domenica 3 marzo 2013

Sarah Scazzi. Il massacro delle lacrime di plastica... chi lo sta facendo?


Dopo un anno di pura noia processuale siamo finalmente arrivati alle fasi finali del giallo di Avetrana. Un ultimo mese di programmazione e dal prossimo otto aprile al giudice Rina Trunfio sarà concesso di dare un giudizio sul film che per quindici mesi ha visto scorrere nella sua aula. Lei, il suo giudice a latere Fulvia Misserini e sei giudici popolari, decideranno se qualche scena è da salvare o se la pellicola non è degna di circolare per i tribunali italiani e va bruciata. Avrete capito che parlo di quella fiction dell'orrore travestita da 'kolossal', quella che ai botteghini sta toppando a causa della mancanza dei colpi di scena promessi al pubblico nelle anteprime. Per meglio dire: colpi di scena promessi in anteprima da quei giornalisti che 'scooppavano', e ancora 'scooppano', i loro lettori in nome e per conto, anche, del regista di turno. Dopo i duecento e passa testimoni che per trenta e più udienze hanno impegnato uno stuolo di magistrati, di carcerieri, di carabinieri, di uscieri e quante altre persone servono per imbastire un simile processo, tutto naturalmente pagato dallo Stato, dopo le testimonianze che dovevano confermare la fittizia verità colpevolista e invece si son mostrate essere ciò che già sapevano essere, vuote di un vero valore giuridico, sono iniziate le arringhe; in queste l'Accusa, che il 4 marzo le completerà (poi toccherà alle parti civili e alla fine ai difensori), già dal primo minuto ha trovato il modo di scaricare la coscienza della magistratura, riuscendo, forse, anche ad influenzare qualche giudice popolare. Tuonando in aula che il processo contro la famiglia Misseri, nel caso specifico contro Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano, è il processo per il massacro di una bambina di quindici anni (sia mai che qualche togato avesse pensato di trovarsi in tribunale per un estemporaneo pic-nic e se ne fosse dimenticato), ha cercato di dar ad intendere che la sua bocca parla in nome della piccola Sarah e della verità.

Prima di tutto c'é da dire che quando si parla senza un copione, capita che escano parole capaci di dare alla frase il giusto significato mentale, praticamente si dice ciò che la mente pensa, che però non coincide con quanto si dovrebbe dire. Come quando un colpevole subisce un interrogatorio. Lo si incalza per ore e ore, poi lo si tranquillizza e il suo cervello non più in guardia si fa sfuggire quella parolina che lo tradisce e permette a chi indaga di inserirsi nella pista giusta. Detto questo c'è da dire che al mondo non tutti si fanno influenzare dalle parole toccanti e non tutti si fanno trasportare dall'emotività che impedisce di ragionare su ciò che si è realmente ascoltato. E ai non influenzabili il discorso iniziale del Pm è risultato strano da subito, quasi rivelatore, tanto che l'unica spiegazione possibile da dare alla frase che conteneva la parola 'massacro', è che si sia inconsciamente tradito e liberato di un segreto, è che con quella parolina abbia svelato il ruolo che la procura per cui lavora si è ritagliata da quanto ha fra le mani Sabrina Misseri: quello del vendicatore con gli occhi iniettati di sangue che a causa dell'astio non vede oltre il proprio naso e spara al primo sospettato che gli taglia la strada. Niente a che vedere col taciturno Charles Bronson, naturalmente. A Taranto il loquace Pm, dopo un estenuante e lungo processo che l'ha costretto a tenere viva una massima concentrazione, si è rilassato e all'inizio della sua arringa, quando ancora non aveva carte in mano e parlava 'a braccio', si è visto sfuggire dalla mente il termine "massacro". Parola illuminante direi. Poteva parlare di un "crimine efferato", di un "assassinio mostruoso e aberrante", poteva esprimersi in mille altri modi per riferirsi a quanto subito da Sarah Scazzi. Invece come smette di seguire un copione, gli sfugge la parola "massacro", che per significato si riferisce ad una pluralità di persone uccise brutalmente e non a una sola. 

Non mi si dica che il procuratore non conosce il significato del termine, che lo ha inteso dire in senso volgarmente lato e per questo lo ha inserito nella frase. Non sminuite e offendete la mente del Pm, vi prego, troppo intelligente ed esperto per non sapere cosa significhi inserire una parola al posto di un'altra. Quel termine gli è sfuggito perché era il frutto di suoi pensieri del momento e il ragionamento non è riuscito a bloccarlo. Così, senza rendersene conto, ha fatto capire che anche lui nel suo inconscio pensa a più persone uccise e con quel termine ha inglobato ogni vittima incastrata nel caso di Avetrana. Perché non c'è dubbio che l'omicidio della piccola Scazzi abbia sconvolto e ucciso, qui sì in senso lato, anche la vita di chi con la ragazzina viveva ogni giorno ed è finito in carcere a causa di convinzioni della procura. Da questo suo pensiero è nato il bisogno di dare una giustificazione, agli otto giudici ma anche a chi segue la stampa (giudici che potrebbero essere più in gamba dei tanti altri che nello stesso tribunale hanno sbagliato clamorosamente i verdetti), all'accanimento che la procura ha tenuto in questi due e più anni. E lo ha fatto mettendo le mani avanti prima di una sentenza che potrebbe risultargli sfavorevole e che, sciagura e sventura su tutti noi, a causa di due ingiuste e lunghe detenzioni potrebbe costare agli italiani una cifra al momento incalcolabile ma di sicuro piena di tanti zeri. Una cifra che ancora una volta farebbe puntare lo sguardo di Roma sulla procura e sul tribunale di Taranto. (qui una delle tante interrogazioni parlamentari su quanto fatto a Taranto prima del caso Scazzi).

D'altronde come dimenticare i quattro milioni e mezzo di euro versati dallo Stato a Domenico Morrone, l'ex ragazzo, ora un uomo distrutto, che a causa dell'accanimento di Pm e giudici tarantini è rimasto in carcere da innocente per 15 anni? Come dimenticare le tante persone, vicini e amici, che gli fornirono un vero alibi e per questo si ritrovarono condannate per favoreggiamento e falsa testimonianza? Ma il Morrone non è l'unica vittima del "foro" di Taranto. Coi tanti perseguitati e condannati ingiustamente si fa un lungo e brutto elenco. Prendiamone alcuni: Giuseppe Tinelli, Arcangela Tinelli, Carmina Palmisano, Davide Nardelli, Francesco Orlandi, Vincenzo Faiuolo (incredibilmente ancora in carcere, pur se innocente, per questioni procedurali che durano da sei anni) e mi fermo con Vincenzo Donvito, suicidatosi dopo sette anni di prigione, nel 2005, perché non sopportava più l'ingiusta detenzione. Persone innocenti che hanno trascorso una lunga parte della loro vita in galera, quasi tutte hanno tentato più volte di suicidarsi, a causa delle convinzioni errate della procura tarantina e, udite udite, fra queste anche chi, quasi tutti, dopo innumerevoli ore di interrogatori estenuanti ha confessato il delitto... salvo poi ritrattare nei giorni seguenti e affermare di essere stato costretto a forza di botte e minacce a dire quanto chi lo interrogava voleva sentirsi dire. Ma a processo, almeno per quanto riguarda il Faiuolo, l'unico ancora oggi in carcere, la verità doveva uscire visto che per uccidere si era usato un coltello incompatibile con quello fatto ritrovare al momento della confessione (poi ritrattata), visto che la vittima era stata colpita più volte da un destrimane e lui, invece, è mancino (ma che giudici popolari si trovano in quel di Taranto?).

Insomma, a Taranto i guai non mancano e ci sono state svariate denunce e interrogazioni parlamentari. Per cui il problema potrebbe ripresentarsi col caso Scazzi e il Pm, che in mano ha poco o niente, stavolta davvero non può sapere come andrà a finire (al massimo può immaginarlo o sperarlo mentre sgrana il rosario). Quindi meglio giustificare l'operato di chi ha deciso come indagare, di chi ha deciso come e quando arrestare, prima che arrivi l'ora del giudizio. Meglio stuzzicare l'emotività e ricordare ai giudici popolari che una ragazzina è stata uccisa, così da pararsi nella sua ombra e giustificare ogni azione senza subire critiche, così da inserire il tutto sul conto passivo del tragico evento per far credere che in altra maniera la procura non si poteva proprio comportare. Meglio far credere che per le due imputate non c'erano alternative valide al carcere e incastrare il concetto sotto l'aspetto emotivo di una frase ad effetto, una frase toccante con una sola parolina sbagliata. Perché, in fondo, se si sostituisce la parola "massacro", nell'affermazione del Pm nulla c'è di inventato. La parte truce di quanto ha detto è drammaticamente vera: una ragazzina di quindici anni è stata uccisa e barbaramente occultata in una cisterna. Anche se la parola massacro non ci sta dentro, il crimine è comunque aberrante. Per questo è probabile che chi ha ascoltato la parte iniziale della sua arringa, abbia ceduto all'emozione e creduto che davvero sul banco degli imputati sedessero due sicure assassine... e se lo stato d'animo ha il sopravvento sulla ragione non è difficile restare ammaliati dalle parole colpevoliste del narratore.

E quando il trasporto narrativo sfocia nell'emotività, è facile che alla mente di un giudice popolare sfugga quali siano i ruoli reali dei protagonisti impegnati in un processo, è facile fargli dimenticare che il Pm non è obbligato a dire la verità, anche perché se non ha prove non può saperla, come non è obbligato a chiedersi se la ricostruzione che ha in mente sia giusta o sbagliata. Lui presenta la scena criminale per come la crede, altri dovranno accettarla o ripudiarla in base alla convinzione maturata durante le udienze. Un procuratore sa di non avere il potere di lasciare in carcere gli indagati e gli imputati, sa che ad ogni sua richiesta deve corrispondere sempre il giudizio di un Gip, di un Gup o di una giuria popolare. Per questo anche quando sbaglia, i famosi errori giudiziari che come abbiamo visto sopra condannano gli innocenti a vivere parte della loro vita in carcere, non soffre di sensi di colpa e dorme in tranquillità. Per questo a processo, quando necessita di un aiuto a causa dei pochi indizi a disposizione, cerca la condanna degli imputati facendo leva anche sull'emotività dei giurati. Ma è del tutto normale, perché c'è da star certi che pure la Difesa farà leva sulla stessa emotività. Parlerà ai giudici popolari in maniera toccante della vittima uccisa, come fatto dal Pm, ma anche di altre due vittime, chissà quanto ancora vive dentro, finite in carcere senza veri motivi.

E c'è da star certi che subito dopo alla giuria verrà ricordato che il processo è altamente indiziario, che nelle innumerevoli udienze snodatesi in circa quattrordici mesi, la procura non ha portato in aula nessuna mezza prova a sostegno della sua tesi accusatoria, che una ragazza e sua madre sono in galera a causa di ombre veloci e furtive, di chiacchiere paesane e sogni che ai Pm sono apparsi miracolosamente sottoforma di utili indizi. Chiaramente spingerà anche sul fatto che dal gennaio del 2011 a confortare una giusta detenzione non ci sono più neppure le parole di chi accusava sua figlia di omicidio, grazie a queste la ragazza fu arrestata il 15 ottobre 2010 (senza fare alcuna verifica sulla veridicità di quanto dichiarato dal padre), come non ci sono più le ridicole ricostruzioni scritte agli atti durante l'incidente probatorio (vedi cavalluccio e similari). Ridicole ricostruzioni fatte da chi, da tempo sia in video che in tribunale, accusa un suo ex avvocato e la sua consulente di aver ingannato la sua contadina e ignorante buonafede e di averlo consigliato in malo modo. Ridicole ricostruzioni fatte da chi è tornato alla sua prima versione autoaccusandosi sia dell'occultamento che del delitto.

A proposito di queste accuse, c'è da dire che la procura di Taranto, stranamente, non ha aperto nessun fascicolo dopo la testimonianza del Misseri, né contro l'avvocato in questione né contro la sua consulente, tantomeno né il Gup Carriere né il giudice Trunfio hanno chiesto alla procura una indagine specifica su un fatto che, se vero, risulterebbe di una gravità assoluta. Ed è stranissimo perché, visto quanto detto, scritto e registrato in più udienze tenutesi in un tribunale dello Stato italiano, non al bar del farfallone televisivo sull'isola di Robinson Crosue in un Venerdì qualunque, forse era il caso di fare prima della fine del processo anche solo quattro indagini in croce. Perlomeno controllare eventuali registrazioni audio, un consulente dovrebbe farle quando va in carcere a parlare col suo assistito (se non per capire meglio la personalità di chi ha avuto di fronte e fissare le sue parole in vista di buone strategie difensive, almeno per pararsi da eventuali accuse fatte in malafede), e interrogare qualche guardia carceraria per cercare di capire se si era superato il ridicolo o si era rimasti tutti nell'ambito della legalità. Insomma, il comportamento dei Pm pare strano e non conforme agli usi soliti e alle solite usanze in voga a Taranto. Misseri non è credibile? Va bene e forse è vero, ma controllare costa poco a chi vuol essere scrupoloso. Inoltre mi par di ricordare che tanti avvocati durante le indagini sono entrati sotto la loro lente. Uno in particolare, il dottor Vito Russo, per molto meno ha subito più perquisizioni, una sospensione dall'ordine e nel processo figura come imputato. Ma non si può dire mai, magari i Pm istruiranno un fascicolo quando uscirà un verdetto diverso da quello sperato.

E un verdetto diverso da quello che tanti immaginano o vorrebbero, potrebbe uscire visto che alla Difesa non dovrebbe risultare difficile smontare o ribaltare ogni indizio dato in pasto ai giurati come negativo. Di sicuro agli avvocati non sarà sfuggito il fatto che sui punti salienti l'Accusa in aula si è aggrappata solo ai ripetitivi giochi di parole, capaci di snervare e confondere ma non di aiutare la causa, solo a specchi inesistenti che mostravano l'ombra di fantasmi inesistenti, solo a testimonianze poi perse per strada o smontate da altre testimonianze. Alla Difesa non sarà sfuggito che in arringa il Pm si è avventurato in mondi fantastici e inesistenti. Mondi composti di tabulati mentalmente stravolti, di sms improbabili serviti a trovare un appoggio su cui costruire un fortino accusatorio. Questi punti possono essere 'sfuggiti' ai giornalisti che sparano notizie (?) con fucili caricati a gossip, non alla Difesa, alla quale però resta un grosso problema da risolvere. Non lo smontaggio di un fortino fissato con poca colla e nessun chiodo, ma il riuscire a far superare ai giudici popolari quel pregiudizio mediatico che in due anni e mezzo non possono non aver subito, quel pregiudizio evidente che risulta essere una spada di Damocle che grava sulle imputate, quel pregiudizio nato grazie a opinionisti e giornalisti che pur di scooppare l'italiano, creano pomeriggi e serate televisive cariche di masturbazioni cerebrali virtuali in grado di far godere la mente dello spettatore eccitato.

Non sarà un compito facile, visto che il pregiudizio radicato nel tempo non aiuta la psiche a valutare le proprie convinzioni con occhio critico e che l'occhio di chi giudica a Taranto, parlo dei giudici popolari, ha di certo la vista offuscata anche dall'accanimento della magistratura, lo stesso già usato in precedenza con gli innocenti di cui ho scritto sopra, che per sfruttare le credenze popolari (il pensiero vuole che se una persona va in carcere qualcosa abbia fatto) tiene da ormai 870 giorni una ragazza in galera a spese di tutti noi, anziché ai domiciliari a spese proprie. I Pm, assieme al Gip e al Gup, hanno condiviso una assurda ricostruzione fatta di sogni e chiacchiericcio di paese e, senza alcuna prova valida, hanno giudicato l'imputata pericolosa. Pericolosa al pari di quel mafioso che ha prima strangolato e poi sciolto un bambino nell'acido? No, di più! Quello si è costituito e, per paura d'essere ucciso, ha iniziato a collaborare non andando mai in carcere prima dei processi, nonostante avesse altri omicidi sulla coscienza. Solo 13 anni dopo, con sentenza già emessa da un anno e lui ai domiciliari per volere di un Gip, grazie ad una insurrezione popolare si riuscì mandarlo in carcere per fargli scontare almeno un quarto della pena (ma chissà se la sta scontando). Pericolosa al pari di chi, davanti a testimoni e a suo figlio di soli sette anni, ha ucciso la moglie con ottanta colpi di matterello alla testa? No, molto di più. Lui l'hanno beccato subito, mica ha negato l'omicidio... e poi, hanno mai parlato gli opinionisti dello scoop di sua moglie e di suo figlio? Macché, non hanno neppure letto la notizia. Forse è per questo che il Gip l'assassino l'ha mandato ad attendere i verdetti ai domiciliari. Pericolosa al pari di chi ha sparato con premeditazione a una guardia carceraria con cui dieci minuti prima aveva avuto una piccola discussione? Ma non scherziamo, molto ma molto di più! L'omicida in questo caso ha confessato e, parole di Gip, ha 69 anni e in galera non ci deve andare e mai ci andrà.

Insomma, volendosi informare, si potrebbe scoprire che in migliaia di casi neppure chi ha ucciso in maniera efferata di fronte a testimoni, o chi dopo giorni e solo per convenienza ha confessato un omicidio, resta in carcere ad aspettare anni e anni prima di essere giudicato e ottenere una sentenza. Certo è che per non finirci devi essere un vero assassino e devi confessare il tuo o i tuoi delitti. Le imputate di Avetrana, invece, mai hanno ammesso di aver ucciso la piccola Sarah, anzi, addirittura affermano ancora di averla amata e di amarla. Per quale motivo, dunque, chi di volta in volta ha preso in mano il fascicolo Misseri ha sempre ravvisato un pericolo? I giudici di Taranto hanno forse elaborato una nuova "legge del Contrappasso" che li porta a credere, quando si trovano di fronte giovani incensurate, di avere a che fare con ragazze segnate da un curriculum criminale da far rizzare i capelli a Toto Riina? Deve essere così dato che per la procura madre e figlia sono pericolose ancora oggi... lo dimostrano le lacrime di plastica uscite dal cilindro del Pm e scivolate sugli occhi di Sabrina Misseri. E in fondo ha ragione: quale persona dopo soli 870 giorni di carcere piangerebbe lacrime vere? Non è normale piangere per così poco e, soprattutto, non è possibile avere ancora lacrime vere dopo tanti giorni passati a piangere...

D'altronde non era normale neppure che piangessero e cercassero di suicidarsi tutti gli innocenti che la procura di Taranto ha voluto in galera perché per loro convinzione assoluta erano colpevoli. Quelli che ora viaggiano a rimborsi milionari per ingiusta detenzione. Chi li paga?

Non credete anche voi che a questo punto occorra seriamente chiedersi che volto ha il vero colpevole del "massacro" e chi sia in realtà capace di piangere lacrime di plastica?

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622 commenti:

«Meno recenti   ‹Vecchi   601 – 622 di 622
Mimosa ha detto...

Ora ho letto cosa ha detto l’avv. Gentile nell’ultima udienza, guardando negli occhi Michele Misseri
(http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20130311_174338.shtml),
disse «Provi a pensare cosa ha pensato Sarah mentre la stavano uccidendo, faccia una vera preghiera, lei è l'unico che può salvare dall'ergastolo sua figlia».
Ma che vuol dire questo? Michele non ha cercato in tutti i modi di salvare dall’ergastolo e da qualsiasi condanna la figlia Sabrina, ri-accollandosi l’omicidio già con le letterine dal dicembre 2010 al febbraio 2011 e con i diari e memoriali successivi? Nessuno gli ha creduto!! Né ha voluto ascoltarlo.
Peraltro, nell’incidente probatorio aveva accusato la figlia … e allora Gentile cosa vuole di più … o di diverso??
Ciò mi dà l’impressione che neanche lui – alla fin fine – sia profondamente convinto della colpevolezza di Sabrina (tuttavia deve svolgere il ruolo che si è assunto, gratuito patrocinio della parte civile) e quindi da un lato sobilla Concetta (che ci casca in pieno) e dall’altro pronuncia queste frasi…
Ma in quale realtà siamo? Sogno o son desta?

Mimosa

Giacomo ha detto...

Ciao Mimosa.
Da quello che ho capito, sia Biscotti che Gentile, hanno cercato d'indurre di nuovo Misseri alla "falsa", cioè a dichiarare che sono state Cosima e Sabrina.
Secondo loro, in tal modo, come "ringraziamento", daranno a Sabrina e Cosima "solo" trent'anni cadauna, "salvandole" dall'ergastolo, ed a Michele due o tre anni, cioè il trattamento di favore che si dà ai collaboratori di giustizia nei processi per mafia.

Hai notato che della richiesta dei soldi in tv nessuno ne ha parlato? Nemmeno nei fogli online pro procura. Eppure il compito della parte civile è puramente e semplicemente quello di chiedere un risarcimento economico.

Quei due non sono convinti di niente. Scommetto che non sono convinti nemmeno dell'innocenza di Parolisi.

Un'ultima considerazione. Gratuito patrocinio per Concetta, ma non certo gratuita partecipazione a 4° Grado. Hai visto come lo pompavano? Una bella poltrona tutta per lui al centro dello studio. Ed un suo bel sorriso soddisfatto che si è andato spegnendo di fronte a certe domande insidiose di Meluzzi e della stessa Palombelli.

Ciao e buona domenica!

Giacomo

Vito Vignera da Catania ha detto...

Cari amici buona Domenica,caro Giacomo vedi come cercano di convincere il caro zietto,con possibilità di sconti di pena,sia per lui che per Sabrina e la mamma,e dici bene,quelli non sono convinti della colpevolezza,ma,aspettano l'input del caro zietto che faccia un cenno è indichi chi ha ucciso Sarah,illusi,se commetto un reato pur di non farmi difendere da quei 2 mi dichiaro colpevole senza alcun dubbio.L'avevo detto tempo fa che quelli si abbracciavano a Concetta per i soldi, per 33 milioni di euro,anzi per molto meno qualcuno ucciderebbe anche sua mamma.Mi piace Salvo Sottile quando dice che,la sua trasmissione è garantista,e come mai non chiama mai nessuno per la difesa delle imputate? qualcosa non mi torna,se il suo vecchio Avvocato Amendolito ha lasciato ,è perché convinto della colpevolezza del caro zietto,è non c'era scampo,si fanno il nome è poi l'abbandonano,per la serie" come diventare famosi ".Buona Domenica.

Anonimo ha detto...

può anche darsi che non abbiano preso acconti durante il processo (salvo il rimborso delle spese, certamente...e come possono lievitare "le spese" lo sanno solo certi avvocati...) ma figurarsi se non si sono accordati con concetta per una percentuale del risarcimento provvisorio!

Giacomo ha detto...

Buona domenica, Vito. Come non essere d'accordo sulle tue osservazioni?

Giacomo

Mimosa ha detto...

Il madornale errore di Sabrina è stato di sentirsi "protagonista", lei, col suo minimo di istruzione superiore, a tutta la cerchia della parentela, ha pensato di poter dare consigli e direttive e di assumersi il ruolo dell'investigatrice, invece si è ammanettata da sola!

Comunque voi la pensiate, io non posso credere e mi rifiuto di credere, conoscendo un po’ di psicologia, che una ragazza di 24 anni, per quanto sbruffona nella vita e non finemente istruita, riesca a tener testa a dei personaggi maturi in toga nera svolazzante (come fanno i corvi con le ali quando vogliono spaventare la preda), a una caterva di persone arcigne che le stanno davanti, dopo quasi 2 anni di galera, e persino all’inizio del processo rinchiusa in una gabbia come i più pericolosi imputati, accusata proditoriamente dall’amato padre, con il mondo già crollato intorno e un futuro di certa ignominia col bollo a vita,
dicevo mi rifiuto ragionevolmente di credere che a fronte di tutto ciò sia stata capace di ribadire in un’aula affollata (l’unica volta che ha avuto modo di parlare) la sua totale innocenza, se davvero innocente non è!!
Se l’ha fatto senza tentennamenti (e non tiratemi fuori i “non so”, “non mi ricordo più” pronunciati verso la fine delle otto ore di domande a mitraglia, abilmente ripetute all’infinito e d’accapo, la mente va in tilt per stanchezza, provateci voi, colpevolisti ad essere sotto processo!!), significa che non mentiva.

Tutto quello che ora sta uscendo sui messaggini a luci rosse denigrano anche la figura di Sarah e, se è la verità, mostra solo che la ragazzina di 15 anni (non si è più “bambine” a quell’età, tante hanno già il morosetto e statisticamente anche il primo rapporto sessuale) voleva solo adeguarsi alla compagnia degli amici entro cui più o meno necessariamente la cugina l’aveva introdotta.

L’atteggiarsi di Sarah da “grande” è normale a quella età, solo sua madre non l’aveva capita, madre rigida e poco affettuosa, lo scrive Sarah stessa nel Diario, e gli zii lo sanno, da sempre. Anche Avetrana lo sapeva, non per niente qualcuno – nel tempo della scomparsa – raccontò che la madre, andando di porta in porta come tutti i TdG, la sballottava con sé lasciandola però per la strada o in macchina (piccolina che era, 5-6-7 anni).

Non ho la minima idea da dove cominceranno i legali della difesa di Sabrina e di Cosima. Quello che mi aspetto è che ridicolizzino le ricostruzioni accusatorie.

Un mio sogno (nebuloso, non nitido) è che il duo B&G si acquieti e abbassi le ali e piuttosto si concentri nella difesa di chi alquanto merita (a caso, Salvatore Parolisi)!! Quel duo ha già fatto troppe figure...infelici.

'Notte e buona settimana,
Mimosa

Vito Vignera da Catania ha detto...

Carissima Mimosa la tua non è una semplice analisi,ma,un amore verso una vera e giusta sentenza,sperando che il Signore illumini la coscienza di chi emetterà la sentenza.Che Dio ti conservi a lungo per la tua saggezza,ti abbraccio con tanto affetto cara amica.Buona notte a tutti cari ed affettuosi amici.

Giacomo ha detto...

Non c'è una via di mezzo. La battaglia sarà tutta sugli orari degli spostamenti della povera Sarah, ricavata dai tabulati. La difesa sosterrà che i tabulati sono veri. In particolare che è vero lo squillo delle 14,28, e che lo ha fatto Sarah che quindi a quell'ora era ancora viva e non era ancora giunta alla villetta.
Minerà la credibilità dei testimoni, le cui deposizioni siano contrastanti con i tabulati. Affermerà che i vari moventi addotti, gelosia per Sabrina, invidia e salvataggio dell'onore della famiglia a causa dei messaggini per Cosima, sono solo fantasiose ricostruzioni. Soprattutto insisterà nel riportare al centro della scena la figura di Michele Misseri che si è dichiarato formalmente colpevole nell'atmosfera solenne dell'Aula della Corte d'Assise. Farà notare che la stessa confessione fu considerata autentica dagl'investigatori, che si affrettarono a convocare una conferenza stampa nell'ormai lontano 6 ottobre 2010 a soli quaranta giorni dal delitto, asserendo che con la confessione e l'arresto del Misseri il caso si poteva considerare praticamente risolto. Dirà che dal 6 ottobre al 15 ottobre, giorno dell'arresto di Sabrina, nient'altro era intervenuto nelle indagini che la (falsa) chiamata di correo del Misseri, poi ampiamente e da più di due anni ritrattata; per cui rimane incomprensibile a tutt’oggi il motivo di quel brusco cambiamento di rotta.
Come giustamente fa rilevare Mimosa, valorizzerà il fatto che Sabrina si è sottoposta per tre giorni di seguito all'interrogatorio ed ha tenuto testa agli agguerriti p.m., continuando a sostenere le cose che ha affermato da sempre, laddove non c'è nessun testimone dell'accusa, che sia UNO, che non abbia cambiato più volte testimonianza. Chiederà l'assoluzione per non aver commesso il fatto.
Siccome un'eventuale sentenza di condanna dovrà necessariamente contenere tutta una serie di manifeste illogicità, che non potranno non essere rilevate nei gradi successivi, Sabrina e Cosima possono comunque nutrire buone speranze per il futuro. Dovranno solo portare pazienza. Naturalmente qualunque persona dotata di buonsenso si augura che la verità possa affermarsi fin dal primo grado, nonostante la grave intrusione mediatica di questi anni e nonostante che la parte civile, se le sia IRRAZIONALMENTE scelte come colpevoli del delitto. E nonostante la parte civile del Comune di Avetrana abbia definito Misseri un uomo BUONO. E nonostante sia il padre che la madre ed anche il fratello della vittima, dagli schermi televisivi abbiano espresso reiteratamente (ed incomprensibilmente, c’è da aggiungere) la loro convinzione che il contadino, uomo mite e buono, non può essere stato.

Giacomo

Anonimo ha detto...

Da Bigi


Chi di voi mi può dire dove vedere l'ultima intervista fatta a M. Misseri da Ilaria Cavo e in quale canale è stata mandata in onda.

Grazie, a presto.

Mimosa ha detto...

Carissimo Vito, mi hai commossa, grazie per le belle parole!
Un grandissimo affettuoso abbraccio a te e alla tua famiglia (che Dio te la preservi)
ciao, Mimosa

Vito Vignera da Catania ha detto...

Cari amici buona notte a tutti,è iniziata la settimana cruciale per la difesa,oggi fratello e nipote domani la difesa di Cosima e vedremo cosa diranno i suoi Avvocati.Una domanda per Giacomo,un amico mi ha chiesto se sapevo qualcosa riguardo a quella famosa visita in cui dicono di cambiare il colore del furgone o di riconoscere la macchina facendo addirittura una foto,mi sai dire qualcosa che non ricordo bene i particolari,e da chi sono andati.Grazie,perché lui ritiene molto importanti.

Giacomo ha detto...

Ciao, caro Vito. Scusa se ti rispondo solo ora, ma solo ora ho visto la tua domanda. Approfondirò meglio la questione e ti farò sapere meglio. Per ora mi limito a dire che per quello che ha riferito Sabrina, la visita ai Massaro aveva l'unico scopo di cercare di sapere se Francesca, la figlia di Massaro che era anche coetanea e compagna di scuola di Sarah, sapesse qualcosa dei contatti di Face book che in quei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Sarah sembravano una pista da seguire. Poi Massaro interpetrò la visita a modo suo. Siccome non si fidava, perché all'epoca già i Misseri venivano considerati con sospetto, cominciò a fotografare la macchina di Cosima più che altro per documentare in seguito che questa era andata da lui a trovarlo. Anche questa storia del furgone blu o bianco è molto confusa. A posteriori fu inquadrata come una delle presunte attività depistatrici messe in opera da Sabrina e Cosima. Comunque, sia Cosima che Sabrina hanno sempre negato di avergli detto di cambiare la testimonianza e di dire che il furgone era bianco e non blu come lui aveva dichiarato. Di questo furgone blu non si è saputo più nulla.
D'altronde anche la testimonianza di Massaro è oltremodo confusa. Come la storia della persona alla guida del furgone con parrucca e barba finta, che s'insinuò addirittura che fosse Sabrina mascherata.
Comunque cercherò di documentarmi meglio. Penso che comunque De Jaco ne abbia parlato nella sua arringa ed abbia smontato il tutto. Naturalmente sui media, come avevo previsto, neanche una parola su come De Jaco abbia parlato di questa circostanza durante la sua arringa.
Forse Massimo ne può sapere di più.
Appena possibile ti dirò qualcosa di più preciso in merito.
Ti auguro una buona serata e con l'occasione rinnovo gli auguri che le cose per la tua famiglia e per tua moglie in particolare si possano mettere per il meglio.
Ciao.

Giacomo

Vito Vignera da Catania ha detto...

Grazie caro Giacomo,era per capire se era uno dei tanti depistaggi attribuiti ai Misseri,fotografare la macchina,per la serie fidarsi è bene non fidarsi è meglio,tanto erano tutti diffidenti verso quella famiglia,ed ecco a che punto siamo arrivati.Ciao Giacomo come al solito la tua gentilezza non manca, grazie di cuore,e un affettuoso saluto a Carla, Magica e Mimosa le belle del reame.

Giacomo ha detto...

Ciao, Vito. Facendo seguito al mio post precedente ti riporto il passo del verbale d'udienza in cui Sabrina parla dell'episodio.

28a udienza del 26-11- 2013 pagg 151 e seguenti
Dall'interrogatorio di Sabrina da parte dei pm
P.M. BUCCOLIERO - Senta, poi qualche giorno dopo la scomparsa, ai primi di settembre, ricorda di avere fatto visita alla famiglia Massari?
IMPUTATA MISSERI - Sì.
P.M. BUCCOLIERO - Perché? Spieghi alla Corte.
IMPUTATA MISSERI - Perché in quel periodo si parlava delle
chat, Sara la ragazza di tante chat. Siccome Francesca era
tra quelle con cui parlava un pò di più Sara, ma non era la
migliore amica di Sara, allora io andai, siccome sapevo che
tante cose Francesca magari neanche i genitori lo sapevano,
come adolescenti normali tante cose si nascondo ai genitori,
io andai da Francesca per sapere se queste chat le scrivesse
in presenza di Sara, se erano in presenza di Sara, se c'era
qualcosa Sara che non mi aveva detto, magari che aveva fatto
qualche cavolata, se durante la scuola c'era un qualcuno...
queste domande qui, volevo sapere se c'era qualcosa che Sara
non mi aveva detto per arrivare alla scomparsa, sempre
riguardante la scomparsa, per darmi la motivazione di quel
giorno. Siccome io sapevo dei profili che mi sono trovata più
di qualche volta anche sulla spiaggia dove Francesca Massari
usava anche il profilo di Sara senza la presenza di Sara, io
rimproveravo anche Sara per quel fatto perché io dicevo i tuoi
dati non li devi dare agli altri. Che succedeva, che poi
magari non si ricordavano... non so come si chiama la parola
adesso... i dati o la parola d'ordine, non so come funziona
il computer perché io non ne capisco, e si bloccava il
profilo. Poi se ne faceva un altro, insomma io sapevo di tanti
profili che avesse Sara, tra cui uno l'aveva fatto Alessio
Pisello e uno Antonella Spinelli, mia cugina. Io andai da lei,
volevo parlare effettivamente sola con lei perché sapevo che
se c'era qualcosa che sapeva lei davanti al padre non lo
poteva dire. Come io ad esempio sapevo che quando andavano in biblioteca Sara andava con Francesca, Francesca di nascosto ai suoi genitori c'era anche un'altra ragazza di nome Ilaria,
di 15 anni alcune cose non le dice. Allora in presenza del
padre chiaramente non me le veniva a dire. Questo era...

Continua...

Giacomo ha detto...

(...Continua dal post precedente)

Sono andata quella volta e una volta sono andata, mi accompagnò mio padre, mio padre parcheggiò vicino a Padre Pio, andai da sola a parlare invece col padre di Francesca per chiedere, siccome in quel periodo gli amici di Alessio mi parlavano di un
furgone bianco, allora andai a chiedere io, perché lui mi
raccontò di un episodio e dissi ma il furgone di che colore
era? E lui mi disse..
P.M. BUCCOLIERO - Quando le raccontò questo episodio?
IMPUTATA MISSERI - Del furgone... allora, il padre di
Francesca la prima volta che andai già mi raccontò di questo
fatto, lui mi raccontò di una macchina, di una station wagon e
di un furgoncino, che ha visto dei movimenti strani, uno era
con la parrucca secondo lui, con le basette, pelle chiara,
non mi ricordo se disse pure i baffi, non me lo ricordo.
Sinceramente non è che ho ascoltato tutto perché mi
interessava ben poco, e lui mi disse però non dire niente a
nessuno perché io l'ho detto ai Carabinieri, però io lo so...
P.M. BUCCOLIERO - quando fece questo racconto c'era sua madre?
IMPUTATA MISSERI - sì. E i Carabinieri mi ricordo anche che
la prima volta lui disse di essere andato ad accompagnare
Francesca per le chat, e lui è andato dopo poi, e io dissi
perché non l'hai detto lo stesso giorno che hai accompagnato
Francesca?
P.M. BUCCOLIERO - cosa?
IMPUTATA MISSERI - L'episodio che aveva visto, perché
l'episodio che lui aveva visto la prima volta raccontò che
accompagnò Francesca per il fatto dei profili e dopo lui andò
di spontanea volontà a parlare di questo episodio, e gli feci
anche questa domanda, perché non l'hai raccontato subito? E
lui disse che gli era sfuggito dalla mente quell'episodio, e
poi è andato a raccontarlo. È finita là.
P.M. BUCCOLIERO - In che cosa consisteva questo episodio?
IMPUTATA MISSERI - Quello là del furgoncino, della
macchina... io non è che mi ricordo perfettamente, disse che
c'era un andamento particolare...
P.M. BUCCOLIERO - Le disse a lei e alla mamma di che colore
aveva vista questo furgoncino?
IMPUTATA MISSERI - Lo disse ma in quel momento non mi
ricordavo... cioè me lo disse però poi dopo non mi ricordavo
più il colore, tant'è vero che io ritornai dopo un pò, siccome
si parlava di questo furgoncino bianco, andai e dissi una
domanda, ma che colore era il furgoncino? E lui mi disse se
non sbaglio blu, e io dissi ah va beh niente, e me ne andai.
L'unica cosa che lui mi raccomandò disse fidati Sabrina che
quello aveva la parrucca con le basette finte, e me ne andai,
basta. Sono andata due volte, una volta con mia mamma e una
volta mi accompagnò mio padre e io sono andata da sola però,
mio padre non è sceso dalla macchina, ha parcheggiato vicino
Padre Pio dove c'è un parco giochi là vicino pure.
P.M. BUCCOLIERO - Senta, e sua mamma non ha mai detto a
Massari di dire ai Carabinieri che il colore del furgone era
bianco anziché blu?
IMPUTATA MISSERI - No, questo è falso.

Spero di averti fatto cosa gradita.
Di nuovo buona notte. Ciao

Giacomo

Vito Vignera da Catania ha detto...

Carissimo Giacomo ti ringrazio immensamente,il mio amico era convinto che Cosima avrebbe indotto il Massari a cambiare il colore del furgone,da bianco a blu,visto che bianco sembra che sia il furgone del fioraio,sempre per depistare e far dichiarare il falso agli altri,ciao e grazie.

Anonimo ha detto...

signor giacomo, in teoria quando si riceve una domanda come quella del signor vito è corretto rispondere fornendo asetticamente le varie versioni dell'episodio e sta poi a chi legge formarsi un'opinione. Altrimenti si fa come quella stampa che vuole imboccare il lettore con la pappa pronta per non correre il rischio che possa discostarsi dalla opinione "ufficiale" (in questo caso la sua e quella del blog) in merito ai fatti; mi scusi sa, senza offesa.

per signor vito:
dunque lei ha avuto la versione di sabrina condita con le osservazioni del signor giacomo. per un quadro completo, che potrà farle comprendere come il suo amico non abbia alzato il gomito dicendo quanto ha detto ma semplicemente abbia seguito la versione ufficiale agli atti, può leggere questo link: http://www.rai.it/dl/docs/1318326594123MISSERI_SENTENZA_CASS..pdf al paragrafo n. 10 (pagine 9 e 10).
questa è la versione verbalizzata dal massari, con l'avvertenza che "gli informati della prima ora" ricordano che inizialmente il personaggio baffuto non fosse quello nel furgone bensì quello nella macchina ed affermano pertanto che (anche) la testimonianza di questo signore sia stata "addomesticata" nel tempo per farla calzare alla tesi accusatoria; non ricordo se questa affermazione avesse riscontri ma mi pare di sì; i ben informati non tarderanno a precisare la cosa.

Ritengo che ora la sua informazione in suo possesso sia completa e asettica e lei possa discutere con il suo amico a ragion veduta.

scusate l'intromissione.

Giacomo ha detto...

Anonimo 20 marzo 2013 00:50

Al pragrafo dieci della sentenza da Lei citata non sono riportate considerazioni della Cassazione, ma le motivazioni espresse dal tribunale di Taranto, nell'ordinanza impugnata, a sostegno della tesi dell'attendibilità del Massari circa la sua testimonianza, intervenuta il 18 novembre 2010, cioè quasi TRE MESI DOPO gli avvenimenti e quando Sabrina era in carcere da più di un mese col marchio mediatico dela sicura assassina.

La Cassazione CASSO' tale ordinanza, colla motivazione che a sostegno dell'arresto di Cosima e Sabrina NULLA c'era che potesse collegare queste ultime all'omicidio ed al presunto sequestro della povera Sarah. Il termine tecnico che usò la Cassazione fu: INSUSSISTENZA. Punto 13, pag 44.

Oggi a mezzogiorno in punto entra la primavera...

Giacomo

Anonimo ha detto...

signor giacomo, non mi strumentalizzi: non ho mai detto che fossero parole della Cassazione, che non ho nemmeno mai nominato; ho detto infatti: "versione ufficiale agli atti verbalizzata dal massari". non è forse così? le risulta che si verbalizzi una versione innanzi alla corte di cassazione? no, e infatti non l'ho mai detto: ovviamente la verbalizzazione avviene innanzi alla procura e questa l'ha usata per chiedere la misura cautelare.
il signor Vito chiedeva cosa avesse riferito il testimone massari in merito alla visita ricevuta dalla serrano e alla questione del furgone bianco o blu? io gli ho detto dove trovare questa informazione, che è appunto quella riferitagli dal suo amico che non è un pazzo visionario come potrebbe sembrare dalla sua risposta ma solo uno che ha letto e riferito questa cosa, criticabile finchè vuole ma che esiste. tutto qui. il resto ce lo aggiunga pure se crede (ma è superfluo dato che da mesi lo ripete e non siamo sordi nè ciechi) ma non la metta in replica a me come se avessi detto qualcosa di diverso. siamo d'accordo? grazie.

Anonimo ha detto...

ah, signor giacomo: io ho anche dato conto del fatto che ci sarebbe una prima versione data dal massari che non coincide con quella poi confluita in atti. più onesto di così? e ancora ci mette la pezza? ma basta. chi è convinto è convinto, chi non lo è non lo convincerà lei battendo come un martello pneumatico le pare?! lasci vivere.

Vito Vignera da Catania ha detto...

Carissimo Giacomo, vedo che la discussione suscita un po di interesse,senza bisogno di litigare si può intraprendere un certo dialogo,ovvio che si può essere di vedute diverse ma è normale,basta che non si esageri nel contraddittorio,le carte ci sono,basta leggerle con attenzione,ed esprimere la propria opinione,non dobbiamo convincere nessuno,ognuno è libero di fare la sua valutazione.Ciao caro Giacomo e cordiali saluti all'anonimo.

Anonimo ha detto...

Fuori onda al processo Sarah Scazzi:
http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/03/25/news/sarah_la_parola_alla_difesa_di_sabrina_sospettata_ingiustamente_dall_inizio-55303488/
Alex.

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