venerdì 20 marzo 2015

Massimo Bossetti. Nuvole e orologi...

Saggio di Gilberto Migliorini


“La natura, così come oggi siamo in grado di capirla, si comporta in modo tale che risulta fondamentalmente impossibile prevedere esattamente cosa succederà in un dato esperimento. È una cosa orribile. Infatti i filosofi avevano stabilito come uno dei requisiti fondamentali della scienza che nelle stesse condizioni debba verificarsi la stessa cosa. Questo è semplicemente falso: non si tratta di una condizione fondamentale della scienza. Il fatto è che non succede la stessa cosa, e possiamo trovare solo una media dei risultati, con metodi statistici. Ciò nonostante, la scienza non è completamente crollata.” - Richard Feynman

Quanti sono i casi Bossetti? Quanti i più eclatanti finiti con condanne senza la ben che minima prova di colpevolezza, ma solo con un sistema teorematico basato su indizi veri o presunti? Nel Bel Paese si è inventato un nuovo tipo di processo, quello indiziario con le prove che si formerebbero in dibattimento, la nuova epistemologia giuridica per la quale esiste un processo magia dove anche in assenza di prove, shakerando a dovere quelli che ormai vengono definiti indizi (talvolta con molta fantasia), salterebbe fuori il nome del colpevole. Con quel topos della prova scientifica, una locuzione richiamata più volte in tutte le salse, si può davvero fare il miracolo. Ma un conto è giostrare con alambicchi e provette, usare qualche algoritmo e formula matematica, magari un database dal quale far saltar fuori per magia il nome del colpevole (qualche volta l’incantesimo riesce, ma non sempre), e un conto essere consapevoli dei limiti e delle condizioni nelle quali un enunciato abbia uno statuto di scientificità e un indizio non sia tale solo perché istituisca dei nessi suggestivi.

Mi rifarò alla epistemologia contemporanea - dal momento che molti sembrano tenere in grande considerazione la cosiddetta prova scientifica. Basta il nome e al grande pubblico è come somministrare un placebo, o fargli bere dello spumante con le bollicine: l’effetto è senz'altro inebriante. La magia è di quelle dove basta proferire la parola scienza, un po’ come dire abracadabra, per suscitare un consenso immediato e unanime. Si cita qualcosa che ha valore nella condizione controllata del laboratorio, sovente si tratta di un dato da considerare tutt'al più come elemento all'interno di un sistema di inferenze (possibilmente deduttive e non induttive). In Italia la parola scienza ha assunto per molti quel carattere magico, lo slogan che rende tutto più facile, più persuasivo e coerente. Come dire che se sull’etichetta c’è il suo logo, il marchio di fabbrica, allora possiamo star certi che il contenuto è proprio quello indicato, con tanto di dosi e ingredienti assunti magari come un farmaco dell’anima. Nel caso Bossetti il tema è il Dna, un acronimo evocativo di certezze…

Occorre avere una competenza in campo biologico per decidere la rilevanza della prova addotta? Direi proprio di no. Non occorre che un magistrato sappia di acido desossiribonucleico o di mitocondriale e nucleare. Il primo spunto narrativo è appunto quella confusione che salta all'occhio, una sorta di melassa argomentativa spesso al solo scopo di nascondere incoerenze e contraddizioni dietro alla cortina fumogena fatta di parole in libertà, e con in più quel verbo genetista e biologista che incanta la palude mediatica e le fa gridare inenarrabili supplizi all'indirizzo del signor Bossetti per via di quei microgrammi di ottima qualità e che purtroppo sembra siano andati esauriti, consunti o dilapidati nel decifrarne origine e proprietà. 

Il medium è quel collegamento tra fatti che offre loro rilevanza e visibilità, talora amplificandoli al punto da renderli vistosi ed eclatanti. Si tratta della confusione (ormai cronica e costitutiva) tra dato e prova (ma anche tra dato e indizio). Una confusione che crea le premesse (mediatiche) di un’audience che vive la giustizia come un colossale tiro al bersaglio.

Quando Karl Popper pubblicava la sua opera, l’epistemologia aveva già conosciuto pezzi da novanta per restare negli ultimi due secoli come Mach e Heisenberg. In seguito altri avrebbero promosso una riflessione critica sul metodo. E solo per citare alcuni nomi, scienziati come Feynman (padre delle nanotecnologie e ispiratore del computer quantistico) Prigogine premio Nobel per la chimica recentemente scomparso o Richard Lewontin - per restare in ambito genetico con l’opera famosa The dream of the Human Genome and Other Illusions

Le certezze illusorie della fisica newtoniana, semplificazioni artificiose della realtà, sono entrate in crisi nel novecento (declino della teoria newtoniana come episteme con l’elaborazione della teoria della relatività di Einstein). È soprattutto nella crisi dell’epistemologia di orientamento positivista e con l’opera di Thomas S. Kuhn - “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” - che si è affrontato il tema della distinzione tra scienza normale (quella dei ragionieri della scienza, i meri esecutori) e scienza straordinaria, dove avvengono le vere e proprie rivoluzioni scientifiche. La distinzione richiama alla mente per il caso Bossetti l’affermazione proditoria fatta da qualche operatore in ambito scientifico che la scienza non sbaglia. Al contrario possiamo affermare in tutta sicurezza che nella storia della scienza proprio l’errore ne ha sempre promosso gli sviluppi e che proprio l’errore è al centro di tutte le rivoluzioni scientifiche, come Kuhn ha osservato nella sua opera. Nella rivoluzione scientifica si vanno affermando nuovi paradigmi (attrezzature intellettuali e manipolative) per far fronte alle “anomalie” che richiedono un ripensamento delle modalità teoriche e procedurali di una determinata disciplina e che preludono appunto a una rivoluzione concettuale in ambito scientifico.

Nel 1934, Karl Popper aveva pubblicato la sua “Logica della scoperta scientifica” seguita poi da Congetture e Confutazioni e il Poscritto (per citare solo le opere più famose) che al di là delle prese di posizione dell’epistemologia più recente rimane sicuramente l’opera più importante e significativa sui limiti del metodo scientifico e sui criteri di validità della sua metodologia (ovviamente non come presa di posizione contro, ma al contrario come contributo a chiarire la logica della scienza e le sue eventuali fallacie e illusioni).

L’input più significativo dell’opera di Popper riguarda l’induzione (o inferenza induttiva) che normalmente viene usata nei tribunali come procedimento in grado di trasformare gli indizi in elementi di prova. La conclusione di Popper è invece categorica: l’induzione non esiste (non esiste nessun metodo basato sulla routine) e questo, occorre dire, in completo contrasto con il senso comune per il quale è facile passare da alcune osservazioni, per induzione, a delle categorizzazioni di tipo universale. Popper distingue due tipi di induzione:
a) una induzione ripetitiva o per enumerazione (osservazioni ripetute che dovrebbero fondare delle generalizzazioni)
b) induzione per eliminazione.

a - Induzione ripetitiva per enumerazione: Popper osserva che nessun numero di osservazioni di cigni bianchi riesce a stabilire che tutti i cigni sono bianchi (esiste sempre la possibilità che un cigno sia nero o di altro colore); nessun numero di spettri di atomi di idrogeno potrà stabilire che tutti gli atomi di idrogeno emettano gli stessi spettri. Nessun numero di osservazioni sul comportamento di un assassino, aggiungo io, potranno mai stabilire che in certe circostanze l’assassino si comporti sempre allo stesso modo: nessun numero di osservazioni di persone può fondare generalizzazioni del tipotutti gli uomini”. La conclusione popperiana è che l’induzione ripetitiva - o per enumerazione - non è fondante di un criterio di scientificità.

Si sente spesso nel caso di un omicidio indicare gli scenari possibili, come se tolti quelli sia esaurita la casistica delle possibilità. In realtà i casi possibili sono solo quelli che riusciamo a immaginare sulla base della nostra esperienza e dei nostri pregiudizi. La realtà è sempre più complessa e imprevedibile di quanto riusciamo a immaginare. Un paio di scarpe si possono macchiare di sangue se qualcuno cammina sul luogo del delitto, ma non è detto che in certe condizioni di umidità e temperatura (difficilmente ripetibili) ciò accada necessariamente. Magari perché il sangue si è già coagulato e/o perché la successiva camminata sull'erba bagnata le ha ripulite. Immaginare scenari è lecito, ritenere che quello che riusciamo a immaginare limiti le possibilità reali è un errore di chi pretende di esaurire il campo delle possibilità in quello che considera logicamente plausibile sulla scorta di quanto conosce o della casistica che ha preso in esame. Sulla base del noto e dell’esperienza sensibile la scienza non avrebbe mai conosciuto né il principio d’inerzia galileiano e né quello della caduta dei gravi. Per non parlare delle teorie completamente anti intuitive come la relatività o il principio di indeterminazione: la scienza per sua natura diffida del principio di induzione (che fa capo al senso comune) che ne minerebbe qualunque possibilità di sviluppo riducendo le sue conclusioni al noto e senza mai prendere in esame quelle discrepanze e quelle ‘eresie’ che invece la sollecitano a nuovi sviluppi. Possiamo senz'altro dire che tutta l’impresa scientifica esplora un campo di possibilità che tende ad espandersi e non già a conchiudersi in una routine predefinita e in un sistema di significati predeterminati. Per sua natura l’impresa scientifica è sempre aperta e pronta a riconsiderare le sue conclusioni sulla base di nuove osservazioni e alla luce di nuovi paradigmi concettuali qualora questi si dimostrino più fecondi e promettenti. La via della scienza è un percorso stretto tra il determinismo di leggi ferree (che in realtà sono solo approssimazioni) e il caos e l'arbitrio dell'indeterminismo.

b - L’induzione per eliminazione (o esclusione) si basa sulla eliminazione e confutazione delle teorie false (Bacone e Stuart Mill credevano che eliminando tutte le teorie false potesse emergere la teoria vera). L’operazione è impossibile perché il numero delle teorie false è indeterminato, potenzialmente infinito, semplicemente crediamo di averne definito la quantità e rappresentato tutti gli elementi.

Nel caso di un omicidio si sente spesso parlare di formule che hanno la pretesa di eliminare qualunque altro scenario perché prese in esame alcune possibilità si ritiene di averne esaurito il numero. In realtà in una situazione reale nessuno è in grado di formulare tutti i casi realmente possibili, perché fattualmente la realtà presenta sempre situazioni imprevedibili e del tutto ignote: la logica induttiva non può nemmeno definire una probabilità mancando un numero reale sul quale applicarsi. Le regolarità e i cicli iterativi non sono applicabili a quei numeri primi (che in certo senso rappresentano la realtà nelle sue indeterminazioni) che nonostante il crescere della potenza dei computer risultano del tutto refrattari a un calcolo predittivo. Un conto è la situazione del laboratorio, dove tutte le variabili sono controllate e si può stabilire un nesso certo tra variabili (dipendenti e indipendenti), e un conto una situazione reale dove entrano in gioco inquinamenti di varia natura e dove, come in un omicidio, non sempre è possibile cristallizzare la scena del crimine (come nel caso di un corpo lasciato per mesi alla mercé di chiunque).

Le formule spesso usate per utilizzare l’induzione sono quelle che poi possono essere clamorosamente smentite: Chi se non lui? Come altrimenti? Quale altro scenario è possibile? Confondendo il piano logico con quello fattuale. Un delitto non è un gioco di ruolo con risposte chiuse tolte le quali non ne esistono altre. Una criminologia come scienza induttiva che faccia riferimento vuoi a una casistica e vuoi a una supposto criterio testato mediante procedure di esclusione (eliminare tutte le ipotesi impossibili), andrebbe necessariamente incontro, secondo l’epistemologia contemporanea (e il buon senso), ad esiti deludenti e fallaci. Per eliminare tutte le teorie false occorrerebbe conoscerne il numero e la consistenza e, di fatto, poter definire la situazione reale come possibile e definire l’impossibilità con dei criteri che possano dirimerla dal possibile. Se ciò fosse vero, il detective sarebbe una mente onnisciente. Pescare poi in un database nel quale trovare spunti e analogie può essere utile come fonte di suggerimenti, non già come il libro dove estrarre la formula magica con la quale restringere preventivamente un campo di ricerca prima ancora di aver esperito l’ampiezza del campo di indagine; ampiezza che occorre dire può restringersi, ma anche allargarsi qualora altri indizi modifichino l’ambito della ricerca stessa. 

La conclusione di Popper è perentoria: per qualsiasi problema esiste sempre una infinità di soluzioni logicamente possibili e dunque qualsiasi metodo basato sulla routine risulta inadeguato per dimostrare la sua natura infallibile o per poter essere considerato scientifico. D’altro lato se l’induzione fosse valida scientificamente potremmo evitare di celebrare processi e usare per l’appunto una casistica come criterio di colpevolezza fondando generalizzazioni dal particolare all’universale (che costituisce appunto l’induzione o sillogismo induttivo).

Aristotele si era occupato anticamente di definire il sillogismo induttivo con il celebre:

L’uomo il cavallo e il mulo sono animali senza bile - L’uomo il cavallo e il mulo sono longevi - (quindi) Tutti gli animali senza bile sono longevi

Per cui qualche moderno criminologo potrebbe usare una formula analoga del tipo:

Antonio, Aldo e Gianni sono bugiardi - Antonio, Aldo e Gianni sono assassini -  (quindi) Tutti i bugiardi sono assassini

Per qualcuno si tratta di un sillogismo probabile, ma per altri di uno pseudo-sillogismo (più correttamente un sillogismo non scientifico). Naturalmente per Aristotele il vero sillogismo era quello deduttivo (o scientifico), non dal particolare al generale ma dal generale al particolare:

es: Tutti gli uomini sono mortali - Socrate è un uomo - Socrate è mortale: ricavando poi le 4 figure del sillogismo.

Già Bertrand Russell col tacchino induttivista aveva bollato l’illusorietà dell'induttivismo. Occorre dire che la posizione ingenua di certo scientismo si sta ormai affermando. Soprattutto in certi programmi televisivi che ci offrono un surrogato di epistemologia da salotto, dove le tautologie rappresentano la forma tipica di ragionamento. 

Popper ci offre una metafora caustica e illuminante, quella degli orologi e delle nuvole. Il senso comune suddivide gli eventi in due tipologie - quelli prevedibili (gli orologi) e quelli imprevedibili (le nuvole) - e pone l'accento sulle differenze quantitative e di complessità tra i due tipi di oggetti poiché "il comportamento delle nuvole sarebbe altrettanto prevedibile di quello degli orologi, qualora conoscessimo delle nuvole tanto quanto conosciamo degli orologi". Popper controbatte che (imprevedibilmente) la categoria degli orologi (assimilabili a nubi di molecole) può invece avvicinarsi a quella delle nuvole e che le teorie scientifiche, in quanto invenzioni umane, non sono strumenti perfetti. Sono invece strumenti di continua approssimazione alla realtà, reti progettate per catturare il mondo le cui maglie divengono sempre più fitte mano a mano che procede la conoscenza, ma costituisce una trama pur sempre troppo larga, mancando misure assolute, da non lasciare abbastanza spazio per l'indeterminismo.

Non occorre per un magistrato sapere di genetica per capire che in quel campo di Chignolo dove è stata trovato il cadavere della piccola Yara l’indeterminismo la fa da padrone, che niente in quello scenario ci riporta a una situazione da laboratorio rappresentativa di un orologio (peraltro con tutti i limiti di precisione di qualsiasi orologio, tutti invariabilmente nuvole di molecole - perfino quelli a scansione atomica sono testati su un tempo con margini di imprecisione), a meno di considerare l’oggetto in questione una pura astrazione, utile per formulare ipotesi, idonea a immaginare scenari, suscettibile di approfondimenti ma lontano davvero da quel senso comune o da certo scientismo che pretende di considerare la prova scientifica (che nella fattispecie è solo un dato) come una sorta di abracadabra. Un orologio insomma che, per quanto ci dicano che il Dna non sbaglia, è solo una nuvola di incertezza con quadrante, lancette e meccanismi di un orologio lasciati sotto la pioggia, sotto la neve e nel fango così a lungo da supporre che ormai non si sa più se le sfere vanno avanti o indietro o se indicano un tempo attendibile o inattendibile. Per non parlare poi del fatto sicuro che un orologio può essere manipolato volontariamente o involontariamente (se non si trova nelle idonee condizioni dove ogni variabile è tenuta sotto controllo) in modo che poi rilevi un tempo che non è assoluto e neppure relativistico: è solo un tempo immaginario o, magari, ‘taroccato’ (ovviamente quella dell’orologio è solo una metafora).

Ciò che colpisce in tanta nostrana criminologia è quella iper-semplificazione che rende banalmente semplice quello che invece è complesso. Non si tratta di un albo a fumetti dove l’assassino assume sembianze prevedibili e fantozziane. Il povero Bossetti secondo la vulgata criminologica girerebbe ossessivamente con un camion attorno alla palestra per far cosa? Per intercettare Yara che, sempre stando ai detective, già conosceva? E magari rischiando di non vederla se fosse uscita quando si fosse trovato dalla parte opposta? La logica vorrebbe che, se lo scenario fosse vero, Bossetti avrebbe più semplicemente parcheggiato il camion in attesa della ragazza. Oppure che sarebbe sceso dal mezzo posizionandosi all'ingresso della palestra per vederla uscire. O anche che fosse entrato nell'edificio per localizzarla. Per quale motivo, per il criminologo moderno, l'astuto muratore avrebbe continuato a girare in tondo senza mai fermarsi? La ricostruzione ha un effetto comico, ma è solo un’immagine fantasiosa e suggestiva, una di quelle induzioni che dovrebbero fornire un criterio di verosimiglianza e che invece danno la sensazione di un cartoon buono per un'audience abituata alle fiction e agli sceneggiati.

Già Ernst Mach aveva osservato che le teorie scientifiche finiscono per occultare i dati empirici, per nascondere i fenomeni, insomma che la metafisica si nasconde nelle pieghe stesse delle teorie scientifiche: come ad esempio la meccanica classica (galileiano-newtoniana) e come quegli illusori concetti di tempo assoluto e spazio assoluto. In quel campo di Chignolo si è fatto uso di concetti assoluti (Dna, giorno e ora della morte) senza disporre di alcun riferimento certo, solo postulando scenari senza disporre di elementi inconfutabili. Si è dato per buono un Dna che mai avrebbe potuto sopravvivere integro per più di due settimane alle intemperie, si è dato per certo che nessuno per mesi abbia potuto contaminare la scena del crimine e il cadavere, non si è considerata la contraddittorietà degli elementi raccolti (nucleare-mitocondriale) che pongono più di un ragionevole dubbio e non si è considerato che, alla fin fine, non esiste neppure più il reperto che inchioderebbe l’assassino. Ce ne sarebbe abbastanza per ritenere che Massimo Bossetti non solo non dovrebbe trovarsi in carcere, ma nemmeno essere imputabile di un delitto.

In un’indagine è del tutto legittimo immaginare uno scenario sulla base di un pre-giudizio (una ipotesi di partenza), cercare riscontri e indizi. Altra cosa perseverare in una certa direzione anche quando le aspettative vanno deluse e i riscontri contraddicono l’ipotesi di partenza. Questo ci porta al cuore dell’epistemologia contemporanea, a quel criterio di falsificazione che costituisce l’elemento che contraddice il senso comune e tutta quella pletora di opinionisti che fanno della prova il leitmotiv di uno scientismo ingenuo. L’ingenuità consiste nell'usare la verifica come criterio di controllo. Una teoria per essere provata deve poter essere falsificabile per via empirica e l’insieme dei potenziali falsificatori non deve essere vuoto: la scientificità di una teoria comporta la possibilità di estrarre conseguenze passibili di controllo fattuale. 

Nelle parole di Popper: “Da un sistema scientifico non esigerò che sia capace di essere scelto, in senso positivo, una volta per tutte; ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere messo in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico deve poter essere confutato dall’esperienza” - un sistema teorico è scientifico solo se può risultare in conflitto con certi dati dell’esperienza. Se cerchiamo conferme è facile ottenere conferme e verifiche per ogni teoria, cercando appunto ciò che conferma e non ciò che contraddice fattualmente la mia teoria: solo indicando quali eventi sarebbero incompatibili con la mia teoria mi espongo al rischio della confutazione, ma è proprio in questo che consiste la scientificità.

- Una teoria scientifica è una proibizione, esclude l’accadimento di certi fatti. Quante più cose essa preclude e tanto è migliore e tanto più si espone al rischio della smentita.

- Se una teoria non può essere in alcun modo confutata (non ha potenziali falsificatori) non può dirsi scientifica. L’inconfutabilità è un difetto.

- Controllare la scientificità di una teoria significa tentare di falsificarla (confutarla): la conferma della teoria non è altro che il tentativo fallito di falsificarla.

Esiste però anche la possibilità di sostenere delle teorie che si sono rivelate false introducendo ad hoc qualche assunzione ausiliaria, modificandone alcuni aspetti e reinterpretandola. Sono quelli che Popper chiama Mosse o Stratagemmi Convenzionalistici che salvano la teoria dalla confutazione ma ne distruggono il suo statuto scientifico sottraendola al criterio di falsificabilità. I sistemi metafisici sono sempre verificabili (utilizzano quei fatti che confermano) e mai smentibili. Se oggi dico domani pioverà o non pioverà (non può essere confutata) non faccio una asserzione empirica perché quanto ho detto trova sempre conferma. Se invece dico solo domani pioverà, faccio una asserzione empirica (falsificabile).

In un sistema giudiziario se una prova è irripetibile la controparte dovrebbe essere informata per poter effettuare i controlli, altrimenti siamo nuovamente in un sistema senza falsificatori potenziali. La scienza non è un atto di fede, solo gli asserti empirici (la possibilità che un esperimento possa essere riprodotto per un controllo) possono essere falsificati e dunque sottoposti ad eventuale confutazione. 

Questo fatto comporta che una teoria con maggior contenuto informativo e predittivo è anche la meno probabile (maggior informazione e complessità=maggior probabilità di sbagliare - la teoria più controllabile è anche l’ipotesi più improbabile). In altri termini la scientificità è data dal fatto che una teoria espone sempre il fianco a dei controlli empirici che possono confutare le sue conclusioni. Il rapporto tra verificazione e falsificazione è dunque asimmetrico. Migliaia di conferme non rendono certa una teoria (tutti pezzi di legno galleggiano), perché un solo fatto negativo falsifica dal punto di vista logico la teoria stessa (questo pezzo di ebano non galleggia).

A complicare ulteriormente il criterio di scientificità Popper introduce la distinzione tra falsificazione logica e falsificazione metodologica.

Falsificazione logica: se una ipotesi viene falsificata allora la teoria risulta falsificata: se T è vera allora sarà vera anche C (conseguenza); ma se C è falsa anche T è falsa (dalla falsità di una conseguenza si passa alla falsità della premessa). Nella fisica aristotelica la velocità di caduta di un corpo è proporzionale al suo peso. Non si sa se Galileo, martire della scienza, sia mai salito sulla torre pendente per effettuare l’esperimento della caduta dei gravi che confuta la fisica aristotelica. Ma anche in questo caso non tutto è così semplice. Per falsificare un’ipotesi ho bisogno di ipotesi ausiliarie (che mi consentano di estrarre da queste conseguenze osservabili) e in seguito proprio quelle ipotesi ausiliarie potrebbero rivelarsi sbagliate (e dunque responsabili di una scorretta falsificazione): l’esperienza non può mai falsificare un’ipotesi isolata ma soltanto un insieme teorico. In altri termini, potrebbe darsi che in seguito risulti falsa non l’ipotesi sotto controllo ma gli asserti usati per falsificarla (cioè strumenti, procedure e modelli utilizzati). Se faccio cadere degli oggetti senza tener conto della resistenza dell’aria posso essere indotto a credere che la fisica galileiana sia scorretta.

Dunque la falsificazione logica è sempre corretta e conclusiva, ma non sempre metodologicamente corretta e conclusiva. Insomma, una teoria è scientifica solo se in linea di principio e di fatto può essere smentita (deve possedere dei falsificatori potenziali). Se non esistono falsificatori si tratta di metafisica o di fede. Lo spazio einsteiniano che si incurva in prossimità delle grandi masse stellari è una previsione che contraddice la fisica classica e comporta il rischio della smentita (l’assunzione di tale rischio determina la scientificità della teoria).

Torniamo a quel campo di Chignolo e al Dna per vedere se il criterio di falsificazione risulta soddisfatto, individuando quali potrebbero essere le potenziali conseguenze che falsifichino l’imputazione di omicidio a carico di Massimo Bossetti. Intanto occorre dire che l’uso del termine prova scientifica, usato ad ogni piè sospinto, è del tutto improprio, illusorio e fuori luogo. La prova è sempre deduttiva e implica semmai l’utilizzo di dati. Il termine prova scientifica può riferirsi, come nella teoria einsteiniana, semplicemente a una costruzione teorica con carta e penna (equazioni) e senza l’ausilio di alcuno strumento se non concettuale. Gli strumenti (telescopi, radiotelescopi, ecc) servono semmai come procedure di controllo (nell'infruttuoso tentativo di falsificarla). La prova scientifica non è altro che un sistema deduttivo nel quale poste alcune premesse ne seguono di necessita determinate conclusioni (ma nel caso specifico indicando sempre quali fatti empirici sarebbero in grado di falsificare tali premesse).

Nel caso in oggetto (caso Yara) c’è una grande quantità di elementi che rendono aleatoria, per non dire immaginaria, la prova scientifica: mancano del tutto i falsificatori. Nel dettaglio:

A – Non viene indicato quando un reperto biologico non è più utilizzabile (quanto tempo deve trascorrere per considerarlo inattendibile)

B – Non viene indicato quando un reperto biologico sottoposto a stress ambientale (intemperie e parassiti) non possa più essere considerato valido. 

C – Non viene indicato quale deve essere il limite per il quale il luogo del crimine deve considerarsi non contaminato e alterato. Quale deve essere l’attendibilità di un reperto esposto per un tempo X in un contesto aperto a chiunque e dunque in una situazione non controllata.

D – Non viene quantificato il grado di attendibilità del reperto, se non con frasi discorsive e interpretabili a piacere (da “ottimo stato di conservazione” fino a “cattivo stato di conservazione”, “esiti non sempre ben interpretabili”, “elevato livello di degradazione”, “modificazione morfologica e cromaticità”... alla faccia dei metodi quantitativi).

E – Non viene indicato quale sia l’evidenza che si tratta di sangue, saliva, urina, sperma o magari invece touch Dna. Si sa che una traccia di Dna ancora leggibile (se esposta ad agenti di degradazione chimica e ambientale) è di circa due settimane (vedi articolo di Annika in questo blog). Passato questo termine le ricerche pubblicate su prestigiose riviste scientifiche mondiali ci dicono che la degradazione non potrà ricondurlo al soggetto di provenienza. In pratica, se dopo quel lasso di tempo è ancora di ottima qualità (e nel caso in questione le settimane trascorse non sono solo due ma ben dodici) significa che è subentrata qualche contaminazione... non necessariamente volontaria.

F – Non è più possibile una verifica sul reperto di attribuzione di identità essendo esaurito.

G – Non viene indicata una spiegazione plausibile della contraddizione tra mitocondriale e nucleare (vedi articolo di Annika in questo blog)

Perciò, in base all'epistemologia contemporanea non esistono falsificatori e dunque non ci troviamo di fronte a un procedimento scientifico (in merito alla dimostrazione di colpevolezza). Il fatto poi che un reperto venga analizzato da un laboratorio ha come risultato solo un insieme di dati sicuramente attendibili, elaborati con precisione e competenza, ma pur sempre e solo un insieme di dati (elaborazione con metodi quantitativi di un reperto), non certo della prova di un delitto che richiede un procedimento logico che istituisca nessi tra altri fatti. Per quanto le analisi di un reperto possano risultare attendibili, sono altri e ben più complessi i riferimenti al contorno (il contesto) che possono rendere delle conclusioni completamente aleatorie.

Clicca qui per leggere tutti gli articoli e i Saggi di Gilberto Migliorini

Homepage volandocontrovento

16 commenti:

con voi ha detto...

Interviene Anonimous sul caso Bossetti E ribadisce le verità scientifiche già espresse da Annika
http://www.leggo.it/index.php?p=articolo&id=1220052

Bruno ha detto...

Gilberto, dopo aver letto il tuo interessante articolo, (ti confesso non è stato facile, l'ho dovuto leggere due volte, perché non ho una cultura a tale riguardo), comunque mi hai fatto pensare e ricordare di quante volte in auto ho girato a vuoto come un cretino, quando alla radio c'era una canzone oppure anche un argomento che mi interessava. Giravo a vuoto quasi senza meta oltrepassando in varie occasioni anche la mia abitazione, pur di continuare ad ascoltare la radio.
Per fortuna non è accaduto niente di spiacevole, altrimenti come avrei fatto a giustificare tutto questo tragitto che facevo a vuoto. Sarà banale quanto ho scritto ma ci tenevo fartelo sapere, perché per un attimo mi sono paragonato ai giri del Bossetti.
Anche se per me non semplice,complimenti per l'articolo.

Vito Vignera da Catania ha detto...

Complimenti carissimo Gilberto,i dubbi su chi ha commesso questo delitto sono tanti e le certezze poche,anche se vogliono farci credere il contrario.Della scienza che non sbaglia mai portata dalla procura non mi fido,ho più fiducia in quel che tante volte l'amica Annika ci ha descritto nei suoi commenti,fatti scientificamente riportati sui libri che trattano di questi argomenti.Visto l'enorme mole di lavoro fatto in questi anni e l'esorbitante spesa fatta sia in indagini che in analisi su migliaia di persone,era scontato che qualcuno dovevano pur identificarlo,non potevano restare con un pugno di mosche in mano,il gioco doveva valere il prezzo della candela.Quando ci sarà il processo vedremo quali saranno le prove e gli indizi che inchiodano il muratore di Mapello.Non credo che basteranno il dna e un tizio che gira per Brembate con un furgoncino per abbordare ragazzine a identificare un probabile assassino,ci vuole ben altro per condannare all'ergastolo,poi tutto è possibile vista l'aria che tira nel sistema giudiziario italiano,bastano pochi indizi e sei il probabile assassino di turno.Buona notte.

Dudu' ha detto...

Complimenti Gilberto,
l'argomento,assai complesso,l'hai saputo esporre in modo comprensibile anche per i profani come me.
Sembrerebbe comunque che non basti la prova del dna,parziale,i giudici si sono espressi dicendo che per essere colpevole la procura deve collocare il Bossetti nelle scena del crimine e che i due si conoscessero.Perfino la tv(assurdo) ha cercato di provarlo,andando intervistare un signore che va spesso li al campo di Chignolo a riordinare i fiori,testimone che una domenica ,con tutta la famiglia,il Bossetti andò far visita al campo e danno lettura di colpevolezza.Decidere che è il suo camioncino,con lui alla guida nei pressi palestra appare una costruzione che contrasta con i fatti iniziali e non fa di lui un colpevole.Diverse persone che parteciparono alle ricerche sostengono che in quel campo Yara non c'era e come giustamente ribadisce la difesa il cadavere doveva trovarsi rannicchiato se la vittima fosse morta lì di freddo.Anche gli indumenti di Yara,che non portano traccia delle ferite inferte sugli indumenti parlano chiaro,ma non si vuole ascoltare ne vedere.Pure le condizioni del cadavere al ritrovamento indicano scenari che sembra non vengono presi in considerazione dalla Cattaneo,quindi ,per concludere ,le domande aperte sono ancora troppe a distanza di 5 anni.Se ci si richiama alla scienza,lo si deve fare per rispondere a tutti i quesiti.La vittima non è deceduta li,i fatti sono evidenti.Un'ultima cosa,chi ha attività edile,come il Bossetti,e pieno di coltelli di vari tipi proprio per l'attività che svolge,non c'è anomalia di ciò,questo signore ha più volte ribadito che svolgeva lavori exstra, inventarsi che andò comprare sabbia per seppellirla?Ma chi andrebbe comprare sabbia per sotterrare un cadavere vicino al comando delle indagini e potenzialmente coperto da videosorveglianza e con tutti gli elicotteri che sorvolavano la zona?Bastava eventualmente fare un buca no?Non sono palesi gli errori di questa indagine,sono univoci e concordanti.Dimostrano scentificamente che hanno sbagliato tutto in questa indagine e nessuno interviene per porre le evidenze,saranno a 10 milioni i costi oramai e non hanno ancora dimostrato che il Bossetti sia colpevole. Solo un carnevale di indizi costruiti su un'ipotesi che non si basa sui fatti veramente accaduti.Grazie per questo articolo,molto approfondito e ben fatto.Dudù

Gilberto ha detto...

Grazie Dudù

La sintesi delle incongruenze che metti in rilievo è sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono valutare il caso senza pregiudizio. Riguardo a questo articolo pensavo che dato il 'taglio' avrei fatto un buco nell'acqua. Invece con stupore ho notato che non sono pochi quelli che l'hanno apprezzato. Ciao e grazie.

A Vito Vignera che ho appena sentito telefonicamente.

Ti aspetto presto a trovarmi quando sali.

Vito Vignera da Catania ha detto...

Grazie dell'invito carissimo amico.A volte capita di fare buchi nell'acqua caro Gilberto, ma non nel tuo caso,ovvio che essendo tu un Prof di storia cerchi di dare una tua impostazione all'argomento in questione.E solo questione di tempo caro amico, e ti accorgerai che c'è gente che non solo fa buchi nell'acqua ma anche cerchi sul grano,e magari in tanti penseranno che sono stati gli alieni.Quando sarà l'ora del dibattimento voglio proprio vedere le tante prove raccolte e la miriade di indizi a prova di bomba.Un Bossetti che cerca di abbordare ragazzine con il furgone ci sta, invece un Michele Misseri che voleva abusare della nipote non era possibile,due pesi e due misure,hanno sbagliato a Taranto e continuano a sbagliare in quel di Bergamo.Buona Domenica.

Etrusco ha detto...

Per il momento mi pare di capire che, tra chi ha competenze scientifiche, solo Annika ha messo in discussione la durata nel tempo di quel reperto. Gli argomenti con cui sostiene il suo parere sembrano validi e credibili e mi sarei aspettato che, nei vari talk show televisivi, intervenisse qualcuno tra gli esperti a discutere dei medesimi concetti, oppure che ne parlasse Salvagni in qualche sua apparizione pubblica. Salvagni ha solo detto di errori, in modo generico, basandosi sulla non coincidenza del Dna Nucleare con quello Mitocondriale. Eppure se avesse sollevato dubbi e scetticismi sulla durata del Dna avrebbe fatto un quadro più completo da opporre alle tesi della procura.
Poi, da profano, non mi è chiaro se quando la temperatura scende sotto lo zero, per poi risalire sopra lo zero, e la cosa si ripete varie volte, congelando e scongelando la traccia in continuazione, contribuisce a deteriorarla o a mantenerla più a lungo, rispetto al caso in cui la temperatura si mantiene invece costante pochi gradi sopra lo zero.

magica ha detto...

ciao etrusco
l'avv. salvagni deve andare con i piedi di piombo .pena una denuncia per aver screditato i poteri forti .
salvagni si è limitato nel paralre di questo problema .
ci sono forumisti che senza remora alcuna hanno sospettato errori della procura .errori voluti per incastrare bossetti .
il sospetto venne , perchè arrestarono bossetti prima ancora d'avere la certezza della colpa .. con la conseguente gogna mediatica verso l'imputato : è stato un errore madornale , rincarato soprattutto dal messaggio agli italiani ., da un politico che era nel mirino ,per la sua poca efficacia nel proteggere i sacri confini del suolo italiano . percio'ci voleva un momento di gloria . ciao

Bruno ha detto...

poco fa in rai, forse la vita in diretta, notizia nuova. Un agente di commercio che vuole rimanere anonimo scrive una lettera dicendo che nel campo di Chignolo, dove è stata ritrovata la povera Yara, il 26 novembre alle ore 19 circa, si era appartato con una prostituta che si faceva chiamare Lucy, probabilmente africana, insieme a lei ha visto due motorini che usano di solito i ragazzi, c'erano nel campo tre ragazzini che correvano. Sapete qualcosa di più di questa lettera ? Grazie per nuove notizie.

andres ha detto...

Ciao Bruno, non so se è una testimonianza nuova, perchè già nel 2011 c'era stato un testimone che disse la stessa identica cosa.

Bruno ha detto...

Ciao Andres, grazie per il chiarimento, sarà la stessa notizia del 2011?. chissà. Perché la danno come nuova non capisco. grazie comunque. Ciao Bruno.

Ivana ha detto...

Gilberto, credo che citare Popper con tutta l'epistemologia scientifica sia un modo fuorviante per trattare il caso Bossetti. Sarebbe indispensabile tale citazione se la giustizia, e quindi i processi, potessero e dovessero agire proprio su quel piano epistemologico, ma non è così.
Quanti sono i casi Bossetti? Sono tanti quanti sono complessivamente i casi giudiziari indiziari.
Se si accettasse passivamente che la scienza non può fornire alcuna certezza, istituire processi indiziari costituirebbe un inutile spreco di tempo e di denaro e sarebbe meglio assolvere tutti a priori.
Nonostante certezza e quasi certezza possano essere infinitamente prossime, da un punto di vista logico restano due elementi ben distinti, è vero.
Una prova scientifica è soltanto una prova metodologicamente più attendibile di altre che scientifiche non sono. È, comunque, soggetta a margini di errore che vengono considerati e valutati.
I genetisti della Procura eseguono le varie analisi di laboratorio, utilizzando rigorosi metodi statistici; so che attualmente, in ambito forense, gli esiti di un’indagine condotta sul DNA, considerando l’elevatissimo numero delle ricorrenze statistiche confermative, rappresentano “prova” e non semplice elemento indiziario.
Ecco che, tenendo in considerazione probabilità e statistica, il discorso anti-induttivo viene superato.
Se tutti i cigni incontrati in precedenza sono bianchi, questo non dimostra certamente che non esistano cigni di altro colore, ma rende molto alta la probabilità che un certo cigno sia bianco e questo è un dato che sarebbe assurdo non prendere in considerazione.
Gilberto, hai scritto:“[…]Si sa che una traccia di Dna ancora leggibile (se esposta ad agenti di degradazione chimica e ambientale) è di circa due settimane[…]”
Dove risulterebbe, nero su bianco, nella letteratura scientifica una simile affermazione categorica? In quali testi precisamente?
Potresti elencarmeli, indicando, per ognuno, la pagina specifica in cui si affermerebbe che, dopo due settimane circa, una traccia biologica degradata non risulterebbe più leggibile?
Grazie


Gilberto ha detto...

@ Ivana
Ti contraddici e non te ne rendi conto. Sei tu a citare i metodi statistici, e se la formula che ho usato "due settimane" non va bene dirò semplicemente che una traccia esposta alle intemperie perde progressivamente la sua attendibilità e infatti come criterio di falsificazione indico alla fine del mio articolo che:
– Non viene indicato quando un reperto biologico non è più utilizzabile (quanto tempo deve trascorrere per considerarlo inattendibile)
– Non viene indicato quando (dopo quanto tempo) un reperto biologico sottoposto a stress ambientale (intemperie e parassiti) non possa più essere considerato valido.
– Non viene indicato quale deve essere il limite per il quale il luogo del crimine deve considerarsi non contaminato e alterato. Quale deve essere l’attendibilità di un reperto esposto per un tempo X in un contesto aperto a chiunque e dunque in una situazione non controllata.
Insomma Ivana l'onere di indicare i possibili falsificatori è di chi asserisce qualcosa come prova. Le due settimane sono solo un modo di dire che anche secondo Annika che richiama la letteratura in campo genetico hanno proprio quel valore statistico di cui ti fai paladina. Ciao, Gilberto

Ivana ha detto...

Gilberto, penso che sia tu a confondere i due piani: un conto è l'epistemologia scientifica, un altro sono i metodi statistici!
Come RIPETO: se si cerca la certezza assoluta, allora sono inutili i processi indiziari e si dovrebbe assolvere a priori!
Se, come fanno i genetisti, ci si affida alla probabilità (e ai suoi calcoli) ecco che viene superato il discorso anti-induttivo, come ho già precedentemente spiegato...
Se gli esperti della Procura sono riusciti, da una traccia biologica, a risalire a una verità ricostruendo una famiglia, (anagraficamente non esistente!) credo che quella traccia fosse ancora leggibile indipendentemente dal tempo trascorso e dallo stress ambientale subito...

Gilberto ha detto...

Eh... cara Ivana
Come siano arrivati a ricostruire una famiglia sinceramente non lo so proprio(e sempre che siano davvero riusciti a ricostruirla stante il fatto che per ora di documentato come piace a te anche sul padre legale non abbiamo ancora niente in mano...). Ormai abbiamo solo carte senza reperti, puff... o cremati o esauriti. Per il resto la statistica come ben sai è spesso ballerina e in quel campo di Chignolo ne è passato del tempo... Il falsificatore serve proprio a quello a dar ragione a una statistica se viene offerto un arco di tempo (qualunque esso sia) che però possa essere smentito fattualmente in altri casi e soprattutto in una situazione controllata (come vuole il metodo sperimentale) che nella fattispecie non è solo quella del laboratorio ma anche quella del luogo del crimine. Ma mi sto ripetendo...

Ivana ha detto...

Gilberto,tu e io niente abbiamo ancora sotto gli occhi di documentato, ma ci sono le 60000 pagine (una biblioteca!) in mano alla Procura, alla Difesa e alla Parte Civile!
Penso che nei faldoni, inerenti alle analisi laboratoriali sul DNA, tutto sarà stato descritto e fotografato in modo chiaro e minuzioso… Se verranno evidenziati errori, questi saranno ampiamente discussi in sede processuale e la Procura dovrà trovare risposte esaurienti dimostrando anche di aver agito in modo limpido e rigoroso…
Forse qualche analisi potrebbe essere ripetibile, altrimenti rimarrà, comunque, la ricca documentazione (presumo non mancheranno eventuali filmati!) a precisare ogni singolo passaggio eseguito…
Se saranno stati commessi errori umani, o di metodologia seguita, a cui non sarà stato posto il corretto rimedio, ecco che la cosiddetta "prova" del DNA non potrà più essere considerata tale...