado di offrire fecondi e fantasiosi sviluppi narrativi. Da qualche nanogrammo, con un Dna monco e miracolosamente sopravvissuto per mesi alle intemperie prende vita un romanzo di sessantamila pagine, anche se a carico del muratore altro non c’è che la fervida e produttiva fantasia di un narratore criminologicamente attrezzato con tutti i classici cliché da libro giallo e la proverbiale infallibilità del curatore della prova scientifica.
Non tutti però hanno la sensibilità di sapersi riconoscere, di annotare come le traversie del protagonista collodiano, aggiornato all’attualità di un carpentiere, siano quelle che possono capitare a chiunque, tra capo e collo, a ciascuno di noi, con tutti i non sensi di un Bel Paese istituzionalmente votato al teatro dell’assurdo, agli automatismi diegetici e alle idiosincrasie giudiziarie.
I personaggi collodiani per il resto ci sono tutti, e senza bisogno di aggiungere qualche altra comparsa possono trovare un fuori metafora esplicativo nell'attualità di un Paese che mantiene inalterati tutti i suoi stereotipi narrativi e le sue illusioni mediatiche. Il nostro protagonista riesce egregiamente a figurare nella storia italica forse più famosa, quanto quella di Pinocchio, come un assassino... sia pure improbabile e capitato per caso sulla scena. Bossetti è perfino più emblematico di tanti personaggi che popolano i romanzi italiani, per quella sua immediatezza per la quale un personaggio viene ad esistere sulla punta di uno spillo. Nanogrammi monchi, si è detto, e proprio come il burattino collodiano viene ad esistere da un improbabile legno da catasta.
Pinocchio però è riconosciuto immediatamente come personaggio da amare, l’autore ce lo presenta in modo accattivante fin dalla sua comparsa da quel ciocco che prende vita e offre un lievito di fantasia alla nostra anima, ci proietta in una storia allusiva e coinvolgente. Ci sentiamo subito partecipi del venire alla luce del burattino anche quando appare come un monello con i suoi difetti e le sue ingenuità, un discolo dal cuore tenero, un bugiardo fantasioso.
Bossetti, il favola per analogia al burattino, viene alla luce come personaggio negativo a iniziare dal suo arresto. Non proprio un esordio che possa suscitare un’immediata simpatia e una identificazione emotiva. Sembra davvero lontano dal personaggio collodiano: un uomo malvagio secondo una prima ricostruzione supportata da shampoo color, figurine, e sabbia per marciapiedi. Eppure via via sorge il sospetto, anzi la certezza, che sia un povero Pinocchio aggiornato riveduto e corretto all’attualità di un Bel Paese che rinnova i suoi fasti letterari con una nuova puntata di una storia letteraria che ci vede protagonisti come lettori e come interpreti (e talvolta come vittime innocenti).
Gli opinionisti nella cornice del piccolo schermo sono come i critici letterari che vivono tra romanticismo e verismo, che tra toni gotici e immagini da libro Cuore costruiscono il loro target di aficionados puntando su astruse ed erudite dissertazioni criminologiche. Però ci sono anche le miserie di tanti opinionisti anonimi, cani sciolti che nulla sanno del caso in parola e che pure si sfogano alleviando le loro frustrazioni e delusioni su un capro espiatorio che faccia alle bisogna, ripetendo gli slogan televisivi come dischi rotti.
Ma occorre pure ricordare che il libro di Pinocchio al suo esordio fu sconsigliato ai ragazzi di buona famiglia, che suscitò scandalo anche per via del coinvolgimento dei carabinieri nella storia. Al contrario il romanzo collodiano ebbe subito successo popolare. Per comprendere il senso della storia e la metafora del burattino non occorreva né la laurea, né la patente di critico letterario e neanche, oggi, quella di criminologo di professione.
Il lettore e l’utente smaliziato sanno cogliere con il colpo d’occhio l’essenza esistenziale del burattino scapestrato, la sua spontaneità senza finzioni e paludamenti, la sua ingenuità e la sua innocenza. Gli intellettuali perbenisti e scientisti, la pletora di opinionisti e criminologi da salotto, si perdono nel fantasioso intreccio narrativo mantecando quisquiglie e arzigogolando sulle tele di ragno, un po’ per innato pregiudizio di classe (noblesse oblige) e un po’ per convenienza mediatica. Lo scaltro opinionista da poltrona non conosce o non vuole cogliere l’essenza di una vicenda che è una metafora di un Bel Paese perennemente alla ricerca di retoriche narrative da libro Cuore o di capri espiatori da mandare al rogo…
Collodi esordisce con la domanda se il protagonista del C’era una volta sia un re. Nel suo romanzo il protagonista è un ciocco... e che sia solo un ciocco non è solo rivoluzionario letterariamente, è blasfemo. Nel nuovo romanzo d'attualità riveduto e corretto, l’autore dovrebbe chiedersi se si tratta (davvero) di un assassino, se Bossetti è davvero il protagonista o solo la sua controfigura. Domanda retorica per asserire che è davvero lui il colpevole... o quesito pregnante di una giustizia non sempre all’altezza?
Molti lettori sarebbero convinti che si tratta di un puro formalismo stilistico per via degli automatismi letterari e criminologici? Molti hanno capito e altri si mantengono fedeli a De Amicis e alla retorica che impregna tanti format mediatici... alla ricerca di risposte epidermiche e di scorciatoie da libro Cuore edificanti e convenzionali.
Ci si rifiuta di credere che un semplice pezzo di legno possa diventare protagonista di un romanzo e che un muratore incensurato possa assurgere agli onori della cronaca proprio come assassino, pur essendo del tutto innocente. Se l’hanno messo da anni in galera qualcosa deve aver pur fatto! Se gli hanno distrutto la vita sarà perché lui è davvero un criminale che ha distrutto un’altra vita!
D'altronde... se un pezzo di legno diventa protagonista di una storia avvincente non sarà che si tratta proprio di un re sotto le mentite spoglie di un pezzo da catasta, di “quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti”?
Con un pezzo di legno si può fare tutt’al più la gamba di un tavolo, come nelle intenzioni di mastro Ciliegia. E come un pezzo di legno può far sentire la sua voce, prender vita, affrontare le traversie dell’esistenza... anche un carpentiere ha la sua dignità di uomo... anche se hanno fatto di tutto per denegarla, mettendolo in galera prima ancora di dimostrare alcunché e trattandolo come un pregiudicato affibbiandogli un padre putativo e una madre adultera.
Dov’è pubblicata l’analisi genetica che nel dettaglio spiega che non è figlio del padre legale?
Il suo è sembrato l’arresto di un pregiudicato colto in flagranza di reato, non quello di un muratore rotto dalla fatica e con ancora i piedi nella malta mentre lavora in un cantiere.
Immobilizzato rudemente, con le mani ammanettate dietro la schiena lo fanno bere come un cane. Si guarda attorno stralunato e chiede cosa sta succedendo. Qualcuno grida che scappa, si direbbe che è già pronto da mandare a quel rogo che l’inquadratura non ci mostra ma che tutti hanno capito che è già stato acceso.
Quel Dna miracoloso assomiglia troppo a quella pentola dipinta sul muro del romanzo collodiano.
“Nella parete di fondo si vedeva un caminetto con un fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto , e accanto al fuoco c’era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo, che pareva fumo davvero”
“Ma l’appetito nei ragazzi cammina presto; e difatti dopo pochi minuti l’appetito diventò fame, e la fame, dal vedere al non vedere, si convertì in una fame da lupi, una fame da tagliarsi col coltello. Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c’era una pentola che bolliva e fece l’atto di scoperchiarla, per vedere che cosa ci fosse dentro, ma la pentola era dipinta sul muro”
Che dire quel millimetro quadrato di Dna che sopravvive per tre mesi a tutto e a tutti a dispetto e contro tutte le leggi della biologia? E' forse come la pentola dipinta sul muro? E' il simbolo della fantasia per sopperire a una vita di stenti, il simbolo dell'immaginazione creativa... oppure mostra una perdita progressiva della distinzione tra reale e virtuale?
Il romanzo collodiano possiede una carica eversiva troppo spesso sottovalutata. Il burattino nell'epoca della realtà virtuale e dell’androide rappresenta per contrasto la ribellione alle convenzioni e ai pregiudizi, alle retoriche convenzionali che caratterizzano la società di allora come quella di oggi, di un utente che va ripetendo a pappagallo quello che sente dai mezzibusti televisivi e dagli opinionisti in carica onoraria.
Il Dna miracoloso sembra davvero come quella pentola dipinta sul muro. Nel nostro caso non si può fare neppure l’atto di scoperchiarla, la pentola, perché ci dicono di fidarci e che non serve, che si sa già cosa bolle dentro. Il sospetto è che quello strano Dna sia solo come un caminetto con il fuoco acceso che manda una nuvola di fumo, solo una effigie dipinta su una parete...
Nella prima versione Pinocchio moriva e il romanzo si concludeva con la sequenza dell’impiccagione. Il burattino anarcoide non è però un personaggio alla De Amicis, da libro Cuore, conserva la sua libertà e la sua schiettezza. I gendarmi, il giudice, la fata turchina non intaccano l’autenticità di un personaggio che si vorrebbe reintegrare nel sistema, rieducarlo a un conformismo di maniera. Le figure ‘educative’ e ‘normative’ del romanzo collodiano hanno un’impronta caricaturale. Lorenzini si mantiene in equilibrio, la sua morale non si deteriora in un moralismo deamicisiano. Pinocchio non è classificabile né integrabile in un sistema educativo standardizzato, registrato con la carta fidaty.
Nel caso Bossetti due condanne sembrano scaturire da una lettura del tutto convenzionale di un Dna monco che non è solo improbabile, è del tutto inverosimile. Eppure ci si accontenta perché uno sforzo economico e professionale di rilievo che ha coinvolto così tanti addetti ai lavori, istituzionali e mediatici, non può trasformarsi in un flop colossale, in un romanzo d’appendice invenduto, in un format senza una tifoseria di supporter e di fiancheggiatori con uno share adeguato.
La storia costruita mediaticamente e convalidata giuridicamente, geneticamente qualificata, rappresenta una spettacolarizzazione narrativa, una catarsi dei buoni sentimenti di sdegno e di condanna per un colpevole costruito a tavolino?
Il gatto e la volpe possiedono tutta l’indeterminazione di tanti personaggi che popolano il campo dei miracoli, quel sistema mediatico che può creare e bruciare i personaggi proprio con la bacchetta magica. Collodi usa sempre un’ironia sottile e intrigante anche quando parla del povero babbo. L’audience è invece abituata a comprare a scatola chiusa, alle telenovele e ai mezzibusti, a un’informazione che ripete pedissequamente le veline dei suggeritori istituzionali.
Pinocchio, l’italiano non convenzionale, non si lascia irretire neppure quando gli fanno la solita morale soffocante.
Ma c’è pur sempre la fatina dai capelli turchini a ricondurre il colpevole sulla retta via. La figura appare positivamente come una sorta di angelo custode, uno di quelli che disinteressatamente si prendono cura dei corpi e delle anime.
Chissà che una moderna fatina non voglia invitare Bossetti a confessare. Nella commedia dei buoni sentimenti lo share sarebbe assicurato, i format avrebbero argomenti tematici e consigli per gli acquisti da erogare per un anno intero, forse anche di più suscitando qualche periodico e ricorrente coup de theatre.
Di sicuro per un coup de theatre perfetto un Bossetti pentito pagherebbe (mediaticamente) molto più di un Bossetti completamente estraneo e innocente.
Nella scena di Pinocchio che diventa bambino c’è qualcosa di forzato, quasi sembra di sentire quelle trasmissioni televisive così piene di buoni sentimenti…
— E il vecchio Pinocchio di legno dove si sarà nascosto — Eccolo là — rispose Geppetto: e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo girato su una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto.
Pinocchio si voltò a guardarlo; e dopo che l’ebbe guardato un poco, disse dentro di sé con grandissima compiacenza: — Com’ero buffo, quand’ero un burattino! e come ora son contento di esser diventato un ragazzino perbene!... —
La chiusa del brillantissimo e bellissimo romanzo collodiano ha un che di funereo, il burattino estroso e impertinente sembra diventato uno di quei bambini secchioni e noiosetti, perfettamente integrati nella società secondo i canoni televisivi.
Ma è probabile che il Lorenzini stesse ironizzando in quel finale...
Se Bossetti verrà assolto, si spera per lui e più ancora per la Giustizia, il caso cesserà di suscitare interesse morboso. L’innocente fa poca presa sull’audience e dopo una prima fase di sdegno garantista finirebbe per cadere nel dimenticatoio.
L’innocente è una lucciola di camino, fa spettacolo per un attimo poi si spegne.
L'innocente non costituisce una valvola di sfogo per quella parte del target assetata di lacrime e sangue…
69 commenti:
Copione oramai stranoto: nuovo articolo per eccessivo numero di commenti sul precedente, ma che bravo che sei Gilberto, eh ma io lo dico da sempre che quella paternità lì mica mi convince, etc...
Poi arriva chi vuole solamente sfottere...:D
Guglielma
Hai dimenticato di barrare 'No, non mi è piaciuto' sono quasi tentato di farlo per te...
Ecco guarda l'ho fatto, ho barrato per te. Puoi comunque aggiungerlo… lo so che il tuo giudizio, sempre ben motivato e così analitico, vale doppio….
Bah, diciamo che oramai certe tesi sono inclassificabili, ai confini della realtà...
Io aspetto sempre che tu proponga le tue tesi mettendoci la faccia nella vita reale, è chiedere troppo?
@Gilberto, ottimo articolo e paragone. Ancora un giorno, speriamo bene e che trionfi la Giustizia. Io non mi aspetto l'assoluzione, anche se lo spero, ma almeno una nuova perizia del dna questa si.
Grazie Bruno. Io spero che Massimo Bossetti venga assolto. Lo spero per lui, ma lo spero anche per la Giustizia.
ciao BRUNO - SCRIVI .
speri che la giustizia trionfi,MA non ti aspetti l'assoluzione DI BOSSETTI . COSA SIGNIFICA?:che non hai fiducia che la giustizia trionfi ?.
anch'io ho poca fiducia nella giustizia e credo che la giustizia non trionfi..
Voglio dire, credo nella Giustizia, e spero che Bossetti venga assolto, ma dopo la considerazione di Luca Cheli, che stimo molto e gli dico anche ben tornato, sono scoraggiato. Nonostante io sia una persona positiva e ottimista ho paura che Bossetti venga di nuovo condannato.
Il caso Bossetti ha raggiunto dimensioni cosi enormi da diventare un affare di stato, rimangiarsi tutte le menzogne vuol dire perdere prestigio a livello internazionale.
Voglio sperare nell'onestà e nel coraggio dei giudici malgrado l'enorme responsabilità per superare il bivio, salvare la faccia dell'istituzione che rappresentano o salvare la giustizia.
In ogni caso non so se salveranno la faccia. In caso di condanna la famiglia potrebbe avere poi dell'altro da mettere sul piatto della bilancia…
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Lo sanno perfettamente che Bossetti è innocente? Ma non lo si può dire… troppo destabilizzante? Dunque? Si dirà che è colpevole ma che è stata violata qualche norma processuale e/o costituzionale? Se annulleranno senza rinvio sarà palese il significato.
Non credo comunque che ci sarà rinvio, troppo pernicioso e incerto… Potrebbe emergere una verità sgradevole?
Una condanna in via definitiva? Potrebbero poi emergere altri fatti ancor più deleteri per la credibilità del sistema Giustizia…
Quello che a Cassazione deve decidere sul caso Bossetti è come avere la botte piena, la moglie ubriaca e l'uva nella vigna. Operazione difficile, ma non impossibile con un po' di forbito linguaggio forense e tanto olio di gomito…
Si sa qualche notizia?
Tutta la letteratura, e non solo italiana (anzi quella estera ancor di più), è una solenne critica ai sistemi giuridici: sto trovando molto interessante Frankenstein di Mary Shelley, moglie del grande poeta inglese e figlia del teorico sociale Godwin e di una delle prime femministe Mary Wollstoncraft (inizi XIX secolo). Non riassumo il complesso romanzo, costituito da racconti nei racconti ed in parte epistolare, ma tratta di una ragazza accusata di infanticidio compiuto in realtà dalla creatura che Frankestein aveva "assemblato" con pezzi di cadavere. Una storia notevolissima di grande valore filosofico ed una critica epistemologica alla smania creazionistica degli scienziati. Il che è molto attuale. Di Pinocchio basti ricordare che finisce in galera perché è stato derubato, e la sentenza avviene tra le lacrime del giudice, cosa che ci ricorda un processo non lontanissimo...
Caro Manlio
Pinocchio è davvero un capolavoro, attualissimo e ben più di un libro per l'infanzia. E un capolavoro è anche il Frankenstein di Mary Shelley. Insomma per trovare una critica filosofica davvero incisiva bisogna andare alla letteratura…
Qualunque sarà la decisione avrà effetti a lungo termine e le implicazioni credo che non saranno immediatamente visibili.
Il caso Bossetti come ho già detto non è un semplice cold case, ha profonde implicazioni sul piano costituzionale e sociale.
Proprio nel momento nel quale con il caso Cucchi sta emergendo la verità, e mentre ci vien detto che un nuovo governo eletto democraticamente è per l’establishment europeo dei poteri forti un governo a ‘responsabilità’ limitata… il caso Bossetti potrebbe rappresentare emblematicamente uno spartiacque rispetto a qualcosa che ancora non conosciamo.
Un Paese più rispettoso dei diritti e dei doveri… oppure un sistema dove ormai i principi democratici sono soltanto rumore, un flatus vocis giusto per dare una parvenza epidermica di Stato di diritto?
La sentenza della Cassazione avrà un peso ben maggiore della condanna o dell’assoluzione del carpentiere di Mapello.
La verità è in marcia, che ci sia condanna, annullamento o rinvio, la questione non si chiuderà con la pronuncia della Cassazione. Spero però che i giudici tengano almeno conto dellle plurime violazioni del diritto ed evitino di tenere in carcere un innocente.
hahahahahahah che bello questo silenzio di attesa per scaramanzia forse.
ma si incrociate pure le dita
Conferma
Evvai, bravi
l'HO HANNO CONDANNATO. INCREDIBILE.
Poveraccio,nemmeno la ripetizione del dna.
E adesso alla difesa cosa rimane da fare? Povero Bossetti.
Sicuramente non finisce qui.
Non in nome mio! Stefania
E' finita. è tutto finito
Ogni volta che penserai a questa storia, ti ritroverai sempre e per sempre inghiottito da questo buco nero.
Il buco nero dove è precipitata quella che una volta si chiamava la patria del diritto.
Ti ci vorranno anni per riuscire ad emergere da quel buco. Sempre se ci riuscirai. Sempre se sarai in grado di sopravvivere.
Confronto diretto tra il DNA del muratore e quello del camionista.
Anche se non ha a che fare con le prove di colpevolezza.
L'unico modo per riaprire il caso alla corte di giustizia europea. Fatti non faldoni da esibire.
Un figlio ha il diritto di fare un test di confronto del suo DNA con quello della persona che l'apparato giudiziario gli ha presentato come il suo vero padre.
@Roberta, no Roberta non è tutto finito, anche io ho avuto un attimo di scoramento e delusione, ma non è ancora tutto finito. Questa storia di Bossetti finchè non si ripeterà la perizia non finirà. Roberta e tutti coraggio. Ritengo giusto quanto scrive Antrag. Fatti non faldoni. E come potranno fare il confronto diretto tra Bossetti ed il camionista? Se la difesa ha qualche asso nella manica lo tiri fuori adesso.
mmmhhhh... non credo proprio che il ricorso a qualche corte sovranazionale possa portare a qualche risultato. Tra l'altro, coi tempi che si prendono, Bossetti fa prima a morire di vecchiaia.
L'anomalia di questa vicenda e' che noi non abbiamo nemmeno una verita' processuale. Abbiamo solo un colpevole. Su tutto il resto le spiegazioni sono lacunose. Non sappiamo nemmeno come sia avvenuto il rapimento e come sia stata portata Yara sul luogo del delitto.
Quindi le (poche) possibilita' di conoscere la verita' sono legate alla confessione di chi sa qualcosa.
Una confessione di Bossetti sarebbe stata, per forza di cose, inattendibile: anche un innocente puo' essere tentato di ridurre il danno (rito abbreviato, patteggiamento, ecc.). Se confessasse nei prossimi anni la sua potrebbe essere invece una parola definitiva (non ci guadagnerebbe nulla, o comunque molto meno, almeno credo).
Se non e' stato lui, si puo' solo sperare che qualcuno dei tanti che sanno (perche' che sia stato Bossetti o no, e' improbabile che ci sia una sola persona coinvolta) prima o poi parli e porti delle prove. Sempre che nel frattempo non gli accada qualche "disgrazia".
A noi cittadini, comunque vada, rimane un precedente giurisprudenziale inquietante. O forse no, perche' bisognera' leggere le motivazioni: se il ricorso e' stato giudicato formalmente inammissibile, forse i giudizi non si saranno espressi in merito alla questione dell'accertamento non ripetibile.
Francamente non comprendo l'entusiasmo di molti. Credo che questa sentenza, per il fatto che non aggiunge un minimo di verita' in piu', lasci molta amarezza anche nella famiglia della vittima. Oltre i tecnicismi, la corte avrebbe fatto bene a tentare di ricucire lo strappo fra la giustizia e cittadini rinviando a nuovo processo con la raccomandazione di ripetere la prova. E' vero, la giustizia obbedisce a regole proprie e non deve farsi influenzare dalla piazza. Pero' la piazza non gridava "Barabba libero", stavolta. Chiedeva un tentativo di avvicinarsi alla verita'. Un'istanza che si poteva condividere.
"Ai giudici che, in Milano, nel 1630, condannarono a supplizi atrocissimi alcuni accusati d'aver propagata la peste con certi ritrovati sciocchi non men che orribili, parve d'aver fatto una cosa talmente degna di memoria, che, nella sentenza medesima, dopo aver decretata, in aggiunta de' supplizi, la demolizion della casa d'uno di quegli sventurati, decretaron di più, che in quello spazio s'innalzasse una colonna, la quale dovesse chiamarsi infame, con un'iscrizione che tramandasse ai posteri la notizia dell'attentato e della pena. E in ciò non s'ingannarono: quel giudizio fu veramente memorabile.
Il commento precedente è il mio
A questo punto la famiglia dpvrebbe rifare il test di paternità sul padre legale. Come ho sempre detto è lì la chiave di tutto. Non ha bisogno del Dna di Massimo Bossetti, lo può tranquillamente fare sulla sorella gemella.
Gilberto
sino a quando la famiglia Bossetti sarà patrocinata da quegli avvocati non faranno un bel niente, hanno paura e basta, non vogliono irritare le istituzioni. Dovevano fare i test portandoli in Svizzera senza telecamere e senza pubblicità, pensavano di risolvere in Cassazione ed ecco quello che hanno combinato. Il problema è che Giovanni Bossetti ed Ester Arzuffi sono morti e perciò si dovrebbero utilizzare dei campioni non certissimi con tutte le conseguenze che ciò potrebbe comportare. Oggi chi potrebbe fare una simile battaglia, della famiglia nessuno in quanto annichiliti da un simile esito, per me l'unico modo è coinvolgere qualcuno dall'estero che prenda in carico la vicenda, ma ci vorrà del tempo, molto tempo e forse altre morti per aprire gli occhi di chi di dovere.
Paolo A
Il fatto che i genitori siano morti non significa un bel niente. Anche Guerinoni era morto. Certo che avrebbero divuto andare in Svizzera, ma possono ancora farlo, nulla è perduto. Tutto può ancora essere capovolto.
La prova di paternità in realtà non esiste proprio, non esiste agli atti documento circa Massimo e Giovanni Bossetti e non è stato fatta nessun confronto diretto tra Massimo Bossetti e Giuseppe Guerinoni.
Anche in questo caso tutto si regge su quei nanogrammi miracolosi. In pratica non esiste nessuna prova di paternità. Il che è tutto dire, esiste solo il si dice senza possibilità di sapere su quali reperti e con quali risultati analitici nel caso di Torino.
La difesa ha ancora eccellenti carte da giocare, si tratta di muoversi nella direzione giusta.
Potevano fare tanto, ma hanno seguito pedissequamente la linea tracciata dall'accusa, DNA e basta, senza fare delle domande come erano pervenuti a quel risultato, la chiave era perché avevano fatto il test del DNA a Damiano Guerinoni, quando in realtà lui per tutta la durata del rapimento si trovava in Perù.
Purtroppo anche quasi tutti gli innocentisti non hanno capito che la chiave di tutto è lì (la paternità). Un peccato.
Hanno detto alla famiglia che la scienza non sbaglia e perfino la signora Arzuffi che sapeva di non aver mai avuto nessuna relazione con Guerinoni si è lasciata convincere dall'infallibilità del fantomatico test. Ha perfino immaginato una inseminazione a sua insaputa per darsi ragione di quello che le dicevano.
Bossetti è figlio biologico di suo padre Giovanni. Quelle fotografie sono eloquenti e non mentono. A fronte non c'è nulla, nessuna prova di paternità DOCUMENTATA a sostegno dell'accusa.
Devo constatare che un po' tutti sono caduti nell'inganno… Però sono persuaso che nulla è perduto.
E certo, anche la persona "sicurissima" di non avere avuto rapporti sessuali con guerinoni si ferma alle ipotesi stravaganti di PMA, anziché fare un cavolo di DNA.... ovvio certo, quello che ci si aspetta proprio....ah ma è per non mettersi contro le istituzioni certo....invece avere continuamente strillato al complotto, alla malafede o alla cretineria, nel migliore caso, di praticamente tutti i soggetti istituzionali coinvolti, era ingraziarseli.....ma la coerenza, almeno interna, ogni tanto no?
Chiara
Possibile che qualche dubbio non ti abbia mai sfiorato il cervello? Possibile che tu non abbia mai anche solo immaginato che le cose potrebbero essere diverse da come ci è stato raccontato? Possibile che non ti renda conto che non esiste alcuna prova di paternità, ma solo e soltanto quei nanogrammi (una punta di spillo) sul quale si regge tutto e dai quali viene fatta dipendere anche la paternità Guerinoni? Possibile che non ti renda conto che gli omissis sono perlomeno sospetti?
Un avvocato, credo, in genere sa fiutare l'aria o no?
Gilberto mi hai mostrato il valore della prova di paternità per districarsi in questa assurda vicenda giudiziaria.
Oggi più di ieri sono convinto che sia così e così necessaria questa prova.
La quale si potrebbe svolgere diligentemente al di fuori dell'atmosfera mefitica di sussiego e di retorica della peggiore specie delle aule …
PS Ricordiamo anche il caso Sofri che subì, mi pare, circa nove gradi di giudizio.
Sì antrag, ma mi hanno trattato tutti, non solo i colpevolisti, con sussiego e sufficienza. Lo ripeto alla nausea. E' lì che potevano essere capovolte le sentenze e è ancora possibile farlo, basta andare in quella direzione.
La Svizzera è vicina a Bergamo… e comoda da raggiungere. Ho anche suggerito che conoscendo il gruppo sanguigno di Guerinoni ed essendo molto fortunati si potrebbe già escludere la discendenza di Massimo Bossetti. Fermo restando che l'analisi del Dna è fondamentale.
Faccio fatica a capire anche biologo, sempre così precisino. Da che cosa gli risulta che Bossetti non è figlio di Giovanni? Ha la scienza infusa? L'ha detto la dottoressa Gina? Ho sempre saputo che i documenti scientifici vengono pubblicati per delle verifiche. Evidentemente lui è uno che compra a scatola chiusa.
ma chi te lo ha detto che il test non è stato fatto, specie dalla sorella per lei stessa? scusa vieni a sapere che tuo padre forse non è tuo padre e non fai un test dna? ma dai, ecco perchè la tua idea non convince
Cara Amelia
La mia non è un'idea, le prove sono documentali. "Chi ti dice che non è stato fatto" è esattamente il modo di procedere delle "voci che corrono" quelle che hanno dominato il caso Bossetti.
Il problema poi non è se è stato fatto. Può essere stato fatto anche mille volte, come facciamo a saperlo. Il problema è che non è agli atti, non è suscettibile di un controllo.
In conclusione, de Masellis ha spiegato che "per dire che Bossetti è innocente dobbiamo dire che il dna di Ignoto 1 non è il suo, che Bossetti non è figlio di Guerinoni, che i Ris hanno modificato l'immodificabile, che è stata perseguita la necessità di trovare in Bossetti, una persona che nessuno conosceva, un capro espiatorio. Se tutto questo non lo possiamo dire non c'è ragionevole dubbio".
Logica e vergognosa conclusione sopratutto se a quel dna e quei reperti si è costruito attorno un bunker impenetrabile alla difesa.
Uno schiaffo all'intelligenza.
Questo si chiama occultamento di prove ai danni di un innocente.
VERGOGNAA!!
Però la de Masellis ha dato indizi importanti per smontare l'accusa. Basta farne tesoro. Se Ignoto 1 è figlio di Guerinoni e se si dimostra che Bossetti è figlio di Giovanni (e Bossetti è figlio di Giovanni e lo dico senza avere ombra di dubbio, scusate la presunzione, sono presbite ma non miope, guido senza prescrizione di occhiali) allora Bossetti non può in nessun caso essere Ignoto 1. Mi sembra ovvio logicamente.
Ovviamente è stato fatto quattro anni fa.
No, ma che dico? Io non ho capito niente! Dai, chiama la famiglia e dai loro la chiave per liberare il congiunto...forza
Guglielma
Mi mancavi.. ti stavo aspettando con trepidazione
Per te è un gioco, qualcuno invece vive tutto sulla propria pelle.
Continua a giocare sulla pelle di gente vera, mica sei tu a marcire in cella.
Saluti.
Bossetti marcisce in cella comunque, grazie a chi ha giocato all'inquisitore sia in aula che alla Tv e nei Blog.
a vole sento o leggo riflessioni sulla colpevolezza di BOSSETTI . soddisfazione per la condanna :ora comtempliamo l'oblio . e pensiamo alla ragazzina che è il vero dramma.
siccome la ragazzina è morta bisogna farne morire un altro . in agonia finchè morte non lo liberi dal supplizio .
ECO QUELLO CHE ALCUNI SI ASPETTANO . VERGOGNOSIIIIII!!
Sì Gilberto, abbiamo capito che sei un genio in mezzo a un mare d'imbecilli. Letizia Laura è imbecille, Fabio anche, Marita e Massimo manco a dirlo, gli estinti lasciamoli in pace, gli avvocati denunciamoli per infedele patrocinio. Poi Nobel a Migliorini. Giustizia è fatta. ....ma robe da matti....
Finalmente anche salvagni ha capito quanto male faccia coinvolgere LAGGENTE nelle cose serie. Serva di lezione ai posteri.
Quando non si hanno argomenti si attribuisce all'interlocutore quello che più aggrada concludendo con il classico 'robe da matti'. Non ho nemmeno bisogno di rispondere. Ti commenti da sola...
Gilberto condivido i tuoi commenti.
Chiara fa considerazioni insensate e la signora Vaccaro di invereconde.
Magica: è la reazione di chi ha bisogno di trovare un colpevole (e poco importa non lo sia davvero). Ancora ieri sera si sentivano opinionisti raccontare di sferette, di calce e di furgoni. E questi mi fanno ancora piu' schifo perchè prendono il gettone di presenza per intervenire in trasmissione. Carmelo è stato indecente. Cattivo, indecoroso, sorridente perchè la sentenza gli aveva dato ragione. Eppoi vengono a raccontare che chi sostiene a Bossetti non sia stato garantito un giusto processo, non ha rispetto per la ragazzina di Brembate. Stefania
@Gilberto
-scrive: Faccio fatica a capire anche biologo, sempre così precisino. Da che cosa gli risulta che Bossetti non è figlio di Giovanni? Ha la scienza infusa? L'ha detto la dottoressa Gina? Ho sempre saputo che i documenti scientifici vengono pubblicati per delle verifiche. Evidentemente lui è uno che compra a scatola chiusa.
Scienza infusa? Si tratta di una questione molto semplice che chiunque può comprendere con un po' di approfondimento.
Il profilo di Massimo Bossetti ha mostrato almeno un allele in comune con il profilo del signor Guerinoni su ogni marcatore considerato dalle analisi. E, per ciascun marcatore, sottraendo l'allele in comune col signor Guerinoni, si ottiene un allele in comune con la madre.
Se la tua "teoria" fosse vera, il profilo del signor Giovanni Bossetti dovrebbe a sua volta presentare una compatibilità con il profilo di Massimo Bossetti per almeno un allele su ogni marcatore.
La probabilità che ciò si verifichi senza che il signor Guerinoni sia il padre, con la madre che rimane la stessa, e con un altro padre (il signor Giovanni Bossetti) che restituisce una compatibilità per almeno un allele su ogni marcatore come accade per Guerinoni è, a dir poco, incredibile, inaudita.
Biologo
Eri presente alle analisi?
Biologo
Se è come dici perché l'accusa non allega il documento con l'analisi di paternità rispetto al signor Giovanni? Era stato richiesto dal Gip. Nel caso se come dici sarebbe inaudito lo potremmo vedere (si chiama controprova). Se putta caso venisse restituita la stessa compatibilità sono d'accordo con te ci sarebbe qualcosa di strano…
Ismaele:
"...Francamente non comprendo l'entusiasmo di molti. Credo che questa sentenza, per il fatto che non aggiunge un minimo di verita' in piu', lasci molta amarezza anche nella famiglia della vittima. Oltre i tecnicismi, la corte avrebbe fatto bene a tentare di ricucire lo strappo fra la giustizia e cittadini rinviando a nuovo processo con la raccomandazione di ripetere la prova. E' vero, la giustizia obbedisce a regole proprie e non deve farsi influenzare dalla piazza. Pero' la piazza non gridava "Barabba libero", stavolta. Chiedeva un tentativo di avvicinarsi alla verita'. Un'istanza che si poteva condividere."
Infatti, questa condanna accusa anche chi l'ha Fatta perché non ha spiegato nulla intorno all'inesplicabile mescolato e raccontato con fantasia.
Gilberto,
bellissimo articolo!
Ho dato una lettura veloce, il pranzo della domenica attende...
Mi piace la lettura che fai di Pinocchio-Bossetti, non ci avevo pensato.
Effettivamente è così come descrivi.
Complimenti!
Lo rileggerò di nuovo.
Allora, quel DNA è stato estrapolato in modo normale, su un tessuto normale, in un ambiente protetto, alla presenza dei legali della parte opposta.
Mantenutosi intatto tra i fluidi in decomposizione.
Quel dna NON è stato trovato sulle braccia, sulle mani, sui polsi, nelle unghie, lei sarebbe stata consenziente dunque!
Questo è chiaro.
Quel dna senza una storia di violenze di B.su altre persone, una vita normale solo turbata (forse, così hanno provato a costruire il personaggio) dal dubbio della paternità, con una vita familiare serena, lo avrebbe portato a sbrodolare come un adolescente, il dna non si sarebbe dilavato cosà, ed avrebbe perso per strada il MTDNR che pure dura di più.
Quindi una condanna certa per un fatto incerto (la paternità) mai allegato veramente agli atti e comunque con una famiglia regolare, non credo che se lo avesse immaginato lo avrebbe turbato.
Il padre putativo è stato il padre che con la madre hanno costruito famiglia!
I diretti interessati sono morti, qualcuno cremato, restano i vivi che devono pagare, eventualmente, per una paternità imposta con le pubbliche chiacchiere, ma reale per le analisi insicure e pilotate di cui sopra.
(Perderanno la casa per risarcire l'altra famiglia: due famiglie colpite non solo negli affetti).
Bossetti non assomiglia al Gue, non ha nulla di lui.
Ma questo non conta perché è un'impressione.
Non è stata impressione il raccontare la corsa nel buio della notte su quel campo? Come se ci fossero telecamere che lo facevano vedere?
E i tagli di precisione al buio?
Qualcuno aveva un faretto?
Non è stata impressione parlare di abbronzatura per mesi?
Ah, l'abbronzatura si vede: è la prova che lui si abbronzava perché fanatico e narcisista pure, magari!
Eh no, quella condanna non è a mio nome, mi sento di essere aborigena australiana e di vivere nell'età del sogno.
In questo caso tutti hanno sognato, gli innocenti e i colpevolisti.
E se gli avvocati hanno sbagliato, ma come lui tutti, è perché si è lavorato solo intorno al dna e alle corna.
Altre piste sono state blindate e tutti dietro al dna che, da solo, non con le favolette, non può portare all'ergastolo.
C'era il suo dna tra le ferite da taglio?
C'era la sua firma da qualche parte?
NO!
E allora lo condanni e gli dai 10-20 anni, ma non l'ergastolo!
E quell'ergastolo, come per le Misseri, per Parolisi, mi dice che qualcosa di grosso c'era dietro per portare il popolino fesso a credere alle favole dei turbamenti di un padre di famiglia maturo.
Un "dietro" ben incardinato, se lo si liberava, per quale motivo era morta Yara? Cosa poteva venire fuori anche solo immaginando?
Il territorio si apriva a ventaglio su situazioni poco chiare, poco pulite per parecchie persone e strutture di potere.
Meglio un fesso innocente dentro per le corna familiari, che potenti messi al pubblico ludibrio.
Vanna, tutto si è giocato attorno al dna da quando è iniziato il prelievo salivare di mezza Val Brembana. E tutti a parlare solo di paternità, come se il fatto Bossetti fosse figlio di un uomo piuttosto che di un altro potesse costituire prova regina. Solo il fatto ci sia arrivati attraverso il prelievo al ragazzo che era in Peru' nei giorni della scomparsa di Yara lascia sconcertati. Ed allora è necessario guardare altrove perchè è evidente che dopo aver inventato "prove" come le lampade, le sfere, il cemento, i furgoni, sul dna la Procura si è giocata il tutto. Ed allora per trovare la verità a mio avviso è necessario allontanrsi da questo benedetto profilo genetico. Lo ripeto da quando sono rientrata a scrivere su queste pagine. Altrimenti si fa il gioco dell'Accusa.
Stefania
Ciao Stefania,
riporto da te" Ed allora per trovare la verità a mio avviso è necessario allontanrsi da questo benedetto profilo genetico. Lo ripeto da quando sono rientrata a scrivere su queste pagine. Altrimenti si fa il gioco dell'Accusa."
Sono mesi che anche io la penso così, hanno fatto ruotare tutto intorno a quel dna e tutti ci siamo caduti.
Se si ripercorre il fatto, sin dall'inizio tutto è stato pilotato con metodo organizzato al tavolino.
Se il dna è così importante dovevano contare anche gli altri dna.
Se non c'erano prove per gli altri dna, neanche per MGB c'erano prove.
Ancor di più per le differenti "qualità" di quei dna.
Dunque i colpevoli sono a spasso, magari su spiagge tropicali, la famiglia di Bossetti è nella melma.
La cosiddetta giustizia è dentro la gabbia di un orgoglio di casta che condanna senza prove e libera con le prove.
Il padre è incerto, la madre è certa.
Il dna è "certo", eppure la parte femminile della madre non c'è.
Il profilo di B. non è assassino, non è matto, non è disturbato.
Come mai non gli hanno fatto una visita psichiatrica?
Il 12 ottobre si è scoperta finalmente la vera giustizia in questo paese e contemporaneamente si va inneggiando la correttezza di trovare i colpevoli del caso Cucchi.
Perché non farlo prima ma proprio a ridosso della sentenza della Cassazione?
C'era bisogno di dimostrare cosa?
Anche questo è pilotato.
Certi giochi si vanno scoprendo giorno dopo giorno.
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