Questo aspetto rilevante non lo ha mai accettato l'opinione pubblica, inizialmente aizzata da media compiacenti, che ancora oggi parla senza sapere cosa significa essere interrogati e urla di rabbia, in special modo contro Amanda Knox, senza conoscere un millesimo di ciò che serve sapere. Nell'aria, infatti, si sparge fumo sapendo che nessuno analizzerà di fino le parole e le ricostruzioni di chi accusa. Tutti certi e sicuri che il vento colpevolista coprirà le lacune accusatorie delle troppe versioni e fantasie uscite in questi anni. Guede dice che Amanda aveva rubato soldi a Meredith, ma le uniche impronte trovate sulla borsa della ragazza inglese e nella sua camera sono di Guede che dice, anche, che mentre era in bagno ad ascoltare musica Amanda era tornata a casa e aveva suonato perché le chiavi rimaste all'interno le impedivano di entrare. Che come entrò disse a Meredith che dovevano parlare. Ma fosse davvero così le parti sarebbero invertite. Se davvero i denari mancavano a Meredith e lei pensava a una Amanda ladra, al limite doveva essere proprio Meredith a cercare Amanda per parlarle, non il contrario. Guede dice che dopo aver visto il ragazzo col coltello, che poi identificherà in Raffaele Sollecito, va da Meredith e la trova in una pozza di sangue. Che per paura e per non essere coinvolto scappa senza chiamare la polizia. Ma se aveva così tanta paura, perché quando il pomeriggio successivo incontra i suoi amici non parla dell'omicidio e, anzi, finge di non sapere nulla, nemmeno quando gli dicono che la ragazza uccisa è Meredith, e dice loro che andrà a ballare a Milano?
Insomma, si aveva in mano un bugiardo che di certo era sulla scena del crimine, che di certo era nella camera di Meredith, che di certo l'aveva violentata e che di certo era scappato il giorno dopo l'omicidio. Un bugiardo che entrava nelle case altrui con un coltello e non si faceva scrupolo di puntarlo contro chi lo scopriva. Nonostante questo non si è deciso di tornare indietro e chiedere scusa ai due ragazzi in carcere. No, si è preferito allargare il crimine inserendoli in una ricostruzione accusatoria che dirla fantasiosa è dir poco. Si è lasciato che i giornalisti si improvvisassero detective (il clochard alla Polizia lo portarono i giornalisti) è si condannato perché, secondo la ricostruzione del primo processo, si disse che dopo essersi incontrati in piazza Grimana i tre (Guede, Knox e Sollecito) andarono nella casa di via della Pergola, dove già si trovava Meredith che fu notata perché la porta della sua camera era socchiusa, e mentre la Knox e il Sollecito si scambiano effusioni, Guede, dopo essere andato in bagno e forse eccitato dalle effusioni tra i due, sarebbe entrato nella camera semiaperta per tentare un approccio. E di fronte al rifiuto di Meredith avrebbe tentato di violentarla. A questo punto la storia assume connotati mitologici tutti da interpretare. Infatti, alle grida d'aiuto della ragazza la Knox e il Sollecito non solo non la aiutano, ma si uniscono a Guede perché il tentativo di violenza era per loro una situazione eccitante. E a causa di quella eccitazione, tutti tentano di immobilizzarla con la minaccia di un coltello. Rudy con il suo e Amanda con quello da cucina di Raffaele che si era portata dietro perché... già, perché? Forse che Amanda Knox voleva emulare Lorena Leonor Gallo, conosciuta dal grande pubblico come la signora Bobbit?
E dai, chiudiamola qui. Assolviamoli e facciamola finita con le fantasie processuali che continuano in ogni sede. In ogni sede perché bisogna dirlo che anche in cassazione si son fatte passare da sotto il banco le magagne dell'inchiesta. E pare strano che nessun giornalista o critico o magistrato chieda al Procuratore Generale dove ha trovato il coraggio di dire che sulla vittima hanno infierito tre persone, pur sapendo che si son trovate le tracce solo di Rudy Guede. Da dove vengono fuori le tre persone? Solo dalla ricostruzione della procura che si aggrappa a un gancetto trovato oltre 40 giorni dopo il crimine in un'altra stanza della casa e toccato da tutti gli analisti. Nessuno dirà neppure al dottor Pinelli di essere parso quasi comico quando ha detto che a seguito dell'omicidio si diede corso a una estesa attività di ripulitura selettiva. Una estesa attività di ripulitura "selettiva"? Forse il ragazzo pugliese e la ragazza di Seattle (per i magistrati è lei che ha accoltellato Meredith) avevano il tocco magico, la supervista e la memoria cosmica? Quale logica usa chi accusa in cassazione? Per i procuratori è la Knox che taglia la gola di Meredith, si è detto, però le impronte di sangue, nonché tutte le altre tacce presenti nella camera, sono di Rudy Guede. Forse che quella sera era in atto una trasposizione temporale dovuta a quello spiritismo tanto in voga a Perugia e dintorni? Qualche anima pia della procura ha mai provato a entrare nella stanzetta di Meredith, ad accoltellare per finta chi non vuole farsi accoltellare e poi, andando a memoria, a ripulire esclusivamente le proprie tracce lasciando solo quelle del complice? E perché poi, visto che si sta pulendo una scena del crimine, fare selezione e non pulire tutto? Non conviene cancellarle tutte le tracce e prima di chiamare aiuto portarsi via e bruciare ogni cosa mostri segni di sangue (federe, lenzuola, tappetini ecc...).
E ancora: perché il PG dice che la decisione di non ripetere le analisi sul computer di Sollecito, ciò che non voleva assolutamente la procura di Perugia, è immune da censure? Se il colpevole catturato è quello giusto perché negare una nuova perizia chiarificatrice che potrebbe solo incastrarlo ancora di più? Qualcuno aveva forse paura di scoprire che la sera dell'omicidio di fronte a quel computer c'era sempre stato un ragazzo che ogni minuto o due muoveva il mouse? Forse il PG non ricorda il computer di Alberto Stasi, manipolato in maniera sbagliata dai carabinieri ancor prima di arrivare ai tecnici. Perché, al contrario che a Perugia, in quel caso una nuova perizia fu accordata? Ma la sparata più grossa del PG è quella che riguarda la rinuncia a visionare le immagini della "telecamera 7". Rinuncia che per il dottor Pinelli era motivata. Ma come, l'unica telecamera che inquadra il cancello della casa di via della Pergola non si prende in considerazione? (Il filmato che non entrò agli atti lo mostrò in esclusiva il settimanale Oggi e si può ancora vedere cliccando su questo link). Forse il ragazzo che passa e staziona attorno alla casa è il Guede, forse la ragazza col giubbotto bianco che entra pochi minuti prima delle 21.00 è Meredith. Insomma, si vedono persone entrare in quel cortile e auto stazionarvi di fronte... e in cassazione il PG dice che la rinuncia era motivata? Da cosa era motivata, di grazia? Dalla voglia di non passare per quelli che hanno chiuso il caso prima ancora di avere indizi utili?
In poche parole, il dottor Mario Pinelli è parso davvero poco credibile nel portare avanti accuse partite da altri magistrati. E senza voler offendere o infierire, ma solo per fare informazione, per quale ragione dovremmo credere alla sua ricostruzione - appiattita a quella dei procuratori?
Il dottor Mario Pinelli non è forse lo stesso magistrato che una domenica sera del 1990, in diretta sulla Rai, disse di aver catturato il colpevole dell'omicidio di Cristina Capoccitti? E non lo disse, forse, dopo aver interrogato Mauro Perruzza, un ragazzo di 14 anni che si autoaccusò dell'omicidio di sua cugina? Perché, c'è da chiedersi, poi lasciò che in carcere ci finisse il padre, lo zio acquisito di Cristina, Michele Perruzza? Quanto fu realmente coinvolto in quella vicenda il dottor Mario Pinelli? Sapeva che fine aveva fatto la registrazione fonica, incredibilmente scomparsa, in cui il ragazzo, una volta portato di fronte al magistrato minorile, dopo aver ribadito la propria colpa cambiava versione accusando il padre? Cosa avrà pensato delle 17 versioni diverse verbalizzate nel tempo da Mauro Perruzza? Sapeva che i suoi consulenti, quelli che lavorano per le procure e non sbagliano mai, per far condannare il padre scrissero in perizia che sulle mutande trovate in casa Perruzza, sporche del sangue di Cristina, c'era il dna dell'uomo mentre, invece, in un altro processo per calunnia che assolutamente non si voleva celebrare (due volte la cassazione dovette intervenire per costringere la procura a istruirlo), risultò esserci il dna del figlio? Sarebbe stato condannato Michele Perruzza se questa verità fosse entrata in tribunale prima della sua condanna definitiva? Sarebbe morto in carcere di crepacuore? E ancora... aveva il dottor Pinelli fatto verifiche sulla ricostruzione ufficiale? Professionalmente deve averle fatte. Se le ha fatte, perché non si è reso conto da subito che a causa del buio il ragazzo non poteva aver visto nulla di quanto diceva di aver visto? Che, quindi, raccontando il modus operandi dell'assassino raccontava le gesta compiute da se stesso, non quelle del padre?
Forse non ricorderete il caso in cui il procuratore Mario Pinelli, chi ora dice che Raffaele Sollecito e Amanda Knox si accanirono su Meredith, chi dice che in camera non c'erano tracce dei due perché misero in atto una ripulitura selettiva (cancelliamo le nostre e lasciamo quelle di Rudy), chi dice che rifare la perizia sul computer era inutile (quando vi sono dubbi nulla è inutile), chi dice che la telecamera 7 non fu tenuta in considerazione perché non era importante (nonostante fosse l'unica a inquadrare il cancello della casa in cui viveva Meredith), ebbe una parte attiva e primaria nelle indagini di un caso scabroso che dal Corriere della Sera venne definito una vergogna giudiziaria da manuale (link a conferma). Cliccate su questo link per leggere una buona rivisitazione del crimine. Chissà perché la sua arringa mi è risultata poco spontanea e la sua logica mi è parsa influenzata da una logica altrui. Non una logica chiara, naturalmente, perché è pacifico che nel delitto di Perugia la buona logica porta alla conclusione che solo Rudy Guede può aver ucciso Meredith Kercher. Infatti, le tracce ci dicono che lui e solo lui era in quella stanza. Che lui e solo lui ha violentato Meredith. Che lui e solo lui può aver rotto il vetro della finestra per entrare nella casa (altroché depistaggio) e fare come aveva già fatto in altre case "visitate" (usare il bagno e il coltello, ad esempio). Che lui e solo lui ha gettato i due cellulari durante la fuga (e non erano il frutto di una ricettazione ma di un furto, viste le impronte di Guede sulla borsa di Meredith). Che lui e solo lui è scappato dall'Italia rifugiandosi in Germania. Che lui e solo lui ha tirato in ballo le ombre e poi, a mesi di distanza e solo per salvarsi dall'ergastolo, Raffaele e Amanda che già stavano in carcere in attesa che la procura li potesse incastrare con indagini posticce e mirate.
Forse non ricorderete il caso in cui il procuratore Mario Pinelli, chi ora dice che Raffaele Sollecito e Amanda Knox si accanirono su Meredith, chi dice che in camera non c'erano tracce dei due perché misero in atto una ripulitura selettiva (cancelliamo le nostre e lasciamo quelle di Rudy), chi dice che rifare la perizia sul computer era inutile (quando vi sono dubbi nulla è inutile), chi dice che la telecamera 7 non fu tenuta in considerazione perché non era importante (nonostante fosse l'unica a inquadrare il cancello della casa in cui viveva Meredith), ebbe una parte attiva e primaria nelle indagini di un caso scabroso che dal Corriere della Sera venne definito una vergogna giudiziaria da manuale (link a conferma). Cliccate su questo link per leggere una buona rivisitazione del crimine. Chissà perché la sua arringa mi è risultata poco spontanea e la sua logica mi è parsa influenzata da una logica altrui. Non una logica chiara, naturalmente, perché è pacifico che nel delitto di Perugia la buona logica porta alla conclusione che solo Rudy Guede può aver ucciso Meredith Kercher. Infatti, le tracce ci dicono che lui e solo lui era in quella stanza. Che lui e solo lui ha violentato Meredith. Che lui e solo lui può aver rotto il vetro della finestra per entrare nella casa (altroché depistaggio) e fare come aveva già fatto in altre case "visitate" (usare il bagno e il coltello, ad esempio). Che lui e solo lui ha gettato i due cellulari durante la fuga (e non erano il frutto di una ricettazione ma di un furto, viste le impronte di Guede sulla borsa di Meredith). Che lui e solo lui è scappato dall'Italia rifugiandosi in Germania. Che lui e solo lui ha tirato in ballo le ombre e poi, a mesi di distanza e solo per salvarsi dall'ergastolo, Raffaele e Amanda che già stavano in carcere in attesa che la procura li potesse incastrare con indagini posticce e mirate.
Qualcuno dopo il suo arresto si è chiesto il motivo per cui questo ragazzo, che comportandosi in altra maniera avrebbe avuto il mondo ai suoi piedi, fu cacciato dall'uomo che l'aveva accolto come un figlio e finì col vivere al limite spacciando e rubando? E soprattutto, si è chiesto perché il primo novembre 2007 si trovava a Perugia invece che nelle patrie galere? E' di pochi giorni fa la notizia della condanna anche in appello inflittagli dal tribunale di Milano (link di conferma - link con la ricostruzione della direttrice dell'asilo). La sera del 27 ottobre 2007 - a cinque giorni dal delitto di Meredith - Rudy era all'interno di un asilo milanese. Con sé aveva un coltello da cucina, preso dalla mensa dell'asilo e poi lasciato in loco, il computer e il cellulare rubati pochi giorni prima in uno studio legale di Perugia, un martello (servito a rompere il vetro della finestra), un coltello, preso dalla mensa dello stesso asilo, e un orologio da donna. Inoltre l'armadio e la cassetta coi soldi erano aperti La leggenda metropolitana vuole che, portato dai poliziotti di fronte al procuratore per formalizzare la denuncia e l'arresto, abbia trovato un magistrato oberato di lavoro che lo iscrisse nel registro ma non lo arrestò. Era domenica ormai, e questi disse che Guede era un problema di Perugia. Così Rudy prese un treno e tornò in Umbria. Chi lo accolse in stazione non si sa, si sa però che il giorno dopo si presentò allo studio legale per chiedere scusa di aver acquistato, alla stazione di Milano da non si sa chi, il portatile e il cellulare degli avvocati. Si presentò per raccontare una storia incredibile: quella di aver lui, che era a Perugia nei giorni del furto, acquistato a Milano due oggetti rubati a Perugia. Comunque il raccontarla lo agevolò, visto che gli avvocati non lo perseguirono (ma chissà, magari lavoravano anche per chi lo aveva preso in affidamento).
Che Rudy Guede abbia avuto una vita tormentata e priva dell'amore dei genitori è vero. Ma in Italia trovò tanta solidarietà e tante amicizie grazie alla sua insegnante che nel tempo continuò a interessarsi a lui. A sedici anni era benvoluto e faceva sport. Era una promessa del basket che grazie agli amici e all'allenatore fu adottato, tramite l'affido temporaneo (fino alla maggiore età), dal proprietario della squadra di pallacanestro, uno degli imprenditori più ricchi e influenti di Perugia che lo portò a vivere nella sua villa. In quel periodo conobbe l'alta società, l'agiatezza, le belle cose e le comodità che non aveva mai avuto. Stava vivendo una favola e non gli mancava nulla. L'unica condizione che gli venne posta, era quella di impegnarsi a scuola. Lui se ne fregò e la disattese. E allora l'imprenditore lo mise a lavorare. Ma Rudy non si presentava spesso al lavoro. Così, a quasi 19 anni venne cacciato di casa e si allontanò da Perugia andando a vivere in Lombardia, da una zia. Per un certo periodo rimase una figura anonima. Poi, a gennaio 2007 tornò a Perugia e per quasi sei mesi fece il giardiniere in un agriturismo di proprietà di chi l'aveva adottato, dell'imprenditore influente. Questo dimostra che i ponti non erano tagliati di netto e che se gli serviva una mano qualcuno a Perugia gliela dava.
Poi smise di lavorare. E' in quel frangente che inizia il periodo critico di Guede? Non c'è una perizia psichiatrica su di lui, si sa che aveva incubi e trascorreva notti di sonno particolari, ma nessuno ha mai chiesto di capire se la sua mente ha delle falle e se va curata. Quindi, oltre a sapere ciò che han raccontato in tanti, che era un bugiardo cronico, si sapeva anche che entrava nella case altrui per rubare, come capitò ad inizio settembre 2007 (a due mesi dalla morte di Meredith) quando fu scoperto a frugare in una casa di via Moro e cercando di scappare trovò la porta chiusa ed estrasse il coltello per allontanare chi lo rincorreva.
Che Rudy Guede abbia avuto una vita tormentata e priva dell'amore dei genitori è vero. Ma in Italia trovò tanta solidarietà e tante amicizie grazie alla sua insegnante che nel tempo continuò a interessarsi a lui. A sedici anni era benvoluto e faceva sport. Era una promessa del basket che grazie agli amici e all'allenatore fu adottato, tramite l'affido temporaneo (fino alla maggiore età), dal proprietario della squadra di pallacanestro, uno degli imprenditori più ricchi e influenti di Perugia che lo portò a vivere nella sua villa. In quel periodo conobbe l'alta società, l'agiatezza, le belle cose e le comodità che non aveva mai avuto. Stava vivendo una favola e non gli mancava nulla. L'unica condizione che gli venne posta, era quella di impegnarsi a scuola. Lui se ne fregò e la disattese. E allora l'imprenditore lo mise a lavorare. Ma Rudy non si presentava spesso al lavoro. Così, a quasi 19 anni venne cacciato di casa e si allontanò da Perugia andando a vivere in Lombardia, da una zia. Per un certo periodo rimase una figura anonima. Poi, a gennaio 2007 tornò a Perugia e per quasi sei mesi fece il giardiniere in un agriturismo di proprietà di chi l'aveva adottato, dell'imprenditore influente. Questo dimostra che i ponti non erano tagliati di netto e che se gli serviva una mano qualcuno a Perugia gliela dava.
Poi smise di lavorare. E' in quel frangente che inizia il periodo critico di Guede? Non c'è una perizia psichiatrica su di lui, si sa che aveva incubi e trascorreva notti di sonno particolari, ma nessuno ha mai chiesto di capire se la sua mente ha delle falle e se va curata. Quindi, oltre a sapere ciò che han raccontato in tanti, che era un bugiardo cronico, si sapeva anche che entrava nella case altrui per rubare, come capitò ad inizio settembre 2007 (a due mesi dalla morte di Meredith) quando fu scoperto a frugare in una casa di via Moro e cercando di scappare trovò la porta chiusa ed estrasse il coltello per allontanare chi lo rincorreva.
Nonostante questo il popolo italiano è in trepida attesa e urlerà di rabbia se oggi Sollecito e la Knox dovessero venire assolti. Nessuno pensa che si chiede di condannarli in base a una ricostruzione fantasiosa e che a meno di dieci anni dal suo arresto Rudy Guede, che sicuramente era sulla scena del crimine e sicuramente ha violentato Meredith, sarà libero di girare ancora per le strade italiane e di frequentare le ragazze italiane e straniere. In questi anni ha studiato e si sta per laureare in Lettere. Ma se nessuno lo curerà dandogli quanto gli serve per vivere a modo suo (e solo una famiglia può aiutarlo in tal senso), la laurea non gli servirà a nulla e al primo imprevisto potrebbe ricadere nuovamente nella linea di confine dove già si trovava prima dell'omicidio di Meredith. Quella linea che si poteva interrompere se a Milano lo avessero arrestato perché sorpreso in flagranza di reato all'interno di un asilo, con un coltello nello zaino dopo aver aperto un armadietto e rubato soldi. Pochi giorni in carcere in attesa di un processo per direttissima gli avrebbero impedito di festeggiare Hallowen a Perugia vestito da vampiro... e avrebbero consentito a Meredith di continuare a vivere.
homepage volandocontrovento
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26 commenti:
la giustizia italiana pultroppo va in questo modo , poi essere assolto da colpevole e condannato da innocente , non e' giustizia
Grazie per l’eloquente articolo che, come sempre, è da leggere a tutti i costi, Massimo!
Se la Cassazione dovesse malauguratamente confermare la condanna di questi ragazzi, Raffaele sarebbe il solo, da innocente, a pagare. Rudy Guede è l’assassino di Meredith Kerxher. L’ha uccisa perché l’ha beccato mentre rubava in casa, ma prima ha pensato di abusare di lei sessualmente, il che ha fatto sì che la situazione degenerasse, concludendosi con questo tragico epilogo.
Non capisco perché debbano condannare degli innocenti sulla base di indizi (che qui non esistono) e teoremi basati su pregiudizi e presupposti senza né capo né coda. Basterebbe leggere la requisitoria del Pg della Cassazione per comprendere come sia fallace il quadro indiziario.
Buona giornata.
io sono un pregiudicato , ho fatto diversi crimini (economici)per i quali sono stato sempre assolto,poi mi sono visto dare una condanna a 7 anni per dei reati che non ho commesso in quanto in quel periodo ero detenuto e a distanza di 15 anni che vita ho potuto organizzarmi nel frattempo ?
sentenza già scritta (verranno condannati) e scandalosa. Questo è e rimarrà l'emblema della malagiustizia italiota. In carcere senza uno straccio di prova e di movente, cose da terzo anzi quarto mondo! E il vero assassino, mai interrogato per verificare se i due ragazzi abbiano o meno preso parte alle ipotesi farneticanti del PM!
certo che un Pinelli che dopo quegli scandali giudiziari è ancora PG fa rabbrividire! Il paragone con l'inidoneità del pilota della Lufthansa mi nasce spontaneo
Ciao Massimo
La vicenda giudiziaria sull'omicidio di Meredith Kercher è forse una delle più brutte pagine della giustizia italiana degli ultimi 50 anni. Credo che, ammesso la vicenda si chiuda con la sentenza di oggi, non verrà mai scritta la verità su questo omicidio, nonostante anche la sentenza passata in giudicato emessa nei confronti di Guede.
Sai bene, perché te lo scrissi un po' di tempo fa, quale sia la mia personale ipotesi sulla reale genesi di questo omicidio. Ipotesi che incastra perfettamente tutti i tasselli della vicenda, sia quelli emersi durante le indagini sia quelli venuti fuori durante il dibattimento in primo e secondo (Perugia) grado, ma che non potrò mai scrivere sul tuo blog per non far sì che lo stesso sia chiuso immediatamente e tu (assieme a me) ne debba subire le conseguenze.
Mercoledì sulla Nazione è stata pubblicata una breve intervista a Caludio Pratillo Hellmann, il presidente della corte d'assise di Perugia che assolse i due ragazzi:
"Se dovessero confermare la condanna ... sarà un grandissimo errore giudiziario. Contro quei due ragazzi non c'è alcuna prova. Ognuno si assume le proprie responsabilità". Claudio Pratillo Hellmann è il presidente della Corte di Assise di Perugia che il 3 ottobre 2011, ribaltando il giudizio di primo grado, mandò assolti Amanda Knox e Raffaele Sollecito mentre la piazza urlava "vergogna".
Quali spazi ha la Cassazione?
"L'esito è abbastanza scontato, e cioè il rigetto dei ricorsi e la conferma della condanna. Cosa vuole, che ora la Cassazione si rimangi quello che aveva detto?".
Voi avete deciso per l'assoluzione secondo scienza e coscienza...
"Noi abbiamo preso una decisione in coscienza, ma sarò curioso di vedere che cosa dicono ora. Due anni fa la Cassazione ci criticò sostenendo che avevamo compiuto un esame atomistico della prova, invece che effettuare una valutazione complessiva. Ma, mi chiedo io, se i singoli indizi non hanno alcuna valenza, com'era possibile fare una valutazione complessiva del niente?"
Se li condannano non sarà fatta giustizia?
"A me dispiace per quei due poveri ragazzi che non c'entrano nienete"
continua
Quando assolsero in appello Amanda e Raffaele, una folla di cacciatori di streghe, di fronte al tribunale di Perugia, avrebbe voluto linciare in blocco gli imputati e i giudici. Il colpevolismo rappresenta senz'altro un retaggio quasi inestirpabile in un popolo involuto come il nostro. Se poi a questo si aggiunge un certo antiamericanismo viscerale e un antirazzismo becero tendente a scagionare ideologicamente un mostro conclamato, allora la frittata di una delle più grandi vergogne giudiziarie degli ultimi anni è fatta. Ciononostante spero ancora che nella Cassazione prevalga un minimo di buon senso.
continua
Senza contare l'intervista rilasciata da un giurato popolare della sentenza d'appello in rinvio di Firenze nella quale lo stesso ha affermato che i due ragazzi sono stati condannati sebbene non vi fosse alcuna prova contro di loro (segno che il peso di Nencini alla fine ha prevalso su tutti in camera di consiglio. Nencini che è stato anche sottoposto ad indagine interna da parte del CSM dopo le dichiarazioni rilasciate i giorni successivi alla pronuncia della sentenza ed ancor prima del deposito delle motivazioni).
Conosco questo caso benissimo ed in modo estremamente minuzioso. Posso quindi affermare in tutta onestà l'estraneità totale ai fatti da parte dei due imputati, come anche sollevare dubbi molto motivati su tutto ciò che la Procura di Perugia ha portato a processo contro di loro.
Le due condanne inflitte traggono la loro origine principalmente dai due verbali della notte del 7 novembre (che la Cassazione proibì di utilizzare ma che surrettiziamente entrarono in dibattimento grazie all'incriminazione per calunnia nei confronti di Lumumba). Verbali di interrogatori resi davanti alla polizia giudiziaria ed al PM in assenza del difensore ed in totale spregio dei diritti costituzionali dell'imputato. Interrogatori condotti con metodi talmente sospetti da risultare palesemente non utilizzabili (stranamente e solamente per quegli interrogatori è andata persa la registrazione audio).
A questi si sono sommati prima indizi palesemente falsi (magari portati in buona fede ma successivamente dichiarati inesistenti) e poi prove "scientifiche" che in nessuna corte di giustizia di un paese democratico avrebbero potuto essere considerate. Basta vedere i video del sopralluogo della Scientifica di Roma della Stefanoni (caso strano ritorna lo stesso personaggio nelle indagini sull'omicidio di Yara) per rendersi conto che il gancetto del reggiseno (unica prova/indizio che collega Sollecito all'omicidio) non poteva essere considerato in alcun modo un reperto valido. Senza parlare del coltellaccio da cucina con il quale la Knox (secondo la Procura di Mignini) avrebbe ucciso Meredith, ma nessuna ferita risulta compatibile con quel coltello usato come arma del delitto, sul quale sempre secondo la Stefanoni vi era il DNA della vittima assieme a quello della ragazza americana.
A tutto questo si sono sommate le innumerevoli e cangianti confessioni/dichiarazioni di Guede che hanno chiamato in correità i due ragazzi (non le prime che invece li escludevano dalla scena del crimine e che permettono di trovare riscontri, bensì le ultime quando era ben chiaro che coinvolgendo quelli che la Procura voleva che fossero i colpevoli Guede si sarebbe guadagnato un certo riguardo dalla Corte). Dichiarazioni ritenute inattendibili dalle Corti che hanno giudicato l'ivoriano ma che tuttavia hanno permesso di supporre un delitto a più mani. Dichiarazioni che non potevano entrare a processo contro i due ragazzi ma che Nencini ha tuttavia ha utilizzato come supporto delle proprie motivazioni in modo del tutto illegittimo.
Chi avesse voglia di documentarsi meglio sul caso può trovare online la documentazione completa sulla vicenda giudiziaria (a parte pochissimi verbali d'udienza tra i quali uno in particolare che un amico mi ha poi procurato), soprattutto gli ultimi due ricorsi alla Cassazione che a mio parere dimostrano chiaramente la nullità dell'ultima sentenza di Firenze anche se credo non serviranno a far assolvere i due ragazzi nel frattempo diventati adulti improvvisamente.
continua
continua
E questo perché credo che al massimo si possa sperare in una sentenza salomonica con la conferma della condanna alla Knox e la derubricazione a favoreggiamento della posizione di Sollecito (che avendo già passato 4 anni da innocente in carcere non dovrebbe più scontare alcuna pena). E siccome la Knox si trova attualmente negli USA, che non concederanno mai l'estradizione (si tratta di un evidente caso di double jeopardy o ne bis ne idem), ha fatto benissimo la difesa di Sollecito a spingere sullo smarcamento della posizione del proprio assistito.
P.S.
Massimo,
hai scritto nel tuo articolo dello stupro di Meredith da parte di Guede, stupro comprovato dal ritrovamento dello sperma dell'ivoriano nella vagina di Meredith.
In realtà il tampone vaginale non permise l'identificazione di sperma bensì unicamente del DNA di Guede probabilmente dovuto alla presenza di cellule epiteliali tanto che venne supposto nelle diverse motivazioni che Guede avesse penetrato Meredith con le dita.
Tuttavia il prof. Vinci, consulente di parte per conto di Sollecito, l'unico dei periti ad aver ufficialmente esaminato il cuscino dal vero (utilizzando la Crimescope), evidenziò la presenza sul reperto di due macchie presumibilmente ascrivibili a sperma.
http://www.injusticeinperugia.org/sperma_e_orma_ultima.pdf
A Firenze la difesa Sollecito chiese che quelle macchie venissero analizzate per determinarne l'origine certa e l'eventuale DNA (sicuri quindi che non fosse di Sollecito ma di Guede o di altra persona). Ma la corte rifiutò di procedere alla perizia per cui mai sapremo con certezza come andarono le cose.
Perché fare i processi quando abbiamo Prati????
Perché spendere tanti soldi e tanto tempo quando basta chiedere a lui?????
Perché Prati non è né un magistrato né un giudice, per questo si devono fare i processi che 99 su 100 sono fatti nel modo giusto.
Poi ci sta che Prati legga e si informi al meglio e che in alcuni casi non sia d'accordo coi politici, coi Pm e coi giudici. Per il momento glielo consentono la legge e la democrazia.
Posso comunque dare un consiglio democratico. Se la legge non piace alla maggioranza appiattita ai media e alle procure, basta indire un referendum e abrogarla così da far tacere chiunque e ritrovarsi a vivere non più in uno Stato del diritto ma in una Dittatura.
E se il referendum non viene accettato e non sta bene che esistano persone come Prati che se vedono qualcosa di strano criticano, basta trasferirsi in Iran o in paesi simili, dove a nessuno è concesso di criticare e se solo si alza la voce contro i poteri forti si finisce per andare al patibolo.
Oppure c'è una soluzione meno drastica da prendere: basta non entrare nei siti in cui scrive Prati per continuare ragionare col copia incolla, in pratica per come si vuole che ragioni la massa.
Massimo
Andrea, Massimo ti ha risposto e concordo con quello che ti ha detto. Se non ti trovi d'accordo con i suoi scritti e le sue opinioni, contestale pure ma evita il sarcarmo o frasi di quel tipo. Io con Massimo spesso e volentieri mi trovo in totale discaccordo (vedi il caso Bossetti), ma il rispetto che ho per lui e le sue opinioni non si discute. Colgo l'occasione per fare i miei complimetni a Tommi per le sue delucidazioni che mi confermano ancor di più le mie convinzioni di innocenza.
Certo che dev'essere un grande impegno e un notevole costo seguire tante udienze, leggere i verbali e le sentenze ... o pesca tutto dai giornali?
Conosco il qui presente punto di vista. Se ne sentiva l'olezzo anche ai tempi del caso Tortora e più o meno suona così: sicuramente ciò che riportano i media su un certo processo è solo una sommaria ricostruzione. Solo i sacerdoti professionali della giustizia uguale per tutti, ossia i magistrati -senza alcuna distinzione tra inquirenti e giudicanti-, conoscono cose che voi mortali neppure immaginate. Mi fermo qui altrimenti rischierei di trascendere. Piena solidarietà all'amico Massimo Prati.
I giornali servono quando il giornalista che scrive è serio.
Gli atti dei processi servono ancora di più perché non si leggono frasi estrapolate e riportate a modo dalla stampa.
Parlare dal vivo coi diretti interessati serve ancora più degli atti, perché puoi capire con chi hai a che fare.
Massimo
ASSOLTI !!!
Stefano
Quando la giustizia fa davvero giustizia le giornate paiono più serene e l'aria più respirabile... Bentornata giustizia!
Possiamo quindi avere ancora fiducia nella giustizia? Da oggi forse si. Ma che sofferenza...
Per Massimo Prati, grazie per quanto scrivi.
Sì davvero Massimo,
Una bella pagina di giustizia!
Il temporale è finito per questi due ragazzi,il tormento così ben espresso nell'articolo ora è svanito,per tutti coloro che ci han creduto,ma sopratutto per Amanda e Raffaele,che possono proseguire fieramente verso il futuro,rimarrà una cicatrice profonda e un giorno si chiederanno se sia stato solo un brutto sogno talmente è incredibile ciò che han vissuto.Auguro tanta serenità,e davanti al padre di Raffaele,mi tolgo il cappello,un esempio da seguire.
TommyS,oggi sei libero anche tu,puoi iniziare dar sfogo alla penna,l'avvocato di Amanda ha già annunciato che ora si prosegue sulle responsabilità processuali,e "sia" , speriamo che inizino togliendo a qualcun altro il passaporto!Seguiremo con attenzione vero Massimo?
Ciao Dudù
Direi che la legge sulla responsabilità dei giudici sta dando i suoi frutti.Direi benvenuta anche a lei.
Da "Il Post" Luca Sofri critica i colleghi.
A cosa serve un processo
28 marzo 2015
Con la sentenza di assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, diversi titolisti di giornali e commentatori da corsivo hanno recuperato il rituale formulario dedicato a “non è stata ottenuta giustizia”, “riscritta la verità su quella notte”, “nessun colpevole per”, “una sconfitta per la giustizia”, “ancora nessuna verità sull’omicidio”, eccetera.
Ed è strano che professionalità che dovrebbero essere esperte di principi civili e meccanismi giuridici li trascurino invece così sbrigativamente pur di aizzare il risentimento dei lettori nei confronti di qualcos’altro, in assenza di condannati.
In un processo non si cerca la verità su un caso; né un processo serve a scoprire chi possa essere il responsabile di un reato. Non è il reato, al centro delle scelte del processo: è un imputato accusato per quel reato, e c’è una bella differenza. Il processo è il luogo dove si conferma o smentisce un’ipotesi fatta prima del processo, con le indagini e il rinvio a giudizio. Che assolva o condanni, quindi, un processo avrà fatto comunque giustizia – formalmente, chiaro – rispetto a quello che era il suo compito. Compito che non è capire chi abbia compiuto un reato, ma decidere se chi ne è accusato lo abbia compiuto o no.
Quello che quindi una sentenza di assoluzione annulla non è il senso del processo, ma l’ipotesi dell’accusa e le sue eventuali conferme nelle sentenze precedenti. E naturalmente, per la difesa della convivenza civile e di elementari tutele per tutti, una sentenza non può essere emessa sotto il ricatto pubblico della necessità di trovare un colpevole. Non è una questione che può essere attribuita alle corti e alle giurie, e farlo è piuttosto pericoloso.
Luca Sofri
Tommy, non potresti linkarmi qualche documentazione sulla vicenda?
Sono molto contenta che sono finalmente assolti e che la vicenda è chiusa, se dire il vero ero preoccupata, sopratutto per Amanda, e non ci speravo più. Leggo commenti su Fb e vedo troppa gente incitrullita dai mass media che ritiene Amanda responsabile e non nomina nemmeno Guedè!..... Spero che magistrati-romanzieri-giallisti cominceranno pagare i suoi errori, i quali non saprei come spiegare, o con la totale mancanza di professionalità o con la disonestà.
Per chi volesse documentarsi in maniera più approfondita e avesse voglia di leggere, all'indirizzo internet che inserisco sotto potrà trovare alcuni documenti inseriti agli atti, compresa l'intercettazione della chat in cui Rudy Guede non sapeva d'essere intercettato e dalla Germania dice all'amico italiano che Amanda non c'entra con l'omicidio... ma si era solo all'inizio e d'altronde si sa che per certe procure dopo mesi la memoria testimoniale migliora. Infatti quasi sei mesi dopo, interrogato da Mignini, dice di aver visto un ombra correre in cortile e che quell'ombra... era Amanda.
Questo è il link
www.raffaelesollecito.org/?page_id=133
Massimo
Grazie Massimo per il link
Gentile sig. Prati, lei dimentica che Amanda Knox ha confessato la sua presenza all'interno della casa durante l'omicidio in due verbali di polizia che ha firmato, dopo che le furono letti, senza che nessuno la minacciasse e obbligasse a firmare ciò che era stato scritto (lo ha detto proprio lei al processo del 2009), ha riconfermato il tutto nei due memoriali scritti a freddo in prigione dopo l'arresto e ha ribadito nuovamente di essere stata presente all'omicidio in un'intercettazione con la madre durante una visita in carcere. Come ha anche detto, non sapendo di essere intercettata, sempre a sua madre Edda Mellas, che Lumumba era stato arrestato per colpa sua (non della polizia quindi) e le ha pure riferito di essere molto preoccupata per un coltello a casa di Raffaele Sollecito. Questi sono dati di fatto dai quali non si può scappare. Chi, ripetutamente, ammetterebbe mai di essere stato presente durante un omicidio se invece non è vero?! Nessuno...certo è rimasta sul vago, non ha confessato pienamente il delitto, nè ha espresso certezze assolute, perchè scema del tutto non era e non è...ma non si è mai sentito che uno che non c'entra niente con un omicidio menta parecchie volte e dica di essere stato presente se invece era da tutt'altra parte. Poi come sapeva che Meredith Kercher aveva "fatto sesso" e aveva urlato se ancora non lo sapevano nemmeno le autorità inquirenti? E perchè il suo ex fidanzatino pugliese, sebbene (purtroppo) questo dato non sia stato processualmente utilizzabile, disse che il DNA di Meredith era finito sulla lama di un coltello a casa sua quando, un giorno, la ragazza stava cucinando qualcosa e involontariamente si ferì? E' pacifico che Meredith non era mai stata in quell'appartamento. Come mai allora fu detta quella "piccola" balla (in parte vera)? Perchè mentire e incasinarsi da soli in questo modo se si è totalmente innocenti? La storiella che vede Guede uccidere in solitudine la povera M.Kercher è di pura fantasia, ed è stata smentita dall'autopsia che mostrava come Meredith non aveva segni di difesa personale sul suo corpo e che quindi non si è sicuramente potuta difendere. Ciò significa senza ombra di dubbio che era trattenuta e che l'aggressore non era uno solo; Guede, come sappiamo, aveva solo due mani. E in ogni caso i due ex fidanzati sono stati assolti col comma 2 dell'art 530, non di certo col comma primo.
Spero legga questo mio commento e che si accorga che noi colpevolisti (di questo caso) non siamo tutti completamente fuori di testa, come non lo sono i pubblici ministeri, nè i tantissimi giudici che li hanno giudicati colpevoli. Cordiali saluti.
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