sabato 2 aprile 2011

Yara Gambirasio. Quando la parola rispetto viene sepolta dal denaro

Ancora una volta abbiamo verificato quanto poco rispetto abbiano i media del dolore altrui. E non si parla di una sola trasmissione ma, come già avvenuto quando a tenere banco erano i video di chi è implicato nel caso della piccola Sarah Scazzi, si può dire che tutti abbiano cercato di guadagnare quel punto in più di share fregandosene altamente della sofferenza e della dignità delle persone loro malgrado coinvolte. Fulvio Gambirasio già da mercoledì aveva chiesto cortesemente, come è solito fare, di non mettere in onda filmati che riguardassero la figlia. Non lo aveva urlato, non lo aveva sbraitato in tivù, l'educazione che ha sempre dimostrato gli impedisce questo tipo di atteggiamenti, lo aveva chiesto tramite il sindaco di Brembate perché, chi non l'ha capito ha grossi problemi mentali, non vuole apparire e per questo esige che si rispetti la privacy,  sua, della sua famiglia ed in primis dei suoi figli. E' un loro modo di essere, una loro scelta, criticabile quando si pensava la ragazza fosse viva (ed io l'ho criticata), che ora però, dopo il ritrovamento del corpo della figlia tredicenne, va rispettata senza condizioni di sorta.

Ma Panorama, che ultimamente sta cambiando veste e cerca nelle notizie solo lo scoop (quasi fossero tutte di gossip), ha vinto l'asta del video e chiaramente, visto che l'uscita del settimanale avviene di venerdì, ha pensato bene di farsi pubblicità il giovedì tramite quel buon uomo di Bruno Vespa, il bravo conduttore che quando pensa agli introiti pubblicitari strofina freneticamente le mani una con l'altra, che non ha avuto cuore di rifiutare un favore ai colleghi ed ha trasmesso il filmato di una gara vinta dalla piccola Gambirasio. Il tutto fatto col garbo dell'ipocrisia menefreghista e senza portare quel rispetto che spetta a dei genitori che soffrono la mancanza di una figlia, il tutto senza portare rispetto all'essere umano barbaramente assassinato il cui corpo ancora giace nel frigorifero di un laboratorio antropologico.

Ma la parola rispetto in certi ambienti la si abbina solo al denaro, ed in effetti di questo i media hanno grande rispetto, mai all'essere umano. Lo hanno dimostrato mesi fa, lo dimostrano ora e lo dimostreranno ancora in maniera esponenziale. Adesso non portano rispetto a Yara ed alla sua famiglia, presto, non appena si avrà sentore di qualcuno implicato nella triste vicenda, sia un'implicazione nitida o nebulosa, avranno qualcun altro da trattare senza garbo e senza rispetto. E la storia si dimostrerà infinita perché una volta iniziato questo gioco al massacro nessuno lo vorrà più smettere. Panorama è stato il settimanale che ha parlato in termini di gossip anche di Fikry, con lo scoop sbandierato ai quattro venti due settimane fa, il marocchino che avrebbe pronunciato la frase "l'hanno uccisa davanti al cancello". Uno scoop che attualmente è stato parcheggiato nella stalla e fa parte delle bufale dimenticate. La settimana scorsa è toccato ad "Oggi", a firma di quel superinformato di Giangavino Sulas, mettere in circolo il nuovo scoop fatto di pugni botte e strangolamenti. In questo caso la smentita è arrivata ancor prima che le copie andassero in vendita ma, grazie alla solidarietà fra i vari organi di stampa (che non hanno voluto far perdere colpi al settimanale in questione), è stata annunciata con un giorno di ritardo.

Pertanto, visto che con le notizie difficilmente ci prendono perché si dimostrano essere sempre invere, ora si stanno gettando a capofitto sui video. Questo se lo è aggiudicato Panorama, ma in lizza erano tutte le testate dei settimanali ed anche qualche programma televisivo, la prossima settimana chi tirerà fuori fior di quattrini per farci vedere un allenamento, una nuova esibizione di ginnastica artistica? Che certi giornalisti moderni siano ben poca cosa lo si è capito, che non riescano a sviluppare una notizia nel modo migliore lo si è capito, che non abbiano rispetto delle persone lo si è capito, che modifichino quanto gli viene detto per parlarne a vanvera lo si è capito. Con il loro comportamento non professionale rivalutano le scelte della procura di Bergamo e le incentivano invitandoli a continuare sulla direzione presa. Ed in questo modo le notizie serie si sapranno solo ad accertamento avvenuto.

Come l'interrogatorio dell'imprenditore bergamasco che a causa del fatto che il suo cellulare, come quello di altre 4999 persone, ha agganciato dapprima la cella di Brembate e poi, sulle 19.20, quella di Chignolo, ha passato cinque ore in procura. Il suo alibi è stato definito di ferro, quindi inattaccabile, ed è solo uno dei tanti che in questo periodo è stato interrogato, ma i giornali anche in questo caso, usando poco tatto, hanno scritto che "l'hanno torchiato per bene", generando così altre paure in chi potrebbe andare a dire di qualcosa che ha visto. Come quella del quarantenne che la sera del 26 novembre afferma essere stato a Chignolo, al lato del campo in cui è stato trovato il corpo di Yara, con una prostituta di colore e di aver visto tre ragazzini in mezzo all'erba, che forse litigavano, e due scooter sul marciapiede. La testimonianza l'ha affidata ad una mail inviata al quotidiano "Eco di Bergamo". Nella lettera, oltre a dichiararsi certo fossero le 19.00, specifica di non essere andato in questura per la paura di essere torchiato dagli inquirenti.

Il ragionamento di chi ha visto e non va alla polizia è basato su quanto capitato ad Enrico Tironi, ma lui aveva un profilo compatibile con un eventuale soggetto implicato. La signora Abeni ed il signor Toracco, gli altri testimoni iniziali, e tutti quelli presentatisi successivamente non hanno subito alcuna torchiatura. Quindi è auspicabile che chi pensa di sapere qualcosa vada. Però, a parer mio, è anche la paura dei giornalisti a tenerli lontani dai locali delle forze dell'ordine. Provate a pensare all'imprenditore che, a detta dei media, è stato torchiato per cinque ore. Siamo certi che, parlando in ipotesi, se non avesse avuto un alibi di ferro non ci sarebbe stata la caccia all'indiziato?

I giornalisti possono tanto se capaci, e ad essere onesti molti ce ne sono di preparati e bravi, ma gli editori preferiscono dare spazio a chi porta a casa lo scoop economico. La famiglia Gambirasio stamani ha inviato all'Ansa questo comunicato, è indirizzato ai giornalisti.

"Vorremmo esprimere pubblicamente il nostro sentimento di amarezza e di sdegno nei confronti di chi, in maniera spasmodica e pressante, continua ad invadere il nostro dolore di famiglia angosciata da un dramma indescrivibile. Non capiamo e non giustifichiamo questo continuo accanimento giornalistico nella ricerca di fotografie o di video raffiguranti nostra figlia Yara. Rimarchiamo la nostra volontà di non autorizzare l'emissione di queste immagini, che ai fini investigativi non sono di alcuna utilità. Vi preghiamo di non nascondervi dietro il paravento del diritto di cronaca, abbiate semplicemente rispetto ed umiltà per la nostra situazione. Stiamo cercando di ricostruire un nuovo equilibrio familiare ed il clima che state creando non ci sta aiutando. Infinitamente grati, Famiglia Gambirasio".

Mi auguro di cuore che la sua enorme educazione non lo freni ed al prossimo episodio quereli quelle testate che si sono dimostrate irrispettose nei confronti di Yara e del dolore della sua famiglia. E mi auguro ci sia un giudice che decida di applicare la legge togliendo a chi non l'ha rispettata il doppio di quanto guadagnato. Perché solo intaccandogli il portafoglio a certi personaggi si potrebbe forse far capire, ed ho scritto forse, cosa significa la parola rispetto.



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1 commento:

nico ha detto...

Questa volta Massimo faccio la pessimista: mai, mai certi personaggi impareranno il rispetto. Che esige silenzio a volte, che chiede un passo indietro, che non fa audience. L'unica strada é obbligarli, e mi auguro davvero che - avendo la famiglia di Yara negato l'autorizzazione - ci sia un magistrato che fa valere il loro diritto. E non quello di un Vespa qualunque, del suo sorriso falso e famelico, della sua superficialita' e della mancanza di rispetto verso tutto quello che non porta denaro. In troppi Massimo sono abituati alla legge del chi grida piu' forte, le trasmissioni piu' seguite e i vari reality mi sembrano popolati piu' che da persone da cani addestrati e incitati al combattimento, a saltarsi alla gola. La riservatezza, il garbo, il silenzio sono derisi e disprezzati. E questo si riflette sul resto, anche sulle situazioni piu' drammatiche, tutto in piazza nel modo piu' volgare possibile. Yara, che ha perso la vita, la sua famiglia, che ha perso lei, hanno diritto almeno a liberarsi dagli avvoltoi che continuano ad accanirsi sulle ferite aperte. Mi unisco al tuo sdegno, e alla tua speranza di vedere un giudice occuparsi severamente di questi falsi e spudorati giornalisti. Io sono sempre cauta quando si tratta di amministrare la giustizia, ma per una volta spero non ci sara' per loro nessuno sconto. Ciao, e grazie per esserti occupato della cosa.