Una copertina del settimanale Panorama |
Ma c'è anche da chiedersi se questa legge riuscirà a cucire le bocche dell'informazione e degli opinionisti che si nutrono solo di atti accusatori. Se servirà a fermare l'emorragia di atti che in fase di indagini preliminari devono rimanere all'interno delle procure e non finire nei salotti dei media o nei giornaletti di gossip. Si bloccherà questa malattia o per curarla servirà che l'Unione Europea minacci il nostro governo di altre multe milionarie? A tal proposito, mi sovviene che il 23 febbraio (c.m.) Vittorio Emanuele di Savoia si è visto risarcire per quanto accadutogli nel 2006. Se non avete perso la memoria ricorderete che venne arrestato e portato in carcere. E se non avete perso l'uso della logica non potete fare a meno di capire che la decisione sbagliata di una procura e di un giudice non solo è costata allo stato gli attuali 40.000 euro di risarcimento, ma all'epoca costò milioni di euro in indagini e negli anni successivi altri milioni di euro in processi. Inoltre fece molto scalpore e permise ai nostri media di offendere con facili illazioni (che oggi sappiamo erano false) e di farvi spendere denari dopo aver gustato la loro pubblicità. Per chi non ricordasse facciamo un ripasso. Vittorio Emanuele di Savoia fu ammanettato a Lecco e portato a Potenza in auto. I giornalisti non corsero per andare in Basilicata con fotografi e telecamere, di tempo ne avevano visto che da Lecco a Potenza qualche ora di macchina serve, e si radunarono di fronte alle carceri del capoluogo lucano per immortalare il monarca inquisito al quale veniva contestato di tutto. Fra le tante cose, l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al gioco d’azzardo e l'associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.
Il giorno successivo, nella prefazione di un articolo non firmato, il quotidiano La Repubblica scriveva: "Dopo l'arresto del principe, trapela che sarebbe indagato anche il figlio. E spunta una pista internazionale di tangenti che porta in Bulgaria". Il tenore dell'articolo ricalcava pari pari il provvedimento cautelare emesso dal Gip di Potenza su richiesta del procuratore Henry John Woodcock: "Indizi gravissimi, particolari raccapriccianti: così il gip Alberto Iannuzzi, ha commentato il coinvolgimento - con conseguente arresto - di Vittorio Emanuele, nell'inchiesta su corruzione e sfruttamento della prostituzione portata avanti dalla Procura di Potenza. Intanto anche Emanuele Filiberto risulterebbe indagato. Mentre, secondo alcune fonti (non confermate), gli inquirenti potrebbero aver eseguito il sequestro preventivo di alcuni beni dei Savoia. Vedremo cosa risponderà il principe martedì, nell'interrogatorio di garanzia. Ma oggi il gip Iannuzzi ha ribadito che il discendente di casa Savoia è un punto di riferimento importante, in un'inchiesta che riguarderebbe reati commessi in tutta Italia, ma anche all'estero. Sul perché della misura cautelare in carcere Iannuzzi ha sottolineato: I fatti accertati sono gravissimi, tali da giustificare il provvedimento. Ritengo di aver fatto una valutazione rigorosa, che prescinde dal rango della persona destinataria di questo provvedimento".
Meno male che le indagini sul campo avevano appurato con certezza i crimini perpetrati dall'erede dei Savoia, meno male che le intercettazioni erano inequivocabili e che il procuratore Woodcock voleva che l'Emanuele andasse in carcere a tutti i costi e per questo avesse dato atti a prova di bomba al Gip Iannuzzi che li aveva vagliati (?) e usati per fare una ricostruzione rigorosa in cui aveva parlato di fatti gravissimi completi di particolari raccapriccianti. In pratica, ora si sa che il Gip aveva fatto come fanno ancora oggi troppi Gip d'Italia: coi loro atti autorizzano i media a sparare come sparò La Repubblica dopo l'arresto. E a questo punto c'è da dire, soprattutto, meno male che il tribunale del riesame di Potenza il Vittorio Emanuele lo scarcerò dopo soli sette giorni. In caso contrario i quarantamila euro di risarcimento per ingiusta detenzione sarebbero stati come un paio di noccioline lanciate a un elefante. Pensate se prima di venire assolto, invece di sette giorni il Savoia fosse stato in carcere per un anno intero o anche più. Provate a far di conto per scoprire quanto sarebbero costati allo stato italiano gli errori di alcuni magistrati e di chi indagava e intercettava per conto loro. Rapidamente lo faccio io per tutti. Se i giudici gli hanno riconosciuto un danno di quasi 6.000 euro al giorno, fosse stato in carcere un anno intero avrebbe potuto incassare sui 2.000.000 di euro. Alla faccia della pubblica opinione che pende dalle labbra di chi accusa.
Eppur che sembrino pochi, i 40.000 euro pagati a un Savoia, di cui han parlato tutti i giornali (anche se non sono riuscito a trovare la notizia su La Repubblica), non faranno gridare allo scandalo ma hanno un valore simbolico molto più grande di quanto non appaia a prima vista. Quei denari sono un risarcimento per ingiusta detenzione e stanno lì a dimostrare come i procuratori abbiano in mano la vita di chiunque. Ma non dimostrano solo questo, perché se li paragoniamo ai 58.000 ricevuti da Daniela Stuto (che dopo un'accusa di omicidio è stata privata della libertà per un anno e non sono bastati neppure a pagare l'avvocato) ci fanno capire che esistono due pesi e due misure. Ci fanno capire che chi ha disponibilità economiche e conoscenze può sperare di tornare subito in libertà e di essere poi assolto e risarcito, mentre chi non ha nulla di tutto questo rischia di restare in carcere per troppi anni e di vedersi rovinare tutta la vita.
In pratica, lasciando perdere monarchi e monarchia, se i giudici non inizieranno a vagliare con un metodo diverso ogni atto che arriva loro dalla procura, magari perché costretti dal fatto che ogni errore giudiziario comporterà l'automatica apertura di un fascicolo, nessuna legge aiuterà i cittadini italiani a salvarsi da sequestri di stato inutili, psicologicamente deleteri e utili solo alle procure che si vedranno affiancate dalle trombe dei media capaci di smantellare ogni dignità umana. Se questo non accadrà, quanto detto oggi dai politici resterà confinato in quello che si può definire uno specchietto per allodole. Buono a portare buona pubblicità e qualche voto alle prossime elezioni, ma non a far cambiare e migliorare né l'ordine delle cose né la magistratura
Homepage volandocontrovento
Eppur che sembrino pochi, i 40.000 euro pagati a un Savoia, di cui han parlato tutti i giornali (anche se non sono riuscito a trovare la notizia su La Repubblica), non faranno gridare allo scandalo ma hanno un valore simbolico molto più grande di quanto non appaia a prima vista. Quei denari sono un risarcimento per ingiusta detenzione e stanno lì a dimostrare come i procuratori abbiano in mano la vita di chiunque. Ma non dimostrano solo questo, perché se li paragoniamo ai 58.000 ricevuti da Daniela Stuto (che dopo un'accusa di omicidio è stata privata della libertà per un anno e non sono bastati neppure a pagare l'avvocato) ci fanno capire che esistono due pesi e due misure. Ci fanno capire che chi ha disponibilità economiche e conoscenze può sperare di tornare subito in libertà e di essere poi assolto e risarcito, mentre chi non ha nulla di tutto questo rischia di restare in carcere per troppi anni e di vedersi rovinare tutta la vita.
In pratica, lasciando perdere monarchi e monarchia, se i giudici non inizieranno a vagliare con un metodo diverso ogni atto che arriva loro dalla procura, magari perché costretti dal fatto che ogni errore giudiziario comporterà l'automatica apertura di un fascicolo, nessuna legge aiuterà i cittadini italiani a salvarsi da sequestri di stato inutili, psicologicamente deleteri e utili solo alle procure che si vedranno affiancate dalle trombe dei media capaci di smantellare ogni dignità umana. Se questo non accadrà, quanto detto oggi dai politici resterà confinato in quello che si può definire uno specchietto per allodole. Buono a portare buona pubblicità e qualche voto alle prossime elezioni, ma non a far cambiare e migliorare né l'ordine delle cose né la magistratura
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4 commenti:
chi vivrà vedrà....ma come te ci spero assai poco
Ma in effetti grandi aspettative c'erano già stati alla fine degli anni '80, al tempo del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati e della relativa legge.
Poi si è visto che la montagna partorì il topolino e non so quanto andrà meglio stavolta.
L'ANM parla di intimidazione contro i magistrati e visto che saranno comunque altri magistrati a dover giudicare ... io non mi faccio molte illusioni.
la loro tattica investigativa mi fa pensare che questi personaggi siano gli inquisitori del XX1 secolo .
XXI SECOLO .OK?
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